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https://it.wikipedia.org/wiki/Centro%20di%20massa
Centro di massa
In fisica, in particolare in meccanica classica, il centro di massa o baricentro di un sistema è il punto geometrico corrispondente al valor medio della distribuzione della massa del sistema nello spazio. Nel caso particolare di un corpo rigido, il centro di massa ha una posizione fissa rispetto al sistema. Il centro di massa, tuttavia, è definito per un qualunque sistema di corpi massivi, indipendentemente dalle forze, interne o esterne, che agiscono sui corpi; in generale, il baricentro può non coincidere con la posizione di alcuno dei punti materiali che costituiscono il sistema fisico. Nel caso di corpi rigidi formati da un solido con densità di massa uniforme, il centro di massa coincide con il baricentro geometrico del solido. La prima equazione cardinale, un principio fondamentale della dinamica dei sistemi di punti materiali, afferma che il centro di massa di un sistema ha lo stesso moto di un singolo punto materiale in cui fosse concentrata tutta la massa del sistema, e su cui agisse la risultante delle sole forze esterne agenti sul sistema. Questa proprietà vale sotto l'unica ipotesi che per le forze interne, quelle cioè che rappresentano la mutua interazione fra i punti costituenti il sistema, valga il principio di azione e reazione. Storia Il concetto di "centro di massa" nella forma di "centro di gravità" fu introdotto per la prima volta dal grande fisico greco antico, matematico e ingegnere Archimede di Siracusa. Egli lavorò con ipotesi semplificate sulla gravità che equivalgono a un campo uniforme, arrivando così alle proprietà matematiche di quello che è stato infine chiamato il centro di massa. Archimede mostra che la coppia esercitata su una leva dai pesi appoggiati in vari punti lungo la leva è la stessa di quella che sarebbe se tutti i pesi fossero spostati in un unico punto: il loro centro di massa. Nella sua opera sui corpi galleggianti, Archimede dimostra che l'orientamento di un oggetto galleggiante è quello che rende il suo centro di massa il più basso possibile. Sviluppò tecniche matematiche per trovare i centri di massa di oggetti di densità uniforme di varie forme ben definite. Tra i successivi matematici che hanno sviluppato la teoria del centro di massa vi sono Pappo di Alessandria, Guido Ubaldi, Francesco Maurolico, Federico Commandino, Simone Stevino, Luca Valerio, Jean-Charles della Faille, Paolo Guldino, John Wallis, Louis Carré, Pierre Varignon e Alexis Clairault. Definizione Si definisce centro di massa di un sistema discreto di punti materiali il punto geometrico le cui coordinate, in un dato sistema di riferimento, sono date da: dove è il momento statico e è la massa totale del sistema e le quantità sono i raggi vettori dei punti materiali rispetto al sistema di riferimento usato. Nel caso di un sistema continuo le sommatorie sono sostituite da integrali estesi al dominio occupato dal sistema. Introducendo la funzione scalare "densità" , tale che la massa della porzione di sistema contenuta in una qualsiasi regione misurabile dello spazio sia data da: la posizione del centro di massa è data da: dove è il volume totale occupato dal sistema considerato, il quale può anche essere l'intero spazio tridimensionale, e è la massa totale del sistema. Se il sistema continuo è omogeneo allora ; in questo caso, il centro di massa può essere calcolato semplicemente tramite le relazioni: , dove è il volume del solido in questione. Qualora l'oggetto di cui si voglia calcolare il baricentro sia bidimensionale o monodimensionale, gli integrali diventano, rispettivamente: dove e sono, rispettivamente, la densità superficiale della superficie e la densità lineare della curva . Nel caso di oggetti omogenei, gli integrali si semplificano come nel caso tridimensionale, avendo la cura di porre al posto di , rispettivamente, l'area della superficie o la lunghezza della curva. Il centro di massa di un sistema di punti materiali in generale non coincide con la posizione di alcun punto materiale. Per un corpo rigido, il centro di massa è solidale al corpo, nel senso che la sua posizione è fissa in ogni sistema di riferimento solidale al corpo rigido, ma può essere esterno al corpo se quest'ultimo non è convesso. Conservazione della quantità di moto Come caso particolare, quando sul sistema non agiscono forze esterne, cioè quando il sistema è isolato, ne consegue la legge di conservazione della quantità di moto totale: la quantità di moto totale di un sistema è infatti uguale al prodotto della massa totale del sistema per la velocità del centro di massa: Nel continuo: Centro di massa e baricentro Il termine "baricentro" significa "centro della forza peso", intesa come forza costante nello spazio. La definizione di baricentro dipende solo dalla distribuzione spaziale delle masse dei punti materiali del sistema, e per questa ragione coincide con quella di "centro di massa". Entro questa approssimazione (forza peso costante), il moto del baricentro è equivalente al moto di caduta, sotto l'azione della forza peso, di un punto materiale in cui fosse concentrata la massa totale del corpo. Se si considera un corpo rigido vincolato in un punto diverso dal baricentro, esso si comporta come un pendolo, la cui lunghezza equivalente, tuttavia, non coincide con la distanza fra baricentro e centro di sospensione, ma dipende dal momento d'inerzia del corpo. Se invece il corpo rigido è vincolato nel suo baricentro, il momento totale della forza peso risulta nullo. La definizione del baricentro si può considerare un caso particolare della definizione di centro di un sistema di forze parallele. Quest'ultima però non fornisce una definizione più generale di "baricentro", distinta da quella di "centro di massa": nel linguaggio scientifico i termini "centro di massa" e "baricentro" sono usati come sinonimi a tutti gli effetti, mantenendo al termine "baricentro" il significato originale di "centro del peso". Infatti, non è possibile definire un "centro delle forze agenti su un sistema di punti materiali" quando queste forze non sono parallele, come nel caso di un campo gravitazionale generico. Quando si considera un campo gravitazionale non uniforme, d'altra parte, l'accelerazione del centro di massa non coincide con quella che avrebbe un punto materiale (con massa uguale alla massa totale del sistema) posto nel centro di massa, poiché in generale la risultante delle forze agenti sui punti materiali del sistema non coincide con il valore del campo di forze in quel punto. Moto dei corpi In molti casi di interesse fisico, il moto di un sistema di punti si può scomporre nel moto del centro di massa e nel moto dei punti relativo al centro di massa. Ad esempio, nel caso di sistemi isolati la conservazione della quantità di moto implica l'esistenza di un sistema di riferimento inerziale in cui il centro di massa resta in quiete. Nel classico problema dei due corpi, in cui due punti materiali interagiscono reciprocamente, in assenza di forze esterne, si dimostra che il moto di ciascuno dei due punti è equivalente a quello di un punto immerso in un campo di forze centrali, con origine nel centro di massa del sistema. Una definizione alternativa di centro di massa può essere desunta dal secondo teorema di König, che esprime la relazione tra l'energia cinetica misurata in un sistema inerziale S e un sistema con origine nel c.d.m.: Da ciò discende che, in generale, , ovvero che l'energia cinetica del sistema, misurata in un sistema solidale con il c.d.m., è minima. Quando il sistema di punti costituisce un corpo rigido, l'energia cinetica del sistema si può rappresentare come somma dell'energia cinetica traslazionale, uguale alla metà della massa totale del sistema per il quadrato della velocità del centro di massa, più l'energia cinetica dovuta alla rotazione del corpo intorno al suo centro di massa, che si calcola conoscendo la velocità angolare e il tensore d'inerzia del corpo. Nel caso di problemi di urto fra particelle, descrivere il moto nel sistema di riferimento del centro di massa può semplificare considerevolmente i calcoli. Nel contesto della meccanica relativistica, invece, la nozione di centro di massa perde di significato fisico perché non è invariante rispetto a cambiamenti di riferimento inerziale. Infatti il centro di massa in un dato istante è definito, come si è visto, come media pesata delle posizioni di tutti i punti nel medesimo istante; ma una trasformazione di Lorentz cambia lo spazio degli eventi simultanei, e per due osservatori inerziali il centro di massa del sistema sarà in generale diverso. È invece possibile definire un sistema di riferimento in cui l'impulso totale del sistema è nullo, e per un sistema non soggetto a forze esterne questo è ciò che corrisponde alla nozione non-relativistica di "sistema di riferimento del centro di massa" sopra citata. Note Bibliografia Herbert Goldstein, Charles P. Poole, John L. Safko, Classical Mechanics (3rd Edition), Addison Wesley; ISBN 0-201-65702-3 Voci correlate Legge di conservazione della quantità di moto Massa inerziale Massa gravitazionale Momento di inerzia Collegamenti esterni Robert Martin Eisberg, Fundamentals of Modern Physics, John Wiley and Sons, 1961 M. Alonso, J. Finn, "Fundamental university physics", Addison-Wesley Dinamica Cinematica ar:مركز ثقل fr:Barycentre (physique)
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https://it.wikipedia.org/wiki/Caronte
Caronte
Antica Grecia Caronte – figura della religione greca, psicopompo nell'Oltretomba Caronte – generale tebano contemporaneo di Pelopida ed Epaminonda Altro Caronte – principale satellite naturale di Plutone Caronte – fiume della provincia di Cosenza Caronte – frazione di Lamezia Terme in provincia di Catanzaro Caronte – personaggio del manga e anime I Cavalieri dello zodiaco Caronte – album musicale del gruppo progressive The Trip Caronte – Forma abbreviata di Caronte & Tourist Caronte – serie televisiva del 2020 ideata da Verónica Fernández
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https://it.wikipedia.org/wiki/Ciserano
Ciserano
Ciserano (Siserà in dialetto bergamasco) è un comune italiano di abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia. Situato nella pianura bergamasca, dista circa 13 chilometri a sud dal capoluogo orobico. Storia I primi insediamenti abitativi sul territorio comunale sono molto antichi e risalgono all'epoca romana, come si evince da alcuni ritrovamenti archeologici consistenti in alcune tombe ed annesso corredo funebre di età precristiana. I reperti, venuti alla luce in località Torchio, nel 1945, rappresentano uno dei numerosi segni della presenza romana nella zona occidentale della pianura bergamasca. Il paese di Ciserano in quel tempo era inoltre attraversato da un'importante strada, in seguito denominata strada Francesca che, congiungendo Milano ad Aquileia, caratterizzò la vita commerciale dell'intera zona che ne trasse giovamento. Qualche secolo più tardi la stessa strada divenne percorso abituale delle orde barbariche provenienti dal nord-est dell'Europa, che portarono distruzione e terrore tra gli abitanti locali. Questa fu poi rimessa a nuovo dai Franchi, dai quali prese il nome, che la utilizzarono anche per il trasporto della salma dell'imperatore Ludovico II, figlio di Lotario, da Brescia al capoluogo lombardo. Con l'avvento dei Franchi, che istituirono il Sacro Romano Impero, si verificò la nascita del feudalesimo che ebbe grande sviluppo nella bergamasca. Questo periodo storico fu caratterizzato da una profonda instabilità politica e sociale, dovuta anche ai numerosi scontri tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini. Anche Ciserano visse questa situazione, tanto da doversi dotare di fortificazioni a scopo difensivo, come evidenziato dalla cinta muraria che proteggeva il borgo, nel quale spiccava un castello con tanto di torre. A questa situazione pose fine l'arrivo della Repubblica di Venezia che, a partire dall'inizio del XV secolo, permise alla popolazione di vivere un'esistenza più tranquilla grazie ad una lungimirante politica in ambito sociale ed economico. A dimostrazione delle mutate condizioni sociali è la trasformazione del castello medievale, inglobato parzialmente nella chiesa parrocchiale, esistente già nel XVI secolo. I veneti inoltre posero una dogana ai margini del paese (sul confine con Boltiere) con tanto di guarnigione, dato che il confine con il Ducato di Milano era distante pochi chilometri, delimitato dal fosso bergamasco. In quella zona vi erano accampamenti, come ritroviamo nel cortile denominato Stal del Capitane (Cortile del capitano) che sta ad indicare insediamenti militari a controllo del confine tra i due ducati. Il termine della dominazione veneta avvenne nel 1797 con l'avvento della Repubblica Cisalpina, alla quale subentrarono, nel 1815, gli austriaci che instaurarono il Regno Lombardo-Veneto. L'ultimo cambiamento si verificò nel 1859 quando Ciserano, unitamente al resto della provincia bergamasca, entrò a fare parte del Regno d'Italia. Il paese non visse eventi di particolare rilievo fino all'immediato secondo dopoguerra, quando la zona posta ai margini orientali del territorio comunale (comprendente anche terreni di altri paesi limitrofi) fu interessata da un progetto di urbanizzazione ed industrializzazione che prevedeva la creazione di un nuovo centro industriale con abitanti, chiamato Zingonia. Il progetto fallì parzialmente, poiché il progetto è rimasto incompiuto. All'inizio del XXI secolo l'area di Zingonia fu interessata da un massiccio intervento di riqualificazione. Il progetto, portato avanti dai 5 Comuni dell'area e dalla Regione Lombardia, ha portato all'abbattimento, nel 2019, dei palazzi Anna e Athena. Con questo abbattimento Ciserano non ha più insediamenti abitativi sull'area di Zingonia che, invece, continua ad avere una notevole presenza di aziende e attività produttive. Simboli Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 18 giugno 1952. La mucca sottlinea la vocazione agricola del paese. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Monumenti e luoghi d'interesse Le origini medievali del borgo sono tuttora visibili grazie alla presenza di alcuni resti esistenti nel nucleo storico. Tuttavia l'edificio principale è la chiesa parrocchiale che, dedicata ai santi Marco e Martino, venne edificata nel XVI secolo in luogo del castello di epoca medievale. Ristrutturata in modo sostanziale nel XVIII secolo custodisce un buon numero di opere, nonché il corpo di San Giuliano, proveniente dalle catacombe romane di San Callisto. La festa di San Giuliano, che si svolge la 3ª domenica di settembre, richiama in paese numerose persone: ha inizio con dei festeggiamenti in piazza a partire generalmente dal giovedì precedente con spettacoli in piazza, assaggi offerti dai negozianti, la domenica ha luogo la processione che conduce per le vie del paese la statua di San Giuliano; in serata si può assistere ai fuochi d'artificio. In paese vengono allestite mostre varie, vengono addobbate le vie, degna di nota, in quanto è una delle poche vie antiche del paese per brevi tratti, è via Pilabrocc in cui è particolarmente curata la fase degli addobbi. Caratteristico è inoltre il Santuario della Madonna di San Marco, luogo molto caro alla popolazione, piccola chiesa posta al limitare del paese recentemente sottoposta a lavori di ristrutturazione che hanno permesso il recupero delle antiche vestigia della chiesa. Nei primi 10 giorni di maggio si svolge una manifestazione podistica dalla durata di 24 ore, che richiama gruppi di atleti anche dai paesi vicini e lontani. Il 31 dicembre 2008 inoltre la città ha festeggiato la prima edizione della festa di origini bergamasche denominata Desima. Geografia antropica Borgate Secondo lo statuto comunale, il comune di Ciserano è costituito dalle seguenti borgate: Maser; Casinecc; Paìs; Ronchèt; Sità; Zingonia (costituitasi negli anni 1960 e storicamente riconosciuta dalla comunità); Società Evoluzione demografica Infrastrutture e trasporti Ciserano sorge su una strada provinciale cruciale per la bergamasca, la strada Francesca, che dalla città metropolitana di Milano, porta fino alle porte della provincia di Brescia. Martedì 3 marzo 2009 è stata inaugurata l'importante variante di Arcene, che ha semplificato i collegamenti tra Ciserano e Treviglio velocizzando il transito all'altezza della S.P.145. Amministrazione Sindaci dal 1945 (dopoguerra) Sport Calcio A Ciserano ha sede il Centro Sportivo Bortolotti, sede dell'. La principale squadra di calcio della città era l'U.S. Ciserano, fondata nel 1951, che ha militato in Serie D. Nel 2019 si è fusa con la Virtus Bergamo 1909, dando vita alla Virtus CiseranoBergamo. Note Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cromosoma
Cromosoma
Il cromosoma è la struttura con cui, durante il processo riproduttivo della cellula, ciascuna unità funzionale di DNA, dopo essersi duplicata, si compatta associata a specifiche proteine e viene trasmessa alle cellule figlie. A seconda della localizzazione del DNA, i cromosomi iniziano a evidenziarsi nel nucleo cellulare negli organismi eucarioti o in una regione chiamata nucleoide nei procarioti, per poi migrare nella cellula nelle varie fasi della mitosi. Oltre a tale definizione puramente morfologica, il termine può riferirsi per esteso anche al filamento di DNA non distinguibile nella cromatina e responsabile della trascrizione genica durante la fase funzionale della cellula. Il nome "cromosoma" deriva dal greco chroma che significa "colore", e soma che significa "corpo". Fu coniato nel 1889 dall'anatomista tedesco H. W. G. von Waldeyer-Hartz per denominare i corpuscoli evidenziati nelle cellule eucariotiche dalla colorazione con coloranti basici durante la divisione cellulare. Descrizione Le cellule dei procarioti hanno un singolo cromosoma di forma circolare costituito da DNA a doppio filamento. Spesso sono presenti ulteriori molecole di DNA circolari indipendenti dal cromosoma, i plasmidi e gli episomi. Queste unità sono più piccole del cromosoma e solitamente non sono fondamentali per la vita della cellula, in genere portano geni che conferiscono alle cellule caratteristiche fenotipiche particolari, ad esempio la resistenza ad un antibiotico. Negli eucarioti i cromosomi hanno forma lineare, hanno dimensioni maggiori e il loro numero è specie-specifico (ad esempio nell'uomo si hanno 46 cromosomi, nel topo 40 e nel cane 78). Va sottolineato che il numero cromosomico non è sempre associato alla complessità strutturale degli individui di una specie. In molti eucarioti ciascun cromosoma è presente in doppia copia nella cellula, quindi il corredo cromosomico viene detto diploide. Ogni copia deriva da ciascun genitore. L'organismo diploide (zigote) deriva dalla fusione di due cellule aploidi (gameti) in cui è presente solo una copia di ciascun cromosoma. Negli eucarioti il DNA è sempre legato a proteine, istoniche e non istoniche, attorno alle quali il filamento si avvolge a formare complessivamente una struttura chiamata cromatina. La cromatina si può colorare con alcuni coloranti istologici, da cui il nome; se ne possono distinguere due tipi: l'eucromatina, debolmente colorabile, dalla struttura più aperta e quindi trascrizionalmente attiva, e l'eterocromatina, intensamente colorabile, maggiormente condensata (rimane condensata anche in interfase) e trascrizionalmente inattiva. L'eterocromatina può essere ulteriormente distinta in costitutiva e facoltativa. L'eterocromatina costitutiva è costituita da regioni di DNA altamente ripetitivo, costanti in tutte le cellule dell'organismo e nel cromosoma si concentra principalmente a livello del centromero e dei telomeri. L'eterocromatina facoltativa può diventare condensata e diventare temporaneamente inattiva, inoltre può essere inattivata solo in determinati tessuti o in determinati stadi dello sviluppo. Ciascun cromosoma nella cromatina è troppo despiralizzato e aggrovigliato per essere distinto nella sua individualità; dopo la fase S, essendosi replicato, risulta formato da due filamenti di DNA associati a proteine, ma è ancora indistinguibile. La duplicazione del DNA determina la formazione di due copie identiche (cromatidi fratelli) che rimangono unite a livello del centromero, il quale si è duplicato ma non si è separato. Durante la mitosi la cromatina si condensa ed è possibile distinguere i cromosomi nell'arco di tempo che intercorre tra la profase e la metafase mitotica. La loro dimensione massima è dell'ordine del micrometro e durante la metafase presentano una forma ad X poiché sono costituiti da due filamenti distinti di DNA altamente condensati, i cromatidi fratelli, associati tra loro grazie al cinetocore, un complesso proteico legato al centromero. I cromatidi fratelli sono destinati a dividersi ed essere segregati alternati nelle cellule figlie che si formeranno alla fine del processo mitotico. Dopo la separazione vengono definiti cromosomi figli e la loro migrazione verso i poli della cellula è dovuta alla contrazione dei microtubuli del fuso mitotico attaccati al loro cinetocore. Nelle due nuove cellule appena originate i cromosomi sono di forma bastoncellare e l'unica struttura evidente al microscopio è la strozzatura determinata dal centromero. Il nucleo della cellula umana ha un diametro di 10-15 µm e contiene circa 2 metri di DNA. Una così elevata quantità di materiale genetico, per poter essere inclusa in uno spazio così ristretto, necessita di una compattazione, che avviene a diversi livelli. La regolare associazione del DNA con le proteine istoniche non consente di raggiungere tale risultato. Il primo stadio di compattazione si realizza tramite la formazione del nucleosoma, un rocchetto istonico (H2A, H2B, H3, H4) attorno al quale si avvolge il DNA per 1,65 giri. Il tratto di DNA legato al nucleosoma è definito DNA core mentre il tratto di DNA fra ciascun nucleosoma è definito DNA linker. Un ulteriore ordine di condensazione si ottiene con il coinvolgimento dell'istone H1, questo non fa parte del rocchetto di istoni ma prende contatto con il DNA linker che unisce due nucleosomi adiacenti e determina una maggiore adesione tra il filamento di DNA e l'ottamero istonico. Il legame dell'istone H1 permette la formazione della fibra cromatinica da 30 nm. Per spiegare l'organizzazione di quest'ultima, sono stati proposti due diversi modelli: a solenoide, il più accreditato, e a zig-zag. Il primo modello consiste in una superelica caratterizzata da circa sei nucleosomi per giro e il DNA linker non attraversa l'asse centrale; il secondo presenta nucleosomi organizzati a zig-zag e il DNA linker attraversa il centro della fibra. Il massimo livello di condensazione è rappresentato dai cromosomi (con dimensioni dell'ordine di micron), che si rendono visibili durante la metafase disponendosi sulla piastra equatoriale. Nelle cellule non in divisione i cromosomi non sono visibili in quanto il DNA dev'essere in forma rilassata e accessibile alle proteine coinvolte nella duplicazione e trascrizione. Una struttura importante per la segregazione dei cromosomi durante la mitosi è il centromero (o costrizione primaria), una regione di DNA altamente ripetuto associato ad una impalcatura proteica. Esso non occupa la stessa posizione in tutti i cromosomi e divide ogni cromatidio in due parti, i bracci (lungo=q, corto=p), la cui lunghezza dipende dalla posizione del centromero stesso. Al microscopio ottico, i cromosomi sono distinguibili tra loro per le dimensioni e per la "forma", ossia per la posizione del centromero. Ulteriori distinzioni si possono effettuare con opportuni trattamenti chimici, che evidenziano un bandeggio riproducibile: ogni cromosoma ha infatti uno specifico pattern di bande, che permette di distinguerlo dagli altri cromosomi e che permette di individuare eventuali mutazioni cromosomiche. In base alla posizione del centromero si distinguono quindi cromosomi: acrocentrici: centromero in posizione subterminale (in prossimità di una delle estremità). telocentrici: centromero in posizione terminale. submetacentrici: centromero in posizione submediana (spostato verso una delle due estremità). metacentrici: centromero in posizione mediana. I cromosomi acrocentrici sono caratterizzati da strutture particolari presenti all'estremità del braccio corto, i satelliti. Si tratta di elementi morfologici caratteristici, costituiti da DNA β-satellite, connessi all'estremità del braccio corto attraverso una strozzatura detta costrizione secondaria. In quest'ultima è localizzato il cosiddetto NOR, ossia l'organizzatore nucleolare; esso contiene i geni per gli RNA ribosomiali ed è quindi sede della sintesi dei ribosomi. Inoltre il NOR provvede alla formazione del nucleolo, pertanto la visualizzazione del nucleolo al microscopio ottico indica che nella cellula c'è un'intensa attività di sintesi proteica. Le regioni di DNA alle estremità del cromosoma costituiscono i telomeri, strutture che rivestono un ruolo fondamentale per l'integrità del cromosoma stesso. I telomeri sono costituiti da sequenze di DNA altamente ripetitivo, in genere sono formati da eterocromatina quindi non codificano per proteine. La loro funzione è quella di proteggere il cromosoma da tutti quegli eventi che ne provocano l'instabilità, infatti un cromosoma con un'estremità danneggiata può facilmente attaccarsi ad altri e dare luogo a mutazioni cromosomiche, come ad esempio le traslocazioni. Numero, lunghezza e forma dei cromosomi costituiscono il cariotipo di un individuo. Cromosomi umani Utilizzando tecniche di coltura in vitro, nel 1956 Joe Hin Tjio e Albert Levan scoprirono che il numero cromosomico dell'uomo è 46. I 46 cromosomi umani sono suddivisi in 23 coppie, 22 di cromosomi omologhi (autosomi) e una di cromosomi sessuali (eterosomi). La prima definizione di cariotipo fu formulata alla Conferenza di Denver nel 1960, utilizzando criteri di lunghezza del cromosoma e di posizione del centromero. Gi autosomi sono stati numerati in ordine decrescente di lunghezza e gli eterosomi sono stati indicati come X e Y. In seguito, nella Conferenza di Chicago del 1966, è stata messa a punto una nomenclatura più dettagliata, nella quale i cromosomi sono stati raggruppati in sette gruppi, nominati con le lettere maiuscole da A a G. Note Voci correlate Cariotipo Genoma Ereditarietà genetica Teoria cromosomica dell'ereditarietà Formula cromosomica Aberrazione cromosomica Cromosoma X Cromosoma Y Inattivazione del cromosoma X Altri progetti Collegamenti esterni Materiale genetico Citogenetica
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https://it.wikipedia.org/wiki/Citogenetica
Citogenetica
La citogenetica studia la morfologia dei cromosomi, per quanto visibile al microscopio ottico, e il cariotipo, ossia l'insieme dei cromosomi di una cellula. Solo nel 1956 fu accertata la stabilità del cariotipo, ossia del numero e della struttura dei cromosomi. Si verificò quindi che le cellule eucariote possono essere aploidi (con un cromosoma per ogni tipo), o diploidi (con due cromosomi per tipo). Il numero di tipi di cromosomi è definito per ogni specie e si indica con "n": gli assetti aploidi si indicano quindi con n, quelli diploidi con 2n. Il perfezionamento delle tecniche citogenetiche permise di apprezzare e studiare i meccanismi molto precisi che permettono la duplicazione e la segregazione dei cromosomi durante la mitosi e la meiosi. Rese anche possibile lo studio delle anomalie sia nella struttura dei cromosomi (anomalie cromosomiche) sia nel loro numero (anomalie genomiche), nonché della determinazione cromosomica del sesso. Il confronto tra i cariotipi di specie diverse è anche molto utile nel ricostruire l'evoluzione. Voci correlate Genetica formale Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Consoli%20repubblicani%20romani
Consoli repubblicani romani
Questo articolo contiene la lista delle supreme magistrature repubblicane romane (consoli, tribuni consolari e dittatori), relativamente al periodo che va dal 509 a.C., in cui tradizionalmente si fa ricadere la caduta della monarchia a Roma, al 31 a.C., cui segue l'elenco dei consoli alto imperiali romani. I Romani si riferivano ai fasti consolari per datare gli anni del proprio calendario, ma per i moderni l'elenco ha soprattutto valore di fonte storica. Da Lucio Giunio Bruto (509 a.C.) a Gneo Pompeo (31 a.C.) Legenda Colorazione, in ordine di apparizione: In caso di nomina della stessa persona in anni successivi, al nome segue I, II, III, etc. In caso di nomina di console sostitutivo, il nome del nuovo console è preceduto da suff. (Consul Suffectus) VI secolo a.C. V secolo a.C. IV secolo a.C. Dal 375 al 371 a.C.: nessun magistrato curule. I tribuni della plebe Gaio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano furono promotori di nuove proposte di legge, favorevoli ai plebei che incontrarono la violenta resistenza dei patrizi. Questi, aiutati dai veti di altri tribuni della plebe, riuscirono ad osteggiare le proposte di legge dei due tribuni, Licinio e Sestio. Al che Licino e Sestio, come ritorsione alle politiche conservatrici attuate dai Patrizi, utilizzando a loro volta il diritto di veto proprio dei tribuni della plebe, impedirono, consecutivamente per cinque anni, l'elezione dei tribuni consolari. Essi furono tribuni della plebe dal 376 a.C. al 367 a.C. Sestio divenne nel 366 a.C. il primo console plebeo. III secolo a.C. II secolo a.C. I secolo a.C. Note Bibliografia Fonti antiche (traduzione inglese ). Vedi anche . (testo latino e versione italiana del Progetto Ovidio oppure qui). (testo latino e versione italiana del Progetto Ovidio). (testo latino e traduzione inglese). Diodoro Siculo, Bibliotheca historica Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane Fasti triumphales. Testo in latino: . Versione in inglese qui Versione in inglese qui (testo latino e versione inglese ). (testo latino e versione inglese). (testo greco e traduzione inglese). (traduzione in inglese qui e qui (traduzione inglese). (testo latino , traduzione italiana del Progetto Ovidio e traduzione inglese). (testo latino , traduzione italiana del Progetto Ovidio e traduzione inglese). . Versione in inglese qui Fonti storiografiche moderne Voci correlate Console (storia romana) Decemviro (storia romana) Dittatore (storia romana) Repubblica romana ! Liste di persone
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https://it.wikipedia.org/wiki/Biologia%20cellulare
Biologia cellulare
La biologia cellulare o citologia è la branca della biologia che studia la cellula dal punto di vista morfologico e funzionale. Gli approcci della citologia sono sia a livello microscopico che molecolare, sia in organismi unicellulari che in organismi più complessi come l'uomo. La conoscenza della struttura della cellula e dei processi che vi avvengono è molto importante per tutte le scienze biologiche. In particolare, riconoscendo le somiglianze e le differenze tra cellule di diversi organismi o di diversi tessuti, la citologia cerca di fornire una chiave di osservazione il più possibile generalizzata del sistema-cellula. La citologia rappresenta uno dei perni biologici di grande interesse per studiare i meccanismi cellulari e molecolari della patogenesi e per diagnosticare malattie attraverso le analisi citologiche (citopatologia). Storia della biologia cellulare L'origine della citologia è strettamente legata allo sviluppo delle tecniche di osservazione e indagine. Esse permettono di osservare la cellula e, in particolare, grazie alla microscopia, con lenti sempre più perfezionate e potenti dagli inizi del XX secolo. Dal 1939 in poi iniziano ad apparire apparecchi elettronici che usano, per evidenziare l'oggetto da osservare, un fascio di elettroni anziché la luce. Il microscopio elettronico ha subito numerosi perfezionamenti e oggi permette enormi ingrandimenti. Pietre miliari Ecco gli eventi più significativi della storia della biologia cellulare. 1665 – Robert Hooke indica con il termine cellula (termine latino che significa piccola camera), le sezioni discrete che individua in un campione di sughero osservato attraverso uno dei primi microscopi. Dieci anni più tardi pubblica Micrographia, riconoscendo di aver visto nel sughero non le cellule, ormai morte, ma le loro pareti cellulari. 1674 – Antoni van Leeuwenhoek individua i protozoi, che chiama animalcules. Nel 1683 individua anche i batteri. Le sue scoperte, frammentarie e poco ascoltate per via delle pubblicazioni in lingua olandese e non inglese, furono possibili grazie alla sua perizia nel costruire sistemi di ingrandimento. 1833 – Robert Brown descrive il nucleo delle cellule di una pianta di orchidea 1838 – Matthias Schleiden e Theodor Schwann propongono la teoria cellulare, sostenendo che le unità di base dei viventi siano le cellule, contenenti un nucleo. È la nascita formale della citologia. 1852 – Albert von Kölliker descrive i mitocondri nelle cellule muscolari. 1858 – Rudolf Virchow sostiene che ogni vivente multicellulare sia la somma di una gran quantità di singole unità pienamente vitali, le cellule, provenienti da altre cellule preesistenti (coniando la celebre frase omnis cellula e cellula, dal latino ogni cellula da una cellula). Partendo dallo stesso presupposto, in Zellpatologie sostiene che le patologie dell'organismo hanno origine da patologie cellulari. 1879 – Walther Flemming descrive con ampi dettagli il comportamento dei cromosomi durante la mitosi delle cellule animali. 1881 – Anders Retzius descrive dettagliatamente numerosi tessuti animali. Nei due decenni successivi, insieme a Santiago Ramón y Cajal e ad altri istologi, sviluppa numerose tecniche di colorazione, gettando le basi della moderna anatomia microscopica. 1882 – Robert Koch utilizza coloranti contenenti anilina per evidenziare le cellule dei microrganismi, identificando quelli responsabili di colera e tubercolosi. Altri batteriologi (come Edwin Klebs e Louis Pasteur) identificarono successivamente gli organismi responsabili di molte altre patologie. 1898 – Camillo Golgi individua e descrive il sistema intercellulare oggi noto come apparato di Golgi, colorando le cellule con nitrato d'argento. 1912 – Jacques Loeb preleva delle cellule uovo di riccio di mare, inducendone l'embriogenesi chimicamente. La moderna biologia cellulare Nel corso del Novecento, con il crescere delle possibilità di indagine molecolare, la semplice osservazione microscopica della cellula è stata via via affiancata da tecnologie di analisi più raffinate, a livello di molecole e macromolecole. La biologia cellulare, dunque, è stata affiancata (e secondo alcuni in parte superata) da biologia molecolare e biochimica, in grado di fornire interpretazioni più fedeli sia della microstruttura della cellula che dei processi che vi avvengono. Negli ultimi anni, così come nei prossimi, sono due gli eventi che hanno definitivamente ridisegnato il volto della biologia cellulare: la genomica, che consiste nel sequenziamento completo dei genomi di numerosi organismi, e la proteomica, la conoscenza di tutte le possibili forme che le proteine possono assumere. Architettura cellulare Anche se la varietà delle forme viventi potrebbe scoraggiare qualsiasi tentativo di generalizzazione, è possibile individuare numerosi punti di convergenza nella struttura delle cellule. Innanzitutto, è comune il fatto stesso che l'unità base di ogni organismo sia una cellula. Esistono due tipi di cellule: eucariotiche e procariotiche. Le cellule eucariotiche hanno una struttura interna complessa, con un nucleo racchiuso in una membrana. Le cellule procariotiche, che non contengono un nucleo definito ed hanno una composizione interna più semplificata, sono state ulteriormente sottoposte a dettagliate analisi al DNA e suddivise in due domini diversi, chiamati Eubacteria (i batteri propriamente detti) e Archaea (detti anche archeobatteri). Sotto numerosi punti di vista, nonostante il loro nome, gli Archaea sono molto più simili agli eucarioti piuttosto che ai batteri. Attraverso recenti studi di genomica comparata, è stata ricostruita la filogenesi dei tre domini, secondo la quale Arcahea ed eucarioti avrebbero iniziato a divergere solo in seguito al differenziamento tra Eubacteria ed Archaea. In ogni caso, sebbene le differenze tra procarioti ed eucarioti non siano affatto irrilevanti, tutte le cellule presentano numerose caratteristiche comuni. Processi di interesse citologico Si riporta un elenco dei fenomeni più conservati e studiati in biologia cellulare: struttura e funzioni del nucleo cellulare: morfologia dei cromosomi; morfologia e funzione del nucleolo; movimento attraverso i pori nucleari; trascrizione e traduzione del materiale genetico; trasporto e distribuzione di molecole nei compartimenti cellulari: ruolo dell'apparato di Golgi; produzione dei lisosomi; barriere in entrata e trasportatori nei vari compartimenti, come reticolo endoplasmatico rugoso, nucleo o mitocondri o perossisomi; processi di endocitosi: processo di internalizzazione; tipi di ligando riconosciuti; eventi rilevanti nel corso del processo, come il patching, il capping; ruolo della clatrina e dell'adattina; effetto della temperatura sul processo; ingresso del colesterolo; dinamiche dei microtubuli; struttura e ruolo dei mitocondri: organizzazione; struttura membrana interna; ciclo vitale; architettura della membrana cellulare: ruolo dei fosfolipidi; ruolo del colesterolo; ruolo dei glicolipidi; ruolo delle proteine; giunzioni intercellulari; microvilli; molecole di adesione struttura e dinamiche delle ciglia; struttura del citoscheletro. Voci correlate Cellula Biologia molecolare Istologia Genetica Meccanobiologia Altri progetti Collegamenti esterni C
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https://it.wikipedia.org/wiki/Colonia
Colonia
Biologia Colonia – clone animale formato da individui che rimangono fisicamente uniti Colonia – insieme di microorganismi nati da un'unica cellula madre Geografia Colonia – città della Germania Colonia – città degli Stati Federati di Micronesia Colonia – città degli Stati Uniti in New Jersey Società Colonia –territorio la cui sovranità non appartiene alla popolazione autoctona Colonia – insediamento di persone lontane dalla propria terra d'origine, chiamate coloni Colonia – insediamento tipico della demografia degli Stati Uniti Colonia – struttura atta a ospitare giovani e ragazzi in vacanza Colonìa – contratto agrario affine alla mezzadria Persone Agilulfo di Colonia (-750), monaco tedesco Bruno di Colonia (1030-1101), monaco tedesco e santo cattolico Bruno I di Colonia (925-965), arcivescovo tedesco e santo cattolico Cuniberto di Colonia (590/600-663), vescovo tedesco e santo cattolico Eilberto di Colonia (1110-1165), orafo e incisore tedesco Eriberto di Colonia (~970-1021), arcivescovo tedesco Ermanno II di Colonia (~995-1056), cardinale tedesco Ermanno Giuseppe di Colonia (~1160-1241), religioso tedesco Francone da Colonia (XIII secolo), teorico musicale e compositore tedesco Gereone di Colonia detto il "Santo d'oro" (?), santo cattolico e ortodosso Geroldo di Colonia (-1241), pellegrino tedesco commemorato come martire Guarino di Colonia (-985), arcivescovo tedesco Materno di Colonia (- ~328), vescovo tedesco Nestor Colonia (1992), sollevatore filippino Pellegrino di Colonia (-1036), arcivescovo e dignitario del Sacro Romano Impero Sarita Colonia (1914-1940), giovane peruviana oggetto di culto popolare per supposte influenze taumaturgiche Severino di Colonia (~320-404), vescovo Wicfrido di Colonia (~900-953), arcivescovo Altro 243440 Colonia – asteroide Colonia – album del 2009 degli A Camp Colonia – film franco–tedesco del 2015 di Florian Gallenberger Colonia – gruppo musicale croato 1. Fußball-Club Köln 01/07 – club calcistico noto in Italia come Colonia per via della sua città d'appartenenza Acqua di Colonia o, per sineddoche, colonia – profumo da toeletta originario dell'omonima città tedesca Pagine correlate Giovanni da Colonia Altri progetti
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https://it.wikipedia.org/wiki/Clone
Clone
Clone deriva dal greco κλων (klön, ramoscello), e può riferirsi a: Biologia Clone – un individuo geneticamente uguale ad un altro organismo, derivato per moltiplicazione asessuale Clone – un gruppo di cellule identiche che condividono un antenato comune Medicina Clone – movimento muscolare involontario ed anormale caratterizzato da rapide contrazioni e decontrazioni, la cui ripetizione nel tempo è chiamata clonia Informatica Clone – hardware o software che imita un prodotto già presente sul mercato, con cui è generalmente compatibile clone – chiamata di sistema del kernel Linux correlata al multithreading clone – metodo Java per la duplicazione di oggetti Timbro clone – strumento di fotoritocco che permette di replicare ("clonare") parti di un'immagine Musica Clone – album di Leo Kottke e Mike Gordon del 2002 Clone – album dei Threshold del 1998 Televisione Clone – serie televisiva della BBC Altro Castro clone o clone – moda della cultura LGBT degli anni ottanta Clone - fumetto di David Schulner e Juan José Ryp Altri progetti
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https://it.wikipedia.org/wiki/Catena%20metabolica
Catena metabolica
Una catena metabolica è un insieme di reazioni chimiche che devono avvenire in sequenza, in quanto il prodotto della prima reazione è reagente della seconda, il cui prodotto è reagente della terza, e così via. Le catene metaboliche sono parti della più generale rete metabolica di un organismo o di una sua parte. Voci correlate Ciclo metabolico Vie metaboliche
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https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo%20vitale%20aplodiplonte
Ciclo vitale aplodiplonte
Il ciclo vitale aplodiplonte o anche a meiosi sporica è tipico di tutte le piante, di alcune alghe, e di alcuni funghi. È caratterizzato da due fasi, una aploide, il gametofito, che produce i gameti, ed una diploide, lo sporofito, che produce le spore. Nel ciclo aplodiplonte sono presenti due generazioni; un individuo diploide ed uno aploide, entrambi capaci di riprodursi. Sono quindi presenti due generazioni nello stesso ciclo vitale. L'organismo diploide, chiamato sporofito, un ammasso cellulare, è sviluppato per mitosi dallo zigote, anch'esso diploide, ottenuto dall'unione di cellule aploidi differenti, i gameti. I gameti sono prodotti da organi specializzati detti gametangi. La maturità dello sporofito porta alla produzione di spore (dette meiospore) che sono aploidi, in quanto derivate da meiosi di cellule particolari che maturano in organi specifici chiamati sporangi. Dato il rivestimento protettivo di sporopollenina, le spore possono sopravvivere nell'ambiente per lunghi periodi di tempo e resistere a condizioni ambientali sfavorevoli. In condizioni che ne permettono lo sviluppo le spore germinano, sviluppando un organismo aploide chiamato gametofito. Il gametofito è un individuo indipendente e, al momento della riproduzione, alcune sue cellule, in strutture particolari (gametangi), si sviluppano e, a seguito di alcune divisioni mitotiche, origineranno i gameti aploidi. Dall'unione di due gameti di categorie sessuali differenti, si svilupperà un nuovo zigote diploide, che darà inizio al nuovo ciclo. Il ciclo aplodiplonte è presente, anche se raramente, in alcuni animali, come i celenterati. Le generazioni che si alternano sono, tuttavia, entrambe diploidi ed eteromorfiche e vanno da una forma a polipo coloniale ad una forma a medusa. Tale ciclo è definito metagenesi. Tipologie di ciclo aplodiplonte La vita dell'individuo si svolge alternativamente in fase aploide e in fase diploide. Lo sviluppo dell'organismo che costituisce la fase aploide o quella diploide può essere sensibilmente diverso. Esistono diversi tipi di ciclo aplodiplonte: Ciclo aplodiplonte con sviluppo simile delle fasi aploide (gametofito) e diploide (sporofito) es. nell'alga Ulva lactuca. Ciclo aplodiplonte con dominanza della fase aploide (gametofito) sulla fase diploide (sporofito) tipico delle Briofite. Ciclo aplodiplonte con dominanza della fase diploide (sporofito) sulla fase aploide (gametofito) tipico in Pteridofite e Spermatofite. Gli individui diploidi, detti sporofiti, si riproducono mediante meiospore aploidi (prodotte per meiosi) che si sviluppano in gametofiti aploidi. I gametofiti si riproducono per anfigonia, mediante gameti prodotti per mitosi, e danno origine a nuovi sporofiti. Spesso gli sporofiti e/o i gametofiti si possono riprodurre anche asessualmente. Nel caso dell'alternanza eterogenetica (eterogonia) si susseguono una generazione a riproduzione anfigonica e una o più generazioni monosessuate (a riproduzione partenogenetica). L'alternanza aplodiplonte riunisce in sé i vantaggi di entrambi i modi di riproduzione. La generazione che si moltiplica per meiospore può dar origine ad una discendenza numericamente consistente senza aver bisogno di un partner, mentre la generazione dotata di organi sessuali distinti provvede al rimescolamento del pool genetico. Voci correlate Ciclo vitale biologico Ciclo vitale aplonte Ciclo vitale diplonte Collegamenti esterni Fisiologia vegetale
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https://it.wikipedia.org/wiki/Campionato%20mondiale%20di%20calcio
Campionato mondiale di calcio
Il campionato mondiale di calcio è la massima competizione per le rappresentative maschili di calcio (squadre comunemente chiamate "nazionali") maggiori delle federazioni sportive affiliate alla FIFA. Nato nel 1930 da un'idea del dirigente sportivo francese Jules Rimet, disputandosi ogni quattro anni, con l'organizzazione curata nei dettagli dalla FIFA, è stato assegnato ogni quattro anni dal torneo inaugurale del 1930, tranne nel 1942 e nel 1946, quando non si tenne a causa della seconda guerra mondiale. Alle prime nove edizioni di questa manifestazione (così come al trofeo per la squadra vincitrice) è stato dato il nome di "Coppa del mondo Jules Rimet" () mentre alle successive (e al relativo nuovo trofeo) quello di "Coppa del mondo FIFA" () e c'è la volontà di mantenere a tempo indeterminato tale secondo appellativo. In tutte le edizioni disputate (ad eccezione del 1930 e del 1950) almeno una Nazionale europea è scesa in campo nella partita finale; mentre le Nazionali di Africa, Nord America, Asia e Oceania non hanno mai disputato una finale. I migliori risultati per le rappresentative di questi continenti sono state rispettivamente: il 4º posto del Marocco nel 2022, il 3º posto degli nel 1930, il 4º posto della nel 2002 (anno in cui ospitò la competizione) e gli ottavi di finale raggiunti dall'Australia nel 2006 (ultima edizione cui partecipò come membro dell'OFC). Le edizioni sono state vinte in totale da 8 nazionali: (5 volte), e (4 volte), quest’ultima le prime tre volte come Germania Ovest, (3 volte), e (2 volte), e (1 volta). Storia La storia del campionato mondiale di calcio è iniziata nel 1928, quando il presidente della FIFA, Jules Rimet, decise di istituire un torneo per squadre nazionali. La prima competizione di questo tipo ebbe luogo nel 1930 e consistette in un torneo avente solo la fase finale alla quale presero parte le tredici nazioni che accettarono l'invito. La competizione si è successivamente evoluta fino a comprendere circa duecento squadre nazionali affiliate alla FIFA che si sfidano in un lungo torneo di qualificazione che si tiene nei tre anni precedenti alla fase finale. Trofeo Dal 1930 al 1970 i vincitori venivano premiati con la Coppa Rimet. Inizialmente, questo trofeo era conosciuto come Coppa del mondo semplicemente Vittoria, ma nel 1946 fu rinominata con il nome del presidente della FIFA Jules Rimet, che ebbe l'idea organizzare il primo campionato del mondo. Il trofeo è stato progettato dallo scultore francese Abel Lafleur e realizzato in argento sterling placcato oro su una base di marmo bianco/giallo. Nel 1954 questa base fu sostituita da una realizzata in lapislazzuli. Complessivamente era alto 35 centimetri e pesava 3,8 chilogrammi. Comprendeva una coppa decagonale, sostenuta da una figura alata che rappresenta Nike, l'antica dea greca della vittoria. Nel 1970 il vinse per la terza volta il torneo e, come stabilito dal regolamento, gli fu permesso di entrare definitivamente in possesso del trofeo. Tuttavia, la coppa fu rubata nel 1983 e non più ritrovata, facendo sospettare che fosse, probabilmente, stata fusa dai ladri. È da notare che questo non fu l'unico furto della coppa. Prima dell'inizio del mondiale del 1966 in Inghilterra, la Coppa, lì trasportata dal Brasile detentore in occasione del torneo, venne rubata e riapparve solo dopo alcuni giorni, trovata (a quanto si disse) da un cane poliziotto lungo la strada. Dopo il 1970 fu istituito un nuovo trofeo in sostituzione della Coppa Rimet, la Coppa del mondo FIFA. Gli esperti della federazione mondiale, provenienti da sette nazioni, valutarono cinquantatré modelli differenti; alla fine fu scelto il lavoro del designer italiano Silvio Gazzaniga. Lo stesso scultore descrisse così la sua creazione: «Le linee nascono dalla base, risalendo in spirali, fino a stringere il mondo. Le figure rappresentate sono due atleti che esultano nel momento della vittoria.» La nuova coppa è alta , dal diametro base di , forgiata in oro 18 carati, vuota al suo interno ma comunque pesante . La base contiene due fasce di malachite (una pietra semi-preziosa) e nella parte sottostante la base sono incisi su una placca d'oro i nomi e l'anno delle nazionali che si sono imposte nel campionato dal 1974, operazione di incisione che durerà fino a quando non verranno riempiti tutti gli spazi possibili e cioè fino al 2038. La versione originale del trofeo, di proprietà della FIFA, ha un valore commerciale di circa 155.000 euro (variabile a seconda del prezzo di mercato dell'oro, cifra aggiornata a luglio del 2018), anche se la sua eventuale vendita a un'asta collezionistica porterebbe a una valutazione di gran lunga superiore, per non dire incommensurabile, dato l'inestimabile valore come opera d'arte. La coppa è stata fabbricata dalla Gde Licensee Bertoni di Paderno Dugnano ed è la stessa azienda che si è occupata anche del suo restauro o del rifacimento di eventuali parti rovinate, nei casi frequenti in cui il trofeo aveva subito dei danni. Fino al 2006, infatti, i vincitori della coppa ne restavano in possesso fino all'edizione successiva; al momento del ritiro, il trofeo veniva sostituito con una copia delle stesse dimensioni, ma realizzata in metallo dorato e successivamente laminata in oro. Dal 2006 la FIFA ha deciso di cambiare regolamento a causa di numerose ammaccature che l'hanno costretta a una costosa opera di restauro. La federazione ha deciso quindi di concedere l'originale solo per la premiazione e per le due ore successive sotto stretta sorveglianza; subito dopo l'originale viene ritirato e custodito in Svizzera, nella sede della FIFA, mentre alla nazionale vincitrice viene attribuita la copia laminata in oro. Anche queste copie sono prodotte dall'azienda meneghina, ma nessuna di queste può essere realizzata senza previa autorizzazione della FIFA. Questo trofeo non verrà mai assegnato permanentemente a una nazione, indipendentemente dal numero di vittorie raggiunte; tuttavia, l'opera di Gazzaniga potrebbe essere sostituita qualora nella placca d'oro posizionata sotto la base del trofeo (dunque non visibile senza sollevare il trofeo stesso) non dovesse esservi più spazio disponibile per incidere il nome della nazionale vincitrice. Per posticipare questo evento il più avanti possibile nel tempo, dopo la Coppa del Mondo del 2014 l'allineamento verticale dei nomi delle nazioni campioni del mondo incisi sulla placca è stato ridisegnato per adattarsi ai futuri detentori del titolo. La vecchia placca d'oro è stata sostituita da una nuova, in cui l'elenco dei campioni del mondo dal 1974 è stato riorganizzato in una spirale per accogliere quanti più nomi possibili dei vincitori delle future edizioni del torneo. Al momento non si può determinare con certezza quando anche questo spazio sarà terminato, essendo impossibile conoscere preventivamente i nomi (e la loro lunghezza) delle future nazioni vincitrici della coppa del mondo. Dal settembre 2008, alla nazionale vincitrice del torneo è concessa la possibilità di esibire sulla propria maglia il FIFA Champions Badge, recante una versione stilizzata della Coppa del Mondo e sotto la scritta FIFA WORLD CHAMPIONS e l'anno in cui la nazionale ha vinto la competizione. La nazionale premiata con il citato stemma potrà esibire sulla propria maglia il distintivo fino al fischio finale della successiva edizione della coppa del mondo. Nazioni vincitrici Dalla prima edizione, quando ancora era Coppa Rimet, ad oggi sono soltanto 8 le nazionali che hanno vinto il trofeo nelle 22 edizioni della sua storia. Questo l'albo d'oro in sintesi: 5 vittorie il (1958, 1962, 1970, 1994, 2002); 4 vittorie l' (1934, 1938, 1982, 2006) e la , ex Germania Ovest (1954, 1974, 1990, 2014); 3 vittorie l' (1978, 1986, 2022); 2 vittorie l' (1930, 1950) e la (1998, 2018); 1 vittoria l' (1966) e la (2010). L'Uruguay nel 1930, l'Italia nel 1934, l'Inghilterra nel 1966, la Germania Ovest nel 1974 e l'Argentina nel 1978 sono tutte riuscite a vincere la competizione nella prima occasione in cui la stessa si disputava nel rispettivo territorio nazionale. Singolarmente il Brasile, ovvero la nazione che ha vinto più titoli nella storia della competizione, non è mai riuscito ad aggiudicarsi la coppa del mondo quando l'evento si svolgeva sul proprio territorio, ovvero in ben due occasioni, nel 1950 e nel 2014. Stelle Il fu la prima squadra nazionale che nel 1968, durante un tour in Europa, scese in campo con una maglia con due stelle al di sopra dello stemma della federazione brasiliana, salvo poi eliminarle durante lo svolgimento del mondiale del 1970. Al termine di quella competizione, però, il Brasile decise di aggiungere tre stelle sopra il proprio stemma per celebrare la vittoria della loro terza Coppa del Mondo; l' fece la stessa cosa nel 1982 e la (poi ) fece altrettanto nel 1990. Nel 1994 il aggiunse una quarta stella. Dopo il mondiale del 1998 la FIFA decise di regolarizzare l'utilizzo delle stelle consentendo a tutte le nazionali che hanno vinto almeno un titolo mondiale di apporre una stella per ogni titolo vinto. Nel regolamento sull'equipaggiamento per le competizioni FIFA, la sezione 16.1 recita: «Quelle Associazioni che hanno vinto una o più delle precedenti edizioni della FIFA World Cup™ o della FIFA Women's World Cup™ possono visualizzare queste vittorie sull'equipaggiamento da gioco usato dalle loro nazionali maschili o femminili con una stella a cinque punte, o altro simbolo eventualmente indicato dalla FIFA, per ogni edizione della FIFA World Cup™ (maglia da uomo) o FIFA Women's World Cup™ (maglia da donna) vinta dall'Associazione.» Il "caso" dell'Uruguay A partire dal 1992 l' ha deciso di fregiarsi di ben 4 stelle all'interno o all'esterno del simbolo della propria Federazione, nonostante la nazionale sudamericana sia riuscita a vincere la Coppa del Mondo solo per due volte, nel 1930 e nel 1950. L'AUF sostenne che le due medaglie d'oro conquistate nei tornei olimpici di e erano da considerare "equivalenti" ai campionati mondiali. La federazione mondiale, infatti, nel 1924 aveva stabilito che se i tornei olimpici fossero stati giocati secondo il regolamento FIFA (come accadde), sarebbero stati riconosciuti come campionati del mondo dilettantistici. Tra FIFA e Comitato Olimpico Internazionale lo scoglio da superare era, per l'appunto, la differenza tra dilettantismo e professionismo: in quegli anni la FIFA spingeva per far accettare i calciatori professionisti anche ai Giochi olimpici, cosa che i regolamenti olimpici non potevano consentire. Per i tornei dal 1920 (vinto dal Belgio) al 1928 si cercò di ovviare al problema con degli escamotage di carattere burocratico, ad esempio facendo passare come dilettanti dei veri campioni grazie a imprenditori compiacenti che li facevano risultare lavoratori dipendenti delle loro attività e non calciatori professionisti. In questo modo, soprattutto per le ultime due edizioni, quelle vinte appunto dall'Uruguay, sia il numero delle squadre partecipanti ai tornei olimpici di quel periodo (ben 22 nazionali nel 1924, 17 nel 1928, e 14 nel 1920, contro le 13 del primo mondiale del 1930) sia la qualità dei giocatori che componevano le formazioni davano adito a considerarle in via ufficiosa come delle vere e proprie competizioni professionistiche a livello mondiale. La diatriba con il Comitato Olimpico per queste problematiche divenne talmente violenta che la FIFA decise di interrompere la collaborazione con il CIO e istituire il proprio campionato mondiale, che infatti partì dal 1930, mentre ai Giochi olimpici del 1932 il torneo calcistico non si svolse, per le ragioni di cui sopra, ed il calcio rientrò nel programma olimpico dal 1936. Nel 1984, in un libro ufficiale edito dalla FIFA per riassumere i primi 80 anni della sua attività, l'Uruguay venne citato come "quadricampione" mondiale proprio per quelle vittorie olimpiche del 1924 e del 1928 a cui si erano unite le due vittorie ai Mondiali del 1930 e del 1950. Nel suo sito ufficiale riconosce all'Uruguay le due vittorie in Coppa del Mondo (del 1930 e 1950) e segnala le vittorie olimpiche sotto la dicitura "Other FIFA Tournaments", come per altro fa anche con tutte le altre nazionali che si sono fregiate di questi titoli a partire dal 1908, tra cui l'Italia e il Belgio. Qualificazioni Dalla seconda edizione (1934), prima del torneo si tengono le qualificazioni per restringere il campo delle nazionali che si giocheranno la coppa. Questa fase preliminare si tiene nelle sei diverse zone scelte dalla FIFA (Africa, Asia, Centro-Nord America e Caraibi, Sud America, Oceania, Europa), ed è organizzata e supervisionata dalle rispettive confederazioni. Per ogni zona l'organismo mondiale decide il numero di posti iridati messi in palio generalmente basandosi sulla forza delle squadre partecipanti (in considerazione dei risultati ottenuti). All'edizione del 2022 i posti per le confederazioni sono così ripartiti: Il torneo di qualificazione inizia tre anni prima della fase finale e dura per più di due anni. Lo svolgimento di questa fase varia a seconda della confederazione; di solito uno o due dei posti da assegnare vengono decisi da partite ad eliminazione diretta che coinvolgono nazioni di zone diverse, per esempio la vincitrice della zona dell'Oceania giocò contro la quinta del girone unico del Sud America per potersi qualificare al Campionato mondiale di calcio 2006. Dal 1938 lo Stato organizzatore ottiene la partecipazione automatica alla manifestazione, questo anche quando ad organizzarla siano più nazioni congiuntamente (come già successo per Giappone e Corea del Sud nell'edizione del 2002). Inoltre fino all'edizione del 2002 anche la squadra rappresentativa del Paese detentore del titolo accedeva di diritto alla fase finale del torneo; l'ultima nazione ad usufruire di questo privilegio fu la Francia vincitrice dell'edizione del 1998. Nell'edizione del 1934 i campioni in carica dell'Uruguay disertarono la competizione pur avendo diritto ad un posto nella fase finale. Sarà così anche per l'edizione del 2026 che, per la prima volta nella storia del campionato mondiale di calcio, verrà ospitata da tre nazioni contemporaneamente, ovvero Canada, Messico e Stati Uniti, dato che nella presentazione della candidatura congiunta è stato anticipato che tutte e tre le nazioni ospitanti otterranno la qualificazione d'ufficio. Formula L'attuale formato della Coppa del mondo FIFA, adottato dall'edizione del 1998 all'edizione del 2022, prevede la partecipazione di 32 squadre che si affrontano in un torneo della durata di circa un mese in un paese ospitante. Ci sono due parti: una prima fase, a gironi, seguita da una griglia ad eliminazione diretta. Questa formula è stata utilizzata per l'ultima volta nel 2022 in Qatar, dato che dal 2026 il numero delle squadre partecipanti salirà a 48, con conseguente modifica della fase finale (il numero delle partite complessive passerà dalle attuali 64 a 80, con un turno ad eliminazione diretta in più rispetto alla formula oggi in uso). Nella fase a gironi le squadre vengono suddivise in otto gruppi di quattro formazioni ciascuno. Il sorteggio avviene approssimativamente sei mesi prima dell'evento e viene effettuato nella nazione ospitante. Otto squadre (tra cui i padroni di casa e, se qualificati, i campioni del mondo) vengono poste come teste di serie, con una formula basata su urne in cui vengono suddivise le squadre restanti in base al Ranking FIFA e alle prestazioni nelle edizioni precedenti. L'assegnazione nelle urne tiene anche conto di criteri geografici, a questo punto avviene l'estrazione e ad ogni squadra viene assegnato un gruppo. In ogni raggruppamento ogni squadra gioca tre partite. Il turno successivo prevede la creazione di un tabellone, a cui accedono le prime due di ogni girone, basato sul piazzamento nel gruppo. Dal 1994 vengono assegnati tre punti alla squadra vincitrice, uno in caso di pareggio e zero alla squadra sconfitta (precedentemente alla squadra vincitrice venivano assegnati due punti). Il piazzamento in classifica è determinato nell'ordine da numero di punti, differenza reti e numero di reti segnate. Se due o più squadre, alla fine delle tre partite, risultano in parità sulla base dei precedenti criteri, si procede a valutare la classifica avulsa, ovvero ancora numero di punti, differenza reti e numero di reti segnate ma limitatamente ai match che riguardano le squadre interessate. Se la situazione di parità permane, si ricorre al sorteggio. Nel 2018 si è tenuto conto come ultimo criterio prima del sorteggio di una classifica "fair play" che ponderasse il minor numero di cartellini gialli e rossi ricevuti; la regola è stata effettivamente applicata facendo passare agli ottavi di finale il Giappone a discapito del Senegal. La fase ad eliminazione diretta prevede partite di sola andata con la possibilità, in caso di pareggio dopo i tempi regolamentari, di tempi supplementari ed eventualmente tiri di rigore, previsti nel regolamento dall'edizione del 1978. Le partite iniziano dagli ottavi di finale dove la vincitrice di ogni gruppo incontra la seconda classificata di un altro girone. Successivamente seguono i quarti, le semifinali, la finale per il terzo posto (nella quale si affrontano le perdenti delle due semifinali) e la finale. Di seguito un riepilogo delle formule del torneo: 1930 (13 squadre): Prima fase a gironi con un gruppo da 4 squadre e tre gruppi da 3 squadre, accedono al turno successivo le prime classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: semifinali e finale. Questa fu l'unica edizione che non previde alcuna fase di qualificazione e l'unica che non previde la finale per il terzo posto, tuttavia, con una decisione a posteriori, la FIFA assegnò il terzo posto agli Stati Uniti ed il quarto alla Jugoslavia. 1934-1938 (16 squadre, nel 1938 15 effettive): Fase unica ad eliminazione diretta: ottavi di finale, quarti di finale, semifinali e finali. Queste furono le uniche edizioni completamente ad eliminazione diretta. L'edizione del 1934 fu la prima a prevedere la fase di qualificazione, alla quale, caso unico, dovette prendervi parte anche la nazionale di casa (l'Italia, che si qualificò battendo 4-0 la Grecia), e l'unica in cui la nazionale campione in carica, l'Uruguay, non partecipò alla competizione. Nell'edizione del 1938 l'incontro Svezia-Austria, valevole per gli ottavi di finale, non venne disputato a causa del ritiro degli austriaci e la Svezia passò automaticamente il turno col punteggio di 2-0 a tavolino. 1950 (16 squadre, 13 effettive): Prima fase a gironi con quattro gruppi da 4 squadre ciascuno, accedono al turno successivo le prime classificate. Seconda fase a girone unico dove la prima classificata avrebbe vinto la manifestazione. A causa di alcuni ritiri il gruppo 3 si ridusse a 3 squadre ed il gruppo 4 si ridusse a 2 squadre. Questa fu l'unica edizione completamente a gironi e l'unica senza finali ufficiali, tuttavia, poiché le partite conclusive del girone finale si disputarono tra le squadre che nella classifica parziale avevano rispettivamente meno punti (1 la Spagna e 0 la Svezia) e più punti (4 il Brasile e 3 l'Uruguay), queste partite furono di fatto delle finali anomale, in cui una delle due squadre partecipanti (rispettivamente la Spagna e il Brasile) avrebbe potuto vincere il terzo posto o il titolo anche solo pareggiando, cosa che però non accadde. 1954 (16 squadre): Prima fase a gironi con quattro gruppi da 4 squadre ciascuno. Questa fu l'unica edizione in cui i gironi vennero organizzati in modo diverso rispetto allo schema dei gironi all'italiana, in cui ogni squadra incontra tutte le altre del girone, infatti per ogni girone vennero individuate due "teste di serie" e due "non teste di serie" ed ogni nazionale gioca contro le due appartenenti all'altra categoria, quindi due incontri per ogni squadra invece dei tre classici. Accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate; in caso di parità di punti tra seconda e terza classificata si disputa uno spareggio (ne furono necessari due), mentre in caso di parità tra prima e seconda classificata si procede al sorteggio (anche di questi ne furono necessari due). Seconda fase ad eliminazione diretta: quarti di finale, in cui le squadre vengono abbinate secondo uno schema prima-prima e seconda-seconda (anche questa fu un'anomalia rispetto al criterio, usato in tutte le altre edizioni, di abbinare le squadre secondo uno schema incrociato prima-seconda), semifinali e finali. 1958-1970 (16 squadre): Prima fase a gironi con quattro gruppi da 4 squadre ciascuno, accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Nell'edizione del 1958 in caso di parità di punti tra seconda e terza classificata si disputa uno spareggio (ne furono necessari tre). Seconda fase ad eliminazione diretta: quarti di finale, in cui le squadre vengono abbinate secondo uno schema incrociato prima-seconda, semifinali e finali. 1974-1978 (16 squadre): Prima fase a gironi con quattro gruppi da 4 squadre ciascuno, accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Seconda fase a gironi con due gruppi da 4 squadre ciascuno: le seconde classificate disputano la finale per il terzo posto mentre le prime quella per il titolo. 1982 (24 squadre): Prima fase a gironi con sei gruppi da 4 squadre ciascuno, accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Seconda fase a gironi con quattro gruppi da 3 squadre ciascuno, due con 2 prime e 1 seconda e due con 1 prima e 2 seconde, accedono al turno successivo le prime classificate. Terza fase ad eliminazione diretta: semifinali e finali. In tutte le altre edizioni lo schema degli abbinamenti dopo la prima fase a gironi era fatto in modo che 2 squadre dello stesso girone potessero eventualmente incontrarsi nuovamente solo nelle finali, invece in quest'edizione i quattro gironi della seconda fase a gironi erano divisi in due parti distinte, da ciascuna delle quali arrivava una semifinalista. La conseguenza fu che Italia e Polonia, che si erano già incontrate nel proprio girone, si incontrarono nuovamente in una delle due semifinali. 1986-1994 (24 squadre): Prima fase a gironi con sei gruppi da 4 squadre ciascuno, accedono al turno successivo le prime, le seconde e le quattro migliori terze classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: ottavi di finale, in cui le squadre vengono abbinate secondo uno schema incrociato prima-terza, prima-seconda o seconda-seconda, quarti di finale, semifinali e finali. 1998-2022 (32 squadre): Prima fase a gironi con otto gruppi da 4 squadre ciascuno, accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: ottavi di finale, in cui le squadre vengono abbinate secondo uno schema incrociato prima-seconda, quarti di finale, semifinali e finali. Nell'edizione del 2002, diversamente da tutte le altre edizioni, lo schema degli abbinamenti dopo la prima fase a gironi ammetteva la possibilità che 2 squadre dello stesso girone potessero eventualmente incontrarsi nuovamente in semifinale. La conseguenza fu che Brasile e Turchia, che si erano già incontrate nel proprio girone, si incontrarono nuovamente in una delle due semifinali. Dal 2026 (48 squadre): Prima fase a gironi con dodici gruppi da 4 squadre ciascuno, accedono al turno successivo le prime, le seconde e le otto migliori terze classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: sedicesimi di finale, in cui le squadre vengono abbinate secondo uno schema incrociato prima-terza, prima-seconda o seconda-seconda, ottavi di finale, quarti di finale, semifinali e finali. Scelta della nazione ospitante Sono diciassette i Paesi che hanno finora ospitato la Coppa del mondo: Italia nel 1934 e 1990, Francia nel 1938 e 1998, Brasile nel 1950 e 2014, Messico nel 1970 e 1986 e Germania nel 1974 e 2006 hanno ospitato la manifestazione in due occasioni, mentre Uruguay, Svizzera, Svezia, Cile, Inghilterra, Argentina, Spagna, Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud (congiuntamente), Sudafrica, Russia e Qatar una sola volta. Nel 2026 la manifestazione iridata vedrà l'allargamento della partecipazione a 48 nazionali e per la prima volta sarà ospitata congiuntamente da tre nazioni, Canada, Messico e Stati Uniti. Finora si era disputata sempre in una sola nazione, tranne due nel 2002, Corea del Sud e Giappone, con finale disputatasi a Yokohama. La decisione assunta per il 2026 darà al Messico la particolarità di essere il primo Paese ad averla ospitata in tre diverse occasioni (le due volte precedenti nel 1970 e nel 1986, allorché sostituì la Colombia, in grave ritardo nell’organizzazione e nell’impiantistica). Solo la prima edizione fu ospitata in una sola città, la capitale uruguayana Montevideo. Le recenti coppe del mondo vengono assegnate a uno Stato durante i congressi della FIFA. La scelta della nazione organizzatrice è sempre stata oggetto di controversie, specialmente tra Europa e Sud America, i due centri di potere del calcio mondiale. La decisione di tenere la prima coppa del mondo in Uruguay, per esempio, permise a sole quattro nazionali europee di parteciparvi. I due successivi mondiali furono disputati in Europa. La scelta della Francia per l'edizione del 1938 fu molto criticata in quanto le nazioni sudamericane erano convinte che dovesse valere il principio dell'alternanza tra i due continenti. Sia l' sia l' boicottarono il torneo. Dopo il 1958, per evitare boicottaggi e polemiche, l'organizzazione della manifestazione fu alternata tra America ed Europa, seguendo questa linea fino al 1998. Nel 2002 il mondiale, ospitato congiuntamente da Giappone e Corea del Sud, fu il primo ad essere giocato in Asia (e l'unico, come indicato dapprima, con più di uno Stato impegnato nell'organizzazione, fino al 2026, allorché la competizione sarà allargata a 48 squadre e sarà organizzata da tre Paesi: il Canada, gli Stati Uniti d'America e il Messico) mentre nel 2010 il Sudafrica divenne la prima nazione africana anfitrione del torneo. La nazione ospitante viene attualmente scelta dal Comitato Esecutivo della FIFA. L'assegnazione diventa definitiva dopo che le candidate vengono sottoposte a votazione. La federazione calcistica della nazione che desidera ospitare un mondiale riceve il cosiddetto Hosting Agreement, una guida in cui vengono spiegati i passi necessari per offrire una candidatura forte e che sancisce l'ufficiale conferma della richiesta di organizzazione. Successivamente, un gruppo di ispettori designati dalla FIFA visita gli Stati per constatare il rispetto dei requisiti. Di solito, la decisione viene presa circa sei anni prima della manifestazione. Per le edizioni del 2010 e del 2014 la decisione è stata presa tenendo conto della rotazione tra i continenti affiliati alla FIFA e solo le nazioni appartenenti al continente prescelto (rispettivamente Africa e America del sud) hanno avuto il diritto di presentare la candidatura. L'edizione del 2010 è stata la prima che si è tenuta in Africa, mentre quella del 2014, assegnata al Brasile, segna il ritorno in Sudamerica dopo quella del 1978 e in Brasile dopo quella del 1950. Alla Colombia era stata assegnata l'organizzazione dell'edizione del 1986 e, alla sua rinuncia, essa passò, come detto, al Messico. Il 2 dicembre 2010 la FIFA ha assegnato l'organizzazione dei Mondiali del 2018 alla Russia e quella del 2022 al Qatar. Il 13 giugno 2018 la FIFA ha assegnato l'organizzazione dei mondiali del 2026 al Canada, al Messico e agli Stati Uniti d'America, questi ultimi per la seconda volta dopo l’edizione del 1994 vinta dal Brasile in finale sull’Italia. Copertura mediatica La Coppa del Mondo del 1954 fu la prima ad essere trasmessa in televisione e negli anni si è affermato come evento sportivo più seguito dalle televisioni del pianeta: è stato stimato che il pubblico cumulativo di tutte le partite dell'edizione del 2006 sia stato di 26,29 milioni di persone; in particolare la finale tra Italia e Francia ha fissato il record per un evento sportivo televisivo con 715,1 milioni di spettatori, il 10,9% della popolazione mondiale. Mascotte Ogni edizione dei campionati mondiali di calcio, a partire dal 1966, ha avuto la propria mascotte. Brani musicali ufficiali Ogni edizione dei campionati mondiali di calcio, a partire dal 1962, ha avuto il proprio brano musicale ufficiale. Albo d'oro Note Medagliere Note Partecipazioni e prestazioni nelle fasi finali Legenda In corsivo le nazionali scomparse definitivamente. Note Premi Al termine di ogni edizione della coppa del mondo vengono assegnati dei premi a giocatori e formazioni come celebrazione delle prestazioni individuali e di squadra al di là della posizione finale raggiunta nel torneo. Attualmente sono previsti cinque premi: Scarpa d'oro per il miglior marcatore. Viene assegnato dal 1982 e dal 2006 vengono assegnate anche la Scarpa d'argento e la Scarpa di bronzo al secondo e terzo classificato; Pallone d'oro dei Mondiali per il miglior giocatore del torneo, assegnato da membri dei media a seguito di una votazione. Viene assegnato dal 1982 e dal 2006 vengono assegnati anche il Pallone d'argento e il Pallone di bronzo al secondo e terzo classificato; Guanto d'oro per il miglior portiere. Viene assegnato dal 1994 e fino al 2006 prendeva il nome di Premio Yashin, in onore del portiere russo Lev Yashin; Premio FIFA Fair Play per la squadra più corretta. Viene assegnato dal 1978; Miglior giovane per il miglior Under-21. Viene assegnato dal 2006. Inoltre l'All-Star Team comprende i migliori giocatori del torneo e viene stilato dal 1994. Spettatori La partita col maggior numero di spettatori (segnalata nelle ultime tre colonne) è quasi sempre stata la finale del torneo, ad eccezione del 1930, 1938, 1958, 1962, 1970–1982, 1990 e 2006. Statistiche Classifica assoluta dei marcatori La classifica è aggiornata al 18 dicembre 2022. Si evidenziano in grassetto gli anni in cui la squadra nazionale del marcatore ha vinto il campionato mondiale. Note Capocannonieri delle singole edizioni Miglior giocatore (dal 1978) Miglior portiere (dal 1994) Capitani e allenatori delle squadre vincitrici Note Bibliografia Adalberto Bortolotti, I campionati mondiali, in Daniele Camilli. Contropiede. Breve discorso sopra il metodo del calcio. Roma, Edizioni nottetempo, 2007. Voci correlate Trofeo Coppa del Mondo FIFA Coppa Jules Rimet Statistiche del campionato mondiale di calcio Brani musicali ufficiali del campionato mondiale di calcio Mascotte ufficiali del campionato mondiale di calcio Riconoscimenti accessori al campionato mondiale di calcio Storia del campionato mondiale di calcio Classifica storica dei mondiali di calcio Campionato mondiale di calcio femminile Unofficial Football World Championships Altri progetti Collegamenti esterni
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Calcio (elemento chimico)
Il calcio è l'elemento chimico di numero atomico 20 e il suo simbolo è Ca. È il terzo elemento del gruppo 2 (metalli alcalino terrosi) del sistema periodico, collocato tra il magnesio e lo stronzio; si trova nel quarto periodo e fa parte del blocco s. È un metallo alcalino terroso tenero, grigio, usato come agente riducente nell'estrazione mineraria di torio, uranio e zirconio; quando esposto all'aria, forma uno strato di ossido scuro. Le sue proprietà fisiche e chimiche sono simili ai suoi più pesanti omologhi, lo stronzio e il bario. È il quinto elemento più abbondante della crosta terrestre e il terzo metallo più abbondante, dopo il ferro e l'alluminio. Il più comune composto del calcio che si trova sulla Terra è il carbonato di calcio, riscontrabile nel calcare e nei fossili risalenti all'ancestrale vita marina; il gesso, l'anidrite, la fluorite e l'apatite sono anch'essi fonti di calcio. Il nome deriva dal latino calx, "calce", che significa ottenuto dal riscaldamento del calcare. I suoi composti furono noti fin dall'antichità anche se la loro chimica fu sconosciuta fino al XVII secolo. Venne isolato per la prima volta da Humphrey Davy nel 1808, tramite elettrolisi del suo ossido. Mentre il metallo puro non può vantare molte applicazioni a causa della sua alta reattività, viene spesso utilizzato in piccole quantità come componente di leghe di acciaio, mentre alcune leghe di piombo e di calcio sono talvolta utilizzate nella realizzazione di batterie per autoveicoli. I composti di calcio sono d'altra parte molto diffusi in molti settori: ad esempio, trovano impiego nell'industria alimentare, in quella farmaceutica, nella cartiera come candeggianti, in cemento, nella produzione di saponi e come isolanti elettrici. Il calcio è il quinto elemento più abbondante del corpo umano e il più abbondante metallo. Gli ioni di calcio svolgono un ruolo vitale nella fisiologia e nella biochimica dell'organismo e della cellula come elettroliti. Rivestono un ruolo importante nelle vie di trasduzione del segnale, dove agiscono come un secondo messaggero, nel rilascio di neurotrasmettitori dai neuroni, nella contrazione di tutti i tipi di cellule muscolari e nella fecondazione. Molti enzimi richiedono ioni di calcio come cofattore. Anche gli ioni di calcio esterni alle cellule sono importanti al fine di mantenere la differenza di potenziale tra membrane cellulari eccitabili, nonché una corretta formazione delle ossa. Storia I primi utilizzi del calcio o suoi derivati si fanno risalire anche al 2500 a.C., quando in Mesopotamia era adoperato come calce per la lavorazione di alcune statuine raffiguranti divinità. Nonostante ciò, la calce era adoperata anche dalle comunità primitive. La calce (dal latino calx, calcis cioè calce) divenne poi largamente nota e usata dai Romani fin dal I secolo. A ogni modo, il calcio come elemento non fu scoperto fino al 1808. Dopo aver appreso che lo svedese Berzelius e Pontin avevano preparato amalgama di calcio elettrolizzando la calce nel mercurio, Humphry Davy fu in grado di isolare il metallo puro. La diffusione su vasta scala del calcio puro si è avuta soltanto a partire dalla prima metà del XX secolo. Isotopi Dell'elemento calcio si conoscono almeno 24 isotopi, con numeri di massa che vanno da A = 34 ad A = 57. Tra questi, gli isotopi naturali dell'elemento sono i sei che seguono, con le loro abbondanze relative in parentesi: 40Ca (96,94%, il più abbondante), 42Ca (0,647%), 43Ca (0,135%), 44Ca (2,09%), 46Ca (0,004%) e 48Ca (0,187%). I restanti sono tutti radioattivi. 48Ca e isotopi stabili Gli isotopi stabili del calcio iniziano da un nucleo (40Ca) avente un numero di neutroni (N = 20, magico) pari a quello dei protoni (Z = 20, magico) e finiscono ad un nucleo (48Ca) con un numero di neutroni (N = 20, magico) e numero di protoni(N = 28, magico), con un eccesso di 8 neutroni sui protoni. Quindi, il primo nuclide naturale e l'ultimo sono doppiamente magici e si giovano del fattore di stabilità della propria configurazione nucleare dovuto alla presenza di gusci chiusi (closed shells) di nucleoni. Il 40Ca e il 48Ca sono entrambi nuclidi molto stabili energeticamente, con alte energie di legame per nucleone: 8,5513046 MeV/c2 per 40Ca e 8,6666916 MeV/c2 per 48Ca. Tuttavia, nonostante il secondo sia quindi un nucleo più fortemente legato del primo, il 48Ca va soggetto a decadimenti per il fatto che esistono due nuclei isobari di massa minore verso cui trasformarsi liberando energia: il 48Sc e il 48Ti. Il 48Ca mostra perciò due possibili canali di decadimento, β- a dare scandio-48 (Q = 281,97 keV), che poi decade a sua volta dando titanio-48, e doppio decadimento beta a dare direttamente titanio-48, stabile (Q = 4,274 MeV). L'emivita del processo è stimata in 1,9×1019 anni o 6,4×1019 anni. Sebbene il 48Ca abbia ben 8 neutroni in eccesso (molti, per un nucleo relativamente leggero) il suo decadimento β- risulta fortemente impedito e l'unico canale radioattivo rimane in pratica il doppio decadimento beta; Inoltre, a quanto si sa, il 48Ca è il primo nucleo ad esibire questo tipo di decadimento. Questo isotopo, anche per la sua stabilità e l'eccesso di neutroni, viene utilizzato in acceleratori di particelle come proiettile in reazioni di fusione nucleare allo scopo principale di ottenere nuclei molto pesanti. Il 40Ca è del tutto stabile. Il 42Ca insieme al 44Ca vengono impiegati come marcatori non radioattivi per studi sul suo metabolismo animale e umano. Il 43Ca (spin 7/2-), essendo dotato di spin, può essere adoperato per la risonanza magnetica nucleare del calcio e ci sono applicazioni della tecnica allo stato solido per composti di calcio. Il 46Ca e Il 48Ca sono entrambi utilizzati in determinazioni dell'assorbimento del calcio a livello intestinale mediante attivazione neutronica. I vari isotopi del calcio le loro abbondanze relative(rapporti isotopici) hanno rilevanza in cosmochimica, e geochimica. Altri isotopi radioattivi Il 38Ca (spin 0) decade β+ a potassio-38 (Q = 5,719 MeV, T1/2 = 440 millisecondi), che poi decade a sua volta, ancora β+ (emissione di positrone), a argon-38, stabile. Il 39Ca (spin 3/2) decade β+ a potassio-39 (Q = 5,5014 MeV, T1/2 = 859,6 millisecondi), stabile. Il 41Ca (spin 7/2-) decade per cattura elettronica (ε) a potassio-41 (Q = 421,315 keV, T1/2 = 102.105,5 anni), stabile. Il 45Ca (spin 7/2-) decade β- a scandio-45 (Q = 255,842 keV, T1/2 = 162,61 giorni), stabile. Il 47Ca (spin 7/2-) decadeβ- a scandio-47 (Q = 1,992 MeV, T1/2 = 4,536 giorni), che poi decade a sua volta, ancora β- a titanio-47, stabile. Il 49Ca (spin 3/2-) decadeβ- a scandio-49 (Q = 5,263 MeV, T1/2 = 8,718 minuti), che poi decade a sua volta, ancora β- a titanio-49, stabile. Il 50Ca (spin 0) decadeβ- a scandio-50 (Q = 4,966 MeV, T1/2 = 13,9 secondi), che poi decade a sua volta, ancora β- a titanio-50, stabile. Tutti i restanti isotopi radioattivi hanno emivita inferiore ai 10 secondi. Altre applicazioni Il 40Ca, insieme con 40Ar, è uno dei prodotti del decadimento del 40K. Mentre la datazione K-Ar si usa frequentemente in geologia, la grande abbondanza di Ca impedisce di usare il 40Ca per la datazione delle rocce; tuttavia sono state sviluppate tecniche di datazione K-Ca basate su spettrometri di massa in grado di risolvere il doppio picco di diluizione isotopica. Diversamente dagli altri isotopi cosmogenici prodotti nell'alta atmosfera, il 41Ca è prodotto per attivazione neutronica del 40Ca: la maggior parte della produzione di 41Ca avviene nel primo metro di spessore del suolo, dove il flusso di neutroni cosmici è ancora abbastanza intenso. Il 41Ca è stato attentamente studiato in astrofisica, perché decade in 41K, un importante indicatore di anomalie del sistema solare. Abbondanza e disponibilità Il calcio è il quinto elemento per abbondanza nella crosta terrestre (di cui costituisce il 3%) ed è parte essenziale di foglie, ossa, denti e gusci di conchiglie. A causa della sua reattività chimica con l'acqua, il calcio puro non è reperibile in natura, tranne che in alcuni organismi viventi dove lo ione Ca2+ gioca un ruolo chiave nella fisiologia cellulare. Questo elemento metallico si trova in grandi quantità nel calcare, nel gesso e nella fluorite, tutte rocce di cui è un componente fondamentale. L'apatite è fluorofosfato o clorofosfato di calcio. L'elettrolisi del cloruro di calcio fuso (CaCl2) può essere usata per ottenere calcio puro metallico secondo le seguenti reazioni: catodo: Ca2+ + 2e− → Ca anodo: Cl− → ½ Cl2 (gas) + e− Metodi di preparazione Si ottiene per elettrolisi dal fluoruro di calcio. Caratteristiche Nel saggio alla fiamma, il calcio brucia con fiamma giallo-arancione. Se esposto all'aria, si riveste di uno strato bianco di nitruro di calcio. Reagisce con l'acqua spostando l'idrogeno e formando idrossido di calcio. Composti L'ossido di calcio (CaO), chiamato anche calce viva, si usa in molti processi di raffinamento chimico e si ottiene cuocendo in forno il calcare. Il calore dissocia il carbonato di calcio che costituisce il calcare (CaCO3) in ossido di calcio (CaO) e anidride carbonica (CO2). L'ossido di calcio ha molteplici usi, sia tal quale in processi di raffinamento chimico (ad esempio nella produzione dell'acciaio, nella estrazione di oro e nickel dal minerale) o nelle costruzioni stradali e ferroviarie per la stabilizzazione di terreni, sia trasformato in idrossido di calcio (Ca(OH)2, noto anche come "calce idrata"), aggiungendo acqua all'ossido di calcio. La calce idrata può avere sia un utilizzo chimico, ad esempio negli impianti di trattamento delle acque reflue, sia un uso in edilizia come intonaco, solitamente mescolata con sabbia e in alcuni casi anche cemento (malte secche o premiscelati per edilizia). Il carbonato di calcio riveste un ruolo fondamentale nella formazione di stalattiti e stalagmiti, che si forma quando l'acqua scorre attraverso rocce calcaree o altre rocce carbonatiche, sciogliendone una piccola parte. Il carbonato di calcio è inoltre una delle sostanze responsabili della cosiddetta "durezza dell'acqua". Altri importanti composti del calcio sono: nitrato di calcio, solfato di calcio, cloruro di calcio, carburo di calcio, cianammide di calcio, ipoclorito di calcio, idrogenofosfato di calcio e tioglicolato di calcio triidrato. Applicazioni Alimentazione Il calcio è un importante componente di una dieta equilibrata. Una mancanza di calcio rallenta la formazione e la crescita delle ossa e dei denti, e provoca il loro indebolimento: viceversa nelle persone con malattie renali, un eccesso di calcio nella dieta porta alla formazione di calcoli renali. Nel nostro organismo è presente circa un chilogrammo di calcio, di cui il 99% è fissato nelle ossa e il resto circola libero nel sangue. La vitamina D è necessaria all'organismo per assorbire il calcio dagli alimenti. La capacità di sviluppare tensione in base al numero di interazioni actina-miosina (detta contrattilità) del cuore dipende dalla concentrazione di ioni calcio Ca2+ nel sangue e nella fibra del miocardio. Il carbonato di calcio in cristalli di forma romboedrale risulta particolarmente assimilabile dall'organismo e trovandosi in tale forma nei coralli, viene estratto dalle industrie per la produzione di integratori alimentari normalmente da giacimenti corallini di origine fossile. Altri usi del calcio Agente riducente nell'estrazione mineraria di torio, uranio e zirconio. Come deossidante, desolforante o decarburante per varie leghe ferrose e non ferrose. Come agente legante nella produzione di molte leghe di alluminio, berillio, rame, piombo e magnesio. È un costituente del cemento Portland e delle malte usate in edilizia. Come fertilizzante per alcuni tipi di piante, ad esempio i peperoncini della specie Capsicum chinense. Come componente di leghe per la realizzazione delle piastre delle batterie piombo-acido. Ruolo del calcio negli organismi biologici Il calcio viene assunto principalmente con la dieta, ma solo in parte viene assorbito dall'intestino (circa il 30%) mentre il resto viene eliminato con le feci. Un importante ruolo svolge il PTH (paratormone) che a livello dei tubuli renali permette il riassorbimento degli ioni Ca e a livello osseo favorisce il rilascio di Ca da parte degli osteoclasti, inoltre favorisce la attivazione della Vitamina D che permette un maggiore assorbimento a livello intestinale. L'enzima fosfatasi è una glicoproteina che idrolizza monoesteri fosforici. Si trova negli osteoblasti ed è necessaria per la mineralizzazione del calcio, che per il tramite della fosfatasi si lega all'osteocalcina, la principale proteina del tessuto osseo, prodotta dagli osteoblasti. In caso di osteoporosi si verifica un eccesso di rilascio di calcio dallo scheletro per effetto degli osteoclasti rispetto a quello depositato nel tessuto osseo neoformato dagli osteoblasti, spesso associandosi anche un insufficiente assorbimento intestinale del calcio. Nelle piante regola la chiusura degli stomi agendo sui canali del K. Il calcio è il quarto fattore di coagulazione del sangue. Regolazione dei livelli intracellulari di calcio L'azione di alcuni farmaci e di numerosi eventi fisiologici (rilascio del neurotrasmettitore nelle sinapsi; contrazione muscolare, ecc.) si sviluppa attraverso la modificazione diretta o indiretta delle concentrazioni intracellulari del calcio (Ca2+). In una cellula quiescente, la maggior parte di Ca2+ si trova sequestrata negli organelli, principalmente nel reticolo endoplasmatico e nei mitocondri, e il calcio intracellulare viene mantenuto a concentrazioni molto basse, circa 10−7 mol/l. La concentrazione di Ca2+ extracellulare è circa 2,4 mmol/l. Questa diversità di concentrazioni crea un forte gradiente che favorisce l'ingresso di Ca2+ nelle cellule. La concentrazione di calcio intracellulare viene mantenuta bassa dall'attività di meccanismi di trasporto attivo che estrudono Ca2+ attraverso la membrana cellulare, e lo pompano nel reticolo endoplasmatico, e dalla permeabilità normalmente bassa al Ca2+ della membrana plasmatica e dell'ER. La regolazione di calcio intracellulare coinvolge tre meccanismi principali: controllo dell'ingresso di Ca2+ controllo dell'estrusione di Ca2+ scambio di Ca2+ tra il citosol e i siti di accumulo intracellulare Siccome quantità eccessive di calcio intracellulare attivano una cascata enzimatica che distrugge il citoscheletro portando alla morte della cellula, concentrazioni elevate di calcio sono subito tamponate dalla cellula mediante la sintesi di sostanze chelanti (come l'EDTA). Meccanismi che regolano l'ingresso del calcio Ci sono tre principali vie utilizzate dal Ca2+ per entrare nelle cellule attraverso la membrana plasmatica: canali del calcio tensione-dipendenti canali del calcio operati da ligandi canali del calcio operati dal calcio accumulato (SOC) Canali del calcio attivati dalla tensione I canali del calcio tensione-attivati consentono l'ingresso di una notevole quantità di Ca2+ nelle cellule in seguito a depolarizzazione della membrana. Questi canali tensione-attivati sono altamente selettivi per Ca2+ e non permettono il passaggio di Na+ o K+; nelle cellule eccitabili sono anche ubiquitari e permettono a Ca2+ di entrare nella cellula quando questa viene depolarizzata come nel caso del potenziale d'azione. Tra i canali al Ca tensione-dipendenti si individuano i canali LVA (low voltage activate) che si attivano a tensioni negative (intorno a ) e danno origine a una corrente transiente di bassa intensità, venendo perciò definiti canali al calcio di tipo T: "dall'inglese Tiny and Transient". Sono presenti altri canali tensione-dipendenti, i quali si attivano a potenziali più positivi (da −30 mV a valori più positivi) e vengono perciò definiti HVA (high voltage activate). Questi ultimi danno origine a correnti ampie e durevoli qualche centinaio di millisecondi, venendo anche denominati canali al Ca di tipo L "large and long". A parte un gruppo storico di "calcio-antagonisti" (verapamil, diltiazem), sono pochi i farmaci utilizzati a livello clinico in grado di influenzare direttamente questi canali; molti farmaci agiscono indirettamente su di essi mediante l'interazione di invece altri canali sempre al calcio che si attivano a potenziali più positivi (da −30 mV in su) e recettori accoppiati a proteine G. Canali attivati da ligandi La maggior parte di canali cationici attivati da ligandi e sensibili a neurotrasmettitori eccitatori è relativamente non selettiva permettendo il passaggio sia di Ca2+ sia di altri cationi. Il più importante tra questi è il recettore del glutammato del tipo N-metil-D-aspartato (NMDA) il cui canale è particolarmente permeabile a Ca2+ e rappresenta il meccanismo più importante per la captazione di Ca2+ da parte dei neuroni postsinaptici nel sistema nervoso centrale. L'attivazione di questo recettore può causare un tale e rapido ingresso di Ca2+ da portare le cellule alla morte, principalmente mediante l'attivazione di proteasi calcio-dipendenti, ma anche attraverso l'attivazione dell'apoptosi. Questo meccanismo, definito eccitotossicità, è probabilmente coinvolto in varie malattie neurodegenerative. Canali del calcio regolati dall'accumulo I SOC sono canali della membrana cellulare, che si aprono permettendo l'ingresso di Ca2+ quando i depositi di Ca2+ di ER sono stati depletati. Analogamente ai canali di ER e SR, questi canali possono amplificare l'aumento citosolico di Ca2+, che deriva inizialmente dal rilascio dai depositi. Meccanismi di estrusione del calcio L'estrusione del calcio attraverso la membrana plasmatica o il suo accumulo nel reticolo endoplasmatico è mediata da trasporto attivo e dipende dall'attività di una ATPasi Ca2+-dipendente simile alla Na+-K+ ATPasi che pompa Na+ fuori dalla cellula scambiandolo con K+ Il calcio viene estruso dalla cellula anche attraverso lo scambio con Na+ attraverso lo scambio Na+ − Ca2+. Lo scambiatore trasferisce 3 Na+ verso l'interno per un Ca2+ che esce, e quindi produce una netta corrente iperpolarizzante quando Ca2+ viene estruso. Meccanismi di rilascio del calcio Esistono due principali tipi di canali del calcio nelle membrane dell'ER e dell'SR, che svolgono un ruolo importante nel controllo del rilascio di Ca2+ da questi siti di accumulo. Il recettore dell'inositolo trifosfato (IP3R). Questo recettore viene attivato da IP3, un secondo messaggero prodotto dall'interazione di vari ligandi con i loro recettori specifici accoppiati a proteine G. IP3R costituisce il principale meccanismo attraverso cui i recettori accoppiati a proteine G producono l'aumento di calcio intracellulare. Il recettore della rianodina (RyR) ricopre un ruolo particolarmente importante nel muscolo scheletrico, dove i RyR del reticolo sarcoplasmatico sono accoppiati ai recettori delle diidropiridine localizzate nei tubuli a T. Questo accoppiamento determina un rilascio di Ca2+ in seguito al potenziale d'azione della fibra muscolare. Sia i IP3R sia i RyR sono sensibili al Ca2+ e si aprono più velocemente all'aumentare del calcio intracellulare. Questo fenomeno suggerisce che il rilascio di Ca2+ tende a essere un fenomeno rigenerativo, poiché un iniziale aumento di Ca2+ promuove il rilascio di un altro Ca2+ da SR. La sensibilità dei RyR a Ca2+ viene aumentata dalla caffeina. Precauzioni Il calcio in polvere risulta essere infiammabile. Un'assunzione quantitativa molto elevata di sali di calcio può provocare ipercalcemia e/o ipercalciuria. L'ipercalcemia (eccesso di calcio nel sangue) può provocare disturbi del ritmo cardiaco e sintomi neurologici. L'ipercalciuria (eccesso di calcio nelle urine) può causare precipitazione di sali di calcio (ossalato o fosfato di calcio) nel parenchima renale o formazione di calcoli nelle vie escretrici. Da ciò la possibilità di insufficienza renale e/o di coliche renali. Note Bibliografia Voci correlate Calcemia Calciuria Levulinato di calcio Altri progetti Collegamenti esterni Elementi chimici Metalli Medicinali essenziali secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità
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https://it.wikipedia.org/wiki/Con%20gli%20occhi%20chiusi%20%28film%29
Con gli occhi chiusi (film)
Con gli occhi chiusi è un film del 1994 diretto da Francesca Archibugi. Il soggetto è tratto dall'omonimo romanzo di Federigo Tozzi pubblicato nel 1919. Marco Messeri, per l'interpretazione del burbero padre Domenico, ha vinto il Nastro d'argento come miglior attore non protagonista. Trama Pietro, figlio sensibile di Domenico, un padre burbero, aggressivo ma anche vitale e di successo, si innamora di una ragazza bellissima, Ghìsola, che vive con i nonni, persone umili e povere, nel podere di Poggio a' Meli insieme ad altri braccianti. La madre di Pietro, Anna, è donna anche lei sensibile ma affetta da crisi nervose ed epilettiche e sopporta il carattere arcigno del marito oltre alle "scappatelle" che si concede con le donne salariate del podere, dove si recano di tanto in tanto. Il padre di Pietro comprende l'affetto che nasce nel ragazzo per Ghìsola e fa di tutto per allontanare la ragazza; inoltre non vuole che il figlio continui a studiare, così come vorrebbe la madre. Ghìsola intanto attraversa varie vicende e su di lei girano cattive voci a causa delle sue facili esperienze sessuali. La giovane è vuota e sembra quasi senza sentimenti, quindi per trovare guadagno facile e veloce inizia a fare la prostituta d'alto bordo in un bordello gestito da una ruffiana spiccia e franca ma simpatica, Beatrice. Pietro arriva a voler sposare Ghìsola e ad essere anche disposto a gestire il podere, come vuole il padre. Tuttavia questi gli dice che Ghìsola è una donna di facili costumi per cui i rapporti iniziano a peggiorare. Ghìsola ritorna al podere dai nonni nell'attesa di sposare Pietro sotto consiglio di Beatrice e di Alberto, un uomo che frequenta la casa di appuntamenti e di cui Ghìsola è innamorata. In realtà Ghìsola aspetta un bambino e sceglie questa soluzione proprio per salvare il parto. Pietro inizia a dubitare di Ghìsola proprio quando lo scopre, in quanto non ha avuto rapporti pre-matrimoniali, tuttavia Ghìsola non resiste a pensare ad un matrimonio senza vero amore da parte sua e scompare. Pietro la cerca senza fortuna ed intanto inizia contemporaneamente anche ad avvicinarsi al Socialismo, che in questi tempi iniziava a farsi strada, qui gli viene svelato che Ghìsola è a Firenze. Il ragazzo la scova, la raggiunge al secondo bordello gestito da Beatrice e scopre che l'amata è molto avanti con la gravidanza. Scoperta l'amara verità che si palesa davanti ai suoi occhi, il protagonista sviene per lo shock. Il film termina mostrando la (esatta) frase finale del romanzo di Federigo Tozzi: "Quando si riprese dalla violenta vertigine che l'aveva abbattuto lui non l'amava più". Riconoscimenti 1995 - Nastro d'argento Migliore attore non protagonista a Marco Messeri Candidatura Regista del miglior film a Francesca Archibugi Candidatura Migliore attrice non protagonista a Alessia Fugardi Candidatura Migliore produttore a Fulvio Lucisano e Leo Pescarolo Candidatura Migliore scenografia a Davide Bassan Candidatura Migliori costumi a Paola Marchesin 1995 - Globo d'oro Candidatura Miglior fotografia a Giuseppe Lanci Collegamenti esterni Film drammatici Film ambientati a Siena Film diretti da Francesca Archibugi
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https://it.wikipedia.org/wiki/Client
Client
Un client (in lingua italiana detto anche cliente), in informatica, nell'ambito delle reti informatiche e dell'architettura logica di rete detta client-server, indica genericamente un qualunque componente software, presente tipicamente su una macchina host, che accede ai servizi o alle risorse di un'altra componente detta server, attraverso l'uso di determinati protocolli di comunicazione. Descrizione La terminologia e il funzionamento di questo schema originano da una analogia con il mondo delle persone, dove un barista o negoziante (server) apre un servizio e si mette in attesa delle richieste dei clienti. I clienti sono solitamente in numero superiore al fornitore di servizi, le loro richieste arrivano con cadenza prevedibile, ma non predeterminata, e i tempi di servizio sono solitamente brevi rispetto al tempo di 'apertura' del fornitore. Un computer collegato ad un server tramite una rete informatica (locale o geografica) ed al quale richiede uno o più servizi, utilizzando uno o più protocolli di rete è un esempio di client hardware. Si parla in tal caso di architettura client-server. Oggi sempre di più i software, come il web, la posta elettronica, le basi di dati, sono divisi in una parte client (residente ed in esecuzione sul pc client) ed una parte server (residente ed in esecuzione sul server). Un programma di posta elettronica è un esempio di client software. Riprendendo l'analogia con il mondo delle persone, è come se andassimo di tanto in tanto all'ufficio postale a controllare la nostra casella della posta. L'ufficio postale mi fornisce la chiave della casella, ed io, in qualità di cliente, utilizzando la chiave accedo alla casella di posta collegata alla mia persona. Ad esempio, nel web il software client è il browser che comunica con il server web attraverso il protocollo HTTP; per l'e-mail il client è detto in gergo mail user agent o MUA (ad esempio, Outlook, Mozilla Thunderbird, Eudora,...) che comunica con il server attraverso il protocollo SMTP e POP o IMAP; il client per la consultazione o la modifica del database (spesso costituito da librerie software utilizzate da una applicazione) comunica con il DBMS, che gestisce il database e risponde alle interrogazioni del client. Gli esempi di diffusione e utilizzo di applicazioni client ad hoc (spesso di limitata dimensione e con licenza freeware), da installare in locale, che si interfacciano ad un server remoto sono numerosi; questa architettura è però progressivamente sostituita da quella basata su browser (non si deve installare e utilizzare un componente client specifico ma comunque il browser funge da client o, meglio, il servizio eseguito dal browser) con il quale il servizio è erogato sotto forma di applicazione web (ovviamente occorre sempre il componente server su cui si appoggia la parte preponderante del sistema). In alcuni casi esiste la possibilità di usare ambo le modalità. Alcune app si concretizzano in un client che svolge un servizio che opera real-time in modalità "nascosta" (ad esempio gli strumenti di backup e sincronizzazione di informazioni archiviate sui dispositivi). Note Voci correlate Server Client-server Rete locale Rete informatica Thin client Host Lato client Collegamenti esterni Terminologia informatica
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cellula%20procariote
Cellula procariote
Le cellule procarioti (latino pro: prima e greco kàryon: nucleo) caratterizzano il controverso, per l'eterogeneità dei suoi rappresentanti, e obsoleto, raggruppamento. Si definiscono, piuttosto che per le caratterizzazioni specifiche a livello biochimico e biomolecolare, principalmente per le loro mancanze a fronte del paragone con le cellule eucariote. Struttura Sono accomunate dall'essere organismi unicellulari e cellule prive del nucleo ben definito ovvero delimitato dalla membrana nucleare tipico degli eucarioti. Il loro DNA è generalmente disperso nel citosol (non si tratta di citoplasma in quanto non sono presenti degli organuli cellulari) in una regione interna della cellula chiamata nucleoide. Le cellule procariote hanno una struttura interna molto semplice e rispetto a quelle eucariote possiedono solamente organuli, come acidocalcisomi che sono implicati nella osmoregolazione e ribosomi che sintetizzano le proteine. I ribosomi dei procarioti sono caratterizzati da un coefficiente di sedimentazione di 70S, minore rispetto a quello eucariote di 80S. Presentano, inoltre, marcate differenze a livello sub-unitario (la sub-unità 16S). Le loro dimensioni sono dell'ordine di pochi micron (μm), ma possono variare dai circa di micoplasmi e di alcuni archea ai di alcune spirochete sino agli oltre di Thiotrichaceae e di alcuni clostridi del genere Epulopiscium quindi risultanti visibili ad occhio nudo. L'interno cellulare non è generalmente suddiviso da membrane (anche se in passato alcune funzioni metaboliche, come la respirazione e la fotosintesi, venivano associate ad invaginazioni e ripiegamenti della membrana cellulare, chiamati mesosomi, poi rivelatisi artefatti). Gli organismi procarioti sono unicellulari, ma ad esempio nella famiglia delle Pyrodictiaceae, archea ipertermofili a struttura coloniale si produce una rete di cellule discoidali piatte e cannulari, e i mixobatteri si possono aggregare per formare corpi fruttiferi pluricellulari. Si riproducono per scissione o gemmazione e possono presentare fenomeni di trasformazione come la coniugazione dimostrando un sensibile trasferimento genico orizzontale. Il genoma cellulare è più semplice di quello delle cellule eucariote ed è spesso costituito da una sola molecola circolare di DNA, a cui si aggiungono eventuali repliconi autonomi, ma cromosomi o altre strutture lineari possono essere presenti. È generalmente assente la membrana nucleare ma i rappresentanti dei Planctomycetes la possiedono, probabilmente strutturata come doppia membrana. La parete cellulare, se presente, può essere composta in parte da peptidoglicano o pseudomureine. Esternamente alla parete cellulare ci può essere uno strato più spesso e meno rigido, detto capsula e possono essere presenti pili proteici. Esempi di organismi, unicellulari o coloniali, formati da cellule procariote sono: i batteri, comprensivi dei cianobatteri (le cianoficee o alghe azzurre) e gli archea. Note Voci correlate Cellula eucariota Prokaryota Batterio Cianobatteri Altri progetti Citologia
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https://it.wikipedia.org/wiki/Chimica%20fisica
Chimica fisica
La chimica fisica è la branca della chimica che studia le leggi fisiche che sottostanno ai processi chimici, ovvero studia il dettaglio dei processi chimici considerando molecole e atomi come sistemi fisici. Classiche aree di lavoro della chimica fisica sono la termodinamica, la cinetica chimica, la meccanica quantistica e la spettroscopia. Storia Il termine "chimica fisica" è stato probabilmente utilizzato per la prima volta da Michail Lomonosov nel 1752, quando davanti agli studenti dell'Università statale di San Pietroburgo presentò il corso intitolato Corso di vera chimica fisica. Fondatore della moderna chimica fisica viene considerato il chimico statunitense Willard Gibbs, che con la sua pubblicazione "On the Equilibrium of Heterogeneous Substances" (Sull'equilibrio delle sostanze eterogenee) del 1876 introdusse alcuni concetti quali quelli di energia libera, potenziale chimico e regola delle fasi che risulteranno tra i principali fondamenti di questa disciplina. Il successivo sviluppo fu dato dal contributo di chimici quali Svante Arrhenius, Jacobus Henricus van 't Hoff, Wilhelm Ostwald e Walther Nernst verso la fine degli anni 1800. Gli sviluppi del ventesimo secolo comprendono l'applicazione della meccanica statistica ai sistemi chimici e lavori riguardanti i colloidi e la chimica delle superfici, dove Irving Langmuir diede un notevole contributo. Altri importanti sviluppi riguardarono la nascita della chimica quantistica, evolutasi dalla meccanica quantistica negli anni 1930, dove Linus Pauling fu uno dei maggiori contributori. Gli sviluppi teorici sono andati di pari passo con l'evoluzione dei metodi sperimentali e l'utilizzo delle varie forme di spettroscopia è tra uno dei più importanti progressi del ventesimo secolo. Discipline La chimica fisica applica la termodinamica allo studio dei gas, delle soluzioni e delle reazioni chimiche, quantificando gli aspetti energetici di queste ultime e arrivandone a prevedere l'eventuale sponteneità o le condizioni di spontaneità teoriche. La termodinamica consente anche di trattare l'equilibrio chimico e l'equilibrio tra le fasi. L'uso della meccanica quantistica non solo permette di interpretare gli spettri atomici e molecolari, ma facendo uso del suo rigoroso formalismo matematico permette anche di descrivere il legame chimico e di predire importanti proprietà delle molecole quali la loro stabilità e reattività. La spettroscopia permette di determinare sperimentalmente la struttura e composizione delle molecole, mentre la cinetica chimica studia la velocità delle reazioni e l'insieme di processi elementari che intercorrono durante una reazione chimica quando a partire dai reagenti si ottengono i prodotti finali. L'elettrochimica è un'altra importante area della chimica fisica che si occupa delle implicazioni dei fenomeni elettrici in ambito chimico. Riassumendo, le principali aree di interesse della chimica fisica si possono così elencare: Meccanica quantistica e chimica quantistica Chimica computazionale Termodinamica e termochimica Meccanica statistica Cinetica chimica Dinamica molecolare Elettrochimica Spettroscopia molecolare Fenomeni di trasporto Chimica dello stato solido e delle superfici Chimica delle interfasi Chimica dei colloidi Fotochimica Femtochimica Chimica supramolecolare Chimica nucleare Sonochimica Astrochimica Strutturistica chimica Transizioni di fase Magnetochimica Note Bibliografia P. Atkins, J. De Paula, "Physical Chemistry", Oxford University Press, 2006 (ottava ed.), ISBN 978-0-19-870072-2 Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cloro
Cloro
Il cloro (dal greco χλωρός, chlorós, «verde, verdeggiante») è l'elemento chimico della tavola periodica con numero atomico 17 e simbolo Cl. È il secondo elemento nel gruppo degli alogeni, situato nel gruppo 17 della tavola periodica. Il cloro gassoso è di colore verde giallastro, due volte e mezzo più denso dell'aria e ha un odore soffocante estremamente sgradevole ed è molto velenoso. In condizioni standard ed in un ampio intervallo di temperature e pressioni il cloro è costituito da molecole biatomiche Cl2 (numero CAS ). È un potente agente ossidante, sbiancante e disinfettante. Sotto forma di anione cloruro Cl− è presente nel comune sale da cucina (o cloruro di sodio) e in molti altri composti, è molto abbondante in natura e necessario a quasi tutte le forme di vita, compreso l'organismo umano (il sangue umano contiene infatti una discreta quantità di anione cloruro). L'atomo di cloro ha il primato di avere la più alta affinità elettronica nel sistema periodico (3,61 eV) ed è seguito in questo da quello di fluoro (3,40 eV). Storia Il composto più comune del cloro, il cloruro di sodio è conosciuto dall'antichità, gli archeologi hanno scoperto che il sale veniva usato già prima del 3000 a.C. L'acido cloridrico era già conosciuto nell'800 d.C. dall'alchimista Jābir ibn Hayyān.Una miscela di acido cloridrico e acido nitrico, chiamata "acqua regia", fu scoperta nel 1400 d.C. e fu usata per sciogliere l'oro, che però è inattaccabile da questi due acidi presi singolarmente. L'acqua regia ha tale nome proprio per questa sua proprietà di sciogliere il più "nobile" dei metalli. Il cloro fu scoperto nel 1774 da Carl Wilhelm Scheele, che erroneamente però lo ritenne un composto dell'ossigeno. Fu battezzato cloro come elemento chimico nel 1810 da Humphry Davy, che lo riconobbe finalmente come tale. In precedenza era chiamato anche "spirito di sale". Disponibilità In natura il cloro si trova soltanto combinato sotto forma di ione cloruro. I cloruri costituiscono la gran parte di tutti i sali sciolti nei mari e negli oceani della Terra; in effetti, l'1,9% della massa di tutti gli oceani è dovuta agli ioni cloruro. Concentrazioni ancora più alte di cloruro si trovano nel Mar Morto e in depositi sotterranei. La gran parte dei cloruri è solubile in acqua, perciò i cloruri allo stato solido si trovano soltanto nelle regioni più aride o in giacimenti sotterranei profondi. Minerali comuni di cloro sono il salgemma o halite (cloruro di sodio), la silvite (cloruro di potassio) e la carnallite (cloruro esaidrato di potassio e magnesio). Industrialmente, il cloro elementare è prodotto solitamente per elettrolisi di cloruro di sodio sciolto in acqua. Insieme al cloro, il processo genera anche idrogeno e idrossido di sodio, secondo l'equazione chimica 2 NaCl + 2 H2O → Cl2 + H2 + 2 NaOH In laboratorio si può invece ottenere tramite il riscaldamento del biossido di manganese con acido cloridrico attraverso una reazione di ossido-riduzione: MnO2 + 4 HCl → MnCl2 + 2 H2O + Cl2 Produzione industriale Il cloro viene prodotto per elettrolisi di soluzioni di cloruro di sodio, dette anche salamoie. A livello industriale l'elettrolisi viene condotta principalmente secondo tre processi. Cella a mercurio Si tratta del primo metodo usato per la produzione industriale. La cella elettrolitica consiste di un anodo di titanio ed un catodo di mercurio. All'anodo si sviluppa cloro gassoso; al catodo il sodio forma un amalgama con il mercurio: l'amalgama viene poi trattato con acqua per rigenerare il mercurio e convertire il sodio metallico in idrossido di sodio e idrogeno gassoso. Tale metodologia è oggi considerata altamente inquinante a causa del mercurio che tende a disperdersi nell'ambiente, pertanto tutti gli impianti che la utilizzano in Italia sono stati messi fuori servizio o sono in via di dismissione e/o riconversione verso la tecnologia a membrana. Cella a diaframma Un setto di amianto è posto sul catodo, costituito da una griglia di ferro. In questo modo, il cloro che viene a formarsi viene tenuto separato dal resto della salamoia, che si arricchisce di idrossido di sodio. È un processo più conveniente del precedente, anche se l'idrossido di sodio che si ottiene è diluito. Inoltre ha un elevato contenuto residuo di cloruro di sodio, che costringe ad un costoso trattamento per la separazione via evaporativa. È considerata una tecnologia obsoleta, anche a causa della cessazione dell'impiego dell'amianto, che peraltro viene sostituito da altri materiali fibrosi. Cella a membrana La cella elettrolitica è divisa in due sezioni da una membrana semipermeabile agli ioni cloruro; nella sezione dell'anodo si trova la salamoia, in quella del catodo acqua distillata. L'efficienza energetica è simile a quella delle celle a diaframma, col vantaggio di ottenere idrossido di sodio di elevata purezza. Questa tecnologia è oggi considerata lo stato dell'arte e non presenta problemi di inquinamento. Tra i leader mondiali nella costruzione di celle a membrana vi è l'italiana De Nora S.p.A. In Italia un impianto funzionante con questa tecnologia è lo stabilimento Eni Rewind (ex Syndial) di Assemini (Cagliari). Applicazioni Il cloro è un importante agente chimico utilizzato nella depurazione dell'acqua, nei disinfettanti, come sbiancante; è stato fra le prime armi chimiche impiegate su vasta scala, in forma gassosa. Si usa inoltre nella fabbricazione di molti oggetti di uso quotidiano, come carta, antisettici, tinture, alimenti, insetticidi, vernici, prodotti petroliferi, plastica, medicinali, tessuti, solventi. Si usa come battericida (acido ipocloroso HClO, ipoclorito di sodio NaClO, clorito di sodio NaClO2) nell'acqua potabile e nelle piscine. Anche piccoli depositi d'acqua potabile sono abitualmente trattati con questa sostanza. La chimica organica sfrutta estesamente questo elemento come ossidante e per sostituire atomi di idrogeno nelle molecole, come nella produzione della gomma sintetica; il cloro infatti conferisce spesso molte proprietà utili ai composti organici con cui viene combinato. Altri usi sono la produzione di clorati, cloroformio, tetracloruro di carbonio e nell'estrazione del bromo. Il cloro è stato il primo elemento chimico ad essere stato impiegato in forma organica nei rilevatori di neutrini solari. Sotto forma di composti come tetracloruro di carbonio, tricloroetilene, soluzione acquosa satura di cloruro di gallio è usato per lo studio dei "neutrini elettronici solari". Si è visto infatti che l'atomo di cloro, colpito da un neutrino si trasforma in argon (gas) ed emette un elettrone. Questo elettrone viene rilevato dai fotomoltiplicatori e la sua energia, direzione, ecc., vengono studiate per trarne informazioni. per azione del bombardamento neutrinico solare del cloro presente nelle acque degli oceani o emesso dalle eruzioni vulcaniche. Non esiste ancora prova che gli altri gas nobili possano derivare per bombardamento neutrinico degli alogeni che li precedono nella tavola periodica (il neon dal fluoro; il kripton dal bromo ed infine lo xeno dallo iodio). Isotopi La massa atomica del cloro è 35,4527. I due principali isotopi stabili del cloro, 35Cl (75,77%) e 37Cl (24,23%), si trovano rispettivamente nella proporzione 3:1 e conferiscono al cloro un apparente peso atomico di 35,5. Del cloro sono conosciuti 12 isotopi, con numeri di massa che variano da 32 a 40. L'isotopo radioattivo 36Cl è quello che ha emivita massima (~3×105 anni). Sono solo tre gli isotopi del cloro che si trovano in natura: gli stabili 35Cl (75,77%) e 37Cl (24,23%) ed il radioattivo 36Cl, che rappresenta circa il 7 × 10−15% del cloro totale. Nell'atmosfera, 36Cl viene prodotto per reazione tra 36Ar ed i raggi cosmici; a livello del suolo il 36Cl è invece prodotto per cattura neutronica dal 35Cl o per cattura muonica dal 40Ca. 36Cl decade in 36S e 36Ar con una emivita di circa 308 000 anni. Una così lunga emivita rende questo isotopo utile per la datazione geologica di reperti di età compresa tra i 60 000 anni ed il milione di anni. Grandi quantità di 36Cl si sono inoltre formate per irraggiamento delle acque marine durante le esplosioni nucleari condotte in atmosfera negli anni tra il 1952 ed il 1958. Il 36Cl permane nell'atmosfera per circa una settimana, quindi il tenore di 36Cl nei suoli e nelle acque è utile per datare reperti recenti – fino a 50 anni. 36Cl trova uso anche in altre applicazioni, quali la datazione di ghiacci e sedimenti. Stati di ossidazione Il cloro può assumere gli stati di ossidazione −1, +1, +3, +5 o +7 corrispondenti agli anioni Cl− (cloruro), ClO− (ipoclorito), ClO (clorito), ClO (clorato), o ClO (perclorato). Composti I composti utilizzati del cloro sono tantissimi: le famiglie più note sono i cloruri, gli ipocloriti, i clorati, i perclorati in campo inorganico, le clorammine e tutti gli alogenuri organici in campo organico. Anidride ipoclorosa (Cl2O) Anidride clorosa (Cl2O3) Anidride clorica (Cl2O5) Anidride perclorica (Cl2O7) Acido ipocloroso (HClO) (valenza 1) Acido cloroso (HClO2) (valenza 3); Acido clorico (HClO3) (valenza 5); Acido perclorico (HClO4) (valenza 7); Acido cloridrico (HCl); Cloruro di sodio (NaCl); Cloruro di potassio (KCl); Cloruro di calcio (CaCl2); Cloruro di argento (AgCl); Cloruro ferroso (FeCl2); Cloruro ferrico (FeCl3); Cloruro di ammonio (NH4Cl); Clorato di potassio (KClO3); Clorato di sodio (NaClO3); Ipoclorito di sodio (NaClO); Perclorato di bario (Ba(ClO4)2); Perclorato di magnesio (Mg(ClO4)2); Perclorato di potassio (KClO4); Perclorato di sodio (NaClO4); Precauzioni Il cloro irrita il sistema respiratorio, soprattutto in bambini e anziani. Allo stato gassoso irrita le mucose, e allo stato liquido provoca ustioni cutanee. La presenza del cloro è rilevabile elettronicamente alla concentrazione di 0,2 ppm mentre l'odore di cloro viene avvertito a concentrazioni di 3,0-3,5 ppm, ma la concentrazione letale è di circa 1000 ppm o più (il cloro fu per questo impiegato nella prima guerra mondiale come arma chimica). L'esposizione a questo gas non dovrebbe quindi superare concentrazioni di 0,5 ppm (TLV-TWA, tempo medio di 8 ore per 40 ore settimanali). Anche l'esposizione cronica a dosi non letali di cloro può provocare malessere: 30 ppm possono provocare irritazione agli occhi, danni anche rilevanti all'apparato respiratorio e nausea, mentre 60 ppm possono provocare danni a lungo termine come ad esempio edema polmonare. L'esposizione cronica a bassi livelli di cloro indebolisce i polmoni a causa dei suoi effetti corrosivi, rendendoli vulnerabili ad altre malattie. Esperimenti condotti sui ratti mostrano che 293 ppm di Cl2 causano la morte del 50% delle cavie. In ambiente domestico, il cloro si sviluppa quando l'ipoclorito di sodio (o candeggina) viene miscelata con l'acido muriatico. Per contatto tra candeggina ed urina (urea), ammoniaca o altri prodotti sbiancanti possono svilupparsi vapori tossici contenenti gas cloro o tricloruro di azoto. Considerazioni ambientali Note Bibliografia Voci correlate Processo cloro-soda Ossicloruri Analisi dei cloruri N,N-dietil-p-fenilendiammina Altri progetti Collegamenti esterni Elementi chimici Armi chimiche Fumiganti Medicinali essenziali secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità
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https://it.wikipedia.org/wiki/Caratteri%20legati%20al%20sesso
Caratteri legati al sesso
I caratteri legati al sesso sono caratteri ereditari regolati da geni presenti sui cromosomi sessuali, la cui trasmissione avviene con rapporti diversi rispetto a quelli previsti in base alle leggi di Mendel. In molte specie animali (Mammiferi, Uccelli e alcuni Insetti) il sesso è determinato da un singolo cromosoma sessuale o eterosoma o da una coppia di questi cromosomi. Nei Mammiferi l'eterocromosoma Y determina la comparsa di caratteri sessuali maschili nell'individuo. Il cromosoma X non determina il sesso dell'individuo, ma deve essere presente in due copie nella femmina affinché sia fertile. La determinazione del sesso varia comunque in base alla classe di organismi considerata, negli uccelli è il sesso femminile ad essere eterogametico. I cromosomi sessuali X e Y, a differenza degli autosomi omologhi, confrontati tra loro contengono quasi esclusivamente geni di diverso tipo, ad eccezione di due ridotte porzioni collocate alle estremità e denominate pseudoautosomiche che contengono gli stessi tipi di geni (naturalmente presentando alleli non necessariamente uguali). In particolare il cromosoma Y contiene solo geni indispensabili per il corretto sviluppo di un individuo maschile, mentre il cromosoma sessuale X contiene molti geni indispensabili per lo sviluppo sessuale femminile ed in più una certa quantità di geni relativi a caratteri non sessuali. Dato il fatto che le femmine possiedono due copie del cromosoma sessuale X, mentre i maschi una sola, ne consegue che le femmine hanno sempre due copie dei geni contenuti sull'X (che naturalmente presentano alleli non necessariamente uguali), mentre i maschi una sola copia (se si escludono i geni delle porzioni pseudoautosomiche che sono presenti in forma omologa anche nel cromosoma sessuale Y). Le femmine quindi possono essere omozigoti o eterozigoti per un carattere legato al sesso, mentre i maschi solo emizigoti. La trasmissione tipica di un fenotipo recessivo legato al sesso prevede la presenza di femmine portatrici le quali hanno il 50% di probabilità che i loro figli maschi esprimano pienamente tale fenotipo. In questo caso, infatti, per i maschi non esistono alleli dominanti o recessivi, essendo essi emizigoti, ossia possedendo un solo gene per quel carattere. Inoltre l'unico X dei maschi è di origine materna. Nel caso (esemplificativo) che il fenotipo recessivo considerato costituisca una malattia, una donna portatrice sana (eterozigote), quindi, avrà una probabilità 1/2 di generare un maschio ammalato mentre, se il marito è sano, le figlie femmine saranno al massimo portatrici come la madre. Se invece il padre è ammalato, e la madre è sana (omozigote), tutte le figlie femmine saranno portatrici, mentre nessuno dei maschi sarà ammalato. Nel caso invece di un incrocio tra femmina portatrice e maschio malato (molto raro), le femmine saranno 50% portatrici e 50% malate (entrambi gli X portatrici del gene mutato) e i maschi saranno per il 50% malati (il padre non cede mai la propria X ai figli maschi). Esempi L'emofilia A è una malattia ereditaria che comporta l'incapacità del sangue di coagulare. In molti emofiliaci l'organismo non è capace di sintetizzare una certa proteina (fattore VIII) necessaria per la coagulazione del sangue e tale malattia causa emorragie interne incontrollate dai reni, nel cervello e in altri organi vitali. L'emofilia è un carattere recessivo. I geni che codificano per le proteine necessarie alla coagulazione del sangue sono localizzati sul cromosoma X. Una donna deve avere quindi due alleli recessivi per essere emofiliaca, mentre a un uomo ne basta solo uno. Una donna portatrice di emofilia ha il 50% delle possibilità di trasmettere il gene recessivo al figlio. La più famosa portatrice di emofilia fu la regina Vittoria che trasmise il gene a uno dei suoi figli e due alleli alle sue figlie. La stessa cosa avviene per una forma di daltonismo, un sistema di gruppi sanguigni e numerosi altri caratteri. La regolazione dell'attività dei geni legati al sesso è regolata anche dall'effetto Lyon. Genetica formale
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cobalto
Cobalto
Il cobalto è l'elemento chimico di numero atomico 27 e il suo simbolo è Co. È il primo elemento del gruppo 9 del sistema periodico, facente parte del blocco d, ed è quindi un elemento di transizione. Nella vecchia nomenclatura ha costituito, insieme al ferro, l'elemento precedente, e al nichel, il successivo, la triade del gruppo VIII del sistema periodico, detto anche gruppo del ferro; allo stato metallico condivide con essi il ferromagnetismo, sebbene meno spiccato che nel ferro. Il nome cobalto deriva probabilmente dal greco kobalos, traducibile con folletto (ma vedi anche coboldo), "kobolt" in tedesco, dato dai minatori tedeschi che incolpavano i folletti di far loro trovare un metallo inutile anziché l'argento. Caratteristiche È un elemento bianco-argenteo, ferromagnetico e molto duro. Il cobalto metallico è solitamente una miscela di due diverse strutture cristallografiche: hcp e fcc, con una temperatura di transizione da hcp a fcc di 722 K. La configurazione termodinamicamente stabile è pertanto quella esagonale, anche se tecnologicamente risulta facile ottenere l'allotropo cubico (ad esempio realizzando film sottili di cobalto). È associato spesso con il nichel, ed entrambi sono componenti caratteristici del ferro meteorico. La sua temperatura di Curie è con 1,6~1,7 magnetoni di Bohr per atomo. Il cobalto ha una permeabilità magnetica relativa pari a due terzi di quella del ferro. Il cobalto è chimicamente inerte; a temperatura ambiente risulta stabile nei confronti dell'aria e dell'acqua; viene lentamente attaccato dagli acidi cloridrico (HCl) e solforico (H2SO4). Gli stati di ossidazione che il cobalto può assumere sono +2, +3 e (raramente) +1. Il 60Co, un isotopo radioattivo artificiale emettitore di raggi gamma, è impiegato nel trattamento di molti tipi di tumori. I mammiferi hanno bisogno di piccole quantità di sali di cobalto nella dieta. Applicazioni Il cobalto ed i suoi sali trovano impiego in numerosi settori ed applicazioni. Leghe metalliche, quali ad esempio quelle impiegate nella realizzazione di turbine per motori d'aereo; leghe ad alta resistenza alla corrosione e all'usura; leghe per la produzione di gioielli in oro; acciai per utensili ad alta velocità; utensili in metallo duro (detti anche "come il diamante" o Widia); Legante per la sinterizzazione utensili diamantati ottenuti inglobando particelle di diamante in una matrice metallica mediante sinterizzazione. In questo modo si ottiene una placchetta di metallo, detta settore diamantato, capace di tagliare materiali lapidei duri quali il granito. È possibile tagliare anche materiali teneri come il marmo ma si preferisce utilizzare utensili ottenuti per deposizione elettrolitica dove il diamante viene bloccato sul supporto inglobandolo nel nichel che si deposita sul corpo dell'utensile. Magneti e supporti magnetici per registrazioni, in lega con Fe (CoFe, materiale magneticamente duro a bassa rimanenza) ed in lega con Al e Ni (Alnico, materiale magneticamente duro ad alta rimanenza) Catalizzatori per le industrie petrolchimica e chimica Materiale di rivestimento per elettrodeposizione (galvanostegia), per il suo aspetto, la sua resistenza e la sua durezza. Composti disidratanti per vernici, lacche ed inchiostri Polveri per il rivestimento di porcellane e smalti Pigmenti: blu cobalto e verde cobalto Elettrodi per batterie d'auto Per la costruzione dei catodi di particolari valvole termoioniche destinate ad usi HiFi di altissimo livello. Queste valvole (molto costose) hanno la particolarità unica di emettere una luce verdognola, invece del solito arancione da incandescenza tipico degli altri tipi di valvole "normali". È stata teorizzata la creazione della cosiddetta bomba al cobalto in cui, al momento dell'esplosione, i neutroni veloci prodotti dalla fusione termonucleare bombardano il cobalto trasmutandolo in radioattivo e disperdendolo poi nel fallout. Il cobalto-60, radioattivo, trova impiego come sorgente di raggi gamma si usa nella radioterapia si usa per la sterilizzazione dei cibi tramite radiazione (pastorizzazione a freddo) si usa nella radiografia industriale per il rilevamento di anomalie strutturali in manufatti in metallo. si usa per misurare il livello di acciaio liquido in lingottiera nel processo di colata continua abbinato a uno scintillatore Il suo uso come tracciante radioattivo è molto diffuso perché è facile da produrre; si ottiene infatti esponendo cobalto naturale ai neutroni prodotti da un reattore nucleare. Biologia Il Cobalto si trova in molti organismi viventi, esseri umani compresi. Un contenuto di cobalto da 0,13 a 0,30 parti per milione nel suolo migliora nettamente la salute degli animali da cortile. Il Cobalto è un elemento fondamentale nella vitamina B12. Storia Il cobalto era noto fin dall'antichità per i suoi composti che davano al vetro la tipica colorazione blu. George Brandt (1694-1768) è considerato lo scopritore del cobalto: la data della scoperta varia a seconda della fonte, ma è tra il 1730 e il 1737. Egli fu in grado di dimostrare che il cobalto era la fonte del colore blu nel vetro, che invece era in precedenza attribuito al bismuto presente insieme al cobalto. Durante il XIX secolo, il blu cobalto venne prodotto dalla norvegese Blaafarveværket (70-80% della produzione mondiale), seguita dalla produzione dell'industriale tedesco Benjamin Wegner. Nel 1938, John Livingood e Glenn Seaborg scoprirono il cobalto-60. La parola cobalto deriva dal tedesco kobalt o kobold, cioè spirito diabolico (i minatori chiamarono così il minerale di cobalto perché è velenoso e può contaminare altri minerali, come quelli di nichel). Secondo altri può derivare dal greco kobalos, che significa folletto: è possibile che le parole kobold, goblin e cobalt abbiano tutte lo stesso etimo. Disponibilità Il cobalto non si trova allo stato puro metallico, ma solo come minerale, e non viene estratto da solo ma come sottoprodotto della estrazione di rame o nichel. I più importanti minerali di cobalto sono la Heterogenite, la cobaltite, l'eritrite, il glaucodoto e la skutterudite. I maggiori paesi produttori al mondo di cobalto sono la Repubblica Democratica del Congo -da cui al 2023 proviene il 60% del cobalto mondiale in una filiera alimentata da più di 100.000 senza diritti-, la Cina, lo Zambia, la Russia e l'Australia. Un quadro diverso emerge analizzando le aziende che gestiscono miniere di cobalto. Secondo un reportage pubblicato dalla rivista specializzata illuminem, i principali produttori sono aziende incorporate nel Regno Unito (Glencore e Eurasian Natural Resources) e in Cina (China Molybdenum e Metorex). Azionisti cinesi controllano a loro volta le due aziende che rappresentano il 13,8% della produzione mondiale e circa il 24% della produzione prodotta da grandi aziende conosciute e attive. Le imprese incorporate nella Repubblica Democratica del Congo controllano invece solo il 3,5 per cento della produzione globale. Composti Dati i molti stati di ossidazione, esistono in natura molti composti del cobalto. Gli ossidi sono antiferromagnetici a bassa temperatura: CoO (temperatura di Néel: 291 K) e Co3O4 (temperatura di Néel: 40 K). Isotopi Il cobalto naturale è composto di un solo isotopo stabile, 59Co. Sono stati catalogati 22 radioisotopi del cobalto, di cui i più stabili sono 60Co con una emivita di 5,2714 anni, 57Co con 271,79 giorni, 56Co con 77,27 giorni e 58Co con 70,86 giorni. Tutti gli altri hanno tempi di dimezzamento di meno di 18 ore, e la maggior parte di meno di un secondo. Il cobalto ha anche 4 stati metastabili, tutti con emivite di meno di 15 minuti. Il numero di massa degli isotopi di cobalto conosciuti varia da 50 (50Co) a 73 (73Co). Il modo di decadimento principale prima dell'isotopo stabile più abbondante, 59Co, è la cattura elettronica, mentre oltre il 59Co il modo di decadimento più frequente è il decadimento beta. Il prodotto di decadimento più frequente prima del 59Co sono isotopi di ferro, mentre dopo di esso il decadimento dà isotopi di nichel. Precauzioni Il cobalto metallico in polvere può infiammarsi spontaneamente all'aria. I composti del cobalto vanno maneggiati con cautela, data la loro lieve tossicità. Il 60Co, radioattivo, è un potente emettitore di raggi gamma, pertanto l'esposizione ad esso aumenta il rischio di cancro. Ingerito, viene eliminato dai tessuti solo lentamente. Il 60Co può prodursi a partire dal nichel e dagli isotopi stabili del cobalto per effetto dell'irraggiamento neutronico sia entro i reattori nucleari, sia in caso di utilizzo di armi nucleari per i neutroni emessi da queste. Esistono (a livello prettamente teorico) armi nucleari appositamente progettate per aumentare la quantità di 60Co dispersa nell'ambiente attraverso il fall-out. Note Bibliografia Voci correlate Nitrato di cobalto Solfato di cobalto Bomba al cobalto Stellite Altri progetti Collegamenti esterni Elementi chimici Metalli
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Cerio
Il cerio è l'elemento chimico di numero atomico 58 e il suo simbolo è Ce. Si tratta di un metallo, duttile, di colore bianco-argenteo. Si ossida rapidamente quando esposto all'aria ed è abbastanza morbido da essere tagliato con un coltello. Il cerio è il secondo elemento della serie dei lantanidi e, mentre spesso mostra lo stato di ossidazione +3 caratteristico della serie, eccezionalmente si presenta anche con uno stato di ossidazione +4 che non si ossida in acqua. È anche tradizionalmente considerato uno degli elementi delle terre rare. Analogamente ad altri lantanoidi di inizio serie quali lantanio, praseodimio e neodimio, il cerio ha un ruolo biologico essenziale nell'ambito del metabolismo di alcuni batteri. Non ha alcun ruolo noto nella biochimica degli eucarioti e quindi anche dell'uomo, per il quale è moderatamente tossico. Nonostante si trovi sempre in combinazione con gli altri elementi delle terre rare, in minerali come la monazite e la bastnäsite, il cerio è facile da estrarre, grazie alla sua capacità unica tra i lantanidi di essere ossidato allo stato +4. È il più comune dei lantanidi, seguito dal neodimio, dal lantanio e dal praseodimio. È il 26º elemento più abbondante, costituendo 66 ppm (parti per milione) della crosta terrestre, la metà del totale del cloro e il quintuplo del piombo. Il cerio è stato il primo dei lantanidi ad essere scoperto nel 1803, grazie al lavoro degli svedesi Jöns Jacob Berzelius e Wilhelm Hisinger e indipendentemente da Martin Heinrich Klaproth in Germania, nel 1839 è stato isolato da Carl Gustav Mosander. Il cerio e suoi composti hanno una varietà di impieghi: ad esempio, l'ossido di cerio viene utilizzato per lucidare il vetro ed è una parte importante dei convertitori catalitici. Si trova anche negli accendini per le sue proprietà piroforiche. Caratteristiche Il cerio è un elemento metallico, argenteo, appartenente al gruppo dei lantanoidi. Utilizzato in alcune leghe a base di terre rare, per colore e lucentezza somiglia al ferro ma è più tenero, duttile e malleabile; all'aria si ossida rapidamente. Fra gli elementi delle terre rare, solo l'europio è più reattivo del cerio. È attaccato rapidamente da soluzioni alcaline e da acidi, sia diluiti sia concentrati. Il metallo puro può facilmente prender fuoco se graffiato con una lama. A causa della relativa vicinanza dell'orbitale 4f con gli orbitali più esterni, il cerio presenta interessanti caratteristiche chimiche variabili. Ad esempio la compressione o il raffreddamento di questo metallo ne cambiano lo stato di ossidazione, che passa approssimativamente da 3 a 4. Nello stato di ossidazione +3, è denominato ceroso mentre nello stato di ossidazione +4 è detto cerico. I sali cerici del cerio (IV) sono giallastri o rosso-arancioni mentre i sali cerosi del cerio (III) sono normalmente bianchi. Applicazioni Utilizzi del cerio: In metallurgia il cerio è utilizzato nella produzione delle leghe di alluminio e di alcuni acciai. L'aggiunta di cerio alle fusioni in ghisa evita la grafitizzazione e consente la produzione di ghisa malleabile. Negli acciai, può aiutare a ridurre solfuri e ossidi, inoltre consente la degasazione. Viene utilizzato nella produzione degli acciai inossidabili come agente indurente per precipitazione. Nelle leghe di magnesio, una percentuale di cerio fra il 3 ed il 4%, insieme allo 0,2-0,6% di zirconio, aiuta a ridurre la granularità e consente la realizzazione di fusioni di forme complesse, aumentando inoltre la resistenza al calore. Viene utilizzato in leghe per magneti permanenti. È un componente del Mischmetal, abbondantemente utilizzato nella produzione di leghe ad alta piroforicità per accendisigari. Inoltre: Il cerio è anche utilizzato nelle lampade ad arco voltaico, particolarmente nell'industria del cinema. Il solfato cerico è ampiamente utilizzato come agente ossidante volumetrico nell'analisi quantitativa. Composti di cerio sono utilizzati nella produzione del vetro, sia come componenti sia come decoloranti. Composti di cerio sono anche utilizzati per produrre smalti colorati. Composti del cerio(III) e cerio(IV) hanno un utilizzo come catalizzatori nella sintesi di composti organici. Ossido di cerio Vedi Ossido di cerio(III) e Ossido di cerio(IV) Storia Il cerio fu scoperto nel 1803 in Svezia da Jöns Jacob Berzelius e Wilhelm Hisinger ed in Germania, indipendentemente, da Martin Heinrich Klaproth. Il nome cerio venne dato da Berzelius dal nome del pianeta nano Cerere, scoperto due anni prima (1801). Disponibilità Fra gli elementi delle terre rare, il cerio è l'elemento più abbondante nella crosta terrestre, nella percentuale approssimativa dello 0,0046% (ovvero 49 ppm). È contenuto in un certo numero di minerali, i più importanti dei quali sono l'allanite (Ca, Ce, La, Y)2(Al, Fe)3(SiO4)3(OH), la monazite (Ce, La, Th, Nd, Y)PO4, la bastnasite (Ce, La, Y)CO3F, l'hydroxylbastnasite (Ce, La, Nd)CO3(OH, F), il rhabdophane (Ce, La, Nd)PO4-H2O e la synchysite Ca(Ce, La, Nd, Y)(CO3)2F. Fra tutti questi, i più importanti industrialmente sono la monazite (prevalentemente sotto forma di giacimenti di sabbie monazitiche) e la bastnasite. Nella maggior parte dei casi, la preparazione del cerio avviene per mezzo di processi di separazione a scambio ionico. Si prevede che i depositi di monazite, allanite e bastnasite saranno in grado di fornire cerio, torio ed altri elementi delle terre rare ancora per molti anni. Composti Il cerio è caratterizzato da due comuni stati di ossidazione +3 e +4. Il composto più comune è l'ossido di cerio(IV) (CeO2), utilizzato come agente lucidante oltre che come catalizzatore, incorporato nelle pareti dei forni autopulenti. Il solfato di cerio(IV) e ammonio (NH4)2Ce(SO4)3 e il nitrato di cerio(IV) e ammonio (ceric ammonium nitrate o CAN, (NH4)2Ce(NO3)6) sono due comuni reagenti ossidanti utilizzati nelle titolazioni. Il cloruro di cerio(III), CeCl3, viene impiegato per facilitare le reazioni sui gruppi carbonili in chimica organica. Altri composti importanti sono il carbonato di cerio(III) (Ce2(CO3)3), il fluoruro di cerio(III) (CeF3) e il solfato di cerio(IV) (solfato cerico, Ce(SO4)2). Isotopi In natura il cerio è composto dall'isotopo stabile 140Ce (88,45%) e tre isotopi debolissimamente radioattivi: 136Ce (0,185%), 138Ce (0,251%), e 142Ce (11,114%). Il 136Ce, avente emivita di 7×1013 anni, è soggetto al doppio decadimento β+ (374,2 keV) per dare il 136Ba, stabile. Il 138Ce, avente emivita di 9×1013 anni, è soggetto a doppia cattura elettronica (693 keV) per dare il 138Ba, stabile. Il 142Ce, avente emivita di 5×1016 anni è soggetto a doppio decadimento β- (1417 keV) per dare il 142Nd (stabile), ma è anche soggetto a decadimento α (1298 keV), per dare il 138Ba, stabile. Sono noti altri 35 radioisotopi, con numeri di massa che vanno dal 119 (119Ce) al 157 (157Ce): i più stabili fra essi sono 144Ce con emivita di 284,893 giorni, 139Ce con 137,640 giorni e 141Ce con 32,501 giorni. Tutti gli altri radioisotopi hanno emivite di meno di 4 giorni e la gran parte di essi non arriva a 10 minuti. Di questo elemento si conoscono anche due stati metastabili. Precauzioni Il cerio, come tutte le terre rare, è moderatamente tossico. È un forte riducente e si incendia spontaneamente all'aria se riscaldato fino a . Il cerio può reagire con lo zinco in modo esplosivo e la sua reazione con il bismuto e l'antimonio è molto esotermica. I fumi esalanti da incendi di cerio sono tossici. Non si deve usare acqua per spegnere incendi di cerio, perché dalla reazione chimica fra cerio e acqua si sprigiona idrogeno, che è altamente infiammabile. Lavoratori esposti al cerio hanno accusato prurito, sensibilità al calore e lesioni cutanee; animali cui sono state iniettate forti dosi di cerio sono morti per collasso cardiovascolare. L'ossido di cerio (IV) è un potente ossidante ad alte temperature e reagisce con materiale organico combustibile. Anche se il cerio in sé non è radioattivo, il cerio commercialmente disponibile può contenere tracce di torio, che invece lo è. Il cerio non svolge alcun ruolo biologico noto negli organismi viventi. Note Bibliografia Voci correlate Lantanoidi Fluoruro ceroso Solfato cerico ammonico Ossido di cerio Cerimetria Altri progetti Collegamenti esterni Elementi chimici
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cadmio
Cadmio
Il cadmio è l'elemento chimico di numero atomico 48 e il suo simbolo è Cd. Di aspetto metallico, è tossico e relativamente raro; tenero, bianco-argenteo con riflessi azzurrognoli. Si trova nei minerali dello zinco e trova largo impiego nelle pile ricaricabili. Caratteristiche Il cadmio è un metallo bivalente dall'aspetto argenteo con riflessi azzurrognoli; è malleabile, duttile e tenero al punto che può essere tagliato con un normale coltello. Sotto molti aspetti assomiglia allo zinco ma tende a formare composti più esotici di quest'ultimo; così come lo zinco è simile al calcio, il cadmio ha caratteristiche simili allo stronzio, ma una minore reattività. Come lo zinco, nei suoi composti ha numero di ossidazione +2. Sono noti alcuni rari casi in cui ha numero di ossidazione +1. Applicazioni Circa tre quarti della quantità di cadmio prodotta vengono usati nelle pile al nichel-cadmio, mentre il quarto rimanente è principalmente usato per produrre pigmenti, rivestimenti e stabilizzanti per materie plastiche. Tra gli altri usi si annoverano: L'impiego in leghe metalliche bassofondenti e per saldatura L'impiego in leghe metalliche ad alta resistenza all'usura L'impiego nelle cadmiature, ovvero nel rivestimento di materiali con una pellicola di cadmio metallico tramite elettrodeposizione Come barriera per controllare le reazioni di fissione nucleare Composti del cadmio sono usati per produrre i fosfori dei televisori in bianco e nero e i fosfori blu e verdi dei televisori a colori Il solfuro di cadmio è un pigmento giallo L'impiego in alcuni semiconduttori Alcuni composti del cadmio sono degli stabilizzanti per il PVC È stato usato per costruire il primo rivelatore di neutrini Storia Il cadmio (dal latino cadmia, a sua volta dal greco καδμεία kadméia, calamina = scaglia di laminazione) fu scoperto nel 1817 in Germania da Friedrich Stromeyer, che lo individuò tra le impurità della calamina, un minerale a base di carbonato di zinco, notando che alcuni campioni impuri di calamina cambiavano colore per riscaldamento, a differenza della calamina pura. Benché il cadmio e i suoi composti siano molto tossici, la farmacopea britannica (British Pharmaceutical Codex) del 1907 elenca lo ioduro di cadmio tra i medicinali per curare "le giunture ingrossate, la scrofola e i geloni". Nel 1927 la Conferenza Internazionale dei Pesi e delle Misure ridefinì il metro come volte la lunghezza d'onda della linea rossa dello spettro del cadmio e tale definizione restò in vigore fino a quando fu sostituita da quella basata sul kripton. Il cadmio è stato anche il protagonista di un grande inquinamento del suolo e delle acque in Giappone che ha causato l'insorgere della malattia itai-itai. Disponibilità I minerali di cadmio sono rari e si trovano in piccole quantità. Esistono anche alcuni rari minerali del cadmio quali il solfuro (greenockite) e il carbonato basico (otavite). La greenockite (CdS), l'unico minerale di cadmio importante, è quasi sempre associata alla sfalerite (ZnS). Perciò il cadmio viene estratto in genere come sottoprodotto dell'estrazione e della raffinazione dello zinco e, in minor misura, del piombo e del rame. Piccole quantità di cadmio (circa il 10% del consumo totale) provengono dal riciclaggio di rottami di ferro e d'acciaio. La produzione di cadmio negli Stati Uniti cominciò nel 1907, ma l'uso corrente di questo elemento cominciò soltanto dopo la prima guerra mondiale. Isotopi Il cadmio che si trova in natura consiste di sei isotopi stabili. Del cadmio sono stati inoltre individuati 27 radioisotopi di cui i più stabili sono 113Cd con un'emivita di anni, 109Cd (462,6 giorni) e 115Cd (53,46 ore). Tutti gli altri hanno tempi di dimezzamento inferiori a 2,5 ore e la maggior parte di loro inferiore a 5 minuti. Questo elemento ha inoltre 8 stati metastabili di cui i più stabili sono 113mCd (emivita: 14,1 anni), 115mCd (44,6 giorni) e 117mCd (3,36 ore). Gli isotopi del cadmio hanno numeri di massa che vanno da 97 (97Cd) a 138 (138Cd). La principale modalità di decadimento degli isotopi più leggeri di 112Cd è la cattura elettronica con conseguente trasformazione in argento, per gli altri è il decadimento beta con trasformazione in indio. Precauzioni e tossicologia Il cadmio non riveste alcun ruolo biologico nel corpo umano. Sia esso sia i suoi composti sono tossici perfino a basse concentrazioni e tendono ad accumularsi negli organismi e negli ecosistemi. I lavoratori a rischio sono: Addetti alla produzione di leghe contenenti cadmio Addetti alla cadmiatura di oggetti metallici Addetti alla lavorazione di pigmenti contenenti cadmio Addetti alla saldatura ad elettrodi (elettrodi contenenti cadmio) Nel maneggiare il cadmio e i suoi composti è perciò importante lavorare sotto una cappa aspirante in modo da non inalarne i vapori. L'esposizione a lungo termine al cadmio dei lavoratori dei bagni galvanici per cadmiatura produce seri problemi di tossicità. Le polveri di cadmio vengono assorbite soprattutto per via inalatoria e in minima parte tramite cute e mucose. Una volta assorbito, il cadmio si lega ai globuli rossi e alle proteine plasmatiche per poi accumularsi nel fegato e nei reni. In questi organi può permanere anche per diversi anni, rendendo difficile il monitoraggio biologico dell'esposizione acuta. Una volta depositato, il cadmio viene smaltito assai lentamente attraverso la via fecale e urinaria. Patogenesi Il cadmio plasmatico si lega principalmente alla metallotioneina, una proteina plasmatica contenente diversi gruppi sulfidrilici; la proteina contenente cadmio viene eliminata attraverso la filtrazione glomerulare per poi essere riassorbita dalle cellule del tubulo prossimale, nelle quali provoca tossicità. La larga quota riassorbita spiega perché nelle fasi iniziali dell'esposizione il cadmio venga debolmente escreto con le urine (escrezione comunque significativa); successive e durature esposizioni fanno sì che la tossicità sulle cellule tubulari porti all'incapacità da parte del rene di riassorbire il cadmio escreto, con cadmiuria rilevante. Esposizione acuta Un'esposizione a polveri di cadmio pari a 5 mg/m³ è letale in circa 8 ore; esposizioni pari a 1 mg/m³ possono invece dare una tossicità rilevante a livello dell'albero respiratorio, con dispnea, tosse, febbre e astenia. L'ingestione di alimenti contaminati con cadmio provoca invece una sindrome gastroenterica caratterizza da diarrea, nausea, vomito e disidratazione. Esposizione cronica Per la tipica patogenesi, il bersaglio principale del cadmio è il rene. La malattia derivante è una glomerulopatia e una tubulopatia e conseguente proteinuria. Con il tempo si instaura anche aminoaciduria, glicosuria, iperfosfaturia e calciuria. Quest'ultimo elemento è il principale responsabile dei quadri di osteoporosi, osteomalacia e calcolosi delle vie urinarie presenti nei soggetti cronicamente esposti al cadmio. Le polveri e i fumi di cadmio sono inoltre chiamati in causa come induttori di enfisema polmonare e carcinoma polmonare. Altri quadri caratteristici sono l'atrofia delle mucose nasali e conseguente anosmia. Vi può inoltre essere anemia ferrocarenziale per riduzione dell'assorbimento del ferro, epatopatia e colorazione giallognola dello smalto dentale. Indicatori di dose L'unico indicatore di dose disponibile è il cadmio urinario. Come descritto nel paragrafo "patogenesi", il cadmio urinario viene escreto sia nelle prime fasi di esposizione sia quando sopraggiunge il danno renale. Inoltre per l'immagazzinamento nel parenchima epatico e renale, la cadmiuria può rimanere elevata anche dopo molto tempo dall'esposizione. Per questo, la cadmiuria è un buon indicatore di dose solo se contestualizzato all'interno di una precisa anamnesi lavorativa. Indicatori di effetto La nefropatia da cadmio provoca l'escrezione di diverse proteine a basso peso molecolare. Per questo, se vi è cadmiuria, ritrovare queste proteine a livello renale è un indicatore tipico di danno renale. Tra queste hanno particolare importanza la N-acetil-glucosaminidasi e la proteina legante il retinolo; il danno renale cronico può essere sospettato ogni qualvolta la proteinuria rimanga elevata anche dopo cessata esposizione al cadmio. Note Bibliografia Voci correlate Cadmio nativo Normativa comunitaria RoHS Ossido di cadmio Tellururo di cadmio Nitrato di cadmio Solfato di cadmio Altri progetti Collegamenti esterni Elementi chimici Metalli Carcinogeni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Coordinate%20celesti
Coordinate celesti
Le coordinate celesti servono per identificare la posizione degli astri sulla sfera celeste. Alternativamente, visto che nella realtà essi hanno distanze diverse da noi, le coordinate celesti individuano una direzione orientata, ossia una semiretta originata dall'osservatore e passante per l'astro. Sistemi di coordinate In astronomia, i sistemi di coordinate possono specificare la posizione di un oggetto celeste in uno spazio tridimensionale o mettere in grafico la sua posizione sulla sfera celeste, tenendo conto che oltre una certa distanza non siamo più in grado di valutare visivamente la lontananza dei corpi, per cui gli astri ci sembrano tutti alla stessa distanza Coordinate orizzontali Le coordinate orizzontali, chiamate anche coordinate altazimutali, dipendono dalla posizione relativa dell'osservatore rispetto all'astro e sono riferite all'osservatore, presupposto immobile rispetto alla Terra in movimento; quindi, per ogni astro (in movimento relativo rispetto alla Terra), variano continuamente nel tempo. Si prendono come riferimenti: lorizzonte, la circonferenza massima che separa l'emisfero celeste visibile da quello non visibile; il meridiano locale, la circonferenza massima passante per lo zenit dell'osservatore e per i poli, che incontra l'orizzonte nei punti Nord e Sud; il piede dell'astro, punto dell'orizzonte più vicino all'astro, corrispondente al punto dell'orizzonte individuato dal meridiano passante per l'astro. Quindi come coordinate si ottengono: Come ordinata: laltezza (h) è la distanza angolare dell'astro dall'orizzonte, e varia tra -90° e +90°. Come ascissa: lazimut (A) è la distanza angolare tra il punto Nord e il piede dell'astro (corrispondente alla distanza angolare tra meridiano locale e meridiano passante per l'astro), misurata in senso orario, e varia tra 0° e 360°. Le circonferenze minori formate dai punti di uguale altezza sono i cerchi d'altezza o almucantarat. Le semicirconferenze massime comprendenti i punti di un dato azimut si chiamano verticali. A volte, al posto dell'altezza si usa la distanza zenitale (z), che è la distanza angolare dell'astro dallo zenit dell'osservatore e che varia da 0° a 180°. Pertanto z è l'angolo complementare di h, infatti z + h = 90°. Coordinate equatoriali Esistono due tipi di coordinate equatoriali: si parla, infatti, di sistema equatoriale fisso (detto anche sistema a coordinate equatoriali orarie) e di sistema equatoriale mobile (detto anche sistema a coordinate equatoriali celesti). Coordinate equatoriali orarie Nel primo sistema equatoriale si prendono come riferimenti come piano di riferimento l'equatore celeste, ossia l'intersezione del piano dell'equatore terrestre con la sfera celeste come punto di riferimento si sceglie il punto di mezzocielo M, che è l'intersezione del meridiano locale e dell'equatore celeste. Dunque, le coordinate del sistema equatoriale fisso sono: langolo orario, che è la distanza angolare tra il punto di mezzocielo M e l'intersezione del meridiano celeste passante per l'astro con l'equatore celeste; si misura in ore, minuti e secondi (0^h, 24^h) a partire dal punto M in senso orario; la declinazione, ossia la distanza angolare tra l'intersezione del meridiano celeste per l'astro e l'equatore celeste e l'astro stesso, misurata lungo il meridiano celeste; si misura in gradi, primi e secondi (0°,90°) a partire dall'equatore celeste fino ai poli celesti, e si parla di declinazione positiva nell'emisfero boreale e di declinazione negativa in quello australe. Mentre la declinazione non cambia con l'osservatore, l'angolo orario sì. Coordinate equatoriali celesti Si introduce un altro sistema di riferimento, il sistema equatoriale mobile, in cui le coordinate non variano con la posizione dell'osservatore, che permette quindi una localizzazione completamente indipendente dalla posizione di questi, e col moto diurno della sfera celeste. Si prendono come riferimenti: lequatore celeste; i cerchi orari (o meridiani); il punto d'ariete (γ), ossia una delle due intersezioni delleclittica (il piano su cui giace il moto apparente del Sole rispetto alla Terra che è inclinato rispetto all'equatore celeste di un angolo di 23° 26' 32″) con l'equatore celeste: è il punto in cui il sole passa dalla semisfera sud a quella nord. Le coordinate sono: la declinazione (δ) di un astro è la sua distanza angolare dall'equatore celeste (da -90°, al polo sud, a +90° al polo nord); lascensione retta (α) di un astro è la distanza angolare tra il punto d'ariete e l'intersezione del suo cerchio orario con l'equatore celeste; si misura a partire dal punto d'ariete in senso antiorario in gradi (0°, 360°) o equivalentemente in ore ponendo 1h = 15°. A volte, al posto della declinazione si usa la distanza polare (p), che è la distanza angolare dell'astro dal polo nord celeste e che varia da 0° a 180°. In ogni caso, trattandosi di angoli complementari, p + δ = 90°. Conversione tra coordinate di diversi sistemi di riferimento Per passare dalle coordinate di un sistema di riferimento a quelle di un altro bisogna effettuare delle trasformazioni matematiche. Per convertire lascensione retta (α) (coordinate equatoriali celesti) in angolo orario (H) (coordinate equatoriali orarie) è necessario conoscere il proprio tempo siderale (TS): Per convertire la declinazione (δ) (coordinate equatoriali) in altezza (h) (coordinate altazimutali) è necessario conoscere la propria latitudine (φ) e langolo orario (H) e applicare la seguente espressione: Per ottenere lazimut (A) (coordinate altazimutali) a partire dallangolo orario (H) è necessario conoscere la propria latitudine (φ) e la declinazione (δ) e applicare la seguente espressione: con Z = angolo azimutale. Coordinate galattiche Le coordinate galattiche prendono come piano di riferimento quello galattico, che forma un angolo di 62°41' con l'equatore celeste, e come direzione di origine quella del centro galattico individuato dalle misure di radioastronomia e collocato nella costellazione del Sagittario (α=17h 42m 30s, e δ=-28°55'18″). Questi riferimenti permettono di definire un polo nord ed un polo sud galattico tramite la direzione normale al piano galattico e passante per il Sole. Il polo nord galattico ha coordinate equatoriali α=12h 49m e δ=+27° 24'. Si definiscono una longitudine galattica (l) ed una latitudine galattica (b), entrambe misurate in gradi. La latitudine galattica è misurata sui cerchi massimi passanti per i poli e varia da b=-90° (polo sud galattico) a b=+90° (polo nord galattico). La longitudine galattica varia da l=0° (centro della galassia) a l=360° ed è crescente nel verso di rotazione della Via Lattea (vista dal polo nord la longitudine cresce in senso antiorario). Cambiamenti delle coordinate celesti A causa dei movimenti a lungo termine della Terra (primo fra tutti quello conosciuto col nome di precessione degli equinozi), gli astri non hanno coordinate celesti del tutto fisse ma si spostano col tempo. Questo movimento è indipendente dal moto proprio delle stelle, perché si tratta di un movimento dell'osservatore piuttosto che dell'astro. Ad occhio nudo e su scale di pochi anni è impercettibile, ma per le osservazioni astronomiche si pone il problema di specificare a quale istante una coordinata si riferisce. È stato perciò inventato il concetto di epoca: tutte le coordinate si specificano rispetto ad un'epoca, ed esistono algoritmi per passare da un'epoca all'altra. Nonostante l'entità dello spostamento possa apparire irrisoria su brevi periodi, su una scala di tempo di millenni esso può portare a notevoli variazioni nelle posizioni degli astri; ad esempio, tra circa 13000 anni il polo nord celeste sarà indicato da Vega, e non più dalla Stella Polare. Note Altri progetti Astronomia sferica Meccanica celeste
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https://it.wikipedia.org/wiki/Legge%20di%20conservazione%20della%20quantit%C3%A0%20di%20moto
Legge di conservazione della quantità di moto
In fisica, la legge di conservazione della quantità di moto è una legge di conservazione che stabilisce che la quantità di moto totale di un sistema isolato è costante nel tempo (costante del moto). Il principio è richiamato in particolare nel caso di sistemi in cui agiscono unicamente le forze interne, come avviene ad esempio in molti fenomeni di urto o esplosione. Questa legge di conservazione può essere applicata più di frequente rispetto al principio di conservazione dell'energia meccanica poiché le forze interne agenti su un sistema sono in grado di alterarne l'energia meccanica, ma, trattandosi di mutue interazioni tra i corpi che si annullano vicendevolmente per il principio di azione e reazione, non ne variano la quantità di moto totale. Sistema discreto Dimostrazione Enunciato:In fisica, la legge di conservazione della quantità di moto è una legge di conservazione che stabilisce che la quantità di moto totale di un sistema isolato è costante nel tempo. La condizione di isolamento si esprime nel fatto che sia nulla la risultante delle forze esterne.Chiariamo ipotesi e tesi: Ipotesi: . Tesi: . Dove è bene ricordare che essendo una grandezza vettoriale, per omogeneità rappresenta un vettore (con modulo, verso e direzione costanti). Prima di iniziare la dimostrazione è opportuno ricordare il secondo principio della dinamica generalizzato (generalizzato in quanto include anche la possibilità che la massa cambi nel tempo): Si supponga ora di avere un sistema con un numero di punti materiali di masse e velocità . La quantità di moto del sistema è data da Se ora si deriva rispetto al tempo, per il secondo principio della dinamica generalizzato si ottiene dove F è può essere riscritta come la somma delle forze interne ed esterne al sistema che è vera in quanto per ipotesi . Da questa relazione, scomponendo nelle singole forze che compongono il sistema otteniamo: L'ultima uguaglianza è verificata in quanto la somma delle forze interne è nulla poiché, per il terzo principio della dinamica, un corpo che eserciti una forza sul corpo riceve una uguale di modulo e direzione ma di verso opposto. In formule: Dal ragionamento appena fatto risultano nulle tutte le forze in gioco. Ripercorrendo all'indietro la catena di uguaglianze è allora possibile scrivere: Dalla nullità della derivata è possibile concludere che , ovvero la tesi. La legge di conservazione della quantità di moto in un sistema di punti materiali è un caso particolare, ossia , della prima equazione cardinale della dinamica, secondo cui la risultante delle forze esterne è uguale alla variazione della quantità di moto totale del sistema rispetto al tempo. Centro di massa e conservazione della quantità di moto Il principio è anche applicabile al centro di massa di un sistema di punti materiali. Infatti, la quantità di moto del centro di massa corrisponde al prodotto tra la massa totale del sistema e la velocità del centro di massa : A questo punto, la conservazione della quantità di moto è conseguenza del caso di del teorema del centro di massa, enunciato come: Conservazione di quantità di moto e urti Un'applicazione molto comune della legge di conservazione di quantità di moto in fisica sono le situazioni di collisione tra due corpi, ovvero gli urti. Quantità di moto per un sistema di corpi La quantità di moto si conserva in un sistema di corpi puntiformi. Nel generico caso di urto tra il punto materiale 1 e il punto materiale 2, grazie alla legge di conservazione della quantità di moto, si può scrivere che dove: e sono le rispettive masse del corpo 1 e del corpo 2 e sono le velocità dei corpi prima dell'urto; e sono le velocità dei corpi dopo l'urto. Se si tratta di urto centrale, ovvero se le velocità dei due punti materiali si trovano sulla stessa retta e quindi i corpi si muovono lungo un'unica dimensione, l'equazione precedente può essere riscritta come: Altrimenti, se entrambi i punti si muovono lungo due dimensioni, l'equazione si differenzia per le due componenti: Quantità di moto di un corpo puntiforme in movimento Se, invece di guardare il moto del sistema, si considera il moto del singolo punto materiale, allora non si verifica più conservazione di quantità di moto. Infatti, in questo caso la variazione di quantità di moto del corpo non è nulla, ma determina l'impulso che la forza , che mette in moto il corpo puntiforme, genera sul punto materiale nell'intervallo di tempo . Lo si dimostra partendo dal secondo principio della dinamica: , da cui si ha che . Integrando nell'intervallo di tempo, si ottiene , cioè . La formula appena dedotta descrive il teorema dell'impulso. Idraulica In idraulica la legge di conservazione della quantità di moto è conosciuta anche come equazione globale dell'equilibrio dinamico. Essa viene descritta dalla formula: Dove i termini hanno il seguente significato: rappresenta la somma di tutte le forze di campo, che, in assenza di altri contributi oltre quello del campo gravitazionale terrestre, corrisponde al peso del fluido contenuto nel volume , per cui vale rappresenta la risultante delle forze esterne superficiali, sostanzialmente la spinta che la superficie di contorno esercita sul fluido; rappresenta la differenza della quantità di moto posseduta dalla massa entrante e quella uscente nell'unità di tempo, nel volume di controllo . Da notare che e , che si considerano generalmente come quantità di moto, sono in realtà quantità di moto nell'unità di tempo, e quindi sarebbe più preciso indicarle come flussi di quantità di moto; è la risultante delle inerzie locali, che variano in relazione al comportamento della velocità e della densità nel tempo, in tutti i singoli punti del volume . Questo integrale dà un contributo all'equazione nel momento in cui siamo in condizioni di moto vario, poiché, se il moto fosse permanente, il suo risultato sarebbe nullo. Caratteristiche Questa equazione costituisce una relazione vettoriale fra quantità che sono tutte forze, infatti la loro unità di misura è il Newton, ed dipendono dai valori che le grandezze in gioco assumono nei punti interni al volume , mentre , e dipendono solo dalle condizioni che si verificano alla superficie di contorno. Dato il modo con cui si deduce l'equazione (spiegato in seguito), non ci sono limitazioni al suo impiego; vale per fluidi sia comprimibili che incomprimibili, per moti in regime laminare oppure turbolento; Ogni problema di tipo dinamico viene ricondotto ad uno di equilibrio statico, a patto che alle forze di massa e superficie agenti effettivamente sul fluido si aggiunga un sistema di forze fittizie che permetta di considerare le inerzie, ovvero le forze di inerzia locali e i flussi di quantità di moto; In condizioni di moto permanente, cioè quando , per un fluido incomprimibile, l'equazione risulta indipendente dalle caratteristiche del moto all'interno del volume considerato, bensì dipende solamente dalla distribuzione degli sforzi e della velocità sulla superficie di contorno. Dimostrazione Il modo più conveniente per determinare l'azione del fluido è quello di prendere in considerazione un volume di controllo , finito, delimitato da una superficie chiusa che chiamiamo . Ora, sappiamo che per ogni elemento infinitesimo del fluido vale l'equazione indefinita del movimento, pertanto si moltiplica ogni termine per , si integra su tutto il volume considerato e infine si fa uso del teorema di Green, che mette in relazione gli integrali di volume con quelli di superficie. Per il teorema del tetraedro di Cauchy, è possibile scrivere che , pertanto si ottiene che: Ragionando sul termine , tramite la regola di derivazione euleriana esso si può scrivere come: Inoltre si nota che l'argomento delle parentesi quadre corrisponde a , che, per l'equazione di continuità è: Tenendo presente che , si arriva al seguente risultato: . Passando, quindi, alla risoluzione dell'integrale di volume definito sopra, si applica ancora una volta il teorema di Green: in cui osserviamo che i termini nella parentesi del secondo integrale, a secondo membro, si possono scrivere, in forma più compatta, come , che è la componente della velocità in direzione normale alla superficie. Quindi l'equazione diventa Da qui, tenendo conto delle espressioni ricavate sopra, si ottiene l'equazione globale dell'equilibrio dinamico. Ricapitolando: è il volume di controllo è la densità, che per l'acqua vale 1000 kg/m³ è il contorno della superficie chiusa è la velocità rappresenta il vettore delle forze di campo gravitazionali la normale al generico punto della superficie di contorno, presa con segno positivo se rivolta verso l'interno. Esempi Affondamento di un corpo La legge di conservazione della quantità di moto può essere applicata ad un oggetto semplice che galleggia, come un iceberg. Se consideriamo un corpo che galleggia nell'acqua e vogliamo calcolare il suo affondamento possiamo ricorrere al principio di conservazione della quantità di moto. Per l'uso pratico possiamo scomporre le forze lungo i tre assi principali, , e : Lungo gli assi e , cioè sul piano orizzontale, le forze saranno uguali e si annulleranno a vicenda, visto che non si considera l'oggetto in movimento, il flusso sarà nullo, pertanto non dovremo considerare nulla. Lungo l'asse saranno da equipararsi le forze gravitazionali dell'oggetto con quelle relative alla spinta esercitata dall'acqua. Possiamo scrivere: Considerando che: Pertanto possiamo confrontare le due forze: Infine possiamo calcolare l'affondamento z' del nostro oggetto come: Cioè abbiamo dimostrato come l'affondamento di un qualsiasi cosa nell'acqua sia relativo al rapporto di densità relativa dei due, moltiplicata per la lunghezza dell'oggetto perpendicolare alla superficie del pelo libero dell'acqua. Nel caso di un iceberg, una volta che conosciamo la sua geometria, possiamo considerarlo come somma di cilindri di varia altezza , e quindi calcolare il suo affondamento. Spinta su una tubazione curva Vi sono molti esempi pratici nell'uso di questa legge, come il calcolo della spinta su una tubazione curva entro cui passa una corrente in moto permanente di un liquido incomprimibile. Immaginiamo di voler calcolare la spinta su una parete AA-BB di questa tubazione. Si applica l'equazione globale dell'equilibrio dinamico al volume di liquido compreso tra le due sezioni (AA e BB); la spinta sulla superficie di contorno può essere scritta come , dove è la spinta che la parete curva esercita sul volume considerato, e sono le spinte relative alle sezioni AA (di ingresso) e BB (di uscita) della curva. Si ottiene: , dalla quale si ricava, visto che la spinta cercata è uguale e opposta a quella esercitata dalle parete della curva (), si ricava in definitiva: Per quanto riguarda il calcolo di ci sono difficoltà di carattere puramente geometrico, relative al calcolo del volume , che, moltiplicato per il peso specifico del liquido fornisce il modulo di , vettore con direzione verticale verso il basso, con retta di applicazione passante per il baricentro di ; Le spinte e dipendono dagli sforzi agenti nei singoli punti delle due sezioni Le quantità di moto e possono essere espresse, dato che si ritiene che le velocità in ciascuna delle due sezioni siano parallele tra loro, per mezzo degli elementi medi della corrente: la velocità media e la densità media . Dunque si ha: con , dove è la portata della corrente, e le velocità medie nelle due sezioni, e i versori normali alle due sezioni, e i coefficienti di ragguaglio dipendenti dalla distribuzione delle velocità in ciascuna sezione. Note Bibliografia Voci correlate Bilancio (fenomeni di trasporto) Dinamica (fisica) Legge di conservazione Legge di conservazione del momento angolare Legge di conservazione dell'energia Teorema di Noether Leggi di conservazione Meccanica classica
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https://it.wikipedia.org/wiki/Composto%20organico
Composto organico
Si definisce composto organico un composto in cui uno o più atomi di carbonio sono uniti tramite legame covalente ad atomi di altri elementi (principalmente idrogeno, ossigeno, azoto). Tra i pochi composti del carbonio non classificati come "organici" si annoverano i carburi, i carbonati e i cianuri. Un'altra definizione diffusa considera "organico" qualsiasi composto del carbonio in cui questo elemento abbia numero di ossidazione inferiore a +4. Sono pertanto esclusi il biossido di carbonio, l'acido carbonico e i suoi sali, ovvero i bicarbonati e i carbonati. Anche il monossido di carbonio, benché abbia nella sua molecola un atomo carbonio con numero di ossidazione inferiore a +4 e quindi possa essere incluso nella definizione, è considerato un composto inorganico. Tuttavia, la stessa urea, che è stato il primo composto organico sintetizzato da materiali inorganici, ha un atomo di carbonio con numero di ossidazione +4; lo stesso si può dire per il tetracloruro di carbonio e i più semplici clorofluorocarburi, considerati composti organici. Storia L'aggettivo "organico" ha origini storiche; anticamente si pensava infatti che le sostanze estratte da tessuti provenienti da organismi viventi, vegetali o animali, possedessero proprietà peculiari derivanti proprio dalla loro origine "organica" e che quindi non potessero essere sintetizzate o che i loro equivalenti sintetici fossero diversi per la mancanza di queste particolari proprietà. La sintesi in laboratorio dell'urea nel 1828 da parte del chimico tedesco Friedrich Wöhler e la constatazione che l'urea sintetica ha le medesime proprietà chimico-fisiche di quella estratta dall'urina fecero cadere questo assunto e portarono alla nascita della chimica organica (1831) e alla definizione di "composto organico" in uso (1861). Classificazione dei composti organici In generale i composti organici sono costituiti da uno scheletro di carbonio e idrogeno legante qualche eteroatomo che può essere: ossigeno, azoto, zolfo, fosforo, silicio. Nelle strutture di questi composti si trovano dei gruppi ricorrenti di atomi e legami che conferiscono alla molecola proprietà e reattività tipiche. Tali gruppi vengono detti "gruppi funzionali" e i composti vengono suddivisi in classi a seconda del gruppo o dei gruppi che la molecola presenta. Questo tipo di suddivisione prende il nome di "sistematica organica". Note Voci correlate Chimica organica Sistematica organica Chimica inorganica Idrocarburi Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cristallo
Cristallo
In mineralogia e cristallografia, un cristallo (dal greco κρύσταλλος, krýstallos, ghiaccio) è una struttura solida costituita da atomi, molecole o ioni aventi una disposizione geometricamente regolare, che si ripete indefinitamente nelle tre dimensioni spaziali, detta reticolo cristallino o reticolo di Bravais. La maggior parte dei minerali sono policristallini, cioè sono composti da molti cristalli (cristalliti), anche se ciò non è di solito visibile a occhio nudo, perché i singoli cristalli sono di dimensioni microscopiche. I solidi costituiti da un singolo cristallo (detti monocristalli) sono invece molto rari. I solidi non cristallini (come il vetro) sono detti amorfi. Il cristallo è una formazione solida che ha una disposizione periodica e ordinata di atomi ai vertici di una struttura reticolare, il reticolo cristallino; la presenza di tale organizzazione atomica può conferire al cristallo una forma geometrica definita. I cristalli si formano per solidificazione graduale di un liquido o per brinamento di un gas. Tale cristallizzazione può avvenire spontaneamente in natura o essere riprodotta artificialmente. Il tipo di struttura assunta dal cristallo gioca un ruolo determinante in molte delle sue proprietà, quali la sfaldatura. A seconda delle simmetrie della loro struttura, molte proprietà, come quelle elettriche, quelle ottiche e quelle meccaniche (ad esempio i moduli di Young e di Poisson), possono essere anisotrope, cioè dipendenti dal loro orientamento nello spazio. Solo alcuni cristalli sono invece isotropi. La formazione e le caratteristiche di un cristallo dipendono dalla velocità e dalle condizioni della solidificazione (detta anche "cristallizzazione"). Ad esempio, i liquidi che formano il granito vengono eruttati in superficie come lava vulcanica e si raffreddano in maniera relativamente lenta. Se il raffreddamento è più rapido si forma una roccia afanitica, con cristalli non visibili ad occhio nudo; un raffreddamento ancora più lento porta alla formazione di cristalli di grosse dimensioni. La cristallografia è la disciplina che si occupa dello studio e della descrizione della struttura cristallina. Struttura microscopica Dal punto di vista microscopico, i cristalli sono formati da una "base", cioè un insieme di una o più entità molecolari (atomi, molecole o ioni) disposti in maniera ordinata all'interno di un reticolo. Il reticolo è dunque costituito da un insieme di celle uguali che si ripetono in maniera ordinata nello spazio, in modo tale che le facce di ciascuna cella corrispondano alle facce delle celle contigue. La particolare cella che caratterizza il reticolo è detta "cella unitaria". I vertici di ciascuna cella unitaria corrispondono ai punti del reticolo unitario. Formazione, crescita e morfologia dei cristalli La formazione e successiva crescita dei cristalli avviene attraverso un passaggio di stato, che può essere: da liquido a solido; ciò può avvenire per cristallizzazione da fuso o cristallizzazione da soluzione; da aeriforme a solido, attraverso il processo di brinamento; da una fase solida ad un'altra fase solida; in questo caso si parla di "ricristallizzazione". La crescita di un cristallo avviene rispettando la morfologia del cristallo, cioè durante la sua crescita il cristallo mantiene una forma che rispecchia le posizioni dei piani del reticolo cristallino. In altre parole, l'orientamento delle facce di un cristallo corrisponde all'orientamento dei piani del reticolo cristallino di cui è costituito, per cui spesso dall'analisi macroscopica della forma del cristallo è possibile risalire alla sua struttura microscopica. Bisogna comunque tenere presente che cristalli aventi la stessa struttura microscopica possono avere una morfologia differente, in quanto la velocità di accrescimento di ciascuna faccia può essere differente. Per tale motivo, la forma del cristallo può essere più o meno appiattita. Tali differenti forme macroscopiche nelle quali si può presentare un cristallo avente la stessa struttura microscopica sono dette "abiti cristallini". Origine dei cristalli naturali Le rocce formate dai minerali cristallini possono essere di diverso tipo: magmatiche (o ignee). sedimentarie. metamorfiche. Le rocce magmatiche derivano dalla solidificazione dei magmi dei vulcani; le rocce sedimentarie provengono dell'accumulo di sedimenti di varia origine, derivanti in gran parte dalla degradazione ed erosione di rocce preesistenti; le rocce metamorfiche provengono dalla trasformazione degli altri tipi di rocce. Dimensione dei cristalli A seconda della dimensione dei cristalli, i minerali (o aggregati di minerali) policristallini si possono distinguere in: macrocristallini: quando i singoli cristalli possono essere osservati a occhio nudo; microcristallini: quando i singoli cristalli sono di dimensioni così ridotte da potere essere osservati solo al microscopio; criptocristallini: quando i singoli cristalli sono di dimensioni così ridotte da non potere essere osservati nemmeno al microscopio. Classificazione sistematica La classificazione sistematica dei cristalli si basa sul riconoscimento degli elementi geometrici di simmetria della struttura cristallina; tali elementi di simmetria sono: gli assi di simmetria. i piani di simmetria. i centri di simmetria. Nei cristalli gli elementi di simmetria regolano la disposizione degli elementi (facce, spigoli e vertici) dello stesso cristallo, in modo tale che da questi stessi elementi possiamo dedurre gli elementi di simmetria posseduti dal cristallo. Gli elementi di simmetria che da soli, o combinati fra loro, possono apparire in un cristallo, sono sei: quattro assi di simmetria: binario (A2), ternario (A3), quaternario (A4) e senario (A6); un piano di simmetria (P); un centro di simmetria (C). L'associazione degli elementi di simmetria cristallina fra loro dà origine a trentadue "classi cristalline" (corrispondenti a gruppi puntuali) che, riunendo le classi con assi di simmetria dello stesso ordine, formano sette sistemi cristallini: cubico. romboedrico (o trigonale). tetragonale. esagonale. monoclino. ortorombico. triclino. I sette sistemi cristallini sono a loro volta raggruppati in 3 gruppi cristallini: monometrico, dimetrico e trimetrico. Note Bibliografia Voci correlate Cristallografia Cristalli liquidi Cristallo ionico Cristallo molecolare Cristallo colloidale Cristallite Grado di cristallinità Mimesia Modello TLK Quasicristallo Reticolo di Bravais Supercella (cristallografia) Difetto cristallino Policristallo Monocristallo Cristallo temporale Altri progetti Collegamenti esterni Chimica dello stato solido Cristallografia Fasi della materia Mineralogia
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https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo%20vitale%20diplonte
Ciclo vitale diplonte
Il ciclo vitale diplonte (o a meiosi gametica) è un ciclo biologico in cui gli individui di una specie sono rappresentati esclusivamente da organismi con cariotipo diploide. È tipico di tutti gli animali, ma si riscontra anche in alcune alghe ed in alcuni lieviti come Saccharomyces ludwigii. Lo zigote, originato dall'unione di due cellule riproduttive aploidi, i gameti, rappresenta la cellula iniziale della fase diploide, che, negli animali, si moltiplica per mitosi generando un organismo pluricellulare. Raggiunta la maturità sessuale, l'organismo ha sviluppato organi riproduttivi, in cui, attraverso il processo della gametogenesi, si producono per meiosi i gameti. La gametogenesi è il preludio alla riproduzione sessuale, in cui i gameti si fondono originando lo zigote. In genere i gameti sono prodotti da individui distinti, perciò il patrimonio genetico dello zigote deriva dall'unione di parte del corredo genetico di due diversi individui. Nel ciclo diplonte la riproduzione sessuale implica la fusione sia dei citoplasmi dei gameti (plasmogamia) sia dei nuclei (cariogamia). Nelle forme a sessi differenziati, i gameti sono morfologicamente e funzionalmente distinti in spermatozoi e uova, prodotti da uno stesso individuo (ermafroditismo) o da individui di sesso opposto (diocismo), differenziati in maschi e femmine. Voci correlate Ciclo vitale biologico Ciclo vitale aplonte Ciclo vitale aplodiplonte Riproduzione
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https://it.wikipedia.org/wiki/Collezionismo
Collezionismo
Il collezionismo è un hobby che consiste nella raccolta di oggetti di una particolare categoria. L'insieme di oggetti raccolti, vengono chiamate collezioni. Queste collezioni sono spesso ben organizzate, catalogate e attrattivamente esposte. Alcuni collezionisti scelgono di focalizzarsi su di un particolare aspetto di un'area più ampia, come ad esempio i francobolli del XIX secolo o le monete in oro. Altri preferiscono collezioni più generali, come francobolli o monete di tutti i paesi del mondo. Nei settori più comuni del collezionismo, vi sono anche molti commercianti specializzati, che avendo un grande numero di "oggetti", raccolgono tali collezioni in apposite stanze o raccoglitori, come album nel caso dei francobolli. Molti di questi commercianti hanno iniziato come collezionisti, trasformando poi il loro hobby in una professione. Storia del collezionismo Il collezionismo è un fenomeno pubblico che trae le sue origini in Grecia; esso si basa sull'esposizione di materiale artistico il quale era collocato nei diversi spazi comuni, come l'agorà o il foro, o all'interno di templi o strutture private aristocratiche. I primi segnali del "collezionismo" vanno ricercati già in epoca preistorica con l'uso di inserire all'interno delle tombe manufatti o materiale di uso quotidiano. Nell'antico Egitto invece si crea la tendenza ad accumulare materiale di vario genere all'interno delle tombe faraoniche e nelle residenze di quest'ultimi. Soltanto in Grecia si delineano le basi del fenomeno inteso in senso stretto. Fiere In Italia, storiche fiere del collezionismo si svolgono a Ferrara, Forlì, Piacenza, Milano, Napoli, Verona. In moltissime località poi si svolgono periodicamente "mercatini" ambulanti, e si trovano anche attività stabili per la vendita di oggetti usati; tutti questi luoghi sono molto frequentati dagli appassionati di collezionismo. sono frequenti anche molte fiere in paesini caratteristici della riviere romagnola. Collezionismo minore Da circa un ventennio la passione nel raccogliere "oggetti" si è evoluta e ampliata, raggiungendo ampie quote di popolazione. I motivi sono essenzialmente due: ampia possibilità di scelta e bassi costi per iniziare. L'avvento del merchandising e del gadget, spesso regalato alle fiere o fornito assieme al prodotto dalle grandi industrie e fra tutte da quella alimentare, permette la raccolta di oggetti "firmati", oggetti col nome della ditta o il marchio del prodotto. Si raccolgono inoltre facilmente oggetti di uso comune che, terminato l'uso vengono abbandonati. Questo tipo di raccolte è molto in voga e viene spesso classificato come collezionismo "minore". La definizione di "collezionismo minore" comporta alcuni rischi impliciti nella definizione. Se l'unità di misura è il valore venale degli oggetti, non potremmo definire "minore" la collezione di "gadget" o pupazzetti vari, in quanto alcuni di essi hanno raggiunto quotazioni stratosferiche. Dal punto di vista degli elementi intrinseci qualsiasi oggetto presenta caratteristiche "importanti", quali aspetti artistici o storico antropologici. La provocazione è importante nell'ottica di democraticità e libertà di classificazione di qualsiasi attività umana. Il voler classificare alcune "passioni" come minori comporta il rischio di stabilire i criteri di determinazione. Quindi la voce "collezionismo" dovrebbe essere la sola esistente a definire la passione per un determinato tema scelto dal collezionista. Bibliografia Enrico Castruccio, I Collezionisti – usi, costumi, emozioni, Cremona, Persico Edizioni, 2008. ISBN 88-87207-59-3. Voci correlate Bambole Reborn Bibliofilia Bicchiere promozionale Biglietto da visita Cartoline illustrate Cartoline reggimentali Collezionismo d'arte Collezionismo di bustine di zucchero Collezionismo di capsule di spumante Collezionismo di coltelli d'arte, antichi o tradizionali Collezionismo di monete Designer toys Figurina Filatelia Fillumenistica Fumetti Mobile antico in miniatura Numismatica Orologio Penna stilografica Scatole di latta Scheda telefonica Scripofilia Soldatino Targhe d'immatricolazione negli Stati Uniti d'America Altri progetti Collegamenti esterni colnect.com
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https://it.wikipedia.org/wiki/Collezionismo%20di%20monete
Collezionismo di monete
Il collezionismo di monete è quella forma di collezionismo e di commercio che riguarda le monete o altre forme di valute emesse legalmente. Spesso comprende quelle monete che hanno circolato per brevi periodi, coniate con degli errori, o considerate particolarmente belle o che hanno particolare rilevanza storica. Il collezionismo di monete è distinto dalla numismatica in quanto questa è lo studio scientifico delle monete, anche se ovviamente le due cose sono strettamente collegate. Spesso, comunque, i collezionisti sono anche degli studiosi di numismatica. Storia La tesaurizzazione delle monete per il loro valore intrinseco è un fenomeno che risale agli stessi inizi della monetazione. Il collezionismo, la raccolta invece di monete come espressione artistica o per il loro valore storico è un fenomeno posteriore ma che comunque risale all'antichità. Il collezionismo di monete era considerato l'"hobby dei re". La tradizione assegna a Petrarca la nascita del collezionismo di monete moderno. Aree I collezionisti di monete tipicamente selezionano un'area d'interesse e collezionano monete da quell'area. Interessi comuni riguardano monete di una determinata area geografica, di un determinato periodo storico, di particolari materiali o con errori di conio. I collezionisti che si occupano di una specifica nazione spesso scelgono monete del proprio paese. Modi comuni di collezionare monete di una nazione sono quelli di avere una moneta di uno specifico taglio per ciascun anno, oppure quello di avere una moneta rappresentativa per ciascuna serie (collezionismo tipologico). Ad esempio, una collezione tipologica della repubblica italiana dovrebbe includere tutte le serie per i vari tagli: 1000 lire bimetalliche, 500 lire bimetalliche, 500 lire in argento, ecc. Una collezione per data sempre della repubblica italiana potrebbe essere quella delle 200 lire delle sue versioni commemorative dal 1980 al 1999. I collezionisti di monete antiche e medioevali sono in genere più interessati degli altri al significato storico delle loro monete: esempi di collezioni sono quelle di monete romane, greche o di un particolare imperatore. I collezionisti di monete mondiali sono spesso interessati alla geografia ed alla cultura dei popoli: esempi di collezioni sono quelle per nazione o per continente. Il collezionismo di errori di conio è relativamente recente, dato che la perfezione delle zecche moderne rende le monete con degli errori delle rarità: esempi di errori sono le doppie battute, le mancanze di metallo, le monete disassate o tagliate. Nel collezionismo di monete, lo stato di conservazione è molto importante e da esso dipende il valore della moneta. Vi sono sistemi per la descrizione dello stato complessivo della moneta e vi sono professionisti per perizie numismatiche. Importanti collezionisti di monete Vittorio Emanuele III, re d'Italia, fu collezionista e numismatico. La sua collezione è stata donata allo Stato italiano, oggi è esposta presso il Museo Nazionale Romano Edgar Holmes Adams (1868-1940) collezione di monete statunitensi venduta all'asta l'11 aprile 1935 a New York dalla ditta Thomas L. Elder F. M. Allotte de la Füye (1844-1939) collezione di monete greche e romane venduta all'asta il'17 febbraio 1925 ed il 28 aprile 1925 a Parigi dalla ditta Florange e Ciani William Sumner Appleton (1840-1903) collezione di monete statunitensi venduta all'asta l'8 luglio 1913 a New York dalla ditta Thomas L. Elder Hans Sylvius von Aulock (1895-1980) collezione di monete greche donata all'Istituto Archeologico Germanico di Berlino Emil Bahrfeldt (1850-1929) collezione di monete medievali tedesche venduta all'asta il 21 giugno 1921 a Berlino dalla ditta Adolph Hess Max von Bahrfeldt (1856-1935) collezione di monete romane venduta all'asta il 18 settembre 1922 ad Halle (Saale) dalla ditta A. Riechmann Albert Baldwin (1912-1967) Otto Bally (1839-1908) Note Voci correlate Denaro Valuta Simboli personificati sulle monete dell'Impero Romano Altri progetti Collegamenti esterni Collezionismo Numismatica
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cesio%20%28disambigua%29
Cesio (disambigua)
Altro Cesio – elemento chimico Cesio – nome proprio di persona maschile italiano Cesio – formaggio veneto Cesio-137 – isotopo radioattivo Geografia Cesio – comune della provincia di Imperia Cesio – centro capoluogo del comune di Cesiomaggiore, comune della provincia di Belluno Cesio Minore – centro abitato del comune di Cesiomaggiore Persone Giuseppe Cesio (Calice Ligure 1817-1865) – medico, umanitario e patriota italiano Altri progetti
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Cavareno
Cavareno (Ciavarén in noneso) è un comune italiano di abitanti della provincia di Trento. Geografia fisica Si trova a circa 1000 m di altitudine, sul terrazzo dell'Alta Anaunia o alta Val di Non. Storia Cavareno è nominato la prima volta quale "Cauareno" in un documento relativo ai possedimenti del monastero dei canonici regolari di San Michele all'Adige databile al 1174. Non sono molto antiche le testimonianze storiche relative a Cavareno. Un altro documento nel quale si nomina il paese è del 1200. Ridotte sono testimonianze archeologiche più antiche. Una origine suggestiva del nome “Cavareno” fa riferimento ad un’ara di calcare rosso delle dimensioni di cm 34 × 29 murata all’interno della chiesa parrocchiale di Romeno, presso la piccola porta laterale di sinistra. Non si conosce con precisione la località di rinvenimento, né l'anno in cui esso avvenne. L’iscrizione, descritta per la prima volta dal Roschmann nel 1756, è la seguente: D D Cavav C C p l l m e così viene per lo più interpretata: D(eo) D (omi) n (o) Cavav/io C(aius) C( ex / vo( to) p( osuit) l (aetus) l (ibens) m(erito). Molte sono state le interpretazioni del testo. Lo storico di Fondo Vigilio Inama preferì la lettura D(eo) D(omi)n(o) Cavavio. Si tratterebbe di un dio barbarico, una divinità retica o gallica. Per altri autori il termine Cavav indicherebbe il nome della famiglia committente. L’assonanza tra Cavav e il nome del paese di Cavareno ha indotto alcuni autori a ritenere che Cavareno sia paese antico, preromano, dedicato ad una divinità o abitato da una gente “Cavarina” che nominò il villaggio di origine. Non esistono prove a conferma, ma ai Cavarenesi queste ipotesi non sono dispiaciute e, nel 1928, al momento di creare lo stemma comunale, si pensò di utilizzare un’ara romana. Tra i primi documenti in cui si trova citato Cavareno si ricorda la Charta della Regola che sancisce di fatto l'esistenza di una Communitas o Universitas locale. La copia più antica di tale documento risale al 1632. Cavareno appartenne al Principato Vescovile di Trento e fu zona di confine nelle dispute secolari che hanno opposto quest'ultimo ai conti del Tirolo per il possesso della zona. Dopo la prima guerra mondiale Con la fine del controllo egemonico dei Principi vescovo di Trento a causa della fine età napoleonica, Cavareno (chiamata nelle carte geografiche tirolesi Kabarren) e tutta la zona che coincide con l'attuale Provincia autonoma di Trento passò sotto il dominio dell'Impero austro-ungarico. Con la fine della prima guerra mondiale venne siglato il Trattato di Saint-Germain-en-Laye del 1919, con il quale la provincia di Trento (che originariamente era chiamata Tirolo italiano o Welschtirol) passò all'Italia. Nel 1928 furono soppressi diversi comuni dell'Alta Anaunia; i territori di Ruffré, Ronzone, Sarnonico e Seio furono assegnati al comune di Cavareno. Nel 1952 Ruffré, Ronzone e Sarnonico riacquistarono l'autonomia municipale. Nel 1964, dopo apposito referendum, la frazione di Seio fu staccata da Cavareno per essere assegnata al comune di Sarnonico. Monumenti e luoghi d'interesse Chiesa di Santa Maria Maddalena: parrocchiale edificata nel tardo Ottocento. All'interno contiene un ciclo della via Crucis opera dell'artista locale Mattia Lampi ed una pala del figlio di costui, Giovanni Battista. Nella parte opposta della piazza, troneggia il campanile della vecchia chiesa (XVI sec.) Il meccanismo dell'orologio, realizzato da Simone Battocletti nel 1890, è uno splendido manufatto metallico tuttora funzionante. Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano. Struttura romanica fine I millennio, più volte rimaneggiata. All'interno sono conservati un ciclo di affreschi del XV secolo ed un altare gotico con pala del XVI secolo. Castel de Campi, palazzo del XIV secolo, con torricelle a sporto su mensole di pietra di stile clesiano è strutturato su tre piani, arricchito da bifore sulle facciate laterali. Sul lato principale, sito a est, si possono ammirare: lo splendido portale sovrastato dallo stemma scolpito in pietra della nobile famiglia de Zinis, il grande affresco al centro della facciata raffigurante lo stemma della nobile famiglia de Campi. Palazzo de Zinis, palazzo del XVI secolo, sede dell'amministrazione comunale. Palazzo ex Tevini, ora Visintin, XVI secolo, con torretta. Società Evoluzione demografica Lingue e dialetti Nel censimento del 2001, 149 abitanti su 923 del comune si sono dichiarati ladini. Mentre in quello tenutosi nel 2011, 144 abitanti su 1037 di Cavareno si sono dichiarati appartenenti al gruppo linguistico ladino, una cifra pari al 13,9% della popolazione residente. Tradizione e folclore Festa della Charta della Regola il primo fine settimana di agosto. In quest'occasione Cavareno si trasforma in borgo medioevale, i lavori artigianali e agricoli prendono possesso di angoli pittoreschi, di "corti", vicoli e aie e l'intera popolazione diventa attrice della sua storia. Il visitatore fatica a non pensare di essere stato risucchiato dalla macchina del tempo e spedito in un'altra epoca. Anche le cerimonie religiose riscoprono il passato e la Santa Messa della domenica riscopre i canti Gregoriani e, mentre le campane suonano come un tempo, la processione del voto, anch'essa in costume, pervade ogni animo con le sue profonde suggestioni. Economia I suoi abitanti vivono di artigianato, commercio, agricoltura, zootecnia e industria. Nel 2018 Cavareno si aggiudica la dodicesima edizione del Premio Comuni Virtuosi, tra i 50 comuni finalisti e le oltre 250 progettualità pervenute nei termini previsti dal bando promosso dall’Associazione Comuni Virtuosi con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, Ispra, Anci, Borghi Autentici d’Italia, Agenda 21 Italia. Infrastrutture e trasporti Posta lungo la strada statale 43 dir della Val di Non Cavareno disponeva, fra il 1909 e il 1934, di una propria fermata lungo la Tranvia Dermulo-Fondo-Mendola. Amministrazione Note Bibliografia Voci correlate Tranvia Dermulo-Fondo-Mendola Altri progetti Collegamenti esterni
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Campagna (Italia)
Campagna (IPA: , Campagna in campano) è un comune italiano di abitanti della provincia di Salerno in Campania. Anticamente nota come Civitas Campaniae, la città è stata per secoli il principale centro economico, amministrativo e religioso della piana del Sele. Geografia fisica Territorio Il territorio comunale, il secondo maggior comune della provincia di Salerno per superficie, è un penepiano dei Monti Picentini composto da tre aree: Comprensorio montano: completamente montuoso e ricadente nel parco regionale Monti Picentini, comprende il centro storico, posto a , in una conca alla confluenza della valle del Tenza con quella del fiume Atri e del torrente Rio, suo affluente, fra il Monte Ripalta () e il Monte Calvo (), in una vallata utilizzata in parte per colture orticole, e nella valle del Tenza è anche presente il piccolo abitato di Avigliano (). Un'altra valle è quella del Trigento, completamente boschiva e priva di insediamenti. La restante parte montuosa, culminante col Monte Polveracchio (), è coperta da boschi cedui, da castagni e faggi. Altre cime montuose sono il Monte Nero (), il Monte Raione (), il Monte Costa Calda (), il Monte Molaro () e il Monte San Salvatore (). Del comprensorio montuoso fa anche parte un tratto del fiume Tusciano. Zone alte: area collinare popolata dai centri abitati di Serradarce (), Puglietta (), Romandola-Madonna del Ponte (), Camaldoli (), Oppidi-Varano (), Folcata (), San Zaccaria e Vallegrini. Ricca di uliveti (produzione olio DOP Colline Salernitane), è attraversata dal Trigento e dall'Acerra e delimitata a sud dal fiume Sele la cui sponda fa parte della Riserva naturale Foce Sele - Tanagro e a nord dai Picentini; Zone Basse: è un'area parzialmente pianeggiante, di origine alluvionale formata dai fiumi Sele e Tenza, delimitata a ovest dal torrente Barbieri, a nord dal Monte Ripalta a est dal Tenza e a Sud dal Sele. Comprendente gli abitati di Quadrivio (), Galdo (), Mattinelle (), Santa Maria La Nova (), Pezzarotonda, Ponte Barbieri, San Vito, Rufigliano e San Paolo, è caratterizzate da una crescente densità abitativa, da colture irrigue a carattere intensivo, allevamenti bovini e insediamenti di piccola industria. Classificazione sismica: zona 2 (sismicità medio-alta), Ordinanza PCM. 3274 del 20/03/2003 Clima La stazione meteorologica più vicina è quella di Contursi Terme. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +; quella del mese più caldo, luglio, è di +. Classificazione climatica: zona D, 1557 GG Origini del nome Il nome Campagna deriverebbe dalla contrazione della dicitura finibus Campanie usata fino ai primi anni dell'XI secolo per identificare, in documenti pubblici, i territori posti presso il fiume Sele, al confine con la Campania. In un documento del 1056 si cita per la prima volta un castellum Campanie. Storia Le origini Notizie dell'abitato si hanno a partire dal IX in epoca longobarda. Diventato successivamente feudo dei normanni, il suo castello, Gerione, acquisì importanza diventando uno dei castra exempta amministrato direttamente da Federico II di Svevia. Il periodo aureo Dal XV secolo cominciò il periodo aureo di Campagna. Con l'avvento degli Orsini di Gravina l'abitato si sviluppò notevolmente. Dal 1532 al 1641 in alterne vicende Campagna divenne marchesato: il feudo venne poi dato alla famiglia Grimaldi di Monaco che ne acquisì anche il titolo nobiliare. Durante il periodo monegasco la città fu una sede diocesana nonché capitale feudale comprendente Canosa di Puglia, Terlizzi, Monteverde, Ripacandida e il castello di Garagnone. Furono realizzati numerosi edifici sia religiosi che civili, costruite fontane monumentali e istituite accademie letterarie. Divenne capoluogo del Distretto omonimo, del Regno delle due Sicilie. La stampa nel Principato di Salerno Nel 1545 venne fondata la prima tipografia dell'attuale territorio salernitano, da Giovan Antonio De Nigris e Marco Fileta Filiuli nel Palazzo Tercasio (convento delle clarisse dei SS. Filippo e Giacomo), legata inizialmente alle lezioni che si tenevano nel convento dei domenicani di San Bartolomeo, dove i due fondatori insegnavano, unitamente ad altri illustri intellettuali, tra cui Giulio Cesare Capaccio. L'arte della stampa, che nel secolo XVI aveva raggiunto un alto livello con il De Nigris e il Filuli, sarebbe arrivata a particolare splendore alla metà del Seicento, ad opera del vescovo Juan Caramuel y Lobkowitz, che impiantò una nuova tipografia, dove videro la luce rare e pregevoli edizioni, con una produzione di testi che proseguì fino al 1673. Oggi, la città di Campagna, con un territorio di , per ironia della sorte, non ha nessuna tipografia. Il XIX secolo Già capoluogo di distretto del Regno delle Due Sicilie, con l'unità d'Italia divenne capoluogo di circondario e sede di distretto militare. Con l'avvento del fascismo due sue ex strutture conventuali vennero adibite a campo di concentramento per ebrei: l'ex Convento dei Frati Domenicani di San Bartolomeo (riservato ai maschi) e l'ex Convento degli Osservanti della Concezione (riservato alle donne) L'importanza ottenuta nei secoli precedenti, lentamente andò scomparendo a causa della sua posizione geografica, che non consentiva un ampliamento urbanistico adeguato. Il terremoto del 23 novembre 1980 Colpita dal terremoto dell'Irpinia, la città subì gravi danni a tutti gli edifici, prevalentemente negli ultimi piani delle case. I principali edifici storici vennero irrimediabilmente danneggiati ed alcuni vennero esageratamente abbattuti, tra cui ben quattro palazzi nobiliari con la classica corte (il palazzo Rocco in via Mercato, il palazzo Palladino, con due stupende rampe di scale di scuola vanvitelliana, e il palazzo Di Giorgio, ubicati quasi all'altezza della Chiesa Dell'Annunziata, lungo il Corso Umberto, in prossimità della Piazza M. Guerriero, e il palazzo Buccella, in via Giudeca, con un grande portale in pietra meraviglioso, l'unico a bugnato rustico del centro storico). Furono abbattuti alcuni vicoli caratteristici, con archi, tra i quali il più bello, in Vico 2° Mercato, e due Cappelle votive molto interessanti (XVI secolo), tra la via Normanni e via Seminario. Infine, malgrado fosse vincolato dalla Soprintendenza ai B.A.A.A.S. di Salerno, ci fu l'abbattimento a distanza di sette anni dal terremoto, nel 1987, in piena ricostruzione, dell'ex complesso conventuale degli Osservanti con la Chiesa della Concezione (XVI secolo), che fu anche sede di uno dei due campi di internamento degli ebrei, nel 1943, riservato alle donne, il quale fu toccato minimamente, senza gravi danni (se non dovuti all'abbandono degli anni 70), sia dalla tremenda scossa tellurica, che da una frana causata, da un infelice intervento in cemento armato, che otturò tutte le antiche vie di sfogo dell'acqua piovana, costruite ad arte, nel terreno sottostante l'edificio. In quello stesso anno, fu abbattuto anche il rudere dell'unico esempio di "Architettura Industriale", presente nella città: la centrale idro-elettrica di via Piè di Zappino, per costruire ex novo un palazzo condominiale che ha coperto la bella visuale sul centro antico, guardando dall'ingresso di via Roma-Corso Umberto 1°. La ricostruzione ha alterato notevolmente anche l'antico tessuto viario, soprattutto quel tratto che collega la via Giudeca al largo Giulio Cesare Capaccio, e un altro tratto che collega via Mercato a via Trinità. Simboli Lo stemma e il gonfalone della Città di Campagna sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 22 luglio 1991. Stemma Gonfalone Motto Civium amor (in latino "L'amore dei cittadini"). Onorificenze È stata promossa un'iniziativa presso lo Yad Vashem di Gerusalemme dal Comitato Giovanni Palatucci e dal rabbino Scialom Bahbout, di far attribuire a Campagna il titolo di Città dei Giusti. Monumenti e luoghi d'interesse Elenco luoghi ed edifici di Campagna Centro storico. Per la restante parte del territorio, si vedano le singole frazioni e località. Architetture civili La vicenda non è ancora molto chiara riguardo alla sua architettura ma pare, secondo quanto afferma il Vasari nelle "Vite", che vi abbia soggiornato Giulio Romano, l'allievo prediletto di Raffaello Sanzio, ri-disegnando urbanisticamente la città e alcuni palazzi nobiliari al tempo di Melchiorre Guerriero segretario dei papi Leone X e Clemente VII. Palazzo di Città (XIII secolo), ex convento agostiniano fatto erigere nel trecento e rimaneggiato nel cinquecento. Attuale sede dell'amministrazione comunale presenta, fra le parti di notevole pregio, un chiostro con fontana monumentale e volte affrescate. Palazzo Ducale (1694), edificato da Nicola Pironti (1654-1726), primo Duca di Campagna nel quartiere Zappino, di fianco alla chiesa del Ss. Salvatore. L'edificio, di forma quadrangolare, si sviluppa su tre livelli con un cortile centrale rettangolare. La facciata presenta sei finestre su ogni piano, due fondachi al piano terra e un portale in pietra. Nel cortile vi è una fontana con un mascherone in pietra e, laterali all'accesso della scala, due tondi scultorei raffiguranti delle teste. Ubicato in uno dei grandi locali del cortile interno, ha funzionato fino agli anni 70, anche un oleificio della famiglia D'Ambrosio, uno dei maggiori produttori di olio di oliva del territorio campagnese. A seguito del sisma del 1980 la struttura è stata completamente restaurata. Palazzo Tercasio (XIV secolo), posto a ridosso del fiume Tenza, si affaccia su Piazza Melchiorre Guerriero. Palazzo nobiliare dei conti Tercasio, nella seconda metà del Cinquecento fu ingrandito e trasformato in monastero francescano dedicato ai SS. Filippo e Giacomo, rimanendo attivo fino al 1866. La parte più antica dell'edificio è quella compresa fra il chiostro e la piazza. La facciata su piazza Guerriero, oggetto di numerosi rimaneggiamenti, è costituita da due corpi distinti: quello della cappella, e quello del convento che riecheggia la struttura di una torre. L'ingresso della cappella è caratterizzato da un basamento lapideo definito da una cornice cui si collega il portale di ingresso. L'ingresso del monastero invece presenta il portone di ingresso racchiuso in una cornice. La parte posteriore dell'edificio è articolata intorno al chiostro, che presenta su ogni lato sei arcate a tutto sesto in pietra, impostate su colonne poggianti su un basamento analogo a quelli usati nel Palazzo Municipale. Sede del Distretto Militare prima, dopo la soppressione fu adattato in Istituto Magistrale. In seguito al sisma del 1980 un'intera ala del cortile è crollata. Palazzo Maffey si trova nella parte alta della Città. Il grande portale con arco a tutto sesto contornato da grandi bugne e sormontato dallo stemma e da un grande balcone. Il palazzo risalirebbe all'inizio del XVII secolo. La famiglia Maffey venne a Campagna a seguito del marchese Caracciolo nel 1640 con il conte Lelio Maffey quale governatore. Lo stemma familiare è presente nel soffitto dell'ampio portone d'ingresso del palazzo. Palazzo dei Governatori dei Principi di Monaco (XVI secolo), edificio posto nelle vicinanze di Piazza M. Guerriero, sede del Governatore nominato nel periodo del Marchesato dei Grimaldi. Di stile barocco, nell'atrio interno, a cui si accede da via Seminario attraverso un portone in pietra finemente lavorato, è ancora ben visibile lo stemma dei Grimaldi di Monaco e dei Landi Principi di Val di Taro. Palazzo Rivelli (XIV secolo-XVII secolo), sorge in via Dony Rocco nel quartiere Casalnuovo. Edificato verso la fine del Quattrocento, si presenta finemente restaurato. Di forma quadrangolare, si sviluppa su quattro piani e al suo interno vi è un cortile lastricato in pietra calcarea bianca su cui si affacciano logge arcate, una scala in pietra e stucco con volte a botte al cui centro circonda un pozzo. Secondo la Soprintendenza, scambiandolo con il vicino ex convento della Concezione, è nato come ospizio per giovani donne di modesta estrazione sociale per educarle secondo la regola del Terzo Ordine Francescano, fra il 1867 e il 1872 venne adibito a caserma militare, poi adattato a fabbrica per la lavorazione di sigari fino al XIX secolo. anche se ci sono molti dubbi in quanto il palazzo fu abitato dalla famiglia Rivelli sicuramente tra il XVIII e gli inizi del secolo XX. Palazzo Pastore-Alinante (XVI secolo), situato in via Giudeca, di fianco alla basilica, è stato restaurato dopo il terremoto mantenendolo quasi intatto. Posto su tre livelli, di stile barocco-neoclassico, al suo interno ha una cisterna, una scala sostenuta da pilastri ed una fontana parietale. Palazzo Viviani (XVI secolo) Il palazzo nobiliare presenta linee rinascimentali e barocche, a cominciare dal portale e dallo stemma lapideo. Nell'atrio è visibile lo stemma affrescato nel XVII secolo, inquartato con quello dei baroni Campanino e dei Pinto patrizi di Salerno. L'alto loggiato rinascimentale, composto da colonne ed archi, un tempo recava alla base una fontana barocca, ma conserva un pozzo nascosto nella pavimentazione. Palazzo Bernalla (XIV secolo), posto in via San Bartolomeo, fu proprietà dei marchesi Bernalla. Di stile rinascimentale, presenta un atrio su cui si affacciano, su due livelli, colonne ed arcate in pietra e una fontana barocca con delfini. Il basamento d'ingresso del cortile è quello originale: si compone di piastrelle in cotto poste a spina di pesce. Palazzo Trotta (XVI secolo), è stato edificato di fianco alla chiesa del SS. Salvatore nel quartiere Zappino. Le prime notizie dell'edificio risalgono al XVI secolo, di proprietà dei Trotta, nobili conciatori di pelli. Nella seconda metà dell'Ottocento passò alla famiglia Rivelli che posero, sulla facciata, una lapide indicante il vanto di un'ascendenza con la famiglia Guerriero. Palazzo Cervone (XVII secolo). Su largo della Memoria, si distingue per il bel portale bugnato sovrastato dallo stemma in marmo; l'interno per le sue linee architettoniche, per l'affresco nella volta dell'atrio, la fontana neoclassica e la peschiera del cortile. Per via di successione appartenne ai De Vargas Machuca principi di Migliano. Il Castelletto di Via Madonna delle Grazie, edificato sotto il ventennio fascista, ubicato ai margini della città sulla costa alta degli affluenti fiumi Atri e Tenza, che guarda alle due vie e prima del ponte nuovo. Si racconta che fu sede in loco, di casa dì appuntamento legalizzata. Come tutte le case in Italia, dopo l'abolizione della legge Merlin, smise tale utilizzo al servizio della comunità locale e dei comuni viciniori dell'intero territorio. Monumento ai caduti della 1ª guerra mondiale - Villa Comunale Architetture industriali Vecchi casolari dediti alla lavorazione del formaggio e altri prodotti contadini. Antichi Oleifici sparsi su tutto il territorio di Campagna, prevalentemente ubicati nelle zone alte. Numerose Carcare, sparse tra il centro storico e il territorio - Antiche costruzioni in pietra, che venivano usate per produrre calce per l'edilizia e altri usi. Architetture militari Castello Girone, (X secolo), fu edificato intorno all'anno mille. Situato sulla collina del Girolo ne segue l'andamento orografico a forma di fuso. Ridotto ormai a rudere sono ancora visibili i resti della torre principale a pianta quadrata, due corti separate da un ponte levatoio, alcune volte a crociera ed altre a botte, alcune cisterne, resti del palazzo signorile e resti delle mura esterne con una torre intermedia. Raggiungibile solo a piedi, da due punti della città, o dal sentiero di via San Bartolomeo, che inizia dopo le ultime case e il "Calvario", o dalla località Romanelle, imboccando via Ponte Dauli. Dalla sommità della collina, si può ammirare un panorama sull'abitato sottostante e su parte della piana del Sele. Castello de Alegisio (X secolo), ruderi di edificio longobardo, documentato a partire dal 1164, posti su una rupe rocciosa del monte Ripalta. Sono ancora visibili parte di una torre in pietre calcaree irregolari. Architetture religiose Basilica concattedrale di Santa Maria della Pace, è composta da tre luoghi di culto: Cappella della Beata Vergine del Carmelo (Già S. Maria della Giudeca, originaria del 1112) Soccorpo (1564-1634) Basilica concattedrale (iniziata nel 1634, consacrata nel 1683) Palazzo vescovile (XVIII secolo), realizzato di fronte all'attuale palazzo municipale, oltre ad essere stata la dimora di alcuni vescovi, nel piano terra vi fu impiantata una delle prime tipografie del Regno di Napoli. Chiesa della SS. Annunziata (XIII secolo), è parte dell'attuale palazzo municipale ed è stata parzialmente demolita a seguito del terremoto del 1980. Tuttora in fase di ricostruzione, della struttura originaria conserva solo due archi della navata, l'abside e molti degli arredi interni di pregevole fattura fra cui la pala di S. Maria della Cintura con S. Agostino e S. Monica opera di Michele e Francesco Curia, l'Ecce Homo, la tela di S. Gaetano, il Crocifisso, S. Nicola, S. Biagio, le reliquie di S. Serafino e di S. Vito martire e la statua di S. Liberato Martire. Di recente, nel corso di alcuni saggi, sono venute alla luce, nella zona absidale, tracce di affreschi trecenteschi. Chiesa di S.Giovanni (XVI secolo), posta su c.so Umberto I fu edificata prima del XVII secolo. Essa è costituita da una facciata in parte manierista e in parte barocca. L'edificio è di piccole dimensioni ed è coperta da una cupola. L'interno, finemente abbellito da stucchi, presenta tre nicchie simmetriche poste sui muri. Vi si conservano le statue di S. Giovanni Battista e S. Emidio (sec. XVII) e S. Sofia (sec. XV). Chiesa del Santissimo Salvatore e Sant'Antonino (XI secolo), citata in un documento del 1168. Dal 1258 ospita la colonna taumaturgica di Sant'Antonino abate ceduta dall'abbazia di Santa Maria La Nova. Nel XVI secolo subì una totale modifica (inversione della facciata) a seguito della costruzione del Palazzo Ducale. Presenta tre navate divise da cinque colonne in pietra con capitelli dorici. Chiesa ed ex Convento Domenicano di San Bartolomeo (XIV secolo), convento domenicano fondato all'inizio del Quattrocento nell'omonimo quartiere. Soppressa la destinazione monastica, venne usato durante il fascismo come campo di concentramento per ebrei tedeschi e polacchi. L'edificio claustrale si eleva su tre piani con chiostro centrale. Fra il 1571 e il 1572 vi compì il noviziato Giordano Bruno. Attualmente ospita l'Itinerario della memoria e della pace, una mostra permanente di pannelli fotografici riportanti documenti e foto attinenti alla Shoah in genere e alla permanenza degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale, completata con la ricostruzione di una stanza degli internati e della sinagoga, con oggetti (presi in prestito) recuperati e raccolti, esposti a suo tempo, nelle ambientazioni della sezione museale di etno-antropologia e arte contemporanea, con annessa biblioteca (dal 1988 al 1994, nell'allestimento coordinato e curato da Angelo Riviello, artista e scenografo, incaricato dal Comune di Campagna, nel biennio 1988-89/1989-90, e poi come direttore artistico dell'associazione Giordano Bruno, spostata nel 2007, al secondo è ultimo piano dell'ala settecentesca), per istituire il "Luogo della Memoria", riservato agli ebrei ospiti, internati (oggetti del mondo contadino degli ospitanti cittadini campagnesi, e opere d'arte realizzate dagli artisti sul tema dell'Acqua e la storia del luogo, invitati al Museo, dal 1985 al 1994, nei laboratori di residence in sito, depositati, nel sottotetto, a seguito degli ultimi lavori del 2015 che, da oltre venti anni, aspettano di rivedere la luce, dando loro il nome dei donatori). La Chiesa, di forma rettangolare, è quasi priva di decorazioni a causa dei numerosi restauri; conserva un soffitto cassettonato completamente lavorato e dorato della prima metà del XVIII sec al cui interno vi sono delle tele della scuola del Solimena; un altare in legno bagnato in oro, di alta ebanisteria, magistralmente lavorato, del XVII sec, che conserva al suo interno uno dei rari esempi in Italia, di crocifisso velato e vestito del XIV secolo. Vi officiano due confraternite: l'una del SS. Nome di Dio e Crocifisso (1594), l'altra del SS. Rosario (1572). Monastero di San Cataldo (XII secolo), situato in località Romanella, nei pressi della Chiesa della Concezione, sulla strada carrabile, di Via Ponte Dauli che porta alle pendici del Casello aragonese "Girone", e fu un cenobio sorto nel XII secolo. Attualmente allo stato di rudere, è ancora visibile parte del presbiterio della chiesa. Ex Seminario arcivescovile di S. Spirito (XV secolo), edificato nella metà del Cinquecento, fu destinato a convento delle clarisse e poi a seminario arcivescovile. Composto dalla chiesa del Santo Spirito, realizzata al posto della chiesa della SS.Trinità, precedentemente abbattuta, su progetto di Giuseppe Astarita e dal monastero, ospita attualmente la biblioteca diocesana e il museo della confraternita di S. Maria del Soccorso, sito nelle catacombe. Ex Monastero della Maddalena (XIV secolo), situato nel quartiere Zappino, si affaccia su Largo Maddalena. In origine Palazzo De Risis, nel Cinquecento fu trasformato in un complesso conventuale. Nel corso dell'Ottocento l'edificio fu destinato a diversi usi che ne accentuarono il progressivo degrado. Nel periodo borbonico vi furono sistemate le carceri in cui erano rinchiusi i carbonari. Con l'unità d'Italia, nei piani superiori vi furono istituite le scuole elementari e in quelle inferiori, restò l'uso delle carceri, in cui venivano rinchiusi i cosiddetti "briganti". In un'ala del piano terra, raggiungibile da due gradini, si trovava il "Teatro Parrocchiale di Sant'Antonino", oggi adibito a deposito. Fino agli anni 60 e 70, le carceri ospitarono normali cittadini accusati di furto e di illegalità varie consumate ai danni della comunità. Dopo la guerra fu adibita a varie attività. Alla fine degli anni 70 fu sede di "Radio Campagna Antenna uno", ed oggi, dopo i lavori di restauro a seguito del terremoto del 1980, ospita di nuovo le scuole elementari. Dell'impianto originario è rimasta la sola facciata. Ex Chiesa e convento degli Osservanti della Concezione (XV secolo), ubicato nel quartiere Casalenuovo, ridotto a rudere, è stato demolito nel 1987, pur salvandosi dalla scossa del terremoto del 1980 e da una frana causata a seguito di un intervento tecnico scellerato che doveva salvaguardare il terreno sottostante. Durante il periodo fascista fu destinato, insieme al convento di S. Bartolomeo a campo di concentramento per ebrei deportati di sesso femminile. Attualmente l'arcata del chiostro è stata ricostruita come ricordo del cinquecentesco edificio, e sono in atto lavori di recupero dell'area attigua ai ruderi. Santuario della Madonna di Avigliano con ex Convento dei Frati Francescani (1377), situato in loc. Avigliano è un complesso religioso composto dalla chiesa, dal convento e da un parco. Ex Abbazia Benedettina di Santa Maria La Nova (1220), ubicata nell'omonima frazione è composta da un chiostro d'ingresso (XIII secolo), la chiesa (XVIII secolo), un chiostro piccolo (XVI secolo), un vano scale (XVI secolo) e il refettorio con celle. Ex Monastero di San Martino (XVI secolo), ex convento dei Frati minori cappuccini, in località Folcata, realizzato su uno sperone roccioso all'ingresso della finestra tettonica del fiume Tenza. Il complesso religioso, da alcuni anni è soggetto a lavori di restauro (molto discutibili, per non dire inappropriati, soprattutto nella zona ricostruita, intonacata e pitturata). Eremo di S.Erasmo e S.Giacomo degli eremiti (1192), chiesa-monastero benedettino ormai rudere, posto in una grotta a 720 m di altitudine sul versante orientale del monte Ripalta. Eremo di San Michele di Montenero, Piccolo cenobio benedettino contenuto nel cavo di un'altissima rupe posto a circa 1000 metri di altezza nella valle del Trigento. Eremo camaldolese di S. Maria Domenica (XVI secolo), fondato dai camaldolesi di Napoli e dedicato a Santa Maria Domenica, martire cristiana sotto Diocleziano uccisa, secondo la tradizione, nelle vicinanze. Cappella/Chiesetta della Madonna delle Grazie, situata nell'omonima via. Cappella di Santa Lucia, situata nell'omonima via. Cappella votiva della Madonna di Avigliano, in Via Piè di Zappino, a pochi metri prima della Porta ad Arco, antico ingresso della città. Cappella privata (ex proprietà famiglia Nuzzolo, da risanare) della Madonna d'Avigliano, ubicata sull'antico sentiero (località Avigliano 2°) che dal centro storico, salendo per la Concezione, portava a piedi centinaia di pellegrini, al Santuario di Santa Maria di Avigliano-Ex Convento dei frati Francescani (sec. XVI), durante la quindicina (dall'1 al 15 di agosto di ogni anno) dedicata alle festività della patrona di Campagna. Cappella di Sant'Antonino Abate Liberatore degli ossessi, lungo la Via che porta alle zone alte della città/territorio, in prossimità dell'ex Convento dei Frati Cappuccini e Piazza d'Armi (Folcata). Chiesa Madre in località Sant'Angelo, eretta prima dell'anno mille, detta "antico Vescovado". Chiesa ridotta in rudere, che andrebbe salvaguardata e protetta, come uno dei segni fondamentali del penultimo insediamento della città. Cimitero comunale (1878), realizzato in località Calli a circa 4 km dall'abitato, è dotato di una cappella realizzata su una preesistente dedicata alla Madonna della Neve. Altro Fontane pubbliche: Fontana della Giudeca (1634) in Via Giudeca Fontana di Sant'Antuono (1634) di Via Roma-Largo Nassiria (ricostruita in piccolo, tra il 2000/2002, l'antica fontana del 600/700, abbattuta negli anni sessanta Fontana di Santa Lucia (1600) in Via Santa Lucia Fontana della Cortiglia (XVII secolo), in Via San Bartolomeo, ristrutturata (per rischio crollo del muro di contenimento) alcuni anni fa Fontana della Parrocchia (XIX secolo), situata in Via San Bartolomeo, era abbellita con capitelli d'epoca normanno-sveva trafugati in epoca recente. Fontana della Chiena (1982-1994), realizzata con reperti in pietra e terracotta del dopo-sisma del 1980, in Piazza Guerriero Fontana della Trinità (2003-2004)-(ex Lavatoio pubblico con tettoia in coppi intrecciati, abbattuto dopo il terremoto del 1980), di anonimo, in Via Trinità Altri segni antichi e moderni: La Porta ad arco in Via Piè di Zappino, ingresso principale alla città antica (da risanare completamente, mediante restauro conservativo, unitamente alle mura esterne e interne, in pietra a faccia vista) di contenimento, sulla lunga e antica rampa medievale, pavimentata con pietre di fiume (coperte da molti anni dal cemento, per renderla carrabile), che porta a Zappino, il secondo quartiere, sorto dopo l'anno mille. Un ponte medievale del dopo anno mille, parzialmente crollato per incuria del tempo, che univa le due sponde delle acque dove si uniscono i due fiumi affluenti Tenza e Atri, nei pressi della Porta ad arco di Via Piè di Zappino. il Calvario (1600), in Via San Bartolomeo, ultime case dell'antico quartiere, inizio sentiero per il Castello Gerione; le Carcare - costruzioni caratteristiche in pietra, che venivano usate per produrre calce per l'edilizia e altri usi. Nelle immediate vicinanze del centro abitato, se ne possono ammirare quattro: la prima (molto ben visibile) sulla via alta che porta in località Cappuccini e Piazza d'Armi, subito dopo la Cappella di Sant'Antonino e prima della "Pietra Spaccata"; la seconda sulla strada iniziale di Via Madonna delle Grazie per San Leo, in uno dei sentieri che portano in alta montagna (zona ex mattatoio comunale), la terza si trova nella via bassa che porta a San Vito, prima della salita verso il Quadrivio e in direzione autostrada del sole, luogo chiamato "Jesus". La quarta, ben visibile in lontananza, soprattutto d'inverno, dalla strada che porta ai Cappuccini, ubicata su un sentiero parallelo alla via provinciale che porta a San Vito-Quadrivio, prima del luogo "Jesus". Queste ultime, sono coperte da vegetazione, o si confondono con il verde e la roccia della montagna. Ponte dei Preti: edificato nella prima metà del Cinquecento a seguito della costruzione della cattedrale. Ponte di piazza Guerriero: eretto nel Cinquecento, è uno dei principali simboli di Campagna e riportato su cartoline postali. Nel muro di sinistra del ponte è incastonata un'epigrafe romana riportante la seguente dicitura "N(UMERIUS) AIVS SVCCESSVS AUGUSTALIS NUCERIAE MARCIAE MEROAE COIVGI ET SIBI CUM QVA VIXIT A. LIII". Monumento ai caduti, largo Sant'Antonio Monumento ai carabinieri Fortunato Arena e Claudio Pezzuto, decorati con medaglia d'oro al valor militare. Memoriale del bombardamento del 17.09.1943, Largo della Memoria. Statua di Sant'Antonino Abate (1982) di artigiano anonimo, ubicata in largo Giulio Cesare Capaccio Bassorilievo di Giovanni Palatucci, ubicato in piazza Teatro. Bassorilievo del vescovo Giuseppe Maria Palatucci, di Nino Aiello ubicato sulla facciata dell'Episcopio, in corso Umberto I. il Buon diavolo (durante un laboratorio nell'edizione 1987 della Rassegna dell'Acqua-La Chiena-Ambiente come Scultura) di Antonio Pierro, ubicato sulla sponda destra del fiume Tenza, in località detta "Sorgente delle Chiaviche". la Fontana della Chiena (1982- durante un laboratorio-cantiere, nell'edizione 1994 della Rassegna dell'Acqua), di Angelo Riviello, con reperti in pietra e terracotta del dopo-sisma del 1980, ubicata in piazza Guerriero. il Pesce-Lupo (2006 - durante un laboratorio-cantiere, nell'edizione della Rassegna dell'Acqua), di Peter Fraefel (Svizzera), collocato nel fiume Tenza, nella cascata sotto il ponte in pietra di piazza Melchiorre Guerriero. Di valore antropologico, e oggetto di vari studi, e anche di un reportage fotografico di Ferdinando Scianna, è il Tempio del Beato Alberto, un luogo di culto di rito cattolico ma non ufficiale, ubicato a Serradarce. Di notevole valore antropologico-religioso è la Colonna Taumaturgica di Sant'Antonino (d'epoca normanno-sveva), il liberatore degli ossessi (patrono di Campagna, dove nacque, e di Sorrento, dove fu vescovo e morì), la cui leggenda religiosa vuole che il santo abate benedettino si facesse flagellare dal demonio, dopo essersela portata dietro dall'Abbazia di Montecassino dove compì il noviziato, per resistere alle sue tentazioni. La Colonna si venera nella Chiesa del Santissimo Salvatore e Sant'Antonino in Largo Giulio Cesare Capaccio, nell'antico quartiere di Zappino. Molti sono stati gli indemoniati graziati dal Santo Abate, nei secoli fino a oggi. Aree naturali Oasi naturale del Monte Polveracchio Oasi naturale di Persano Riserva naturale Foce Sele - Tanagro "Chiatrone": Tratto del fiume Tenza che, nei periodi estivi, viene usato come luogo di balneazione. È raggiungibile attraverso un percorso turistico-pedonale lungo il canale della Chiena, che parte da Piazza M. Guerriero, e un altro da Via Casalnuovo "Chiancone", è il primo tratto del fiume Tenza che si incontra, nei periodi estivi come il luogo più vicino al centro storico, ubicato alle spalle della Maccarunera. Si raggiunge a piedi da piazza M. Guerriero e da Via C. Cesarano. "Sciumare e Chiatrella": due tratti nello stesso luogo del fiume Atri che fino alla fine degli anni settanta venivano frequentati per la balneazione estiva. Il primo da gente matura e il secondo dai bambini e adolescenti che volevano imparare a nuotare. Dopo il terremoto del 1980 è andato in disuso con interventi abusivi nel sito tra le due sponde e riempito, sempre abusivamente senza nessun controllo da parte degli enti preposti, di materiale edile di risulta durante la ricostruzione nelle zone alte adiacenti. Il luogo in località "Vignola", è raggiungibile da Largo Giulio Cesare Capaccio fino a raggiungere il ponte di Via Atri e dalla Via per San Leo fino ad imboccare il sentiero che porta direttamente alla Vignola. Da oltre 30 anni, i cittadini che hanno memoria, aspettano una bonifica da parte delle Istituzioni locali, e un interessamento da parte delle associazioni ambientaliste. Sentieri naturalistici Sentiero Giustino Fortunato: percorso naturalistico lungo 42 km che collega il centro storico ad Acerno, attraversando le località Avigliano e Cerreta, superando il valico Cancello di Sinicolli e costeggiando la vetta del monte Polveracchio. Grotte Grotta dei briganti: cavità naturale rivestita in muratura grezza (calce e pietra), con feritoie irregolari lungo tutta la facciata, posta a 280 m s.l.m. circa, sul versante settentrionale del monte Ripalta, nella valle dell'Atri, a ridosso del quartiere Zappino, da cui è raggiungibile con un breve percorso turistico-pedonale. Per molti anni è stata murata e resa inaccessibile. Grotta di San Michele "Eremitaggio in Montenero" di Campagna. Grotticella sulla strada di Campagna, che dal centro storico porta a San Vito. Grotta dei Cappuccini di Campagna. Grotta di San Giacomo "Eremitaggio sul Monte Sant'Elmo", sul versante ebolitano. Grotticella, sulla stradina lungo il fiume Tenza, in pieno centro storico, a seguito dei nuovi lavori di urbanizzazione, che porta a Via Piè di Zappino. Società Evoluzione demografica Etnie e minoranze straniere Al 31 dicembre 2015 a Campagna risultano residenti cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono: Romania, 462 Marocco, 269 Ucraina, 59 Bulgaria, 37 Polonia, 37 Ghana, 27 Cina, 20 Senegal, 20 Religione Il territorio comunale è incluso nella forania omonima dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, suddivisa in dieci parrocchie. Le confraternite esistenti sono: Confraternita dei Cinturati di Santa Maria del Soccorso: fondata nella prima metà del XIV secolo, attualmente si occupa delle catacombe di S. Spirito, del relativo museo e dei restauri della chiesa dell'Annunziata. Confraternita del Santissimo Rosario, vivente già nel 1572. Confraternita di Santa Maria della Neve, istituita nel 1258. Confraternita del Monte dei Morti, istituita nel 1627. Confraternita del Santissimo Nome di Dio, istituita nel 1538. Istituzioni, enti e associazioni Campagna è dotata di un poliambulatorio (ASL locale) realizzato a seguito del terremoto dell'Irpinia da campagnesi emigrati, in località Vignola, sulla Via per San Leo, a ridosso di Via Atri-Quartiere Zappino. Cultura Biblioteche Biblioteca vescovile e archivio vescovile Fondata nel XVII secolo, la biblioteca comprende il seguente patrimonio: 58 manoscritti, 10.200 volumi ed opuscoli (470 edizioni del Cinquecento, 920 edizioni del Seicento, 3.570 edizioni del Settecento, 1.970 edizioni dell'Ottocento, 2 stampati musicali); periodici. Biblioteca Comunale. Biblioteca del Museo di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea-Luogo della Memoria (Centro Arte Giordano Bruno: in fase di recupero, del patrimonio cartaceo rimasto, dopo il lento e traumatico abbandono e degrado, verificatosi, dal 1994-95 ad oggi). Biblioteca del Liceo Linguistico- Liceo Musicale / Istituto d'Istruzione Superiore "Teresa Confalonieri". Biblioteca dell'IPSIAM Archivio/Videoteca "Festival dell'Acqua - 'A Chiena"- Spazio Utopia, dove è conservata una buona consistenza di video-arte, video-documentari, stampati vari con manifesti, locandine, dépliant, cataloghi, e un numero imprecisato di piccole opere della mail art internazionale sul tema dell'acqua e la storia del luogo. Scuole Scuole secondarie di II grado Liceo Linguistico Psicopedagogico (ex Istituto Magistrale) T. Confalonieri (adesso anche Liceo Musicale); I.P.S.I.A.M. Campagna, dipendente dal Liceo Linguistico e Musicale (ex Istituto Magistrale) T. Confalonieri. Musei Itinerario della memoria e della pace; In detto luogo, tra il piano terra e il primo piano (ex convento dei Frati Domenicani), oltre a conservare la memoria degli ebrei internati, ha compiuto il noviziato e celebrato la prima messa nella chiesa di San Bartolomeo, Giordano Bruno, il più grande filosofo italiano di fama universale. Inoltre al secondo e ultimo piano (ala settecentesca) vi sono conservate le opere degli artisti sul tema dell'acqua e storia del luogo, che diedero un notevole contributo nel recupero della "Chiena", in attesa di sistemazione ed esposizione al pubblico, realizzate durante i laboratori della "Rassegna dell'Acqua-La Chiena", dal 1985 al 1994, facente parte della sezione Museo Etno-antropologico (cultura contadina) e di arte contemporanea, con un notevole numero di oggetti raccolti dal 1982 al 1994 (il contesto storico dei cittadini campagnesi che ospitarono gli ebrei durante la 2ª guerra mondiale), catalogati tra il 2002 e il 2003 (a cui bisogna ancora dare un nome, per una ri-catalogazione generale: quello dei donatori e ufficializzare tale donazione, da parte del Comune di Campagna), unitamente ad un inizio di Biblioteca Museale sugli argomenti specifici (da ricostruire, dopo il lento e traumatico abbandono e degrado, verificatosi, dal 1994-95 ad oggi). Museo della confraternita dei cinturati di Santa Maria del Soccorso: Il percorso museale è stato realizzato nelle catacombe della chiesa di S. Spirito e dell'ex seminario arcivescovile. Sono presenti i paramenti sacri della confraternita e arredi sacri provenienti dalla chiesa dell'Annunziata (abbattuta a seguito del terremoto del 23 novembre 1980). Museo Monte dei morti della Beata Vergine del Carmelo: Itinerario suggestivo rivisitando il passato tra funzioni e sepolture. Chiesa Madonna del Carmine, Campagna SA, sede della Confraternita Monte dei Morti Beata Vergine del Carmelo Museo di etno-antropologia e d'arte contemporanea-Centro arte Giordano Bruno (MEAC): vi è custodita la memoria di Giordano Bruno, oggetti d'uso quotidiano e attrezzi artigianali del mondo contadino, e una collezione di opere d'arte contemporanea, con un ridesign di oggetti,tipici d'uso comune (come un certo numero di panche, e le famose carrozzelle di legno, dei giochi infantili e adolescenziali) realizzate in laboratori site-specific dal 1985 al 1994, sul tema dell'acqua e la storia del luogo, in occasione della Rassegna/Festival dell'acqua - La Chiena. Media Stampa Negli anni 70 e 80, un mensile, stampato interamente in ciclostile, ha raccontato la cronaca locale, del prima e del dopo terremoto, contenente finanche una pagina di satira: si chiamava "Il Setaccio", organo indipendente, malgrado venisse stampato nella sede del P.C.I. e del Sindacato CGIL (ex Cantina di Minella). I fatti, mensile Coscientia, bimestrale Edizioni (arte contemporanea e storia del luogo) Associazione Giordano Bruno Associazione Utopia Contemporary Art Cinema Nel 1963 la cittadina è stata uno dei set cinematografici del film hollywoodiano I vincitori (The victors). Prodotto, diretto e scritto da Carl Foreman, narrava la storia di un gruppo di soldati americani, dopo lo sbarco sulle nostre coste, durante la seconda guerra mondiale. Furono centinaia le comparse da parte di cittadini campagnesi di ogni età. Fra gli interpreti vi furono Rosanna Schiaffino, George Peppard, George Hamilton, Romy Schneider, Senta Berger, Eli Wallach, James Mitchum, Vince Edwards e Peter Fonda. Il film fu candidato ai Golden Globe nel 1964. Tra il mese di agosto e il mese di dicembre del 1977, furono realizzati due film indipendenti in super 8 (due corti), "il Sciumare" e "il Maiale", di Angelo Riviello. Il primo narrava la storia dei bagni estivi, in piena estate, di un gruppo di ragazzi nel fiume Atri a ridosso del centro storico, alle pendici del Quartiere di San Bartolomeo, e il secondo, sulla consueta uccisione dei maiali nel mondo contadino, in pieno inverno, che una volta avveniva in alcuni quartieri periferici della città. Nel 1999, furono entrambi proiettati in una Rassegna Internazionale di Video Arte -Video.it (Arte Giovane), che si tenne a Torino in San Pietro in Vincoli. Il secondo ("il Maiale"), fu proiettato al pubblico anche in una Galleria d'Arte di Marsiglia (Galerie du Tableau), nel 2008. Entrambi i film fanno parte della collezione (video d'artista), del GAM, Galleria d'Arte Moderna di Torino. Nel luglio del 2001, Campagna ospita la troupe del thriller Inseguito, di Luca Guardabascio, film indipendente con preponderanti sfumature noir. Circa campagnesi partecipano al lungometraggio come comparse e generici nella scena della purificazione e dell'acqua (la Chiena). La pellicola premiata alla 55ª edizione del Festival del cinema di Salerno, al Palermo Film Festival e al festival del Nuevo Cinema Cubano, ha tra gli interpreti Fabio Testi, Lidia Vitale e Nanni Candelari. Radio e Televisione Arte Spazi Espositivi Camp' Art; Spazio Utopia Contemporary Art Associazione Giordano Bruno (sez. arte contemporanea) Rassegna Internazionale dell'Acqua-La Chiena ('A Chiena Art Campagna Festival)-(prime edizioni 1982-1985); Le Porte dell'arte - Le Porte dell'acqua (1ª edizione 1997) Concorso Nazionale di Pittura Estemporanea (località Serradarce—1ª edizione 1978). Cucina Eventi 'A Chiena (la piena): si tratta di una deviazione pilotata delle acque del fiume Tenza lungo la principale arteria del centro storico, corso Umberto I. Di origine antica imprecisata. Scomparsa negli anni settanta, fu di nuovo ripresa dal comune di Campagna, nell'estate culturale del 1982, su proposta degli "Amici del Museo", in collaborazione del "Circolo Pescatori Tenza". " 'A secchiata", tutti possono prendere a secchiate chiunque capiti loro a tiro, all'interno della deviazione del fiume. "Chiena" - "Palo della cuccagna nell'acqua", "Tiro alla fune", "Corsa nei sacchi", "Corsa nelle carrozzelle" e altri giochi legati all'acqua "Chiena Acqua Drink", passeggiata nell'acqua del fiume lungo il corso principale della città. "Chiena Jazz Festival ", festival di musica jazz (dal 2009 interrotto per mancanza di fondi). Rassegna Internazionale dell'Acqua - 'A Chiena Art Festival dell'Acqua (15 luglio / 17 agosto) - (una rassegna spettacolare, multidisciplinare e multimediale, con residenze d'artista e laboratori site specific, dal 1985 al 1994, ripresa nel 1997, e poi di nuovo interrotta ufficialmente, per mancanza di fondi nel 1995, non preventivati dall'Ente locale, con una ripresa nel 2006, e nuovamente interrotta nel 2012, e 2015, sempre per mancanza di fondi, ma soprattutto per mancanza di volontà politica da parte delle istituzioni, a favore di una così importante Rassegna/Art Festival, la maggiore attrazione turistica della città/territorio). Le Porte dell'Arte - Le Porte dell'Acqua (1 agosto / 1 settembre) , nei siti storici pubblici e privati, interni ed esterni, di ex Palazzi nobiliari ed ex botteghe artigiane del centro storico-antico. Il progetto originale, presentato al Comune di Campagna, nel 2006, da un'idea progettuale di James Putnam (un ex curatore del British Museum di Londra, il primo curatore al mondo ad aver organizzato una mostra d'arte contemporanea in un Museo Archeologico come il British), con il supporto di Alan Frenkiel (scrittore d'arte, curatore e manager), e di Angelo Riviello (artista e scenografo, non nuovo a queste esperienze), prevede un triangolare, che partendo dalla Città di Campagna, attraversa i Templi di Paestum, per arrivare alla Certosa di Padula (e ritorno), interagendo, infine, con il "Giffoni Film Festival del Cinema per ragazzi", di Giffoni Valle Piana, e con altri eventi estivi di rilevanza internazionale, come il "Festival del Jazz e Blues degli Alburni", di Serre, o "il Sele d'Oro" di Oliveto Citra. "I fucanoli" (falò): si tengono il 17 gennaio, festa di Sant'Antonio abate; l'evento consiste, appunto, nell'accendere fuochi nelle piazze (usanza comune un po' in tutta Italia, soprattutto nelle regioni meridionali). La festa è articolata da un triduo religioso, seguito da una processione lungo le vie cittadine. I fuochi pirotecnici annunciano la fine della celebrazione religiosa con il rientro della statua e l'inizio della festa popolare. Nel frattempo i rioni, che hanno accatastato la legna per i “fucanol'“ (i falò), si preparano a organizzare succulenti pietanze tradizionali; abbondanti arrostite di carni sono accompagnate da vini tipici locali, guidati da musiche e balli tradizionali. Premio Il Gerione : dal 2005 il Comune di Campagna organizza una rassegna nazionale di scuola & teatro intitolata Il Gerione (mese di maggio di ogni anno). La Guerra dei colori , nel fiume Tenza sotto la Cattedrale (1ª edizione 2008): due squadre si affrontano in una battaglia sfrenata fino all'ultima goccia di acqua colorata (mese di agosto). L'edizione, anche se dall'anno 2011 non ha avuto più luogo, per assenza di fondi pubblici, pare che sia stata ripresa, in uno dei letti centrali del fiume Tenza, sotto la cattedrale. Geografia antropica Urbanistica La città, sede prestigiosa di arcidiocesi vescovile, della quale era natio il nobile Melchiorre Guerriero, molto bene inserito in epoca rinascimentale tra i poteri e i potenti della curia romana, fu ridisegnata nell'urbanistica da Giulio Romano (allievo e collaboratore di Raffaello Sanzio alla realizzazione degli affreschi nelle Stanze del Vaticano), a cavallo tra il 1518 e il 1520, secondo il Vasari, nelle sue "Vite", come riportato nella versione integrale della casa editrice Newton, menzionando e definendo la Civitas Campaniae (la Città di Campagna), unitamente al centro storico di Napoli e di Pozzuoli, "..come una delle meraviglie antiche..). Si presume, che il nobile Guerriero avesse intenzione di invitare nella Civitas, Raffaello Sanzio. Il maestro essendo in primis il responsabile dei lavori al Vaticano e di conseguenza molto impegnato, oltre che malato (infatti, poco dopo morì nel 1520), delegò il suo allievo e collaboratore (il grande Giulio Romano, pittore e architetto) che ne prese degnamente il suo posto. Suddivisioni storiche Il capoluogo è diviso in quartieri, sorto intorno a quattro chiese parrocchiali, attraversato dal fiume Tenza e lambito a occidente dal fiume Atri. San Bartolomeo il primo quartiere medievale sorto dopo l'anno mille, posto sulle pendici occidentali del colle Girolo con il Castello Gerione, sorto sotto l'amministrazione parrocchiale di San Bartolomeo. Zappino il secondo quartiere sorto dopo l'anno mille, situato sull'isola dei fiumi Tenza e Atri, costruito intorno alla parrocchia del SS. Salvatore e Sant'Antonino. Giudeca costruito tra le pendici meridionali del colle Girolo e il fiume Tenza, si erge intorno alla parrocchia di S. Maria della Pace nella Basilica Cattedrale. Casalnuovo fa riferimento alla parrocchia della SS. Trinità, mentre fino agli anni 70 alla Chiesa della Concezione con l'attiguo ex complesso degli Osservanti (oggi ridotta in rudere, dopo l'abbattimento avvenuto nel 1987). I rioni sono: La Strada Nuova che lungo il Corso Vittorio Emanuele III, porta al Castagneto e in Via Trinità, e proseguendo lungo la Via Normanni, collega Casalnuovo, la Concezione, Ponte Dauli-Romanelle e Carriti, e lungo la strada interna dietro al Castello "Girone" che porta a San Leo/San Bartolomeo nord, che come una piccola arteria collega il Quartiere Zappino fino al bivio di Via Roma/Via Madonna delle Grazie. Sant'Agostino, posto nel quartiere di Zappino, è costruito su una rupe a ridosso del fiume Atri. Sant'Antonio appartiene alla parrocchia della Giudeca, è in realtà un borgo, posizionato fra il fiume Tenza e le propaggini meridionali del monte Ripa della Guardia. Frazioni Elenco delle frazioni come riportato nello Statuto del Comune di Campagna: Camaldoli: 103 abitanti, Galdo: 200 abitanti circa, Mattinelle: 200 abitanti circa, Puglietta: 870 abitanti, Quadrivio: abitanti, Romandola-Madonna del Ponte: 144 abitanti, Santa Maria La Nova: 440 abitanti, Serradarce: 447 abitanti, Altre località del territorio In base al 14º Censimento ISTAT vengono menzionati anche i seguenti centri abitati: Avigliano: 57 abitanti, Folcata: 465 abitanti, Oppidi-Varano: 292 abitanti, San Paolo: 164 abitanti, San Zaccaria: 213 abitanti, Vallegrini: 144 abitanti, Altre località: Petenzone, Romanelle, Varchera, Persano Scalo, Pezzarotonda, Ponte Barbieri, Rufigliano, Saginara, San Vito, Sant'Angelo, Tuoro. Economia Agricoltura Il territorio è prevalentemente destinato alla produzione agricola e rientra nell'area di produzione dell'olio di oliva DOP Colline Salernitane; il comune ha aderito all'Associazione Nazionale Città dell'Olio e fa parte del consorzio G.A.L. Colline Salernitane. Il territorio comunale è una zona di produzione dei seguenti prodotti: Carciofo di Paestum (IGP). Mela annurca campana (IGP) Fragolina degli Alburni e dell'Alto Sele. Castagna di Acerno. Industria Nei pressi dello svincolo autostradale sono concentrate la maggior parte delle attività industriali e artigianali. A partire dal 2006 è stata realizzata un'area P.I.P. (piano di insediamento produttivo) in cui sono confluite numerose aziende. L'unica società di rilevanza nazionale è stata la RDB, ora dismessa. Nelle zone basse, sono attivi anche alcuni caseifici, nella produzione di formaggi e mozzarella di bufala. Turismo La città di Campagna è stata riconosciuta come un comune a prevalente Economia Turistica. I principali attrattori turistici sono: il centro storico, il Castello Gerione (visitabile solo a piedi con una guida interna, in mancanza di un collegamento adeguato), oltre che ai monumenti storici e religiosi, riconosciuta come una delle porte di ingresso al Parco regionale dei monti Picentini; l'oasi naturale del Monte Polveracchio; l'oasi naturale del fiume Sele di Persano nella condivisione territoriale con il Comune di Serre; la ricca vegetazione della città, attraversata nel centro storico dai fiumi Atri e Tenza, dove da quest'ultimo, nasce la tradizione de 'A Chiena. Infrastrutture e trasporti Strade La città è dotata dell'omonima uscita autostradale sull’Autostrada A2 del Mediterraneo in loc. Rufigliano e di un'area di servizio in località Saginara. Le strade statali che attraversano il comune sono: la Strada statale 91 della Valle del Sele, principale asse viario del territorio che lo attraversa da ovest a est collegandolo a Eboli e l'Alto Sele: la Strada statale 19 delle Calabrie, che attraversa solo la parte meridionale del territorio collegando lo svincolo autostradale di Campagna con gli Alburni. Il territorio comunale è attraversato da numerose strade provinciali; quelle di maggiore rilevanza sono le seguenti: Strada Provinciale 9/a Innesto SS 91 a Valle Cupa-Cimitero di Oliveto Citra, collegamento fra Campagna e Oliveto Citra. Strada Provinciale 31/a, Innesto SS 91 (Quadrivio Campagna)-Campagna, principale collegamento tra Quadrivio e Campagna. Strada Provinciale 38 Innesto SS 91 (Bivio Campagna)-Innesto SS 19 (Bivio Persano), collegamento fra lo svincolo autostradale e il territorio comunale. Altre strade provinciali sono: Strada Provinciale 31/b, Campagna-S.Maria di Avigliano (detta "Strada Provinciale per Acerno"). Strada Provinciale 31/c, S.Maria di Avigliano-Pietra di mastro Agostino. Strada Provinciale 31/d, Pietra di mastro Agostino-Toriello, in fase di completamento per Acerno. Strada Provinciale 40 Innesto SS 19-Stazione di Persano. Strada Provinciale 106 Campagna (Cappuccini)-Bivio Romandola. Strada Provinciale 153 Puglietta-Camaldoli di Campagna. Strada Provinciale 233 Innesto SP 31 (S. Vito di Campagna)-Innesto SS 91. Strada Provinciale 234 Strada Mattinelle Innesto SS 91-Innesto SS 19. Strada Provinciale 235 Innesto SP 234-Innesto SP 38 (Contrada Starzolella). Strada Provinciale 253 Strada Vecchia Matera: Innesto SP 153 (Puglietta)-Località Santo Spirito. Ferrovie Stazione di Campagna-Serre-Persano sulla tratta ferroviaria Salerno-Potenza. Dall'Ottocento al 1968 è stata attiva la stazione di Tuoro-Serradarce sempre sulla linea Salerno-Potenza. Mobilità urbana La mobilità è affidata, per quanto riguarda i trasporti extraurbani, alla società Sicurezza e Trasporti Autolinee - Sita Sud S.r.l. che collega il centro storico e le principali frazioni, con Salerno e Oliveto Citra; la Società Consortile Salernitana Trasporti collega il capoluogo, Quadrivio e Galdo con Serre. Il trasporto urbano è gestito dalla società Autolinee L.A.S., che collega tutte le frazioni col capoluogo. Amministrazione Altre informazioni amministrative Il comune fa parte della Comunità montana Tanagro - Alto e Medio Sele. Le competenze in materia di difesa del suolo sono delegate dalla Campania all'Autorità di bacino interregionale del fiume Sele e all'Autorità di bacino regionale Destra Sele. Per quel che riguarda la gestione dell'irrigazione e del miglioramento fondiario, l'ente competente è il Consorzio di bonifica in Destra del fiume Sele. La gestione del ciclo dell'acqua è affidato all'ATO 4 Sele. Sport Attualmente non esiste una squadra di calcio che rappresenta Campagna a livello dilettantistico. A Campagna ha sede la società di pallavolo Fortitudo Campagna. fondata nel 2005. Impianti sportivi Nel comune si trovano: il campo di calcio comunale con una capienza di 400 posti a sedere; il Palazzetto dello sport, realizzato in località Quadrivio, e un campo da tennis in località Carriti, nei pressi della Concezione/Casalnuovo. Note Bibliografia B. Croce, "Giovanni Caramuel Vescovo di Campagna, in Archivio Storico per le provincie Napoletane", Napoli, 1927. A. Cestaro, "Le diocesi di Conza e di Campagna nell'età della Restaurazione", Roma 1971. B. Stabile, "Il Centro Storico di Campagna: nascita e sviluppo" - Scheda "Campagna", Edizioni 10/17, Salerno, 1997 R. Luongo, "Il territorio di Campagna in età antica ed Alto Medioevo", Edizioni 10/17, Salerno 2011. D. Caleo - Campagna, Villa imperiale romana - a cura di Gennaro Giugliano, Edisud Salerno, 2010. R., G. e A. D'Ambrosio, "Campagna nell'Ottocento", Cava dei Tirreni (SA), 1975. P. Manzi, "La stampa nell’Italia meridionale: Campagna (1545-1673)", S. Angelo Le Fratte (1664-1665), in «Accademie e biblioteche d’Italia», Roma 1970, nn. 4-5, pp. 294 e sgg. Gaetano D'Ambrosio, "Storia nella città di Campagna e nella provincia di Salerno, dalle origini all'Unità d'Italia", Grafica Ebolitana. Eboli (SA), 2000. Gaetano D'Ambrosio, "La Stampa nella Città di Campagna e nella provincia di Salerno dalle origini all'Unità d'Italia", Grafica Ebolitana, Eboli (SA), 2000 Gaetano D'Ambrosio, "Il Brigantaggio nella provincia di Salerno", Palladio Editrice, Salerno, 1991 R. D'Ambrosio, "Le Confraternite di Campagna attraverso i secoli", Edizioni Dottrinari, Salerno, 1984 R. D'Ambrosio, "Storia di Puglietta di Campagna: dalle origini ai giorni nostri", Palladio Editrice, Salerno, 1997 M. R. Pessolano, "Immagine e storia di Campagna centro minore meridionale", Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1985 N. De Nigris, Campagna antica e nuova, sagra e profana overo compendiosa istoria della Città di Campagna descritta dal dott. Nicolò De Nigris e alla medesima dedicata, Napoli 1691. A. V. Rivelli, "Memorie storiche della città di Campagna", Salerno 1894-95. G. Strofforello, "Circondari di Campagna, Sala Consilina, Vallo della Lucania", 1903 AA. VV. (A. Riviello, E. Di Grazia, R. Mele, A. Frenkiel, V. Maggio) "A Chiena a Campagna -Kermesse nazionale d'arte contemporanea", Ediz. Civico Museo Campagna - Stampa Boccia, Salerno 1985-1987, AA. VV.(A. Riviello - V. Sersale - C. Tafuri - F. Massimi) "Le Porte dell'Arte - Incontri Internazionali d'Arte Contemporanea", Ediz. Comune di Campagna - Grafica Ebolitana, Eboli (SA), 1997 Gelsomino D'Ambrosio, Scheda "Campagna", Salerno 1985 -Ristampata e aggiornata nel 1996, Edizioni 10/17, Salerno 1996. R. Mele, "Il convento di Giordano Bruno", dal Libro/Catalogo "A Chiena -Kermesse nazionale d'arte contemporanea", Ediz. Museo Campagna - Stampa Boccia, Salerno, 1987. AA.VV., "Il Setaccio", mensile di cultura, politica e sociale (in ciclostile), che ha coperto quasi l'intero arco, tra la fine degli anni 70 e inizio degli anni 80 (prima e dopo il sisma), a cura della sezione del P.C.I. di Campagna centro storico e Quadrivio. M. Ulino, "Giovan Battista Visco di Campagna", "IL FORASTIERO", mensile di cultura, politica e sociale, n. 8, storia, Campagna (SA), agosto 1991. L. Ganelli,"Campagna Medievale, tra XI e XII secolo", E.S.I. Napoli 2005 ISBN 88-495-1113-2 L. Ganelli, "Il convento dei cappuccini tra storia e recupero", Eboli (SA),1999. A. Gibboni, "Postilla storica alla vita di Giordano Bruno", Eboli (SA), 1970 C. Carlone, "Melchiorre Guerriero e la Diocesi di Campagna", Salerno 1984. M. Ulino, "L'Età barocca dei Grimaldi di Monaco nel loro Marchesato di Campagna", Giannini Editore, Napoli 2008. ISBN 88-7431-413-2 M. Ulino, "Antonino Vincenzo Rivelli: maestro, oratore, storico e poeta", Eboli 2007. M. Ulino, "Il SS. Nome di Dio: storia vera da riscrivere", in "Il Saggio", mensile, Eboli (Sa), 2000, pp. 22–23. M. Ulino, "Campagna nella formazione di Giulio Romano", in "Il Forastiero, 7°, periodico, Campagna/Contursi T., 1991, p.10 A. Maggio, "Serradarce, la storia e la memoria", Edizioni 10/17, 1996 V. Izzo, "Campagna est-ovest o dualismo", Il Setaccio, 1984 V. Izzo, "IL CALENDANNO: un anno ricco di storia", 2000 V. Izzo, "Raccontare Campagna: La Fontana di Via Giudeca", 2002 V. Izzo, Raccontare Campagna: Il SS. Nome di Dio, 2003 V. Izzo, Raccontare Campagna: Le Fabbriche Religiose, 2004 V. Izzo, Raccontare Campagna: Le Persone Illustri, 2005 V. Izzo, Raccontare Campagna: Il Castello Gerione, 2006 V. Izzo, Raccontare Campagna: La Cattedrale, 2007 V. Izzo, Antico Romitaggio di S. Michele (catalogo storico/fotografico), 2009 V. Izzo, "A P C F (Antisemitismo - Palatucci - Campagna - Foibe)", 2009 V. Izzo, "231180: un giorno apparentemente come tanti altri "- 2010 V. Maggio, "La Piaga", dal Libro/Catalogo "A Chiena -Kermesse nazionale d'arte contemporanea", Ediz. Museo Campagna - Stampa Boccia, Salerno, 1987. M. Ulino, "Il manoscritto XV E 20 della Biblioteca Nazionale di Napoli, Notizie per la storia di Campagna", in "SinTesi", nº5, Franco Angeli, Milano, 2004 M. Onesti e M. Ulino - Testi nel sito ufficiale della confraternita della Beata Vergine del Carmelo e del Monte dei Morti M. Ulino, "La venerabile confraternita del SS. Rosario nella parrocchia di San Bartolomeo apostolo della città di Campagna", Eboli-Campagna (Sa), 2003. E. Di Grazia, " 'A Chiena a Campagna - il "caso Salerno", dal Libro/Catalogo "A Chiena -Kermesse nazionale d'arte contemporanea", Ediz. Museo Campagna - Stampa Boccia, Salerno, 1987. M. Ulino, "Campagna - Guida alla scoperta della Città", a cura della Pro Loco, Salerno, 2002. di M. Ulino, "Portoni Ghiottoni", descrizioni dei monumenti di Campagna, a cura della Pro Loco di Campagna. - Utilizzate per la descrizione dell'architettura civile e religiosa. M. Ulino, "Una confraternita viva dal XIII secolo. S. Maria della Neve della città di Campagna (13 dicembre 1258)", Campagna (Sa), 2010. ISBN 978-88-905205-0-1 A. Giordano, "I regesti delle pergamene del Capitolo di Campagna",1170-1772, ISBN 88-86854-14-5 A. Riviello Moscato, "La Città Invisibile Sparita" (libro/cartolina d'artista, italiano/inglese) - Edizioni Utopia Contemporary Art - Stampa AMG press, Roccadaspide (SA), 2016 P. Onesti, "La Chiena", Torino 1993 H. Taviani, "Les archives du diocése de Campagna dans la province de Salerne" (Documents inédits des XI et XII siécles), Roma 1974 A. Frenkiel, "Among the Gorges of Campagna", dal Libro/Catalogo "A Chiena -Kermesse nazionale d'arte contemporanea", Ediz. Museo Campagna - Stampa Boccia, Salerno, 1987. E. Garin, "Bruno", Edizioni CEI, Milano, 1966 L. Cutino, "Il Liberatore degli ossessi", CAM, Napoli, 1956 F. Gibbone, "Vita del Santo Abate Antonino" (Ristampa), Sala Bolognese, 1983 G. C. Capaccio, "Trattato delle imprese" (Ristampa), Napoli, 1990 Francesco Poli, Elena Volpato, Mario Gorni, "Video.it - Arte Giovane a San Pietro in Vincoli", Edizioni Arte Giovane - Stampa Arti Grafiche Dial, Mondovì (CN), 1999 G. Vasari, "Vita dei più eccellenti pittori, scultori e architetti" (introduzione di M.Marini), Edizione integrale "Grandi Tascabili" Newton (2ª Ediz.) Roma, 1993 AA. VV. "Storia di Campagna" (n. 5 Volumi) - Ediz. Ass. Giordano Bruno, Campagna (SA) 2017 Voci correlate Comunità montana Alto e Medio Sele Diocesi di Campagna Distretto di Campagna Circondario di Campagna Parco regionale Monti Picentini Riserva naturale Foce Sele - Tanagro Museo archeologico della media valle del Sele Culto del Glorioso Alberto Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Carso
Carso
Il Carso (noto anche come altopiano Carsico o Carsia, Iulia Carsa in latino, Kras in sloveno e croato, Cjars in friulano, Karst in tedesco) è una regione storica, un altopiano roccioso calcareo che si estende a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia (provincia di Gorizia e Trieste), Slovenia e Croazia, noto storicamente per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale, tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. Dal nome della regione geografica del Carso di Trieste, oggetto dei primi studi e presa come riferimento, nota anche come “Carso Classico”, è derivato il termine carsismo. Questo toponimo a sua volta deriva dalla radice “kar” o “karra”, di origine paleoindoeuropea con significato di roccia, pietra. Stessa radice hanno i toponimi Carnia, Carinzia, Carnaro e Carniola. Descrizione Si estende a sud-est delle Prealpi Giulie, (zona del Collio), giunge fino al mare Adriatico e prosegue poi in Slovenia occidentale e Istria settentrionale, fino al punto di congiunzione con il massiccio delle Alpi Bebie (Velebit) all'estremo nord-ovest della Croazia. L'altopiano si estende su una anticlinale parzialmente erosa. Classificazione Secondo la Partizione delle Alpi del 1926 il Carso è considerato facente parte del sistema alpino ed è visto come una delle 26 sezioni delle Alpi, e precisamente la ventiduesima. Secondo questo criterio, si suddivide Piccolo Carso (gruppo 22a) e Carso Istriano (gruppo 22b). Secondo la SOIUSA il Carso non fa parte delle Alpi, ma appartiene al sistema delle Alpi Dinariche, seguendo la letteratura geografica slovena, che lo suddivide nel seguente modoː Montagne dell'Istria e del Carso (sigla A1); Gruppo della Selva di Tarnova (sigla B1); Gruppo del Monte Nevoso-Risnjak (sigla B2); Largo altopiano della Carniola-interna e della Bassa Carniola (sigla B3). Secondo altri criteri, può essere suddiviso in Carso Triestino, Carso Goriziano, Carso Sloveno e Carso Istriano (in talune suddivisioni si espande anche più a sud con il Carso dalmata e il Carso bosniaco). Carsismo Le rocce calcaree sono solubili dagli agenti atmosferici, in particolare dall'acido carbonico disciolto nelle acque, e vengono quindi da questi modellate nel tempo in varie forme, causando il fenomeno del carsismo. Nel mondo solo il 15% delle aree con affioramenti carbonatici presentano i caratteristici fenomeni carsici. Uno degli aspetti più rilevanti sono le doline. Grotte Il Carso è ricco di grotte di varie dimensioni, per cui nel territorio si sono sviluppate molte società speleologiche. Le più famose sono la grotta Gigante, la Grotta delle Torri di Slivia, le grotte di San Canziano e le grotte di Postumia. Inquinamento delle grotte Per anni, oltre un centinaio delle grotte del carso triestino sono state usate come discariche. A cavallo tra Italia e Slovenia, nelle Alpi Giulie sono state censite 350 grotte inquinate. In Slovenia la grotta Jeriseva Jama, vicina al paese di Casigliano di Sesana, è piena di automobili, eternit e altri rifiuti. Nonostante tutto, in questa grotta è ancora presente una rara pisolite, la perla di grotta. In Italia: il pozzo Mattioli, vicino alla frazione triestina di Gropada, è stato adibito a centro di smaltimento dei rifiuti ingombranti. Il pozzo dei Colombi, vicino a Basovizza, altra frazione del comune di Trieste, è stato usato per lo sversamento dei rifiuti pericolosi conseguenti all'attentato al terminal petrolifero dell'oleodotto transalpino della val Rosandra dell'agosto 1972; è stato usato come capiente cisterna, oltre 45 metri di pozzo e 100 di caverna, per i liquidi di lavaggio delle caldaie, fanghi industriali e molte altre sostanze chimiche. Sorte simile è toccata al pozzo di Cristo, tra Basovizza e Gropada, usato per lo sversamento di liquidi di derivazione industriale. Popolazione Comuni del Carso Aree Protette Il territorio comprende la Riserva naturale delle Falesie di Duino. Galleria d'immagini Note Bibliografia Maurizio Tentor, Giorgio Tunis, Sandro Venturini, "Schema stratigrafico e tettonico del Carso isontino", Natura Nascosta Enrico Halupca, Le Meraviglie del Carso, immagini, storia e cultura di uno dei più affascinanti paesaggi d'Europa, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-8190-209-5 Daniela Durissini e Carlo Nicotra, I Sentieri del Carso Triestino, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-8190-176-5 Fabio Forti, Carso triestino, Guida alla scoperta dei fenomeni carsici, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-86179-65-0 Fabio Forti, Invito alla conoscenza delle Grotte del Carso Triestino, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-8190-064-5 AA. VV., Introduzione alla Flora e alla Vegetazione del Carso, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-85083-00-5 Dario Blasich e Alfio Scarpa, Il Carso visto da vicino, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-8190-053-X Dario Gasparo, La Val Rosandra e l'ambiente circostante, Lint Editoriale, Trieste (2008), ISBN 978-88-8190-240-8 Scipio Slataper, Il mio Carso, Mursia ISBN 9788842547341 Giulio Angioni, Gabbiani sul Carso, Sellerio, ISBN 88-389-2503-8 Alessandro Ambrosi, Claudio Oretti, Carso Triestino, Goriziano e Sloveno 1:25.000. Carta Topografica per Escursionisti. Con Indice dei Nomi, dei Sentieri e degli Itinerari, Transalpina Editrice, Trieste (2013), ISBN 978-88-88281-05-6 Alessandro Ambrosi, Guida ai Sentieri del Carso triestino, monfalconese e goriziano, Transalpina Editrice (Andar de Bora), Trieste (2015), ISBN 978-88-88281-13-1 Voci correlate Carsismo Foiba Timavo Giardino botanico Carsiana Val Rosandra Vedette del Carso triestino Il mio Carso romanzo di Scipio Slataper Castelliere Altri progetti Collegamenti esterni Altopiani d'Italia Territori del Friuli-Venezia Giulia Geografia della Slovenia Geografia della Croazia Carsismo Geografia della provincia di Trieste Geografia della provincia di Gorizia
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https://it.wikipedia.org/wiki/Corciano
Corciano
Corciano è un comune italiano di abitanti della provincia di Perugia posto su un colle a 12 km a nord-ovest di Perugia. Geografia fisica Classificazione climatica: zona E, 2204 GR/G Corciano è un comune esteso per quasi , situato su di un colle a 408 m s.l.m., quasi a metà strada fra il capoluogo Perugia e il lago Trasimeno. È confinante solo con Perugia ad est e a sud e con Magione ad ovest e a nord. Corciano fa parte della Comunità montana Trasimeno Medio Tevere e del club de "I borghi più belli d'Italia". Storia Secondo un'antica leggenda, Corciano è sorta per opera di Coragino, mitico compagno dell'eroe greco Ulisse. Le tracce più antiche della presenza dell'uomo (alcuni frammenti di utensili su lama di selce e vari frammenti di vasi in impasto non tornito) risalgono al Neolitico. La scoperta di due vasi cinerari (conservati nell'Antiquarium del palazzo Comunale) segnalano la presenza umana in un periodo compreso tra il IX e l'VIII secolo a.C. Tra il III e il I secolo a.C. si formarono numerosi nuclei abitati (in genere di piccole dimensioni) dediti prevalentemente all'attività agricola e a quella artigianale. L'area, nota archeologicamente per il famoso ritrovamento ottocentesco della tomba dei carri bronzei risalente alla seconda metà del VI secolo a.C. subì, quattro secoli più tardi, un forte processo di sviluppo probabilmente in relazione alla crescente richiesta di travertino utilizzato per la produzione di urne, cippi funerari, ma soprattutto per la costruzione della città urbana di Perugia. I primi documenti È solo dopo l'anno Mille che alcuni documenti documentano la sua esistenza. Nel 1136 papa Innocenzo II conferma il Castrum de Corciano al Vescovo di Perugia e lo stesso castello è citato nell'elenco delle ville e dei castelli presenti nel territorio perugino nell'anno 1258. La stretta dipendenza con Perugia portò i soldati corcianesi a combattere contro Todi che aveva occupato parte del territorio perugino: nel 1310 respinsero i tuderti fino alle porte della loro città. Braccio da Montone Tra il 1415 e il 1416 il Capitano di ventura Braccio da Montone, espulso da Bologna, con le sue truppe si dirige in Umbria seminando distruzione e morte. Tenta di conquistare Corciano, ma la cittadina si difende valorosamente e mette in fuga le truppe di Braccio. I Magistrati perugini, come compenso per l'eroica difesa, esentarono Corciano da ogni tassa per cinque anni. Ma Braccio non si ferma: dopo aver conquistato 120 castelli nel territorio perugino, torna a Corciano che, non potendo sopportare un nuovo assedio, gli apre spontaneamente le porte. Nel XIV secolo Corciano passò, come quasi tutta l'Umbria, nell'orbita dello Stato della Chiesa e divenne feudo dei Duchi della Corgna che avevano la loro residenza nell'attuale palazzo Comunale. Nel 1809 l'esercito napoleonico stabilì a Perugia il Governo imperiale e Corciano venne eretta a Mairie. Il 9 novembre 1860 viene pubblicato il plebiscito per l'annessione della Provincia di Perugia al Regno d'Italia: 97.000 voti favorevoli e 386 contrari. Simboli Lo stemma del comune di Corciano è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 15 agosto 1929. Il gonfalone, concesso con regio decreto del 16 agosto 1929 è un drappo partito di rosso e di bianco. Il comune ha adottato una bandiera costituita da un drappo partito di rosso e di bianco caricato al centro dello stemma comunale. Monumenti e luoghi d'interesse Corciano ha un interessante e ben conservato centro storico di aspetto medievale e di forma pressoché circolare, parzialmente ancora cinto da mura, in cui si trovano, seppur rimaneggiati, il Palazzo dei Priori ed il Palazzo del Capitano del Popolo. La principale chiesa è la parrocchiale di Santa Maria Assunta, del XIII secolo ma rifatta nel tardo Ottocento, che custodisce al proprio interno lAssunzione della Vergine di Perugino, del 1513, detta anche Pala di Corciano, e il cosiddetto Gonfalone della Peste di Benedetto Bonfigli, del 1472, proveniente da Sant'Agostino, interessante anche per la veduta di Corciano rappresentata in basso. In chiesa sono anche due opere del sacerdote-pittore Guerriero Giappesi, vissuto nei primi decenni del XX secolo: un affresco con l'Arcangelo Michele all'altare del Sacro Cuore, del 1929, e un altro con il Battesimo di Cristo presso il fonte battesimale, del 1931. La Chiesa di San Francesco, della fine del XIII secolo, sconsacrata e utilizzata per eventi e mostre, conserva invece il suo originario aspetto gotico, con una facciata ornata da un raro rosone in legno intagliato. All'interno sono frammenti di affreschi databili ad un periodo compreso tra il XIII e il XV secolo ed alcune opere d'arte provenienti da altri luoghi: tra le altre, una tavola con la Madonna col Bambino e Santi di Orlando Merlini, un San Sebastiano, scultura lignea di Francesco di Simone Ferrucci del 1482 e proveniente dalla chiesa di Sant'Agostino a Perugia, una tela con la Madonna col Bambino tra i santi Anna, Francesco ed Elena di Benedetto Bandiera, del 1606 e una tela, purtroppo danneggiata, di Giovanni Antonio Scaramuccia con la Madonna col Bambino, angeli e santi. Chiesa di Sant'Agostino La chiesa ed il convento di Sant'Agostino rappresentano uno dei più importanti monumenti agostiniani esistenti in Umbria. La sua edificazione fu autorizzata da papa Giovanni XXII con la bolla pontificia del 1334. La chiesa gotica subì vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli; verso la metà del XVIII secolo si ebbe l'intervento più consistente, che ne modificò radicalmente l'interno, eliminando gli arconi di sostegno e la copertura a capriate. A quest'epoca si devono pure alcune decorazioni, come la fastosa cornice a stucco dell'abside e gli altari, tra cui il primo a sinistra, dedicato alla Madonna del Carmine. Lungo la navata furono sistemate le quattro statue di san Macario, san Michele Arcangelo, san Sebastiano e san Rocco. Proprio a san Sebastiano e san Rocco era intitolata una confraternita che aveva sede nella chiesa di Sant'Agostino. Nell'abside, sopra il coro ligneo del XVIII secolo, si trovava fino al 1879 il gonfalone dipinto da Benedetto Bonfigli (e aiuti) nel 1472 per questa chiesa, ora conservato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. Con l'Unità d'Italia la chiesa passò nel demanio dello Stato; è di proprietà del Fondo Culto del Ministero degli Interni. Altri luoghi di interesse Sempre nel borgo, interessante la residenza Comunale, già palazzo della Corgna, attribuita a Galeazzo Alessi, con decorazioni interne di gusto zuccaresco. A un chilometro dall'abitato si erge il maestoso castello di Pieve del Vescovo, antica residenza estiva del cardinale Fulvio della Corgna e dei vescovi di Perugia, tra cui il futuro papa Leone XIII. A Corciano è stato realizzato il complesso residenziale Rigo, disegnato da Renzo Piano ed ispirato ai cubi di Rubik. È un complesso edilizio con varie tipologie di assemblaggio di cellule abitative prefabbricate in cemento armato frutto di uno studio sviluppato in occasione del terremoto del Friuli del 1976 e realizzato successivamente fra il 1979 e il 1982. Anche se il primo progetto di Renzo Piano, che prevedeva la possibilità di edilizia evolutiva autocostruita, venne in parte modificato, in virtù delle sovvenzioni statali, dalla realizzazione di case già allo stadio più complesso con l'utente che poteva variare solo l'interno del modulo abitativo, il Rigo rimane un esempio di avanguardia architettonica per tecniche di montaggio e struttura. Società Evoluzione demografica Etnie e minoranze straniere Secondo i dati ISTAT al 1º gennaio 2019 la popolazione straniera residente era di persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Romania 531 2,48% Albania 347 1,62% Ecuador 187 0,87% Geografia antropica Frazioni Capocavallo, Castelvieto, Ellera-Chiugiana (con finalità statistiche identificata talvolta come Chiugiana-La Commenda e, nell'uso comune, come Ellera), Mantignana, Migiana, San Mariano, Solomeo. Località Cipresso, Taverne, Terrioli, Valmarino, Strozzacapponi. Infrastrutture e trasporti Corciano è collegato al capoluogo e al resto della rete stradale umbra tramite il Raccordo autostradale 6, che conduce tra l'altro verso il lago Trasimeno e il confine con la Toscana e la val di Chiana, in direzione ovest. Economia Artigianato Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e attive vi sono quelle artigianali, come la rinomata lavorazione del legno, finalizzata alla produzione di mobili, di numerosi attrezzi e di giocattoli. È inserito tra I borghi più belli d'Italia. Amministrazione Gemellaggi Sport Calcio La principale squadra di calcio della città è l'Ellera Calcio che milita nel campionato umbro di Eccellenza (calcio). Note Bibliografia Corciano – Arte, storia, fede di un antico Castello, Fabrizio Fabbri Editore, Perugia, 1999. Voci correlate Pala di Corciano Castello di Pieve del Vescovo Comunità montana Trasimeno Medio Tevere Palazzo della Corgna (Corciano) Parco del Lago Trasimeno Associazione nazionale città del pane Stazione di Ellera-Corciano Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Claude%20Jade
Claude Jade
Biografia Nata in una famiglia borghese (i genitori erano professori universitari), dimostrò fin da piccola una grande passione per la recitazione, che la portò a frequentare il Conservatoire d'art dramatique della città natale. Nel 1966 vinse il Prix de Comédie, grazie alla sua interpretazione di Ondine di Jean Giraudoux. Trasferitasi a Parigi, nell'ottobre dello stesso anno divenne allieva di Jean-Laurent Cochet. Mosse i primi passi in televisione nel 1967, partecipando, tra gli altri, al serial televisivo Les oiseaux rares. L'esordio e i film con François Truffaut Al Théâtre Moderne interpretò il ruolo di Frida in Enrico IV di Pirandello. In sala era presente François Truffaut, che due mesi dopo le propose il ruolo di Cristine Darbon in Baci rubati (1968). Il film, in cui recitò con Jean-Pierre Léaud, le diede immediata celebrità. Definita da Truffaut "la fidanzatina del cinema francese", Claude Jade fu la protagonista anche negli altri due capitoli della saga di Antoine Doinel, Non drammatizziamo... è solo questione di corna (1970) e L'amore fugge (1978), che rivelarono anche aspetti più intimi della personalità del regista: L'affermazione nel cinema francese Dopo il suo eccellente debutto cinematografico, Claude Jade interpretò il ruolo di Linda in Montecristo 70 (1968), una coproduzione franco-italiana liberamente adattata dal romanzo di Alexandre Dumas; l'anno successivo ebbe il ruolo di Cécile, la gentile insegnante di inglese che si innamora di un uomo losco (Gérard Barray) nel film Le Témoin (1969), e consolidò il proprio successo nel ruolo di Manette, la fanciulla corteggiata da Jacques Brel nel film franco-italiano Mio zio Beniamino, l'uomo dal mantello rosso (1969) . Nei primi anni settanta, interpretò Laura, la figlia emancipata di Annie Girardot in un'altra coproduzione franco-italiana, La divorziata (1972) e la coraggiosa Françoise in Prêtres interdits (1973) di Denys de La Patellière. L'attrice si discostò in alcune occasioni dall'immagine di eroina esemplare e gentile: interpretò la spensierata Eléonore, che distrugge l'amicizia di due uomini in La barca sull'erba (1970) di Gérard Brach, la severa infermiera Claire in Home Sweet Home (1973) di Benoît Lamy e la seduttrice assassina Julie nel giallo Le malin plaisir (1975). Un'altra eccezione fu il primo dei suoi due film sovietici, la coproduzione sovietico-francese Nido di spie (1981), in cui interpretò una losca terrorista che persegue i propri interessi. La carriera internazionale Segnalata da Truffaut, Claude Jade fu diretta da Alfred Hitchcock in Topaz (1969), in cui interpretò il ruolo di Michèle Picard, la figlia di un agente segreto francese che lavora per gli americani, sposata con un giornalista. Il film le aprì la strada verso una carriera internazionale. Nel film giapponese Kita no misaki (1976) di Kei Kumai interpretò Marie-Thérèse, una suora che si innamora di un ingegnere giapponese durante un viaggio in nave da Marsiglia a Yokohama, ma che comprende che la sua missione di aiutare le persone che soffrono è più importante. Nel cinema belga, oltre ai ruoli da protagonista nei film Le Témoin e Home Sweet Home, interpretò un affascinante doppio ruolo nel film Le Choix (1975), impersonando l’attrice Anne, desiderosa di mettere su famiglia, e la danzatrice Juliette, che sogna il successo come star del balletto. Apparve anche in diversi film italiani, tra cui i polizieschi Number One (1973) di Gianni Buffardi e La ragazza di via Condotti (1973) , in cui è una fotoreporter che si innamora di Frederick Stafford, già suo partner in Topaz. Nel 1977 fu protagonista in Una spirale di nebbia di Eriprando Visconti, nel ruolo di Maria Teresa, moglie di un avvocato impotente (Duilio Del Prete), che sostiene il cugino (Marc Porel), sospettato di omicidio, e si ribella alla famiglia. In Italia fu protagonista femminile anche nella miniserie televisiva Voglia di volare (1984), accanto a Gianni Morandi, interpretando il ruolo di sua moglie Barbara. In Germania apparve in Rendez-vous in Paris (1982) nel ruolo di Evelyn, una donna berlinese sposata che si innamora di un americano e lo segue segretamente a Parigi per un weekend. Nel cinema sovietico, dopo Nido di spie (1980) di Vladimir Naumov, interpretò il ruolo di Inessa Armand in Lenin a Parigi (1981) di Sergei Jutkevič. Dagli anni ottanta continuò a lavorare per il teatro e la televisione e apparve con minor frequenza sugli schermi. Tra i suoi ultimi film, da ricordare Non rompeteci (1981), L'Honneur d'un capitaine (1982), L'Homme qui n'était pas là (1987). Interpretò ancora l'eroina romantica in Le Pion (1981). Negli anni novanta affrontò anche ruoli comici: nel 1992, interpretò la madre affettuosa del protagonista (Guillaume de Tonquédec) in Tableau d'honneur, che ha una relazione segreta con l'insegnante di sport del figlio. Nella commedia Bonsoir (1994) di Jean-Pierre Mocky, ebbe il ruolo di una lesbica oppressa da parenti omofobi e la cui eredità è salvata da Michel Serrault, ospite in casa sua. Tra i suoi ultimi film, Zattera della Medusa, girato nel 1990 e uscito solo nel 1998, in cui interpretò la moglie del governatore, Reine Schmaltz. Successivamente recitò quasi esclusivamente in film per la televisione. Le sue ultime apparizioni cinematografiche furono nei due cortometraggi La Rampe (2000) e À San Remo (2004). La televisione e il teatro In televisione, fu la protagonista della serie gialla in sei parti L'Isola delle Trenta Bare (1979), nel ruolo di Véronique d'Hergemont, minacciata da un intrigo diabolico su un'isola misteriosa. Dal 1998 al 2000 fu l'eroina della serie Venti del nord. Anche sul piccolo schermo ebbe occasione di proporsi in ruoli lontani dalla sua abituale immagine, interpretando la serial killer Hélène nella miniserie Malaventure: Monsieur Seul (1974). Oltre a ruoli in drammi, come quello di Lucile Desmoulins in La Passion de Camille et Lucile Desmoulins (1978) e come eroina nel film horror Le Collectionneur de cerveaux (1976), fu spesso guest star in serie poliziesche come Il commissario Moulin (1981), Julie Lescaut (1995), Il comandante Florent (1998), La Crimin (2004) e Groupe Flag (2005). Suo ultimo ruolo fu nel 2006 quello di Célimène in Célimène e il cardinale. Claude Jade recitò spesso per il teatro. Interpretò, tra gli altri, il ruolo di Helena in La guerra di Troia non si farà, di Junia in Britannico, di Françoise in Port Royal, di Berthe in Esuli di James Joyce, Maria de Soderini in Lorenzaccio. Vita privata Claude Jade era sposata dal 1972 con l'addetto culturale Bernard Coste . Nel 1979 si trasferì a Mosca con lui e il loro figlio Pierre, nato nel 1976, e lì visse per tre anni dal 1979 al 1982 , recitando in due film sovietici: nel ruolo della misteriosa terrorista Françoise in Nido di spie e nel ruolo della rivoluzionaria Inessa Armand in Lenin v Pariže di Sergej Jutkevič. Successivamente visse con la famiglia a Cipro dal 1982 al 1985. Morì nella notte del 1º dicembre 2006, a causa di un tumore alla retina. Filmografia parziale Cinema Baci rubati (Baisers volés), regia di François Truffaut (1968) Montecristo 70 (Sous le signe de Monte Cristo), regia di André Hunebelle (1968) Le Témoin, regia di Anne Walter (1969) Mio zio Beniamino, l'uomo dal mantello rosso (Mon oncle Benjamin), regia di Édouard Molinaro (1969) Topaz, regia di Alfred Hitchcock (1969) Non drammatizziamo... è solo questione di corna (Domicile conjugal), regia di François Truffaut (1970) Nijinsky: Unfinished Project, regia di Tony Richardson (1970) La barca sull'erba (Le Bateau sur l'herbe) regia di Gérard Brach (1971) La divorziata (Les Feux de la Chandeleur), regia di Serge Korber (1972) Home Sweet Home, regia di Benoît Lamy (1973) Number One, regia di Gianni Buffardi (1973) Prêtres interdits, regia di Denys de La Patellière (1973) La ragazza di via Condotti (La chica de via Condotti), regia di Germán Lorente (1974) Le malin plaisir, regia di Bernard Toublanc-Michel (1975) Trop c'est trop, regia di Didier Kaminka (1975) Maître Pygmalion, regia di Hélène Durand e Jacques Nahum (1975) Kita no misaki, regia di Kei Kumai (1976) Le Choix, regia di Jacques Faber (1976) Una spirale di nebbia, regia di Eriprando Visconti (1978) Le Pion, regia di Christian Gion (1978) L'amore fugge (L'Amour en fuite), regia di François Truffaut (1978) Lenin v Pariže, regia di Sergei Jutkevič (1980) Nido di spie (Teheran 43), regia di Aleksandr Aleksanrovič Alov e Vladimir Naumov (1981) Non rompeteci (Le Bahut va craquer!), regia di Michel Nerval (1981) Rendezvous in Paris, regia di Gabi Kubach (1982) L'Honneur d'un capitaine, regia di Pierre Schoendoerffer (1982) L'Homme qui n'était pas là, regia di René Féret (1987) Tableau d'honneur, regia di Charles Némès (1992) Bonsoir, regia di Jean-Pierre Mocky (1994) Zattera della Medusa (Le Radeau de la Méduse) di Iradj Azimi (1998) Scénario sur la drogue, regia di Santiago Otheguy (2000) À San Remo, regia di Julien Donada (2004) Televisione Le Crime de la rue de Chantilly, regia di Guy Jorré – film TV (1967) La Prunelle – serie TV, 13 episodi (1968) Les Oiseaux rares – serie TV, 42 episodi (1969) Le Songe d'une nuit d'été, regia di Jean-Christophe Averty – film TV (1969) Allô Police – serie TV, episodio 3x05 (1970) Mauregard – miniserie TV, episodio 1x02 (1970) Shéhérazade, regia di Pierre Badel – film TV (1971) La Mandragore, regia di Philippe Arnal – film TV (1972) Le Château perdu, regia di François Chatel – film TV (1973) Les Oiseaux de lune, regia di André Barsacq – film TV (1974) Malaventure – serie TV, 4 episodi (1974) Mamie Rose, regia di Pierre Goutas – film TV (1976) Le Collectionneur de cerveaux, regia di Michel Subiela – film TV (1976) Les Anneaux de Bicêtre, regia di Louis Grospierre – film TV (1977) Les Amours sous la Révolution – serie TV, 1 episodio (1978) Ulysse est revenu, regia di Jean Dewever – film TV (1978) Au théâtre ce soir – serie TV, 2 episodi (1974-1978) L'Isola delle Trenta Bare (L'île aux trente cercueils) – miniserie TV, 6 episodi (1979) Antenne à Francis Perrin, regia di Jean Kerchbron – film TV (1980) La Grotte aux loups, regia di Bernard Toublanc-Michel – film TV (1980) Caméra une première – serie TV, episodio 1x10 (1980) Cinéma 16 – serie TV, 2 episodi (1979-1981) Treize, regia di Patrick Villechaize – film TV (1981) Il commissario Moulin (Commissaire Moulin) – serie TV, episodio 2x03 (1981) Lise et Laura, regia di Henri Helman – film TV (1982) Une petite fille dans les tournesols, regia di Bernard Férié – film TV (1984) Voglia di volare – miniserie TV, 4 episodi (1984) Le grand secret – miniserie TV, 6 episodi (1989) V comme vengeance – serie TV, episodio 1x05 (1990) I viaggiatori delle tenebre (The Hitchhiker) – serie TV, episodio 6x10 (1990) Fleur bleue – miniserie TV (1990) Histoires d'amour – serie TV, 2 episodi (1990) La Tête en l'air – serie TV, 25 episodi (1993) Eugénie Grandet, regia di Jean-Daniel Verhaeghe – film TV (1994) Julie Lescaut – serie TV, episodio 4x01 (1995) Commissario Navarro (Navarro) – serie TV, episodio 7x06 (1995) Porté disparu, regia di Jacques Richard – film TV (1995) Belle Époque – miniserie TV, episodi 1x01-1x02-1x03 (1995) Inspecteur Moretti – serie TV, episodio 1x02 (1997) Il comandante Florent: Uomo senza memoria (Une femme d'honneur: Mémoire perdue), regia di Michèle Hauteville – film TV (1998) Scénarios sur la drogue – serie TV, 1 episodio (2000) Venti del nord (Cap des Pins) – serie TV, 29 episodi (1998-2000) Sans Famille – serie TV, episodi 1x01-1x02 (2000) La Crim' – serie TV, episodio 9x02 (2004) Groupe flag – serie TV, episodio 3x04 (2005) Doppiatrici italiane Fiorella Betti in Mio zio Beniamino, l'uomo dal mantello rosso Maria Pia Di Meo in Non drammatizziamo... è solo questione di corna Lorenza Biella in Voglia di volare Maria Grazia Dominici in Venti del nord Riconoscimenti Nel 1998 fu insignita del titolo di Cavaliere della Legion d'onore. Nel 2000 ottenne il premio New Wave Award a West Palm Beach. Note Altri progetti Collegamenti esterni Decorati con la Legion d'onore Sepolti nel cimitero di Père-Lachaise
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Crosta terrestre
La crosta terrestre (chiamata comunemente superficie terrestre), in geologia e in geofisica, è uno degli involucri concentrici di cui è costituita la Terra: per la precisione, si intende lo strato più esterno della Terra solida, limitata inferiormente dalla Discontinuità di Mohorovičić, avente uno spessore medio variabile fra 4 (crosta oceanica) e 70 chilometri (crosta continentale). Descrizione Limiti inferiore e superiore Il nostro pianeta è formato da gusci concentrici di materiale diverso: la Crosta terrestre, suddivisibile in continentale e oceanica, costituisce lo strato più esterno; al di sotto c'è il mantello terrestre, che si estende fino a di profondità; ancora al di sotto, e fino al centro della Terra ( dalla superficie) è il nucleo. Il mantello litosferico, la parte più superficiale del mantello, è saldato alla crosta, e insieme formano quella che viene definita litosfera. Fra la litosfera e il mantello inferiore (detto mesosfera) vi è l'astenosfera: uno strato sottile di mantello parzialmente fuso che permette alla litosfera sovrastante di muoversi, alla velocità di pochi cm l'anno. Il limite superiore è dato dalla superficie terrestre che la mette in contatto con l'atmosfera o l'idrosfera. Il limite inferiore della crosta terrestre è una superficie ben definita e marcata da cambiamenti sia fisici (cambiamenti di proprietà meccaniche) che chimici (cambiamenti nella composizione). L'interfaccia crosta-mantello viene definita, da un punto di vista petrografico, come il passaggio tra rocce che contengono feldspati (sopra) e quelle che non ne contengono (sotto). La crosta si distingue perciò dal mantello perché le sue rocce cristalline sono prevalentemente acide o basiche, mentre quelle del mantello sono ultrabasiche. La crosta è, ovviamente, l'unica parte della Terra a contenere rocce sedimentarie. Esiste anche una discontinuità fisica (le discontinuità sono tutte quelle parti della Terra che separano gli strati) che distingue la crosta dal mantello: si tratta di una zona di transizione tra rocce a bassa velocità di propagazione delle onde sismiche (nella crosta) e rocce a elevata velocità (nel mantello); tale discontinuità è denominata discontinuità di Mohorovičić, spesso abbreviata in Moho. Crosta continentale e crosta oceanica La crosta terrestre è l'unico strato del pianeta a possedere una marcata eterogeneità laterale. Fondamentale è la distinzione tra: crosta continentale, con spessori che sono generalmente attorno ai (per la crosta stabile) ma che possono raggiungere anche 70 o addirittura in corrispondenza delle catene montuose. La sua caratteristica fondamentale dal punto di vista geodinamico è la sua bassa densità relativamente a quella del mantello sottostante in quanto le sue rocce cristalline sono prevalentemente granitiche; crosta oceanica con spessori che variano da zero a e con una densità uguale se non superiore a quella del mantello sottostante in quanto costituita prevalentemente di rocce ultrabasiche e basiche. È da notare che l'estensione (areale) della crosta continentale è maggiore dell'estensione delle terre emerse, in quanto comprende anche tutti i territori sommersi a profondità inferiori ai metri. Il gradino morfologico che marca il passaggio tra crosta continentale e crosta oceanica è detto scarpata continentale. Composizione chimica La gran maggioranza delle rocce che compongono la crosta terrestre sono ossidi; le sole eccezioni rilevanti sono i cloruri, i solfuri e i fluoruri, in quantità che nella gran parte delle rocce non supera l'1%. Il 47 % della crosta terrestre è costituita da ossigeno e silicio, presente sotto forma di ossidi, di cui i principali sono la silice (SiO), l'ossido di alluminio (AlO), l'ossido di calcio (CaO), l'ossido di potassio (KO), l'ossido di ferro (FeO) e l'ossido di sodio (Na2O). Dopo aver analizzato tipi di rocce e tenendo conto della loro diffusione, F. W. Clarke ha ottenuto per la crosta terrestre le seguenti percentuali in peso: {|class="wikitable" ! Ossido !! Nome comune !! Percentuale |- |SiO |silice |align="center"| 59,71 |- |AlO |ossido di alluminio |align="center"|15,41 |- |CaO |ossido di calcio |align="center"|4,90 |- |MgO |ossido di magnesio |align="center"|4,36 |- |NaO |ossido di sodio |align="center"|3,55 |- |FeO |ossido di ferro |align="center"|3,52 |- |KO |ossido di potassio |align="center"|2,80 |- |FeO |ossido ferrico |align="center"|2,63 |- |HO |acqua |align="center"|1,52 |- |TiO |biossido di titanio |align="center"|0,60 |- |PO |anidride fosforica |align="center"|0,22 |- !colspan=2 | Totale !!align="center"|99,22 |} Tutti gli altri composti non raggiungono assieme l'1%. Voci correlate Discontinuità di Conrad Crosta (esogeologia) negli altri corpi del Sistema Solare Altri progetti Collegamenti esterni Struttura della Terra Superfici planetarie
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Cattedrale
Una cattedrale è la chiesa cristiana più importante di una diocesi, di cui costituisce il centro liturgico e spirituale, e che contiene la cattedra del vescovo della diocesi. Terminologia La locuzione "chiesa cattedrale" (ecclesia cathedralis in latino), o ellitticamente "cattedrale", deriva da "cattedra" (cathedra), perché essa ospita la cattedra del vescovo. Una delle prime ricorrenze della locuzione ecclesia cathedralis si dice fosse presente negli atti del Concilio di Tarragona del 516. Un altro nome con cui si indica la cattedrale è ecclesia mater, per indicare che è la "chiesa madre" di una diocesi. Data la sua importanza è anche detta ecclesia maior. Sempre a causa del suo ruolo di principale "casa di Dio" in una regione, la cattedrale era chiamata anche Domus Dei, da cui deriva il termine italiano duomo (ed il corrispondente Dom in tedesco). Si noti però che in diverse città viene chiamata "duomo", per ragioni storiche, la chiesa principale, anche se non propriamente cattedrale. Storia e organizzazione Inizialmente venne decretato che la cattedra vescovile non venisse posta nella chiesa di un villaggio, ma solo in quella di una città. Questo fatto non comportava difficoltà nell'Europa continentale, dove le città erano numerose e furono i centri da cui la cristianità si diffuse nelle zone rurali. Nelle isole britanniche, invece, le città erano scarse e, invece di esercitare la loro giurisdizione su aree definite, molti vescovi avevano influenza su determinate tribù o popolazioni. La cattedra di questi vescovi aveva spesso carattere migratorio. Chiesa cattolica Secondo il diritto canonico il vescovo è considerato come il pastore della chiesa cattedrale, la cui parrocchia è l'intera diocesi. Per questo motivo i giuristi canonici talvolta parlano della cattedrale come dell'unica chiesa della diocesi, mentre le altre sono considerate cappelle, se relazionate ad essa. Anticamente il territorio della diocesi non era suddiviso in parrocchie: ancora nell'Ottocento il vescovo di Catania riuscì ad aggirare le leggi che confiscavano i beni della mensa vescovile, dimostrando che si trattava dei beni dell'unica parrocchia della sua diocesi. All'interno della cattedrale «la cattedra deve essere, sempre, una sola e fissa, collocata nella chiesa, cosicché i fedeli possano vedere, facilmente, il Vescovo, il quale deve veramente apparire come il loro capo […] La chiesa cattedrale è il luogo dove il Vescovo diocesano insegna, celebra e governa». Il diritto canonico prescrive che il vescovo celebri l'eucaristia in cattedrale nelle maggiori solennità e vi conferisca i sacramenti dell'ordinazione e della confermazione. Obbligatoriamente bisogna conservare in cattedrale il Santissimo Sacramento; deve essere dedicata con rito solenne; è il luogo in cui il vescovo prende possesso canonico della diocesi. Nella cattedrale vengono celebrate le esequie dei vescovi, che possono essere sepolti nella chiesa, contrariamente alla raccomandazione di non seppellire cadaveri nelle chiese. Alla cattedrale può essere attribuito il titolo onorifico di metropolita, primaziale o patriarcale se la diocesi è retta rispettivamente da un metropolita, da un primate o da un patriarca. Queste distinzioni sono appunto onorifiche e non producono differenze per il diritto canonico. Il titolo di primate veniva conferito occasionalmente a sedi di grande dignità o importanza, come Canterbury, York e Rouen. Lione, Pisa (da cui la famosa Opera della Primaziale Pisana tutt'oggi esistente) e Lund possono essere citate come cattedrali realmente primaziali. La dignità di chiesa primaziale di "Sardegna e Corsica" fu rivendicata nel tempo dalle cattedrali di Pisa, Cagliari (oggi ufficiale) e Sassari, dove la cattedrale è tutt'oggi conosciuta come La Primatiale. Come per il titolo di primate, anche quello di patriarca è stato conferito a sedi quali Venezia e Lisbona, le cui cattedrali sono patriarcali solo a titolo onorifico. La basilica di San Giovanni in Laterano, è sede cattedrale del Papa in qualità di vescovo di Roma e patriarca dell'occidente, ed è l'unica dell'Europa occidentale a possedere il vero carattere patriarcale. La sua definizione formale è Patriarchalis Basilica, Sacrosancta Romana Cathedralis Ecclesia Lateranensis, anche se né la dizione Patriarca di Occidente né quella di Basilica Patriarcale, con papa Benedetto XVI, compaiono più nell'annuario pontificio. La soppressione di una diocesi depriva la chiesa della sua dignità di cattedrale, anche se l'appellativo viene mantenuto nell'uso comune, come ad esempio per Anversa che venne privata del vescovo durante la Rivoluzione francese. Caso curioso nel panorama delle cattedrali mondiali è quello della basilica del Santo Sepolcro, luogo di culto di diverse Chiese cristiane. La chiesa, eretta a cattedrale del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini da papa Pio IX nel 1847, non è sede della cattedra del patriarca ed è soggetta alle limitazioni d'uso previste dallo Statu Quo, per cui il patriarca non esercita alcuna autorità sull'edificio. Il patriarca generalmente celebra nella concattedrale del Santissimo Nome di Gesù, costruita nel 1872. Capitolo della cattedrale La storia del capitolo collegato alla cattedrale è oscura, e in ogni caso considerazioni locali influiscono sul suo sviluppo. Si può però cercare di dare una descrizione generale delle caratteristiche principali comuni a tutti i casi. Originariamente il vescovo e il clero della cattedrale formavano una specie di comunità religiosa, che veniva chiamata monasterium, pur non essendo un monastero in senso proprio. Il termine non aveva il significato ristretto che avrebbe acquisito in seguito, da qui, soprattutto in Inghilterra, le apparenti anomalie di chiese come York Minster e la Cattedrale di Lincoln, che pur non avendo mai ospitato monaci hanno ereditato l'appellativo di "minster" o monastero. In queste prime comunità il clero viveva spesso appartato nelle proprie dimore, non infrequentemente con le rispettive consorti. Nell'VIII secolo comunque, san Crodegango, vescovo di Metz (743-766), compilò un regolamento per il clero delle cattedrali che, benché largamente accettato in Germania e in altre parti del continente, non riscosse grande successo in Inghilterra. Secondo le regole di Crodegango, il clero delle cattedrali doveva vivere sotto lo stesso tetto, occupare un dormitorio comune e sottomettersi all'autorità di un ufficiale speciale. Queste regole erano di fatto una variazione della regola benedettina. Gisa, nativo della Lorena e vescovo di Wells dal 1061 al 1088, la introdusse in Inghilterra e ne impose l'osservanza al clero delle cattedrali. Durante il X e l'XI secolo, il clero delle cattedrali divenne più organizzato e fu diviso in due classi. Una appartenente a qualche istituzione monastica o a qualche ordine riconosciuto, spesso benedettini, l'altra rappresentata da un collegio clericale legato unicamente ai voti del sacerdozio, ma governato da un codice di statuti, i canonici. In questo modo sorse la distinzione tra cattedrali monastiche e secolari. In Germania e in Inghilterra, molte cattedrali erano monastiche. In Danimarca erano tutte benedettine, ad eccezione di Børglum, che fu premonstratense fino alla Riforma. Le altre furono tutte cambiate in chiese con canonici secolari. In Svezia, Uppsala era originariamente benedettina, ma venne secolarizzata attorno al 1250 e venne ordinato che tutte le cattedrali svedesi avessero un capitolo di almeno quindici canonici secolari. In Francia i capitoli monastici erano molto comuni, ma quasi tutte le cattedrali monastiche vennero convertite al canone secolare prima del XVII secolo. Una delle ultime fu la cattedrale di Sées, in Normandia, che fu agostiniana fino al 1547, quando papa Paolo III dispensò i membri dai loro voti, e costituì per loro un capitolo di canonici secolari. Il capitolo di Senez fu monastico fino al 1647, e altri anche più a lungo, ma la maggioranza fu secolarizzata durante il periodo della Riforma. Nel caso delle cattedrali monastiche il governo interno era affidato all'ordine cui apparteneva il capitolo, e tutti i membri vi tenevano residenza perpetua. Al contrario, nei capitoli secolari, gli incarichi di prevosto, decano, precentore, cancelliere, tesoriere, ecc., furono posti in essere per garantire il buon funzionamento della chiesa e dei suoi servizi, mentre la non residenza dei canonici, divenne la regola, e portò a far sì che i loro incarichi fossero svolti da un corpo di vicari che officiavano ai servizi della chiesa. Altrove, i primi capi delle chiese secolari sembra siano stati i prevosti, che erano incaricati, non solo con il regolamento interno, della supervisione dei membri del capitolo e del controllo dei servizi, ma erano anche i gestori dei terreni e dei possedimenti della chiesa. Quest'ultimo ruolo era quello su cui spesso spostavano la loro attenzione, a discapito dei doveri domestici ed ecclesiali, e subito sorsero lamentele che i prevosti erano troppo presi dagli affari terreni, e troppo spesso assenti dai doveri spirituali. Ciò portò in molti casi all'istituzione di un nuovo ufficiale chiamato decano, che si prese carico dei compiti del prevosto legati alla disciplina interna e ai servizi della chiesa. In alcuni casi l'ufficio del prevosto venne abolito, mentre in altri continuò, e il prevosto era anche arcidiacono, e restava a capo del capitolo. La normale composizione del capitolo di una cattedrale secolare, comprendeva quattro dignitari (potevano essere anche di più) in aggiunta ai canonici. Il decano (decanus) sembra abbia derivato la sua designazione dal decano benedettino, che aveva dieci monaci ai suoi ordini. Il decano, come si è già notato, divenne in esistenza per supplire al ruolo del prevosto nella gestione interna della chiesa e del capitolo. In Inghilterra il decano era a capo di tutte le chiese cattedrali, e fu originariamente eletto dal capitolo e confermato in carica dal vescovo. Egli era il presidente del capitolo, e in chiesa era incaricato della celebrazione dei servizi, officiando determinate parti per statuto, nelle festività principali. Egli sedeva nello scranno principale del coro, che solitamente è il primo sulla destra, entrando nel coro da ovest. Subito dopo il decano (di regola), viene il precentore (primicerio, cantore, ecc.), il cui incarico speciale è quello di regolare la parte musicale del servizio. Egli presiede in assenza del decano e occupa lo scranno corrispondente sul lato sinistro del coro. Il terzo dignitario è il cancelliere (scholasticus, écoldtre, capiscol, magistral, ecc.), che non deve essere confuso con il cancelliere della diocesi. Il cancelliere della cattedrale è incaricato della supervisione delle scuole, e sovraintende alle lezioni nel coro. Egli è spesso anche il segretario e bibliotecario del capitolo. In assenza del decano e del precentore è il presidente del capitolo. Lo scranno più a sinistra sul lato del coro dove siede il decano, è normalmente assegnato a lui. Il quarto dignitario è il tesoriere (custos in latino, sacrista in italiano, cheficier in francese). Egli era il guardiano della fabbrica di tutti gli arredamenti e ornamenti della chiesa, e il suo dovere era quello di fornire pane e vino per l'eucaristia, nonché candele e incensi. Era inoltre incaricato di regolare materie quali il suono delle campane. Lo scranno del tesoriere era opposto a quello del cancelliere. Questi quattro dignitari occupavano gli scranni ai quattro angoli del coro, ed erano chiamati in molti statuti le quatuor majores personae della chiesa. In molte cattedrali c'erano dignitari addizionali: il prelettore, il sottodecano, il vicecancelliere, il succentore (succentor-canonicorum), e altri, che vennero in esistenza per sopperire ai posti di altri dignitari assenti, in quanto la non residenza era il problema principale delle chiese secolari, e in questo contrastavano duramente con le chiese monastiche, dove tutti i membri erano in residenza perpetua. Oltre ai dignitari, vi erano i canonici ordinari, ognuno dei quali, come regola, aveva una dotazione o prebenda separata, oltre a ricevere una parte dei fondi comuni della chiesa. Per la maggior parte, anche i canonici divennero rapidamente non residenti, e questo portò alla distinzione tra canonici residenti e non, finché in molte chiese il numero di residenti divenne limitato, e i non residenti, che non spartivano più i fondi comuni, divennero generalmente conosciuti come "prebendari", anche se la loro non residenza, non li faceva abbandonare la loro posizione di canonici, né rinunciare al diritto di voto nel capitolo. Il sistema di non residenza portò anche all'istituzione dei vicari corali (ogni canonico aveva il suo), che sedevano nello scranno del canonico, e se esso era presente in quello immediatamente sotto, nella seconda fila. I vicari non avevano diritto di voto nel capitolo (Vox in capitulo) e anche se irremovibili (eccetto nel caso di gravi offese), erano i servi dei canonici assenti di cui occupavano lo scranno, e svolgevano i compiti. In alcune zone erano conosciuti anche come semi-prebendari. Con il passare del tempo, i vicari stessi erano spesso incorporati in una specie di capitolo minore, o collegio, sotto la supervisione del decano e del capitolo. Non esisteva distinzione tra i capitoli delle cattedrali monastiche e quelli dei canonici secolari nella relazione tra vescovo e diocesi. In entrambi i casi, il capitolo era il consiglio del vescovo, il quale era tenuto a consultarlo in tutte le questioni importanti, pena l'impossibilità di agire. Quindi, una decisione giudiziale del vescovo necessitava della conferma da parte del capitolo prima di poter essere eseguita. Egli non poteva cambiare i libri del servizio, oppure "usare" la chiesa, o la diocesi, senza il consenso del capitolo. In realtà questa teoria, con il passare del tempo venne a cadere. Note Bibliografia Voci correlate Cattedrali nel mondo Concattedrale Procattedrale Basilica (architettura cristiana) Chiesa (architettura) Duomo Altri progetti Collegamenti esterni Architettura religiosa cristiana
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https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo%20litogenetico
Ciclo litogenetico
Il ciclo litogenetico (detto anche ciclo delle rocce) è il modello che rappresenta le relazioni genetiche delle rocce tra loro e con il magma nell'ambito della crosta terrestre. Le rocce ignee sono dette primarie in quanto sono le uniche che derivano dal magma e non da altre rocce, per cui si perde la memoria della struttura precedente. Le rocce metamorfiche sono comunque al termine della storia di un materiale roccioso. Infatti, prima di subire l'anatessi a causa della profondità cui sono portate e trasformarsi in magma, le rocce devono subire metamorfismo regionale. Descrizione La figura 1 mostra le varie possibilità di trasformazione delle rocce e riporta anche le connessioni con l'atmosfera, l'idrosfera e con l'azione degli organismi. Si può descrivere schematicamente il ciclo litogenetico partendo dal processo magmatico: il magma raffreddandosi e consolidandosi in profondità origina rocce intrusive o se raffredda in superficie dà origine a rocce effusive. Nel primo caso provoca sulle rocce circostanti un processo di metamorfismo di contatto. Le rocce intrusive possono essere sollevate fino a raggiungere la superficie terrestre dove, insieme alle rocce effusive sono aggredite dagli agenti esogeni, e quindi soggette sia ad erosione che a dissoluzione chimica, ed entrano nel ciclo sedimentario dando origine ad accumuli di sedimenti inconsolidati, sia in ambiente continentale che marino. In quest'ultimo caso un contributo fondamentale ai sedimenti è dato dalla decantazione sul fondo di scheletri di organismi marini (essenzialmente microorganismi planctonici). I sedimenti inconsolidati che si accumulano vengono sepolti e in questa fase la diagenesi può litificarli formando le rocce sedimentarie compatte. Queste ultime, come le stesse rocce magmatiche originarie, possono essere seppellite sotto altri strati di sedimenti e spinte in profondità all'interno della crosta terrestre o essere coinvolte in processi di formazione di una catena montuosa; si trovano così coinvolte in un processo metamorfico trasformandosi in rocce metamorfiche, che a loro volta possono essere spinte a riaffiorare sulla superficie terrestre e rientrare nuovamente nel ciclo sedimentario. Se poi le rocce, sono spinte a maggior profondità entro la crosta terrestre, solitamente a causa della subduzione della placca tettonica in cui si trovano, sono sottoposte a un aumento di temperatura e pressione tale da provocare il fenomeno dell'anatessi, ossia una loro fusione parziale, con formazione di nuovo magma e il ciclo litogenico si chiude ricominciando dal processo magmatico. Nelle zone di subduzione solo una piccola parte delle rocce fonde; il resto della placca ristagna in tempi geologici più o meno lunghi nella zona di transizione del mantello per poi sprofondare ed essere assimilata dal mantello inferiore. Quello descritto è in realtà di un ciclo puramente teorico, una semplificazione di ciò che in natura è notevolmente più complesso. A causa dei frequenti scambi di materia ed energia tra il sistema e l’ambiente circostante durante il ciclo, il nuovo magma che si forma non potrà avere esattamente la composizione di quello che ha iniziato il ciclo. Inoltre, come si vede in fig. 1, alcuni passaggi possono essere saltati, altri ripetuti più volte. Ad esempio le rocce metamorfiche, come quelle intrusive, possono venire in superficie in seguito a sollevamenti, essere erose e trasformarsi in sedimenti senza passare attraverso l’anatessi; così pure le rocce ignee possono trasformarsi direttamente in rocce metamorfiche senza passare attraverso sedimentazione e diagenesi. Le rocce sedimentarie possono subire più cicli di erosione, trasporto e sedimentazione senza trasformarsi in rocce metamorfiche e queste ultime possono subire più metamorfismi. La complessità di questi legami tra i processi petrogenetici trova un'ampia spiegazione nella teoria della Tettonica delle placche. I tempi per compiere l'intero ciclo principale (frecce più spesse in fig. 1) varia dalle molte decine alle centinaia di milioni di anni. Bibliografia Daniele Fornasero - La Terra che vive - Gruppo Editoriale Il Capitello (2004), pag. 159-160 Altri progetti Collegamenti esterni Geologia Petrografia Processi geologici
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https://it.wikipedia.org/wiki/Continente
Continente
Un continente (dal latino continere, "tenere insieme") è la più vasta delle ripartizioni con le quali si suddividono le terre emerse della crosta terrestre. Il concetto di continente si contrappone quindi a quello di oceano. Una seconda accezione di "continente" si usa quando si contrappone un'isola alla terraferma. In questo caso la parola continente è sinonimo di terraferma. Esempi classici in questo senso si hanno quando i britannici chiamano "il continente" la restante parte d'Europa o quando sardi e siciliani chiamano "il continente" la restante parte d'Italia. Definizione La superficie della Terra è suddivisibile in continenti (le terre emerse) e in oceani. I geologi suddividono la crosta terrestre in oceanica e continentale in funzione, tra l'altro, della tipologia delle rocce predominanti in ciascuna delle due, rispettivamente rocce basaltiche e granitiche. Alla definizione di continente concorrono criteri che sono soprattutto geografici e storici, ma anche filosofici e politici; si ricorre anche ad analisi geomorfologiche ed ecologiche. Dato che i vari criteri non portano a un'unica conclusione, la suddivisione della terra emersa in diversi continenti è arbitraria. Per lo stesso motivo, non esiste un modello unico di suddivisione delle terre emerse, ma vari modelli, usati nei vari stati del mondo o nei vari ambiti di conoscenza a seconda delle necessità. Ogni modello ha le sue giustificazioni e prevede un numero diverso di continenti, variamente raggruppati. L'appartenenza politica di un territorio ad uno stato oppure ad un altro non ha nessuna importanza ai fini dell'appartenenza ad un continente. Valgano due esempi al riguardo: la Groenlandia è parte integrante del continente americano, nonostante dal punto di vista politico sia un possedimento danese; la Nuova Guinea Occidentale è una provincia dell'Indonesia, stato asiatico, ma l'isola della Nuova Guinea è nondimeno considerata tutta appartenente all'Oceania. Le isole si considerano appartenenti al continente più vicino: per esempio, il Madagascar e le Seychelles si considerano parte dell'Africa. Può aiutare in questo discrimine considerare l'esistenza delle piattaforme continentali. Anche per questa situazione ci sono casi di ambiguità: per esempio l'Islanda, comunemente considerata parte dell'Europa, si trova sulla dorsale medio atlantica in mezzo all'oceano, e quindi, geologicamente, dovrebbe essere considerata come un'emersione della dorsale oceanica, senza crosta continentale e quindi non facente parte di alcun continente. Sistemi di suddivisione delle terre emerse Modello a sette continenti Esso dà la massima importanza ai criteri storici e culturali, trascurando la contiguità tra le terre. Vengono anche tenuti molto in considerazione i confini tra le placche. Si separa così il Sudamerica dal Nordamerica e l'Europa dall'Asia. È uno dei modelli comunemente più usati in Cina e nei paesi di cultura inglese. Africa, Asia, Europa, Sudamerica, Nordamerica, Oceania, Antartide. Modello più seguito in Italia: sei continenti È un criterio storico-etimologico: sono considerati continenti le grandi estensioni di terre emerse che hanno storicamente un loro proprio nome (non composto). È il modello più usato non solo in Italia, ma anche in tutta l'Europa occidentale (escluse le Isole Britanniche) e in America latina. Corrisponde all'accezione comune di continente nella lingua corrente. Inoltre è il criterio seguito dalle Nazioni Unite nel Geoschema. Africa, Asia, Europa, America, Oceania, Antartide. Altro modello a sei continenti In questo modello si giunge a contare sei continenti considerando separate le due Americhe e invece unite l'Europa e l'Asia; questo modello prende in considerazione sia dati geografici e geologici, sia dati culturali. Adotta questo modello la Russia che, estendendosi sia in Europa sia in Asia, trova opportuno considerare unite queste due terre. Africa, Eurasia, Sudamerica, Nordamerica, Oceania, Antartide. Modello a cinque continenti È il modello seguito nel simbolo olimpico dei cinque cerchi intrecciati. In esso non si include l'Antartide, considerando solamente i continenti abitati dall'uomo, le cui nazioni quindi partecipano ai giochi olimpici. L'Antartide, infatti, non è divisa in stati e in essa risiedono permanentemente almeno un migliaio di abitanti, ma tra essi nessun abitante locale, solo ricercatori scientifici provenienti da altri continenti, alcuni permanenti, altri stagionali, altri solo per un viaggio. Africa, Asia, Europa, America, Oceania. Modello a quattro continenti e sei "parti del mondo" È un modello che individua solo quattro continenti, tenendo presenti esclusivamente considerazioni di geografia fisica: i continenti sono definiti univocamente come masse di terre emerse contigue e completamente circondate da oceani; il taglio dell'Istmo di Suez e dell'Istmo di Panama, essendo opera dell'uomo, non sono considerati impedimento per considerare unite, rispettivamente, Africa e Asia oppure le due Americhe. Secondo questo modo di vedere, l'Europa, l'Asia, l'Africa, l'America, l'Oceania e l'Antartide sono definite con l'espressione "parti del mondo". Alcune parti del mondo coincidono con i quattro continenti; si tratta dell'America, dell'Oceania e dell'Antartide. In questo modello esistono due diversi criteri di denominazione: America, Eurafrasia, Oceania, Antartide; Continente Antico, Continente Nuovo, Continente Nuovissimo, Continente Antartico, nomi che indicano la progressiva scoperta dei continenti da parte degli europei, nel corso dei secoli: Cristoforo Colombo raggiunse il Continente Nuovo nel 1492, mentre Willem Janszoon giunse nel Continente Nuovissimo nel 1606. Gli aggettivi "antico", "nuovo" e "nuovissimo" si adattano anche al progressivo popolamento del pianeta da parte dell'uomo, secondo le teorie più diffuse: il Continente Antico è quello in cui ebbe origine la specie umana circa 200 000 anni fa e il cui popolamento fu completato circa 10 000 anni fa, il Continente Nuovo è quello che fu popolato tra 10 000 e 20 000 anni fa, il Continente Nuovissimo è quello che fu raggiunto circa 50 000 anni fa, ma il cui popolamento fu completato in linea di massima tra 3 000 e 1 200 anni fa (con la colonizzazione della Polinesia), il Continente Antartico, raggiunto nel XIX secolo, non è stabilmente popolato. Risposte diverse agli stessi problemi Europa e Asia oppure Eurasia? Mentre l'istmo di Suez è sufficiente a distinguere l'Asia dall'Africa, non c'è un elemento geografico di pari evidenza che possa distinguere l'Europa dall'Asia. Si può quindi parlare di Eurasia, sia come unione dei due continenti e dunque come supercontinente, sia come un continente vero e proprio, come si usa spesso nella letteratura geografica russa. Ciononostante le due parti del mondo sono considerate come due entità distinte sin dai tempi di Omero. Nella distinzione tra Europa e Asia occorre quindi necessariamente considerare anche i criteri storici, poiché nessuna caratteristica geografica può essere, da sola, sufficiente a tal scopo. Il problema è stato quindi quello di individuare un confine convenzionale tra i due continenti, dato che Europa e Asia sfumano l'una nell'altra sia culturalmente sia fisicamente. Fin dall'epoca classica l'unico tratto di confine Europa-Asia non discusso è la linea che passa tra lo stretto dei Dardanelli, il mar di Marmara e lo stretto del Bosforo. A settentrione del Mar Nero, invece, si trovano pianure, bassopiani o basse catene montuose, estesi dalla Polonia fino alla Mongolia, terre di nomadi fino al Medioevo; ciò ha reso difficili i tentativi di delimitazione. Il confine tra Europa e Asia è comunque universalmente indicato all'interno del territorio russo. Infatti la Russia è una nazione transcontinentale il cui territorio si estende parte in Europa e parte in Asia; lo stato russo è d'altra parte storicamente europeo e solo a partire dal XVI secolo è iniziata la sua espansione in Asia. La convenzione più seguita identifica il confine tra Europa e Asia con la linea che parte dal mar Glaciale Artico, passa sullo spartiacque dei Monti Urali prosegue poi lungo il corso del fiume Ural, la costa nord-occidentale del mar Caspio e la depressione del Kuma-Manyč, arrivando infine alla foce del fiume Don. Lungo questa linea ci sono decine di monumenti che segnalano il confine Europa-Asia. Una seconda convenzione, diffusa soprattutto nella letteratura geografica anglosassone e in particolar modo statunitense, identifica invece lo spartiacque caucasico come barriera naturale tra Europa e Asia, al posto della depressione del Kuma-Manyč, in modo da far corrispondere il confine continentale con quello politico della Russia. Europa e Asia si contrappongono anche su basi culturali: Occidente e Oriente hanno dato origine a scienze e filosofie diverse tra loro, in continuo scontro e confronto. In numerosi miti viene raccontata la contrapposizione tra occidente e oriente, come nel mito di Europa, la principessa fenicia rapita da Zeus. L'America oppure le Americhe? Come già detto nel paragrafo dedicato ai vari modelli di suddivisione in continenti, a volte si considera tutto il territorio americano un unico continente, altre volte si considera invece tale territorio diviso in due continenti, l'America del nord o America settentrionale (che comprende anche l'America centrale) e l'America del sud o America meridionale, separati dall'istmo di Panama. Geograficamente parlando, un continente è separato dagli altri per mezzo di oceani, e non di istmi. Quello di Panama è sì tagliato dal canale artificiale omonimo, ma dal punto di vista naturale le due masse di terra a nord e a sud di esso sono unite. Dal punto di vista culturale l'istmo di Panama non separa i paesi di cultura latino-americana da quelli di cultura anglosassone. L'America centrale, pur essendo compresa nell'America settentrionale in quanto situata a nord dell'istmo, ha, per lo più, una cultura risultante dalla fusione tra le civiltà precolombiane e quella spagnola e ciò l'avvicina ai paesi dell'America meridionale: non per niente il concetto di America latina include America centrale, meridionale e Canada francofono mentre, come contraltare, il concetto di America del nord può essere ridotto a Stati Uniti, Canada anglofono e Groenlandia. Dal punto di vista ecologico, l'istmo di Panama ha però un suo ruolo nell'evoluzione di alcune specie animali e vegetali e, quindi, relativamente all'aspetto florofaunistico delle due Americhe. Per esempio, per quanto riguarda l'uomo, parlando di popolazioni autoctone, si può notare come in America del sud l'unico gruppo sanguigno diffuso sia lo 0, mentre in America del nord lo stesso sia semplicemente il più diffuso (più del 90% nelle popolazioni indigene). L'istmo in quanto tale, cioè, condiziona la deriva genetica, apportando differenze ecologiche sensibili, similarmente a quanto osservato in altre realtà (vedi la linea di Wallace nel determinare i confini ecologici - non geografici - tra Asia e Oceania). In conclusione, visto che l'istmo di Panama non è un confine né geografico né culturale, in Italia, in Europa occidentale e nella stessa America latina si preferisce considerare tutto il territorio americano come un unico continente, usando il nome al singolare: America. Secondo questo criterio, le espressioni "America del nord", "America del sud", "America centrale" e "America latina" hanno lo stesso valore, ad esempio, di "Europa occidentale" o "Asia meridionale", ossia di suddivisioni interne a un continente unico, utilizzabili a seconda dei casi, e i cui confini non sono categoricamente definiti. Nel Regno Unito e nei paesi di cultura anglosassone si preferisce invece parlare di due Americhe, dato che il concetto di America latina non considera la presenza, nel territorio così denominato, di alcuni paesi di cultura non latina; essi sono il Belize, le isole delle Antille di lingua inglese od olandese e le Guyane. Confine tra Asia ed Oceania? Anche l'Oceania pone dei problemi, riguardo alla definizione classica di continente. Per "Oceania" si intende l'insieme delle terre emerse del Pacifico, tra le quali l'Australia è la più grande. Al contrario di ciò che accade negli altri continenti, ciò che unisce queste terre è il mare, e il termine "Oceania" è quindi esplicativo di tale peculiarità. Questa unione continentale non è solo ideale, concettuale, ma si basa anche su fondamenta geomorfologiche: l'oceano Pacifico, infatti, è per gran parte un'unica placca tettonica; da questo punto di vista, però, l'Australia non è unita all'Oceania, giacendo su una sua propria placca. Il confine tra Asia e Oceania può seguire tre linee convenzionali. La più diffusa è la linea di Lydekker, preferita perché corre lungo il margine della piattaforma continentale australiana ed anche perché legata a parametri antropici. Le altre due linee convenzionali sono la linea di Wallace e la linea di Weber, definite in base a parametri non strettamente geografici o antropici, ma soprattutto ecologici in quanto flora e fauna sono molto diversi nelle due zone così individuate. Zealandiaː il settimo continente? Sono stati pubblicati alcuni articoli in riviste geografiche in cui si parla della Zealandia, variamente descritta come un "frammento continentale", un microcontinente, un continente sommerso o addirittura come un continente vero e proprio. La Zealandia è costituita da 4,9 milioni di chilometri quadrati di crosta continentale, ma dato il 94% si trova sott'acqua, essa non corrisponde alla comune definizione di "continente", inteso come massa di terra emersa, e non sommersa. Infatti, solo la Nuova Zelanda e la Nuova Caledonia sono le terre della Zealandia che si trovano sopra la superficie dell'oceano. La Zealandia affondò dopo la rottura con l'Australia 60-85 milioni di anni fa, essendosi separata dall'Antartide tra 85 e 130 milioni di anni fa. Il nome e il concetto di Zealandia furono proposti dal geofisico ed oceanografo statunitense Bruce Luyendyk nel 1995. Lo status della Zealandia come continente non è accettato, ma il geologo neozelandese Nick Mortimer ha commentato che "se non fosse per l'oceano" esso sarebbe stato riconosciuto come tale tempo fa; l'oceano che lo ricopre, però, esiste. Confronto tra popolazione e superficie dei continenti La seguente tabella e l'immagine a fianco riportano l'area e la popolazione dei sei continenti, secondo il criterio più seguito in Italia, Europa occidentale ed America Latina. La seguente tabella riporta invece l'area dei continenti utilizzati nelle diverse convenzioni. Le dimensioni sono importanti anche nel definire il subcontinente o lo stato-continente, ma non sono sufficienti: la regione geografica indiana è detta "subcontinente indiano" per le sue dimensioni, per la sua omogeneità storica e culturale, per la sua forma peninsulare e per il fatto di essere divisa dal resto dell'Asia da un'alta catena montuosa; la Federazione Russa è considerata uno "stato-continente" per le sue dimensioni, per la sua omogeneità storica e culturale, per il suo essere transcontinentale. l'Australia è a buon diritto uno Stato-continente, occupando tutta la parte continentale del continente Oceania. Stati molto estesi come gli Stati Uniti d'America, il Canada, la Cina e il Brasile non sono definiti "stato-continente", in quanto non occupano tutta la superficie del continente rispettivo. Storia dei continenti La formulazione della teoria della deriva dei continenti (1915), e le successive conferme empiriche, hanno portato i paleogeografi a supporre che la forma e il numero dei continenti siano variati ripetutamente nel corso della storia antica della Terra. Si ritiene che i continenti moderni siano frammenti dell'unico supercontinente di Pangea (circa 300 milioni di anni fa) e che questo a sua volta si sia formato dall'unione dei frammenti di altri supercontinenti precedenti. Il più antico supercontinente di cui si sia finora ipotizzata l'esistenza, Yilgarn, risale a circa 4,4 miliardi di anni fa. Note Bibliografia Voci correlate Supercontinente Subcontinente Oceano Isola Deriva dei continenti Supercontinente Subcontinente Crosta terrestre Geoschema delle Nazioni Unite Quattro continenti Altri progetti Collegamenti esterni Geomorfologia
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https://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0%20della%20Somalia
Città della Somalia
Di seguito un elenco delle maggiori città della Somalia, ordinate per numero di abitanti e divise per regione, nonché ulteriormente riportate in ordine alfabetico. Città principali in ordine alfabetico Afgoi Bardera Brava Baidoa Belet Uen Bender Beila Berbera Berreda Bosaso Bu'aale Burao Bulo Burti Buurweyn Bur Acaba Ceel Gaal Ceelbuur Ceeldheere Ceerigaabo Chisimaio Coriolei Dusa Mareb Eil Garba Harre Galdogob Gallacaio Garoe Gelib Giohar Hargheisa Jirriiban Laas Dawaco Las Gorei Lugh Mareeq Merca Mogadiscio Obbia Oddur Gardo Sarmaanyo Saylac Uanle Uen Altri progetti Centri abitati della Somalia Somalia
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https://it.wikipedia.org/wiki/Corona
Corona
Accezioni comuni Corona – copricapo cerimoniale dei monarchi Anatomia Corona – parte superiore del cranio Corona – regione circolare a ridosso della pupilla Corona – parte superiore del dente, esterna alla gengiva Corona – in odontotecnica, capsula protettiva o sostitutiva della corona del dente Corona – parte circolare del pene, alla base del glande Corona – anello di cute, coperta di pelo, immediatamente al di sopra della muraglia (parte cornea dello zoccolo equino) Architettura Corona – struttura con cui termina superiormente una costruzione, detta anche coronamento Corona – opera esterna delle antiche fortificazioni costituita da un bastione frontale e due mezzi bastioni laterali Corona – si dice della parte superiore di una diga (costruita con struttura, forma ad arco) Geografia Italia Corona – frazione di Mariano del Friuli, in provincia di Gorizia Corona – frazione di Cortaccia sulla Strada del Vino, in provincia di Bolzano Stati Uniti d'America Corona – città della contea di Riverside, in California Corona – città della contea di Roberts, nel Dakota del Sud Corona – villaggio della contea di Lincoln, nel Nuovo Messico Musica Corona – segno della notazione musicale che indica il prolungamento di una nota Corona – cantante brasiliana naturalizzata italiana e denominazione del progetto musicale dance di cui era la voce Corona – album di Fay Hallam del 2015 Persone Achille Corona (1914-1979) – politico e giornalista italiano Alessandro Corona (n. 1972) – ex canottiere italiano Antonio Corona (1933-1994) - politico italiano Armando Corona (1921-2009) – politico italiano del PRI, già presidente del consiglio regionale sardo e Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Christian Corona (n. 1977) – giocatore di curling italiano Domenico Corona (1825-1911) – imprenditore italiano Emiliano Corona (n. 1983) – orientalista italiano Fabrizio Corona (n. 1974) – personaggio televisivo coinvolto in Vallettopoli Giacomo Corona (1908-1979) – politico italiano Giovanni Corona (1914-1987) – poeta italiano Giorgio Corona (n. 1974) – calciatore italiano Hugo René Rodríguez Corona (n. 1959) – ex calciatore messicano, di ruolo attaccante Jesús Manuel Corona (n. 1993) – calciatore messicano, di ruolo centrocampista Joe Corona (n. 1990) – calciatore statunitense, di origini messicane, di ruolo centrocampista José de Jesús Corona (1981) – calciatore messicano, di ruolo portiere José Llopis Corona (1918-2011) – calciatore spagnolo, di ruolo difensore Juan Corona (1934-2019) – pluriomicida seriale messicano Lauro Corona (1957-1989) – attore e modello brasiliano Leonardo Corona (1561-1605) – pittore italiano Luca Corona (n. 1977) – rugbista a 15 italiano Marina Corona (n. 1949) – poetessa italiana Mauro Corona (n. 1950) – scrittore, alpinista e scultore italiano Miguel Angel Corona, propr. Miguel Ángel García Pérez-Roldán, noto come Corona (n. 1981) – ex calciatore spagnolo, di ruolo centrocampista Pio Alberto del Corona(1837-1912) – arcivescovo cattolico italiano Puccio Corona (1942-2013) – giornalista italiano Romolo Corona (1893-1965) – compositore, produttore discografico, editore e paroliere italiano Sirio Corona (1974-2001) – vigile del fuoco italiano, insignito di medaglia d'oro al valor civile Teodoro Corona Musachi, anche noto come Teodoro III Musachi (...–1449) – condottiero e patriota albanese Vittorio Corona (1947-2007) – giornalista italiano Vittorio Corona (1901-1966) – pittore italiano Yasser Corona (n. 1987) – calciatore messicano, di ruolo difensore Opere e personaggi Corona – film del 2020 diretto da Mostafa Keshvari Corona – pianeta immaginario presente in alcuni fumetti della Disney Corona – luogo immaginario in cui si svolgono gli eventi narrati nella saga di Demon Wars Corona – personaggio di Spider Riders Scienze e tecnologia Corona – in fisica, fenomeno ottico Corona – in matematica, insieme dei punti compresi fra due circonferenze concentriche Corona solare – parte più esterna dell'atmosfera del Sole CORONA – prototipo di un vettore di lancio riutilizzabile Corona – serie di satelliti spia prodotti e gestiti dalla CIA con l'assistenza dell'aeronautica militare statunitense Corona – ruota di maggiore diametro in un sistema di trasmissione a corona e pignone Corona – corona specifica per biciclette Corona – fibra di scarto nella filatura della lana Corona (orologeria) – rotellina zigrinata di un orologio con funzione di regolazione Valute Corona – moneta introdotta in Inghilterra da Enrico VIII Corona austro-ungarica – valuta dell'Impero austro-ungarico Corona ceca – valuta della Repubblica Ceca Corona cecoslovacca – valuta della Cecoslovacchia Corona danese – valuta della Danimarca Corona del Liechtenstein – valuta del Liechtenstein Corona delle Fær Øer – valuta delle isole Fær Øer Corona di Boemia e Moravia – valuta in corso solo durante la Seconda guerra mondiale Corona estone – valuta dell'Estonia fino al 14 gennaio 2011 Corona islandese – valuta dell'Islanda Corona jugoslava – ex-valuta della Jugoslavia Corona norvegese – valuta della Norvegia Corona slovacca – ex-valuta della Slovacchia Corona svedese – valuta della Svezia Altro Corona – sinonimo di istituzione regia Corona – nome proprio femminile italiano Corona – cognome italiano Corona – marca di birra Corona – in botanica, insieme di appendici disposte in cerchio e sovrastanti un organo Corona – nel cattolicesimo, oggetto utilizzato per recitare il rosario Corona – in esogeologia, formazione geologica di forma ellissoidale Corona – nel pugilato e altri sporti, simbolo che rappresenta i detentori di un titolo di campione del mondo Corona – nella Roma antica, ricompensa militare ai soldati e ufficiali valorosi Corona – in araldica, figura che compare come ornamento dello scudo Corona – lampadario medievale costituito da uno o più cerchi metallici muniti di punte reggicandela o di coppette d'olio Corona – vascello di linea veneziano del XVIII secolo Pagine correlate Sankt Corona Santa Corona Altri progetti
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https://it.wikipedia.org/wiki/Caligola
Caligola
Le fonti storiche antiche note hanno tramandato di Caligola un'immagine di despota, sottolineandone stravaganze, eccentricità e depravazione. Lo si accusa di aver dilapidato il patrimonio accumulato dal predecessore, per quanto ciò avvenisse anche per ottemperare ai lasciti testamentari stabiliti da Tiberio e per offrire al popolo giochi, denaro e cibo. Le sue stravaganze, ispirate all'autocrazia dei monarchi orientali ellenistici e al disprezzo per la classe senatoria, non furono molto diverse dalla vendetta che Tiberio stesso mise in atto negli ultimi anni del suo principato. D'altra parte ci sono aspetti che indicano che la sua amministrazione iniziale ebbe anche lati positivi, come la riduzione della tassa sulle vendite (centesima rerum venalium) e la realizzazione e ristrutturazione di alcune opere pubbliche. Negli ultimi tempi diede segni di squilibrio mentale, tanto da indurre a credere che soffrisse di una malattia degenerativa. Fu assassinato a 28 anni da alcuni soldati della guardia pretoriana. Le fonti storiografiche Le fonti storiografiche contemporanee di Caligola pervenuteci sono scarse, e questo fa sì che sia uno degli imperatori giulio-claudi meno conosciuti. Suoi coevi furono Lucio Anneo Seneca, che narra alcuni aneddoti dell'imperatore romano, e Filone di Alessandria, che descrive le vicissitudini del popolo ebraico di quel periodo. Furono scritte altre opere a lui contemporanee, andate perdute, e perduta è anche la sezione degli Annales di Tacito a lui dedicata. Dunque, le superstiti fonti storiografiche di maggiore importanza sono le Vite dei Cesari di Svetonio e la Historia romana di Cassio Dione, che vissero molti anni dopo la morte di Caligola. Entrambi facevano parte della classe dirigente, avversa a questo princeps, tanto che le informazioni contenute nelle loro opere vengono oggi riconsiderate alla luce della loro faziosità. Biografia Origini familiari Caligola ("piccola caliga", la calzatura dei legionari, affettuoso soprannome datogli in giovane età dai soldati del padre, ma che lui non voleva che si usasse), nato come Gaio Giulio Cesare Germanico, era il terzo figlio di Agrippina maggiore e di Germanico Giulio Cesare, generale molto amato dal popolo romano. La madre era figlia di Marco Vipsanio Agrippa (amico fraterno di Augusto) e di Giulia maggiore (figlia di primo letto di Augusto). Il padre era figlio di Druso maggiore (fratello di Tiberio e figlio di Livia, moglie di Augusto) e di Antonia minore (figlia di Marco Antonio e Ottavia minore, sorella di Augusto). Suo padre Germanico, inoltre, era stato adottato da Tiberio su richiesta di Augusto. Questa particolare situazione familiare (che attraverso Cesare e il bisnonno Augusto, ne faceva un discendente di Venere ed Enea), rendevano Caligola il più probabile successore del prozio Tiberio. I suoi fratelli erano Nerone Cesare, Druso Cesare, Agrippina minore (la madre del futuro imperatore Nerone), Drusilla e Giulia Livilla. I primi due, più anziani di lui, vennero mandati a morte da Tiberio, la sorella Drusilla, la più amata, morì durante il suo regno, mentre le altre due furono da lui esiliate e tornarono a Roma solo dopo la sua morte. Caligola ebbe anche altri due fratelli maschi, Tiberio Cesare (nato nel 10), Gaio Cesare (nato nell'11), e una femmina (nata tra il 13 e il 14), che però morirono tutti prematuramente. L'antica incertezza sul luogo di nascita Svetonio narra che al suo tempo il luogo di nascita di Gaio Cesare fosse incerto per la discordanza delle fonti. Infatti secondo Getulico, i cui scritti sono però andati perduti, Caligola sarebbe nato a Tivoli, mentre secondo Plinio il Vecchio ad Augusta Treverorum (Treviri). Getulico sarebbe stato smentito da Plinio che lo accusò di aver mentito per mera adulazione (Tivoli è infatti una città consacrata a Ercole) e di aver perseverato nella menzogna, poiché a Tivoli era nato il fratello maggiore, morto prematuramente, anche lui di nome Gaio. Plinio riferisce, invece, di aver individuato una lapide che recitava: "In onore del parto di Agrippina". Svetonio respinge questa tesi, sostenendo che Gaio fosse già nato quando il padre partì per le Gallie e che molto probabilmente la lapide si riferisse invece a una delle figlie. Indica, infine, come luogo di nascita la città di Anzio, come risulterebbe nei documenti ufficiali. Giovinezza (12-37) Nato ad Anzio il 31 agosto del 12, fu allevato nei primi anni di vita a Roma, tra gli affetti dello stesso Augusto, della bisnonna Livia, della nonna Antonia e della madre Agrippina. Nell'estate del 14, all'età di quasi due anni, Gaio partì insieme ai genitori per il fronte germanico-gallico, dove rimase fino a quando il padre non ebbe portato a termine le spedizioni militari in Germania (14 - 16). Durante questi tre anni, rimase insieme alla madre nei pressi del Reno (ad Ara Ubiorum, l'attuale Colonia), lontani dal teatro di guerra. Qui nacquero le prime due sorelle: Drusilla e Agrippina. Tornati a Roma nel 17, dopo aver assistito al trionfo paterno, partì nuovamente con la famiglia per l'Oriente. La difficile situazione orientale aveva reso necessario un nuovo intervento romano, e Tiberio nel 18 aveva deciso di inviare il proprio figlio adottivo, Germanico, a cui fu concesso limperium proconsulare maius su tutte le province orientali. Il princeps, tuttavia, non aveva fiducia in Germanico e decise di affiancargli un uomo di sua provata fiducia: la scelta cadde su Gneo Calpurnio Pisone, che fu nominato governatore della provincia di Siria. Il 10 ottobre del 19 il padre morì dopo lunghe sofferenze. Prima di spirare, lo stesso Germanico confessò la propria convinzione di essere stato avvelenato da Pisone, e rivolse un'ultima preghiera ad Agrippina affinché vendicasse la sua morte. Subito si manifestò il sospetto che fosse stato Pisone a causarne la morte avvelenandolo; si diffuse anche la diceria di un coinvolgimento dello stesso Tiberio, quasi fosse il mandante del delitto di Germanico, avendo lo stesso scelto personalmente di inviare Pisone in Siria. Quest'ultimo fu, pertanto, richiamato a Roma per essere processato e fu accusato anche di aver commesso numerosi altri reati in precedenza. L'imperatore tenne un discorso particolarmente moderato, evitando di schierarsi a favore o contro la condanna del governatore. A Pisone non poté comunque essere imputata l'accusa di veneficio, che appariva, anche agli accusatori, impossibile da dimostrare; il governatore, tuttavia, certo di dover essere condannato per gli altri reati, preferì suicidarsi prima che venisse emesso il verdetto. Le macchie sul corpo del padre, la bava nera che colava dalla bocca, il cuore rimasto indenne alla cremazione, perché, come si credeva, sembra fosse impregnato di veleno, costituirono per il piccolo Caligola i primi segni, orribili e traumatici, della fine di un'infanzia serena, ora che era stato messo di fronte alla morte paterna, agli intrighi e alle congiure di palazzo. Quando Gaio e la madre tornarono a Roma, Tiberio non sembrò felice del loro rientro: il princeps e la nuora si sospettavano vicendevolmente di aver avvelenato Germanico. Frattanto Seiano, il prefetto del pretorio, amico e confidente dell'imperatore, iniziò ad architettare la fine di Agrippina, facendole giungere voci che la si volesse avvelenare. Fu così che, quando durante un banchetto Tiberio le offrì del cibo, la stessa, respingendolo in modo plateale, provocò l'ira dell'imperatore che di lì a poco la accusò di lesa maestà in Senato, assieme al figlio Nerone Cesare, imputato a sua volta di immoralità. Nel 29 Agrippina fu esiliata a Ventotene, dove nel 33 si lasciò morire di fame, mentre il figlio Nerone, relegato a Ponza, era già morto due anni prima, nel 31. In seguito all'esilio della madre, Gaio andò a vivere sul Palatino dalla bisavola paterna, Livia, fino alla sua morte, quando ne pronunciò l'elogio funebre. Costretto a trasferirsi nella dimora della nonna Antonia, incontrò numerosi principi orientali vassalli di Roma, che ne influenzarono il modo di fare politica: i tre giovani principi traci, Polemone (a cui diede in seguito il regno del Ponto e del Bosforo), Remetalce (a cui più tardi affidò metà dell'antico regno di Tracia) e Cotys (a cui affidò quello dell'Armenia Minore). Conobbe anche Erode Agrippa (discendente dai re di Giudea della dinastia erodiana), a cui rimase profondamente legato negli anni a venire da profonda amicizia, e il cugino Tolomeo di Mauretania (figlio di Cleopatra Selene, a sua volta figlia di Cleopatra e Marco Antonio, nonché sorellastra di sua nonna Antonia). Come riferisce Svetonio, si dice che in questo periodo avesse deflorato la sorella Drusilla e che fosse stato sorpreso nel letto di lei dalla nonna Antonia. Frattanto la corte imperiale andava riducendosi in numero, poiché Tiberio, temendo di essere al centro di ripetute congiure, ordinava spesso esecuzioni sommarie. Quando anche Seiano fu sospettato di voler aspirare al trono imperiale, Caligola entrò in maniera più attiva nella vita di corte. Poco dopo la caduta di Seiano (nel 31), si riaprì la questione della successione. Fu in questa circostanza che Tiberio, ormai ritiratosi a Capri dal 26, volle che a fargli compagnia fosse il nipote Caligola. Giunto sull'isola, Gaio ricevette la toga virilis, senza che però gli fosse riservato alcun onore aggiuntivo. Il ragazzo, durante il soggiorno sull'isola, mostrò grande autocontrollo e sembrò dimenticare tutte le crudeltà che Tiberio aveva compiuto nei confronti della sua famiglia. In questa occasione l'oratore Passieno pronunciò la celebre frase: «Non c'è mai stato un servo migliore e un padrone peggiore». Svetonio racconta che, già in questo periodo, Gaio mostrò i primi segni della sua natura crudele e viziosa, assistendo spesso e volentieri alle esecuzioni capitali, oltre a frequentare taverne e bordelli, mascherandosi per non farsi riconoscere. Tiberio che conosceva i vizi del nipote ne tollerava la condotta, e in lui cercava la sua vendetta personale nei confronti del popolo romano, che ormai lo odiava, tanto da fargli pronunciare la frase: «Gaio vive per la rovina sua e di tutti; io educo una vipera per il popolo romano, un Fetonte per il mondo». Nel 33 Caligola sposò Giunia Claudia, figlia di Marco Giunio Silano, un personaggio di spicco dell'aristocrazia romana. Sempre in quell'anno Druso Cesare, il secondogenito di Germanico, era morto dopo essere stato condannato al confino nel 30 con l'accusa di aver cospirato contro Tiberio. Alla morte del fratello, Gaio lo sostituì prima come augure, poi come pontefice. Quando Tiberio, nel 35, depositò il proprio testamento, potendo scegliere fra tre possibili eredi, vi incluse il nipote Tiberio Gemello, figlio di Druso minore, e il nipote Gaio, figlio di Germanico. Restò dunque escluso il fratello dello stesso Germanico, Claudio, che era considerato del tutto inadatto al ruolo di princeps, in quanto debole nel fisico e di dubbia sanità mentale. Il favorito nella successione apparve da subito il giovane Gaio di venticinque anni, poiché Tiberio Gemello, peraltro sospettato di essere in realtà figlio di Seiano (per le relazioni adulterine con la moglie di Druso minore, Claudia Livilla), aveva dieci anni di meno: due ragioni sufficienti per non lasciargli il Principato. Alla fine del 36 la moglie di Gaio, Giunia, morì di parto, ma Silano, il suocero di Caligola, mantenne per il genero un affetto profondamente filiale. Intanto, il prefetto del pretorio Macrone dimostrò da subito simpatia per Gaio, erede designato, guadagnandosene con ogni mezzo la fiducia, compreso il fatto di permettere che lo stesso avesse una relazione adulterina con sua moglie, Ennia Trasilla. Il 16 marzo del 37 le condizioni di salute di Tiberio si aggravarono, tanto che Caligola scese in piazza già acclamato imperatore dal popolo. Tiberio, però, poco dopo si riprese ancora una volta, suscitando scompiglio tra coloro che avevano anzitempo acclamato il nuovo imperatore; il prefetto Macrone, tuttavia, mantenendo la necessaria lucidità, ordinò che Tiberio fosse soffocato tra le coperte. Il vecchio imperatore, debole e incapace di reagire, spirò all'età di settantasette anni. Secondo Svetonio fu lo stesso Caligola a uccidere Tiberio somministrandogli un veleno oppure soffocandolo sul letto di morte. Secondo i contemporanei di Tiberio, però, il Principe morì per cause naturali. Ascesa al trono (37) Alla morte di Tiberio, gli eredi designati erano Caligola e Tiberio Gemello. Quest'ultimo però non aveva ancora raggiunto l'età adulta (15 anni), mentre Gaio era il più amato dal popolo romano. Soldati e provinciali lo ricordavano quando, ancora bambino, aveva accompagnato il padre Germanico durante le campagne militari e la plebe romana lo acclamava come unico figlio dell'amato generale. Caligola tornò a Roma seguendo il corteo funebre di Tiberio e, entrato in città, ne pronunciò l'elogio funebre. Subito dopo partì per le isole di Ventotene e Ponza, per riportare a Roma le ceneri della madre e del fratello Nerone. Le prese con reverenza e le pose lui stesso nelle urne; poi salpò per Ostia e proseguì fino a Roma dove le pose nel mausoleo di Augusto. La folla al suo passaggio lo acclamò, definendolo "nostra stella" e "nostro bambino". Il Senato allora, su pressione del popolo, annullò il testamento di Tiberio, con la motivazione che l'imperatore prima di morire fosse uscito di senno, e proclamò nuovo princeps Caligola. Era il 18 marzo del 37. Il re dei Parti, Artabano II, che da sempre aveva dichiarato il proprio odio nei confronti di Tiberio, rese omaggio al nuovo princeps offrendogli un'alleanza tra i due popoli. Nel periodo che seguì l'inizio del suo principato vennero spesso organizzate feste e banchetti gratuiti per l'intera cittadinanza di Roma (congiaria): Svetonio aggiunge che, nei tre mesi successivi alla proclamazione di Caligola, furono sacrificati oltre animali, mentre Filone ricorda che durante i primi sette mesi del suo regno tutti i cittadini furono costantemente in festa. Il principato (37-41) Politica interna Primi atti (37) Per compiacere il popolo, uno dei suoi primi atti ufficiali fu concedere l'amnistia ai condannati, agli esiliati da Tiberio e a tutti coloro che erano imputati in un processo. Per tranquillizzare i testimoni nel processo di sua madre e dei suoi fratelli, fece portare nel Foro tutti gli incartamenti processuali e li bruciò. Dichiarò che i pervertiti sessuali, inventori di accoppiamenti mostruosi, fossero espulsi dall'Urbe e mandati in esilio; permise di ricercare, diffondere e leggere gli scritti, un tempo banditi, di Tito Labieno, Cassio Severo e Cremuzio Cordo (che denunciavano in molti casi la classe senatoria). Attuò altre riforme per migliorare le condizioni della Repubblica, aumentare la libertà dei cittadini e combattere la corruzione. Organizzò banchetti pubblici e prolungò la festività dei Saturnalia di un giorno. Organizzò spesso spettacoli e giochi gratuiti per farsi benvolere dalla popolazione. Escogitò inoltre un nuovo tipo di spettacolo: tra Baia e Pozzuoli fece costruire un ponte, lungo più di due chilometri e mezzo, composto da due file di navi ancorate e ricoperte di terra, a somiglianza della Via Appia. A causa dell'enorme quantità di navi utilizzate, per alcuni giorni il cibo scarseggiò in tutta Roma, poiché insufficienti erano i mezzi addetti al rifornimento della città, che lungo il Tevere conducevano le derrate alimentari dalle province al porto di Ostia e da qui all'Urbe. Non solo nell'Urbe organizzò questo genere di manifestazioni, ma anche in Sicilia (in particolare a Siracusa) e in Gallia (a Lugdunum). Portò a termine alcune opere pubbliche, iniziate dal suo predecessore, come il tempio di Augusto, oltre a ristrutturarne altre come il Teatro di Pompeo. Iniziò la costruzione dell'acquedotto Claudio (finito dal suo successore e dal quale prese il nome), dell'Acquedotto Anio novus e di un nuovo anfiteatro presso il luogo in cui si tenevano le elezioni (che fu però abbandonato alla sua morte). Ricostruì molti edifici e templi a Siracusa. Progettò la ristrutturazione del palazzo di Policrate a Samo, il Tempio di Apollo a Mileto, la fondazione di una città sulle Alpi e il taglio dell'istmo di Corinto. Fece portare a Roma l'obelisco che si trovava nel foro di Eliopoli e lo pose al centro di un circo che iniziò a costruire, ma che fu portato a termine da Nerone e che prese da quest'ultimo il nome. Rinnovò, infine, i porti di Reggio Calabria e della Sicilia, al fine di aumentare l'importazione di grano dall'Egitto. Amministrazione provinciale Nel 37, il primo anno del suo regno, Caligola dovette affrontare un disastro naturale ad Antiochia di Siria: il 9 aprile si verificò un terremoto che distrusse la città. L'imperatore, usando il denaro lasciatogli dal principato di Tiberio, provvide immediatamente a iniziare i lavori di ricostruzione e inviò a soprintendere e verificare un legato, un certo Salviano, e due senatori, Lurio Vario e Ponzio. I tre fecero inoltre molte offerte alla città, costruendo delle terme e un Trinymphon per i matrimoni. Nel 38 Caligola inviò un suo amico, Erode Agrippa, contro il prefetto d'Egitto, Aulo Avilio Flacco, un presunto cospiratore alla porpora imperiale che aveva legami con i separatisti egizi. La popolazione greca di Alessandria non vide di buon occhio Agrippa, poiché era un re giudeo. Flacco allora provò a placare sia l'imperatore sia i Greci, facendo erigere sue statue nelle sinagoghe. Fu tutto inutile, poiché la rivolta scoppiò ugualmente in città; Flacco venne pertanto rimosso dal suo incarico e poco dopo fu giustiziato. Nel 40 scoppiò una nuova rivolta ad Alessandria d'Egitto, tra Greci ed Ebrei: questi ultimi erano accusati di empietà contro l'imperatore, poiché avevano distrutto le sue statue nei luoghi di culto. La reazione di Caligola fu la decisione presa di far erigere una sua statua colossale all'interno dello stesso tempio di Gerusalemme, cosa che si scontrava con la credenza monoteistica ebraica. Al governatore della Siria, Publio Petronio, fu dato l'ordine di intervenire con l'esercito, ma Agrippa riuscì a convincerlo che non era necessario e l'imperatore acconsentì a non usare la forza contro il popolo ebraico. Amministrazione economica e finanziaria Alla morte di Tiberio nelle casse del fiscus romano si contavano ben sesterzi che Caligola riuscì a dilapidare in meno di un anno. Questo enorme fondo che ereditò dal suo predecessore venne dilapidato tra la fine del 38 e l'inizio del 39. Numerose furono infatti le elargizioni distribuite al popolo di Roma (congiaria), agli eserciti provinciali e alla guardia pretoriana (a cui conferì un donativo doppio rispetto a quello promesso da Tiberio, pari a sesterzi ciascuno), ai regni vassalli di Roma (il solo Antioco IV di Commagene ricevette di sesterzi), oltre a spese a uso personale e della corte imperiale. Svetonio aggiunge che fece costruire bagni costosissimi, formati da enormi vasche con alternanza di acque calde e fredde. Faceva servire perle disciolte in aceto e cibi cosparsi d'oro in polvere, sostenendo di dover essere un uomo frugale oppure un Cesare. Stanziò una somma che giornalmente veniva lanciata dalla Basilica Giulia sulla folla sottostante. Costruì navi di dimensioni spropositate, con dieci ordini di remi, decorate con gemme preziose e colori sgargianti, sulle quali erano state poste terme, sale da pranzo, portici e piantagioni di viti. Si adoperò affinché i suoi architetti innalzassero immense dighe, scavassero monti e producessero interramenti di vallate in tempi brevissimi. In questo primo periodo, inoltre, rese noti tutti i conti dei fondi pubblici, come aveva fatto in passato anche Augusto ma non Tiberio, almeno da quando si era allontanato da Roma. Aiutò i soldati a spegnere un incendio e diede assistenza a chi ebbe danni a causa di eventi naturali, oltre a sopprimere la tassa dell'1% che gravava sui beni venduti all'incanto (centesima rerum venalium). Terminati i fondi statali iniziò ad accumulare denaro con truffe e imbrogli. Si racconta che organizzò aste obbligatorie di ogni genere; modificò testamenti per i motivi più disparati, nominandosi erede di sconosciuti; rifiutò di riconoscere la cittadinanza a moltissime persone, dichiarando che gli atti prima del principato di Tiberio fossero troppo antichi; incriminò chi aveva avuto una crescita del patrimonio da un censimento all'altro, processandolo e ottenendo enormi somme di denaro in pochissimo tempo; aumentò le tasse in modo esagerato e ne creò di totalmente nuove, come quelle sul cibo, sui processi, sulle cause, sulla prostituzione, sui matrimoni e sul gioco d'azzardo. Le nuove leggi non furono, infine, rese del tutto pubbliche in modo tale che, ignorandone l'esistenza, venivano violate, generando così pesanti multe che alimentavano le casse imperiali. Amministrazione giudiziaria e degli ordini In generale la politica giudiziaria di Caligola si può dividere in due periodi: il primo, molto liberale e filo-popolare, nel quale egli cercò anche il favore dell'ordine senatorio; il secondo, nel quale il princeps fece di tutto per accrescere il proprio potere, in una sorta di assolutismo monarchico, che egli sfruttò per accumulare ricchezze e per disporre del destino dei cittadini romani a suo piacimento. Dato che l'ordine equestre si stava riducendo di numero, convocò da tutto l'impero, anche al di fuori d'Italia, gli uomini più importanti per stirpe e ricchezza e li iscrisse all'ordine; ad alcuni di loro, per assecondare l'aspettativa di diventare senatori, concesse di vestire l'abito senatoriale ancor prima di aver assunto cariche in quelle magistrature che davano accesso al Senato. Cercò di ristabilire, almeno formalmente, i poteri delle assemblee popolari, permettendo alla plebe di convocare nuovamente i comizi. Politica estera Occidente Il fatto che Caligola appartenesse a una famiglia di importanti comandanti militari che si erano guadagnati gloria e onore con imprese belliche potrebbe aver destato in lui il desiderio di emularne le gesta. Se Druso maggiore, il nonno paterno, e Germanico, il padre, si erano concentrati in Germania, egli, per superare le loro gesta, credette di dover non solo conquistare in modo definitivo i territori compresi tra Danubio e Reno, ma anche varcare l'oceano e sbarcare in Britannia. A tal scopo, per prima cosa creò due nuove legioni, la XV Primigenia e la XXII Primigenia. Lasciata Roma all'inizio di settembre del 39, condusse il suo esercito lungo il Reno, ammassandovi numerose legioni, insieme ai relativi reparti ausiliari e un ingente quantitativo di vettovagliamenti. A ottobre, dopo aver passato in rassegna le truppe, fece uccidere Gneo Cornelio Lentulo Getulico, che era stato il governatore della Germania superiore per dieci anni, poiché ne invidiava l'ottimo rapporto che aveva con le proprie truppe. La sua impresa risultò quasi del tutto inutile, se non per il fatto che Adminio, figlio di Cunobelino re dei Britanni, scacciato dal padre, giunse nell'accampamento dell'imperatore e fece atto di sottomissione. Caligola rimase sul Reno senza però portare a termine alcuna operazione militare e rimproverò ai senatori di vivere tra i lussi mentre lui rischiava la vita in battaglia. Decise quindi di muovere le truppe verso l'Oceano, portando con sé numerose macchine da guerra. Ordinò ai suoi uomini di togliersi l'elmo e raccogliere le conchiglie sulla spiaggia, quasi fosse il bottino di una battaglia vinta contro il mare. Fece, infine, costruire in quel luogo una grande torre in memoria delle sue imprese vittoriose ed elargì ricompense ai suoi soldati. Gli storici moderni hanno avanzato alcune teorie per spiegare questo genere di azioni: il viaggio verso la Manica viene interpretato come un'esercitazione, una missione di esplorazione oppure per accettare la resa del capo britannico Adminio. Le "conchiglie" (in latino conchae) di cui racconta Svetonio potrebbero rappresentare invece una metafora dei genitali femminili, in quanto alle truppe fu probabilmente concesso di frequentare i bordelli della zona; oppure di imbarcazioni britanne, che i soldati potrebbero aver catturato durante la breve spedizione. Oriente In oriente, Caligola insediò come re clienti i tre giovani principi traci che aveva avuto modo di frequentare in gioventù, a casa della nonna Antonia: a Polemone II il regno del Ponto e del Bosforo (nel 38), a Remetalce III metà dell'antico regno di Tracia e a Cotys IX l'Armenia Minore. L'imperatore non seguì un'identica linea politica con i regni alleati orientali: si basò molto sulla simpatia e sulla fiducia personale che ogni singolo sovrano fu in grado di trasmettergli. Depose ed esiliò Mitridate, re d'Armenia; nominò Antioco re di Commagene, regione ridotta a provincia nel 17, al quale regalò 100 milioni di sesterzi; elesse governatore dei territori di Batanea e Traconitide l'amico di infanzia, Erode Agrippa, donandogli in seguito anche il regno di Giudea dopo aver esiliato lo zio Erode Antipa (nel 39), accusato di volersi impadronire dei territori di Agrippa e di aver ordito una congiura contro l'imperatore, oltre alla Palestina nord-occidentale, che dalla morte di Erode Filippo II (34) era sotto il controllo diretto di Roma. Fronte africano La Mauretania era ormai da lungo tempo un regno cliente fedele a Roma, governato da Tolomeo di Mauretania, discendente di Antonio e Cleopatra e cugino di secondo grado del principe. Nel 40 Caligola invitò Tolomeo a Roma, e «quando venne a sapere che era ricco», lo mandò a morte. Dopo l'uccisione del re di Mauritania scoppiò una rivolta guidata da un suo liberto, Edemone, che amministrava gli affari reali già dal 37, e che ebbe termine grazie all'intervento militare romano di Marco Licinio Crasso Frugi (41). La Mauretania fu quindi annessa e successivamente divisa in due province, Mauretania Tingitana e Mauretania Cesariensis, separate dal fiume Mulucha (oggi Muluia). Se Plinio sostiene che la divisione fu operata da Caligola, Cassio Dione al contrario afferma che solo in seguito alla rivolta del 42, soffocata nel sangue dalle truppe romane poste sotto il comando di Gaio Svetonio Paolino e Gneo Osidio Geta, fu operata la scissione in due province indipendenti; questa confusione potrebbe essere stata generata dal fatto che fu Caligola a prendere la decisione di dividere la provincia, ma che la sua realizzazione venne rinviata a causa della successiva ribellione. Il primo governatore equestre delle due province fu un certo Marco Fadio Celere Flaviano Massimo (44). I dettagli della conquista della Mauritania non sono chiari sebbene Cassio Dione vi avesse dedicato un intero capitolo, purtroppo andato perduto. L'annessione operata da Caligola sembra avesse un movente strettamente personale, vale a dire il timore e la gelosia del cugino del princeps, Tolomeo. L'espansione non sarebbe stata quindi determinata, almeno inizialmente, da esigenze economiche o strategico-militari. Tuttavia la ribellione di Tacfarinas aveva mostrato quanto l'Africa proconsolare fosse debole lungo i suoi confini occidentali e di come i re clienti di Mauretania fossero importanti nel fornire la loro protezione alla provincia, ed è quindi possibile che l'annessione operata da Caligola rappresentasse una risposta strategica alle potenziali minacce future. La malattia (ottobre del 37) Fin da giovane Caligola era soggetto a svenimenti improvvisi: Nell'ottobre del 37 l'imperatore fu colpito da una grave malattia, notizia che turbò profondamente il popolo romano che fece voti per la salvezza del proprio princeps; Svetonio e Cassio Dione riportano il caso di un cavaliere, Atanio Secondo, che promise di combattere nell'arena come gladiatore in caso di sua guarigione: egli mantenne la promessa, combattendo, vincendo lo scontro e salvandosi la vita. Al contrario, un plebeo che fece un'identica promessa, in seguito alla guarigione di Gaio, pretese di sciogliere il voto, ma venne arrestato e morì dopo essere stato gettato dalle mura serviane. Caligola si riprese dalla malattia, anche se da questo momento in poi vi fu un netto peggioramento della sua condotta morale. Sulla malattia e sulle cause gli storici non concordano, ma tutti considerano questo evento come lo spartiacque tra il suo primo periodo di governo e il successivo, caratterizzato da una condotta folle. Osserva Filone di Alessandria: Per Filone, Dio si servì di Caligola, trasformandolo dopo la malattia da ottimo principe e fortunato erede di Tiberio in un pazzo carnefice destinato a compiere la vendetta divina contro i giudei e i romani, quella stessa che avrebbe poi punito il suo persecutore, liberando alla fine gli stessi israeliti. La malattia fu attribuita agli eccessi compiuti all'inizio del principato; in particolare Giovenale e Svetonio indicano come causa della pazzia di Caligola l'aver usato un afrodisiaco (poculum amatorium) a lui offerto dalla moglie Milonia Cesonia. Sono state ipotizzate dagli studiosi moderni, come cause degli sbalzi d'umore, delle allucinazioni, dell'insonnia e delle paranoie di cui soffriva l'imperatore, disturbi mentali veri e propri (schizofrenia, disturbo bipolare o altri), patologie come l'epilessia, l'ipertiroidismo (es. tiroidite di Hashimoto), l'encefalite erpetica, la neurolue e il saturnismo. Declino (38-41) Fu in questo periodo che Gaio comprese quali fossero i rischi a cui andava incontro, poiché la carica di imperatore era ambita da molti. Anche se si ristabilì completamente dalla malattia, il suo modo di governare mutò profondamente. Le fonti antiche lo definirono «pazzo» dotato di una «follia sanguinaria». Il suo breve principato fu caratterizzato, infatti, da ripetuti massacri degli oppositori, e da atti di governo che miravano a umiliare la classe senatoria e l'intera nobiltà romana. Celeberrimo è l'episodio del suo amato cavallo, Incitatus, che, secondo una tradizione riportata da Svetonio e Cassio Dione, Caligola si riprometteva di nominare console, un proposito estremo di scherno ai senatori al quale, però, non diede seguito nei suoi pochi anni di regno. Il suo comportamento dispotico determinò numerose congiure, tutte sventate tranne l'ultima. Caligola, subito dopo la malattia, assunse atteggiamenti autocratici e provocatori. Fu accusato, infatti, di giacere con le mogli di importanti esponenti dell'aristocrazia romana e di vantarsene; di uccidere per puro divertimento; di dilapidare deliberatamente il patrimonio statale e di aver ordinato l'erezione di una statua colossale nel Tempio di Gerusalemme, sfidando le usanze religiose dei Giudei. Egli, d'altro canto, si rese popolarissimo con laute elargizioni alla plebe e costosi giochi circensi, ma anche il popolo gli si rivoltò contro quando alzò nuovamente le tasse. Se gli imperatori prima di lui avevano scelto, almeno nella parte occidentale dell'impero, di mantenere i legami con le tradizioni repubblicane, egli virò sensibilmente verso Oriente: non solo aveva in mente di trasferire la capitale imperiale ad Alessandria d'Egitto (come voleva il suo bisnonno Marco Antonio), ma anche di instaurare una forma di monarchia assoluta, a quel tempo ancora sconosciuta in Italia ma che di fatto fu posta in atto da Domiziano, Commodo e da tutti gli imperatori romani dal III secolo in poi. Adottò, pertanto, una politica volta a diventare un sovrano a cui si rendevano onori divini sul modello delle monarchie orientali, esasperando il noto processo di divinizzazione degli imperatori defunti. La sua inclinazione filo-ellenista gli fece, infine, programmare un lungo viaggio ad Alessandria, in Asia minore e Siria. Caligola principe e divinità Quando alcuni sovrani stranieri andarono a Roma per rendere omaggio all'imperatore e per discutere delle loro nobili origini familiari, Caligola gridò: «Ci sia un solo capo, un solo re» e fu sul punto di restaurare seduta stante la monarchia. Nel 40 Caligola iniziò una politica molto controversa di affiancamento del titolo di principe al ruolo di divinità: iniziò infatti ad apparire in pubblico vestito come dei e semidei del pantheon romano, quali Ercole, Venere e Apollo. Iniziò a riferirsi a sé stesso come dio, facendosi chiamare Giove nelle cerimonie pubbliche. Ossessionato dall'idea di regalità, la vedeva impersonata in Giove, il re di tutti gli dei, del quale Caligola riprese gli epiteti nei cognomina: Optimus Maximus Caesar. Con Giove Capitolino l'imperatore manteneva un rapporto confidenziale, quasi di fratellanza e complicità. Riferisce Svetonio: Questo, che può apparire un comportamento bizzarro, in realtà faceva parte delle consuetudini religiose romane, come riferiscono altre fonti antiche a proposito di Scipione l'Africano che abitualmente aveva dialoghi mistici con Giove Capitolino. La frase blasfema di Caligola rivolta a Giove («o tu elimini me o io te»), racconta Cassio Dione, va riferita alla stizza dell'imperatore nei confronti di Giove Tonante, che con i tuoni e i fulmini, dei quali aveva peraltro paura, gli aveva impedito di assistere tranquillamente agli spettacoli dei pantomimi, e per rispondere e contrapporsi al dio Fu inaugurato un luogo sacro predisposto all'adorazione dell'imperatore a Mileto, nella provincia d'Asia, e altri due templi furono eretti a Roma. Il tempio di Castore e Polluce fu annesso da Caligola al palazzo imperiale del Palatino e fu dedicato al princeps. Svetonio racconta come il principe arrivò a prolungare una parte del palazzo fino al Foro e trasformò il tempio di Castore e Polluce nel suo vestibolo, sedendosi spesso tra le statue dei due fratelli divini, in modo da offrirsi all’adorazione dei passanti. Inoltre fece rimuovere le teste di svariate statue di divinità e le fece rimpiazzare con la sua. Si diceva che volesse essere adorato come Neos Helios, il "Nuovo Sole"; infatti fu rappresentato come questa divinità sulle monete egiziane. La politica religiosa di Caligola fu molto diversa da quella degli altri imperatori romani, infatti gli imperatori in vita erano adorati come dèi solo in Oriente, mentre a Roma si adoravano come dei solo dopo la morte. Caligola cominciò a farsi adorare dai cittadini di Roma, compresi i senatori, come un dio vivente. Vita privata Onori alla sua famiglia In onore della madre Agrippina fece istituire dei nuovi giochi circensi, durante i quali una statua della donna veniva portata in processione al pari degli dèi. In memoria del padre cambiò il nome del mese di settembre in Germanico, proclamò un giorno di sacrifici annuale in onore dei fratelli. e per senatoconsulto fece attribuire a sua nonna Antonia tutti gli onori di cui aveva goduto in passato Livia Augusta. Prese suo zio Claudio come collega durante il suo primo consolato, adottò Tiberio Gemello il giorno che raggiunse l'età adulta e lo nominò Princeps Iuventutis. Fece includere in ogni giuramento una formula che ricordasse le sue sorelle: «Non avrò più cari me stesso ed i miei figli di quanto non siano Gaio Cesare e le sue sorelle», e così pure nelle relazioni tra consoli: «Per la prosperità e la fortuna di Gaio e delle sue sorelle». Fu inoltre stabilito che il giorno in cui aveva assunto il potere fosse chiamato Parilia (21 aprile, data della fondazione di Roma), come se lo Stato fosse nato una seconda volta. Rapporti con i familiari Se Caligola all'inizio del regno rese onore ai suoi familiari, con il tempo il rapporto che ebbe con loro andò peggiorando. Svetonio racconta che preferì nascondere di essere nipote di Agrippa, poiché gli erano attribuite umili origini, affermando invece che sua madre fosse nata da un incesto tra Giulia maggiore e Augusto stesso, gettando pertanto discredito sull'immagine del primo imperatore romano. Si fece spesso beffe della sua bisavola Livia Drusilla, definendola un «Ulisse in gonnella» e rimproverandole che suo nonno, Alfidio Lurcone, fosse un semplice decurione di Fundi. L'unico suo antenato di cui avesse rispetto fu Marco Antonio: Cassio Dione ci tramanda che, quando i due consoli in carica festeggiarono la vittoria di Augusto su Antonio, Caligola li rimosse dal loro incarico. Questo apprezzamento nei confronti di Antonio fu dovuto probabilmente ai racconti della nonna Antonia, figlia del triumviro, da cui prese anche la comune passione per l'ellenismo. Preferì ricevere la nonna Antonia non in privato ma alla presenza del prefetto del pretorio Macrone; successivamente secondo alcune fonti, la fece uccidere avvelenandola. Svetonio riporta che Antonia morì per una malattia causata dal trattamento ostile da parte di Caligola, anche se aggiunge che vi furono voci che sostennero che fosse fatta avvelenare dal nipote, mentre secondo Dione Cassio Caligola la fece suicidare perché lo rimproverava. Fece uccidere anche il cugino Tiberio Gemello accusandolo falsamente di aver attentato alla sua vita e liberandosi così di questo scomodo rivale. Obbligò anche il suocero Marco Giunio Silano a suicidarsi, accusandolo anch'egli di aver attentato alla sua vita. In quest'ultimo caso sembra che furono "comprate" alcune testimonianze, tra cui quella del senatore Giulio Grecino, il quale però alla fine si rifiutò di confessare il falso e per questo fu messo a morte. Quanto allo zio Claudio, lo tenne in vita solo per farne un suo zimbello e oggetto di spasso. Con le tre sorelle ebbe un rapporto molto intimo, seppure complicato, in particolar modo con Drusilla. Egli fu infatti geloso di suo marito, Lucio Cassio Longino, costringendoli a divorziare; la trattò come se fosse sua moglie e quando si ammalò la nominò erede al trono imperiale. Intratteneva rapporti incestuosi con tutte e tre e non lo nascondeva pubblicamente. Quando Drusilla morì, sospese ogni genere di attività e le organizzò dei funerali pubblici, divinizzandola il giorno 23 settembre del 38 con un senatoconsulto. In seguito a questo lutto, il princeps rimase particolarmente addolorato tanto che le sue condizioni di salute peggiorarono. Riguardo invece alle altre due sorelle, non ebbe la stessa complicità che invece tenne con Drusilla. In occasione del processo di Marco Emilio Lepido, al quale aveva precedentemente promesso la successione, le condannò per adulterio e le mandò in esilio sulle Isole Ponziane. Matrimoni Dopo la morte della prima moglie, avvenuta intorno al 36, Caligola iniziò una relazione intima con Ennia Trasilla, moglie del fedele prefetto del Pretorio Quinto Nevio Sutorio Macrone. Verso la fine del 37, durante la festa di matrimonio di Gaio Calpurnio Pisone e Livia Orestilla, ordinò al marito di ripudiare la sposa per poterla risposare il giorno stesso. Accadde però che dopo pochi giorni la ripudiò a sua volta, mandandola in esilio due mesi più tardi per non permetterle di risposarsi con Pisone. L'anno seguente (nel 38), si maritò con Lollia Paolina, moglie del consolare e governatore provinciale Publio Memmio Regolo. Caligola, che aveva sentito dire che sua nonna Aurelia era stata in gioventù una donna bellissima, fece chiamare Paolina dalla provincia, la fece divorziare dal marito e la risposò. Divorziò presto anche da lei dichiarando che fosse sterile e la rimandò indietro, ordinandole però di non avere rapporti carnali con nessun altro. Sempre nel 38, quando Macrone fu nominato Prefetto d'Egitto, anche Ennia fu costretta a partire insieme al marito e ai figli. Poco prima di salpare per la nuova destinazione, Caligola, evidentemente addolorato per essersi sentito abbandonato dall'amante, ordinò a lei, al marito e ai loro figli di suicidarsi. Nel 39, infine, iniziò una relazione con Milonia Cesonia, che divenne sua concubina; dopo aver divorziato da Paolina, la sposò poiché era incinta. Milonia Cesonia non era né giovane né bella, ma Caligola provò per lei una vera passione. Dopo un mese di matrimonio nacque una bambina, alla quale venne dato il nome di Giulia Drusilla, in ricordo della sorella scomparsa e divinizzata alla sua morte. Morte e successione (41) Svetonio riporta nella Vita di Gaio che molti eventi avevano preannunciato la morte di Caligola: alcuni fulmini si abbatterono sul Campidoglio di Capua e sul Tempio di Apollo Palatino a Roma il giorno delle idi di marzo, lo stesso dell'assassinio di Cesare e anche l'astrologo Silla gli aveva predetto di essere prossimo alla morte. Le divinità Fortune di Anzio lo avvertirono circa l'esistenza di un certo Cassio pronto ad assassinarlo; egli allora, credendo che si trattasse del proconsole d'Asia Cassio Longino, lo fece richiamare e assassinare (secondo il racconto di Svetonio) o forse solo imprigionare (secondo quanto tramanda Cassio Dione). Caligola dimenticò tuttavia che vi era un altro Cassio, il tribuno della guardia pretoriana Cassio Cherea, che ebbe in effetti parte attiva nel suo omicidio. L'assassinio dell'imperatore fu organizzato principalmente da tre persone, tra cui il tribuno Cassio Cherea, sebbene molti cavalieri, senatori e militari ne fossero a conoscenza, come pure il potente consigliere imperiale Callisto e il prefetto del pretorio. Cherea, in particolare, aveva ragioni politiche e motivazioni personali per uccidere il suo princeps: si racconta che spesso Caligola lo sbeffeggiasse a causa dei toni acuti della sua voce, sostenendo che fosse effeminato e chiamandolo "checca" (gunnis), facendo gesti osceni alle sue spalle o costringendolo a utilizzare per il suo servizio parole d'ordine come "Priapo", "Amore" o "Venere". Altri importanti cospiratori furono Lucio Annio Viniciano, che si unì alla congiura per vendicare l'amico Lepido, e il senatore Marco Cluvio Rufo. Il 24 gennaio del 41, durante l'annuale celebrazione dei ludi palatini, un gruppo di pretoriani, guidati dai due tribuni Cherea e Cornelio Sabino, misero in atto il loro piano per assassinare il princeps. L'occasione era favorevole, in quanto i congiurati avrebbero potuto mescolarsi agli spettatori accorsi al teatro mobile tradizionalmente allestito di fronte al palazzo imperiale. Caligola giunse in teatro, si sedette e iniziò ad assistere allo spettacolo. Quando verso l'ora settima, o forse la nona, a seconda delle fonti, egli decise di andarsene e mentre percorreva un criptoportico che congiungeva il teatro al palazzo, si fermò a conversare con un gruppo di attori asiatici che avrebbero dovuto esibirsi a breve. Fu a questo punto che il principe incontrò infine la sorte temuta. Al primo tumulto, accorsero in suo aiuto i portatori della lettiga, armati di bastoni, poi i germani della sua guardia che uccisero alcuni dei suoi assassini e anche qualche senatore estraneo al delitto. Durante lo scontro Caligola fu pugnalato a morte. Qualche ora dopo persero la vita anche sua moglie Milonia Cesonia, pugnalata da un centurione appositamente inviato da Cherea, e la figlia piccola, Giulia Drusilla, che fu scaraventata contro un muro. Secondo Svetonio il principe fu colpito da oltre trenta pugnalate. Il suo cadavere fu portato negli Horti Lamiani, semi-bruciato e frettolosamente ricoperto di terra; quando le sorelle tornarono dall'esilio, disseppellirono il corpo del fratello e posero le sue ceneri nel Mausoleo di Augusto. Al momento della diffusione della notizia che Caligola era morto nessuno osò festeggiare, poiché i più credevano che l'imperatore avesse messo in giro la voce per capire di chi potesse fidarsi. Quando questa comunicazione fu però confermata, non avendo i congiurati nominato alcun altro imperatore, il Senato si riunì e dichiarò di voler ripristinare la Repubblica, cancellando di fatto il governo dei precedenti principes a partire da Augusto. Cherea provò a convincere l'esercito ad appoggiare i padri coscritti, ma senza successo. Alla fine i senatori si resero conto di dover nominare un nuovo successore, che Lucio Annio Viniciano, importante senatore e cospiratore, indicò in Marco Vinicio, suo parente e marito di Giulia Livilla. Alla morte di Caligola, i membri della famiglia imperiale rimasti ancora in vita erano pochi. Tra questi vi era il cinquantenne Claudio che, appena saputo della morte del nipote Gaio, corse a nascondersi nelle sue stanze; rintracciato da un pretoriano mentre era nascosto dietro una tenda, fu condotto nel loro accampamento per essere acclamato imperatore mentre il Senato era occupato tra Foro e Campidoglio. Claudio venne invitato a presentarsi davanti al popolo, ma prima decise di comprarsi la fedeltà della guardia pretoriana promettendo la somma di quindicimila sesterzi per ciascun pretoriano. Fu così che Claudio venne elevato alla porpora imperiale e divenne il quarto imperatore di Roma. Il nuovo princeps pose, quindi, il proprio veto a quanto il Senato aveva appena deliberato: condannare Caligola alla damnatio memoriae. Poi, su invito del popolo romano, fece imprigionare e condannare a morte tutti i congiurati, compreso Cassio Cherea. Luogo di sepoltura Come detto, secondo il racconto di Svetonio, Caligola fu sepolto dapprima velocemente negli Horti Lamiani e poi in maniera definitiva nel Mausoleo di Augusto, dove venne inumata la maggior parte dei membri della dinastia giulio-claudia. In tale caso, nel 410, durante il sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico I, l'urna funeraria contenente le sue ceneri fu prelevata dalla struttura e il suo contenuto venne disperso, così come avvenne in tale occasione per tutte le urne della dinastia. Tuttavia, secondo la storiografia moderna, è poco probabile che le ceneri di Caligola fossero state spostate dagli Horti Lamiani e ammesse all'interno del Mausoleo, anche vista la politica di damnatio memoriae nei suoi confronti promossa da Claudio; nonostante ciò, è impossibile escludere questa ipotesi vista la scarsità di fonti e ritrovamenti in merito alla questione. Un'ulteriore ipotesi, ritenuta poco probabile dalla comunità accademica, vorrebbe che Caligola fosse stato sepolto a Nemi, località in cui l'imperatore risiedette. Il 17 gennaio 2011, infatti, la polizia di Nemi annunciò di aver scoperto un possibile luogo di sepoltura dell'imperatore Caligola, dopo aver arrestato un ladro che cercava di portare via una statua attribuita proprio a questo imperatore. La notizia, riportata principalmente dalla stampa britannica, fu però accolta con grande scetticismo dalla storica dell'Università di Cambridge Mary Beard che ritenne tale ipotesi infondata. Secondo il National Geographic il fatto non proverebbe che Nemi fosse il luogo di sepoltura di Caligola poiché l'oggetto del furto, la grande statua a pezzi, raffigurante Caligola seduto sul trono, potrebbe essere stata situata un tempo nella stiva delle navi di Nemi affondate nell'omonimo lago. Monetazione imperiale del periodo Ascendenza Note Esplicative Riferimenti Bibliografia Fonti primarie ( The Roman History — traduzione in inglese su LacusCurtius). ( Des Césars — traduzione in francese di N. A. Dubois) ( Epitome — traduzione in inglese di Thomas M. Banchich). ( Roman History — traduzione in inglese su LacusCurtius). ( Abridgement of Roman History — traduzione in inglese di John S. Watson). ( On the Embassy to Gaius — traduzione in inglese di Charles D. Yonge). ( Flaccus — traduzione in inglese di Charles D. Yonge). ( The Antiquities of the Jews — traduzione in inglese di William Whiston). Satire — traduzione in italiano di Raffaello Vescovi; Satires — traduzione in inglese della squadra di editori di G. G. Ramsay e John Dryden. ( The Natural History — traduzione in inglese di John Bostock). ( On the shortness of life — traduzione in inglese di John W. Basore). ( Of Clemency — traduzione in inglese di Aubrey Stewart). ( On the Firmness of the Wise Man — traduzione in inglese di Aubrey Stewart). ( Of Anger — traduzione in inglese di Aubrey Stewart). Vite dei Cesari — traduzione in italiano di Progettovidio; The Lives of the Twelve Caesars — traduzione in inglese di John Carew Rolfe. Annali — traduzione in italiano di Progettovidio; Annals — traduzione in inglese di Alfred J. Church e William J. Brodribb. ( De vita et moribus Iulii Agricolae — traduzione in inglese di Alfred John Church e William Jackson Brodribb). ( Dialogus de oratoribus — traduzione in inglese di Alfred John Church e William Jackson Brodribb). ( Compendium of the History of Rome — traduzione in inglese di John Selby Watson). Fonti storiografiche moderne Usate nella pagina in italiano in inglese ( Google books) in francese in tedesco In quest'opera l'imperatore Caligola viene paragonato al Kaiser Guglielmo II. in latino raccolte numismatiche (Henry Cohen Volume I) (Roman Imperial Coinage) Suggerite in italiano Testo originale: , parte dell'opera Storia di Roma a cura di Arnaldo Momigliano e Aldo Schiavone. Voci correlate Caligola nell'eredità storica culturale Altri progetti Collegamenti esterni La villa di Caligola. Un nuovo settore degli Horti Lamiani scoperto sotto la sede dell'ENPAM a Roma - Pubblicazione dello scavo archeologico effettuato dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma presso la residenza imperiale dell'Esquilino (2006-2009) Imperatori romani Morti a Roma Giulio Cesare Augusto Germanico, Gaio Cesare Augusto Germanico, Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico, Gaio Germanico Giulio Cesare Tiberio Persone colpite da damnatio memoriae Persone legate ai Campi Flegrei Capi di Stato assassinati Auguri Sepolti nel Mausoleo di Augusto Voci in vetrina - sovrani Morti pugnalati
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cesio%20%28Italia%29
Cesio (Italia)
Cèsio (Cêxi in ligure) è un comune italiano di 275 abitanti della provincia di Imperia in Liguria. Geografia fisica Il territorio di Cesio è situato con gli abitati di Cesio e Arzeno d'Oneglia nell'alta valle del torrente Impero, sul fianco sinistro del rio Tresenda, lungo la vecchia strada del colle di Nava, a 5 km dal valico di colle San Bartolomeo, con l'abitato di Cartari nella valle del torrente Arroscia. Tra le vette della zona il monte Arosio (812 m), il monte Mucchio di Pietre (770 m) e il monte Verderi (747 m). Valicando il passo del Ginestro (677 m s.l.m.) è possibile il raggiungimento della val Merula e della val Lerrone e quindi la provincia di Savona. Origini del nome L'antico toponimo di Cesio potrebbe essere identificato con il termine Céxeno, citato nel 1150 in merito alla riscossione delle decime religiose presso il territorio della valle del Maro. Intorno al XIV secolo il nome mutò in Cezio, così come attesterebbe un documento del 1346 indicante un certo Facius Ferrerius de Cezio. Secondo altri il nome deriverebbe dal dialettale Cexi (ceci), ancora oggi utilizzato per indicare il nome del paese, e sarebbe dovuto al fatto che prima della coltivazione intensiva dell'ulivo, quella dei ceci era la coltivazione più diffusa. Storia Le prime testimonianze scritte sul borgo di Cesio compaiono nel XII secolo quando il territorio, appartenente al vescovo della diocesi di Albenga, è citato tra i borghi della valle di Oneglia e del Maro in merito alle riscossioni delle decime. Amministrativamente Cesio era inserita nella cosiddetta Castellanìa di Mont'Arosio assieme alle località di Gazzelli, Chiusanico, Torria e Chiusavecchia e altri borghi della vicina val Merula. Nel XIII secolo tutta l'area cesiasca entrò a far parte dei territori feudali dei conti di Ventimiglia nella valle del Maro e di Oneglia; furono i conti ventimigliesi ad erigere presso le vette del monte Arosio, monte Baraccone e monte Torre e presso la frazione di Cartari una serie di fortificazioni per l'avvistamento e possibilmente di difesa. Nel 1233 fu tra i borghi fondatori del nuovo centro di Pieve di Teco, mentre al 9 ottobre 1301 risale la cessione del feudo da parte del signore del Maro Oberto di Ventimiglia a Federico Doria per la somma di 1600 lire genovesi; la Signoria dei Doria su Cesio continuò oltre al 1576. In tale anno mentre Oneglia e la sua valle furono cedute al Ducato di Savoia del duca Emanuele Filiberto; (incluso il borgo di Arzeno mentre Cartari rimase tra i possedimenti della Repubblica di Genova.) Cesio, unitamente alla vicina Testico, rimase signoria particolare del Doria marchese di Cirié e ciò sino al 1735. Annessa al successivo Regno di Sardegna dal 1735 la comunità di Cesio assistette tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, in occasione dei primo scontri correlati alle campagne napoleoniche in Italia, a cruente e sanguinose battaglie sul suo territorio come quella del 6 maggio del 1800 dove Austriaci e Francesi si scontrarono per il dominio delle terre; l'esercito d'oltralpe, sconfitto, si dovette ritirare a Nizza. O, ancora, nel 1801 quando circa cinquecento predoni provenienti dalle vicine valli Arroscia, Lerrone e Oneglia misero a ferro e fuoco il paese tra uccisioni, furti di bestiame e devastazioni. Con la dominazione napoleonica le municipalità di Cesio, Arzeno e Cartari (quest'ultimo unito a Calderara, frazione odierna di Pieve di Teco) confluirono tra il 1801 e il 1803 nella Repubblica Ligure andando a costituire il II cantone di Val di Maro nella Giurisdizione degli Ulivi. Nel 1804 la municipalità di Cesio fu soppressa e unita alla municipalità di Torria. Annessi al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 i territori furono inseriti nel Dipartimento di Montenotte sotto l'arrondissement di Porto Maurizio. Nuovamente inglobati nel Regno di Sardegna dal 1815, così come stabilito dal Congresso di Vienna del 1814, e con Cesio nuovamente comune autonomo da Torria, confluirono nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 i tre comuni furono divisi in due diversi mandamenti: Cesio e San Bartolomeo ed Arzeno nel I mandamento di Borgomaro; Cartari-Calderara nel V mandamento di Pieve di Teco, entrambi del circondario di Porto Maurizio facente parte della provincia di Porto Maurizio e, con la sua costituzione, della successiva provincia di Imperia. Tra il 1923 e il 1925 il comune di Cesio fu unito al territorio comunale di Chiusavecchia come frazione. Gli ultimi aggiustamenti territoriali risalgono al 1929 quando gli fu annesso l'ex comune di Arzeno d'Oneglia (San Bartolomeo fu unita, come frazione, al comune di Caravonica) e Cartari facente parte fino ad allora dell'ex comune di Cartari e Calderara (Calderara divenne invece frazione di Pieve di Teco mentre l'ex frazione del soppresso comune, Siglioli, fu unita a Vessalico). Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana dell'Olivo e, con le nuove disposizioni della Legge Regionale n° 24 del 4 luglio 2008, fino al 2011 della Comunità montana dell'Olivo e Alta Valle Arroscia. Dal 2014 al 2019 ha fatto parte dell'Unione dei comuni della Val Merula e di Montarosio. Simboli Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Chiesa parrocchiale di Santa Lucia nel centro storico del capoluogo. Eretta in stile tardo barocco e ad unica navata, conserva l'antica fonte battesimale del Quattrocento e alcune tele databili tra il Cinquecento e il Seicento. Oratorio di San Giovanni Battista nel centro storico del capoluogo. Santuario della Beata Vergine Addolorata nel capoluogo, ma ubicato in zona collinare tra uliveti. Il primo impianto dell'edificio è risalente al XIII secolo e fu l'unica parrocchiale di Cesio fino al 1585. Spostato il titolo nella nuova chiesa di Santa Lucia, il santuario venne ampliato ad unica aula e preceduto da un piccolo portico nel corso del XVII secolo. Conserva un'immagine ritraente la Madonna dei sette dolori tra i santi Giovanni Battista e Maria Maddalena e il corpo di Gesù. Cappella di San Gottardo nella zona cimiteriale del capoluogo. Chiesa parrocchiale di San Benedetto nella frazione di Arzeno d'Oneglia. Ha la particolarità di avere il campanile in pietra a vista che viene attraversato dal vicolo pedonale che congiunge piazza del Popolo con la piazzetta della chiesa. Oratorio di Arzeno d'Oneglia, posto di fianco alla chiesa parrocchiale ed alla piazza principale del borgo, recentemente restaurata a cura della popolazione del paese. Cappella di San Martino nella frazione di Cartari. Architetture civili Palazzo della famiglia de Thomatis nella frazione di Arzeno d'Oneglia. Società Evoluzione demografica Etnie e minoranze straniere Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2019, i cittadini stranieri residenti a Cesio sono . Geografia antropica Il territorio comunale è costituito, oltre il capoluogo, dalle tre frazioni di Arzeno d'Oneglia, Cartari e Colle San Bartolomeo per un totale di 8,86 km2. Confina a nord con il comune di Vessalico, a sud con Chiusanico, ad ovest con Pieve di Teco e Caravonica e ad est con Casanova Lerrone (SV) e Testico (SV). Economia Basa la sua principale attività economica sull'attività agricola specie nella olivicoltura. Infrastrutture e trasporti Strade Il territorio di Cesio è attraversato principalmente dalla strada provinciale 95 la quale permette il collegamento stradale ad ovest con i territori comunali di Caravonica e Pieve di Teco innestandosi con la provinciale 20 presso il Colle San Bartolomeo e a sud con Chiusanico (SP 95 e SP 29). Attraverso il valico del passo del Ginestro, lungo la provinciale 23, è inoltre possibile il collegamento con la val Merula, nella provincia savonese, e con il centro di Testico. Amministrazione Note Voci correlate Liguria Provincia di Imperia Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cesio
Cesio
Il cesio è l'elemento chimico di numero atomico 55 e il suo simbolo è Cs. È un metallo alcalino di colore argenteo-dorato, tenero e duttile, fonde poco al di sopra della temperatura ambiente. L'uso più importante del cesio è negli orologi atomici. Caratteristiche Lo spettro elettromagnetico del cesio ha due righe brillanti nella parte blu dello spettro e molte altre linee nel rosso, nel giallo e nel verde. Il cesio è anche l'elemento più elettropositivo di tutti e quello con il più basso potenziale di ionizzazione; inoltre è il meno comune di tutti i metalli alcalini, non considerando il rarissimo e radioattivo francio. Il cesio può trovarsi liquido a temperatura ambiente. Il cesio reagisce in maniera esplosiva a contatto con l'acqua fredda e perfino con il ghiaccio a temperature al di sopra di −116 °C. L'idrossido di cesio (CsOH) è una base molto forte ed intacca rapidamente la superficie del vetro. Reagendo con l'acido bromidrico forma il Bromuro di cesio. Applicazioni Il 134Cs, come il 3H, si usa in idrologia per misurare la produzione di cesio da parte dell'industria elettronucleare. Si usa questo isotopo perché, oltre ad essere più raro rispetto al 133Cs o al 137Cs, può essere prodotto solamente da reazioni nucleari. Anche il 135Cs è stato usato a questo scopo. Come altri elementi del gruppo 1, il cesio ha una grande affinità per l'ossigeno e si usa come "getter" nei tubi a vuoto. Nelle celle fotoelettriche Come catalizzatore nell'idrogenazione di alcuni composti organici. Gli isotopi radioattivi di cesio si usano in medicina per trattare alcuni tipi di cancro. Il fluoruro di cesio è largamente usato in chimica organica come base e come sorgente di ioni fluoruro anidri. Il formiato di cesio è usato come lubrificante nella perforazione delle rocce. Isotopi del cesio sono impiegati negli orologi atomici. Questo metallo è stato usato anche in astronautica per sistemi di propulsione a ioni per sonde spaziali. Il cesio-137, in analogia col cobalto-60, è stato usato per la sterilizzazione per irradiazione di cibi o sostanze come il tabacco. L'elemento viene utilizzato come standard interno nella determinazione quantitativa dei metalli con spettrofotometria, spettroscopia di emissione e ICP-MS. Storia Il cesio (dal Latino cæsius, che vuol dire "blu cielo") fu scoperto spettroscopicamente da Robert Bunsen e Gustav Kirchhoff nel 1860 nelle acque minerali di Dürkheim, in Germania. L'identificazione fu basata sulle brillanti linee blu del suo spettro e fu il primo elemento scoperto attraverso l'analisi spettroscopica. Il cesio metallico venne prodotto per la prima volta nel 1881. Nel 1967 il Sistema Internazionale delle Unità di misura (SI) ha definito il secondo come oscillazioni della radiazione corrispondente alla transizione fra due livelli energetici dello stato fondamentale dell'atomo di 133Cs. Storicamente l'uso più importante del cesio è stato nella ricerca e sviluppo di prodotti e applicazioni chimiche ed elettriche. Disponibilità Come metallo alcalino il cesio si trova nella lepidolite, nella pollucite (silicato idrato di alluminio e cesio) e in altri minerali. Una delle più ricche ed importanti fonti di cesio è situata presso il lago Bernic nel Manitoba (Canada): i depositi ivi presenti sono stimati in di pollucite con un contenuto medio del 20% di cesio. Si può isolare il cesio per elettrolisi del cianuro fuso e in un certo numero di altri modi. Il cesio ottenuto per decomposizione termica dell'azoturo di cesio è eccezionalmente puro e privo di gas. I composti principali del cesio sono i suoi cloruri e nitrati; il prezzo del cesio nel 1997 è stato di circa /g. È un elemento presente in piccole quantità nei terreni, nelle acque, negli organismi animali e vegetali. In biologia Il cesio viene assorbito dalle cellule animali e vegetali in modo competitivo con il potassio, ma il cesio non ha alcuna funzione conosciuta; tuttavia, ad alte concentrazioni, può causare tossicità nelle piante, inibendone la crescita. Infatti, gli organismi dei mammiferi, durante l'evoluzione, hanno cominciato a distinguere l'inutile cesio (non-radioattivo) dal potassio, che è essenziale nella pompa Na + / K + delle membrane cellulari animali. Ciò è ben visibile nello scarso assorbimento e selettività per il cesio del fegato e dei feti, nelle autoradiografie di Nelson et al. (1961). L'organismo umano espelle infatti il cesio sia con il rene che attraverso altri due emuntori: le ghiandole salivari e il pancreas esocrino, che lo concentrano, lo filtrano e lo eliminano con le loro secrezioni (saliva e succo pancreatico) nell'intestino. Infatti, il "Blu di Prussia" (ferrocianuro ferrico), ingerito oralmente, è in grado nell'intestino di chelare il cesio, prevenendone il riassorbimento, e di eliminarlo nelle feci ed in tale modo è in grado di ridurre di circa la metà la concentrazione del cesio nel corpo umano in 30-70 giorni. Contrariamente al parere di molti ricercatori il cesio non è distribuito uniformemente nei tessuti umani. Per questo motivo, il danno cronico da radiocesio è maggiore nel pancreas, dove hanno origine la maggior parte dei tumori pancreatici , e dove può causare un aumento del diabete (pancreatogeno, secondario), mentre invece la sua radiazione acuta ha causato severe pancreatiti nella popolazione di Fukushima. Isotopi Il cesio ha almeno 39 isotopi noti, più di qualunque altro elemento a parte il francio; i loro numeri di massa vanno da 112 a 151. Nonostante il gran numero di isotopi del cesio, solamente uno è stabile, il 133Cs. Tutti gli altri, a parte quelli riportati qui, hanno emivite che variano da decine di anni a frazioni di secondo. Il cesio-137 è prodotto dalla detonazione di armi nucleari e dal processo di fissione nei reattori delle centrali nucleari: una notevole quantità fu rilasciata in atmosfera nell'esplosione di Černobyl' del 1986. A partire dal 1954, con l'inizio dei test nucleari, il 137Cs è stato rilasciato nell'atmosfera terrestre per poi essere portato al suolo dalle precipitazioni e nelle acque di superficie, l'isotopo viene rimosso per ruscellamento e trasporto particellare, quindi la funzione di ingresso di questo isotopo può essere stimata come una funzione del tempo. Il 137Cs ha una emivita di circa 30 anni. Precauzioni Il cesio reagisce in modo esplosivo se viene a contatto con l'acqua ed è blandamente tossico, solo un'esposizione a grosse quantità può causare iperirritabilità e spasmi muscolari, data la sua affinità al potassio; alcuni dei suoi radioisotopi presentano un'altissima tossicità radiologica. L'idrossido di cesio è una base estremamente forte e può corrodere il vetro. Note Bibliografia Voci correlate Cesio-137 Isotopi del cesio Solfato di cesio Altri progetti Collegamenti esterni Elementi chimici Metalli
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cronologia%20di%20biologia%20e%20biochimica
Cronologia di biologia e biochimica
Questa cronologia prende in considerazione i principali eventi di biologia e biochimica, partendo dalla preistoria fino ad arrivare ai giorni nostri. Preistoria Paleolitico medio, circa 200 000 anni fa Comparsa in Africa dellHomo sapiens 10000 a.C. - 7000 a.C. Rivoluzione neolitica. Nell'area della Mezzaluna Fertile (nel Vicino Oriente antico) ha inizio la domesticazione delle piante, la selezione operata dall'uomo di un certo numero di specie vegetali giudicate più utili rispetto alla massa delle piante selvatiche 8200 a.C. - 7800 a.C. Datazione determinata attraverso il metodo del radiocarbonio dei resti di chicchi di riso rinvenuti nel sito principale della civiltà di Pengtoushan, sorta attorno al fiume Yangtze nella regione a nord-ovest dello Hunan in Cina. Rappresentano la più antica evidenza della domesticazione del riso in Cina Antichità circa 1500 a.C. Il Papiro Edwin Smith (che sembra a sua volta essere la copia di un manoscritto risalente al Regno Antico D'Egitto, datato circa mille anni prima) costituisce il più antico trattato di medicina giunto sino ai giorni nostri. Il trattato contiene importanti particolari anatomici che lasciano presupporre che già gli antichi Egizi attuassero delle dissezioni ai cadaveri circa 520 a.C. Alcmeone di Crotone effettua le prime rudimentali dissezioni documentate di animali circa 450 a.C. Senofane esamina fossili circa 400 a.C. Diocle di Caristo scrive il primo libro di testo sull'anatomia animale circa 350 a.C. Aristotele inizia lo studio della biologia come scienza empirica ed effettua un primo tentativo di classificazione completa degli animali. LHistoria animalium contiene la descrizione di 581 specie diverse. Questi dati biologici vengono organizzati e classificati nel De partibus animalium. Nel De generatione animalium si occupa del modo in cui gli animali si riproducono 320 a.C. Theophrastus inizia lo studio sistematico della botanica ca. 300 a.C. Erofilo disseziona il corpo umano 23 d.C. - 79 d.C. Plinio il Vecchio scrive il trattato naturalistico in 37 volumi Naturalis historia 1000-1299 1025 Avicenna completa Il canone della medicina 1300-1499 1347 - 1353 La Peste nera o Morte nera, uccide almeno un terzo della popolazione europea 1500-1599 1543 Andreas van Wesel pubblica il trattato di anatomia De humani corporis fabrica 1600–1699 16?? Jean Baptiste van Helmont effettua un famoso esperimento per appurare da dove le piante ricavassero la loro massa. Fa crescere un albero di salice misurando la quantità di terreno, il peso dell'albero e la quantità di acqua aggiunta. Dopo cinque anni ripete le misurazioni e ne deduce che l'aumento di peso dell'albero doveva provenire solo dall'acqua 1628 William Harvey pubblica l'opera Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus contenente la prima descrizione accurata del sistema circolatorio umano 1658 Jan Swammerdam osserva le cellule rosse del sangue al microscopio 1663 Robert Hooke vede delle strutture cellulare in sughero utilizzando un microscopio 1668 Francesco Redi scrive Esperienze intorno alla generazione degl'insetti con cui confuta la teoria della generazione spontanea di vermi in carne putrefatta 1676 Anton van Leeuwenhoek osserva protozoi e li chiama animalculae 1677 Anton van Leeuwenhoek osserva spermatozoi 1683 Anton van Leeuwenhoek osserva batteri 1700–1799 1712 René-Antoine Ferchault de Réaumur presenta all'Académie des Sciences un saggio sulla rigenerazione degli arti nei gamberi 1735 Carl von Linné introduce un sistema di classificazione delle piante nel libro Systema Naturae, poi degli animali, adottando una nomenclatura binaria (binomia) ancora usato attualmente 1744 Abraham Trembley pubblica le Mémoires pour servir à l'histoire d'un genre de polypes d'eau douce dove espone le sue ricerche sull'idra (o polipo di acqua dolce), in particolare sulle sue notevoli capacità rigenerative; Trembley è il primo a ottenere l'innesto di due diversi animali 1749 Edward Jenner utilizza pus prelevato dalla mano di una mungitrice con pustole di vaiolo bovino per indurre resistenza all'infezione di vaiolo umano in un bambino; è l'inizio dell'immunologia 1765 Lazzaro Spallanzani nel Saggio di Osservazioni Microscopiche sul Sistema della Generazione de' Signori di Needham e Buffon confuta diverse teorie sulla generazione spontanea della vita cellulare 1771 Joseph Priestley scopre che le piante assorbono biossido di carbonio e liberano ossigeno 1791 Luigi Galvani pubblica il De viribus electricitatis in motu musculari commentarius, opera in cui espone le sue teorie riguardanti l'elettricità biologica, frutto di studi e indagini sperimentali 1798 Thomas Malthus discute la crescita della popolazione umana e la produzione alimentare in An Essay on the Principle of Population 1800–1849 1801 Jean-Baptiste Lamarck inizia lo studio dettagliato della Tassonomia degli invertebrati 1809 Jean Lamarck propone l'eredità dei caratteri acquisiti (Lamarckismo) 1817 Pierre Joseph Pelletier e Joseph Caventou isolano la clorofilla; successivamente isolano la stricnina e (1820) il chinino 1828 Karl von Baer scopre l'ovulo dei mammiferi Friedrich Wöhler sintetizza l'urea; prima sintesi di un composto organico 1833 Anselme Payen isola dal malto una sostanza in grado di catalizzare la trasformazione di amido in glucosio. Chiama questa sostanza diastasi, dal greco "separare". Si tratta del primo enzima isolato ed il suffisso -asi, da allora, sarà usato per la nomenclatura degli enzimi 1836 Theodor Schwann scopre la pepsina in estratti di tessuto interno dello stomaco; primo isolamento di un enzima animale 1837 Theodor Schwann dimostra che riscaldando l'aria si previene la putrefazione 1838 Matthias Schleiden scopre che tutti i tessuti delle piante sono composti da cellule 1839 Theodor Schwann scopre che tutti i tessuti animali sono composti da cellule 1847 Ignác Semmelweis dispone che tutti i medici e gli studenti che frequentano il reparto ostetrico siano obbligati a lavarsi le mani con una soluzione di cloruro di calcio prima di visitare le partorienti. Riesce a ottenere un calo drammatico della percentuale di febbri puerperali che le colpiva decimandole 1850–1899 1856 Louis Pasteur dichiara che alcuni microrganismi producono la fermentazione 1858 Charles R. Darwin e Alfred Wallace propongono, indipendentemente uno dall'altro, teorie dell'evoluzione basate sulla selezione naturale Rudolf Virchow propone che le cellule possono solo originare da cellule preesistenti ("Omnis cellula e cellula") 1862 Louis Pasteur confuta in modo convincente la generazione spontanea della vita cellulare 1865 Gregor Mendel presenta i suoi esperimenti sulla ibridazione dei piselli e postula l'esistenza di fattori dominanti e recessivi Friedrich August Kekulé von Stradonitz comprende che benzene è composto da atomi di carbonio e di idrogeno e che gli atomi di carbonio formano un anello esagonale 1869 Friedrich Miescher scopre gli acidi nucleici nei nuclei delle cellule 1873 Camillo Golgi mette a punto l'impregnazione cromoargentica ("Reazione nera") che permette la perfetta visualizzazione delle cellule del tessuto nervoso 1874 Jacobus Henricus van 't Hoff e Joseph-Achille Le Bel propongono una rappresentazione stereochimica tridimensionale delle molecole organiche e propongono un atomo di carbonio con legami a disposizione tetraedrica 1876 Oskar Hertwig e Hermann Fol dimostrano che uova fertilizzate posseggono sia nuclei femminili che maschili Robert Koch dimostra che un batterio (Bacillo del carbonchio) può essere causa di malattia 1878 Wilhelm Kühne conia il termine enzima 1881 Edouard-Gérard Balbiani osserva gli anelli omonimi nei cromosomi politenici di ghiandole salivari di larve di Chironomus 1882 Robert Koch isola il bacillo responsabile della tubercolosi Walther Flemming osserva i cromosomi a spazzola negli ovociti della salamandra neotenica Ambystoma mexicanum 1884 Hermann Emil Fischer inizia l'analisi dettagliata della composizione e la struttura degli zuccheri Elie Metchnikoff formula la teoria che la fagocitosi ad opera di globuli bianchi sia un meccanismo di difesa degli organismi 1885 Carl Rabl pubblica un lavoro che evidenzia come i cromosomi non perdono la loro identità, anche se non sono più visibili al microscopio 1895 Wilhelm C. Röntgen scopre l'esistenza dei raggi X 1897 Eduard Buchner studia la capacità degli estratti di lievito di portare a termine le fermentazione di zuccheri, anche in assenza di cellule di lievito integre. Chiama zimasi il complesso (una miscela di enzimi in realtà) privo di cellule che aveva portato a termine la fermentazione del saccarosio 1898 Martinus Beijerinck usa esperimenti di filtrazione per dimostrare che il mosaico del tabacco è causato da qualcosa di più piccolo di un batterio; lo chiama virus 1900–1924 1901 Jokichi Takamine isola l'adrenalina 1902 Studiando la meiosi, Walter Sutton mette in relazione l'ereditarietà con i cromosomi a livello cellulare 1903 Mikhail Tsvett scopre le tecniche di cromatografia per separare le sostanze organiche 1905 William Bateson è il primo a utilizzare il termine "genetica" per descrivere lo studio dell'ereditarietà biologica 1907 Ivan Pavlov introduce il concetto di riflesso condizionato inducendo la salivazione nei cani Hermann Emil Fischer sintetizza catene polipeptidiche formate da (amminoacidi) e dimostra con questo che gli amminoacidi di una proteina sono legati mediante un legame tra il gruppo funzionale amminico e il gruppo funzionale carbossilico 1909 Wilhelm L. Johannsen conia il termine gene per indicare l'unità ereditaria di cui si compongono i cromosomi; propone la distinzione tra genotipo e fenotipo 1910 Su suggerimento di William Ernest Castle, Thomas H. Morgan utilizza il moscerino della frutta Drosophila melanogaster per i suoi esperimenti di genetica. Per i successivi 17 anni nella "stanza dei moscerini" si allevano e studiano innumerevoli popolazioni di Drosophile Archibald V. Hill studia la cooperatività dell'emoglobina e propone una equazione che rappresentata in un grafico permette di capire il livello di cooperatività di una proteina 1911 Morgan propone che I fattori mendeliani sono allineati sui cromosomi 1913 Alfred Sturtevant costruisce la prima mappa genetica di un cromosoma Leonor Michaelis e Maud Menten propongono un modello di cinetica enzimatica (cinetica di Michaelis-Menten) che descrive l'andamento della velocità di una reazione catalizzata da enzimi, al variare della concentrazione del substrato e dell'enzima 1915 Frederick Twort scopre i batteriofagi (virus che infettano i batteri) 1918-1920 La pandemia di influenza spagnola colpisce un miliardo di persone nel mondo, uccidendone almeno 20 milioni 1922 Aleksandr I. Oparin sviluppa la sua teoria sull'origine della vita sulla Terra basata sulla formazione di Coacervati 1925-1949 1925 Theodor Svedberg inventa l'ultracentrifuga 1926 James B. Sumner isola e cristallizza l'enzima ureasi e dimostra che è una proteina 1928 Otto Diels e Kurt Alder scoprono la reazione di cicloaddizione per formare molecole organiche cicliche (Reazione di Diels-Alder) Alexander Fleming descrive l'azione antibatterica della Penicillina: il primo antibiotico Frederick Griffith attraverso quello che oggi è noto come esperimento di Griffith, propone la presenza di un principio trasformante alla base della trasformazione batterica. La natura chimica del principio trasformante resta incognita, ma l'esperimento apre la strada alla sua identificazione 1929 Phoebus Levene scopre lo zucchero desossiribosio negli acidi nucleici Edward Doisy e Adolf Butenandt indipendentemente scoprono il primo estrogeno 1930 John H. Northrop dimostra che l'enzima pepsina è una proteina Arne Tiselius consegue il dottorato di ricerca con una tesi sull'elettroforesi delle proteine Ronald Fisher pubblica The genetical theory of natural selection (Teoria genetica della selezione naturale) 1931 Adolf Butenandt scopre l'androsterone Ernst Ruska e Max Knoll costruiscono il primo microscopio elettronico a trasmissione Tra il 1931 e il 1933 Pierre de Fonbrune costruisce e perfeziona il micromanipolatore pneumatico e la microforgia, strumenti che consentono la micromanipolazione al microscopio di cellule, e la costruzione di microstrumenti 1932 Hans Adolf Krebs scopre il Ciclo dell'urea e il Ciclo degli acidi tricarbossilici Il fisico Frits Zernike presenta alla Zeiss la sua scoperta del contrasto di fase e le possibili applicazioni alla microscopia. La scoperta viene sottovalutata e i primi microscopi a contrasto di fase verranno prodotti solo a partire dal 1941 1933 Tadeusz Reichstein sintetizza la vitamina C; prima sintesi di una vitamina 1934 John D. Bernal e la sua allieva Dorothy Hodgkin scoprono che i cristalli di proteine circondati dalla loro acque madri danno migliori pattern di diffrazione dei cristalli secchi. Utilizzando la pepsina ottengono la prima figura di diffrazione di una proteina globulare in ambiente umido. Prima di Bernal e Hodgkin la cristallografia delle proteine era stata eseguita solo su cristalli asciutti, con risultati inconsistenti e inaffidabili 1935 Rudolf Schoenheimer usa deuterio come tracciante per studiare il meccanismo di accumulo dei grassi in ratti Wendell Stanley cristallizza il virus del mosaico del tabacco Konrad Lorenz descrive il comportamento di "imprinting" in uccelli neonati Max Delbrück, il genetista russo Nikolaj V. Timofeev-Resovskij e il fisico tedesco Karl Zimmer pubblicano i risultati dello studio dell'effetto delle radiazioni sugli organismi e ipotizzano che l'informazione genetica sia contenuta in molecole giganti presenti nei cromosomi Vittorio Erspamer isola la serotonina nella mucosa intestinale di rana e la chiama "enteramina" 1936 John Zachary Young scopre lassone gigante di calamaro che si rivelerà di fondamentale importanza per gli studi sperimentali sulla conduzione nervosa e il potenziale d'azione 1937 Theodosius Dobzhansky collega la Teoria dell'evoluzione con la mutazione genetica nel libro Genetics and the Origin of Species 1938 Un celacanto vivo è trovato in prossimità della costa del Sudafrica (un fossile vivente) 1939 Alan Hodgkin e Andrew Huxley pubblicano un breve articolo dove annunciano di aver registrato con successo il potenziale d'azione di una fibra nervosa 1940 Donald Griffin e Robert Galambos annunciano la scoperta del sonar nei pipistrelli (ecolocazione) George Beadle e Edward Tatum dimostrano che a un gene corrisponde un enzima Incontro di Max Delbrück e Salvador Luria a una conferenza di fisica; nasce il "Gruppo del fago" Si completa la caratterizzazione della via metabolica della glicolisi, attraverso i contributi vari di Gustav Embden Otto Meyerhof e Jakub Parnas, (i tre biochimici che hanno maggiormente contribuirono a chiarirne il meccanismo), e Carl Neuberg, Otto Heinrich Warburg, Gerty e Carl Cori 1942 Max Delbrück e Salvador Luria dimostrano che la resistenza a infezioni virali da parte di batteri è causata da mutazioni casuali invece che da stimoli ambientali (Test di fluttuazione) Conrad Hal Waddington conia il termine epigenetica 1943 Oswald Avery e i suoi colleghi Colin MacLeod e Maclyn McCarty attraverso quello che oggi è noto come esperimento di Avery, dimostrano che il cosiddetto principio trasformante (ovvero il portatore di informazioni geniche) scoperto nel 1928 da Griffith è il DNA L'esperimento è contestato da chi sostiene che il materiale genetico dovesse essere di natura proteica; viene criticato ad Avery la non completa purezza degli acidi nucleici utilizzati nell'esperimento, che potevano essere contaminati da tracce di proteine 1944 Robert Woodward e William von Eggers Doering sintetizzano la Chinina Il fisico Erwin Schrödinger pubblica Che cos'è la vita? 1946 Joshua Lederberg ed Edward Tatum scoprono la coniugazione batterica 1948 Erwin Chargaff dimostra che nel DNA il numero delle unità di Guanina corrisponde al numero di unità di Citosina e che il numero delle unità di Adenina corrisponde al numero di unità di Timina 1949 John Desmond Bernal conia il termine Biopoiesi 1950–1974 1950 Melvin Calvin e i suoi collaboratori James Bassham e Andrew Benson, annunciano la scoperta del ciclo omonimo che costituisce la cosiddetta fase oscura della fotosintesi Barbara McClintock scopre gli elementi mobili (trasposoni) nel genoma del Mais. I geni mobili acquistano, a seconda della loro posizione nel cromosoma, funzioni diverse 1951 Robert Woodward sintetizza Colesterolo e Cortisone Linus Pauling, Robert Corey e Herman Branson propongono l'alfa elica e il foglietto β come motivi strutturali principali della struttura secondaria delle proteine Muore di cancro alla cervice uterina Henrietta Lacks. Da cellule prelevate dalla massa tumorale, durante una precedente biopsia a fini diagnostici, viene isolata una linea cellulare teoricammente immortale, chiamata HeLa, ancora oggi ampiamente utilizzata nella ricerca scientifica 1952 Alfred Hershey e Martha Chase usano traccianti radioattivi per dimostrare che il materiale genetico di alcuni Virus batteriofagi è DNA ed è responsabile delle capacità infettive (non le proteine); l'esperimento di Hershey-Chase prova definitivamente che il materiale genetico è costituito da DNA e non da proteine. In seguito a questi risultati incontrovertibili anche gli scienziati che avevano criticato l'esperimento di Avery si convincono del ruolo biologico del DNA Frederick Sanger, Hans Tuppy, e Ted Thompson completano l'analisi cromatografica della sequenza di amminoacidi che compongono l'insulina Rosalind Franklin usa la diffrazione di raggi X per studiare la struttura del DNA e suggerisce che la struttura portante è formata da zuccheri e fosfati ed è situata all'esterno della molecola Robert Briggs e Thomas J. King usano tecniche di trapianto nucleare per trasferire nuclei di Rana pipiens da una blastula a uova enucleate (private del nucleo) Alan Hodgkin e Andrew Huxley pubblicano il modello omonimo che descrive il processo di depolarizzazione della membrana cellulare Rita Levi-Montalcini scopre il fattore di crescita nervoso (NGF). Il fattore di crescita nervoso sarà successivamente purificato e caratterizzato (si rivelerà essere una proteina) dal biochimico Stanley Cohen. La sequenza amminoacidica sarà determinata nel 1971 1953 Dopo aver esaminato i risultati, non pubblicati, di Rosalind Franklin, James Watson e Francis Crick propongono la struttura a doppia elica per il DNA Max Perutz e John Kendrew determinano la struttura dell'Emoglobina utilizzando studi di diffrazione di raggi X Stanley Miller dimostra la formazione di amminoacidi quando scariche elettriche attraversano un contenitore che contiene acqua, metano, ammoniaca e idrogeno George Emil Palade scopre al microscopio elettronico gli organelli cellulari che nel 1958 verranno chiamati ribosomi da Richard B. Roberts 1955 Severo Ochoa scopre l'enzima RNA polimerasi Arthur Kornberg scopre l'enzima DNA polimerasi 1956 Tjio e Levan stabiliscono che le cellule umane contengono 46 cromosomi Viene scoperta casualmente l'esistenza di un batterio poliestremofilo in grado di resistere a dosi di radiazioni anche migliaia di volte superiori a quelle necessarie per uccidere un qualsiasi animale; verrà chiamato Deinococcus radiodurans 1958 Francis Crick enuncia il dogma centrale della biologia molecolare: l'informazione genetica passa dal DNA all'RNA e poi alle proteine e mai viceversa (riformulato da Crick stesso nel 1970) Matthew Meselson e Franklin Stahl dimostrano il meccanismo semiconservativo di replicazione del DNA (Esperimento di Meselson-Stahl) John Gurdon usa tecniche di trapianto nucleare per clonare un anfibio del genere Xenopus; prima clonazione di un vertebrato tramite l'utilizzo di un nucleo proveniente da una cellula adulta completamente differenziata (cellula somatica) 1960 Arthur Kornberg sintetizza DNA in vitro, dimostrando che un enzima DNA polimerasi produce nuovi segmenti di DNA utilizzando precursori, un fonte di energia e un "template" di DNA François Jacob e Jacques Monod cominciano a delucidare il modo in cui geni sono controllati; propongono che sequenze di DNA esterni alle regioni che codificano per le proteine rispondano a segnali di "geni operatore" che producono molecole in grado di funzionare come interruttori (accendono o spengono la replicazione) Juan Oro scopre che soluzioni concentrate di cianuro di ammonio possono produrre il nucleotide basico Adenina Robert Woodward sintetizza la Clorofilla 1961 Sydney Brenner, Francis Crick e colleghi propongono che il codice del DNA è scritto in codoni formati da tre basi. Inoltre propongono che una particolare categoria di RNA serve a decodificare il DNA. È chiamato "transfer RNA" o tRNA Sydney Brenner, François Jacob e Meselson propongono che una particolare RNA, che a una permanenza molto breve, serve per portare le istruzioni genetiche dal DNA a strutture chiamate Ribosomi dove la sintesi proteica viene effettuata. Questo RNA è chiamato "messenger RNA" o mRNA Peter Mitchell pubblica la Teoria chemiosmotica Joan Oró sintetizza adenina, una delle quattro basi azotate che formano i nucleotidi degli acidi nucleici DNA e RNA, a partire da sostanze inorganiche, ammoniaca e acido cianidrico in soluzione acquosa Marshall W. Nirenberg e Heinrich J. Matthaei determinano sperimentalmente il primo codone del codice genetico (Esperimento di Nirenberg e Matthaei) 1963 Robert B. Merrifield annuncia la sintesi chimica in fase solida di un tetrapeptide 1964 Charles Yanofsky e colleghi stabiliscono che le sequenze genetiche e quelli delle proteine sono colineari: cambiamenti nella sequenza del DNA può produrre cambiamenti nella sequenza delle proteine Marshall W. Nirenberg e Philip Leder confermano sperimentalmente che i codoni del codice genetico sono formati da triplette di basi e chiariscono le ultime ambiguità di interpretazione del codice genetico (ovvero le corrispondenze tra codoni e amminoacidi) 1965 Max Perutz studiano la struttura del Emoglobina e determinano difetti genetiche associati a cambiamenti nella sequenza del DNA Eric Kandel e L. Tauc studiando molluschi del genere Aplysia dimostrano che le sinapsi godono di una certa plasticità ed il risultato di queste loro micro modificazioni fisiche è la memoria 1966 Kimishige Ishizaka scopre l'esistenza delle immunoglobuline IgE, principali responsabili delle reazioni allergiche. Spiegazione del meccanismo della reazione allergica a livello cellulare e molecolare 1968 Frederick Sanger usa fosforo radioattivo come tracciante per mappare con tecniche cromatografiche una sequenza di RNA lunga 120 basi 1969 Robert B. Merrifield e Bernd Gutte annunciano la sintesi chimica dell'enzima Ribonucleasi A; è la prima volta che un enzima viene sintetizzato in laboratorio a partire dagli aminoacidi costituenti, ed è la prova definitiva della natura chimica degli enzimi Dorothy Hodgkin determina la struttura tridimensionale dell'insulina 1970 Hamilton Smith e Kent Wilcox scoprono gli enzimi di restrizione del DNA: una proteina che taglia il DNA in siti ben specifici determinati da una sequenza di base. È uno degli strumenti fondamentali della biologia molecolare Howard Temin e David Baltimore scoprono indipendentemente l'enzima transcriptasi inversa Ben Hesper e Paulien Hogeweg coniano il termine "Bioinformatica" definendola come "lo studio dei processi informatici nei sistemi biotici" ("the study of informatic processes in biotic systems") 1971 Ray Wu e Ellen Taylor producono la prima sequenza di DNA artificiale (12 basi) 1972 Robert Woodward sintetizza vitamina B-12 Stephen Jay Gould e Niles Eldredge propongono effetti di equilibrio punteggiato nell'Evoluzione Har Gobind Khorana e collaboratori annunciano la sintesi chimica di un gene (un gene strutturale che codifica per il tRNA dell'alanina nel lievito); è la prima volta che un gene viene sintetizzato in laboratorio, ed è la prova definitiva della natura chimica del gene Paul Berg crea la prima molecola di DNA ricombinante combinando DNA del virus SV40 con quello del fago lambda John F. Kerr, Andrew H. Wyllie e A. R. Currie coniano il termine "Apoptosi" S. J. Singer e G.L. Nicolson propongono il modello a mosaico fluido della membrana cellulare con il quale ipotizzano che le membrane biologiche possono essere considerate come una soluzione liquida bi-dimensionale orientata, dove il solvente è costituito dal doppio strato fosfolipidico, e il soluto dalle molecole proteiche Stephen Jay Gould e Niles Eldredge propongono la teoria degli equilibri punteggiati 1973 Stanley Norman Cohen, Annie Chang, Herb Boyer e Robert Helling dimostrano che DNA legato ad un plasmide può essere replicato in un batterio; si tratta del primo organismo geneticamente modificato 1974 Manfred Eigen e Manfred Sumper dimostrano che misture di ribonucleotidi e Rna replicasi portano alla formazione di molecole di RNA in grado di replicarsi, mutare e di evolvere Leslie Orgel dimostra che RNA può replicare in assenza di RNA replicasi e che zinco favorisce questa replicazione 1975–1999 1975 César Milstein e Georges Köhler mettono a punto la tecnica per produrre anticorpi monoclonali Edwin Southern inventa la tecnica del Southern blot Manfred Eigen e Peter Schuster elaborano il modello delle quasispecie sulla base di un lavoro iniziale di Eigen 1977 John Corliss e altri scoprono comunità di organismi chemiosintetici intorno a sbocchi idrotermali sottomarini nel Rift delle Galápagos Walter Gilbert e Allan Maxam presentano una tecnica di sequenziamento genetico che utilizza clonazione, sostanze chimiche per distruggere basi nucleotidiche e elettroforesi su gel Frederick Sanger e Alan Coulson presentano una tecnica per sequenziare rapidamente i geni che utilizza dideossiribonucleotidi e elettroforesi su gel 1978 Frederick Sanger presenta la sequenza dei 5.386 basi del virus ΦX174; primo sequenziamento di un intero genoma Nasce Louise Brown, la prima persona al mondo concepita "in provetta" attraverso il metodo della fertilizzazione in vitro Walter Gilbert conia i termini Introne ed Esone 1982 Stanley Prusiner ipotizza l'esistenza di proteine con capacità infettive, i prioni Thomas R. Cech studiando lo splicing dell'RNA nel protozoo ciliato Tetrahymena thermophila e indipendentemente Sidney Altmans, scoprono che l'RNA può avere proprietà autocatalitiche; scoperta del ribozima 1983 Kary Mullis inventa la reazione a catena della polimerasi (PCR) 1984 Alec Jeffreys mette a punto un metodo per il genetic fingerprinting Ernst Hafen, Michael Levine e William McGinnis, nel laboratorio di Walter Jakob Gehring, e indipendentemente, Matthew P. Scott e Amy Weiner, scoprono i geni homeobox 1985 Harry Kroto, J.R. Heath, S.C. O'Brien, R.F. Curl, e Richard Smalley scoprono la stabilità inusuale della molecola costituita da 60 atomi di Carbonio e ne deducono la struttura, Buckminsterfullerene Carol W. Greider e Elizabeth Blackburn scoprono la Telomerasi nel ciliato Tetrahymena 1990 Completata la sequenza completa del genoma di Cytomegalovirus umano (HCMV) (229.354 bp) Wolfgang Krätschmer, Lowell Lamb, Konstantinos Fostiropoulos, e Donald Huffman scoprono che Buckminsterfullerene può essere separato da fuliggine essendo solubile in benzene Ha inizio il Progetto Genoma Umano Napoli, Lemieux, Jorgensen osservano il fenomeno dell'RNA interference ma non ne comprendono il meccanismo molecolare 1995 È sequenziato per la prima volta un genoma batterico, quello di Haemophilus influenzae 1996 La pecora Dolly è il primo mammifero ad essere clonato con successo da una cellula somatica adulta Viene completato il sequenziamento del genoma del lievito Saccharomyces cerevisiae; primo eucariote il cui genoma sia stato interamente sequenziato 1998 Viene completato il sequenziamento del genoma del moscerino della frutta Drosophila melanogaster Craig C. Mello e Andrew Fire pubblicano i risultati riguardo al silenziamento di un gene grazie all'iniezione di dsRNA in C. elegans.; scoperta del meccanismo molecolare dell'RNA interference Viene pubblicata la prima bozza del sequenziamento del genoma del nematode Caenorhabditis elegans 2000-Giorni nostri 2000 Viene pubblicata la prima bozza del sequenziamento del genoma di Arabidopsis thaliana; la prima pianta di cui si è sequenziato il genoma 2001 Viene pubblicata la prima bozza del sequenziamento del genoma umano 2002 Viene completato il sequenziamento del genoma di Caenorhabditis elegans 2003 Viene annunciato il completamento del sequenziamento del genoma della muffa Neurospora crassa Viene scoperto l'organismo più resistente alle radiazioni, l'archibatterio Thermococcus gammatolerans 2005 Ludwig Eichinger e collaboratori pubblicano la prima bozza del sequenziamento del genoma dell'ameba sociale Dictyostelium discoideum 2006 Shinya Yamanaka e i suoi collaboratori riescono a generare cellule staminali pluripotenti indotte a partire da fibroblasti adulti di topo. L'anno successivo riescono a ottenere lo stesso risultato a partire da fibroblasti adulti umani 2010 Craig Venter e collaboratori pubblicano un articolo su Science in cui annunciano di avere costruito in laboratorio la prima cellula artificiale, controllata da un DNA sintetico e in grado di dividersi e moltiplicarsi proprio come qualsiasi altra cellula vivente 2016 Craig Venter e collaboratori pubblicano un articolo su Science in cui annunciano di avere costruito in laboratorio il primo batterio sintetico con un DNA contenente il minor numero di geni (473) in grado di assicurarne la sopravvivenza e la capacità di replicazione 2017 I macachi Zhong Zhong e Hua Hua sono i primi primati ad essere clonati con successo a partire da una cellula somatica adulta (un fibroblasto). Note Bibliografia Cronologie Biochimica
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Chiamami aquila
Chiamami aquila (Continental Divide) è un film del 1981 diretto da Michael Apted e interpretato, fra gli altri, da John Belushi e Blair Brown. La produzione esecutiva del film è stata di Steven Spielberg e di Bernie Brillstein. Il film venne prodotto da Bob Larson e la storia scritta da Lawrence Kasdan. Trama Ernie Souchak, è un famoso giornalista del Sun-Times, un quotidiano di Chicago. Malgrado la fama è un uomo molto semplice, conosciuto dal giornalaio e dalle prostitute che vivono nel quartiere in cui abita. Con le rivelazioni di un impiegato comunale, il signor Hellinger, conduce un'inchiesta giornalistica contro l'assessore affarista corrotto Yablonowiz che lo fa aggredire e picchiare. Il direttore del giornale, Howard McDermot, suo amico, lo convince così ad allontanarsi dalla città. La scusa è l'incarico di intervistare Nell Porter, una giovane ornitologa che studia il comportamento delle aquile calve, una specie in estinzione, sulle Montagne Rocciose, ove lo invia. Ernie e Nell, prima non si sopportano, poi tra loro scoppia l'amore. Ernie ha un incidente mentre è in montagna e così rimane con Nell per più due settimane, durante le quali avrà uno scontro con un puma. Tornato a Chicago, Ernie non riesce a reinserirsi nella vita cittadina e nel suo lavoro di giornalista. Innamorato, continua a pensare a Nell e non riesce nemmeno più a scrivere. Hellinger, l'impiegato del municipio che gli aveva passato le informazioni, viene ritrovato morto: sembra un incidente. Ernie, riprende la sua indagine ma Yablonowitz, che è stato il mandante dell'omicidio, gli fa saltare in aria l'appartamento. Il giornalista dimostra così l'implicazione dell'assessore nella morte dell'impiegato e questi fugge dalla città. Nel frattempo Nell è a Chicago per una conferenza sulle aquile calve. Si rivedono e riscoppia tra loro la passione. Ernie le fa conoscere il suo mondo e la vita di città. Nell si rende conto di come sia famoso e quanto sia importante il suo lavoro e come le loro vite siano legate ad ambienti diversi che li allontanano. Nell riparte in treno per le Montagne Rocciose. Ernie non può fare a meno di lei e la segue, prima per una sola fermata, poi sino alle montagne, dove si sposano, con la promessa di rincontrarsi. Il loro amore a distanza è come quello delle aquile calve che si uniscono in amore inseguendosi, volando, tenendosi aggrappate per gli artigli, cadendo in una specie di danza e vicinissimi al terreno, si rilasciano per non sfracellarsi al suolo. Produzione Il film richiese più soldi del previsto, soprattutto per realizzare le riprese in montagna e in luoghi di difficile accesso. Per riprendere le aquile furono necessari degli addestratori ed un cameraman specializzato (David F. Oyster). Le riprese di queste scene furono complicate, e richiesero più tempo di quanto si prevedesse. Le riprese iniziarono ad agosto del 1980 e terminarono alla fine di agosto del 1981. Steven Spielberg, che aveva già lavorato con John Belushi in, 1941 - Allarme a Hollywood e The Blues Brothers, avrebbe dovuto dirigere il film, ma cambiò idea dopo il modesto successo riscosso con 1941 - Allarme a Hollywood. Fu comunque, del film, il produttore esecutivo. Il personaggio di Ernie Souchak, interpretato da John Belushi, è ricalcato sulla figura, realmente esistita, del famoso giornalista del Chicago Sun-Times, Mike Royko. Distribuzione Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane nel marzo del 1982. Data di uscita Le date di uscita internazionali sono state: 18 settembre 1981 negli Stati Uniti d'America (Continental Divide) 18 dicembre 1981 in Germania Ovest (Zwei wie Katz und Maus) 25 dicembre 1981 in Svezia (Kalla mig Örnie) 8 gennaio 1982 in Australia (Continental Divide) 2 marzo 1982 in Italia 5 novembre 1982 in Portogallo (Nunca Digas Adeus) 28 gennaio 1983 in Finlandia (Nimeni on Kotkis) Accoglienza I fan che si aspettavano uno dei suoi soliti ruoli comico-demenziali, non seppero apprezzare la storia e la comicità più matura del film, ricco di battute e scene divertenti. Fu un'élite, tra cui il fratello di John, Jim Belushi che riconobbe nel film uno dei più maturi e migliori dell'attore. Malgrado ciò l'incasso non fu vantaggioso, visti anche i costi elevati. Note Collegamenti esterni Film commedia romantica Film ambientati a Chicago Film sul giornalismo Film diretti da Michael Apted Film Amblin Entertainment Film girati in Michigan
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Carlo Collodi
È divenuto celebre per essere stato l'autore del romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, spesso noto semplicemente come Pinocchio, diventato uno dei grandi classici della letteratura di tutto il mondo e tradotto in 240 lingue. Biografia Carlo Lorenzini nacque il 24 novembre 1826 a Firenze in via Taddea. Il padre, Domenico Lorenzini (1795-1848), era cuoco e la madre, Angiolina Orzali (1800-1886), era sarta e cameriera, ambedue al servizio dei marchesi Ginori. Angiolina era figlia del fattore dei marchesi Garzoni Venturi, che amministrava il podere di Veneri, alle porte della località di Collodi, frazione di Pescia, il cui nome ispirò lo pseudonimo adottato da Lorenzini. Dal matrimonio di Domenico con Angiolina nasceranno in totale dieci figli: il primogenito Carlo, poi Marianna (19 gennaio 1828 - 13 settembre 1829), Paolo (1829-1891), Maria Adelaide (1831-1871), Marianna Seconda (1832-1838), Giuseppina (1834-1850), Paolina Antonietta (1836-1839), Giovannina Letizia (1837-1839), Lorenzo (1839-1839) ed Ippolito (1842-1923). Il giovane Lorenzini poté studiare proprio grazie all'aiuto della famiglia Ginori: visse per un periodo, durante l'infanzia (che però trascorse perlopiù a Collodi presso il nonno materno), in una loro casa in via Taddea e, quando il fratello Paolo divenne amministratore della fabbrica Ginori, nel palazzo Ginori di via de' Rondinelli, sulla facciata del quale una targa ne ricorda la permanenza durante gli ultimi anni della vita. Dal 1837 fino al 1842 entrò in seminario a Colle di Val d'Elsa; non diventò prete, ma ricevette una buona istruzione. Fra il 1842 e il 1844 seguì lezioni di retorica e filosofia a Firenze, presso un'altra scuola religiosa degli Scolopi. Interruppe gli studi superiori nel 1844, ma aveva già cominciato a lavorare come commesso nella libreria Piatti di Firenze probabilmente fin dal 1843. Nel 1845 era tanto considerato da ottenere una dispensa ecclesiastica che gli permise di leggere i libri messi all'indice dei libri proibiti. Non è certo che collaborasse a La Rivista di Firenze, mentre a partire dal 29 dicembre 1847, pubblicando l'articolo di musicologia L'Arpa, cominciò a scrivere per L'Italia Musicale, giornale milanese di cui divenne ben presto una delle firme di maggior richiamo. Il ruolo intellettuale di Collodi sarà prezioso, perché l'autore toscano trasmetterà a molti scapigliati milanesi alcune tematiche critiche fondamentali, relative al teatro di prosa e musicale, alla poesia e al romanzo del suo tempo, che alimenteranno a lungo il dibattito culturale nel nostro paese. Nel 1848, allo scoppio della Prima guerra d'indipendenza, si arruolò volontario, combattendo con il battaglione toscano a Curtatone e Montanara. Tornato a Firenze, fondò uno dei maggiori giornali umoristico-politici dell'epoca, Il Lampione, «"giornale per tutti", sospeso l'11 aprile 1849 per l'avvenuta restaurazione. Ne riprese la pubblicazione il 15 maggio 1860 con un suo articolo che cominciava: "Ripigliando il filo del nostro discorso interrotto ecc.", interrotto da 11 anni!». Cominciò per lui, patriota, un periodo non facile nella Toscana granducale, tanto che Lorenzini viaggiò spesso a Milano e Torino, fermandovisi per lunghi periodi. Il giornalismo umoristico fu allora la sua principale risorsa: da qui la collaborazione con numerose testate umoristiche che affrontavano, all'insegna del riso e del sorriso, argomenti artistici, teatrali e letterari: l'Arte, La Scena (a cui collaborò anche Ippolito Nievo), La Lente e altre. Nel 1853 fondò lo Scaramuccia, che divenne presto uno dei maggiori giornali teatrali italiani, fornendo letteralmente il modello a tanti altri fogli analoghi, sorti in tutta Italia. Si occupò di tutto con grande competenza: musica, teatro, letteratura. Nel 1856, collaborando con il giornale umoristico fiorentino La Lente, si firmò per la prima volta con lo pseudonimo di Carlo Collodi. Dello stesso anno sono le sue prime opere importanti: Gli amici di casa e Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica. Nel 1859 partecipò alla Seconda guerra d'indipendenza, arruolandosi come volontario nel reggimento sabaudo dei Cavalleggeri di Novara. Finita la campagna militare ritornò a Firenze. Nel 1860 diventò censore teatrale. Nel 1868, su invito del Ministero della Pubblica Istruzione, entrò a far parte della redazione di un dizionario di lingua parlata, il Novo vocabolario della lingua italiana secondo l'uso di Firenze. Nel 1875 ricevette dall'editore Felice Paggi l'incarico di tradurre le fiabe francesi più famose. Collodi non solo tradusse, ma ricreò in italiano, inserendovi una morale, un corpus di fiabe sotto il titolo I racconti delle fate, tratte dall'edizione Hachette del 1853 di fiabe di Charles Perrault, Marie-Catherine d'Aulnoy, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Il volume uscì l'anno successivo. Nel 1877 apparve Giannettino e nel 1878 fu la volta di Minuzzolo. Il 7 luglio 1881, sul primo numero del periodico per l'infanzia Giornale per i Bambini (pioniere dei periodici italiani per ragazzi diretto da Ferdinando Martini), uscì la prima puntata de Le Avventure di Pinocchio, con il titolo Storia di un burattino. Secondo il saggio di Gianni Greco Quel copione di Collodi (Pinocchio non fu il primo naso), del 2018, Collodi si sarebbe ispirato per la stesura del suo più celebre romanzo a fonti antecedenti. Nel 1883 pubblicò Le avventure di Pinocchio raccolte in volume. Dal 12 aprile di quell'anno, e fino all'8 dicembre 1886, fu direttore del Giornale per i Bambini. All'apice del successo, il 26 ottobre 1890, Collodi si sentì male sulle scale di casa mentre stava rientrando, alle 22:30. Portato nel suo letto, morì pochi minuti dopo, forse per un aneurisma, poco meno di un mese prima di compiere 64 anni. È sepolto nel cimitero delle Porte Sante. Si è spesso parlato di un'affiliazione di Collodi alla massoneria. Il mondo massonico, in effetti, si fregia di tale presunta appartenenza dell'illustre scrittore. Tuttavia, come recentemente dimostrato da Daniela Marcheschi, curatrice della pubblicazione integrale delle opere di Collodi, non vi sono prove reali in questa direzione. Analizzando gli elenchi di affiliati e gli archivi dell'epoca, la Marcheschi ha dimostrato l'infondatezza del dato: Collodi, documenti alla mano, non è ascrivibile tra gli affiliati. Quindi, nonostante siti internet legati al mondo culturale massonico affermino una tale appartenenza, non è stata prodotta, a oggi, alcuna documentazione al riguardo. Come illustra la Marcheschi, tutta la tesi dell'affiliazione di Collodi alla massoneria si fonderebbe su un'errata comprensione di un saluto in calce ad una sua lettera; in essa la contrazione "suo affo" è stata letta come "fratello" anziché "affezionato": tanto è bastato per costruire la storia di un "Collodi massone". Le difficoltà incontrate lungo la sua vita sarebbero inoltre conferma del fatto che l'autore non potesse contare su potenti appoggi. Nonostante certa letteratura voglia ad ogni costo trovare un messaggio massonico ed esoterico specialmente nel suo "Le avventure di Pinocchio", rimane molto più realistica quella lettura che coglie nella filigrana del testo l'intreccio di una fede cristiana con le vicende personali della vita dell'autore. Nel 1962 è stata costituita la Fondazione nazionale Carlo Collodi che ha, tra i suoi scopi, quello di diffondere e far conoscere nel mondo le opere del Collodi, in particolare "Le avventure di Pinocchio". Con D.M. del 9 giugno 2009 è stata istituita l'Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, presieduta da Daniela Marcheschi. Opere Gli amici di casa. Dramma in due atti, Firenze, Riva, 1856; Firenze, Romei, 1862; poi con il saggio Il teatro di C. Collodi, e a cura di Daniela Marcheschi, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1990. Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica, Firenze, Mariani, 1856. Ora cfr. Collodi, Un Romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno, a cura di Roberto Randaccio, prefazione di Michèle Merger, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume I, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2010. I misteri di Firenze. Scene sociali, Firenze, Fioretti, 1857. Ora cfr. Collodi, I Misteri di Firenze, a cura di Roberto Randaccio, prefazione di Andrea Camilleri, Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume I, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2010. Il sig. Albèri ha ragione! (Dialogo apologetico), Firenze, Cellini, 1859. La manifattura delle porcellane di Doccia. Cenni illustrativi, Firenze, Grazzini, Giannini e C., 1861. Gli estremi si toccano, in "Il Lampione", 15 gennaio 1861. La coscienza e l'impiego, 1867 circa. Antonietta Buontalenti, 1869-1870. L'onore del marito, 1870. I racconti delle fate. Voltati in italiano, Firenze, Paggi, 1876; e ora anche Collodi, I Racconti delle Fate, a cura e con Introduzione di François Bouchard, Prefazione di Guido Conti, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume IV, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2015. Giannettino. Libro per i ragazzi, Firenze, Paggi, 1877. Minuzzolo. Secondo libro di lettura (seguito al Giannettino), Firenze, Paggi, 1878. Macchiette, Milano, Brignola, 1880; poi con Nota introduttiva a e a cura di Daniela Marcheschi, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1989; e ora Macchiette, a cura e con Introduzione di Fernando Molina Castillo, Prefazione di Ernesto Ferrero, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume III, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2010. Occhi e nasi. (ricordi dal vero), Firenze, Paggi 1881; e ora Occhi e nasi (Ricordi dal vero), a cura e con Introduzione di Paola Ponti, Prefazione di Roberto Barbolini, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini Collodi, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2020, Volume V, tomo 1. La grammatica di Giannettino per le scuole elementari, Firenze, Paggi 1883. Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, Firenze, Paggi 1883 (con varie riedizioni vivente Collodi); e ora Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, a cura di Roberto Randaccio, Introduzione di Daniela Marcheschi, Prefazione di Mario Vargas Llosa, Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume III, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2012. Il regalo del Capo d'Anno, Torino, Paravia, 1884, poi con Prefazione e a cura di Daniela Marcheschi, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1989-1990. L'abbaco di Giannettino. Per le scuole elementari, Firenze, Parigi, 1884. Libro di Lezioni per la seconda classe elementare, secondo gli ultimi programmi, Firenze, Paggi, 1885. Un'antipatia. Poesia e prosa, Roma, Perino, 1885. La geografia di Giannettino. Adottata nelle scuole comunali di Firenze, Firenze, Paggi, 1886. Il viaggio per l'Italia di Giannettino, 3 voll., Firenze, Paggi, 1880-1886. I, L'Italia superiore, Firenze, Paggi, 1880. II, L'Italia centrale, Firenze, Paggi, 1883. III, L'Italia meridionale, Firenze, Paggi, 1886. Storie allegre. Libro per i ragazzi, Firenze, Paggi, 1887. Cfr. ora anche Collodi, Storie allegre, a cura e con Introduzione di François Bouchard, Prefazione di Guido Conti, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume IV, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2015. Libro di Lezioni per la terza classe elementare secondo gli ultimi programmi, Firenze, Paggi, 1889. La lanterna magica di Giannettino. Libro per i giovanetti, Firenze, Bemporad, 1890. Altre opere di Carlo Lorenzini, pubblicate postume: Divagazioni critico-umoristiche, raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini, Firenze, Bemporad, 1892. Note gaie, raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini, Firenze, Bemporad, 1892. Attribuita erroneamente a Collodi è l'opera Bettino Ricasoli, Camillo Cavour, Luigi Carlo Farini, Daniele Manin. Biografie del Risorgimento pubblicate in occasione delle onoranze fiorentine a Carlo Lorenzini, Firenze, Marzocco, 1941. Cfr. D. Marcheschi, Ma questo non è Collodi, Il Sole 24 Ore, 21 luglio 2011. Cronache dall'Ottocento, a cura di Daniela Marcheschi, Pisa, ETS, 1990. [Raccolta di articoli giornalistici, prima mai ristampati, pubblicati da Carlo Collodi (sotto vari pseudonimi) nei giornali umoristici del tempo] Opere, a cura e con un saggio introduttivo di Daniela Marcheschi, Milano, A. Mondadori, "I Meridiani", 1995. ISBN 88-04-40075-7. Il viaggio per l'Italia di Giannettino, Ristampa anastatica in 3 voll., Collana "Il Genio Vagante", Bergamo, Leading Edizioni, 2006. Collodi Nipote Carlo Collodi ebbe un nipote, Paolo Lorenzini (1876 – 1958), figlio di suo fratello Ippolito, che intraprese anch'egli il mestiere di scrittore per ragazzi, usando lo pseudonimo di Collodi Nipote. Scrisse, tra l'altro, Sussi e Biribissi. Note Bibliografia Gianni Greco, Quel copione di Collodi (Pinocchio non fu il primo naso), Giornale Pop, 2018 Daniela Marcheschi, Collodi ritrovato, Pisa, ETS, 1990. Daniela Marcheschi, Collodi e la linea sterniana nella nostra letteratura, in Carlo Collodi, Opere, a cura di Daniela Marcheschi, Milano, Mondadori, I Meridiani, 1995, pp. XI-LXII. Daniela Marcheschi, Cronologia in Carlo Collodi, Opere, a cura di Daniela Marcheschi, Milano, Mondadori, I Meridiani, 1995, pp. LXVII-CXXIV. Daniela Marcheschi, Biografia di un patriota in AA.VV., Carlo Lorenzini protagonista dell'Unità d'Italia, Collodi, Pescia-San Gimignano, Siena, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Nidiaci, 2011, pp. 25–29. Daniela Marcheschi, Carlo Collodi e gli scritti sull'Umorismo nell'Ottocento, in AA.VV., L'Umorismo in prospettiva interculturale. Immagini, aspetti e linguaggi/Crosscultural Humour: Images, Aspects, and Languages, Atti del II Convegno Internazionale di Studi sull'Umorismo Lucca-Collodi 2009, a cura di Omar Coloru e Giuseppe Minunno, Con CD allegato, Parma, Atelier65, 2014, § IV. Carlo Collodi, prassi e teorie dell'Umorismo. Daniela Marcheschi, Introduzione, in Renato Bertacchini, Le fate e il burattino. Carlo Collodi e l'avventura dell'educazione, a cura di Daniela Marcheschi, Bologna, EDB, 2015, pp. 5–13. Daniela Marcheschi, Il naso corto, Bologna, EDB, 2016. Maura Del Serra, La commedia salvifica in Pinocchio, in "UICS-Studia", 3, 1988, pp. 1–12 (numero monografico dedicato a Collodi). Felice Del Beccaro, Il paesaggio in «Pinocchio» e altri scritti collodiani, A cura e con Introduzione di Daniela Marcheschi, Prefazione di Renato Bertacchini, Lucca, Istituto Storico Lucchese-Fondazione Nazionale Carlo Collodi, 2005. Silvia Ronchey, "Il burattino framassone", Zolla: la storia di un'iniziazione ispirata a Apuleio, La Stampa, Cultura, 27 febbraio 2002. Daniela Marcheschi, Carlo Collodi critico musicale. Gioacchino Rossini e il Risorgimento, in «Bollettino del Centro Rossiniano di Studi», XLVII, 2007, pp. 5–27. Daniela Marcheschi, In Italia con Collodi e i suoi amici. Un’idea di infanzia, in Pinocchio in volo tra immagini e letterature, a cura di Rossana Dedola e Mario Casari, Milano, Bruno Mondadori editore, 2008, pp. 159–177. Daniela Marcheschi, Prológo in Carlo Collodi, Las Aventuras de Pinocho. Otros Relatos, Edición de Fernando Molina Castillo, Madrid, Cátedra Letras Universales, 2010, pp. 7–11. Daniela Marcheschi, Introduction, Chronologie in Collodi, Les Aventures de Pinocchio, Paris, Le Livre de Poche, 2010, pp. 7–34. Daniela Marcheschi, Introduzione, in C. Collodi, Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, a cura di Roberto Randaccio, Prefazione di Mario Vargas Llosa, Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, III vol., Firenze, Giunti, 2012, pp. 19–62. Anna Soldani, Il segreto di Pinocchio. La storia della "vera" Fatina e dei luoghi del burattino. Con un epistolario inedito. Con scritti di Claudia Bertocci, Maurizio Bruschi, Giulio M. Manetti, Florence Art Edizioni, Firenze, 2020. Guido Musco, Pinocchiu, versione in dialetto reggino. Liriti Editore, Reggio di Calabria,1999. Vito Costantini, Scandalosi amori e Pinocchio, Youcanprint, Lecce, 2021 Altri progetti Collegamenti esterni "Scandalosi amori e Pinocchio", docufilm sulla vita amorosa e sentimentale di Collodi di Vito Costantini: https://www.google.com/search?q=film+scandalosi+amori+e+pinocchio&sxsrf=APq-WBuuz2tCElHTRniMTwNXk1dAE_M00Q%3A1646554122051&source=hp&ei=CWwkYtbpPMSXxc8P7I-SkAc&iflsig=A Sito ufficiale della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, dedicato al personaggio di Pinocchio e al variegato mondo dello scrittore Autori di fiabe Sepolti nel cimitero delle Porte Sante Scrittori per ragazzi Massoni
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Ceuta
Ceuta (in spagnolo , italianizzato in ; nome ufficiale: Ciudad Autónoma de Ceuta; ; in berbero: in italiano antico: Setta) è una città autonoma spagnola situata nel Nordafrica, circondata dal Marocco, con una superficie di . Si affaccia sul mar Mediterraneo vicino allo stretto di Gibilterra, a 70 km a est di Tangeri e a 8 km a nord di Fnidq. Nel corso dei secoli, Ceuta è stata successivamente soggetta alla dominazione cartaginese, romana, visigota e araba, fino a quando venne conquistata dal Portogallo, il 14 agosto 1415. Nel 1668 il Portogallo cedette definitivamente Ceuta alla Spagna. Ceuta ha uno status a metà strada tra quello di un comune e quello di una comunità autonoma. Prima dello Statuto di Autonomia, Ceuta faceva amministrativamente parte della provincia di Cadice. Il suo territorio fa parte del sistema doganale dell'Unione europea, e del sistema politico ed economico dell'Unione. La città è un porto franco. Il governo marocchino avanza pretese di integrazione di Ceuta nel Marocco, ma il governo della Spagna non ha mai effettuato alcun tipo di trattativa sulla materia. Geografia Morfologia Sin dall'età classica Ceuta è conosciuta per essere una delle Colonne d'Ercole, l'altra è Gibilterra. Superato lo stretto braccio di mare che separa le due città e segna la fine del Mar Mediterraneo, tutto era ignoto. Ceuta si trova infatti su una delle punte più settentrionali del territorio marocchino, del quale costituisce una semi-enclave. Il territorio è costituito dalla punta di questa penisola e dalla minuscola penisola (chiamata Peninsula de Almina) collegata al resto del continente da uno strettissimo lembo di terra. Ceuta è bagnata a sud dal Mar Mediterraneo e a nord dalla Baia di Ceuta, che costituisce parte dello Stretto di Gibilterra, mentre il confine terrestre col Marocco, a sud-ovest, è segnato nella sua quasi totalità dal corso di un ruscello. Appartiene al territorio di Ceuta anche l'Isla de Santa Catalina. Punto più elevato della Peninsula de Almina è il monte Hacho, che raggiunge i 186 m, mentre nel territorio continentale il punto più alto di Ceuta si trova a quota 291 m. Idrografia La città autonoma è solcata da quattro ruscelli principali, tre dei quali tributano verso nord alla Baia di Ceuta e uno verso sud direttamente nel Mar Mediterraneo. Si tratta di corsi d'acqua molto corti che nascono in territorio ceutano e scorrono nella parte continentale della città. Uno di questi forma uno specchio d'acqua di discrete dimensioni. Un quinto corso d'acqua segna, come detto, il confine col Marocco. Clima Il clima di Ceuta è tipicamente mediterraneo temperato. Storia La posizione strategica di Ceuta, sulla punta settentrionale del Marocco (sullo stretto di Gibilterra), l'ha resa un cruciale punto di passaggio di molte culture, commerci e imprese militari, a cominciare dagli antichi cartaginesi nel V secolo a.C. Fu solo a partire dal 42 d.C., quando i Romani ne presero il controllo, che questa città portuale (all'epoca chiamata Septem Fratres), acquisì un ruolo prevalentemente militare. Circa 400 anni dopo i Vandali tolsero ai Romani il controllo di Ceuta, la quale, nel 710 d.C., cadde sotto il dominio musulmano. Sotto la guida del capo berbero Ṭāriq b. Ziyād, Ceuta venne utilizzata come testa di ponte per l'assalto alla Spagna controllata dai Visigoti. Joseph ben Judah ben Shimeon, noto anche come Joseph ben Judah di Ceuta, è stato un rabbino, medico e poeta ebreo, discepolo di Maimonide. Daniele Fasanella è stato un religioso italiano, considerato santo dalla Chiesa cattolica. Inizialmente i frati, suddivisi in due gruppi distinti, assistettero i mercanti cristiani che risiedevano a Ceuta, ma nell'ottobre del 1227 sfidando le leggi iniziarono a predicare apertamente il Vangelo ai musulmani e, sebbene predicassero solo in italiano e in latino, furono dapprima invitati a convertirsi all'Islam che avevano condannato e dopo il loro rifiuto furono decapitati. È citata nella Divina Commedia di Dante al Canto XXVI dell'Inferno (vv. 109-111): "acciò che l’uom più oltre non si metta: / da la man destra mi lasciai Sibilia, / da l’altra già m’avea lasciata Setta" (dove Sibilia è Siviglia, mentre Setta è Ceuta). Secoli dopo, nel 1415, Ceuta venne presa dai portoghesi guidati dal principe Enrico il Navigatore. Lo scopo primario di tale conquista era quello di metter fine all'influenza musulmana nell'area e promuovere ulteriormente la cristianità. Il 1º gennaio 1668 a Lisbona, viene firmato un trattato di pace tra Alfonso VI del Portogallo e Carlo II di Spagna, con la mediazione di Carlo II d'Inghilterra, con il quale il Portogallo cedeva Ceuta alla Spagna. Oggigiorno, Ceuta è conosciuta per la sua natura cosmopolita e la sua unica influenza europea, che hanno contribuito ad incrementare il turismo in quell'area. Il confine terrestre tra Ceuta e l'entroterra marocchino è recintato e sorvegliato, allo scopo di contenere l'ingresso di migranti nella semi-enclave che, in quanto territorio metropolitano spagnolo, garantisce ulteriore libero accesso all'area europea delle nazioni aderenti alla Convenzione di Schengen. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Cattedrale di Ceuta Santuario di Nostra Signora d'Africa Società La popolazione di Ceuta è mista dal punto di vista etnico, linguistico e religioso. In città convivono due realtà principali: quella cattolica di origine spagnola e quella musulmana di origine marocchina. La comunità spagnola è per la stragrande maggioranza originaria dell'Andalusia e della Comunità Valenciana. La comunità musulmana è giunta in città gradualmente a partire dagli anni 1860 dal Marocco ed è costituita per la grande maggioranza da discendenti di immigrati jbala e da una minoranza di berberi rifani. Accanto a queste due componenti principali, vi sono poi una comunità ebraica, costituita da sefarditi e da altri ebrei marocchini giunti da altre città, ed una comunità indiana. La comunità cristiana di madrelingua spagnola compone tra il 50% e il 68% della popolazione, mentre i musulmani tra il 28,3% e il 48%. Lingue e dialetti La lingua maggioritaria è quella spagnola. La seconda lingua più parlata a Ceuta è l'arabo marocchino. Il dialetto arabo parlato a Ceuta deriva in gran parte dall'arabo jebli ed è considerato un dialetto pre-hilalico; il dialetto ha conosciuto un processo di koneizzazione che lo ha portato ad avvicinarsi alla koinè araba marocchina. Altre lingue parlate in città sono il berbero nella sua variante tarifit e il giudeo-spagnolo nella variante haketia, parlato dalla comunità ebraica. Immigrazione Nel corso dei primi anni 1990, il fenomeno dell'immigrazione ha scelto le città di Ceuta e Melilla come teste di ponte verso la Penisola iberica, cogliendo impreparate le strutture di accoglienza locali. Dapprima la Croce Rossa e poi altre organizzazioni non governative si fecero carico della gestione umanitaria. Gli immigrati erano di provenienza principalmente subshariana e asiatica. Le autorità governative locali, assieme a quelle nazionali, risposero in maniera abbastanza puntuale senza riuscire ad arginare un processo migratorio che si sarebbe protratto fino al giorno d'oggi. Nella seconda metà degli anni '90 il Governo spagnolo, in collaborazione con l'Unione Europea, destinò dei fondi importanti per la costruzione di un perimetro fisico, che di fatto ha reso impermeabile il passaggio agli immigrati dal territorio marocchino circostante, destando numerose critiche sull'opportunità di erigere un "muro" contro l'immigrazione clandestina. La nascita contemporanea di un Centro di Accoglienza Temporanea per gli Immigrati (CETI) ha di fatto inserito a pieno titolo le città di Ceuta e Melilla nel panorama geopolitico delle migrazioni transnazionali. Uno dei primi studi effettuati sul fenomeno si deve allo studioso Pietro Soddu che pubblicò nel 2002 il libro Immigraciòn Extracomunitaria en Europa: el caso de Ceuta y Melilla. Cultura Gastronomia La gastronomia ceutina si evidenzia principalmente per il suo pesce, specialmente il tonno e la sardina. Anche il pesce fritto è tipico della zona. Amministrazione Gemellaggi Ceuta è gemellata con: Galleria d'immagini Note Voci correlate Bandiera di Ceuta Marocco Spagnolo Plazas de soberanía Melilla Rotte dei migranti africani nel Mediterraneo Eliporto di Ceuta al-Andalus Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Colophospermum%20mopane
Colophospermum mopane
Il mopane (Colophospermum mopane (J. Kirk ex Benth.) J. Léonard, 1949), noto anche come albero farfalla, è un albero perenne della famiglia delle leguminose (sottofamiglia Detarioideae), diffuso in Africa australe. È l'unica specie del genere Colophospermum. Descrizione La caratteristica più evidente dell'albero di Mopane è indubbiamente la foglia a forma di farfalla (da cui una delle sue denominazioni comuni), di colore verde intenso in primavera ed estate e multicolore in autunno. La corteccia è grigio-chiara o grigio-scura, e caratterizzata da fessurazioni longitudinali molto evidenti. Su terreni adatti (per esempio quelli alluvionali), può raggiungere un'altezza di 25 m; in circostanze meno favorevoli, rimane in forma arbustiva. I fiori sono giallo-verdi, di piccole dimensioni, pendenti e raggruppati al limite dei rami. I frutti sono baccelli appiattiti, a forma di rene e di colore verde, e contengono un singolo seme punteggiato e carnoso. L'albero fiorisce tra dicembre e gennaio e fruttifica tra aprile e giugno. Ecologia Le foglie sono alimento anche per la larva del lepidottero Gonimbrasia belina (Saturniidae), che viene utilizzata nelle comunità agricole di Zimbabwe, Botswana e Namibia come fonte di cibo. Distribuzione e habitat Il mopane è diffuso in gran parte dell'Africa australe (Angola, Botswana, Malawi, Mozambico, Namibia, Sudafrica, Zambia, Zimbabwe). Cresce in particolare sul suolo alcalino e alluvionale, nelle regioni piovose e calde. In alcuni luoghi (in particolare in Sudafrica, Botswana e Zimbabwe) forma veri e propri boschi. Usi È fonte di cibo per gli animali per gran parte dell'anno; le foglie sono altamente proteiche, e ancora di più lo sono il baccello e il seme. Le foglie però hanno un leggero sapore di trementina che risulta sgradevole a molti ungulati; diventa una fonte di nutrimento importante soprattutto in momenti di scarsità di cibo. I baccelli, invece, sono ampiamente mangiati da quasi tutte le specie. Anche l'uomo fa largo uso del mopane, usato per foraggio, per le sue proprietà medicinali e come fonte di legname. Il legno è un ottimo combustibile: brucia lentamente, generando molto calore e un gradevole aroma dolciastro. Il legno di Mopane è usato solitamente in acquariofilia come decorazione dell'acquario, per il suo colore e le belle forme. Tale legno, immerso in acqua, rende quest'ultima leggermente giallastra, anche dopo la bollitura e il risciacquo ma rimane uno dei legni più diffusi e amati dagli acquariofili. Note Voci correlate Savana alberata a mopane dello Zambesi Altri progetti Collegamenti esterni Legnami Detarioideae Flora dell'Africa
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https://it.wikipedia.org/wiki/Collodi%20%28disambigua%29
Collodi (disambigua)
Collodi – frazione del Comune di Pescia, in provincia di Pistoia in Toscana Carlo Collodi – pseudonimo di Carlo Lorenzini, scrittore italiano autore di Le avventure di Pinocchio. Storia d'un burattino Collodi Nipote – pseudonimo di Paolo Lorenzini, scrittore italiano nipote di Carlo Collodi e autore di Sussi e Biribissi
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https://it.wikipedia.org/wiki/Charles%20Chubb
Charles Chubb
Chubb iniziò a lavorare al British Museum a 26 anni. Si è sposato due volte, prima con Ada Albion e poi con Alice Mabel Baker. Ha avuto sette figli, tra cui spicca Ernest Charles Chubb, che intraprese il mestiere del padre e divenne curatore del museo di Durban. Nel giugno 1924 Chubb fu investito da un'automobile nei pressi del Natural History Museum a Londra e morì dopo due settimane. Tra gli uccelli descritti da Chubb si ricordano principalmente lo scricciolo di Cobb (Troglodytes cobbi) ed il genere Crypturellus della sottofamiglia dei Tinamiformi. Opere The Birds of British Guiana (2 volumi, 1916 e 1921) The Birds of South America (1912, con Lord Brabourne) Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Curio
Curio
Il curio è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo Cm e come numero atomico 96. È un metallo radioattivo transuranico della serie degli attinidi; è prodotto per bombardamento del plutonio con particelle alfa (che sono ioni di elio) e prende il nome dai coniugi Marie e Pierre Curie. Caratteristiche L'isotopo 248Cm è stato prodotto solo in quantità dell'ordine dei milligrammi, ma 242Cm è stato prodotto in quantità di alcuni grammi, sufficiente per misurarne alcune delle proprietà fisiche. 244Cm può essere prodotto sottoponendo il plutonio ad un bombardamento di neutroni. Tracce di curio possono esistere nei minerali dell'uranio come risultato di alcune reazioni di cattura neutronica e decadimenti beta. Il curio tende ad accumularsi nei tessuti delle ossa, dove la sua radiazione distrugge il midollo osseo bloccando la produzione dei globuli rossi. Omologo delle terre rare, presenta qualche somiglianza chimica con il gadolinio, ma con una struttura cristallina più complessa. Chimicamente reattivo, in forma metallica è bianco-argenteo; è più elettropositivo dell'alluminio e forma composti in cui ha numero di ossidazione +3 di colore giallo chiaro. 242Cm può essere utile come fonte portatile di energia, dato che genera circa due watt di energia termica per grammo. Trova uso negli stimolatori cardiaci, nelle boe per la navigazione in mare aperto e come alimentazione elettrica per veicoli spaziali. Del curio sono stati prodotti diversi composti; tra essi si annoverano il diossido (CmO2), il triossido (Cm2O3), il bromuro (CmBr3), il cloruro (CmCl3), il tetrafluoruro (CmF4) e lo ioduro (CmI3). Storia Il curio fu sintetizzato per la prima volta da Glenn Seaborg, Ralph A. James e Albert Ghiorso nel 1944 all'Università di Berkeley, in California. Dedicarono il nuovo elemento ai coniugi Curie, famosi per avere scoperto il radio e per il loro pionieristico lavoro nel campo degli elementi radioattivi. Fu chimicamente identificato al Metallurgical Laboratory dell'Università di Chicago (oggi Argonne National Laboratory). Il 242Cm (con un'emivita di 163 giorni) fu prodotto (insieme ad un neutrone libero) per bombardamento con una particella alfa di un bersaglio di 239Pu nel ciclotrone di Berkeley. Louis Werner e Isadore Perlman produssero un campione visibile di idrossido di curio-242 bombardando 241Am con neutroni. Il curio fu isolato allo stadio elementare per la prima volta nel 1951. Isotopi Del curio sono noti 19 isotopi radioattivi aventi masse comprese tra 233,051 e ; i più stabili sono 247Cm (emivita di anni), 248Cm ( anni), 250Cm (9000 anni), 245Cm (8500 anni). Tutti i rimanenti isotopi hanno emivite inferiori a 30 anni e la maggior parte di essi inferiore a 33 giorni. Questo elemento presenta anche 4 metastati, il cui più stabile è 244mCm (emivita di 34 millisecondi). Bibliografia Altri progetti Collegamenti esterni Elementi chimici
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https://it.wikipedia.org/wiki/Californio
Californio
Il californio è l'elemento chimico con simbolo Cf e con numero atomico 98. È un elemento transuranico sintetico, radioattivo: il californio fu sintetizzato bombardando il curio con particelle alfa (ioni di elio) ed è uno dei pochi elementi transuranici che ha delle applicazioni pratiche. La maggior parte di queste sfruttano la proprietà di alcuni isotopi di californio di emettere neutroni. Per esempio il californio può essere usato per avviare reattori nucleari ed è impiegato come fonte di neutroni quando si studia la diffrazione di neutroni e la spettroscopia neutronica. Il californio può essere usato anche nella sintesi di nuclei di elementi con masse pesanti: ad esempio l'oganesson è stato sintetizzato bombardando atomi di californio-249 con ioni di calcio-48. Il californio è usato anche in campo medico, soprattutto nella cura contro i tumori. Storia Il californio fu sintetizzato per la prima volta nel 1950 da Stanley Thompson, Kenneth Street Jr., Albert Ghiorso e Glenn Seaborg presso l'Università di Berkeley in California. Fu il sesto elemento transuranico ad essere prodotto e il suo nome è un omaggio allo stato della California e all'Università di Berkeley, soprannominata "Cal". Per produrlo il gruppo bombardò nel ciclotrone dell'Università un campione di pochi microgrammi di 242Cm con particelle alfa aventi un'energia di . Come risultato della reazione si ottenne un nucleo di 245Cf (emivita: 44 minuti) e un neutrone libero. In questo esperimento furono prodotti approssimativamente solo atomi di californio. Gli scienziati che effettuarono la sintesi chiamarono il nuovo elemento californio in onore allo stato e all'Università della California. Questa fu una rottura con la convenzione usata per dare il nome agli elementi da 95 a 97, convenzione che teneva conto del modo in cui era stato scelto il nome degli elementi immediatamente sopra di essi nella tavola periodica. Infatti il nome disprosio, l'elemento immediatamente sopra l'elemento 98 nella tavola periodica, significa "difficile da ottenere" così i ricercatori decisero di mettere da parte l'informale convenzione di nomenclatura. Essi aggiunsero che "il meglio che possiamo fare è indicare quei ricercatori che un secolo fa trovarono difficoltà nel raggiungere la California." Quantità pesabili di californio furono prodotte per la prima volta irradiando un bersaglio di plutonio al Materials Testing Reactor dell'Idaho National Laboratory; le conclusioni furono riferite nel 1954. In questi campioni fu osservata l'elevata fissione spontanea del californio-252. Il primo esperimento con utilizzo di californio in forma concentrata fu effettuato nel 1958. Lo stesso anno furono isolati gli isotopi del californio dal 249 al 252 a partire da un campione di plutonio-239 che era stato irradiato per cinque anni con neutroni in un reattore nucleare. Nel 1960, due anni più tardi, Burris Cunningham e James Wallman del Lawrence Berkeley National Laboratory dell'Università della California crearono i primi composti di californio (tricloruro di californio, ossido di californio e ipoclorito di californio) trattando il californio con vapore e acido cloridrico. L'High Flux Isotope Reactor (HFIR) all'Oak Ridge National Laboratory (ORNL), Tennessee, iniziò a produrre piccoli lotti di californio negli anni '60. Dal 1995 la produzione nominale annua di californio dell'HFIR è di . Il plutonio fornito dal Regno Unito agli Stati Uniti in virtù dell'accordo di mutua difesa tra Stati Uniti e Regno Unito del 1958 fu usato per produrre californio. La Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti d'America vendette il californio-252 a clienti industriali e accademici nei primi anni settanta al prezzo di il microgrammo e ogni anno compreso tra il 1970 e il 1990 fu spedita una quantità media di californio-252 di 150 mg. Il californio metallico è stato sintetizzato per la prima volta nel 1974 da Haire e Baybarz che ridussero l'ossido di californio(III) con lantanio metallico per ottenere delle sottili pellicole dell'ordine dei sottomultipli del micrometro e dei microgrammi. Occorrenza Minuscole quantità di californio esistono sulla Terra a causa delle reazioni di cattura neutronica e di decadimento beta che avvengono in depositi contenenti uranio ad altissime concentrazioni. Tracce di californio possono essere trovate vicino a impianti che utilizzano il minerale nella prospezione minerale e in trattamenti medici. L'elemento è praticamente insolubile in acqua, ma aderisce bene al terreno ordinario e le concentrazioni che può raggiungere nel terreno possono superare fino a 500 volte le concentrazioni nell'acqua che si trova vicino alle particelle del terreno. Una piccola quantità di californio è stata apportata all'ambiente dalle precipitazioni nucleari dei test eseguiti precedentemente al 1980. Gli isotopi del californio con massa atomica 249, 252, 253 e 254 sono stati osservati nella polvere radioattiva raccolta dall'aria dopo un'esplosione nucleare. Caratteristiche Le quantità di californio sintetizzate, benché esigue, hanno reso possibile la valutazione di alcune delle sue caratteristiche. Proprietà fisiche Il californio è un attinoide bianco argenteo con un punto di fusione di e un punto di ebollizione stimato di . Il metallo puro è malleabile e può essere facilmente tagliato con la lama di un rasoio. Nel vuoto il californio metallico inizia a vaporizzare al di sopra dei 300 °C. Al di sotto dei il californio metallico è ferromagnetico e ferrimagnetico (agisce come un magnete), tra i 48 e i 66 K è antiferromagnetico (uno stato intermedio) e al di sopra dei 160 K è paramagnetico (un campo magnetico esterno può renderlo magnetico). Forma leghe con i lantanoidi, ma si sa poco al riguardo. Alla pressione di un'atmosfera l'elemento ha due forme cristalline: un impaccamento chiuso a doppio esagono denominato alfa (α) e una forma cubica a facce centrate designata come beta (β). La forma α esiste al di sotto dei 900 °C con una densità di 15,10 g/cm³ mentre la forma β esiste al di sopra dei 900 °C con una densità di 8,74 g/cm³. Alla pressione di la forma β si converte in un sistema cristallino ortorombico a causa della delocalizzazione degli elettroni dell'orbitale 5f che vengono liberati dai legami. Il modulo di comprimibilità di un materiale è una misura della sua resistenza ad una pressione uniforme. Il modulo di comprimibilità del Californio è , valore simile a quello dei lantanoidi trivalenti e inferiore a quello di metalli più familiari come l'alluminio (70 GPa). Il 252Cf con emivita di 2,6 anni è un forte emettitore di neutroni perciò è estremamente radioattivo e pericoloso: un microgrammo emette spontaneamente 170 milioni di neutroni al minuto. Una volta si credeva che il californio potesse essere prodotto dalle supernove dal momento che il loro decadimento coincide con l'emivita del californio-254. Studi successivi non sono riusciti a dimostrare lo spettro del californio e si pensa che le curve di luce delle supernove seguano il decadimento del nichel-56. Il 249Cf è formato dal decadimento beta del 249Bk e la maggior parte degli altri isotopi del californio è prodotta bombardando il berkelio con intensi fasci di neutroni in un reattore nucleare. Proprietà chimiche e composti Il californio mostra valenze 4, 3 e 2. Si prevede che le sue proprietà chimiche siano simili a quelle di altri attinoidi aventi prevalentemente valenza +3 e al disprosio, che è il lantonoide immediatamente sopra il californio nella tavola periodica. A temperatura ambiente l'elemento si ossida lentamente all'aria e il processo accelera con l'aumentare dell'umidità. In presenza di calore il californio reagisce con idrogeno, azoto o un calcogeno (elementi appartenenti alla famiglia dell'ossigeno); le reazioni con idrogeno anidro e acidi minerali acquosi sono rapide. L'unico suo ione stabile in soluzione acquosa è il Cf3+. I tentativi di ridurre o ossidare il californio(III) in soluzione sono falliti. Tra i suoi composti solubili troviamo il cloruro, il nitrato, il perclorato e il solfato. Invece il fluoruro, l'ossalato e l'idrossido precipitano. Applicazioni Questo elemento ha varie applicazioni specialistiche che sfruttano la sua radioattività. Infatti il californio-252 è un forte emettitore di neutroni: ogni microgrammo di californio appena prodotto produce 139 milioni di neutroni al minuto. Sfruttando questa proprietà viene utilizzato per l'avviamento di alcuni reattori nucleari; in manometri di miscela a neutroni, usati per trovare strati di acqua e petrolio nei pozzi petroliferi; come fonte portatile di neutroni nelle prospezioni minerarie alla ricerca di oro e argento, per analisi ad attivazione neutronica dei campioni sul posto. I neutroni derivati dal californio sono impiegati come trattamento in alcuni cancri cervicali e al cervello dove altre radiazioni terapeutiche sono inefficaci. È stato utilizzato in applicazioni educative sin dal 1969 quando il Georgia Institute of Technology ricevette un prestito di 119 µg di californio-252 dal Savannah River Plant. È anche utilizzato negli analizzatori elementari online di carbone e negli analizzatori di materiali voluminosi nelle industrie del carbone e del cemento. La penetrazione dei neutroni all'interno dei materiali rende il californio utile in detector come: gli scanner delle barre di combustibile; la radiografia nucleare di aeromobili e componenti di armi per cercare corrosioni, saldature errate, fratture e vapore intrappolato; in detector portatili di metalli. Gli impieghi maggiori del californio-252 nel 1982 sono stati: avviamento di reattori nucleari (48,3%), scanner delle barre di combustibile (25,3%), e analisi d'attivazione (19,4%). Dal 1994 la maggior parte del californio-252 è stato impiegato principalmente in radiografia neutronica (77,4%) e come secondario, ma importante utilizzo negli scanner delle barre di combustibile (12,1%), avviamento di reattori nucleari (6,9%). Il 251Cf è noto per avere una massa critica molto piccola (circa 5 kg) che portò a speculazioni teoriche su una possibile bomba atomica tascabile; nonostante ciò questa resta una leggenda urbana, data la difficoltà di produrre una bomba al californio che pesi meno di 2 kg e perché i costi della produzione di una bomba simile sono proibitivi. Nell'ottobre del 2006 dei ricercatori annunciarono l'identificazione di tre atomi di oganesson (elemento 118) al Joint Institute for Nuclear Research di Dubna, in Russia, come prodotto del bombardamento di californio-249 con calcio-48, identificandolo così come l'elemento più pesante mai sintetizzato. Il bersaglio di questo esperimento conteneva circa 10 mg di californio-249 posto su un foglio di titanio della superficie di 32 cm2. Il californio è stato impiegato anche per produrre altri elementi transuranici; per esempio, l'elemento 103, in seguito denominato laurenzio, è stato sintetizzato per la prima volta nel 1961 bombardando californio con nuclei di boro. Isotopi Del californio sono stati caratterizzati 20 radioisotopi, di cui i più stabili sono risultati essere il californio-251 con un'emivita di 898 anni, il californio-249 con un'emivita di 351 anni, il californio-250 con un'emivita di 13,08 anni e il californio-252 di 2,645 anni. Tutti gli isotopi rimanenti hanno un'emivita inferiore a un anno e la maggior parte di essi non supera i 20 minuti. La massa atomica degli isotopi del californio varia da 237 a 256. Il californio-249 è un prodotto del decadimento beta del berkelio-249 e la maggior parte degli altri isotopi sono sintetizzabili sottoponendo il berkelio a intense radiazioni neutroniche in un reattore nucleare. Anche se il californio-251 ha l'emivita più lunga, la resa della sua sintesi è solo del 10% a causa della sua tendenza a catturare neutroni (elevata cattura neutronica) e la sua tendenza a interagire con altre particelle (elevata cross-section neutronica). Il californio-252 è un fortissimo emettitore di neutroni, proprietà che lo rende estremamente radioattivo e pericoloso. Nel 96,9% dei casi il californio-252 subisce decadimento alfa (la perdita di due protoni e due neutroni) a formare curio-248 mentre nel 3,1% dei casi subisce fissione spontanea. Un microgrammo (μg) di californio-252 emette 2,3 milioni di neutroni al secondo, di cui una media di 3,7 neutroni derivano dalla fissione spontanea. La maggior parte degli isotopi del californio decadono in isotopi del curio (numero atomico 96) tramite decadimento alfa. Produzione Il californio viene prodotto in reattori nucleari e acceleratori di particelle. Il californio-250 viene prodotto bombardando berkelio-249 con neutroni, con formazione di berkelio-250 tramite cattura neutronica che in seguito subisce decadimento beta (β−) diventando californio-250. Il bombardamento di californio-250 con neutroni produce californio-251 e californio-252. Irradiazione prolungata di americio, curio e plutonio con neutroni produce quantità dell'ordine dei milligrammi di californio-252 e di californio-249. Come avvenne nel 2006, gli isotopi 244 e 248 del curio sono irradiati con neutroni in speciali reattori per produrre principalmente californio-252 e inferiori quantità degli isotopi 249 e 255. Microgrammi di californio-252 sono disponibili per uso commerciale presso l'U.S. Nuclear Regulatory Commission. Solo due siti producono californio-252: l'Oak Ridge Nationale Laboratory negli Stati Uniti e il Research Institute of Atomic Reactors a Dimitrovgrad, in Russia. , i due siti producono 0,25 grammi e 0,025 grammi di californio-252 all'anno rispettivamente. Vengono prodotti anche tre isotopi del californio con una significativa emivita e ciò richiede un totale di 15 neutroni catturati dall'uranio-238 senza che durante il processo avvenga fissione nucleare o decadimento alfa. Il californio-253 è situato alla fine della catena di produzione che comincia con l'uranio-238, che include anche molti isotopi di plutonio, americio, curio, berkelio e gli isotopi dal 249 al 253 del californio. Precauzioni Il californio che si accumula biologicamente nei tessuti scheletrici rilascia radiazioni che sconvolgono la funzionalità del midollo osseo. L'elemento non gioca nessun ruolo biologico naturale in nessun organismo a causa della sua intensa radioattività e della sua piccolissima concentrazione nell'ambiente. Il californio può entrare nel corpo tramite ingestione di cibo o bevande contaminate o respirando aria contenente particelle in sospensione dell'elemento. Una volta nel corpo, solo lo 0,05% del californio raggiunge il flusso sanguigno. Circa il 65% di quel californio si deposita nello scheletro, il 25% nel fegato e il resto in altri organi oppure viene escreto, principalmente tramite l'urina. Metà del californio depositato nello scheletro e nel fegato viene smaltito in 50 e 20 anni rispettivamente. Il californio nello scheletro aderisce alla superficie delle ossa per poi penetrarvi lentamente. L'elemento è altamente pericoloso se trattenuto nel corpo. Inoltre il californio-249 e il californio-251 possono causare un danneggiamento esterno dei tessuti, attraverso l'emissione di raggi gamma. Le radiazioni ionizzate emesse dal californio sulle ossa e nel fegato causano il cancro. Note Bibliografia Guide to the Elements – Revised Edition, Albert Stwertka, (Oxford University Press; 1998) ISBN 0-19-508083-1 Altri progetti Collegamenti esterni Elementi chimici
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https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo%20Chendi
Carlo Chendi
A partire dal 1952, Carlo Chendi ha scritto centinaia di storie con i personaggi della Disney, e ne ha creati molti altri, distinguendosi non soltanto nella House of Mouse. Biografia Trasferitosi in giovane età dal ferrarese a Rapallo, in Liguria, ha qui iniziato la sua attività di cartoonist, divenendo una delle colonne della cosiddetta Scuola di Rapallo, insieme al maestro Luciano Bottaro e al suo amico Giorgio Rebuffi, con i quali ha fondato nel 1968 il gruppo Bierrecì (acronimo di Bottaro, Rebuffi, Chendi) senza, però, smettere di collaborare con la Mondadori nella realizzazione di storie Disney. Nel corso della sua carriera, svoltasi tra l'area del Tigullio e Milano, ha partecipato, fra le altre cose, alla realizzazione della rivista Re di Picche, la prima dello Studio Bierrecì, e alla realizzazione della tradizione italiana delle Grandi Parodie Disney: in questa serie una delle sue opere più illustri ed apprezzate, realizzata in collaborazione con Luciano Bottaro, è Il Dottor Paperus. Negli anni sessanta con Bottaro ha dato inizio alla grande saga di Rebo, il tiranno di Saturno: narrazioni umoristiche che vedono il noto personaggio Rebo insieme a personaggi Disney. Della sua vastissima produzione disneyana sono soprattutto importanti da ricordare le invenzioni dell'extraterrestre Ok Quack e del detective Umperio Bogarto (entrambi disegnati da Giorgio Cavazzano), l'identità segreta di Paperino "agente QQ7" (la storia Missione Bob Fingher ebbe il plauso della Disney Americana), e i duetti fra Pippo e la strega Nocciola. Ha curato per anni la collana di libri Le Mani Comics. Grande amico di penna di Carl Barks, lo ha portato in Italia durante il tour europeo del 1994, e a lui ha dedicato la XXXIII edizione della Mostra Internazionale dei Cartoonists, che ha curato, insieme ad uno staff di altri sceneggiatori, disegnatori, esperti e appassionati, dal 1972. È morto il 12 settembre 2021, all'età di 88 anni. Nel dicembre 2021 la Panini Comics ha riproposto il suo "Ciclo Paperingio" in un volume telato, pubblicando come prefazione postuma uno dei suoi ultimi scritti. Premi e riconoscimenti 1994 - Premio Copertina d'Argento assegnato dalla Walt Disney Company 1996 - Premio Yellow Kid al Salone Internazionale dei Comics come miglior autore 2001 - Premio UGiancu come miglior sceneggiatore 2010 - Premio Papersera alla carriera Opere Strisce di terra e strisce di carta - Strips of land, strips of paper (a cura di), con Sergio Badino, Latina, Tunue', 2008, ISBN 9788889613504. Note Bibliografia Sergio Badino, Professione sceneggiatore. Dritte, trucchi e segreti del mestiere, Latina, Tunué, 2007, ISBN 9788889613290. Gianni Bono, Guida al fumetto italiano, Volume 2, Milano, Epierre, 2003. Cinzia Cinque e William Wasson, Facciamo felici i nostri figli. Storia di un padre e dei suoi ventimila bambini, Milano, Franco Angeli, 2003, ISBN 978-8846445506. Altri progetti Collegamenti esterni Cinquant'anni per Chendi!, su afnews.info. Conversazione con Carlo Chendi. Da Pepito alla Disney e oltre: cinquant'anni di fumetto vissuti da protagonista di Sergio Badino, su tunue.it Autori Disney
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https://it.wikipedia.org/wiki/Coefficiente%20binomiale
Coefficiente binomiale
In matematica, il coefficiente binomiale (che si legge " su ") è un numero intero non negativo definito dalla seguente formula dove è il fattoriale di . Può essere calcolato anche facendo ricorso al triangolo di Tartaglia. Esso fornisce il numero delle combinazioni semplici di elementi di classe . Per esempio: è il numero di combinazioni di elementi presi alla volta, evitando ripetizioni ma indipendentemente dall'ordine di estrazione. Proprietà Il coefficiente binomiale ha le seguenti proprietà: Dimostrazione formale: Dimostrazione combinatoria: le combinazioni di elementi di lunghezza o sono evidentemente una sola: rispettivamente l'insieme vuoto o l'intero insieme di elementi. Dimostrazione formale: Dimostrazione combinatoria: vi sono evidentemente modi per scegliere un elemento tra o per tralasciarne uno. Dimostrazione formale: Dimostrazione combinatoria: le scelte di elementi sono in corrispondenza biunivoca con i sottoinsiemi degli elementi tralasciati. , ovvero: (proprietà che permette di costruire i coefficienti binomiali con il triangolo di Tartaglia. Inoltre, tale proprietà può essere utile per dimostrare che è un numero intero non negativo usando il principio d'induzione su , con l'ipotesi per cui appartiene ai numeri interi non negativi per ogni tale che , e come tesi che lo stesso valga per ; per abbiamo che ). Dimostrazione formale: considerando il fatto che , ed allo stesso modo si ha e quindi ovvero la tesi. Dimostrazione combinatoria: Per calcolare il numero di combinazioni semplici di elementi di lunghezza , scegliamo uno degli elementi, che chiameremo Pippo, e dividiamo le combinazioni in due classi: quelle che non contengono Pippo e quelle che lo contengono. Le cardinalità delle due classi sono evidentemente date dai due termini del secondo membro della formula che volevamo dimostrare. Dimostrazione formale: partendo dal teorema binomiale abbiamo: ovvero la tesi. Dimostrazione combinatoria: è il numero dei sottoinsiemi di un insieme di elementi. Possiamo dividere tali sottoinsiemi in classi, ponendo in ogni classe quelli di una data cardinalità. Poiché i sottoinsiemi di cardinalità sono proprio , si ottiene subito la tesi. Applicazioni Il teorema binomiale, o binomio di Newton, utilizza il coefficiente binomiale per esprimere lo sviluppo di una potenza -esima di un binomio qualsiasi secondo la seguente formula: Il numero di diagonali di un poligono convesso di lati può essere espresso secondo la seguente formula: Dato un insieme , tale che , si utilizza il coefficiente binomiale per calcolare la cardinalità dell'insieme delle parti di , : La potenza -esima di un numero intero può essere espressa con la sommatoria di tutte le possibili produttorie di coefficienti binomiali , con . Esempio: Estensioni Si può estendere il coefficiente binomiale al caso che sia negativo, oppure maggiore di , ponendo: oppure Si può anche estendere il coefficiente ai numeri reali. A tale scopo, può convenire iniziare con l'osservazione che il coefficiente binomiale è anche il rapporto tra il numero delle funzioni iniettive da un insieme di cardinalità in uno di cardinalità (ovvero il numero delle disposizioni semplici di oggetti di classe ) ed il numero delle permutazioni di oggetti: Si può porre: ad esempio, Con tale convenzione, si ha: ad esempio: Caso particolare Si può notare che per il coefficiente binomiale equivale alla somma dei primi numeri naturali: Bibliografia Saunders Mac Lane, Garrett Birkhoff, Algebra, Milano, Mursia 1998 Voci correlate Coefficiente multinomiale Coefficiente binomiale simmetrico Teorema binomiale Fattoriale Calcolo combinatorio, Combinazione, Permutazione Probabilità Variabile casuale binomiale Statistica Triangolo di Tartaglia Altri progetti Collegamenti esterni Combinatoria Polinomi Funzioni speciali Successioni a due indici
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https://it.wikipedia.org/wiki/Coefficiente%20di%20variazione
Coefficiente di variazione
Il coefficiente di variazione o deviazione standard relativa, indicato con è un indice di dispersione che permette di confrontare misure di fenomeni riferite a unità di misura differenti, in quanto si tratta di una grandezza adimensionale (cioè non riferita ad alcuna unità di misura). È un indice della precisione di una misura. Definizione Sia la media aritmetica di un carattere quantitativo di una popolazione e la sua deviazione standard. Se allora il coefficiente di variazione è: Per una popolazione con un numero finito di esemplari normalizzati con il coefficiente di variazione è dato da: Il coefficiente di variazione permette di valutare la dispersione dei valori attorno alla media indipendentemente dall'unità di misura. Ad esempio, la deviazione standard di un campione di redditi espressi in lire è completamente diversa della deviazione standard degli stessi redditi espressi in euro, mentre il coefficiente di variazione è lo stesso in entrambi i casi. L'utilizzo del coefficiente di variazione è problematico in presenza contemporanea di valori positivi e negativi, o qualora il valore "zero" sia fissato sulla base di convenzioni sostanzialmente arbitrarie, come avviene nelle scale di misurazione della temperatura Celsius e Fahrenheit. Bibliografia Giuseppe Leti, Statistica descrittiva, Il Mulino, Bologna, 1983 Cicchitelli, D'Urso, Minozzo, Statistica: principi e metodi, Pearson, 2017 Voci correlate Indicatore statistico Varianza Deviazione standard Indici di dispersione
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https://it.wikipedia.org/wiki/Chaco
Chaco
Cinema Chaco – personaggio de I quattro dell'apocalisse Geografia Chaco o Gran Chaco – regione dell'America meridionale Dipartimento del Chaco – dipartimento del Paraguay Provincia del Chaco – provincia dell'Argentina Zoologia Chaco – genere di ragni della famiglia Nemesiidae Altro Parco nazionale storico della cultura Chaco (Chaco Culture National Historical Park) – parco nazionale degli Stati Uniti d'America
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California
La California (, in spagnolo ; in inglese , ) (sigla CA) è uno stato federato degli Stati Uniti d'America situato nel sud della West Coast, affacciato sull'oceano Pacifico, che occupa una parte dell'omonima regione geografica (la Bassa California appartiene al Messico). Confina con l'Oregon a nord, con Nevada e Arizona ad est, e con lo stato messicano della Bassa California a sud. Con circa 39,2 milioni di abitanti, è il più popoloso stato degli Stati Uniti, e con i suoi di estensione è il terzo per superficie ed è variegato sia per geografia fisica sia da un punto di vista demografico. Costituisce anche la suddivisione amministrativa più popolosa del Nord America e la 34ª più popolosa del mondo. L'area della Greater Los Angeles e della Baia di San Francisco sono rispettivamente la seconda e la quinta area urbana più popolata, la prima con 18,7 milioni di residenti e la seconda con 9,6 milioni. Sacramento è la capitale dello stato, mentre Los Angeles ne è la città più popolosa, e la seconda degli Stati Uniti. La contea di Los Angeles è la contea più popolata degli Stati Uniti, mentre quella di San Bernardino è la più estesa della nazione (l'Alaska ha alcune suddivisioni territoriali più estese, ma non si chiamano contee). San Francisco, che è considerata sia una città che una contea, è la seconda città più popolata della California, e la quinta degli Stati Uniti. La California meridionale è densamente popolata, mentre quella settentrionale lo è di meno. La grande maggioranza della popolazione vive entro di distanza dall'oceano Pacifico. L'economia della California, con un prodotto interno lordo di 2,7 trilioni di dollari nel 2020, è la maggiore economia sub-nazionale del mondo. Se fosse una nazione, sarebbe la quinta economia del mondo (nel 2020), la 37ª nazione più popolosa. Le aree della Greater Los Angeles e della Baia di San Francisco sono la seconda e la terza economia urbana degli Stati Uniti (rispettivamente 1 trilione e 0,5 trilioni di dollari, nel 2020, seguendo l'Area metropolitana di New York con 1,7 trilioni di dollari). L'area statistica della Baia di San Francisco nel 2018 aveva il maggiore prodotto interno lordo pro capite (106.757 $) tra le maggiori aree statistiche della nazione, ed è sede di cinque delle dieci maggiori compagnie per capitalizzazione e quattro delle dieci persone più ricche del mondo. Prima della colonizzazione europea, la California era una delle aree più diversificate culturalmente e linguisticamente nell'America precolombiana, ed aveva la densità di popolazione più alta di nativi americani a nord dell'attuale Messico. Le esplorazioni europee del XVI e XVII secolo portarono alla colonizzazione della California da parte dell'Impero spagnolo; nel 1804, fu inclusa nella provincia dell'Alta California all'interno del Vicereame della Nuova Spagna. L'area divenne parte del Messico nel 1821, a seguito della guerra di indipendenza, ma fu ceduta agli Stati Uniti nel 1848 a seguito della guerra messico-statunitense. La corsa all'oro californiana ebbe inizio nel 1848 e portò a cambiamenti sociali e demografici drammatici, come immigrazione in larga scala verso la California, boom economico globale, ed il genocidio di popoli indigeni. La porzione occidentale dell'Alta California fu poi organizzata e ammessa come 31º stato il 9 settembre 1850, a seguito del Compromesso del 1850. Molti contributi alla cultura popolare, ad esempio nell'intrattenimento e nello sport, provengono dalla California; anche nel campo delle comunicazioni, informazione, innovazione, ambientalismo, economia e politica, lo stato è molto attivo. In California si trova Hollywood, la più antica e la maggiore industria dei film del mondo, che ha avuto una profonda influenza sull'intrattenimento globale. È considerata l'origine della controcultura hippy, della cultura del surf e dell'auto, e del personal computer, tra le altre innovazioni. L'area della Baia di San Francisco e della Grande Los Angeles sono viste generalmente come centro della tecnologia globale e dell'industria del film, rispettivamente. L'economia della California è molto diversificata: il 58% è basata sulla finanza, sul governo, sugli immobili, sulla tecnologia e sui servizi professionali, scientifici, di business e tecnici. Anche se conta solo l'1,5% dell'economia dello stato, l'agricoltura californiana ha il raccolto più elevato di ogni altro stato degli USA. I porti della California gestiscono circa un terzo di tutte le importazioni statunitensi, che hanno origine principalmente nell'anello del Pacifico. La geografia estremamente diversificata dello stato varia dalla costa pacifica e le aree metropolitane dell'ovest alle montagne della Sierra Nevada nella parte orientale, e dalle foreste di sequoia e abeti di Douglas nel nord-ovest, fino al deserto del Mojave nel sud-est; la Central Valley, area principalmente agricola, domina il centro dello stato. anche se la California è nota per il tiepido clima mediterraneo e per la stazione dei monsoni, le grandi dimensioni dello stato portano a variazioni del clima che vanno dalle umide foreste pluviali temperate al nord, al clima desertico nell'interno, fino al clima alpino nevoso sulle montagne. Tutti questi fattori portano ad una enorme necessità di acqua; nel tempo, la siccità e gli incendi sono diventati più frequenti e più gravi, a causa del cambiamento climatico e dell'estrazione delle acque, diventando meno legati alle stagioni e più costanti durante l'anno, mettendo sotto pressione sempre di più la fornitura di elettricità e la sicurezza idrica e causando un forte impatto sui commerci e sull'industria, oltre che sull'agricoltura. Origini del nome Un'origine probabile è dal nativo americano kali forno, che significa "alta montagna". Un'altra probabile origine è da Las sergas de Esplandián, un poema spagnolo in cui venivano descritte la regina Califia e la sua isola paradisiaca, l'Isola di California (entrambe le parole di possibile etimo greco, da "kalí fía", buona fortuna, ma anche "kali fornia" ha un senso da "kalí", buono, e il verbo "fére", portare o "ferne", porta) a sua volta ispirandosi a un passo incomprensibile della Chanson de Roland (XI secolo), che al v. cita il toponimo di Califerne In realtà l'origine del nome è oggetto di disputa. (In greco significherebbe "kalí", buona e "ferne", porta). Il soprannome ufficiale della California è "The Golden State" (lo Stato dell'oro), con riferimento alla corsa all'oro californiana, ma è chiamato anche "Lo Stato del Sole", dato il suo clima subtropicale molto soleggiato e arido. Geografia fisica Territorio La California confina a nord con l'Oregon, ad est con il Nevada, a sud-est con l'Arizona, a sud con lo Stato messicano della Bassa California e ad ovest con l'Oceano Pacifico. Con una superficie di è il terzo Stato americano per estensione, dopo l'Alaska e il Texas. La geografia californiana è molto varia e complessa. Al centro dello Stato giace la Valle centrale di California, contornata dalle montagne costiere ad ovest, dalla Sierra Nevada ad est, dalla Catena delle cascate a nord e dai Monti Tehachapi a sud. La Valle centrale è il cuore agricolo della California e produce alimenti in una quantità rilevante per gli interi Stati Uniti. La metà più settentrionale è nota anche come la valle del Sacramento (bagnata dal fiume Sacramento), mentre la parte meridionale, parzialmente desertica, è nota come la valle di San Joaquin (bagnata dal fiume San Joaquin). Mediante dragaggio, sia il fiume Sacramento che il San Joaquin riescono a mantenersi sufficientemente profondi da permettere a diverse città dell'interno di essere città portuali. Inoltre questi corsi d'acqua costituiscono la principale fonte di approvvigionamento idrico dello Stato. Le Channel Islands si trovano al largo della costa meridionale e sono un'oasi faunistica di grande rilievo. La Sierra Nevada ("catena innevata", omonima del massiccio montuoso spagnolo) presenta la cima più alta di tutti i 48 Stati contigui, il Monte Whitney (), il famoso Parco Nazionale di Yosemite e un profondo lago d'acqua dolce, il Lago Tahoe, il più grande dello Stato per volume d'acqua. Ad est della Sierra Nevada ci sono la Valle di Owens, che la separa dalle White Mountains, e il Lago Mono, un habitat di grande importanza per gli uccelli migratori. Nella parte più occidentale dello Stato c'è il Lago Clear (). La Sierra Nevada raggiunge temperature artiche in inverno e ha diverse dozzine di piccoli ghiacciai, tra i quali il ghiacciaio più meridionale di tutti gli Stati Uniti, il Palisade. Circa il 45% dell'intera superficie dello Stato è coperta da foreste (solo l'Alaska ha una percentuale superiore), e la diversità nelle specie di pini della California non si riscontra in nessun altro Stato. Nel sud c'è un grande lago salato, il Salton Sea. I deserti coprono circa il 25% del territorio statale. Il deserto della parte centro meridionale è chiamato Deserto del Mojave; a nord-est del Mojave si apre la Valle della Morte, nella quale si trova il punto più basso e più caldo dell'America del nord, il Badwater Flat. La depressione più alta della Valle della morte e la cima del Monte Whitney sono a meno di di distanza. Quasi tutto il sud della California è arido, molto caldo e desertico, con temperature che normalmente raggiungono valori elevatissimi in estate. Lungo la costa si incontrano le maggiori aree metropolitane: San José-San Francisco-Oakland, Los Angeles-Long Beach, Santa Ana-Irvine-Anaheim e San Diego. La California è famosa per i terremoti. Questi sono dovuti alla presenza di faglie, in particolare la Faglia di Sant'Andrea. È anche soggetta al rischio di tsunami, incendi boschivi, frane e conta numerosi vulcani. Clima Il clima californiano è vario, anche a causa della notevole estensione in latitudine: lungo le coste meridionali esso è complessivamente di tipo temperato caldo/subtropicale, con regime termico e pluviometrico molto simile a quello proprio del clima mediterraneo e vegetazione mediterranea. In queste aree gli inverni non sono piovosi e sono caratterizzati da temperature tiepide (a gennaio a Los Angeles, a San Diego), mentre le estati risultano in genere calde ( di giorno ad agosto a Los Angeles, di giorno a San Diego) e complessivamente secche e ventilate; le aree litoranee settentrionali hanno invece un clima di tipo temperato oceanico, sub-umido, con inverni miti e piovosi (l'isoterma degli in gennaio lambisce la costa in prossimità del confine con l'Oregon), al contrario le estati sono fresche (medie di agosto e settembre attorno ai ), perché il mare è assai freddo in rapporto alla latitudine (per effetto della Corrente della California), questo determina una sensibile azione di raffreddamento sulle masse d'aria stazionanti in prossimità delle zone litoranee, ciò nonostante, anche nelle regioni settentrionali le estati sono assai poco piovose. Posta nel settore centrale della California la Baia di San Francisco, insenatura piuttosto stretta e profonda, in cui si insinua un ramo della fredda Corrente della California, è contraddistinta da condizioni climatiche peculiari, se infatti il regime termico invernale non è dissimile da quello delle altre aree californiane centro-settentrionali (media di gennaio di a San Francisco), le fredde acque marine superficiali condizionano pesantemente il clima di questa ristretta fascia litoranea e determinano estati fresche (specialmente in giugno-luglio) e diffuse condizioni di nebulosità estiva. A mano a mano che ci si allontana dalla costa l'effetto dell'Oceano Pacifico sul clima californiano tende ad attenuarsi, mentre aumenta quello indotto dall'orografia; infatti se nella pianura sublitoranea della Valle centrale abbiamo ancora un regime termico non troppo dissimile da quello costiero, seppure con inverni leggermente più freddi, estati più calde e una escursione termica diurna decisamente più ampia, spostandosi verso le montagne rocciose le precipitazioni tendono ad aumentare, mentre di pari passo diminuiscono le temperature medie, il regime termico/pluviometrico diventa progressivamente di tipo alpino. Infine le regioni sud-orientali dello Stato, caratterizzate da tabulati, penepiani e da diversi bacini endoreici chiusi, sono contraddistinte da un clima di tipo desertico, la cui massima esasperazione si riscontra nella profonda depressione della Valle della Morte dove in estate sono state registrate temperature tra le più alte mai misurate sulla Terra e dove le precipitazioni medie sono scarsissime (pochi mm/m² all'anno). Idrografia Fiumi I due fiumi più importanti della California sono il fiume Sacramento () e il fiume di San Joaquin (), che attraversano la Valle centrale, contornando il versante occidentale della Sierra Nevada, e si uniscono vicino a San Francisco sfociando nella Baia di San Francisco. Diversi affluenti importanti alimentano il Sacramento e San Joaquin, tra cui il Pit, il Tuolumne e il Feather. Tra i fiumi minori, fuori del bacino del Sacramento-San Joaquin, sono da segnalare nella parte settentrionale il Klamath () e l'Eel ("Fiume delle Anguille", ) e nella parte centrale il Salinas (). Nella parte meridionale dello Stato ci sono solo fiumi più brevi (in particolare il Santa Ana, ) o senza sbocco al mare come il fiume Mojave () o il fiume Amargosa che si origina in Nevada e che alimenta l'acquifero della Valle della Morte e il Bacino di Badwater. Il fiume Colorado () bagna marginalmente la California lungo il confine sud-est con l'Arizona. Laghi La California divide con il Nevada il lago Tahoe (, circa il 30% più del lago di Garda), considerato il più grande lago di tipo alpino negli Stati Uniti. Numerosi sono i laghi salati di vario tipo, tutti endoreici: tra i più importanti, a nord c'è il lago Goose (Lago delle Oche, ), diviso con l'Oregon; al centro il lago Mono (), di origine vulcanica; al sud il grande lago Salton (), che si è formato in tempi recenti (1905) sul luogo dove già era esistito un lago simile durante il Pleistocene. Storia Abitata da successive ondate di arrivi durante gli ultimi 13.000 anni, la California fu una delle aree più diversificate culturalmente e linguisticamente nell'America precolombiana. Varie stime delle popolazioni native spaziano da 100.000 a 300.000 persone; i popoli indigeni della California includono più di 70 gruppi etnici distinti di nativi americani facenti parte sia di grandi gruppi di popolazione che vivevano sulla costa, che di piccoli gruppi nell'interno. I gruppi californiani erano anche diversi nelle loro organizzazioni politiche, con bande, tribù, villaggi, oltre a domini (principalmente sulla costa, più ricca di risorse), come i Chumash, i Pomo e i Salinan. I commerci, i matrimoni tra persone di diverse etnie, e le alleanza militari forgiarono molte relazioni sociali ed economiche tra i diversi gruppi. Il primo europeo a esplorare la costa californiana fu Juan Rodríguez Cabrillo nel 1542, seguito da Francis Drake nel 1579. A partire dal 1769, i missionari francescani spagnoli impiantarono minuscoli insediamenti su enormi concessioni di terreni nell'ampio territorio a nord della California spagnola propriamente detta (l'attuale Bassa California). Dopo l'indipendenza del Messico dalla Spagna, le missioni californiane divennero proprietà del governo messicano e furono rapidamente dismesse e abbandonate, mentre la popolazione europea del posto rimase generalmente filospagnola fino al 1822. California era il nome dato alla parte nordoccidentale dell'Impero spagnolo in America del Nord. La posizione strategica della regione sollevò sin dal primo XIX secolo le rivendicazioni inglesi, francesi e russe sul suo territorio (costruzione della base commerciale russa di Fort Ross, 1812). La forte immigrazione di coloni dagli Stati Uniti, provocata anche dalla scoperta dell'oro, scatenò la Guerra messico-statunitense del 1846-48, in seguito alla quale la regione venne divisa tra Messico e Stati Uniti. La parte messicana, Baja California (Bassa California), fu poi suddivisa negli Stati della Bassa California e Bassa California del Sud. La parte statunitense, Alta California, divenne lo Stato USA della California il 9 settembre 1850. Nel 1848 la popolazione di lingua spagnola della lontana alta California era di circa persone ma, dopo la scoperta della presenza di oro nel sottosuolo californiano, la popolazione aumentò rapidamente grazie all'afflusso di americani e di qualche europeo per la corsa all'oro californiana. Venne fondata una repubblica, con una sua bandiera raffigurante un orso d'oro ed una stella. La Repubblica giunse alla fine quando il commodoro John D. Sloat della marina degli Stati Uniti entrò nella Baia di San Francisco rivendicando la California per gli Stati Uniti. Nel 1850 lo Stato venne ammesso nell'Unione. Durante la Guerra di secessione americana il supporto popolare rimase diviso tra i partigiani del Nord e quelli del Sud, e sebbene ufficialmente la California si schierasse con il Nord, volontari parteciparono alla guerra su entrambi i fronti. La connessione della costa pacifica con le già popolose metropoli dell'est arrivò nel 1869, con il completamento della prima ferrovia transcontinentale. I residenti inoltre stavano iniziando a scoprire quanto la California fosse adatta alla coltivazione di frutta ed all'agricoltura in genere. Gli agrumi, in particolare le arance, vi crescevano rigogliosi e furono quindi gettate le basi per la prodigiosa produzione agricola dello Stato al giorno d'oggi. Nel periodo 1900 – 1965 la popolazione, inizialmente di meno di un milione di abitanti, crebbe fino a far diventare questo Stato il più popoloso dell'Unione e guadagnando così il maggior numero di grandi elettori per le elezioni presidenziali. A partire dal 1965, la popolazione si trasformò fino a diventare una delle più varie dal punto di vista etnico nel mondo. La California è uno Stato con tendenze liberali, avanzato tecnologicamente e culturalmente, centro mondiale nel campo dell'ingegneria, dell'industria cinematografica e televisiva e della produzione agricola. Società Evoluzione demografica La popolazione californiana è una delle più demograficamente vivaci di tutti gli Stati Uniti. Nel 2020 la popolazione della California è diminuita di circa 200.000 unità. La composizione etnica del paese era, secondo la stima del censimento del 2019, la seguente: 39,4% ispanici (prevalentemente messicani) 36,5% bianchi non ispanici 15,5% asiatici (prevalentemente cinesi, vietnamiti e filippini) 6,5% afroamericani 1,6% nativi americani 0,5% nativi hawaiani e altri popoli del Pacifico 4,0% persone che si riconoscono in più di una etnia Nel 2014 il numero degli abitanti latinos è aumentato a , mentre il numero di bianchi non ispanici si è fermato a ; inoltre, gli asiatici sono , facendo diventare la California lo Stato Federato degli USA con più asiatici in assoluto. A differenza di altri stati nella costa est degli U.S.A., il 60% degli italo-americani in California è del Nord Italia. Altri consistenti gruppi arrivano da Toscana e Sicilia. Lingue e dialetti Nel 2010, tra gli abitanti della California di età eguale o superiore ai 5 anni parlavano inglese a casa come prima lingua, mentre parlavano spagnolo, Cinese (incluso cantonese e mandarino), tagalog, vietnamita, coreano, armeno e persiano. In totale, di californiani avevano una lingua madre diversa dall'inglese. Secondo il American Community Survey del 2007, il 42,6% della popolazione della California al di sopra dei 5 anni parla una lingua diversa dall'inglese a casa, con il 73% di questi che comunque parlava bene o molto bene l'inglese e il 9,8% che invece non lo parlava affatto. Religione Cristiani: 67% Cattolici: 26% Protestanti: 31% Mormoni: 2% Altri cristiani: 6% Altro: 3% Ebrei: 2% Altro: 1% Non affiliati: 30% Credenti senza affiliazione: 3% Atei o agnostici: 27% Geografia antropica Suddivisioni amministrative Regioni Central Valley Coastal California California settentrionale Central California North Coast (California) San Francisco Bay Area Sierra Nevada California orientale Inland Empire (incluso nel sud della California) California meridionale South Coast Area metropolitana di Los Angeles Area metropolitana di San Diego Inland Empire Imperial Valley Città principali Popolazione superiore a abitanti (area metropolitana) Los Angeles San Diego San José San Francisco Popolazione tra i e di abitanti (area metropolitana) Sacramento Bakersfield Fresno Popolazione tra i e abitanti (area metropolitana) Long Beach Oakland Anaheim Riverside San Bernardino Berkeley Antelope Valley Altre città importanti Glendale Huntington Beach Newport Beach Laguna Beach Monterey Ontario Palo Alto Pasadena Santa Ana Santa Cruz Santa Barbara Santa Monica Malibù Walnut Creek Economia Nel 2019 la California ha generato un Prodotto interno lordo pari a 3 200 miliardi di dollari, quasi il doppio di quello dell'Italia, rendendola la prima economia subnazionale al mondo. Se fosse una nazione la California sarebbe la quinta potenza economia mondiale dopo Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania. Contrariamente allo stereotipo di Stato con clima caldo ed assolato, con costumi di pigrizia e meno ligi al dovere rispetto a quelli della costa orientale del paese, circa il 20% del PIL totale statunitense viene prodotto in California. Certe zone o regioni dello Stato sono anche fortemente identificate con un tipo di prodotti, come Hollywood (cinema, televisione), la Valle centrale di California (agricoltura), la Silicon Valley (alta tecnologia), oltre alle regioni vinicole, come Santa Barbara e la Wine Country nella parte settentrionale dello Stato. Le attività economiche principali sono l'agricoltura, l'allevamento, che danno come frutti principali mandorle, latte, panna e uva, l'industria aerospaziale, l'intrattenimento (televisione, cinema, musica, internet), l'industria elettronica (informatica, microelettronica) e quella di beni di largo consumo. Nel 2007 il reddito pro capite ammontava a dollari, all'undicesimo posto negli Stati Uniti. Il reddito, peraltro, varia molto a seconda della regione e della professione svolta dai soggetti. La Valle centrale di California presenta le maggiori disparità, con molti immigrati che lavorano nelle fattorie e guadagnano meno del salario minimo. La valle di San Joaquin è considerata una delle zone più depresse degli Stati Uniti, assieme alla regione degli Appalachi, quindi la presenza di una enorme forza lavoro a basso costo contribuisce in maniera sostanziale al mantenimento di produttività. Molte aree costiere sono, per contro, tra le più ricche del paese, al costo di una enorme disuguaglianza, spesso visibile persino tra un isolato e l'altro delle grandi città. Metà della popolazione senzatetto statunitense, infatti, si trova concentrata in California, ove sorgono quattro tra le cinque più grandi città con la maggior presenza di persone senza fissa dimora. Tra queste, spiccano Los Angeles e San Francisco, adiacente al cuore del prospero settore tecnologico della California settentrionale, noto come Silicon Valley, che si estende sul territorio delle contee di Santa Clara e San Mateo. Nel disperato tentativo di affrontare il problema, alcune città californiane stanno attivando piani per micro case (piccole case) costruite nei giardini di dimore già esistenti. Turismo La California è uno degli Stati trainanti del turismo americano, potendo vantare bellezze naturali uniche al mondo (ben 10 parchi nazionali), alcune città di grande richiamo (Los Angeles, San Francisco e San Diego), una costa soleggiata e punteggiata di spiagge e alcuni fra i più famosi parchi divertimento di tutta la nazione (Disneyland e Universal Studios). Al tempo stesso, la visione idealizzata della California come paradiso terrestre pieno di sole e surfisti ne ha ulteriormente incrementato l'attrattiva. Lo stato è la meta privilegiata per chi desidera una vacanza on the road, con affascinanti itinerari sia nella zona interna, sia sulla costa. Il principale centro urbano di attrazione turistica è Los Angeles, che deve gran parte dei suoi visitatori a Hollywood, alle famose spiagge e alla vicinanza di Disneyland, subito seguito da San Francisco, città singolare, caratterizzata da uno stile più europeo, ripide colline, case vittoriane, atmosfera progressista e il celebre Golden Gate. L'altra attrazione più popolare è quella dei parchi nazionali, che presentano l'occasione di esplorare panorami naturali singolari, quali i territori desertici di Death Valley e Joshua Tree National Park, le sequoie giganti di Sequoia National Park e del parco Redwood, e le montagne e pareti rocciose di Yosemite National Park. Infrastrutture e trasporti Energia La California è il più popoloso Stato degli Stati Uniti, ed è uno dei maggiori utilizzatori di energia del paese. Tuttavia a causa dei suoi elevati tassi di energia, del clima mite nei più grandi centri di popolazione e dell'influenza esercitata dal movimento ambientalista, il consumo di energia pro capite è uno dei più piccoli di qualsiasi stato degli Stati Uniti. A causa della forte domanda di energia elettrica, la California importa più di energia elettrica rispetto a qualsiasi altro Stato, principalmente energia idroelettrica dagli stati del Pacifico nord-occidentale (Path 15 e Path 15) e per il carbone e il gas naturale, dal deserto sud-ovest attraverso il Path 46. I depositi di greggio e di gas dello stato si trovano nella Central Valley e lungo la costa, incluso il grande Midway-Sunset Oil Field. Le centrali elettriche a gas naturale generano all'incirca più della metà dell'elettricità dello stato. Per effetto dei forti movimenti ambientalisti dello stato, la California ha uno degli obiettivi più sfidanti in termini di energie rinnovabili di tutti gli Stati Uniti, con un obiettivo di generare un terzo dell'elettricità da fonti rinnovabili. Attualmente sono in funzione diversi impianti di energia solare, come il Solar Energy Generating System nel deserto del Mojave. L'energia eolica in California include Altamont Pass, San Gorgonio Pass e Tehachapi Pass. Diverse dighe in tutto lo Stato forniscono energia idroelettrica. Sarebbe possibile convertire l'alimentazione totale al 100% di energia rinnovabile, compreso il riscaldamento, il raffreddamento e la mobilità nel 2050. Grazie alla commistione tra politica e compagnie del settore energetico,, la Pacific Gas and Electric principale compagnia elettrica dello stato, in bancarotta e condannata da un tribunale per crimini collegati all'esplosione di un gasdotto e alla successiva ostruzione della giustizia, continua ad operare a beneficio di azionisti e dirigenti, con tariffe in costante crescita e con ridotta manutenzione, che obbliga a periodici blackout in varie porzioni del territorio dello stato. La California ospita anche due delle maggiori centrali nucleari: Diablo Canyon e San Onofre, quest'ultima spenta nel 2013. Più di 1.700 tonnellate di rifiuti radioattivi sono stoccati a San Onofre, che sorge in un'area dove nel passato si sono verificati diversi tsunami. Gli elettori hanno votato contro l'approvazione di nuovi siti nucleari sin dagli anni '70, per effetto delle preoccupazioni sul trattamento delle scorie nucleari. Inoltre, diverse città come Oakland, Berkeley e Davis si sono autodichiarate zone denuclearizzate. Trasporti Il vasto territorio della California è collegato da un esteso sistema di autostrade ("freeways"), strade espresse e superstrade. La California è nota per la sua cultura dell'auto, che causano nelle città gravi problemi di congestione del traffico. La costruzione e la manutenzione delle strade statali e la pianificazione dei trasporti all'interno dello stato sono le responsabilità principali del Dipartimento dei Trasporti della California (noto anche come Caltrans). La popolazione in rapida crescita nello stato sta mettendo sotto pressione tutte le reti di trasporti, e la California conta alcune delle peggiori strade degli Stati Uniti. Il 19° report annuale della Fondazione Reason sulle prestazioni dei sistemi autostradali ha posizionato le autostrade della California al terzo posto peggiore degli USA, con l'Alaska seconda e il Rhode Island primo. La California è stata un precursore nella costruzione delle strade. Uno dei punti più famosi dello stato, il Golden Gate Bridge, è stato il ponte sospeso con lunghezza maggiore della campata principale al mondo, con 1.300 metri di lunghezza, dal 1937 (quando fu aperto) al 1964. Con la sua colorazione arancione e la vista panoramica della baia, questo ponte autostradale è una popolare attrazione turistica e permette anche il transito di pedoni e ciclisti. Il San Francisco-Oakland Bay Bridge, spesso abbreviato in "Bay Bridge", fu completato nel 1936 e trasporta circa 280.000 veicoli al giorno su due livelli. Le due sezioni del ponte si incontrano a Yerba Buena Island con il tunnel dedicato ai trasporti con il diametro maggiore del mondo, con 23 metri di larghezza per 18 di altezza. L'Arroyo Seco Parkway, che collega Los Angeles e Pasadena, fu aperta nel 1940 come la prima autostrada degli Stati Uniti occidentali. Fu poi estesa verso sud fino al "Four Level Interchange" nel centro di Los Angeles, considerato la prima intersezione su più livelli mai costruita. L'aeroporto Internazionale di Los Angeles (LAX) è il 5º al mondo per traffico passeggeri (2021), mentre quello di San Francisco (SFO) è il 40º al mondo (2021), e rappresentano i principali punti di passaggio per il trans-Pacifico e per il traffico intercontinentale. Vi sono circa una decina di importanti aeroporti commerciali e molti aeroporti minori di aviazione generale nello stato. La California conta anche diversi grandi porti. Il porto di Los Angeles e quello di Long Beach, nella California del Sud, sono rispettivamente il maggiore ed il secondo maggiore porto degli Stati Uniti per volume dei container; nel 2018, gestivano collettivamente il 31,9% del TEU negli Stati Uniti. Il porto di Oakland e quello di Hueneme sono rispettivamente il decimo e ventiseiesimo porto maggiore degli USA per numero di TEU gestiti. La California Highway Patrol è la maggiore agenzia di polizia statale degli Stati Uniti per impiegati, con più di 10.000 persone. È responsabile del servizio di polizia su qualsiasi strada statale della California e sulle proprietà statali. Alla fine del 2021, 30.610.058 persone in California detenevano una patente di guida emessa dal Dipartimento per i Veicoli a motore della California, e vi erano 36.229.205 veicoli immatricolati, incluse 25.643.076 automobili, 853.368 motocicli, 8,981.787 camion e rimorchi, e 121.716 veicoli di diverso tipo, tra cui veicoli storici e agricoli. Il trasporto tra le città è fornito da Amtrak California; le tre tratte, Capitol Corridor, Pacific Surfliner, e San Joaquins, sono sovvenzionate da Caltrans. Queste tratte solo le più frequentate tratte intercity di tutti gli Stati Uniti al di fuori del Corridoio Nordest, ed i passeggeri aumentano ogni anno. Il treno su queste tratte sta divenendo competitivo con gli aerei, specialmente sul tragitto LAX-SFO. Sistemi integrati di metropolitana e metrotranvia sono presenti a Los Angeles (Metro Rail) e San Francisco (MUNI Metro); le metrotranvie sono presenti anche a San Jose (VTA), San Diego (San Diego Trolley), Sacramento (RT Light Rail), e nella parte nord della contea di San Diego (Sprinter). Inoltre, servizi ferroviari suburbani servono le zone della San Francisco Bay Area (ACE, BART, Caltrain, SMART), Greater Los Angeles (Metrolink) e la contea di San Diego (Coaster). Nel 1996 venne creata l'Autorità ferroviaria per l'alta velocità della California per implementare una rete ferroviaria di 1.300 km. La costruzione fu approvata dagli elettori durante le elezioni del novembre 2008, con la prima fase della costruzione stimata intorno ai 64,2 bilioni di dollari. Quasi tutte le contee gestiscono linee di autobus, e molte città operano il proprio servizio urbano. Il servizio extraurbano è fornito da Greyhound, Megabus, e Amtrak Thruway Motorcoach. Politica Governo La capitale dello Stato è Sacramento. Il governo dello Stato è esercitato da 3 poteri: quello esecutivo, ovvero il Governatore e altri funzionari minori; quello legislativo, ovvero l'Assemblea e il Senato; e quello giudiziario, che comprende la Corte Suprema della California e altre corti minori. Lo Stato consente la presentazione di proposte di leggi di iniziativa popolare, referendum, revoca degli eletti e ratifica. Prima dell'approvazione della Proposition 14 del 2010, la California permetteva ad ogni partito politico di tenere elezioni primarie o primarie in cui solo i membri del partito e gli indipendenti potessero votare. Dopo l'8 giugno 2010, quando fu approvata la Proposition 14, ad eccezione delle elezioni per il Presidente degli Stati Uniti e gli ufficiali dei comitati centrali della contea, tutti i candidati alle elezioni primarie vengono elencati sulla scheda con la loro affiliazione partitica, ma non diventano i nominati ufficiali di tale partito. Alle elezioni primarie, i primi due candidati con il maggior numero dei voti passano alle elezioni generali, a prescindere dall'affiliazione ad un partito. Se ad un'elezione primaria un candidato riceve più del 50% dei voti, viene direttamente eletto e non si tiene alcuna elezione generale. Potere esecutivo Il potere esecutivo è esercitato dal Governatore della California e da altri sette ufficiali: il Vice Governatore, il Procuratore Generale, il Segretario di Stato (Secretary of State), lo State Controller, il Tesoriere (State Treasurer), l'Insurance Commissioner e lo State Superintendent of Public Instruction. Essi restano in carica per 4 anni e possono essere rieletti per una sola volta. Potere legislativo Il potere legislativo in California è esercitato dal Senato della California di 40 membri e da un'Assemblea di 80 membri. I senatori rimangono in carica per 4 anni mentre i membri dell'Assemblea per 2. Entrambi si riuniscono nel Campidoglio della California, a Sacramento. Potere giudiziario Il potere giudiziario californiano è organizzato in base al modello inglese della Common law, con particolari ereditati dalla guerra civile spagnola, come la proprietà comune. Il sistema giudiziario californiano è il più esteso degli Stati Uniti, con un totale di oltre giudici. A capo del sistema giudiziario vi sono i sette Giudici della Corte Suprema californiana. La popolazione carceraria della California è cresciuta da 25.000 nel 1980 a oltre 170.000 nel 2007. La pena di morte in California è una forma legale di punizione e lo stato ha la maggiore popolazione nel braccio della morte della nazione (anche se l'Oklahoma ed il Texas sono molto più attivi nell'eseguire esecuzioni capitali. La California ha eseguito 13 esecuzioni dal 1976, l'ultima delle quali nel 2006. Una votazione per la sua abolizione tenutasi in contemporanea con le elezioni presidenziali statunitensi del 2012, la cosiddetta Proposition 34, si è conclusa con una vittoria dei favorevoli alla pena. Nel luglio del 2014 un giudice ha stabilito che il corrente sistema penale concernente la pena di morte è incostituzionale, poiché violerebbe l'ottavo emendamento della Costituzione e sarebbe alquanto arbitrario e spesso afflitto da ritardi. Sistema giudiziario In California c'è la seguente gerarchia del sistema giudiziario: Corte Suprema, Corte d'Appello e Corte Superiore. I tribunali superiori sono i tribunali statali del primo grado con un'ampia giurisdizione penale con i reati penali e i delitti. I registri di ogni caso sono memorizzati nel registro di sistema con informazione specifica, come il numero del processo penale, la data di presentazione del caso e il nome della parte registrata. La California ha 58 tribunali superiori, uno in ogni regione. I tribunali californiani servono quasi 34 milioni di persone. Il bilancio della magistratura è pari all' 1,5% del fondo generale dello Stato. Governo locale La California ha un complesso ed esteso sistema amministrativo che controlla le funzioni pubbliche nello Stato. Come la maggior parte degli stati, la California è divisa in contee, come quella di San Francisco; le aree comunali sono incorporate come città. I distretti scolastici, che sono appartenenti a città e contee, gestiscono l'istruzione pubblica. Contee La California è divisa in 58 contee. L'articolo 11, paragrafo 1, della Costituzione della California, regola le suddivisioni principali dello Stato. Il governo della contea fornisce servizi quali forze dell'ordine, carceri, le elezioni e la registrazione degli elettori, registri dello Stato civile, valutazione della proprietà e le registrazioni, la riscossione delle imposte, la salute pubblica, l'assistenza sanitaria, i servizi sociali, le biblioteche, controllo delle inondazioni, protezione antincendio, controllo degli animali; regolamenti agricoli, delle costruzioni, l'istruzione con standard uguali in tutto lo Stato. Inoltre, la contea esercita il governo locale per tutte le aree prive di personalità giuridica. Ogni contea è governata da un consiglio eletto di supervisori. Rappresentanti federali Lo Stato della California elegge 53 membri della Camera dei Rappresentanti, ciò che ne fa lo Stato con la delegazione maggiore del Congresso nazionale. Di conseguenza, la California, ha anche il maggior numero di voti elettorali nelle elezioni presidenziali, con 55 grandi elettori. I senatori statunitensi della California sono due, entrambi appartenenti al Partito Democratico: Dianne Feinstein, ex sindaco di San Francisco, e Alex Padilla, ex segretario generale della California. Padilla ha sostituito Kamala Harris, anch'essa esponente democratica, diventata nel 2021 vicepresidente degli Stati Uniti nell'amministrazione del presidente Joe Biden. Elezioni Dal 1899 al 1939, gli elettori della California avevano votato governatori repubblicani. Dal 1990, la California ha generalmente scelto candidati democratici agli uffici federali, statali e locali, tra cui l'attuale governatore Gavin Newsom. Lo Stato ha comunque eletto alcuni governatori repubblicani, in genere esponenti delle correnti repubblicane più moderate e centriste; tra di essi si ricorda Arnold Schwarzenegger. I democratici anche ora detengono la maggioranza in entrambe le camere legislative statali. Ci sono 56 democratici e 24 repubblicani alla Camera e 26 democratici e 12 repubblicani al Senato. Il fatto che la California negli ultimi decenni si sia collocata tra gli Stati progressisti e dominati dal Partito Democratico è più evidente nelle elezioni presidenziali, in quanto i repubblicani non vincono grandi elettori della California dal 1988 e attualmente lo Stato esprime due senatori democratici. In generale, la forza democratica è concentrata nelle regioni costiere popolate dell'area metropolitana di Los Angeles e della San Francisco Bay Area. La forza repubblicana è più grande nelle parti orientali dello Stato. La Contea di Orange rimane in gran parte repubblicana. Uno studio ha classificato Berkeley, Oakland, Inglewood e San Francisco nella top 20 delle città più liberal americane; e Bakersfield, Orange, Escondido, Garden Grove e Simi Valley tra le prime 20 città più conservatrici. Nel mese di ottobre 2012, dei aventi diritto al voto, persone si sono registrate per votare. Tra le persone registrate, i tre maggiori gruppi erano Democratici (), Repubblicani (), e Decline to State (). La Contea di Los Angeles ha avuto il maggior numero di democratici registrati () e repubblicani () di qualsiasi altra contea dello Stato. Forze armate In California, nel 2009, il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d'America contava un totale di 117.806 persone in servizio attivo, dei quali 88.360 marinai o marines, 18.339 aviatori e 11.097 soldati, con 61.365 impiegati civili del Dipartimento della difesa. Inoltre, vi erano un totale di 57.792 riservisti. Nel 2010 la contea di Los Angeles era quella da cui proveniva la maggior parte delle reclute militari negli Stati Uniti, con 1.437 persone arruolate. Tuttavia, nel 2002, i californiani erano relativamente sottorappresentati nell'esercito in proporzione alla popolazione. Nel 2000 la California aveva 2.569.340 veterani del servizio militare degli Stati Uniti: 504.010 avevano combattuto durante la seconda guerra mondiale, 301.034 nella guerra di Corea, 754.682 nella guerra del Vietnam e 278.003 nelle guerre degli anni 1990-2000 (inclusa la guerra del Golfo Persico). Nel 2010 vi erano 1.954.775 veterani in California, dei quali 1.457.875 avevano svolto il servizio durante un periodo di conflitto armato, e oltre 4.000 persone avevano svolto il servizio prima della seconda guerra mondiale (la più grande popolazione di questo gruppo in tutti gli stati). Le forze militari della California consistono della Guardia Nazionale della California, le Riserve Militari dello Stato della California e i Corpi Cadetti della California. Il 5 agosto 1950 un Boeing B-29 Superfortress della United States Air Force, che trasportava una bomba nucleare, si schiantò poco dopo il decollo dalla Travis Air Force Base. Il brigadiere generale Robert F. Travis, pilota comandante del bombardiere, fu tra i morti. Amministrazione Gemellaggi Catalogna, Spagna Sport Le squadre della California che partecipano alle Maggiori leghe sportive professionistiche americane: Football americano - NFL Los Angeles Rams Los Angeles Chargers San Francisco 49ers Baseball - MLB Los Angeles Angels Los Angeles Dodgers Oakland Athletics San Diego Padres San Francisco Giants Pallacanestro - NBA / NBA D-League Golden State Warriors Los Angeles Clippers Los Angeles Lakers Sacramento Kings Santa Cruz Warriors Agua Caliente Clippers South Bay Lakers Stockton Kings Hockey - NHL Anaheim Ducks Los Angeles Kings San Jose Sharks calcio - MLS Los Angeles Galaxy Los Angeles FC San Jose Earthquakes Lacrosse - MLL San Francisco Dragons San Jose Stealth Note Annotazioni Fonti Voci correlate Governatore della California California Highway Patrol Inglese californiano California State Route 254 Air California Corsa all'oro californiana Neverland Ranch Targhe automobilistiche della California Terremoti in California Altri progetti Collegamenti esterni
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Chicago
Chicago (AFI: ; in inglese ) è la più grande città dell'Illinois, la più grande metropoli dell'entroterra americano e la terza degli Stati Uniti per popolazione dopo New York e Los Angeles, con i suoi abitanti. La sua area metropolitana (detta Chicagoland) conta abitanti distribuiti in un'ampia area pianeggiante situata lungo le rive del lago Michigan. La città si estende per sul lago Michigan da nord a sud. Soprannominata "Windy City" e "Second City", il centro della città (denominato "the Loop") è dominato da imponenti grattacieli che arrivano anche ai 104 piani (per un'altezza di ) della Willis Tower. Questo tipo architettonico è nato proprio a Chicago che, se da tempo ha dovuto cedere a New York il primato di città con più grattacieli nel paese, vanta ancora oggi il terzo grattacielo più alto statunitense (dopo il nuovo World Trade Center e la Central Park Tower). Trentacinque dei suoi grattacieli superano i 200 metri d'altezza. Trasformatasi da cittadina in un'importante metropoli, Chicago è stata definita come una delle 10 città più influenti al mondo. Oggi è una città multietnica, nonché un importante centro finanziario e industriale ed uno dei maggiori centri fieristico/espositivi mondiali. È la città con il maggior numero di ponti mobili al mondo (attualmente 45) ed è un punto di riferimento mondiale per il blues. Geografia fisica Territorio Chicago è la terza città degli Stati Uniti d'America. La città si trova all'interno della zona umida a clima continentale, ha quattro stagioni ben distinte. Le estati sono calde e umide con temperature medie diurne elevate . Normalmente le temperature estive superano i per 17 giorni. Con minime notturne di 16-. Gli inverni sono freddi, nevosi e ventosi, con pochi giorni di sole e con temperature (in particolare di notte) sotto lo zero. La temperatura, solitamente per 43 giorni all'anno rimane sotto lo zero per tutto il giorno. Primavera e autunno sono stagioni miti con bassa umidità. Secondo il National Weather Service la più alta temperatura di Chicago, , è stata registrata il 24 luglio 1934. La temperatura più bassa, , è stata registrata il 20 gennaio 1985. La città può sperimentare ondate di freddo invernali estreme che possono perdurare per più giorni consecutivi Clima annuale Storia La fondazione e i primi anni A metà del XVII secolo, la zona dove ora sorge Chicago era abitata dalla tribù Potawatomi, che aveva preso il posto di due precedenti nazioni native, i Miami e i Sauk e Meskwaki. Il nome Chicago deriva da una parola Miami Shikaakwa francesizzata poi in Checagou, e significa porro selvatico. La zona fu chiamata così a causa dell'odore portato dai porri wild leeks, frequenti attorno agli acquitrini che ricoprivano l'odierna area urbana. Nel 1674 padre Jacques Marquette fondò una missione sulle rive del Lago Michigan che divenne in seguito la città di Chicago. La prima testimonianza del nome Checagou è del 1679 e viene dalle memorie dell'esploratore Robert de la Salle. Nel suo diario, Henry Joutel scrisse che nel settembre del 1687:«arrivati nel luogo chiamato Checagou, che da quanto sappiamo, prende il nome dalla grande quantità di porri selvatici che crescono nelle foreste di questa regione»Il primo abitante di Chicago non appartenente a tribù native fu Jean Baptiste Pointe du Sable, un haitiano di origini francesi, che si stabilì sul Chicago River intorno al 1770 e che sposò una donna Potawatomi ed è infatti conosciuto come il Fondatore di Chicago. Nel 1795, dopo la Guerra indiana del Nord-Ovest, a seguito del Trattato di Greenville, la zona di Chicago fu ceduta dai nativi al governo degli Stati Uniti che vi creò un forte. Fort Dearborn fu eretto nel 1803 ma fu distrutto durante la guerra del 1812 per poi essere ricostruito nel 1816 e definitivamente demolito nel 1871. Dopo la guerra, nel 1816 i Potawatomi, gli Ottawa e gli Ojibway furono costretti a cedere altre terre al governo dopo il trattato di Saint Louis. I Potawatomi furono forzatamente rimossi dalle zone nel 1833 dopo il Trattato di Chicago e costretti a migrare a ovest del fiume Mississippi durante la deportazione degli indiani. Nascita della municipalità e crescita vertiginosa Il 12 agosto 1833 venne creata la municipalità di Chicago, con una popolazione di 300 abitanti. I primi confini della città furono le strade Kinzie, Desplaines, Madison e State, all'interno delle quali era incluso un territorio di circa . Il 15 giugno 1835 viene venduto il primo terreno della città e il 10 marzo 1837 assume il titolo di città. La seconda metà dell'800 portò grandi progressi: Il Chicago Portage diventa un centro nevralgico per il trasporto dall'est all'ovest degli Stati Uniti, viene costruita la prima ferrovia, la Galena and Chicago Union Railroad, e nel 1848 viene costruito l'Illinois and Michigan Canal che permetteva alle imbarcazioni che navigavano nei Grandi Laghi di raggiungere il Mississippi. Sempre nel 1848 nacque il Chicago Board of Trade che emise i primi contratti a termine di scambi in borsa. L'industria manifatturiera e il mercato finanziario divennero i settori dominanti influenzando l'economia statunitense. Una così florida situazione attirò molte persone dalle campagne e molti immigrati. Negli anni 50 dell XIX secolo la città assunse grande prestigio politico come città del senatore Stephen Douglas vincitore del Kansas-Nebraska Act. Nel febbraio 1856 la grande crescita demografica comportò una forte speculazione edilizia e un miglioramento delle infrastrutture e della sanità secondo il piano di Ellis Chesbrough approvato dal consiglio comunale. Ma mentre si miglioravano le condizioni sanitarie in città, i rifiuti e i liquami industriali venivano versati nel fiume Chicago e di conseguenza nel Lago Michigan inquinando la principale fonte idrica cittadina. Il problema venne risolto nel 1900 con una portentosa opera ingegneristica ovvero delle costruzioni sulla superficie del lago collegate ad un tunnel sotterraneo che incanalano le acque reflue del lago nel tunnel che le espelle sottoterra. La città istituì molti grandi parchi municipali ben curati, che includevano anche strutture sanitarie pubbliche. Il principale addetto al miglioramento della salute pubblica a Chicago fu il dott. John H. Rauch, che stabilì un piano per il sistema di parchi di Chicago nel 1866. Egli creò il Lincoln Park chiudendo un cimitero pieno di tombe poco profonde e, nel 1867, in risposta allo scoppio di un'epidemia di colera contribuì a creare un nuovo Consiglio di salute di Chicago. Dieci anni dopo divenne il segretario e poi il presidente del primo Consiglio di Stato dell'Illinois per la salute, che svolse la maggior parte delle sue attività a Chicago. Durante gli anni 70' e 80', Chicago raggiunse la posizione nazionale come leader nel movimento per migliorare la salute pubblica. Le città e, successivamente, le leggi statali che migliorarono gli standard per la professione medica e combatterono le epidemie urbane di colera, vaiolo e febbre gialla furono entrambe approvate e applicate. Queste leggi sono diventate modelli per la riforma della salute pubblica in altre città e stati. Tra l'8 e il 10 ottobre 1871 la città fu quasi completamente distrutta dal Grande incendio di Chicago. Una leggenda metropolitana - poi smentita - vuole che ad appiccare il fuoco sia stata una lanterna rovesciata dal calcio di una mucca appartenente alle sorelle O'Leary, la cui stalla si trovava al 137 di DeKoven Street. Spinte dai forti venti, le fiamme ridussero gran parte del centro in cenere, grazie anche al fatto che molte case erano ancora di legno. Nella ricostruzione che seguì, venne costruito in città il primo grattacielo della storia, l'Home Insurance Building. I conflitti lavorativi come scioperi e boicottaggi, seguirono il boom industriale e la rapida espansione del pool di lavoro, inclusa la relazione Haymarket il 4 maggio 1886 e nel 1894 il Pullman Strike. I gruppi anarchici e socialisti hanno avuto un ruolo di primo piano nella creazione di azioni sindacali molto ampie e altamente organizzate. La preoccupazione per i problemi sociali tra i poveri immigrati di Chicago portò Jane Addams ed Ellen Gates Starr a fondare Hull House nel 1889. I programmi che sono stati sviluppati lì sono diventati un modello per il nuovo campo del lavoro sociale. La città crebbe in modo significativo per dimensioni e popolazione incorporando molti comuni vicini tra il 1851 e il 1920, con la più grande annessione avvenuta nel 1889, con cinque comuni che si unirono alla città, tra cui la Hyde Park Township, che ora comprende la maggior parte del lato sud di Chicago e l'estremo sud-est di Chicago, e il Jefferson Township, che ora costituisce la maggior parte del Northwest Side di Chicago. Il desiderio di unirsi alla città era guidato dai servizi municipali che la città poteva fornire ai suoi residenti. Nel 1900, per risolvere i ripetitivi problemi di inquinamento delle acque del Lago Michigan, la città intraprese una seconda innovativa impresa ingegneristica: il corso del Fiume Chicago fu invertito grazie alla costruzione di un canale che lo collegò al Fiume Illinois. Nel XIX secolo Chicago divenne il centro ferroviario della nazione e nel 1910 oltre 20 ferrovie gestivano il servizio passeggeri da sei diversi terminal del centro cittadino. Nel 1883, i gestori delle ferrovie di Chicago avevano bisogno di una convenzione generale sul tempo, quindi svilupparono il sistema standardizzato di fusi orari del Nord America. Questo sistema per stabilire il tempo si è diffuso in tutto il continente. Nel 1893, la città ha ospitato la Fiera Colombiana di Chicago sull'ex area paludosa nell'attuale sede di Jackson Park. L'Esposizione ha attirato 27,5 milioni di visitatori ed è considerata la fiera mondiale più influente della storia. L'Università di Chicago, precedentemente in un'altra sede, si trasferì nella stessa sede del South Side nel 1892. Il termine "a metà strada" per una fiera o un carnevale si riferiva originariamente a Midway Plaisance, una striscia di terra del parco che ancora attraversa l'Università di Chicago e collega i parchi Washington e Jackson. La florida economia di Chicago attirò un gran numero di nuovi immigrati dall'Europa e dagli Stati Uniti orientali. Della popolazione totale nel 1900, oltre il 77% era di origine straniera o era nato negli Stati Uniti da genitori stranieri. Tedeschi, irlandesi, polacchi, svedesi e cechi costituivano quasi i due terzi della popolazione straniera (nel 1900, i bianchi erano il 98,1% della popolazione della città). I "Giorni della rabbia" di Chicago nel 1968 Con "Giorni della rabbia" si intendono una serie di manifestazioni (alcune delle quali violente) che si verificarono per tre giorni a Chicago nell'ottobre del 1968, organizzate dalle fazioni dei Weatherman e dei Revolutionary Youth Movement, appartenenti al gruppo degli Studenti per una società democratica. Il gruppo, da sempre dichiaratamente contrario alla guerra in Vietnam condotta in quegli anni dal Governo statunitense, utilizzava lo slogan di John Jacobs di Portare la guerra a casa. Nei giorni precedenti le manifestazioni, gli appartenenti alla fazione dei Weatherman avevano diffuso volantini in tutte le sedi universitarie della città di Chicago, invitando gli studenti a scendere in strada e a protestare contro la guerra. Il 6 ottobre 1968, un ordigno fece saltare in aria un monumento commemorativo di alcuni poliziotti deceduti in uno scontro a fuoco del 1889. L'esplosione distrusse alcune decine di finestre e danneggiò alcune autovetture parcheggiate in quel momento. Nessuno fu mai arrestato per la detonazione. Va considerato che a partire dalla fine del 1968, la fazione dei Weatherman si era sempre più allontanata dalla politica dal gruppo centrale degli Studenti per una società democratica, e man mano aveva assunto un carattere sempre più violento e para militare. I volantini distribuiti nelle Università erano quindi un tentativo da parte dei Weatherman di "fare da soli", e i suoi dirigenti speravano che in molti avrebbero aderito alla manifestazione. 8 ottobre 1968 Nonostante le speranze degli organizzatori, la mattina dell'8 ottobre alla manifestazione si presentarono però poco più di 700 persone, la maggior parte delle quali appartenenti ai Weatherman. La polizia, che ipotizzava anch'essa una maggiore adesione, aveva già predisposto per le strade della città 2.000 agenti. Col passare delle ore i partecipanti tuttavia aumentarono, fino a raggiungere in prima serata i circa 1.500 individui. Alcuni discorsi vennero tenuti a Lincoln Park, e John Jonson disse che: «Nonostante oggi potremmo perdere qualcuno di noi (riferendosi evidentemente a possibili scontri con la polizia), il solo fatto che siamo qui in strada e siamo pronti a fare opposizione è già per noi una vittoria politica.» Solo a quell'ora John Jonson rivelò ai presenti quale fosse il vero obbiettivo della manifestazione: raggiungere il Drake Hotel, residenza del giudice Julius Hoffman, che qualche mese prima aveva condannato vari appartenenti al gruppo antagonista dei Chicago 7. La folla si mosse immediatamente nel tentativo di raggiungere il Drake Hotel, ma a metà strada incontrò le barricate erette dalla polizia di Chicago, che non appena visti i manifestanti (molti dei quali a volto coperto ed armati di bastone) irruppe in diverse cariche col chiaro tentativo di disunire la massa di manifestanti. Solo un piccolo gruppo riuscì a raggiungere la strada del Drake Hotel, le cui finestre andarono in frantumi dopo essere state raggiunte da una sassaiola. Alcuni poliziotti in borghese raggiunsero anch'essi la via dell'Hotel, ed aprirono il fuoco sui facinorosi. La rivolta generale durò all'incirca mezz'ora, e la polizia riferì che erano stati utilizzati un gran quantitativo di lacrimogeni e che 24 dei suoi agenti erano rimasti feriti in maniera non grave. Durante le fasi iniziali della protesta venne arrestato uno dei fondatori dei Weatherman, John Jacobs. 9 ottobre 1968 La mattina del 9 ottobre circa 70 donne appartenenti ai Weatherman si incontrarono al Grant Park per stabilire il da farsi. Dopo essersi confrontate, decisero di assaltare uno degli uffici dell'amministrazione comunale di Chicago, ma vennero fermate dalla polizia non appena uscite dal parco. Data la crescente preoccupazione per possibili rivolte, il governatore dell'Illinois fece quel giorno giungere a Chicago altri 2.500 uomini della Guardia nazionale. Anche a seguito dell'arresto di John Jonson, avvenuto la sera prima, i Weatherman annullarono tutte le manifestazioni in programma per la giornata. Tuttavia altre manifestazioni si svolsero comunque davanti al Tribunale Federale di Chicago e davanti ad una fabbrica di mietitrici, questa volta organizzate dal Revolutionary Youth Movement. In quest'ultima manifestazione, il leader delle Pantere Nere Fred Hampton dissociò formalmente la sua organizzazione dalle azioni dei Weatherman, definendo i suoi appartenenti come anarchici opportunisti. La sera del 9 ottobre alcuni appartenenti ai Weatherman scoprono di avere al loro interno un informatore della polizia. La spia viene duramente picchiata. 10 ottobre 1968 La più grande manifestazione dei "Giorni della Rabbia" si svolse la mattina del 10 ottobre, quando circa 2.000 persone scesero in piazza coordinati dal Revolutionary Youth Movement. La manifestazione si svolse per lo più nelle strade del quartiere latino di Chicago. 11 ottobre 1968 Dopo due giorni di generale disorientamento (a causa dell'arresto dei loro leader), i Weatherman provano nella giornata dell'11 ottobre a serrare nuovamente i propri ranghi e a passare al contrattacco. Circa 300 manifestanti si dirigono verso il The Loop, quartiere finanziario di Chicago, dove ad attenderli ci sono già centinaia di poliziotti armati ed in tenuta anti sommossa. Nonostante le forze messe in campo dalla polizia, i manifestanti riescono ad oltrepassare lo sbarramento e a raggiungere il quartiere finanziario, distruggendo vetrine di negozi, automobili e finestre. Tuttavia, nel giro di 20 minuti la polizia riesce a riportare la calma nel quartiere, arrestando buona parte dei manifestanti. Durante gli scontri dell'11 ottobre, Richard Elrod, un avvocato ebreo di Chicago, restò paralizzato per un colpo subito mentre aiutava un poliziotto ad arrestare un manifestante. Conclusioni Al termine delle violenze, la città di Chicago riferì danni agli edifici per 35 mila dollari e l'arresto di 287 persone. Tra questi vi erano molti dirigenti dei Weatherman e degli studenti per una società democratica. Quest'ultima pagò circa 283 mila dollari in cauzioni per scarcerare i suoi dirigenti. In definitiva, il ciclo di manifestazioni contro la guerra progettato dai Weatherman aveva raggiunto risultati deludenti rispetto alle aspettative, per una serie di cause: la scarsa affluenza di persone, aggiunta ad una tempestiva e ben organizzata reazione della polizia (che aveva diversi informatori all'interno delle organizzazioni studentesche), avevano reso le manifestazioni sterili ma assai più violente del previsto. Inoltre i "Giorni della rabbia" portarono al definitivo deterioramento dei rapporti tra i Weatherman, gli Studenti per una società democratica e le Pantere Nere. Società Evoluzione demografica I cittadini di Chicago vengono chiamati Chicagoans. Secondo i dati del 2020 Chicago ha una popolazione di abitanti. La popolazione è così suddivisa: neri 32,9%, bianchi 31,7%, ispanici 13,3%, asiatici 5,5%, nativi americani 0,5%, altre etnie 13,4%, mix di due o più etnie 2,7%. Le origini della popolazione, secondo il censimento del 2008, sono le seguenti: irlandesi - 6,6%, tedeschi - 6,5%, serbi - 5,8%, italiani - 3,5%, assiri - 3,5%, inglesi - 2,0%. Cultura Università Università di Chicago Università di Notre Dame Università dell'Illinois - Chicago Università DePaul Illinois Institute of Technology Università Loyola Northwestern University Università di North Park Università statale di Chicago John Marshall Law School National Louis University Musei The Art Institute Field Museum Museo della scienza e dell'industria Lincoln Park Zoo Brookfield Zoo Shedd Aquarium Museum of Contemporary Art National Italian American Sports Hall of Fame Chicago History Museum Museo di Scienza Chirurgica (Museum of Surgical Science) Oriental Institute Museum Money Museum, Federal Reserve Bank of Chicago Peggy Notebaert Nature Museum Museo Nazionale di Arte Messicana (National Museum of Mexican Art) LUMA, Museo d'Arte della Loyola University. Musica La città di Chicago ha sempre ricoperto nel panorama musicale statunitense il ruolo di centro nevralgico del jazz e del blues. Nei primi decenni del Novecento fu meta per molti musicisti afro-statunitensi che provenivano dagli Stati del sud durante la grande migrazione afroamericana in cerca di lavoro e di un tessuto sociale migliore. Fu proprio il blues, caratteristica intrinseca dei musicisti neri del delta del Mississippi, ad essere importato in questa grande metropoli industriale creando, con il passare degli anni, un proprio Chicago-style, caratterizzato da innovative sonorità elettriche. Grandi virtuosi del blues parteciparono al vivace contesto musicale della città a partire dagli anni venti fino ai giorni nostri, e molti di essi si affermarono anche in campo internazionale. Fra i chitarristi ricordiamo Muddy Waters, Buddy Guy, Howlin' Wolf, Big Bill Broonzy; fra i pianisti: Big Maceo, Sunnyland Slim, Jimmy Yancey, Meade "Lux" Lewis, Albert Ammons, Blind John Davis, Otis Spann; tra gli armonicisti: Sonny Boy Williamson I, Sonny Boy Williamson II, Little Walter, Junior Wells. I locali dove si suonava il Blues venivano chiamati confidenzialmente "Rent Parties", ovvero piccole feste più o meno improvvisate dove gli afro-americani si ritrovavano la sera per ballare, bere e divertirsi. Con il passare degli anni il Blues incontrò un interesse sempre maggiore, diffondendosi anche nelle comunità dei bianchi e conoscendo un forte revival a partire dagli anni sessanta. Ancora oggi, a distanza di più di mezzo secolo dall'epoca d'oro (anni trenta e quaranta), il blues continua ad affascinare musicisti di ogni età e la città di Chicago organizza ogni anno, in estate, un prestigioso Blues Festival dove si esibiscono artisti di fama internazionale. Questo contesto estremamente vivace permise alla città di essere anche uno dei primi gangli del Rock'n'Roll: la storica etichetta Chess Records (fondata nel 1947 dall'immigrato polacco Leonard Chess) ha posto a battesimo artisti blues come Muddy Waters, Howlin' Wolf, Willie Dixon e Etta James, ma anche future star del rock come Bo Diddley e soprattutto Chuck Berry (che nel 1955 proprio a Chicago incise Maybellene, considerata la prima canzone rock'n'roll in assoluto). In campo jazzistico, la Windy City ha mantenuto nel corso degli anni un ruolo di primo piano, dall'epoca d'oro dello swing e delle big band (tra cui quella del clarinettista Benny Goodman, la prima ad avere una composizione multirazziale) alle sperimentazioni del free jazz (Art Ensemble of Chicago). Negli anni ottanta Chicago è stata, prima di New York, il centro e il punto di partenza di quel fenomeno musicale denominato house music, che una volta che ebbe raggiunto l'Europa (e in particolare l'Inghilterra nella seconda metà del decennio) diede vita, assieme alla techno di Detroit, all'evoluzione nei principali generi della musica elettronica dagli anni novanta ad oggi. A Chicago hanno sede alcune fondamentali istituzioni del rock alternativo, come l'etichetta Touch and Go, gli studi di registrazione Electrical Audio (fondati e diretti da Steve Albini), la rivista Pitchfork (che ogni anno organizza in città il Pitchfork Music Festival) e il festival itinerante Lollapalooza. La scena di Chicago è stata determinante per l'affermarsi di generi quali il power-pop, il post-hardcore, l'industrial metal, l'alternative country e il post-rock. Da Chicago provengono diversi nomi cult dell'indie rock, dagli Smashing Pumpkins ai Wilco. Gli stessi Wilco inoltre hanno usato nel 2002, come copertina del loro disco simbolo Yankee Hotel Foxtrot, una foto del complesso urbano della Marina City. Chicago vanta anche un ruolo di eccellenza in campo classico e lirico. La Chicago Symphony Orchestra, che dal 2010 ha come Direttore Musicale Riccardo Muti, è una delle principali orchestre americane e mondiali, mentre la Lyric Opera of Chicago, che è stata diretta per circa 25 anni dall'italiano Bruno Bartoletti, è uno dei principali teatri lirici internazionali. Chicago è tuttora famosa per la musica rap, e vi è nato il sottogenere detto drill, nata nel 2010/2011, caratterizzata da sintetizzatori molto cupi e che parla principalmente di uccidere i mebri delle gang avversarie. Qui è nata l'etichetta discografica di Lil Durk, OTF (acronimo di Only The Family), i più famosi cantanti di questo sottogenere nato nei quartieri poveri di Chicago, più precisamente il quartiere di Parkway Garden Homes, sono sicuramente Chief Keef, King Von e Lil Durk. Cinema Seppur preceduta per importanza nell'industria cinematografica da Los Angeles e New York, a Chicago sono stati girati diversi celebri film, tra cui The Blues Brothers (1980), Gli intoccabili (1987), Il fuggitivo (1993), Mamma, ho perso l'aereo (1990), Drago d'acciaio (1992), Appuntamento a Wicker Park (1996),Ti odio, ti lascio, ti... (2006),Payback - La rivincita di Porter (1999), What Women Want (2000), Alta fedeltà (2000), Save the Last Dance (2001), Io, robot (2004) Cadillac Records (2008), La memoria del cuore (2012), Divergent (2014), Jupiter - Il destino dell'universo (2015) Il matrimonio del mio migliore amico (1997) Tra le serie TV ambientate a Chicago vanno citate E.R. - Medici in prima linea, La vita secondo Jim, Prison Break, Ultime dal cielo, Shameless, Perception, The Chicago Code, Chicago Fire (serie televisiva), Chicago P.D. e Chicago Med, The Good Wife e The Chi. A Chicago è anche ambientato il falso documentario Death of a president (2006), Aiuto vampiro (Cirque du Freak: The Vampire's Assistant), regia di Paul Weitz (2009) Architettura Fra gli edifici più importanti della città: Willis Tower Trump International Hotel and Tower Aon Center John Hancock Center Monadnock Building United Center AT&T Corporate Center Two Prudential Plaza 311 S. Wacker Dr. 900 N. Michigan Ave. Water Tower Place Chase Tower Park Tower Three First National Plaza Chicago Title & Trust Center Olympia Centre 330 North Wabash (già IBM Plaza) 111 S. Wacker Dr. 181 W. Madison St. Hyatt Center One Magnificent Mile 77 West Wacker Drive (già Donnelley Building) 340 on the park Economia Chicago è stato sempre un centro importante per il commercio statunitense. Al giorno d'oggi la città rimane il secondo centro finanziario del paese e la sua area metropolitana è la terza, negli Stati Uniti, riguardo al valore dei beni e dei servizi prodotti. Nel 2015 Chicago ha generato un prodotto interno lordo di 360 miliardi di dollari, il terzo tra le maggiori città statunitensi, ma anche il primo al di fuori delle due coste. Prima che, nel 1833, venisse creata la municipalità, l'attività economica principale era il commercio di pellicce. La crescita esplosiva di Chicago richiamò poi una folta schiera di speculatori ed individui intraprendenti. Situata sui Grandi Laghi, Chicago divenne un luogo ideale per la logistica ed il trattamento delle merci in transito. Vennero così costruite numerose linee ferroviarie che la collegarono con il resto del paese; inoltre, l'apertura dell'Illinois and Michigan Canal agevolò i traffici verso sud, lungo il corso del Mississippi. Negli anni quaranta dell'Ottocento, Chicago divenne il principale porto del mondo per il commercio dei cereali, che dal bacino granario del Mississippi, una delle principali regioni agricole del mondo, venivano esportati via mare attraverso i Grandi Laghi. Nel 1848 Chicago costruì il primo elevatore per cereali. Nel 1858 ne erano in funzione venti, che caratterizzavano il profilo di Chicago, come ora i grattacieli al punto che Carl Sandburg descrisse in quegli anni la città come una "catasta di grano". Lo sviluppo prodigioso dell'industria ferroviaria fu una delle maggiori cause che portò alla nascita nel 1857 e al successivo rapido sviluppo dell'industria dell'acciaio, che determinò uno dei primi grandi afflussi migratori. Tra il 1850 ed il 1870 l'industria del trattamento carni bovine e suine ebbe la sua potente affermazione a Chicago. Grandi imprenditori come Gustavus Swift e Philip Armour fecero sì che l'area cittadina divenisse la più importante al mondo nella filiera della carne. Nel 1862 Chicago aveva già soppiantato Cincinnati, nell'Ohio, come "Porkopolis", ossia come maggiore centro nel settore della macellazione e del trattamento di carni suine. Nei dieci anni dopo il 1860 due fattori aiutarono questo sviluppo. Il primo fu la Guerra di secessione, che fece aumentare la domanda di prodotti alimentari per le esigenze dell'esercito: l'imponente rete di trasporti ferroviaria ed idrica che partiva da Chicago consentiva di rifornire velocemente e con efficienza le armate nordiste. Il secondo fattore fu dato dal nascente utilizzo del ghiaccio nei mattatoi. Prima di allora gli impianti di macellazione e distribuzione erano costretti a chiudere durante i caldi mesi estivi. Più mesi di operatività per macelli portarono a più lavoro, e quindi più reddito per gli operai, che erano pagati a ore e minori costi per unità di prodotto. Nel decennio successivo l'inscatolamento della carne avrebbe ulteriormente accresciuto l'importanza dei mattatoi di Chicago. Un'altra innovazione che l'industria della carne di Chicago, per prima al mondo, avrebbe sfruttato su larga scala fu la catena di montaggio. Le carcasse degli animali, appese ad un gancio, passavano davanti ai vari operai, ognuno dei quali provvedeva sempre alla stessa singola operazione. L'enorme risparmio di tempo portato da questi metodi di lavorazione ispirarono anche Henry Ford, quando creò la linea di montaggio del Modello T. L'industria della carne che s'affermò a Chicago negli anni dopo il 1860 può anche essere considerata il primo esempio di industria globale. Le più grosse società del settore, come la Armour & Co., già in quegli anni avevano creato una rete mondiale di filiali, con cui comunicavano attraverso il telegrafo. Anche gli odierni mercati dei futures e delle materie prime sono nati a Chicago. A base di ciò vi fu ancora una volta la gran quantità di prodotti agricoli che venivano trasportati in città dalle pianure del Nord America e lì tenuti in deposito. Gli operatori cominciarono così a scambiarsi diritti sulle varie partite di merci mediante la compravendita di titoli che le rappresentavano e ben presto cominciarono a trattare anche i beni (da tutto il paese, per mezzo del telegrafo) che in futuro sarebbero stati depositati a Chicago. Nacquero così il Chicago Board of Trade (CBOT) che tratta il prezzo di grano e cereali, il Chicago Mercantile Exchange (CME) nel quale si determinano i tassi di cambio delle valute mondiali, e i metodi usati anche oggi nei mercati delle materie prime. A partire dagli anni settanta del XX secolo il nuovo corso mondiale dell'economia mise in crisi i capisaldi di quella tradizionale, sui quali si basava Chicago; chiusero quindi i battenti sia mattatoi che acciaierie e molte attività secondarie fecero altrettanto di conseguenza o si trasferirono altrove. Lo spirito intraprendente che caratterizza i chicagoans fece sì che ciò non diventasse un motivo di crisi, ma l'opportunità per un nuovo tipo di sviluppo, basato sull'economia dei servizi. Dal 1973 è attivo il Chicago Board Options Exchange che tratta strumenti finanziari ed è per volumi scambiati il primo mercato in America per opzioni su azioni e indici azionari statunitensi. In tempi più recenti, ovviamente, non è mancato l'aggancio all'impetuoso sviluppo dell'industria informatica. La città è altresì sede di numerosi e celebri studi legali internazionali, tra cui Kirkland & Ellis (primo al mondo per fatturato), Baker McKenzie, Sidley Austin, Mayer Brown, e McDermott Will & Emery. Lista di società con sede nell'area metropolitana di Chicago Società con sede all'interno dei confini cittadini di Chicago Accenture Aon Corporation (n. 199 nella lista Fortune 500) Boeing (n. 21 nella lista Fortune 500) Chicago Board of Trade Chicago Mercantile Exchange Chicago Stock Exchange Click Commerce CNA Encyclopædia Britannica Equity Office Properties (n. 493 nella lista Fortune 500) Equity Residential Properties Trust Exelon Corporation (n. 126 nella lista Fortune 500) General Growth Properties Groupon Hostway Morton Salt National Stock Exchange Northern Trust Old Republic International Corporation (n. 491 nella lista Fortune 500) Orbitz Peoples Energy Playboy Quaker Oats R.R. Donnelley & Sons (n. 362 nella lista Fortune 500) Sara Lee (n.104 nella lista Fortune 500) Smurfit-Stone Container Corporation (n. 255 nella lista Fortune 500) Telephone and Data Systems Incorporated (n. 480 nella lista Fortune 500) Tootsie Roll Industries Tribune Company (n. 323 nella lista Fortune 500) US Cellular United Airlines USG Corporation (n. 458 nella lista Fortune 500) Unitrin Whittman-Hart WM. Wrigley Jr. Company Società con sede in altri centri dell'area metropolitana Abbott Laboratories (Abbott Park, IL) (Fortune 500) Allstate (Northbrook, IL) (Fortune 500) Azteca Foods (Summit-Argo, IL) Baxter International (Deerfield, IL) (Fortune 500) Brunswick Corporation (Lake Forest, IL) (Fortune 500) CDW (Vernon Hills, IL) (Fortune 500) CNH Global (Burr Ridge, IL; precedentemente Lake Forest, IL) Crate and Barrel (Northbrook, IL) Fortune Brands (Lincolnshire, IL) (Fortune 500) Illinois Tool Works (Glenview, IL) (Fortune 500) Kraft Foods (Northfield, IL) Laidlaw (Naperville, IL) (Fortune 500) McDonald's Corporation (Oak Brook, IL) (Fortune 500) Molex (Lisle, IL) Motorola (Schaumburg, IL) (Fortune 500) Namco Cybertainment (Bensenville, IL) Navistar International Corporation (Warrenville, IL) (Fortune 500) Nicor (Naperville, IL) Pearson Scott Foresman (Glenview, IL) Sears Holdings (Hoffman Estates, IL) (Fortune 500) ServiceMaster (Downers Grove, IL) (Fortune 500) Tellabs (Naperville, IL) Tenneco (Lake Forest, IL) (Fortune 500) United Stationers (Des Plaines, IL) (Fortune 500) Walgreens (Deerfield, IL) (Fortune 500) W.W. Grainger (Lake Forest, IL) (Fortune 500) Zebra Technologies (Vernon Hills, IL) Zenith Electronics Corporation (Lincolnshire, IL) Amministrazione Chicago si trova nella Contea di Cook, di cui è il capoluogo. L'amministrazione cittadina è incentrata sul sindaco e il consiglio comunale. Il sindaco, eletto per quattro anni, ha la responsabilità della gestione amministrativa e nomina i dirigenti, responsabili dei vari dipartimenti in cui è divisa la struttura comunale. L'odierno sindaco è Lori Lightfoot del Partito Democratico. Il consiglio comunale, che costituisce l'organo legislativo della città, è composto da 50 aldermanni (consiglieri). Mentre il sindaco, il segretario comunale e il tesoriere sono eletti dalla totalità dei cittadini, ogni aldermanno viene eletto in una particolare circoscrizione. Il consiglio comunale, tra l'altro, approva il bilancio. Le priorità amministrative sono stabilite dal consiglio con una risoluzione di bilancio, solitamente approvata in novembre. Politica Per gran parte del XX secolo, Chicago è stata una delle maggiori roccaforti democratiche degli Stati Uniti: l'ultimo sindaco repubblicano, William Thompson, venne eletto nel 1927. Oggi un solo consigliere comunale è repubblicano. La fedeltà di Chicago al Partito democratico emerge anche nelle elezioni per la legislatura dello Stato e per il Congresso degli Stati Uniti. Nel 2004 la vittoria di Barack Obama al seggio senatoriale dell'Illinois ha avuto in buona parte origine dalla maggioranza schiacciante raccolta in città. L'orientamento politico degli abitanti di Chicago è, in genere, più progressista rispetto al resto del Midwest statunitense e le politiche di welfare godono di largo consenso tra i Chicagoans. Alla fine del XX secolo tra la popolazione è stata profondamente radicata una certa tradizione radicale e la città contava numerose e influenti organizzazioni socialiste e anarchiche. La Windy City è stata inoltre pioniera assoluta nel campo delle lotte di genere: è stata la prima città statunitense a ospitare un'associazione impegnata nella difesa dei diritti degli omosessuali, la Society for Human Rights (fondata nel 1924), che ha prodotto la prima rivista dedicata a un pubblico esclusivamente gay, la Friendship and Freedom; il distretto di Lake View denominato Boystown è stato il primo gay village ufficiale degli Stati Uniti; la comunità gay di Chicago (città in cui dal 2014 sono legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso) è una delle più ampie e attive del mondo occidentale. L'abilità manovriera dell'ex sindaco Richard J. Daley (padre di Richard M. Daley, a sua volta sindaco fino al 2011) ha preservato la locale "macchina" dal subire la decadenza toccata in altre grandi città statunitensi a sistemi di potere simili. La politica di Chicago è caratterizzata da una certa fama di corruzione. Gemellaggi La città è gemellata con: [Patto d'Amicizia] . Sport Chicago è rappresentata in tutte le principali leghe professionistiche statunitensi: i Chicago Bears (NFL - football americano) giocano al Soldier Field; i Chicago Bulls (NBA - basket) giocano allo United Center; i Chicago Blackhawks (NHL - hockey su ghiaccio) giocano allo United Center; i Chicago Cubs (MLB - baseball) giocano al Wrigley Field e i Chicago White Sox (MLB - baseball) giocano al Guaranteed Rate Field; i Chicago Fire (MLS - calcio) giocano al SeatGeek Stadium; i Chicago Red Stars (NWSL - calcio femminile) giocano al SeatGeek Stadium. A Chicago ha sede la United States Soccer Federation. Infrastrutture e trasporti Ferroviari La città è dotata di un servizio metropolitano oltre che di un servizio ferroviario suburbano e di numerose linee automobilistiche di superficie che servono capillarmente e assiduamente le grandi vie della città. In città sono presenti linee express che ricalcano i percorsi di altre linee ma saltano alcune fermate meno importanti. Esistono anche linee express per l'aeroporto internazionale O'Hare, in aggiunta alla linea metropolitana blu. Il costo del biglietto, acquistabile a bordo, è di 2 dollari, mentre quello della metropolitana è di 2,25 dollari. Aeroporti La città è servita dall'Aeroporto Internazionale O'Hare. Esso è il secondo aeroporto più grande del mondo per traffico ed è switch per due compagnie aeree americane, la United Airlines (che ha sede proprio a Chicago) e l'American Airlines. È inoltre presente l'aeroporto internazionale di Chicago Midway, usato principalmente dalle compagnie aeree low-cost. Note Voci correlate Chicago (fiume) Illinois Lago Michigan III Giochi panamericani Deep-dish pizza Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Comuni%20dell%27Algeria
Comuni dell'Algeria
I comuni dell'Algeria rappresentano il terzo livello di suddivisione amministrativa del paese nordafricano. L'Algeria è suddivisa in 58 province, che a loro volta sono suddivise in 548 distretti (dāʾira, ), a loro volta suddivise in 1541 comuni (baladiyat). Elenco Lista dei comuni dell'Algeria, in ordine alfabetico: Abadla Abalessa Abdelkader Azil Abdelmalek Ramdane Abi Youcef Abou El Hassan Achaacha Achabou Adekar Adrar Afir Aghbal Aghbalou Aghlal Aghribs Agouni Gueghrane Ahl El Ksar Ahmar El Aïn Ahmed Rachedi Ahnif Aïn Abessa Aïn Abid Aïn Adden Aïn Arnat Aïn Azel Aïn Babouche Aïn Beïda Aïn Beïda Aïn Beida Harriche Aïn Ben Beida Aïn Ben Khelil Aïn Bénian Aïn Bénian Aïn Berda Aïn Bessem Aïn Bouchekif Aïn Boucif Aïn Boudinar Aïn Bouyahia Aïn Bouziane Aïn Charchar Aïn Chouhada Aïn Deheb Aïn Diss Aïn Djasser Aïn Diss Aïn El Arbaa Aïn El Assel Aïn El Berd Aïn El Bia Aïn El Hadid Aïn El Hadjar Aïn El Hadjar Aïn El Hadjel Aïn El Hammam Aïn El Ibel Aïn El Kebira Aïn El Kerma Aïn El Melh Aïn El Orak Aïn El Turc Aïn El Turk Aïn Errich Aïn Fakroun Aïn Fares Aïn Fares Aïn Feka Aïn Fekan Aïn Ferah Aïn Fetah Aïn Fezza Aïn Fras Aïn Ghoraba Aïn Kada Aïn Kebira Aïn Kechra Aïn Kercha Aïn Kerma Aïn Kermes Aïn Khadra Aïn Kihal Aïn Lahdjar Aïn Laloui Aïn Larbi Aïn Lechiakh Aïn Legraj Aïn Maabed Aïn Madhi Aïn Makhlouf Aïn Mellouk Aïn Merane Aïn M'lila Aïn Naga Aïn Nehala Aïn Nouïssy Aïn Ouksir Aïn Oulmene Aïn Oussara Aïn Rahma Aïn Reggada Aïn Romana Aïn Roua Aïn Sandel Aïn Sebt Aïn Séfra Aïn Sekhouna Aïn Sidi Ali Aïn Sidi Cherif Aïn Smara Aïn Soltane Aïn Soltane (Saida) Aïn Soltane (Souk Ahras) Aïn Taghrout Aïn Tagourait Aïn Tallout Aïn Tarek Aïn Taya Aïn Tedles ʿAyn Temūshent Aïn Tesra Aïn Thrid Aïn Tindamine Aïn Tine Aïn Tolba Aïn Torki Aïn Touila Aïn Touta Aïn Yagout Aïn Youcef Ain Zaatout Aïn Zana Aïn Zaouia Aïn Zarit Aïn Zerga Aïn Zitoun Aïn Zouit Aissaouia Aït Aïssa Mimoun Aït Aouggacha Aït Bouaddou Aït Boumahdi Aït Chafâa Aït Khellili Ait Laaziz Aït Mahmoud Aït Naoual Mezada Aït Oumalou Aït R'zine Aït Tizi Aït Toudert Aït Yahia Aït Yahia Moussa Aït-Smail Akabli Akbil Akbou Akerrou Akfadou Alaïmia Alger-Centre Al-Mani'a Amalou Amarnas Amieur Amira Arrès Amizour Ammal Ammari Ammi Moussa Amoucha Amourah Annaba Aokas Aomar Aoubellil Aouf Aougrout Aoulef Arbaouat Arib Arris Arzew Asfour Asla Assi Youcef Ath Mansour Ath Zikki Attatba 'Ayn Defla ʿAyn Temūshent Azaïls Azazga Azeffoun Aziz Azzaba Baata Bab El Assa Bab El Oued Bab Ezzouar Baba Hassen Babar Babor Bachdjerrah Badredine El Mokrani Baghaï Baghlia Bahmer Baraki Barbacha Barbouche Barika Bathia Batna Bayadha Bazer Sakhra Bechloul Bedjene Behir Chergui Beidha Beidha Bordj Béjaïa Bekkaria Bekkouche Lakhdar Belaa Belaiba Belarbi Belassel Bouzegza Belimour Belkheir Bellas Belouizdad Ben Aknoun Ben Allal Ben Azzouz Ben Badis Ben Choud Ben Daoud Ben Djerrah Ben Foudhala El Hakania Ben Freha Ben Mehidi Ben Srour Benaceur Benachiba Chelia Bénairia Benchicao Bendaoud Benhar Béni Abbès Beni Aïssi Beni Amrane Beni Aziz Beni Bahdel Beni Bechir Beni Bouateb Beni Boussaid Beni Chaib Beni Chebana Beni Dergoun Beni Djellil Beni Douala Beni Fouda Beni Guecha Beni Hamiden Beni Haoua Beni Hocine Beni Ikhlef Beni Ilmane Beni Khellad Beni Ksila Beni Lahcene Beni Maouche Beni Mellikeche Beni Mered Beni Messous Beni Mester Beni Mezline Beni Milleuk Beni Mouhli Beni Ouarsous Beni Oulbane Beni Ounif Beni Ourtilane Beni Rached Béni Saf Beni Semiel Beni Slimane Beni Snous Beni Tamou Beni Yenni Beni Zentis Beni Zid Beni Zmenzer Beniane Benkhelil Bennasser Benchohra Bensekrane Benyahia Abderrahmane Benzouh Berhoum Berrahal Berriane Berriche Berrihane Berrouaghia Besbes Besbes Bethioua Bin El Ouiden Bir Ben Laabed Bir Bou Haouch Bir Chouhada Bir Dheb Bir El Arch Bir El Djir Bir El Hammam Bir el-Ater Bir Foda Bir Ghbalou Bir Haddada Bir Kasd Ali Bir Mokkadem Bir Ould Khelifa Birine Birkhadem Birmendreïs Birtouta Bitam Blida Blidet Amor Boghar Boghni Bologhine Bordj Badji Mokhtar Bordj Ben Azzouz Bordj Bou Arreridj Bordj Bou Naama Bordj El Bahri Bordj El Emir Abdelkader Bordj El Haouas Bordj El Kiffan Bordj Emir Khaled Bordj Ghedir Bordj Menaïel Bordj Okhriss Bordj Omar Driss Bordj Sabat Bordj Tahar Bordj Zemoura Bou Aiche Bou Hanifia Bou Henni Bou Ismaïl Bou Saada Bou Zedjar Bouaichoune Boualem Bouandas Bouarfa Bouati Mahmoud Boucaid Bouchagroune Bouchared Bouchegouf Bouchrahil Bouchtata Boucif Ouled Askeur Bouda Bouderbala Boudjebaa El Bordj Boudjellil Boudjima Boudouaou Boudouaou El Bahri Boudriaa Ben Yadjis Boufarik Boufatis Bougaa Bougara Boughezoul Bougous Bougtoub Bouguirat Bouhachana Bouhadjar Bouhamdane Bouhamza Bouharoun Bouhatem Bouhlou Bouhmama Bouïnian Bouira Boukadir Boukaïs Boukhadra Boukhanafis Boukhelifa Boukram Boulhaf Dir Boulhilat Boumagueur Boumahra Ahmed Boumedfaâ Boumerdès Boumia Bounouh Bounoura Bouraoui Belhadef Bourkika Bourouba Bousfer Bouskene Bousselam Boussemghoun Boutaleb Bouti Sayah Boutlelis Bouzaréah Bouzeghaia Bouzegza Keddara Bouzguen Bouzina Branis Breira Brezina Brida Buqara Būthalja Casbah Chaabet El Ham Chabet El Ameur Chahbounia Chahna Chaiba Charef Charouine Chebaita Mokhtar Chebli Chechar Chefia Cheguig Chehaima Chekfa Chelghoum Laïd Chélia Chellal Chellala Chellalet El Adhaoura Chellata Chemini Chemora Cheniguel Chentouf Chéraga Cheraia Cherchell Cheria Chetaïbi Chetma Chetouane Chettia Chettouane Belaila Cheurfa Chiffa Chigara Chihani Chir Chlef Chorfa Chorfa Chréa Colla Collo Corso Costantina Dahmouni Dahouara Dahra Damous Dar Ben Abdellah Dar Chioukh Dar El Beïda Dar Yaghmouracene Darguina Debdeb Debila Dechmia Dehahna Dehamcha Deldoul Deldoul Dellys Dely Ibrahim Derradji Bousselah Derrag Deux Bassins Dhalaa Dhaya Dhayet Bendhahoua Didouche Mourad Dirrah Djaâfra Djamaa Djanet Djasr Kasentina Djebabra Djebahia Djebala Djeballah Khemissi Djebel Messaad Djebilet Rosfa Djelfa Djelida Djellal Djemaa Beni Habibi Djemaa Ouled Cheikh Djemorah Djendel Djendel Saadi Mohamed Djéniane Bourzeg Djerma Djezzar Djidioua Djillali Ben Amar Djimla Djinet Djouab Douaouda Douar El Ma Doucen Douera Doui Thabet Douis Draâ Ben Khedda Draâ El Mizan Draâ El-Kaïd Draa Essamar Draa Kebila Draria Drea Ech Chaïba Echatt El Abadia El Abiodh Sidi Cheikh El Ach El Achir El Achour El Adjiba El Affroun El Aioun El Allia El Amiria El Amra El Amria El Ancer El Ançor El Anseur El Aouana El Aouinet El Aricha El Asnam El Assafia El Attaf El Atteuf El Azizia El Bayadh El Belala El Biodh El Bnoud El Bordj El Borma El Bouihi El Bouni El Braya El Djazia El Emir Abdelkader El Eulma El Fedjoudj El Fedjouz Boughrara Saoudi El Fehoul El Feidh El Gaada El Ghedir El Ghicha El Ghomri El Ghrous El Gor El Guedid El Guelb El Kebir El Guerrara El Guettana El Guettar El Haçaiba El Hachimia El Hadaiek El Hadjadj El Hadjar El Hadjeb El Hadjira El Hakimia El Hamadia El Hamadna El Hamdania El Hamel El Hammamet El Hassania El Haouch El Harmilia El Harrach El Harrouch El Hassaine El Hassasna El Hassi El Hassi El Houaita El Houamed El Houidjbet El Idrissia El Kala El Kantara El Karimia El Kennar Nouchfi El Kerma El Keurt El Khabouzia El Kharrouba El Kheiter El Khemis El Khroub El Kouif El Kseur El Ma Labiodh El Madania El Madher El Magharia El Mahmal El Main El Maine El Malah El Marsa El Marsa El Marsa El Matmar El Mechira 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Dhalaa Hammam Guergour Hammam Melouane Hammam N'Bail Hammam Righa Hammam Soukhna Hammamet Hamraïa Hamri Hanancha Hanchir Toumghani Hannacha Haraza Harbil Harchoun Harenfa Hasnaoua Hassani Abdelkrim Hassasna Hassi Bahbah Hassi Ben Abdellah Hassi Ben Okba Hassi Bounif Hassi Dahou Hassi Delaa Hassi El Euch Hassi El Ghella Hassi Fedoul Hassi Fehal Hassi Gara Hassi Khalifa Hassi Mameche Hassi Mefsoukh Hassi Messaoud Hassi R'Mel Hassi Zahana Heddada Héliopolis Hennaya Hidoussa Hoceinia Honaïne Houari Boumédiène Hounet H'raoua Hussein Dey Hydra Ibn Ziad Ichmoul Idjeur Idles Iferhounène Ifigha Iflissen Ighil Ali Ighram Igli Illilten Illizi Illoula Oumalou Imsouhel In Aménas In Amguel In Ghar In Guezzam In Salah In Zghmir Inoughissen Irdjen Jijel Kadiria Kais Kalaa Kanoua Kasdir Kef El Ahmar Kef Lakhdar Kénadsa Kendira Kerkera Kerzaz Khadra Khalouia Khams Djouamaa Khedara Kheireddine Kheïri Oued Adjoul Khelil Khemis El Khechna Khemis Miliana Khemissa Khemisti Khemisti Khenchela Kheneg Kheneg Mayoum Khenguet Sidi Nadji Kherrata Khezara Khirane Khoubana Khraicia Kimmel Koléa Kouba Kouinine Kraakda Ksabi Ksar Bellezma Ksar Chellala Ksar El Abtal Ksar el Boukhari Ksar El Hirane Ksar Kaddour Ksar Sbahi Ksour Labiod Medjadja Lac des Oiseaux Laghouat Lahlef Lahmar Lakhdaria Lamtar Larbaâ Larbaâ Larbaâ Larbaâ Nath Irathen Larbatache Lardjem Larhat Layoune Lazharia Lazrou Leflaye Leghata Lemsane Les Eucalyptus Lichana Lioua Maacem Maadid Maafa Maala Maamora Maaouia Maâtkas Madaura Madna Maghnia Maghraoua Magra Magrane Mahdia Mahelma Makdha Makedra Makouda Mamounia Mansoura Mansoura Mansoura Mansoura Maoklane Maoussa Marhoum Marsa Ben M'Hidi Marsat El Hadjadj Mascara Matemore Mazagran Mazouna M'Chedallah M'Chouneche M'Cid M'Cif M'cisna M'doukel Mécheria Mechraa Houari Boumedienne Mechraa Safa Mechroha Mechtras Médéa Mediouna Medjana Medjedel Medjez Amar Medjez Sfa Medrissa Medroussa Meftah Meftaha Megarine Meghila Mekhadma Mekhatria Mekla Mekmen Ben Amar Melaab Melbou Mellakou Menaâ Menaceur Mendes Merad Merahna Merdja Sidi Abed Meridja Merine Merouana Mers-el-Kébir Meskyana Mesra Messaâd Messelmoun Metarfa Metlili Mezaourou Mezdour Mezerana Mezloug Mih Ouansa Mihoub Mila Miliana Minar Zarza Misserghin Mizrana M'Kira M'Lili M'Liliha M'Naguer Mocta Douz Moghrar Mohammadia Mohammadia Morsott Mostefa Ben Brahim Moudjbar Mougheul Moulay Larbi Moulay Slissen Moussadek Mouzaia M'Rara M'Sara MSirda Fouaga M'Tarfa M'Toussa Naâma Naciria Nador Nadorah Naima Nakhla Nechmaya Nedroma Negrine Nekmaria Nesmoth Nezla N'Gaous N'Goussa Oggaz Ogla Melha Ouacif Ouadhia Ouaguenoun Ouamri Ouanougha Ouargla Ouarizane Oudjana Oued Athmania Oued Berkeche Oued Chaaba Oued Cheham Oued Chorfa Oued Djemaa Oued Djer Oued El Abtal Oued El Alenda Oued El Alleug Oued El Aneb Oued El Barad Oued El Berdi Oued El Djemaa Oued El Kheir Oued El Ma Oued Endja Oued Essalem Oued Fodda Oued Fragha Oued Ghir Oued Goussine Oued Harbil Oued Keberit Oued Koriche Oued Lakhdar Oued Lilli Oued Morra Oued M'Zi Oued Nini Oued Rhiou Oued Sabah Oued Sebaa Oued Sefioun Oued Seguen Oued Sly Oued Smar Oued Taga Oued Taourira Oued Taria Oued Tlelat Oued Zehour Oued Zenati Oued Zitoun Ouenza Ouillen Ouldja Boulballout Ouled Abbes Ouled Addi Guebala Ouled Addouane Ouled Ahmed Tammi Ouled Aiche Ouled Aïssa Ouled Aïssa Ouled Ammar Ouled Antar Ouled Aouf Ouled Atia Ouled Attia Ouled Ben Abdelkader Ouled Bessem Ouled Bouachra Ouled Boudjemaa Ouled Boughalem Ouled Brahem Ouled Brahim Ouled Brahim Ouled Chebel Ouled Dahmane Ouled Deide Ouled Derradj Ouled Djellal Ouled Driss Ouled Fadel Ouled Fares Ouled Fayet Ouled Gacem Ouled Hamla Ouled Hbaba Ouled Hedadj Ouled Hellal Ouled Khaled Ouled Khalouf Ouled Khoudir Ouled Kihal Ouled Maallah Ouled Maaref Ouled Madhi Ouled Mansour Ouled Mimoun Ouled Moumen Ouled Moussa Ouled Rabah Ouled Rached Ouled Rahmoune Ouled Rechache Ouled Riyah Ouled Sabor Ouled Said Ouled Sellam Ouled Si Ahmed Ouled Si Slimane Ouled Sidi Brahim Ouled Sidi Brahim Ouled Sidi Mihoub Ouled Slama Ouled Slimane Ouled Tebben Ouled Yahia Khedrouche Ouled Yaïch Ouled Zouaï Oulhaça El Gheraba Oultem Oum Ali Oum Drou Oum El Adhaim Oum el Assel Oum El Djalil Oum el-Bouaghi Oum Toub Oum Touyour Oumache Ourlal Ourmas Ouyoun El Assafir Ouzellaguen Ouzera Rabta Ragouba Rahbat Rahia Rahmania Rahouia Raïs Hamidou Ramdane Djamel Ramka Raml Souk Raouraoua Ras El Agba Ras El Aïn Amirouche Ras El Aioun Ras El Ma Ras El Miaad Ras El Oued Rasfa Rebaia Rechaiga Redjem Demouche Reggane Reghaïa Reguiba Relizane Remchi Remila Ridane Robbah Rogassa Roknia Rouached Rouïba Rouina Rouissat Sabra Safel El Ouiden Safsaf Safsaf El Ouesra Saharidj Salah Bey Salah Bouchaour Sali Saneg Saoula Sayada Sebaa Sebaa Chioukh Sebaïne Sebdou Sebgag Sebseb Sebt Sed Rahal Seddouk Sedjerara Sedraia Sedrata Sefiane Seggana Seghouane Sehailia Sehala Thaoura Sellaoua Announa Selma Benziada Selmana Semaoun Sendjas Seraïdi Serdj El Ghoul Serghine Seriana Settara Sfisef Sfissifa Si Abdelghani Si Mahdjoub Si Mustapha Sidi Abdelaziz Sidi Abdeldjebar Sidi Abdelli Sidi Abdelmoumen Sidi Abderrahmane Sidi Abderrahmane Sidi Abed Sidi Ahmed Sidi Aïch Sidi Aïssa Sidi Akkacha Sidi Ali Sidi Ali Benyoub Sidi Ali Boussidi Sidi Ali Mellal Sidi Amar Sidi Amar Sidi Amar Sidi Ameur Sidi Ameur Sidi Amrane Sidi Aoun Sidi Ayad Sidi Baizid Sidi Bakhti Sidi Belattar Sidi Ben Adda Sidi Benyebka Sidi Boubekeur Sidi Boumedienne Sidi Boussaid Sidi Boutouchent Sidi Bouzid Sidi Brahim Sidi Chaib Sidi Chami Sidi Daho des Zairs Sidi Damed Sidi Daoud Sidi Djillali Sidi Embarek Sidi Errabia Sidi Ghiles Sidi Hadjeres Sidi Hamadouche Sidi Hosni Sidi Kada Sidi Khaled Sidi Khaled Sidi Khelifa Sidi Khellil Sidi Khettab Sidi Khouiled Sidi Ladjel Sidi Lahcene Sidi Lakhdar Sidi Lantri Sidi Lazreg Sidi Maarouf Sidi Makhlouf Sidi Medjahed Sidi Mérouane Sidi Mezghiche Sidi M'Hamed Sidi M'Hamed Sidi M'Hamed Ben Ali Sidi M'Hamed Benaouda Sidi Moussa Sidi Naâmane Sidi Naâmane Sidi Okba Sidi Ouriache Sidi Rached Sidi Saada Sidi Safi Sidi Semiane Sidi Slimane Sidi Slimane Sidi Tifour Sidi Yacoub Sidi Zahar Sidi Ziane Sig Sigus Slim Sobha Souaflia Souagui Souahlia Souamaa Souamaâ Souani Souarekh Sougueur Souhane Souidania Souk El Had Souk El Had Souk El Khemis Souk El Thenine Souk Naamane Souk Tlata Souk-Oufella Soumaa Sour Sour El Ghozlane Stah Guentis Staoueli Stidia Still Stitten Tabelbala Tabia Tablat Tacheta Zougagha Tachouda Tadjemout Tadjena Tadjenanet Tadjrouna Tadmaït Tadmit Tafissour Tafraoui Tafraout Tagdemt Taghit Taghzout Taghzout Taglait Taguedit Taher Taibet Takhemaret Tala Hamza Talaifacene Talassa Taleb Larbi Talkhamt Talmine Tamacine Tamalaht Tamalous Tamanrasset Tamantit Tamekten Tamesguida Tamest Tamlouka Tamokra Tamridjet Tamsa Tamtert Tamza Tamzoura Taoudmout Taougrit Taouila Taoura Taourga Taourirt Ighil Taouzient Tárique ibne Ziade Tarmount Taskriout Tassadane Haddada Tassameurt Taxlent Taya Tazgait Tazmalt Tazoult Tazrouk Tebesbest Tébessa Teghalimet Telagh Teleghma Tella Tendla Ténès Teniet En-Nasr Tenira Terga Terny Beni Hdiel Terraguelt Terrai Bainen Tessala El Merdja Tessala Lemtaï Thénia Théniet El Abed Theniet El Had Tiaret Tibane Tiberguent Tiberkanine Tichy Tidda Tidjelabine Tienet Tiffech Tifra Tighanimine Tighennif Tigherghar Tigzirt Tilatou Tilmouni Timezrit Timezrit Timiaouine Timimoun Timizart Timoudi Tinabdher Tindouf Tinerkouk Tinzaouten Tiout Tipasa Tircine Tirmitine Tissemsilt Tit Tixter Tizi Tizi Gheniff Tizi Mahdi Tizi N'Bechar Tizi N'Berber Tizi N'Tleta Tizi Rached T'Kout Tlatet Eddouar Tlidjene Tolga Touahria Toudja Touggourt Tousmouline Tousnina Treat Trifaoui T'Sabit Yabous Yahia Beni Guecha Yakouren Yatafen Yellel Youb Youssoufia Zaafrane Zaarouria Zaccar Zahana Zanat El Beida Zaouia El Abidia Zaouiet Kounta Zarzour Zbarbar Zeboudja Zeddine Zeghaia Zekri Zelfana Zelmata Zemmora Zemmouri Zenata Zéralda Zerdaza Zeribet El Oued Zerizer Zerouala Ziama Mansouriah Zitouna Zitouna Zmalet El Emir Abdelkader Zorg Zouabi Zoubiria Collegamenti esterni
1454
https://it.wikipedia.org/wiki/Campiglia%20dei%20Berici
Campiglia dei Berici
Campiglia dei Berici (Canpeja in veneto) è un comune italiano di abitanti della provincia di Vicenza in Veneto. Origini del nome Il nome deriva dal latino "campus", cioè campo coltivato o terreno pianeggiante. Storia Medioevo Campiglia faceva anticamente parte della vastissima curtis donata alla Chiesa vicentina dai re Ugo di Provenza e suo figlio Lotario di Arles - nel periodo in cui erano associati come re d'Italia e quindi tra il 931 e il 941 - e il suo castello fu quindi sicuramente costruito dai vescovi di Vicenza anche se non risulta citato nei diplomi imperiali, forse perché non esentato dalla prestazione del fodro. Il castello sorgeva a nord dell'abitato, poco lontano dall'antica chiesa parrocchiale di San Pietro, nella località ancora denominata "le Motte". Secondo il Pagliarino - cui fa eco il Barbarano - esso sarebbe stato distrutto prima del 1194 dato che nello stesso anno il castello di Cologna sarebbe stato costruito «con le ruine del castello di Campiglia», notizia però non affidabile, perché pochi anni dopo il castello di Campiglia ricompare esistente e in stato di efficienza.. All'inizio del XIII secolo la Chiesa vicentina, strangolata dai debiti contratti presso gli usurai, fu costretta a vendere buona parte dei suoi beni; tra questi erano compresi anche il castello e l'intera villa di Campiglia, che nel 1207 furono venduti dal vescovo Uberto II ai canonici della cattedrale di Vicenza. Pochi anni dopo, nel 1217, il castello di Campiglia fu venduto al nobile vicentino Pace fu Giovanni Repeta. Forse per il fatto che la famiglia Repeta era allineata su posizioni guelfe, il castello di Campiglia fu probabilmente preso da Ezzelino intorno al 1242; la distruzione definitiva avvenne durante le lotte padovano-veronesi successive al passaggio di Vicenza sotto la signoria scaligera nel 1311. Nei libri dei feudi risulta che negli anni 1363 e 1388 i vescovi di Vicenza - rispettivamente Giovanni de' Surdis e Pietro Filargo - investirono ancora i membri della famiglia Repeta «de tosa villa, curia, territorio, castro Campilie»; a quell'epoca, però, il castello non esisteva certamente più ed i suoi ruderi avevano anzi già ispirato alla gente del posto il toponimo "Motte": forse l'atto d'investitura ripeteva semplicemente il formulario antico.. Verso la metà del Trecento, durante la dominazione scaligera, il territorio di Campiglia fu sottoposto, sotto l'aspetto amministrativo, al Vicariato civile di Orgiano e tale rimase sino alla fine del XVIII secolo. Il paese subì ampie distruzioni nel XVI secolo. Monumenti e luoghi d'interesse Chiesa parrocchiale antica, risalente al secolo XIII e ricostruita nel 1679. Conserva una nicchia del Cinquecento con una pregevole pala di scuola tiepolesca e una Madonna in terracotta. Chiesa parrocchiale di San Pietro, edificata nell'ultimo decennio del XIX secolo, terminata nel 1925. Villa Repeta-Mocenigo-Bressan, costruita nel 1672 sulle rovine della villa eretta per Mario Repeta da Andrea Palladio. Vi sono dei grandi saloni affrescati. Società Evoluzione demografica Geografia antropica Località del comune di Campiglia sono Galuppo-Pavarano, Brandizie-Comune, Case Battaglia, Carazza e la Zona Industriale. Altre informazioni amministrative La denominazione del comune fino al 1867 era Campiglia. Infrastrutture e trasporti Il trasporto pubblico a Campiglia dei Berici è garantito da autocorse svolte dalla società SVT. Dal 1887 al 1979 la località fu servita dalla fermata Pilastri di Campiglia della tranvia Vicenza-Noventa-Montagnana, gestita dalle Ferrovie Tramvie Vicentine. Amministrazione Note Bibliografia Giuseppe e Nico Garzaro, Santa Maria ad Nives del Pavarano in Campiglia dei Berici, con rassegna sulle chiese e oratori aventi tale dedicazione nella diocesi e nella provincia di Vicenza, Padova, Imprimenda, 2004 Sergio Gherardi, L'eresia a Campiglia dei Berici, Vicenza, La Serenissima, 2010 Laura Graziotto, Lorenzo Quaglio, La chiesa di Campiglia dei Berici, Campiglia dei Berici, Parrocchia, 1994 Giuseppe Marasca, Campiglia dei Berici: Storia di un paese veneto, Campiglia dei Berici, Cassa rurale ed artigiana, 1980 Giuseppe Marasca, Memorie storiche di Campiglia dei Berici, Campiglia dei Berici, 1998 Simone Marzari, Andrea Palladio a Villa Repeta tra progetto e realizzazione: datazione e ubicazione di una "Fabrica ... del signor Mario Repeta", tesi di laurea, Campiglia dei Berici, 1998 Michelangelo Muraro, La villa palladiana dei Repeta a Campiglia dei Berici, Campiglia dei Berici, Cassa Rurale e Artigiana, 1980 Lorenzo Quaglio, La chiesa cristiana evangelica di Campiglia dei Berici, Campiglia dei Berici, 1997 Lorenzo Quaglio, Campiglia dei Berici, una comunità e la sua banca: Cento anni tra la gente dell'area berica, Campiglia dei Berici, 1996 Voci correlate Villa Repeta Altri progetti Collegamenti esterni
1456
https://it.wikipedia.org/wiki/Claudio
Claudio
Nato col nome di Tiberio Claudio Druso e figlio di Druso maggiore e Antonia minore, era considerato dai suoi contemporanei come un candidato improbabile al ruolo di imperatore, soprattutto in considerazione di una qualche infermità fisica da cui era affetto, tanto che la sua famiglia lo tenne lontano dalla vita pubblica fino all'età di quarantasette anni, quando tenne il consolato assieme al nipote Caligola. Furono probabilmente questa infermità e la scarsa considerazione politica di cui godeva che gli permisero di sopravvivere alle purghe che colpirono molti esponenti della nobiltà romana durante i regni di Tiberio e Caligola: alla morte di quest'ultimo, Claudio divenne imperatore proprio in quanto unico maschio adulto della dinastia giulio-claudia. Malgrado la mancanza di esperienza politica, Claudio dimostrò notevoli qualità: fu un abile amministratore, un grande patrono dell'edilizia pubblica, espansionista in politica estera (sotto il suo comando si ebbe la conquista della Britannia) e un instancabile legislatore, che presiedeva personalmente i tribunali. Però la sua posizione era resa poco sicura dall'opposizione della nobiltà, cosa che condusse Claudio a mettere a morte molti senatori. Claudio dovette anche sopportare molte disgrazie nella vita privata: una di queste potrebbe essere stata all'origine del suo assassinio, forse ordinato dalla quarta moglie (che era anche sua nipote) Agrippina minore, madre di Nerone. La fama di Claudio presso gli storici antichi non fu certo positiva; al contrario, tra i moderni molte delle sue opere furono rivalutate. Fu anche un uomo molto erudito, scrittore, storico e linguista, sebbene le sue opere siano andate quasi tutte perdute. Biografia Origini familiari Claudio nacque, con il nome di Tiberio Claudio Druso, a Lugdunum (l'attuale Lione, in Francia), nella Gallia Lugdunense, durante la terza campagna militare romana in Germania, il 1 agosto del 10 a.C., terzo figlio di Nerone Claudio Druso (Druso maggiore) e Antonia minore, dopo Germanico e Livilla. Il padre di Claudio era figlio del pretore Tiberio Claudio Nerone e di Livia Drusilla, ma era nato tre mesi dopo che Livia aveva sposato Ottaviano Augusto; l'imperatore Tiberio era dunque zio paterno di Claudio. Sua madre Antonia minore, invece, era figlia di Marco Antonio e di Ottavia minore, sorella dell'imperatore Augusto; dopo che suo marito Druso morì, nel 9 a.C., quando Claudio aveva appena un anno, la donna decise di non risposarsi più. Druso ricevette il cognomen Germanico dopo la sua morte, trasmesso dunque anche ai suoi discendenti maschi, incluso Claudio; nel 4, in seguito all'adozione del fratello Germanico Giulio Cesare nella famiglia Giulia, Claudio prese il nome Tiberio Claudio Nerone Germanico. Giovinezza sotto Augusto (10 a.C.-14) Nonostante Claudio facesse parte della famiglia di Augusto, egli fu tenuto ai margini dei giochi politici e dinastici: infatti il ragazzo presentava dalla nascita una salute cagionevole e una malattia, che si manifestava col tremore della testa e delle mani. Non è possibile determinare precisamente da quale patologia fosse affetto Claudio: alcuni pensano a una poliomielite, altri a una paralisi cerebrale infantile, altri ancora a una distonia. Persino l'assunzione della toga virilis, il segno del passaggio all'età adulta, avvenne in tono dimesso: mentre era consuetudine che, giunta l'età, ciascun ragazzo romano venisse pubblicamente accompagnato al Campidoglio dal padre o dal tutore, Claudio vi venne portato di nascosto, in lettiga, a mezzanotte e senza accompagnamento solenne. Inoltre, poiché la famiglia riteneva che la sua condizione dipendesse da una mancanza di volontà, venne tenuto sotto la tutela di un precettore ben oltre la maggiore età, come avveniva per le donne; Claudio stesso si lamentò nelle sue memorie del fatto che gli fosse stato assegnato come precettore 'un barbaro, un ex-ispettore delle stalle', il cui compito era di impartirgli una dura disciplina. Fra i suoi tutori, si registrano Sulpicio Flavo, Atenodoro di Tarso e, in seguito, lo storico Tito Livio. Il giudizio dei suoi parenti non era certo lusinghiero: la madre Antonia minore, che curò l'educazione di Claudio dopo la morte di Druso nel 9 a.C., lo avrebbe definito un 'mostro d'uomo, non compiuto, ma solo abbozzato dalla natura', e quando voleva accusare qualcuno di stupidità diceva che era 'più scemo di suo figlio Claudio'; la nonna Livia Drusilla, cui venne affidato in seguito per diversi anni, gli inviava frequentemente delle lettere in cui lo rimproverava aspramente; la sorella Claudia Livilla deplorava pubblicamente la possibilità che divenisse imperatore come indegna e ingiusta per il popolo romano. Dal canto suo, Augusto si mostrò impressionato dalle capacità oratorie del giovane Claudio, ma comunque lo tenne alla larga dagli eventi pubblici, per evitare di esporre la famiglia imperiale al ridicolo, a meno di non porlo sotto la tutela di familiari o amici dell'imperatore che potessero mascherare le peculiarità di Claudio. Nel 6, quando lui e suo fratello Germanico organizzarono dei giochi gladiatori in memoria del padre Druso, Claudio presiedette all'evento con un cappuccio in testa, come se fosse malato; e quando Livia chiese ad Augusto di prendere una decisione circa Claudio, nel 12, quando il fratello Germanico era console, in occasione dei ludi Martiales, l'imperatore si consultò con Tiberio e rispose che la scelta migliore era quella di lasciare che si occupasse del banchetto dei sacerdoti Salii, ma impedendogli di sedere nella tribuna dell'imperatore durante i giochi, e di essere lasciato a capo della città in qualità di praefectus urbi. Cionondimeno, negli ultimi anni del regno di Augusto, e soprattutto in seguito all'adozione di Tiberio da parte dell'imperatore, Claudio iniziò a ricevere molti riconoscimenti pubblici in quanto membro della gens Claudia, tanto che Claudio nel gruppo dinastico dell'arco di Pavia, eretto nello fra il 7 e l'8. Proprio seguendo strategie dinastiche e matrimoniali, Claudio fu dapprima promesso come marito ad Emilia Lepida, figlia di Giulia minore, e dunque nipote di Augusto, e di Lucio Emilio Paolo, ma il progetto andò in fumo quando la madre e il padre della sposa caddero in disgrazia presso l'imperatore; in seguito Claudio fu destinato sposo a Livia Medullina, figlia di Marco Furio Camillo, alleato di Tiberio, ma la fanciulla morì il giorno stesso delle nozze; infine, Claudio fu fatto sposare, attorno al 9-10, con Plauzia Urgulanilla, figlia di Marco Plauzio Silvano e appartenente a una famiglia molto vicina alla casa imperiale. Da questa Claudio ebbe due figli, Druso Claudio e Claudia. Oltre a questo, Claudio entrò a far parte dei sodales Titii, e Augusto lo istituì come augure; quando l'imperatore morì, però, il suo testamento relegò Claudio ad erede di terzo grado, con un lascito particolare di ottocentomila sesterzi. L'ordine equestre scelse Claudio come proprio rappresentante quando chiese ai consoli di poter trasportare sulle proprie spalle la salma dell'imperatore. Carriera sotto Tiberio (14-37) Alla morte di Augusto, Claudio entrò a far parte, col nuovo imperatore Tiberio, il figlio di questi Druso minore, e Germanico, dei sodales Augustales; quando però Claudio chiese a Tiberio di poter intraprendere una carriera politica, il nuovo principe respinse la richiesta, prima conferendogli solo gli ornamenta consularia, in seguito, per schernirlo, comunicandogli per lettera che gli spediva quaranta monete d'oro per i Saturnali e i Sigillaria. Cionondimeno, Tiberio probabilmente ammise in seguito Claudio fra i questori. Di fronte a questo ostruzionismo, Claudio si ritirò nelle sue proprietà tuffandosi nell'otium, guadagnandosi però anche la reputazione di ubriacone e giocatore in compagnia di personaggi come il cavaliere Giulio Peligno. Nel 19 morì ad Antiochia Germanico, che Tiberio aveva adottato nel 4 e di cui era il successore designato; Claudio si recò fino a Terracina con i nipoti, i figli del defunto, per andare incontro al corteo funebre. Della morte di Germanico fu accusato Gneo Calpurnio Pisone, legato di Siria; anche se l'omicidio non poté mai essere provato, quando Pisone si suicidò per altre accuse che gli erano state rivolte, fu votato un ringraziamento ai familiari del defunto che lo avevano vendicato. Lucio Nonio Asprenate, tuttavia, chiese se l'assenza di Claudio in tali ringraziamenti fosse un incidente o fosse stata voluta. Dopo la morte di Germanico, Claudio iniziò ad assumere un profilo sociale piuttosto distinto in quanto suo fratello naturale: l'immagine di Claudio fu inclusa nel gruppo dinastico del Circus Flaminius, che celebrava Germanico e i suoi familiari, Nel 15, nel 27 o nel 36, in seguito a un incendio che aveva interessato il Celio, il Senato propose di ricostruire a spese dello Stato la casa di Claudio, che era stata distrutta, e che Claudio stesso potesse esprimere il proprio parere fra i consolari: Tiberio però respinse questa proposta, adducendo come ragione la stupidità di Claudio, promettendo di risarcirlo di sua tasca. Nel 20, il figlio di Claudio, Claudio Druso, fu promesso in sposo alla figlia del prefetto del pretorio Lucio Elio Seiano, ma il ragazzo morì prima che si potessero celebrare le nozze. Prima del 28, comunque, Claudio divorziò da sua moglie Urgulanilla, e fece esporre sua figlia Claudia, in quanto si credeva essere figlia di un liberto; poco dopo, Claudio sposò Elia Petina, imparentata con Seiano, dalla quale ebbe una figlia, Claudia Antonia. Nonostante questa vicinanza a Seiano, quando il prefetto cadde in disgrazia e venne messo a morte nel 31, Claudio si fece rappresentante dell'ordine equestre quando questo inviò ai consoli le felicitazioni per l'uccisione di Seiano; nello stesso periodo, probabilmente, divorziò da Petina con dei pretesti. Tiberio non considerò Claudio per la successione, preferendogli Caligola, l'unico figlio maschio di Germanico sopravvissuto alle lotte di palazzo, e il nipote Tiberio Gemello. Quando l'imperatore morì, nel 37, rese comunque nel suo testamento Claudio erede di terzo grado, come aveva già fatto Augusto, con un lascito particolare di due milioni di sesterzi, raccomandandolo al popolo, al Senato e all'esercito. Riconoscimenti e pericoli sotto Caligola (37-41) Fu Caligola infine a succedere a Tiberio; sotto il nuovo imperatore Claudio, pur non essendo mai andato oltre la questura, fu finalmente fatto console col nuovo sovrano fra luglio e agosto del 37. In qualità di console, Claudio forse fece approvare un senatoconsulto che stabilisse che si desse lettura ogni anno dell'orazione con cui Caligola era entrato in carica, in cui prendeva le distanze dall'ultimo Tiberio, dispotico e impopolare, e prometteva di collaborare col Senato. Acclamato dal popolo in quanto zio dell'imperatore e fratello di Germanico, Claudio inoltre presiedette qualche volta ai giochi in vece del nipote. Tuttavia, sembra che fu lento nell'assegnare l'appalto per l'erezione delle statue in memoria dei fratelli defunti dell'imperatore, Nerone Cesare e Druso Cesare, e per questo rischiò di perdere l'incarico. L'immagine di Claudio iniziò in questo periodo ad apparire più diffusamente nei gruppi dinastici innalzati nelle province. La posizione di Claudio fu ulteriormente rinforzata dal suo matrimonio, nel 38 o 39, con Valeria Messalina, figlia di Domizia Lepida, e dunque nipote di Antonia Maggiore, figlia della sorella di Augusto Ottavia minore, e di Marco Valerio Messalla Barbato, figlio di Claudia Marcella maggiore, a sua volta anch'essa figlia di Ottavia. Da questa, ebbe una prima figlia, Claudia Ottavia, nata nel 39 o nel 40. A Claudio fu promesso un secondo consolato nel giro di tre anni; ma se il primo Caligola si era dimostrato aperto ad una collaborazione col Senato e i propri familiari, ben presto iniziarono a sorgere tensioni con questi gruppi, che culminarono, nel 39, nell'esilio delle sorelle dell'imperatore Agrippina Minore e Giulia Livilla in seguito a una presunta congiura, mentre l'imperatore si trovava sul Reno. Claudio fu scelto per guidare un'ambasceria del Senato per congratularsi con l'imperatore per lo scampato pericolo e comunicargli che gli era stata votata un'ovazione; ma Caligola si irritò terribilmente per la presenza dello zio, come se avesse avuto bisogno di qualcuno per sorvegliarlo. Comunque, un'iscrizione rinvenuta a Lione sembra suggerire che Caligola e Claudio dedicarono congiuntamente degli edifici in Gallia. Claudio sarebbe stato oggetto di ulteriori abusi da parte dell'imperatore: stando a Svetonio, se arrivava un po' in ritardo a cena, riusciva solo a fatica a prender posto, e se sonnecchiava dopo i pasti, veniva bersagliato con i noccioli delle olive e i datteri, svegliato a colpi di verga dai buffoni, o gli si mettevano in mano calzature da donna, di modo che, svegliato di soprassalto, si sfregasse il viso con quelle. Al crescere della tensione fra zio e nipote, fu decretato che Claudio fosse l'ultimo dei consolari ad esprimere la propria opinione in Senato, e lo zio di Caligola fu anche processato con l'accusa di aver falsificato il testamento di un liberto; inoltre, Claudio dovette pagare anche ottanta milioni di sesterzi quando Caligola lo fece entrare nell'ordine sacerdotale preposto al suo culto, tanto che per far fronte a tale spesa dovette iniziare a vendere le sue proprietà. Ascesa al potere (41) La tensione che si era formata attorno a Caligola sfociò in un'ampia cospirazione, che vide coinvolto anche il liberto imperiale Callisto, che, fiutando l'evolversi della situazione politica, avrebbe iniziato ad omaggiare Claudio, e in seguito dichiarò che aveva disatteso gli ordini Caligola, che gli avrebbe più volte ingiunto di avvelenare lo zio. Il giorno dell'assassinio dell'imperatore, il 24 gennaio del 41, Claudio si trovava con l'imperatore ad assistere ai Ludi Palatini; quando Caligola fu fatto rientrare a palazzo dai cospiratori, fu preceduto da Claudio e da altri due personaggi, Marco Vinicio e Decimo Valerio Asiatico. Nei concitati momenti che seguirono all'uccisione dell'imperatore, Claudio fu preso in consegna dai pretoriani, trovato che si nascondeva dietro una tenda o prelevato dalla sua abitazione, e trattenuto nei Castra Praetoria mentre il Senato, si riuniva in tutta fretta in Campidoglio. Il console Gneo Senzio Saturnino in un focoso discorso propose di ripristinare l'antica Repubblica e obliare la memoria dei Cesari, ma il senatore Marco Trebellio Massimo gli strappò di mano un sigillo che recava intagliata l'immagine di Caligola, accusandolo d'ipocrisia. Erode Agrippa, che si trovava a Roma, si occupò di rendere le estreme onoranze funebre al corpo di Caligola, recandosi in seguito nell'accampamento dei pretoriani, dove avrebbe incitato Claudio a prendere il potere; recatosi in Senato per suo conto, Erode avrebbe consigliato di spedire un'ambasceria presso Claudio, per ricondurlo a più miti consigli. Tale ambasceria fu formata dai tribuni della plebe Quinto Veranio e Brocco, che intimarono Claudio di obbedire alle leggi e presentarsi in Senato o, quantomeno, di ricevere il principato dalle mani dei senatori. Claudio rispose che i pretoriani lo trattenevano e non era dunque possibile per lui presentarsi in Senato; dopodiché, partiti gli ambasciatori, promise un donativo ai soldati, da cui venne acclamato imperator. Il Senato si incontrò nuovamente, in via eccezionale, la notte seguente, nel tempio di Giove Feretrio: solo un centinaio di senatori si presentarono, mentre gli altri, intimoriti dall'evolversi degli eventi, rimasero nascosti. Si iniziò a discutere su chi avrebbe potuto succedere a Caligola, ed emersero diversi candidati, tutti senatori imparentati con la famiglia imperiale: Marco Vinicio, Decimo Valerio Asiatico, Lucio Annio Viniciano; Servio Sulpicio Galba, futuro imperatore e allora legato imperiale in Germania, fu istigato a farsi avanti per l'impero, ma Galba lealmente rifiutò. I vigiles, i soldati delle coorti urbane, persino rematori di flotta e gladiatori ben presto defezionarono il Senato, mentre il popolo, raccoltosi sul Campidoglio e nel Foro, inneggiava a favore di Claudio. Alla fine, messo alle strette, il 25 gennaio il Senato, convocato sul Palatino votò a Claudio i poteri da imperatore: la tribunicia potestas e limperium. Tutti i membri del Senato che avevano aderito alla cospirazione vennero graziati, mentre i principali cospiratori, fra cui i tribuni pretoriani Cassio Cherea e Giulio Lupo, furono giustiziati; un terzo cospiratore, Cornelio Sabino, fu risparmiato ma si diede la morte. Dopodiché, il nuovo imperatore ritenne prudente non presentarsi in Senato per un mese intero, facendo perquisire pedissequamente chiunque gli si avvicinasse e facendosi scortare armato persino ai banchetti. Non è chiaro fino a che punto Claudio fosse coinvolto nella congiura: mentre le fonti sembrano suggerire che fosse completamente inconsapevole di ciò che stava accadendo, alcuni indizi sembrano suggerire che Claudio fosse quantomeno consapevole della cospirazione, e che alcuni dei congiurati stessero lavorando in suo favore. Il fatto che Claudio lasciò la scena del delitto appena prima dell'uccisione di Caligola, e che nella cospirazione furono coinvolti personaggi più o meno vicini a Claudio e che ricevettero riconoscimenti sotto il suo regno, nonché tracce di una tradizione che dipinge l'imperatore determinato a prendere il potere, suggeriscono che Claudio fosse almeno a conoscenza dei piani dei congiurati. Principato (41-54) I primi anni: consenso e cospirazioni (41-43) Il nuovo imperatore assunse il nome di Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico: si trattava, pertanto, del primo imperatore a non discendere direttamente da Augusto, per adozione o linee di sangue, e il primo imperatore a non far parte della gens Iulia; inoltre, a differenza dei suoi predecessori, assunse il cognomen Cesare contestualmente alla propria ascesa al potere. Privo di esperienze militari o di una carriera pubblica di rilievo, Claudio si trovava quindi in una posizione difficile, in cui dovette asserire con forza la sua posizione di principe, cercando la collaborazione del Senato, del popolo e dell'esercito. Così, all'indomani della sua ascesa al potere, Claudio proclamò un'amnistia generale; non condannò la memoria del predecessore e non inserì fra i dies fasti il giorno dell'assassinio di Caligola, ma comunque ne annullò gli atti, fece gettare a mare i veleni che furono trovati nei suoi appartamenti, fece bruciare documenti incriminanti che Caligola aveva custodito e fece sparire, nottetempo, le sculture che lo effigiassero. Per assicurarsi la fedeltà delle truppe, Claudio fece battere all'indomani della propria ascesa al potere una grande quantità di monete, un terzo di quelle del suo intero principato: ai pretoriani fu rilasciato un donativo di 15,000 sesterzi. Per rinforzare la propria legittimità al potere, Claudio onorò i propri familiari defunti: fece divinizzare nel 42 sua nonna Livia Drusilla, la cui apoteosi era stata trascurata da Tiberio e Caligola, e fece sfilare la sua effige su un imponente carro, larmamaxa, trainato da elefanti. Il suo culto si unì quindi a quello riservato al Divo Augusto nel Tempio di Augusto; ad esso furono preposte le vestali. Istituì giochi in memoria di suo padre Druso, e conferì a sua madre Antonia il titolo di Augusta, che pure aveva rifiutato in vita, facendo sfilare la sua immagine su un carpentum. Dedicò il teatro di Pompeo aggiungendo il nome di Tiberio, che l'aveva fatto ricostruire ma il cui intervento era stato obliato da Caligola, e fece erigere in suo onore un arco, già votato in passato dal Senato, nei pressi del Teatro. In memoria del fratello Germanico fece rappresentare a Napoli una commedia greca da lui scritta; e commemorò anche Marco Antonio, suo nonno materno, nato lo stesso giorno di suo padre. Nonostante questi provvedimenti, la situazione di Claudio rimaneva precaria: nel 41 stesso, forse su istigazione di Messalina, fu esiliata a Pandataria e in seguito uccisa Giulia Livilla, la nipote dell'imperatore, già bandita da Caligola ma richiamata da Claudio, su accusa di adulterio con Seneca. Nel 43 fu messa a morte Giulia Livia, un'altra nipote dell'imperatore, su accuse di immoralità, e cadde anche il prefetto del pretorio Catonio Giusto. Nel 42 fu inoltre giustiziato Appio Giunio Silano, governatore della Spagna Tarraconese, già richiamato a Roma e fatto sposare, per legarlo a sé, con la madre di Messalina, Domizia Lepida. Secondo gli autori antichi, Messalina si era irritata poiché Silano si era rifiutato di giacere con lei, e dunque aveva finto, o fece fingere al potente liberto Narcisso, d'aver avuto un sogno in cui Silano assassinava Claudio; l'imperatore, terrorizzato, chiese la morte del senatore. Nel 42, le tensioni che avevano accompagnato l'ascesa di Claudio sfociarono in una crisi. Il governatore della Dalmazia Lucio Arrunzio Camillo Scriboniano si ribellò contro Claudio, ma fu disertato nel giro di cinque giorni dalle proprie legioni e si tolse la vita. L'imperatore premiò le legioni che aveva disertato Scriboniano, nominandole legio VII Claudia e legio XI Claudia; contestualmente lanciò un'investigazione per scovare tutti i complici della rivolta, in cui furono invitati a testimoniare anche moglie, schiavi e liberti dei colpevoli. i sospetti furono imprigionati e torturati, i loro corpi vennero gettati sulle scale Gemonie, e fu ordinata la morte dei senatori Annio Viniciano, Cecina Peto e Quinto Pomponio. Rapporto con il Senato Claudio voleva accattivarsi le simpatie del Senato. Egli, infatti, tentò di stabilire una sincera collaborazione con quest'organo istituzionale, secondo le linee della politica di Augusto, facendo un uso frequente di Senatus consulta e difendendo la posizione sociale dei senatori, riservando loro i posti migliori. Restituì, pertanto, al Senato l'Acaia e la Macedonia, nel 44. Spartì le province acquisite durante il suo principato fra gli ordini equestre e senatorio: e a quest'ultimo vennero assegnate la Britannia e la Licia. Claudio si mostrò rispettoso del Senato anche partecipando attivamente alle sue sedute. La presenza alle riunioni era rigorosamente obbligatoria per i suoi membri e l'assenteismo punito. I dibattiti dovevano essere reali, non dovevano, al contrario, costituire una semplice questione di assenso formale. Nel 47-48 rivide l'intera lista senatoria, eliminando quei membri inadatti e introducendo solo uomini che avessero maturato meriti anche in provincia, poiché voleva che il Senato fosse formato dalle migliori menti dell'impero. È vero anche che la maggiore interferenza con il Senato fu la creazione di un sistema amministrativo centralizzato. Claudio fu dunque il primo imperatore ad ammettere in Senato uomini provenienti da una provincia, la Gallia Comata; fornendo così agli imperatori successivi una via per completare l'integrazione dei popoli che facevano parte dell'impero di Roma. Nuovo sistema amministrativo centralizzato E se Tiberio aveva seguito pedissequamente le istruzioni di Augusto, Claudio non temette le innovazioni. Egli fu, infatti, il primo a creare una burocrazia centralizzata, suddivisa in sezioni, materie speciali, ognuna delle quali fu posta sotto il controllo di un liberto, una specie di moderno ministro in scala ridotta. I liberti erano degli schiavi resi liberi dai padroni, molto spesso greci e largamente eruditi; renderli così importanti nel suo sistema giuridico in verità era un forte attacco ai senatori che dovevano sottostare agli ordini di uno schiavo per lo più straniero. Poi egli avviò una forma di amministrazione pubblica imperiale, indipendente dalle tradizionali classi dei senatori e cavalieri. Il personale della nuova amministrazione centralizzata era costituito da uomini per la maggior parte di origine italica, estranei alla tradizione romana, e che dovevano fedeltà soltanto al Princeps. La più importante tra queste cariche appena istituite era quella di Segretario generale Ab epistulis, ricoperta in quegli anni da un certo Narciso: l'intera corrispondenza greca e latina (relazioni con i governatori, lettere e messaggi di vari funzionari, relazioni con città o comunità provinciali), doveva essere gestita, analizzata da questo funzionario, prima di renderne partecipe il Princeps. Secondo a Narciso era il segretario delle finanze, A rationibus, un certo Pallante, con l'accentramento e centralizzazione del potere finanziario nelle mani dell'imperatore a partire dallAerarium. Vi erano poi altre cariche di prestigio: Callisto era il segretario che si interessava delle richieste rivolte all'imperatore, a libellis e delle inchieste giuridiche portate davanti al princeps, le cosiddette cognitiones; Polibio quello che svolgeva la mansione di bibliotecario e consigliere culturale, aiutando l'imperatore con materiale per discorsi ed editti A studiis. Ma la presenza dei nuovi liberti provocò il continuo malcontento dell'antica aristocrazia senatoria, e accrebbe notevolmente il potere personale del principe. Anche nel campo dell'amministrazione giudiziaria Claudio portò nuove innovazioni come quando nel 53, persuase il Senato a concedere ai procuratori imperiali delle province il diritto di giurisdizione. Fino a quel momento qualsiasi contestazione di diritto fiscale, doveva essere portata davanti al Senato o all'imperatore per ottenere una sua decisione. Il provvedimento venne adottato per migliorare l'efficienza e la rapidità nel raccogliere il denaro dovuto all'erario, eliminando alcune procedure burocratiche. Favorì, infine, l'approvvigionamento di grano assicurando navi e merci contro eventuali danni provocati da tempeste, concedendo privilegi a stranieri costruttori di navi. Opere pubbliche Ultimò la costruzione di due acquedotti, iniziata da Caligola: l'acquedotto Claudio (Aqua Claudia), e l'Anio Novus che si incontrano entro Roma nella famosa Porta Maggiore. Ne restaurò anche un terzo chiamato Aqua Virgo. Diede un grande impulso alla costruzione di strade e canali in Italia e nelle province. Tra i tanti progetti meritano una segnalazione un largo canale che univa il Reno al mare e una strada che collegava l'Italia alla Germania (entrambe opere iniziate da suo padre). Vicino a Roma costruì un canale navigabile sul Tevere che terminava a Portus, il nuovo porto a nord di Ostia, a circa tre km a nord. Il porto era costituito da due moli a forma di semicerchio, numerosi granai per l'approvvigionamento di merci provenienti da tutte le province romane e all'imboccatura era posto un faro che divenne il simbolo della città stessa. Per ospitare le navi fu scavato un gigantesco bacino rettangolare di circa per 700 metri, collegato al Tevere da due canali. Gli ingegneri di Claudio non considerarono con la dovuta attenzione il problema rappresentato dal deposito delle sabbie fluviali, e in breve il nuovo porto fu inagibile. Di questo fallimento fece tesoro Traiano che costruì nello stesso luogo un porto più efficiente che rimase in funzione per secoli. Bonificò la piana del Fucino nell'Italia centrale attraverso lo scavo di un emissario che faceva defluire le acque del lago nel fiume Liri, a vantaggio di un migliore sfruttamento agricolo. La prima inaugurazione, con tanto di battaglia navale sul lago che stava per essere prosciugato, finì nel ridicolo. Il canale, scavato troppo in alto, non consentì alle acque di defluire. Il tempo di provvedere a sistemare il canale e nuova inaugurazione. Questa volta gli ingegneri di Claudio fecero un errore opposto e ben più grave del precedente; il canale posto troppo in basso fece defluire l'acqua in modo troppo violento procurando vittime tra gli spettatori. L'episodio culminò con una lite tra Agrippina e il liberto Narciso, appaltatore dell'opera: la donna disse che lui era un ladro mentre il liberto le dava dell'isterica. Altri imperatori si cimentarono con questa impresa che ebbe però termine solo nel XIX secolo grazie ai Torlonia che ingrandirono il tunnel scavato da Claudio tre volte la sua dimensione originale. Fece costruire nuove strade: la via Valeria Claudia fino all'Adriatico, o la via Claudia Augusta da Altinum fino al Danubio. Poche province non portano tracce delle strade costruite sotto il suo principato. Politica religiosa Per quanto riguarda la politica religiosa, Claudio, sebbene conservatore per natura e di interessi repubblicani, anche qui non si mostrò ostile alle innovazioni. Si adoperò per restaurare il collegio degli haruspices. Nel 47 celebrò i Ludi Saeculares dell'ottavo centenario dalla fondazione di Roma. Nel 49 ampliò, sempre nel corso di un'altra cerimonia, l'antico recinto sacro di Roma (pomerium), includendovi ora l'Aventino e parte del Campo Marzio. Si mostrò tollerante nei confronti dei culti provinciali, solo quelli che non considerava pericolosi per l'ordine pubblico interno. Se, infatti, verso il druidismo la sua azione fu più energica di quella dei suoi predecessori, con la completa soppressione, con gli Ebrei assunse un atteggiamento più liberale, e ristabilì per loro la libertà di culto e l'esonero del culto imperiale. Improbabile è la notizia, riportata da Svetonio, dell'espulsione della comunità ebraica da Roma Atteggiamento nei confronti dei cristiani Anche verso i cristiani la politica religiosa di Claudio si mostrò aperta. La Lettera ai Romani () attesta la diffusione della nuova religione all'interno della casa di Narciso, uno fra i più noti liberti imperiali. Tacito colloca al 42 o 43 la conversione a una superstitio externa, identificabile quasi certamente col cristianesimo, di Pomponia Grecina, moglie di Aulo Plauzio, che conduceva in quegli anni la spedizione britannica. Sono gli stessi anni in cui la tradizione della Chiesa colloca l'arrivo a Roma di Pietro e la prima stesura del Vangelo secondo Marco. L'unico atto in apparente contraddizione con tale atteggiamento è l'espulsione da Roma dei Giudei impulsore Chresto assidue tumultuantes ossia «in continuo subbuglio a causa di Cresto» (da identificarsi forse con Cristo): controverso passo di Svetonio riguardo al quale vi sono discordanti interpretazioni storiografiche. Politica estera: annessioni e conquiste Claudio, senza lasciarsi scoraggiare dal consiglio di Augusto di mantenere l'impero entro i limiti da lui stabiliti, aggiunse non meno di 5-7 nuove province tra cui ex regni clienti: Mauritania (dal 40-41), Britannia, Licia, Panfilia (dal 43), riannesse la Giudea (dal 44, dopo la morte del re Erode Agrippa I) e Tracia (dal 46); oltre all'annessione di nuovi territori/province danubiane, come il Regno del Norico (attorno al 50) e parti della Rezia. Tale scelta politica fu determinata dal fatto che egli aveva ereditato da Caligola una Mauritania in rivolta e una Britannia considerata matura per l'annessione, e dalla sua convinzione che fosse arrivato il momento di sostituire agli Stati clienti un controllo diretto imperiale. La politica difensiva di Tiberio fu infatti abbandonata, tranne lungo il limes europeo di Reno e Danubio. Africa (41-44) La rivolta della Mauretania, che seguì all'assassinio del re Tolomeo per ordine dell'imperatore Gaio Caligola (che in seguito aveva deciso di annettere i nuovi territori, trasformandoli in nuova provincia, nell'autunno del 40), fu soffocata nel sangue dopo quattro duri anni di lotta (dal 41 al 44) grazie a valenti generali come Gaio Svetonio Paolino e Osidio Geta. La Mauretania fu divisa in due province, la Mauretania Caesariensis e quella Tingitana (con capitali Cesarea e Tingis), affidate a un procuratore imperiale di ordine equestre. Riuscì a sedare una rivolta di Musulami dell'Africa settentrionale, inviandovi uno dei più qualificati generali, Servio Sulpicio Galba, in qualità di governatore e a capo della legione qui stanziata (la Legio III Augusta). Conquista della Britannia (43-51) Nel 43 iniziò la conquista della Britannia, quasi un secolo dopo Gaio Giulio Cesare. Al di là delle ragioni politiche, economiche e militari della spedizione, non va dimenticata una considerazione forse più importante, di natura psicologica, e cioè di provare a tutti di essere il degno figlio del conquistatore della Germania, Druso. Egli si recò in Britannia nell'autunno del primo anno di guerra per essere presente alla vittoria finale. Questa fu la conquista della quale Claudio andò più orgoglioso. Confini europei lungo Reno e Danubio (46-50) In Gallia alcune tribù ottennero i diritti latini e molti la cittadinanza romana, ma cosa più importante, Claudio riuscì a convincere un Senato riluttante a far ammettere alcuni cittadini galli all'interno delle istituzioni e magistrature romane. Egli, basandosi sui suoi studi della storia di Roma, dimostrò che la Repubblica romana si era rafforzata e ingrandita grazie al fatto di aver incorporato elementi considerati fino a poco prima degli "stranieri", come lo erano stati gli Etruschi, i Sanniti, i Greci, ecc. Claudio apriva così le porte del Senato anche ai provinciali Galli. In Germania, il legato della Germania Inferiore, Gneo Domizio Corbulone, diede prova delle sue grandi capacità militari con una campagna nelle terre dei Frisi e contro i pirati Cauci lungo le coste del Mare del Nord (47-48). Claudio però gli ordinò di ritirarsi al di qua del Reno: non voleva ripetere le imprese del padre Druso. In Tracia, da lungo tempo inquieta, il sovrano regnante era stato assassinato e Claudio decise che era ormai giunto il momento di annettere la regione (46). Completò, infine, le conquiste dei territori rimasti liberi fino al Danubio, annettendo le parti rimaste libere fino a quel momento della Rezia e del Norico (da Castra Regina a Carnuntum) nel 50 circa. Oriente (44-54) La Licia, dove si erano verificati dei disordini, divenne provincia nel 43. In Oriente, Claudio ricompensò l'amico Erode Agrippa I per l'aiuto prestatogli in passato, insediandolo sul trono di Giudea, che dal 6 era una provincia romana. Alla morte di Agrippa, nel 44, la Giudea ritornò a essere una provincia romana, amministrata da procuratori. Nei confronti della Partia, Claudio riuscì a ottenere il controllo dell'Armenia, fino a quando il nuovo re Vologese I, riuscì a insediare suo fratello Tiridate sul trono armeno verso la fine del regno di Claudio. Provinciali e cittadinanza Claudio, grazie ai suoi studi storici, si era convinto che Roma doveva molto alla sua propensione in tempi passati a inserire tra i propri cittadini gli uomini più meritevoli. Per questi motivi gli uomini più importanti di Gallia, Spagna e Africa, i dottori greci o asiatici, gli scienziati e i letterati, potevano contribuire notevolmente alla crescita dello Stato romano. E se la cittadinanza era una cosa preziosa da "regalare" ai provinciali, un cittadino romano, per meritarsela, doveva saper parlare e scrivere in latino: questa era una condizione insindacabile per Claudio. In caso contrario la cittadinanza romana sarebbe stata revocata. Successione Messalina, moglie di Claudio fin dalla sua ascesa al trono, gli dette una figlia, Claudia Ottavia, e un figlio (nel 41) cui il padre dette il soprannome di Britannico. Donna di grande crudeltà, aveva cospirato, insieme al suo amante, il console Gaio Silio, per uccidere Claudio e prenderne il suo posto. Ma la congiura fu scoperta e la stessa fu messa a morte nel 48. La nuova moglie fu scelta, anche grazie al consiglio del liberto Pallante, sostenitore dei diritti di sua nipote Agrippina minore, figlia cioè di suo fratello Germanico, sorella di Caligola e pronipote di Augusto. Agrippina aveva un figlio il cui nome era Lucio Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone. Il matrimonio con Claudio fu celebrato nel 48, e Agrippina divenne la nuova Augusta, godendo ora di privilegi senza precedenti. Nello stesso tempo diede inizio ai suoi intrighi per generare discredito sul figlio di Claudio, Britannico, in favore di suo figlio Domizio Enobarbo. Ambiziosa e priva di scrupoli, Agrippina si macchiò di una serie di delitti, servendosi del veleno o di false incriminazioni. Il figlio Nerone fu adottato da Claudio all'età di tredici anni (nel 50), quale tutore del più giovane Britannico (di cinque anni più giovane), ottenendo nel 51 la toga virilis, il titolo di Princeps Iuventutis, l'''imperium proconsolare fuori Roma, mentre nel 53 sposava Claudia Ottavia, figlia di Claudio. Morte (54) {{Citazione|Diamine, credo di essermela fatta addosso!|Claudio, ultime parole secondo lApokolokyntosis di Seneca|Vae, puto concacavi me!|lingua=la}} Morì improvvisamente durante un banchetto, dopo aver mangiato dei funghi sebbene le versioni discordino. Secondo Plinio il Vecchio, mangiò un piatto di funghi letali, forse della specie Amanita phalloides o Amanita muscaria, chiamati "boleti" e quindi confusi con funghi commestibili del tipo simile, come i porcini e lAmanita caesarea. Questa versione è ripresa da Giovenale. La morte avvenne il 13 ottobre 54, mentre venivano celebrate le Fontinalia, festività in onore del dio Fons. Non è difficile pensare che sia stato avvelenato da Agrippina per mano di Lucusta, anche se era ormai sicura della successione di Nerone. Essa potrebbe aver desiderato vedere il figlio sul trono mentre era ancora abbastanza giovane per seguire i suoi consigli e le sue volontà, e non voleva rischiare che Claudio tornasse a prediligere Britannico, e spinto dal liberto Narcisso (già artefice della caduta di Messalina, amico di Britannico e in quel momento in vacanza in Grecia onde curarsi da alcuni malanni) la ripudiasse. Si dice infatti che avesse una relazione adultera col ricco liberto Pallante e durante un banchetto, Claudio ubriaco avesse affermato che "era suo destino - disse - subire le infamie delle mogli e poi punirle". Secondo Svetonio, è possibile che i funghi siano stati commestibili, Agrippina vi avrebbe in seguito aggiunto del veleno per simulare un avvelenamento accidentale; Claudio li ingerì e morì oppure non fece in tempo a farlo in quanto troppo ubriaco. Quindi, sempre secondo la tesi dell'avvelenamento, in un primo momento Claudio si sarebbe addormentato, e svegliatosi poco dopo vomitò tutto quello che aveva mangiato; Svetonio afferma quindi gli fu propinato di nuovo il veleno attraverso una zuppa curativa o forse un clistere somministratogli per aiutarlo a smaltire l'indigestione. Invece Tacito afferma che egli non assunse il piatto avvelenato da Agrippina che aveva corrotto l'assaggiatore Aloto, in quanto aveva già dei conati di nausea per il troppo vino e troppo cibo, ma si fece quindi aiutare prima a vomitare dal medico Senofonte, il quale, in combutta anche lui con Agrippina, gli infilò in gola una piuma apparentemente per aiutarlo nell'operazione, in realtà intrisa di un potente veleno, provocandone la morte rapida. Flavio Giuseppe fa un riferimento anch'egli alla morte di Claudio, affermando che si diceva fosse stato assassinato. Secondo l'opera satirica di Seneca invece, Claudio mangiò i funghi, fu in seguito colto da dissenteria e poco dopo morì per un malore. Questo può essere compatibile con i primi sintomi dell'intossicazione da Amanita phalloides che compaiono dopo alcune ore (vomito, dissenteria, disidratazione e danno renale, prima che epatico), oltre che con quanto detto da Plinio e Giovenale (e anche da Tacito, Svetonio e Cassio Dione) sulla morte di Claudio per aver mangiato un fungo velenoso. Secondo la storica Barbara Levick, non si può comunque essere certi che la morte di Claudio sia stata davvero un omicidio, piuttosto che un avvelenamento accidentale o una morte naturale, visto il suo stato di salute da sempre malfermo e il suo stile di vita tendente a mangiare e bere troppo, sebbene la tesi del delitto sia altamente probabile. Quando Claudio si sentì male, Agrippina lo fece portare sul suo letto, dove la notte morì. In seguito chiamò a corte dei commedianti e musicisti, dicendo che Claudio si sentiva meglio e voleva distrarsi. Poi confinò i tre figli naturali di Claudio (le due figlie e Britannico) nelle loro stanze, e annunciò al popolo che l'imperatore era morto, presentando Nerone alla plebe e poi in Senato dove venne acclamato come nuovo Cesare. Claudio fu cremato dopo un solenne funerale a somiglianza di quello di Augusto. Le sue ceneri furono deposte con probabilità nel mausoleo della famiglia giulio-claudia. Morto Claudio, Agrippina e Nerone si preoccuparono di far sparire anche Britannico, figlio naturale di Claudio e aspirante al trono, già malato di epilessia; questo evento può testimoniare l'implicazione di Agrippina nella morte dell'imperatore. Secondo altri, Nerone invece temeva che Agrippina potesse a sua volta rivolgersi a Britannico, più controllabile, e quindi chiamò nuovamente Lucusta per uccidere il fratellastro, avvelenandone una bevanda. Per altri, invece, Britannico morì davvero per un attacco epilettico sopraggiunto mentre mangiava. Laugusta, comunque, dedicò sul Celio il tempio del Divo Claudio al defunto marito, che venne immediatamente divinizzato. Menomazione fisica e personalità Lo storico Svetonio nelle Vite dei Cesari descrive le afflizioni fisiche di Claudio in maniera relativamente dettagliata. Egli riporta che il princeps aveva ginocchia malferme che stentavano a sostenerlo, tremori alla testa, afflitto da balbuzie (tranne quando declamava poesie) e dal parlare incerto e confuso. Claudio soffriva anche di scialorrea e lieve disartria, e tutto questo lo faceva considerare "debole di mente" da parte della sua famiglia, con la madre stessa che lo definiva un "mostro d'uomo" e quando voleva insultare qualcuno diceva che era «più scemo di suo figlio Claudio». Seneca afferma nelle sua satira Apokolokyntosis come la voce di Claudio non appartenesse a nessun animale terrestre, e come anche le sue mani fossero deboli. Claudio viene rappresentato come violento, claudicante e gobbo. Tuttavia, non mostrava nessuna deformità fisica evidente, dato che lo stesso Svetonio riferisce che quando Claudio era calmo dimostrava una certa dignità di portamento, essendo alto e ben proporzionato, non magro e con folti capelli bianchi e collo robusto. Quando era contrariato o stressato, i sintomi della sua infermità peggioravano e si facevano più evidenti. Gli storici concordano sul fatto che questa condizione sia migliorata dopo la sua ascesa al trono. Lo stesso Claudio affermò di aver esagerato i propri malanni per salvarsi la vita. Nondimeno, soprattutto in gioventù e naturalmente prima di divenire princeps, visse bersagliato dagli scherzi e dalle prese in giro. Svetonio riferisce che quando era invitato, se arrivava in ritardo non veniva neanche fatto accomodare, o solo dopo lunghe attese e preghiere. Inoltre, se si addormentava dopo aver mangiato, gli altri commensali gli tiravano addosso noccioli di datteri e olive, oppure mentre russava, gli infilavano scarpe da donna alle mani in modo che, svegliatosi improvvisamente, se le sfregasse in viso. Valutazioni moderne sullo stato di salute di Claudio si sono avvicendate varie volte nel corso del secolo scorso. Prima della seconda guerra mondiale, la paralisi infantile da poliomielite era ampiamente accettata come causa dei suoi problemi. Tuttavia, la polio non spiega molti dei sintomi descritti, e una teoria più recente implica una paralisi cerebrale infantile (a causa di problemi alla nascita) con distonia o la sindrome di Tourette come possibili cause della sua infermità. Jerome Nriagu ha ipotizzato che Claudio, come altri imperatori tra cui Caligola e Nerone, soffrisse in età adulta di avvelenamento da piombo a causa dell'uso romano di addolcire il vino con il diacetato di piombo o "zucchero di Saturno". Studiosi di iconografia e medicina, infine, unendo i sintomi descritti da Svetonio con l'aspetto di alcune statue di Claudio hanno sostenuto che una lesione cerebrale traumatica subita durante il parto avrebbe causato a Claudio la sua malattia, una diplegia spastica alle gambe e alla testa, la più comune tra le paralisi infantili che spesso può causare anche disabilità intellettiva, nel caso dell'imperatore assente o lievissima, ma sufficiente a farlo considerare poco intelligente dai famigliari, forse per la confusione mentale occasionale che talvolta gli attribuirono gli storici, uno dei motivi per cui Tiberio lo aveva escluso dalla successione.Antonio Spinosa, Tiberio, l'imperatore che non amava Roma, Milano, Mondadori, 1991, p. 213 Dal punto di vista caratteriale, gli storici antichi descrivevano Claudio come uomo generoso, colto ed erudito, non scevro da umiltà dato che a volte soleva pranzare con i plebei. Di carattere conviviale, amava circondarsi di amici e banchettare con loro disquisendo di arte e letteratura. Si dice che abbia pensato di far emettere un eccentrico editto per permettere di ruttare ed emettere flatulenze durante i banchetti, perché aveva saputo che un invitato si era posto in pericolo di vita per essersi educatamente trattenuto in sua presenza. Lo descrissero però anche sanguinario e crudele, vendicativo, pavido e facile all'ira, appassionato di gioco d'azzardo, combattimenti ed esecuzioni di gladiatori; Claudio stesso riconobbe i lati negativi del suo carattere e si scusò pubblicamente per il proprio temperamento con un editto. Secondo gli storici antichi era anche eccessivamente fiducioso e facilmente manipolabile dalle mogli e dai suoi liberti, paranoico, molto libidinoso nei confronti delle donne, dedito al vino, apatico, noioso e spesso confuso. Le opere esistenti di Claudio presentano invece una visione diversa, dipingendo un ritratto di amministratore intelligente, erudito e coscienzioso, con una particolare attenzione per i dettagli e la giustizia. Quindi, Claudio resta un enigma per i posteri. Sin dalla scoperta del ritrovamento della sua Lettera agli Alessandrini nel secolo scorso, molto lavoro è stato fatto per riabilitare la figura dell'imperatore Claudio e determinare dove si trovi la verità. Opere letterarie e interessi culturali Anche se dai suoi stessi parenti era considerato quasi un "ritardato" e un "minorato fisico", il giovane Claudio perseverò nei suoi interessi culturali, cosicché scrisse numerose opere nel corso della sua vita, principalmente durante il regno di Tiberio, periodo che può considerarsi il vertice della sua carriera letteraria. Oltre a una storia del principato di Augusto, e alcuni trattati sul gioco dei dadi del quale era un grande appassionato, tra le sue opere maggiori si annoverano la Tyrrenikà, una storia della civiltà etrusca in venti libri, una Storia di Cartagine in otto volumi (Karchedonikà), e un dizionario di lingua etrusca. Sfortunatamente, tutte opere andate perdute, a parte la ritrovata lettera agli alessandrini. Svetonio cita suoi discorsi, in cui si nota spesso la sua conoscenza della storia, specialmente riguardo agli Etruschi, come nel discorso in cui volle aprire il Senato ai nobili gallo-romani. Coltivò anche lo studio della lingua greca, all’epoca l’idioma dei dotti, in ogni occasione ribadiva questo suo amore poiché la considerava una "lingua superiore", e conosceva a memoria ampi brani dei poemi omerici, citando spesso come aforismi alcune frasi da lui ritenute particolarmente significative. Claudio propose inoltre una riforma dell'alfabeto latino attraverso l'introduzione di tre nuove lettere da lui ideate, due delle quali svolgevano la funzione delle moderne lettere W e Y''. Riuscì a introdurre ufficialmente tale modifica una volta salito al potere, ma la stessa non sopravvisse al suo regno. Infine, egli scrisse un'autobiografia descritta da Svetonio come pedante e priva di gusto. Nessuna delle opere letterarie di Claudio è giunta fino a noi, ma ampie citazioni dalle stesse sono presenti in successive opere di storici della dinastia giulio-claudia. Svetonio, Tacito e Plinio il Vecchio attinsero tutti dalla produzione letteraria di Claudio per trarvi notizie e devono averla utilizzata come fonte in numerose occasioni. Matrimoni Svetonio e altri autori antichi accusarono Claudio di essere stato succube delle proprie mogli e di aver vissuto, in questo modo, più come un servo che come un imperatore. Claudio si sposò quattro volte, dopo due falliti fidanzamenti. Il primo fidanzamento fu con Emilia Lepida, pronipote di Augusto, quando Claudio era ancora adolescente, ma fu rotto per motivi politici. Il secondo fu con Livia Medullina, ma la ragazza morì improvvisamente di malattia il giorno delle nozze. Plauzia Urgulanilla Plauzia Urgulanilla fu la prima moglie di Claudio, e gli diede un figlio maschio, Claudio Druso. Druso morì per soffocamento da cibo nei primi anni dell'adolescenza, poco tempo dopo il fidanzamento con la figlia di Seiano. Claudio divorziò da Urgulanilla per adulterio e dietro il sospetto che avesse fatto uccidere la sorellastra Apronia. Cinque mesi prima del divorzio, Urgulanilla partorì una bambina di nome Claudia, ma Claudio ripudiò la neonata come figlia del tradimento della moglie con il liberto Botero, facendola deporre nuda davanti alla porta della madre. Elia Petina Poco tempo dopo, Claudio si risposò con Elia Petina, parente di Seiano, o forse la figlia adottiva dello stesso. La coppia ebbe una figlia, Claudia Antonia. Anche questo matrimonio terminò con un divorzio, ma le cause non sono ben chiare. Alcuni storici moderni hanno avanzato l'ipotesi che la separazione fosse dovuta ad abusi psicologici da parte di Petina. Valeria Messalina Qualche anno dopo aver divorziato da Elia Petina, nel 38 o 39 d.C., Claudio sposò Valeria Messalina, figlia di Barbato Messala, suo cugino. Messalina diede alla luce Claudia Ottavia e un figlio dapprima chiamato Tiberio Claudio Germanico, e successivamente conosciuto come Britannico. Il matrimonio terminò in tragedia. Gli storici antichi accusarono Messalina di essere una ninfomane che tradiva regolarmente Claudio — Tacito afferma persino che una volta la donna volle fare a gara con una nota prostituta per vedere chi delle due fosse riuscita a soddisfare un maggior numero di amanti nella stessa notte — e una manipolatrice assetata di potere. Nel 48, Messalina sposò il suo amante Gaio Silio nel corso di una cerimonia pubblica mentre Claudio si trovava a Ostia. Le fonti divergono circa il fatto se avesse almeno divorziato dal marito prima di sposare Silio. Temendo a ragione un complotto per detronizzarlo, Claudio la fece condannare a morte insieme all'amante e dichiarò ai pretoriani presenti che non si sarebbe più sposato, ordinando loro di ucciderlo se avesse cambiato idea. Agrippina minore Nonostante il giuramento fatto, Claudio decise di sposarsi ancora una volta. Le fonti antiche riferiscono che prese in esame tre candidate: Lollia Paolina che era stata la terza moglie di Caligola, l'ex moglie Elia Petina, sostenuta da Narcisso, e la nipote Agrippina, proposta da Pallante. Secondo Svetonio scelse Agrippina per le sue capacità amatorie. Agrippina era una dei pochi discendenti rimasti del Divo Augusto, e suo figlio Lucio Domizio Enobarbo (il futuro Imperatore Nerone) era uno degli ultimi maschi della famiglia imperiale. Claudio, innamorato di Agrippina, adottò Nerone come suo figlio, quando egli era già tredicenne. L'adozione in tarda età era un'antica tradizione romana. In seguito Nerone sposò Ottavia, la figlia di Claudio, che era quindi la sua sorellastra. Monetazione imperiale del periodo Note Esplicative Riferimenti Bibliografia Fonti primarie ( Roman History — traduzione in inglese su LacusCurtius). ( The Antiquities of the Jews — traduzione in inglese di William Whiston). Vite dei Cesari — traduzione in italiano di Progettovidio; The Lives of the Twelve Caesars — traduzione in inglese di John Carew Rolfe. Annali — traduzione in italiano di Progettovidio; Annals — traduzione in inglese di Alfred J. Church e William J. Brodribb. Fonti storiografiche moderne in italiano In inglese in francese in spagnolo Voci correlate Statua colossale di Claudio Altri progetti Collegamenti esterni Cesare Augusto Germanico, Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, Tiberio Morti per avvelenamento Auguri Caligola
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https://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0%20del%20Sudafrica
Città del Sudafrica
Lista di città del Sudafrica ordinate per tipo e numero di abitanti. Città Di seguito vengono elencate le città con più di 100.000 abitanti, ordinate per numero di abitanti. È da notare che i valori riportati possono essere molto diversi da quelli relativi all'intero agglomerato urbano (ad esempio, Johannesburg giunge fino a 6.820.713, Città del Capo a 4.302.014 e Durban a 4.053.689 – dati 01.01.05). Municipalità Di seguito vengono elencate le municipalità con più di 200.000 abitanti, ordinate per numero di abitanti. Note Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cimitero%20monumentale%20di%20Staglieno
Cimitero monumentale di Staglieno
Il cimitero monumentale di Staglieno (in ligure Çimiteio de Stagén) è il maggiore luogo di sepoltura di Genova ed è uno dei cimiteri monumentali più importanti d'Europa. È situato nella Val Bisagno, nel territorio del "Municipio IV – Genova Media Val Bisagno", comprendente il quartiere di Staglieno. Vi sono sepolti figli illustri del capoluogo ligure e altri personaggi famosi tra i quali uno dei padri della Patria italiana, Giuseppe Mazzini, il presidente del Consiglio e partigiano Ferruccio Parri, il compositore della musica dell'Inno d'Italia Michele Novaro, numerosi garibaldini tra i quali Antonio Burlando ed altri che fecero parte della spedizione dei Mille (un campo è a loro dedicato), l'attore Gilberto Govi, il pittore Federico Sirigu, la scrittrice Fernanda Pivano, il poeta Edoardo Sanguineti, Constance Lloyd (moglie di Oscar Wilde), Nino Bixio e Stefano Canzio. Vi è anche il cenotafio del cantautore Fabrizio De André. Per la vastità dei suoi imponenti monumenti funebri è considerato un vero e proprio museo a cielo aperto. Le numerose statue funerarie e cappelle – opere prevalentemente di scultori genovesi – sia pure costruite in stili differenti, restituiscono all'insieme del complesso un importante valore sotto l'aspetto dell'architettura e scultura funebre. La progettazione La progettazione del cimitero genovese risale al 1835 ancora sulla scia del clima creato dall'editto napoleonico di Saint-Cloud entrato in vigore il 12 giugno 1804, con il quale si vietavano le sepolture nelle chiese e nei centri abitati. Il progetto originario dell'architetto Carlo Barabino venne approvato dal Comune di Genova. Barabino tuttavia morì nello stesso anno a causa dell'epidemia di colera che aveva colpito la città e il progetto passò al suo collaboratore e allievo Giovanni Battista Resasco (il piazzale dell'ingresso secondario del cimitero porta il suo nome). L'area di Staglieno su cui sorgeva la villa Vaccarezza parve la più indicata per la costruzione di un cimitero poiché poco abitata e, allo stesso tempo, vicina al centro della città. I lavori iniziarono nel 1844 e la struttura venne aperta al pubblico il 2 gennaio 1851 (nel primo giorno furono sepolte quattro persone). Dopo vari ampliamenti portati avanti nel tempo, oggi comprende un'area di circa 330.000 metri quadrati ed include anche un cimitero inglese (dove si trova la tomba di Constance Lloyd, moglie di Oscar Wilde), uno protestante ed uno ebraico. Al centro del luogo di sepoltura – dove un tempo vi era semplicemente un grande prato – si erge ora la statua della Fede, alta nove metri, opera dello scultore Santo Varni. Prospiciente la statua della Fede, al culmine di un'imponente scalinata, si staglia il Pantheon (copia del Pantheon di Roma) con il suo bellissimo pronao di colonne in stile dorico, fiancheggiato da due statue marmoree rappresentanti i profeti biblici Giobbe e Geremia. Lungo la collina che lo sovrasta si possono incontrare, lungo il cammino, cappelle monumentali in stile gotico, bizantino, neo-egizio, Liberty, mesopotamico e neoclassico. Il camposanto di Staglieno, evidentemente, non può non essere motivo di orgoglio cittadino. È stato ed è – per la sua bellezza – meta di artisti e letterati giunti da ogni dove: Ernest Hemingway lo definì una delle meraviglie del mondo. Ma una puntuale descrizione della struttura e dell'imponenza del complesso architettonico è resa anche negli scritti di Mark Twain riportati nel libro The Innocents Abroad ("Innocenti all'estero", del 1867): Il principale cimitero genovese ha subito nel tempo una decadenza dovuta anche alla sua estensione, pur mantenendo inalterato il suo fascino. Le tombe e le sculture che agli occhi di Twain apparivano nuove e nivee, oggi sono rese grigie dalla polvere, dallo smog e dall'incedere degli arbusti. Sebbene lasciate in abbandono, restano ugualmente piene di grazia e perfette nella struttura, rimanendo uno dei migliori esempi dell'arte funeraria con cui la borghesia genovese dell'Ottocento ostentava la propria opulenza. Analisi storica Per comprendere meglio l'aspetto puramente artistico ed il valore della parte monumentale del cimitero di Staglieno occorre procedere ad una valutazione di tipo storico-sociale considerando cioè – per quanto riguarda almeno il periodo del cosiddetto realismo borghese – i riflessi e le ricadute dello sviluppo, della formazione e del consolidamento di un certo tipo di borghesia – quella genovese del tempo – quanto mai propulsiva e per molti aspetti artefice di una mentalità progressista ante litteram. In quegli anni, i tentativi insurrezionali mazziniani del 1832-1834 di Chambéry, Torino e Genova, pur falliti, scossero l'opinione pubblica preoccupando i vari casati nobili al potere e intimorendo in linea di massima le classi sociali dominanti che, se talvolta si mostravano aperte al progresso, d'altro canto capivano che una cospicua parte del loro potere sarebbe stata erosa dal suffragio universale di una costituzione repubblicana. Si sviluppò così una linea di pensiero di tipo liberale moderato che aveva la chiara intenzione di esser guida per i movimenti risorgimentali ma nel contempo di impedire sconvolgimenti sociali irreversibili, nella convinzione che l'impegno sociale e politico e riforme adeguate avrebbero gradualmente portato sia all'indipendenza nazionale sia all'unificazione del mercato, indispensabile per uno sviluppo industriale simile a quello delle nazioni più moderne dell'epoca. Utilizzando i mezzi legali di comunicazione che in quel periodo storico – ovvero metà Ottocento – erano loro permessi, gli aderenti a questa linea di pensiero si adoperarono con tenacia ed anche coraggio personale per il raggiungimento di maggiori libertà supportate da leggi diverse che tenessero conto anche delle esigenze della classe operaia che stava crescendo a ritmi fortissimi soprattutto a Genova. Ad esempio, un obiettivo fondamentale era adeguare l'istruzione alle necessità del periodo storico sociale che si stava profilando, in particolare in modo tale che la formazione seguisse i ritmi dell'industrializzazione (ricalcando così, almeno nelle linee principali, il concetto di libero scambio analizzato da Adam Smith e diffuso in Italia da Richard Cobden). Artisti per le tombe dei patriarchi A Genova l'alleanza tattica interclassista fra commercianti, industriali e lavoratori trovò voce nel Congresso degli Scienziati del 1846. A titolo di esempio, vale la pena di ricordare l'opera di uno dei capofila di queste posizioni, Giovanni Ansaldo, al quale si deve l'introduzione della scuola serale per operai-lavoratori nel capoluogo ligure e che, nella seconda metà dell'Ottocento, ebbe il maggiore centro di studi politecnici del Regno d'Italia. In questa situazione è comprensibile come la fascia più agiata della borghesia genovese desiderasse perpetuare la propria memoria tramite segni duraturi tali da ricordare il proprio lavoro e la propria morale: anche, e soprattutto, a quel tempo il metodo migliore si rivelava ancora la scultura. Da qui il nascere di lavori realistici, talvolta anche iperrealistici, comunque di buon livello (alcuni addirittura di ottima fattura) che riguardavano soprattutto la prima fase scultorea del cimitero monumentale di Staglieno. Spesso, nelle tombe realizzate all'epoca, molte delle quali immortalate in fotografia dal famoso fotografo Alfred Noack, il defunto è ritratto circondato dai propri cari, ma anche da altre persone; viene quindi interpretato come una figura patriarcale e positiva, tipica di chi finalmente si è guadagnato il giusto riposo dopo una alacre vita di lavoro. Ben diversa sarà invece l'impostazione contenutistico-formale delle opere successive che caratterizzeranno la fase dell'apice e d'inizio di fase calante della borghesia commerciale-industriale genovese. In essa viene evidenziato il rapporto eros-tanatos arrivando a espressioni di tipo liberty con figure di angeli che ricordano le concubine del morto, ovvero statuette femminili molto seducenti che erano poste nella tomba dei faraoni o dei notabili egizi per rendergli piacevole la permanenza nel regno dei morti. Particolarmente curiosa, in tale quadro, risulta una statua dall'inconsueto aspetto contenutistico (considerata dai critici di ottima ma non di eccelsa fattura), che rappresenta la morte quale donna seducente che porta con sé su un focoso destriero il defunto. Apporto degli scultori genovesi Fra gli scultori che hanno dato vita alle opere del cimitero di Staglieno vi sono, fra gli altri, Santo Varni (autore della bella statua dedicata alla Fede della Religione, alta nove metri e posta al centro del luogo di sepoltura, statua eseguita non per una tomba in particolare ma come emblematica presentazione del grandioso cimitero allo spettatore che vi accede) e Lorenzo Orengo (che scolpì la statua di Caterina Campodonico, la famosa venditrice di noccioline). Sono poi da segnalare Augusto Rivalta (autore della tomba Piaggio), Eugenio Baroni (autore di numerose tombe di famiglia), Luigi Rovelli (che costruì la Cappella Raggio, nota anche come Duomo di Milano per la somiglianza con la cattedrale meneghina), Michele Sansebastiano (cui si devono il cippo Tagliaferro, il cippo Romanengo-Bussa e la Tomba Barbieri), Edoardo Alfieri e Norberto Montecucco. Una menzione particolare merita l'Angelo di Monteverde, opera dello scultore Giulio Monteverde, che orna sontuosamente con una figura d'angelo d'inusitato fascino la tomba Oneto al Porticato superiore di ponente. Tombe e scultori nei porticati Porticato inferiore scultore Lorenzo Orengo: tomba di Caterina Campodonico scultore Ramognino: tomba Famiglia Rocca scultore Salvator Terelli: tomba marchesa Rovine Lomellini scultore Santo Varni: tomba Luigi Groppallo - tomba Chichizola – tomba Donghi – tomba Lomellini – tomba Ronco – tomba Tagliacarne – tomba Maggiolo-Staglieno – tomba famiglia Durazzo-Spinola scultore Lorenzo Orengo: tomba Marcello Groppallo scultore Giuseppe Gaggini: tomba Nicora scultore Giuseppe Benetti: tomba Tagliaferro scultore Carlo Rubatto: tomba del marchese Gian Carlo Di Negro scultore Giacobbe: tomba Musso – tomba Montebruno scultore Vittorio Lavezzari: tomba Queirolo, tomba Fossati, tomba Repetto, tomba Pizzorni scultore Luigi Orengo: tomba Cabella scultore Antonio Rota: tomba Serra (statua del frate) – tomba Gnecco - tomba Brunetti – tomba Pasquale Pastorino scultore Santo Saccomanno: tomba Faustino da Costa – tomba Casella scultore Onorato Toso: Tomba Famiglia Ribaudo scultore Domenico Carli: tomba Tomaso Pellegrini – tomba Dottor Pisano - tomba Giuseppe Ferrari scultore Villa: tomba coniugi Chiappa scultore Demetrio Paernio: tomba Luigi Priario (1877) – tomba Carlo Celesia (1899) scultore Giovanni Scanzi: tomba Giacomo Borgonovo – tomba Carlo di G.B. Casella – tomba Elisa Falcone – tomba Ghiglino – tomba Carpaneto scultore Giovanni Battista Cevasco: tomba Danovaro – tomba Francia Pescetto – tomba Badaracco – tomba Galleano (con pitture di Nicolò Barabino) - tomba Cambiaso (1884) scultore Rivalta: tomba Ghigliani – tomba Giulio Cesare Drago (donatore della ringhiera del ponte di Carignano) scultore Pietro Costa: tomba Sorelle Da Passano scultore Antonio Bozzano: tomba De Fornari – tomba Scanzi scultore Giulianotti: tomba Conti scultore Leonardo Bistolfi: tomba Tito Orsini scultore Lorenzo Massa: tomba Paganelli scultore Calvi: tomba Mainetto scultore Pasciutti: tomba Rebora scultore Federico Fabiani: tomba Parpaglioni Galleria frontale scultore P.E. De Barbieri: tomba Nicolò Frugoni – tomba Bisso Traverso scultore Brizzolara: tomba Risso-Zerega scultore Scanzi: tomba Bertollo-Ferralasco scultore Vittorio Lavezzari: tomba Canale (1912) scultore Demetrio Paernio: tomba Appiani (1910) Porticato semicircolare trasversale scultore Pasciutti: tomba Garbugino scultore Edoardo De Albertis: tomba Ferrando Roggero scultore P. E. De Barbieri: tomba Frixione scultore Eugenio Baroni: tomba Luisa Cibilis Remus – tomba Rota scultore A. De Albertis: tomba Anostaz-Pazzoni – tomba Profumo scultore Giuseppe Benetti: tomba DaPino scultore Gigi Orengo: tomba Cabona Porticato inferiore a Levante (ai piedi del Pantheon a Levante) scultore Demetrio Paernio: tomba Lavarello Galleria trasversale monumenti degli scultori Campora – Lavarello – Razeto – De Barbieri – Orengo – Noris Scala per i porticati superiori scultore Cavasco: tomba Galleano (Cristo deposto dalla Croce) scultore Montarsolo: tomba Vallebona (Cristo resuscita Lazzaro) scultore Vela: tomba Torti (effigie in medaglione rotondo del poeta Giovanni Torti) Porticati superiori, in cima allo scalone scultore Giuseppe Gaggini: tomba Balduino Porticato superiore (Porticato delle celebrità cittadine) scultore Villa: tomba Raffaele Pienovi – tomba Tomati scultore Santo Varni: tomba Picardo – tomba della famiglia Dufour – tomba Cattaneo della Volta (statua del Salvatore) - tomba Spinola scultore Giulio Monteverde: tomba Francesco Oneto (Angelo della Morte) - tomba Pratolongo (con altro angelo) scultore Giuseppe Benetti: tomba Pignone, Lanata e Gatti scultore Carlo Rubatto: tomba Peirano scultore Augusto Rivalta: tomba Raggio e Bianchi-Ricchini scultore Chiappori: tomba Bartolomeo Bottaro (sacerdote, patriota, morto avvelenato, con ritratto in busto) tomba Nicolay tomba Pietro Gambaro Giuseppe Morro (sindaco di Genova, solo ritratto in clipeo rotondo) Nicolò Crosa di Vergagni e la moglie Carlotta Fieschi (ritratto in bassorilievo su pilastro del portico con iscrizione) Sezioni del cimitero Il cimitero è diviso nelle seguenti sezioni: Cimitero ebraico, aperto nel 1886 e gestito dalla Comunità ebraica di Genova. Cimitero greco-ortodosso, aperto nel 1882 gestito dall'Arcidiocesi ortodossa d'Italia e Malta - Vicariato arcivescovile di Genova. Cimitero degli inglesi, cimitero protestante e Cimitero militare alleato, aperto nel 1902 e gestito dal consolato del Regno Unito e dal Commonwealth War Graves Commission. Cimitero musulmano aperto nel 2000 gestito dal consolato della Tunisia. Personalità sepolte nel cimitero Tra i più noti abbiamo: A Roberta Alloisio (1964 - 2017), cantante. Salvatore Anastasi (1837 - 1906), tenore. Antonietta Pozzoni Anastasi (1847 - 1917), cantante lirica e soprano. Giovanni Ansaldo (1815 - 1859), imprenditore, ingegnere e architetto. B Carlo Barabino (1768 - 1835), architetto e urbanista. Eugenio Baroni (1880 - 1935), scultore. Anton Giulio Barrili (1836 - 1908), patriota, scrittore e politico. Nino Bixio (1821 - 1873), generale e politico. Carlo Bombrini (1804 - 1882), banchiere, imprenditore e politico. Gian Fabio Bosco (1936 - 2010), attore. Ernesto Bozzano (1862 - 1943), parapsicologo. Federico Bringiotti (1878 - 1951), scultore. Luigi Brizzolara (1868 - 1937), scultore. Antonio Burlando (1823 - 1895), patriota, uno dei Mille. C Federico Campanella (1804 - 1884), patriota e politico. Caterina Campodonico (1801 - 1881), Monumento. Michele Giuseppe Canale (1808 - 1890), storico. Michele Canzio (1788 - 1868), architetto, scenografo e pittore. Stefano Canzio (1837 - 1909), generale; genero di Garibaldi; uno dei Mille Mario Cappello (1895 - 1954), cantautore. Margherita Carosio (1908 - 2005), soprano e attrice. Giovan Battista Carpi (1927 - 1999), fumettista, illustratore e insegnante. Antonio Caveri (1811 - 1870), politico. Giovanni Battista Cevasco (1814 - 1891), scultore. Ivo Chiesa (1920 - 2003), impresario teatrale, giornalista e produttore discografico. David Chiossone (1822 - 1873), drammaturgo. D Enrico Alberto D'Albertis (1846 - 1932), navigatore, scrittore e etnologo. Ippolito D’Aste (1810 - 1866), insegnante e scrittore. Gerolamo Da Passano (1818 - 1889), pedagogista. Fabrizio De André (1940 - 1999), cantautore. Giuseppe De André (1912 - 1985), dirigente d'azienda, politico e insegnante. Renato De Barbieri (1920 - 1991), violinista. Giuseppe De Paoli (1885 - 1913), poeta. Gian Carlo Di Negro (1769 - 1857), poeta. Franco Diogene (1947 - 2005), attore. Giacomo Doria (1840 - 1913), naturalista e politico. Maurizio Dufour (1826 - 1897), architetto. F Giannetto Fieschi (1921 - 2010), pittore e incisore. James Fletcher (1886 - 1974), industriale. Eleuterio Felice Foresti (1793 - 1858), patriota. G Giuseppe II Gaggini (1791 - 1867), scultore. Rina Gaioni (1893 - 1984), attrice teatrale. Carlo Andrea Gambini (1819 - 1865), compositore. Nicolò Garaventa (1848 - 1917), insegnante. Aldo Gastaldi (1921 - 1945), militare e partigiano. Paolo Giacometti (1816 - 1882), drammaturgo. Claudio Gora (1913 - 1998), attore e regista. Gilberto Govi (1885 - 1966), attore. L Claudio Leigheb (1846 - 1903), attore teatrale. Constance Mary Lloyd (1859 - 1898), scrittrice e giornalista inglese, nonché moglie di Oscar Wilde. Emanuele Luzzati (1921 - 2007), scenografo, animatore e illustratore. M Mario Malfettani (1872 - 1911), scrittore. Luigi Mancinelli (1848 - 1921), direttore d'orchestra, compositore e violoncellista. Riccardo Mannerini (1927 - 1980), poeta e paroliere. Edoardo Marigliano (1849 - 1940), medico. Renzo Marignano (1923 - 1987), attore e regista cinematografico. Giuseppe Marzari (1900 - 1974), attore teatrale, comico e umorista. Martiri della "Giovine Italia" Giuseppe Mazzini (1805 - 1872), patriota, politico, filosofo e giornalista. Carlotta di Sassonia-Meiningen (1751 - 1827), astronoma. N Alfredo Noack (1833 - 1895), fotografo. Michele Novaro (1818 - 1885), compositore e patriota; autore dell'Inno d'italia. O Gaetano Olivari (1870 - 1948), scultore. Anna Maria Ortese (1914 - 1998), scrittrice neorealista. P Ferruccio Parri (1890 - 1981), politico e antifascista. Vito Elio Petrucci (1923 - 2002), poeta, giornalista e commediografo. Fernanda Pivano (1917 - 2009), traduttrice, scrittrice, giornalista e critica musicale. Fëdor Andrianovič Poletaev (1909 - 1945), partigiano sovietico. Andrea Podestà (1832 - 1895), politico. Q Fabrizio Quattrocchi (1968 - 2004), guardia di sicurezza privata. Beppe Quirici (1954 - 2009), musicista e produttore discografico. R Giovanni Battista Resasco (1798 - 1872), architetto e docente. Vincenzo Ricci (1804 - 1868), politico. Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (1871 - 1919), poeta. Felice Romani (1789 - 1865), librettista, poeta e critico musicale. Guido Rossa (1934 - 1979), operaio e sindacalista. Colette Rosselli (1911 - 1996), scrittrice, illustratrice e pittrice. Antonio Rota (1842 - 1917), scultore. Raffaele Rubattino (1809 - 1881), imprenditore e armatore. S Giovanni Scanzi (1840 - 1915), scultore. Edoardo Sanguineti (1930 - 2010), poeta e scrittore. Francesco Bartolomeo Savi (1820 - 1865), politico e membro della spedizione dei Mille. Federico Sirigu (1925 - 1999), pittore. Giovanni Battista Egisto Sivelli (1843 -1934), ultimo superstite dei Mille Camillo Sivori (1815 - 1894), violinista e compositore. Flavia Steno (1878 - 1946), giornalista e scrittrice. T Giovanni Battista Tassara (1841 - 1916), scultore; uno dei Mille. Aldo Trionfo (1921 - 1989), regista teatrale. Giovanni Torti (1774 - 1852), poeta. U Davide Cesare Uziel (1835 - 1889), uno dei Mille. V Lugi Arnaldo Vassallo detto Gandolin (1852 - 1906), giornalista e scrittore. Santo Varni (1807 - 1885), scultore. Giambattista Vigo (1844 - 1891), poeta. Piero Villaggio (1932 - 2014), matematico e ingegnere. Note Bibliografia F. Resasco, La Necropoli di Staglieno, Genova 1892 G. C. Dè Landolina, Staglieno, La insigne Necropoli di Genova, Ed. Rinascenza Genova anni 60? s.d. T. Crombie, The Sculptors of Staglieno, Genoese nineteenth-century funerary monuments, in Apollo 1973 n. 135 R. Bossaglia-M. F. Giubilei, Cadaveri eccellenti, in Arte 1982, n. 124 F. Sborgi (a cura di), L'Ottocento e il Novecento. Dal Neoclassicismo al Liberty, in La scultura a Genova e in Liguria. Dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988 G. Berengo Gardin-G. Nessi Parlato, Il giardino del tempo, Pomezia 1993 F. Sborgi, Staglieno e la scultura funeraria ligure tra Ottocento e Novecento, Torino 1997 S. Diéguez Patao-C. Gimènez (a cura di), Arte y architectura funeraria, Dublin, Genova, Madrid (XIX-XX), Torino, Electa España 2000 G. Berengo Gardin-G. Nessi Parlato, Staglieno, Giganti di marmo. Marble Giants, Tormena 2002 A. D'Avenia, Cose che nessuno sa, Milano, 2011. Una scena del romanzo è ambientata al Cimitero di Staglieno. A. Orsi, La città silenziosa - il Cimitero Monumentale di Staglieno. Libro fotografico, con testi di Aldo Padovano. De Ferrari 2012 Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Coppa%20del%20mondo%20di%20ciclismo%20su%20strada
Coppa del mondo di ciclismo su strada
La Coppa del mondo di ciclismo su strada era una competizione multiprova, organizzata dall'Unione Ciclistica Internazionale, che riuniva le principali corse in linea maschili di ciclismo su strada della stagione. Il programma comprendeva le cinque "classiche monumento" e altre importanti corse in linea di un giorno. La classifica individuale era a punti e non era obbligatorio partecipare a tutte le gare in programma; il leader della classifica indossava nelle gare di Coppa una maglia iridata con la banda arcobaleno in verticale invece che orizzontale (quest'ultima spetta invece di diritto al campione del mondo). Storia Creata nel 1989, la Coppa del mondo si è svolta per l'ultima volta nel 2004, mentre dal 2005 l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha deciso di sostituirla con una competizione denominata UCI ProTour estesa anche alle principali corse a tappe. Nel 1998 venne introdotta anche la Coppa del mondo di ciclismo su strada femminile. I corridori italiani hanno vinto ben nove edizioni della Coppa del Mondo, su sedici disputate, e ben 59 prove di calendario su 170. Seguono il Belgio con tre successi finali (e 30 prove), la Germania con due, Irlanda e Paesi Bassi con uno. Paolo Bettini è il solo corridore ad essersi aggiudicato tre edizioni (anche consecutive), le ultime disputate, dal 2002 al 2004; Johan Museeuw, recordman di trionfi nelle gare di calendario (11), è stato invece il solo a vincere nello stesso anno (1996) anche i Campionati del mondo, traguardo raggiunto anche da Maurizio Fondriest, Gianni Bugno e Paolo Bettini, ma in anni diversi. Storico delle corse Il calendario di Coppa del mondo incluse negli anni dalle dieci alle tredici corse. Nove prove (tutte importanti classiche internazionali) furono parte del calendario per tutte le sedici edizioni di Coppa, dal 1989 al 2004. Nelle edizioni dal 1989 al 1997, al posto della HEW Cyclassics era inserita la Wincanton Classic. Dal 1989 al 1991 fece parte del calendario una prova a cronometro a squadre, il Grand Prix de la Libération. Dal 1990 al 1993 si disputò inoltre una prova finale a cronometro: il Grand Prix de Lunel nel 1990, e il Grand Prix des Nations dal 1991 al 1993. Punteggi Classifica individuale Ai migliori corridori di ogni prova venivano attribuiti dei punteggi secondo il sistema seguente: A partire dal 1997, per essere considerato per la classifica finale un corridore doveva prendere parte ad almeno sei delle dieci prove. Classifica a squadre La graduatoria relativa alle squadre era calcolata sommando le posizioni dei migliori tre corridori di ogni squadra. Ad esempio a una squadra che piazzava tre corridori sul podio venivano attribuiti sei punti () e otteneva il totale più basso possibile, ricevendo 12 punti nella classifica a squadre. La seconda ne riceveva 9, la terza 8 e così via sino alla decima che riceveva un solo punto. A partire dal 1997, per essere considerata per la classifica finale una squadra doveva prendere parte ad almeno otto delle dieci prove. Albo d'oro Aggiornato all'edizione 2004. Classifica individuale Classifica a squadre Note Voci correlate Coppa del mondo di ciclismo su strada femminile Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cavallo%20%28scacchi%29
Cavallo (scacchi)
Nel gioco degli scacchi il cavallo () è uno dei pezzi a disposizione dei giocatori. Assieme all'Alfiere è uno dei cosiddetti "pezzi leggeri" in contrapposizione a Donna e Torre chiamati "pezzi pesanti". È spesso raffigurato come la testa di un cavallo. Simboleggia i soldati a cavallo, i cavalieri. Il movimento del cavallo dà origine al problema matematico del Percorso del cavallo. Il movimento La partita inizia con quattro Cavalli, due per colore, posizionati tra l'Alfiere e la Torre nelle case indicate in notazione algebrica come b1, g1, b8 e g8. Il Cavallo si muove e cattura alternativamente su case bianche e case nere. Ogni mossa può essere descritta come due passi in orizzontale (verticale) seguito da un passo in verticale (orizzontale), in modo che il tragitto percorso formi idealmente una "L". Nel diagramma 2 sono indicate le mosse legalmente ammesse nell'ipotesi che il cavallo occupi una posizione centrale (Cavallo nero) o nel caso in cui si trovi nell'angolo o sul margine (Cavalli bianchi). Inoltre il Cavallo è l'unico pezzo presente sulla scacchiera a cui è permesso "saltare" i pezzi, sia alleati, sia avversari e quindi l'unico dietro i pedoni che all'inizio può essere mosso senza bisogno di spostare prima questi ultimi. Come quasi tutti gli altri pezzi (per i pedoni il discorso è leggermente diverso) il Cavallo cattura occupando la casa su cui si trova il pezzo dell'avversario da catturare. I diagrammi 3 e 4 mostrano il numero di mosse necessarie per raggiungere le diverse case della scacchiera. Si può notare che il Cavallo arriva a coprire con due o tre mosse buona parte della scacchiera: ecco perché è considerato un pezzo relativamente potente sulle medie distanze, pienamente sviluppato se posto al centro o sua prossimità ed ottimo in situazioni di mischia. Questa sua particolare capacità risulta però debole sulle distanze brevi: i diagrammi 5 e 6 illustrano meglio come case "fisicamente" vicine siano per il Cavallo relativamente lontane (ad esempio il Cavallo nei diagrammi 4, 5 e 6 è fisicamente vicino alle case e5 e d3, ma può raggiungerle solo dopo rispettivamente 3 o 4 mosse). Il ruolo durante il gioco Visto il modo particolare di muovere del cavallo, in genere viene mosso molto presto nella partita, spesso prima che i pedoni davanti a lui siano avanzati: le case migliori per lo sviluppo in apertura del cavallo sono rispettivamente c3 ed f3 per il Bianco e c6 ed f6 per il Nero. Di solito i cavalli sono portati in partita (sviluppati) insieme agli alfieri e molto prima delle torri o della donna. Il cavallo è l'unico pezzo in grado di attaccare gli altri senza essere attaccato da questi nel turno seguente (tranne da un altro cavallo, chiaramente): questo lo rende particolarmente adatto per delle forchette (più propriamente chiamate "doppi") "in mischia". Approssimativamente il cavallo ha la stessa forza di un alfiere. L'area coperta dall'alfiere è maggiore, ma copre solo metà delle case della scacchiera (quelle dello stesso colore della casa iniziale dell'alfiere), mentre il cavallo può raggiungere qualsiasi casa, e può saltare gli altri pezzi. Questa ultima capacità lo rende particolarmente utile all'inizio della partita, quando la scacchiera è ancora affollata e i bersagli potenziali sono molti. Man mano che la partita procede e i pezzi si diradano il cavallo perde un po' della sua efficacia, per via del suo breve raggio d'azione, mentre l'alfiere ne acquista. Per la maggior parte dei pezzi presenti sulla scacchiera la posizione in cui esprimono la maggior forza è quando sono posizionati al centro. Questo è particolarmente vero per il cavallo. Un cavallo posizionato sul bordo della scacchiera attacca solo quattro case e nell'angolo solo due case (vedi diagramma 2). Inoltre, le mosse necessarie per spostarsi al lato opposto (sia orizzontalmente che verticalmente) sono maggiori se paragonati a quelle necessarie ad una torre, alfiere o donna (vedi diagrammi 3 e 4). I pedoni dell'avversario sono molto efficienti nell'infastidire un cavallo, perché un pedone che attacca un cavallo non è, a sua volta, minacciato dal cavallo che attacca. Per questa ragione un cavallo è più efficiente se posizionato in un "buco" (chiamato più propriamente "avamposto") nella posizione dell'avversario, per esempio su una casa che non può essere attaccata da pedoni nemici (casa debole). Nel diagramma a destra il cavallo bianco in d5 è molto potente, più potente dell'alfiere nero posizionato in g7. Nel finale di partita una coppia di cavalli con l'appoggio del proprio Re non sono in grado di forzare la vittoria sul Re avversario, benché quest'ultimo sia rimasto da solo. Altri progetti Collegamenti esterni Pezzi degli scacchi
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https://it.wikipedia.org/wiki/Grandi%20citt%C3%A0%20della%20Germania
Grandi città della Germania
Elenco alfabetico di tutte le città tedesche con più di 100.000 abitanti (grandi città). Grandi città attuali (31 dicembre 2007) A Amburgo (Hamburg) - Città Stato Aquisgrana (Aachen) - Renania Settentrionale-Vestfalia Augusta (Augsburg) - Baviera B Bergisch Gladbach - Renania Settentrionale-Vestfalia Berlino (Berlin) - Città Stato Bielefeld - Renania Settentrionale-Vestfalia Bochum - Renania Settentrionale-Vestfalia Bonn - Renania Settentrionale-Vestfalia Bottrop - Renania Settentrionale-Vestfalia Braunschweig - Bassa Sassonia Brema (Bremen) - Brema (stato) Bremerhaven - Brema (stato) C Chemnitz - Sassonia Coblenza (Koblenz) - Renania-Palatinato Colonia (Köln) - Renania Settentrionale-Vestfalia Cottbus - Brandeburgo D Darmstadt - Assia Dortmund - Renania Settentrionale-Vestfalia Dresda (Dresden) - Sassonia Duisburg - Renania Settentrionale-Vestfalia Düren - Renania Settentrionale-Vestfalia Düsseldorf - Renania Settentrionale-Vestfalia E Erfurt - Turingia Erlangen - Baviera Essen - Renania Settentrionale-Vestfalia F Francoforte sul Meno (Frankfurt am Main)- Assia Friburgo in Brisgovia (Freiburg im Breisgau) - Baden-Württemberg Fürth – Baviera G Gelsenkirchen - Renania Settentrionale-Vestfalia Gera - Turingia Gottinga (Göttingen) - Bassa Sassonia H Hagen - Renania Settentrionale-Vestfalia Halle (Saale) - Sassonia-Anhalt Hamm - Renania Settentrionale-Vestfalia Hannover - Bassa Sassonia Heidelberg - Baden-Württemberg Heilbronn - Baden-Württemberg Herne - Renania Settentrionale-Vestfalia Hildesheim - Bassa Sassonia I Ingolstadt - Baviera J Jena - Turingia K Karlsruhe - Baden-Württemberg Kassel - Assia Kiel - Schleswig-Holstein Krefeld - Renania Settentrionale-Vestfalia L Leverkusen - Renania Settentrionale-Vestfalia Lipsia (Leipzig) - Sassonia Lubecca (Lübeck) - Schleswig-Holstein Ludwigshafen am Rhein - Renania-Palatinato M Magdeburgo (Magdeburg) - Sassonia-Anhalt Magonza (Mainz) - Renania-Palatinato Mannheim - Baden-Württemberg Moers - Renania Settentrionale-Vestfalia Monaco di Baviera (München) - Baviera Mönchengladbach - Renania Settentrionale-Vestfalia Mülheim an der Ruhr - Renania Settentrionale-Vestfalia Münster – Renania Settentrionale-Vestfalia N Neuss - Renania Settentrionale-Vestfalia Norimberga (Nürnberg) - Baviera O Oberhausen - Renania Settentrionale-Vestfalia Offenbach am Main - Assia Oldenburg (Oldenburg) - Bassa Sassonia Osnabrück - Bassa Sassonia P Paderborn - Renania Settentrionale-Vestfalia Pforzheim - Baden-Württemberg Potsdam - Brandeburgo R Ratisbona (Regensburg) - Baviera Recklinghausen - Renania Settentrionale-Vestfalia Remscheid - Renania Settentrionale-Vestfalia Reutlingen - Baden-Württemberg Rostock - Meclemburgo-Pomerania Occidentale S Saarbrücken - Saarland Salzgitter - Bassa Sassonia Siegen - Renania Settentrionale-Vestfalia Solingen - Renania Settentrionale-Vestfalia Stoccarda (Stuttgart) - Baden-Württemberg T Treviri (Trier) - Renania-Palatinato U Ulma (Ulm) - Baden-Württemberg W Wiesbaden - Assia Wolfsburg - Bassa Sassonia Wuppertal - Renania Settentrionale-Vestfalia Würzburg - Baviera Grandi città oggi divenute città medie a causa di un calo demografico Dessau-Roßlau - Sassonia-Anhalt Flensburg - Schleswig-Holstein Görlitz - Sassonia Kaiserslautern - Renania-Palatinato Plauen - Sassonia Schwerin - Meclemburgo-Pomerania Anteriore Wilhelmshaven - Bassa Sassonia Witten - Renania Settentrionale-Vestfalia Zwickau - Sassonia Grandi città non più esistenti a seguito di mutamenti amministrativi Altona - annessa nel 1938 ad Amburgo Barmen - dal 1929 parte di Barmen-Elberfeld (oggi Wuppertal) Buer - dal 1928 parte di Gelsenkirchen-Buer (oggi Gelsenkirchen) Charlottenburg - annessa nel 1920 a Berlino Elberfeld - dal 1929 parte di Barmen-Elberfeld (oggi Wuppertal) Hamborn - dal 1929 parte di Duisburg-Hamborn (oggi Duisburg) Harburg-Wilhelmsburg - annessa nel 1938 ad Amburgo Lahn - divisa nel 1979 in Gießen e Wetzlar Lichtenberg - annessa nel 1920 a Berlino Rheydt - annessa nel 1975 a Mönchengladbach Rixdorf - annessa nel 1920 a Berlino Schöneberg - annessa nel 1920 a Berlino Spandau - annessa nel 1920 a Berlino Wanne-Eickel - annessa nel 1975 a Herne Wilmersdorf - annessa nel 1920 a Berlino Voci correlate Comuni della Germania per popolazione ! Liste relative alla Germania Liste di città
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Città dei Paesi Bassi
Questa è la lista delle Città dei Paesi Bassi ordinate per provincia. Caratteristiche Non esistono delle regole formali nei Paesi Bassi nel distinguere le città dalle cittadine più piccole. Di fatto, le cittadine più piccole vengono solitamente nominate come "dorp", paragonabili ai paesi d'origine anglosassone. Mentre le città, vengono chiamate "stad" e al plurale "steden", una categoria intermedia della città non esiste in Olanda. Le città e cittadine, sono suddivise in 12 province denominate come: Brabante settentrionale, Drenthe, Flevoland, Frisia, Gheldria, Groninga, Limburgo, Olanda meridionale, Olanda settentrionale, Overijssel, Utrecht e Zelanda. Brabante Settentrionale 's-Hertogenbosch (Den Bosch, capoluogo) Bergeijk Bergen op Zoom Breda Eindhoven Helmond Oss Roosendaal Tilburg Waalwijk Drenthe Assen (capoluogo) Coevorden Emmen Hoogeveen Meppel Flevoland Almere Dronten Emmeloord (mun. Noordoostpolder) Lelystad (capoluogo) Urk Frisia Drachten (mun. Smallingerland) Harlingen Heerenveen Leeuwarden (capoluogo) Sneek Gheldria Arnhem (capoluogo) Apeldoorn Bredevoort Doetinchem Ede Harderwijk Nimega (Nijmegen) Wageningen Winterswijk Zutphen Groninga Delfzijl Groninga (Groningen – capoluogo) Limburgo Geleen Heerlen Kerkrade Maastricht (capoluogo) Roermond Sittard Valkenburg Venlo Venray Weert Olanda Meridionale L'Aia (Den Haag o 's-Gravenhage – capoluogo e sede del sovrano e del governo) Delft Dordrecht Gouda Leida (Leiden) Rotterdam Olanda Settentrionale Aalsmeer Alkmaar Amstelveen Amsterdam (capitale dei Paesi Bassi) Den Helder Enkhuizen Haarlem (capoluogo) Hilversum Hoofddorp (mun. Haarlemmermeer) Hoorn Overijssel Almelo Deventer Enschede Hengelo Oldenzaal Zwolle (capoluogo) Utrecht Amersfoort Baarn Bunschoten Eemnes Houten Leerdam Montfoort Nieuwegein Oudewater Rhenen Utrecht (capoluogo) Veenendaal Vianen Wijk bij Duurstede Woerden IJsselstein Zeist Zelanda Arnemuiden Goes Hulst Flessinga Middelburg (capoluogo) Sluis Terneuzen Veere Zierikzee Altri progetti Paesi Bassi
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Cittadella di Torino
La cittadella di Torino (sitadela 'd Turin in piemontese) fu una fortezza pentagonale sabauda ubicata lungo l'antica cinta muraria torinese, posta a sud-ovest rispetto al centro storico. Eretta nel periodo 1564-1577 su disegni di Francesco Paciotto e guida dei lavori del generale Robilant, fu commissionata dal duca Emanuele Filiberto di Savoia, che intendeva ammodernare la difese urbane dopo lo spostamento della capitale del Ducato da Chambéry a Torino. Viene ricordata soprattutto come teatro della Guerra di successione spagnola, durante i giorni dell'assedio del 1706 da parte dell'esercito franco-spagnolo del re Luigi XIV. Dell'antica fortificazione sopravvive solamente il Mastio, ossia l'edificio di ingresso a due piani, sede del Museo storico nazionale dell'artiglieria. Storia Il sito scelto per la fortificazione fu quello fuori le mura sul lato sud occidentale dell'antica cinta muraria romana della città. Pochi decenni prima (1535), l'area era stata teatro delle esecuzioni dei protestanti valdesi delle valli: una lapide posta a destra dell'ingresso del Mastio le ricorda. Il progetto iniziale della fortificazione fu realizzato dall'architetto vicentino Francesco Horologi, al servizio di Francia e Venezia e per questo resosi presto indisponibile alla sua realizzazione, regalando il progetto al Duca savoiardo. Fu dopo poco ripreso e modificato dall'architetto urbinate Francesco Paciotto, che si sarebbe più tardi reso celebre esportando (col progetto della cittadella di Anversa) nel nord Europa le tecniche fortificatorie italiane sistematizzate da architetti come Francesco di Giorgio Martini e la famiglia dei Sangallo. La posa della prima pietra avvenne nel 1564 ma i lavori – eseguiti da circa duemila uomini sotto la guida del generale Nicolis di Robilant, esperto in difese sotterranee – furono completati solo nel 1577. Oltre venti furono gli ettari di terreno destinati da principio alla costruzione, ma ben presto tale area aumentò fino a 40 ettari a causa dell'estendersi delle strutture difensive esterne. Il Paciotto per edificarvi la fortezza abbatté un quartiere e la Chiesa dei Santi Martiri, che si trovavano in quella località. Una leggenda vuole poi che le mura di difesa della cittadella nella loro costruzione fossero state riempite di rottami di monumenti, colonne, lapidi e statue romane, e altri preziosi tesori d'antichità. Struttura Situata sul lato a sud-ovest di Torino in sostituzione del bastione San Pietro, edificato dagli occupanti francesi intorno al 1536, la Cittadella era strutturata a pianta pentagonale con possenti bastioni ai vertici. Circondata da un ampio fossato privo di acqua (perché il forte drenaggio del terreno non permetteva una irrigazione) era dotata di una serie di opere difensive in grado di impedire ad un eventuale assalitore l'avvicinamento ai limiti della città. Al centro era situato il Cisternone, un pozzo a doppia rampa elicoidale per permettere un rifornimento idrico in caso di assedio. Un fitto labirinto di gallerie sotterranee si estendeva al di fuori della Cittadella in corrispondenza del Bastione del soccorso in direzione della campagna. Comprendeva delle gallerie chiamate capitali che si estendevano radialmente verso l'esterno ed erano a loro volta distinte in capitali alte e capitali basse, sovrapposte come erano le une alle altre; una galleria magistrale riuniva le capitali alte correndo esterna al fossato. Un'altra serie di cunicoli era dato dalle gallerie secondarie che si diramavano dalle precedenti per coprire una vasta area. Infine, piccoli tratti di galleria ad altezza più contenuta venivano utilizzati per raggiungere i singoli fornelli (o galleria di contromina) predisposti per lo scoppio dell'esplosivo. . L'Assedio del 1706 e Pietro Micca In occasione della guerra di successione spagnola (1702-1714), l'esercito sabaudo reclutò operai e scavatori allo scopo di costruire nuovi passaggi sotterranei della fortificazione. Tra questi spiccò la figura di Pietro Micca, un soldato minatore del biellese. Durante l'assedio, nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706 forze nemiche entrarono in una delle gallerie, cercando di sfondare i passaggi sotterranei. Pietro Micca si fece quindi eroicamente esplodere con circa 20 chili di polvere da sparo, al fine di far crollare la galleria ed impedire quindi l'avanzamento nemico. Nel 1864, in ricordo dell'eroe, fu posta una statua in marmo davanti ai giardinetti del Mastio, verso Corso Galileo Ferraris angolo via Cernaia, opera dello scultore Giuseppe Cassano. XIX secolo Nella primavera del 1799 il Mastio ospitò per breve tempo papa Pio VI, in viaggio verso la Francia dove era stato condannato all'esilio dalla violenza anticlericale post-rivoluzionaria. Durante l'occupazione napoleonica di Torino nel 1800-1814 molte mura e bastioni della città furono demoliti, ma il Mastio fu risparmiato, riconoscendo la qualità dell'edificio. Il 12 marzo 1821 la Cittadella venne assalita da un gruppo di ufficiali carbonari che insorsero per scacciare gli austriaci dall'Italia. Quella notte Vittorio Emanuele I abdicò in favore di Carlo Felice che, aiutato dalle truppe austriache, disperse i rivoltosi. L'evoluzione delle tecniche d'assedio nel corso dell'Ottocento portò all'obsolescenza della Cittadella, degradata a semplice caserma dei carabinieri, per di più fatiscente. Caduta la sua funzione difensiva, nel 1856 si decise la completa demolizione della fortezza, ad esclusione, appunto, del solo Mastio presente, e che servì come prigione dello Stato sabaudo: nel 1748 vi morì il famoso storico napoletano Pietro Giannone, perseguitato dalla Chiesa e fatto perciò arrestare per volere di Carlo Emanuele III. Attualmente esso è adibito a Museo Storico Nazionale dell'Artiglieria; pressoché intatte sono rimaste anche quasi tutte le gallerie sotterranee, tuttora visitabili e facenti parte del retrostante complesso"Museo Pietro Micca e dell'Assedio di Torino". Entro la zona un tempo occupata dalla Cittadella sorge la chiesa di Santa Barbara, che custodisce la tomba del conte Pietro de la Roche d'Allery (comandante della cittadella nel tempo dell'assedio del 1706). Epoca recente Nel 1961, nell'area verde prospiciente Corso Galileo Ferraris, fu esposto all'aperto un grande cannone in bronzo del XV secolo, detto Bocca da fuoco turca, poi ritirato all'interno del Museo storico nazionale dell'artiglieria nel 2008. I giardinetti e il cannone all'aperto compaiono anche in alcune scene del film I giorni dell'abbandono, di Roberto Faenza del 2005, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Elena Ferrante del 2002. Durante i lavori per la metropolitana, nel 2001 le gallerie furono riempite con dei sacchi di sabbia, poi rimossi al termine degli scavi, al fine di proteggerle dalle vibrazioni causate dal passaggio sotterraneo della talpa meccanica.. Nel 2007, fu sistemata l'area verde retrostante con l'aggiunta dei giochi per bambini. Nel 2015 iniziò il progetto dei lavori per un parcheggio sotterraneo sotto Corso Galileo Ferraris, tuttavia sospeso a causa del ritrovamento di antichi reperti. Fu quindi istituito un Comitato per la conservazione del sito come polo museale permanente. Note Bibliografia Giuseppe Torricella, Torino e le sue vie, ed. Borgarelli 1868 Voci correlate Assedio di Torino del 1706 Cisternone (Torino) Forte Pastiss Fortificazioni della città metropolitana di Torino Guerra di successione spagnola Pietro Micca Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0%20di%20Israele
Città di Israele
Questa pagina elenca le 73 autorità locali di Israele che hanno il titolo ufficiale di città. Note Altri progetti Collegamenti esterni Centri abitati di Israele
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https://it.wikipedia.org/wiki/Charles%20Messier
Charles Messier
È famoso per aver compilato un catalogo di 110 oggetti (principalmente nebulose e ammassi stellari), che porta il suo nome (Catalogo di Messier). Questo catalogo fu pubblicato per la prima volta nel 1774; gli oggetti di Messier erano numerati da 1 a 110 (oggi convertiti nei numeri di catalogo da M1 a M110, con la M che indica il catalogo di Messier) e spesso sono ancora conosciuti con questi nomi. Il suo scopo nel creare il catalogo era di aiutare i cacciatori di comete (come Messier stesso), e altri osservatori del cielo, a distinguere gli oggetti dall'apparenza diffusa ma fissi nel cielo, che potevano essere scambiati per comete. L'osservazione di queste ultime era infatti molto importante al tempo di Messier, mentre le nebulose dai contorni poco definiti visibili in posizioni fisse del cielo erano per lo più inspiegate ed ignorate, anche per la mancanza di mezzi tecnici (come telescopi sufficientemente potenti) che permettessero di studiarle in dettaglio. Ironia della sorte, Messier diventerà famoso per aver catalogato gli oggetti che non voleva vedere. Vita e opere Nato il 26 giugno 1730 a Badonviller, cittadina del Nord-Est della Francia da Nicolas Messier (1682-1741) e da Françoise Grandblaise (?-1765). Charles Messier, decimo di dodici fratelli, rimase orfano di padre quando non aveva ancora undici anni. A ventuno anni decise di abbandonare la propria casa nativa per trasferirsi in città in cerca di fortuna, senza altra raccomandazione che una scrittura chiara e leggibile e qualche rudimento di disegno. Dirà di sé stesso: "ero nella condizione di condurre uno studio di un amministratore o di un procuratore della corte". Arrivato a Parigi, Messier venne assunto dall'astronomo Joseph Nicolas Delisle (Parigi 1688-1768) possessore di un osservatorio privato, presso l'Hôtel de Cluny. Messier fu incaricato di tenere i registri delle osservazioni, ma, innanzi tutto, di copiare una mappa della Grande muraglia cinese e una pianta di Pechino. Lavorando presso questo osservatorio, Messier si ricordò del piacere che aveva provato nell'osservare la cometa del 1744, una delle più curiose tra quelle dell'epoca, e l'eclisse di Sole del 1748, che fu fattore scatenante della vocazione di Lalande e Maskelyne (Londra 1732- Greenwich 1811). Così, seguendo gli insegnamenti di Delisle e di Libour, che lo iniziò nell'uso degli strumenti astronomici e all'osservazione delle comete e delle eclissi, Messier cominciò ad osservare il cielo. In suo onore sono stati chiamati l'asteroide 7359 Messier e il cratere Messier sulla Luna. Alla ricerca della Cometa di Halley Sin dalla fine del 1753, scrive Messier nelle proprie memorie: "iniziai ad essere ben esercitato in quel genere di lavori che più mi si confacevano", e ai quali avrebbe poi dedicato l'intera vita. In quel periodo l'attenzione degli astronomi era puntata sul primo ritorno di una cometa previsto da Halley per il 1758. Nelle Memorie della società astronomica di Francia del 1760, vi è un passo in cui Delisle, parlando a nome di Messier, racconta i preparativi fatti per individuare la cometa prima degli altri astronomi, vantandosi del successo. Nel 1531 la cometa era stata avvistata 18 giorni prima del perielio, nel 1607 si vide 33 giorni prima e, nel 1682, 24 giorni prima. In queste tre apparizioni della cometa nessuno la cercava e la si scoprì quando essa era già molto luminosa e appariscente. Delisle ipotizzò che con il telescopio si sarebbe potuta vedere almeno un mese prima del perielio. Per facilitare la ricerca egli calcolò, sulla base degli elementi orbitali determinati da Pingré, il percorso che avrebbe seguito in cielo. Messier realizzò una carta celeste in cui riportò i due percorsi estremi previsti per la cometa e con tale schema a disposizione avrebbe potuto scoprirla per primo. Jean Sylvain Bailly, nella sua Storia dell'astronomia moderna (Parigi 1782) descrisse così gli eventi di quegli anni di febbrile attesa: Messier mostrò in quella occasione una grande volontà, trascorrendo le notti di quasi 18 mesi nell'alto della torre dell'osservatorio in cerca della cometa in una zona di cielo in cui la stessa non poteva esserci (la sua carta era semplicemente sbagliata). Messier, nelle memorie del 1760, continua così: Egli non dice che senza la minima fatica un contadino Sassone di nome Palitzsch, nella notte di Natale del 1758, quasi un mese prima di lui, vide casualmente ad occhio nudo la cometa e che alcuni giorni dopo la si osservò anche in Germania. Solo per un insieme di circostanze, e per fortuna di Messier, la notizia non arrivò sino in Francia. Nonostante la scoperta, come ricordava il pronipote dell'astronomo, Delisle per una sua bizzarra forma di gelosia impedì all'allievo di divulgare la notizia del ritorno di un astro così importante, atteso con trepidazione da tutta la comunità scientifica. Messier successivamente scrisse: Cosa incomprensibile, dato che Nicolas Louis de Lacaille (Rumigny, Champagne, 1713 - Parigi 1762) e gli altri astronomi di Francia non avevano motivo per essere gelosi di Delisle, poiché avevano già il loro bel da fare per poter permettersi, privi di aiuto com'erano, di perdere le notti di un intero anno per cercare una cometa che magari non sarebbe tornata affatto. Probabilmente gli astronomi di Francia, tacitamente, avevano già affidato a Delisle il compito della ricerca e i meriti dell'eventuale scoperta. In effetti, una simile attività si adattava perfettamente al figura di Messier che sino ad allora non aveva avuto modo di farsi apprezzare dagli accademici. Così, inevitabilmente, la notizia del ritorno della cometa si diffuse anche in Francia. Fu Johann Tobias Mayer (Marbech, Württemberg, 1723 - Gottinga 1762) a scrivere a La Caille e allo stesso Delisle che la cometa era stata vista e "calcolata" in Germania; solo allora Delisle si decise a divulgare la scoperta di Messier. Gli altri astronomi a quel punto inorridirono, parecchi di loro non credettero nemmeno alle osservazioni del Messier e "si scrisse contro il sig. Delisle su tutti i giornali". Dal canto suo, Delisle non credette alla notizia del "paesano Sassone che casualmente scopre la cometa"! Non dimentichiamo che Messier aveva seguito in precedenza, su indicazione di Dresde, la cometa del 1758. Ma inutilmente, perché anche in questo caso le osservazioni protrattesi dal 15 agosto al 2 novembre, non furono mai divulgate. Lo stesso inspiegabile silenzio fu imposto a Messier anche per la cometa che scoprì il 2 gennaio 1760. Il comportamento di Delisle è ancora più incomprensibile se si pensa che l'astronomo non usò in alcun modo le osservazioni di Messier. In ogni campo è sempre difficile per le nuove leve emergere, e così è stato anche per Messier che anni dopo ricorderà così l'episodio: L'inizio del catalogo e la caccia alle comete La cometa del 1758 è importante per un fatto curioso che sarà determinante per la successiva attività astronomica di Messier e per la sua fama futura. La notte del 28 agosto accadde infatti che la cometa: Messier scoprì quella notte la nebulosa del Granchio che sarà poi catalogata come M1, ossia, il 12 settembre dello stesso anno, diverrà il primo oggetto del catalogo di oggetti non stellari a cui il francese deve la sua fama tra i posteri. In quegli anni, possiamo dire per fortuna, l'ormai vecchio Delisle decise di rinunciare alla carriera di astronomo del collegio reale, per dedicarsi interamente ad attività caritatevoli. Non si deve infatti credere che Delisle sia stato un individuo avaro e individualista il cui unico interesse fosse ammassare libri e raccogliere testi e osservazioni più per il gusto della rarità che per il loro valore scientifico. Nell'arco della sua vita ebbe modo di svolgere una grossa mole di lavori e di essere maestro tra gli altri, niente meno che di Lalande il quale, sebbene probabilmente esagerando, parla così dell'insegnante: Probabilmente a causa di alcuni approfittatori che abusarono della sua bontà, Delisle finì la propria vita in miseria tanto che quando morì l'undici settembre 1768, gli amici dovettero far colletta per assicurargli un funerale decente. Messier abbandonato a sé stesso poté finalmente dedicarsi con profitto all'attività di ricerca che più prediligeva ed i risultati furono davvero notevoli: per quindici anni scoprì praticamente tutte le comete apparse nel cielo di Parigi e le seguì accuratamente. Alcune scoperte furono propiziate dal caso come avvenne per le comete del 1766. In Connaissance des Temps scrive: Ma questi colpi di fortuna non potevano certamente essere la norma! Messier scrutava il cielo tutte le notti serene, sistematicamente e con competenza. Non dimentichiamo infatti che Messier non era all'epoca l'unico astronomo in attività e anche altri studiosi sorvegliavano attentamente il cielo da ogni parte del mondo, cercando a loro volta di scoprire per primi le comete. Le continue scoperte di Messier ci fanno capire quanto assiduamente e con quale abilità egli doveva osservare. A proposito della cometa scoperta nel 1769 scrive: Alle volte però, la dea bendata era capace di giocargli brutti scherzi. Scrive Messier a proposito della cometa del 1787: Il sistematico lavoro di osservazione seguito da Messier, già di per sé duro, doveva essere veramente difficile durante l'inverno parigino. I mezzi a disposizione degli astronomi non erano neanche minimamente paragonabili a quelli di oggi. L'osservazione si svolgeva similmente a come si svolge oggi quella degli astrofili: si doveva rimanere all'aperto per l'intera notte con l'occhio all'oculare, manualmente si puntava il telescopio e si eseguiva la compilazione del registro delle osservazioni nonché i disegni, ovviamente tutto al lume di candela o di lampada a petrolio. Scrive ancora: Nel suo diario personale egli ricorda ancora che l'inverno del 1788-1789 fu terribilmente rigido, la Senna gelò ed: Arrivano i riconoscimenti Nonostante i disagi Messier osservava costantemente anche durante questi periodi di freddo intenso e le scoperte gli permisero di ottenere rapidamente fama ed onori in ogni parte del mondo. Egli abitualmente riportava il percorso dell'astro su opportune mappe celesti realizzate con estrema cura e precisione, mentre per il calcolo dell'orbita egli aveva creato una specie di società con il presidente dell'Accademia delle scienze Bochart de Saron (1730-1794), suo amico. Uomo di profonda cultura, il Saron si era specializzato nel calcolo delle orbite cometarie; Messier dunque passava al collega le osservazioni dell'astro appena scoperto ed egli molto rapidamente ne determinava gli elementi orbitali, informando l'astronomo del cammino seguito dalla cometa dopo il ritorno dall'immersione nei raggi solari, agevolando in tal modo il riavvistamento. La Harpe ci informa del fatto che Luigi XVI chiamava Messier "il furetto delle comete" per la sua innata abilità nello scoprirle. L'invio della mappa di una delle tante comete da lui scoperte al re di Prussia gli valse la nomina a membro dell'Accademia di Berlino. La raccomandazione di La Harpe in Russia ebbe lo stesso successo e Messier divenne membro dell'Accademia di Pietroburgo, mentre già dal 1758 era membro della Società Reale di Londra. L'aumento di notorietà portò a Messier anche maggior agiatezza dal punto di vista economico dato che venne nominato astronomo della marina. Quasi ogni nuova scoperta gli valeva l'ammissione ad una Accademia straniera mentre in patria le cose non andavano così bene. La nomina a membro dell'accademia delle scienze di Parigi non gli veniva affatto concessa. Gli si rimproverava di essersi dedicato troppo esclusivamente all'osservazione, trascurando completamente la teoria. Nel resto d'Europa non lo si giudicava così severamente e dopo la morte di La Caille, Messier divenne per tutti il primo astronomo di Francia. Il tempo gli rese comunque giustizia e a poco a poco gli accademici, abituatisi all'idea di conferire il titolo ad un semplice osservatore, si convinsero ammettendolo infine tra loro nel 1770. D'altro canto, egli aveva fatto tutto ciò che umanamente gli era possibile con i modesti mezzi di cui disponeva. Una buona vista, un eccellente telescopio, un orologio a pendolo e poco altro. Ebbene, osservò tutte le comete, le eclissi, i passaggi sul disco del sole di Mercurio e Venere, e li osservò bene! Il primo lavoro che egli presentò agli accademici di Francia, inserito nel volume delle Memorie dell'Accademia Reale delle scienze del 1771, è dedicato proprio al catalogo intitolato: Catalogo di Nebulose e ammassi di stelle che si sono scoperti tra le stelle fisse sull'orizzonte di Parigi. Lo presentò così: Questa prima versione del catalogo conteneva 45 oggetti di cui gli ultimi due, il presepio (M44) e le Pleiadi (M45), essendo già ben noti, furono probabilmente inseriti per arrivare ad un numero tondo. Messier seguì con attenzione anche i pianeti esterni e quando venne informato da Maskelyne della scoperta di Urano, avvenuta il 13 marzo 1781 da parte di Herschel (Hannover 1738, Slough Buckinghamshire 1822), ne osservò attentamente il cammino tra le stelle comunicando tempestivamente le posizioni a Saron. Fu quest'ultimo che fece la grande scoperta. Non si trattava di una cometa come si era creduto in un primo momento, bensì di un nuovo pianeta, più distante di tutti quelli sino allora conosciuti. Grande merito ad Herschel ma certamente anche ai due francesi. L'osservazione del nuovo pianeta lo tenne occupato per quasi un anno sino a quando non gli accadde un grave incidente. Era il 6 novembre 1781. Recatosi ai giardini di Monceaux con il presidente Saron e figli, Messier entrò in una grotta che casualmente aveva attirato la sua attenzione. All'interno di questa, nell'oscurità, distrattamente varcò una porta che apparentemente doveva portarlo in un'altra grotta: era una ghiacciaia. L'astronomo cadde da un'altezza di circa 8 metri su un blocco di ghiaccio. Nell'urto si spezzò entrambe le braccia, un femore, due costole e si ferì alla testa. Malgrado l'abilità del chirurgo suo collega all'accademia che lo curò, la guarigione fu lenta. Tutti gli accademici, di ogni grado, presero parte al suo dolore preoccupandosi di non fargli mancare nulla; successivamente gli fecero anche avere una pensione di mille livree e una gratificazione di 2400. Un anno e tre mesi dopo la caduta, Messier poté rimettere piede sulla torre dell'osservatorio per osservare il passaggio di Mercurio sul disco solare del 12 novembre 1782. Gli anni della Rivoluzione Arrivò la rivoluzione, Parigi era in subbuglio e i soldi per mantenere gli accademici e i ricercatori in genere sembravano mal spesi. L'Accademia delle Scienze venne soppressa nel 1793 su decreto della Convenzione. I "moderni ciarlatani" - così gli accademici venivano definiti in uno scritto di Marat - venivano privati dei loro privilegi. Agli occhi dei giacobini l'Accademia era solo un centro di corruzione e parassitismo, di intrighi e servilismo verso l'Ancien Régime. Messier nel giro di pochi giorni si vide togliere la pensione e lo stipendio che riceveva dall'osservatorio della marina che, al tempo stesso, smise di pagare l'affitto del palazzo sede dell'osservatorio dell'Hôtel de Cluny. Messier perse anche l'importante opportunità di essere incaricato di far parte dell'équipe, presieduta da Giuseppe Luigi Lagrange, che doveva uniformare e razionalizzare il sistema di pesi e misure. Il ministro Turgot pensò infatti di sostituire le vecchie unità di lunghezza con una nuova: l'unità di lunghezza doveva essere quella del pendolo il cui periodo di oscillazione è di un secondo esatto. Questa unità ha il vantaggio di poter essere determinato con l'esperimento piuttosto che per confronto con un campione prestabilito, evitando i fastidiosi spostamenti necessari per recarsi ove il campione stesso è conservato. L'idea di Turgot era quella di incaricare Messier per questo importante lavoro ma sfortunatamente, il materiale necessario per gli esperimenti non era pronto e quando lo fu, Turgot non era più ministro. Per nulla turbato dalla gravosa situazione economica, Messier decise di non cambiare nessuna delle sue abitudini, malgrado l'imbarazzo della posizione in cui si venne a trovare. Furono anni difficili per Messier e per la scienza francese in genere. Ciò nonostante, l'astronomo mise mano ai propri risparmi nella certezza che le pur modeste risorse gli sarebbero bastate per sopravvivere, grazie anche alla parsimonia di cui era capace. Certamente dovette attraversare momenti duri e molte volte fu costretto a chiedere aiuto all'amico Lalande, anche solo per rifornire di olio la lampada che usava la notte per le osservazioni. Nel settembre 1793 Messier scoprì una nuova cometa in Ophiuco. Gli astronomi parigini erano dispersi, rimaneva solo Saron, ma in prigione. Messier riuscì ugualmente a far pervenire le osservazioni al collega il quale, pochi giorni prima di essere ghigliottinato dai rivoluzionari, riuscì a calcolare l'orbita della nuova cometa. Ricordiamo che la rivoluzione costò la vita ad altri cinque accademici: Lavoisier, Bailly, Malesherbes, il duca di Rochefoucauld e Condorcet. Più tardi Lagrange scriverà a proposito della decapitazione di Lavoisier: Gli ultimi anni Passata la bufera rivoluzionaria fortunatamente arrivarono giorni migliori. L'Istituto, il Bureau delle Longitudini e la Legion d'Onore, di cui venne successivamente membro, ripararono con abbondanza alle perdite subite e Messier poté usufruire di una serie di agevolazioni che sfruttò per far del bene alla propria famiglia. Dal matrimonio non aveva avuto figli e la moglie era scomparsa ormai molti anni prima, morirono anche il fratello e la sorella che aveva chiamato a vivere con sé; gli rimaneva soltanto una nipote, madame Bertrand. Fu lei che lo assistette negli ultimi diciannove anni della sua lunga vita. Messier continuò ad osservare senza soste sino all'età di 82 anni, dopo di che la vista gli si abbassò considerevolmente rendendogli impossibile l'osservazione. Gli divenne difficile anche leggere e scrivere in pieno giorno e fu questo fatto che probabilmente gli impedì di riordinare le proprie memorie. Colpito da idropisia, morì nella notte dell'11 aprile 1817, all'età di ottantasei anni. Gli è stato dedicato un asteroide, 7359 Messier. Il Catalogo di stelle e nebulose L'opera che gli ha dato fama duratura è il catalogo di nebulose e ammassi di stelle. Tuttavia la realizzazione del catalogo non è vissuta da Messier come un'opera importante. Egli è un cercatore di comete e non di ammassi stellari o altro, sebbene abbia svolto molte osservazioni slegate dalle ricerche cometarie, quali ad esempio le osservazioni planetarie. Tale è l'ostinazione che egli mostra nel ricercare le comete che non è chiaro quale sia stato lo stimolo che l'ha spinto alla stesura del catalogo di 110 oggetti. Un'ipotesi plausibile è che lo spunto si debba proprio a questo suo maniacale interesse per le comete. Durante le osservazioni gli accadeva infatti di imbattersi in oggetti nebulosi di modeste dimensioni che, con i piccoli telescopi da lui usati, apparivano del tutto uguali ad una cometa, perché: È possibile che riportasse su una lista tutti gli oggetti che potevano sembrare delle comete in modo da non essere più tratto in inganno. Tuttavia nel presentare il catalogo agli accademici egli espressamente dice: Messier presenta dunque all'accademia un lavoro che era bene si facesse, a prescindere da un eventuale uso legato alla ricerca delle comete. Nelle Memorie dell'Accademia Reale delle Scienze egli descrive un fatto, parlando della cometa da lui scoperta nel marzo del 1766, che è molto significativo: Qui Messier cerca ugualmente l'improbabile nuova cometa, anche se la posizione suggerisce fortemente che l'oggetto osservato sia una nebulosa già nota. Almeno in questo caso particolare è palese che egli è talmente ossessionato dal desiderio di scoprire nuove comete che non si fida del catalogo, vuole comunque sincerarsi della vera natura dell'oggetto osservato. Inoltre, citando sé stesso, egli dice: "ho lavorato alla ricerca delle stelle nebulose", indicando chiaramente che almeno negli anni a cavallo del 1764 egli ha volutamente cercato le "stelle nebulose". Il catalogo di Messier non è il primo catalogo di oggetti non stellari che sia stato stilato, ma è per la sua ottima fattura che esso è stato tramandato sino a noi. Per esempio, William Herschel, che operò pochi anni dopo Messier e che catalogò da solo migliaia di oggetti, evitò attentamente di dare un nome e nuova catalogazione agli oggetti contenuti nel catalogo di Messier, a riprova della stima e della considerazione che aveva per l'astronomo francese. Comete scoperte In totale gli viene attribuita la scoperta (o co-scoperta) di 13 comete: C/1760 B1 (Messier) C/1763 S1 (Messier) C/1764 A1 (Messier) C/1766 E1 (Messier) C/1769 P1 (Messier) D/1770 L1 (Lexell) C/1771 G1 (Messier) C/1773 T1 (Messier) C/1780 U2 (Messier) C/1788 W1 (Messier) C/1793 S2 (Messier) C/1798 G1 (Messier) C/1785 A1 (Messier-Mechain) Note Altri progetti Collegamenti esterni Decorati con la Legion d'onore Membri della Royal Society
1480
https://it.wikipedia.org/wiki/Nerone
Nerone
Regnò circa quattordici anni, dal 54 al 68. Nerone fu un principe molto controverso nella sua epoca; ebbe alcuni innegabili meriti, soprattutto nella prima parte del suo impero, quando governava con la madre Agrippina e con l'aiuto di Seneca, filosofo stoico, e di Afranio Burro, prefetto del pretorio, ma fu anche responsabile di delitti e atteggiamenti dispotici. Accusati sommariamente di congiure contro di lui o di crimini vari, caddero vittime della condotta repressiva la stessa madre, la prima moglie e lo stesso Seneca, costretto a suicidarsi, oltre a vari esponenti della nobiltà romana, e molti cristiani. Per la sua politica assai favorevole al popolo, di cui conquistò i favori con elargizioni e istituendo spettacoli pubblici gratuiti, e il suo disprezzo per il Senato romano, fu - come era già stato per lo zio Caligola - molto inviso alla classe aristocratica (tra i quali i suoi principali biografi, Svetonio e Tacito). L'immagine di tiranno che di lui è stata tramandata viene parzialmente rivista dalla maggioranza degli storici del XX secolo i quali ritengono che non fosse né pazzo - come lo descrissero alcune fonti - né particolarmente crudele per l'epoca, ma che i suoi comportamenti autoritari fossero simili a quelli di altri imperatori non giudicati allo stesso modo. Negli ultimi anni della sua vita la paranoia di Nerone si accentuò ed egli si rinchiuse in sé stesso e nei palazzi dedicandosi all'arte e alla musica, in pratica lasciando il governo nelle mani del prefetto del pretorio, il sanguinario Tigellino. Anche se il suo comportamento ebbe certamente eccessi violenti e stravaganze, si può dire che non tutto ciò che gli venne imputato dagli storici coevi sia vero: ad esempio fu accusato del grande incendio di Roma, con l'obiettivo di ricostruire la città ed edificare la propria maestosa residenza, la Domus Aurea; di tale fatto tuttavia gli studiosi moderni tendono a discolparlo. Nerone accusò dell'incendio i cristiani, che furono arrestati e condannati in massa. Infine, qualche anno dopo, abbandonato anche dai pretoriani e dall'esercito, venne deposto dal Senato (che riconobbe il generale Galba come nuovo princeps) e, dopo un primo tentativo di fuga, alla fine, vistosi perduto, si tolse la vita nei pressi di Roma, nella villa di uno dei suoi liberti. Le fonti storiografiche Nerone fu considerato un tiranno e un folle, ma a differenza di imperatori come Commodo e Caligola, non pare verosimile che avesse problemi mentali, né che fosse particolarmente crudele, o perlomeno era assai simile ai predecessori Tiberio e Claudio, molto severi con gli oppositori. Furono Tacito, senatore e nemico di Nerone, Svetonio e gli storici cristiani a rivestirlo della "leggenda nera" che ancora lo accompagna, soprattutto quella che lo vuole folle incendiario. È innegabile che fu responsabile di gravi persecuzioni, ma in maniera simile ad altri governanti. Nella dinastia giulio-claudia erano all'ordine del giorno gli omicidi fra parenti. Sui delitti di Nerone molto si è detto: spesso si tratta di falsi storici, delitti ed esecuzioni volti a difendere la propria persona da possibili congiure, assassinii voluti da altri in nome suo. Biografia Origini familiari e anni giovanili (37-48) Nato ad Anzio il 15 dicembre 37, da Agrippina Minore e Gneo Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone era discendente diretto di Augusto e della Gens Giulia (dal lato materno e anche dal lato paterno, dato che il padre era un pronipote di Augusto tramite la sorella di quest'ultimo, Ottavia), e della famiglia di Tiberio, la Gens Claudia. Il padre apparteneva alla famiglia dei Domizi Enobarbi, una stirpe considerata di "nobiltà plebea", (cioè recente), mentre la madre era figlia dell'acclamato condottiero Germanico, nipote di Marco Antonio, di Agrippa e di Augusto, nonché sorella dell'imperatore Caligola che quindi era suo zio materno. Nel 39 sua madre, amante del potere e descritta da molti come spietatamente ambiziosa, fu scoperta coinvolta in una congiura contro il fratello Caligola e venne quindi mandata in esilio nell'isola di Pandataria nel mar Tirreno, nell'arcipelago pontino. In quegli anni il piccolo Lucio visse con la zia Domizia Lepida, che egli amò più della madre e dalla quale avrebbe imparato l'amore per lo spettacolo e per la danza. L'anno seguente il marito di lei Gneo morì e il suo patrimonio venne confiscato da Caligola stesso. Lucio nel frattempo fu affidato alle cure della zia e alle nutrici Egogle ed Alessandria. Essendo la zia di non elevata condizione economica, in questi primi anni i precettori furono un barbiere ed un ballerino, i quali anch'essi aiutarono Lucio a coltivare l'amore per le arti e la cultura. Nel 41 Caligola venne assassinato, così Agrippina poté ritornare a Roma ad occuparsi del figlio dell'età di quattro anni, attraverso il quale aveva intenzione di attuare la propria opera di rivalsa. Lucio venne affidato a due liberti greci, Aniceto e Berillo, per poi proseguire gli studi con due sapienti dell'epoca, Cheremone d'Alessandria e Alessandro di Ege, grazie ai quali il giovane allievo sviluppò il proprio filoellenismo. Carriera politica e ascesa al potere (49-54) Nel 49 Agrippina Minore sposò l'imperatore Claudio, che era suo zio, ed ottenne la revoca dell'esilio di Seneca, allo scopo di servirsi del celebre filosofo quale nuovo precettore del figlio. Inoltre, visto che il giovane Lucio dimostrava maggior affetto verso la zia Domizia Lepida, Agrippina, per gelosia, la fece accusare di avere complottato contro l'imperatore, ottenendone da Claudio la condanna a morte. Nell'occasione, l'undicenne Lucio fu minacciato e costretto dalla madre a testimoniare contro la zia. Poco dopo, gli fu imposto il fidanzamento con Ottavia, figlia di Claudio, di otto anni. L'adolescente Lucio fu adottato ufficialmente dal prozio e patrigno Claudio nel 50, e assunse il nuovo nome di Nerone Claudio Cesare Druso Germanico; con questo nome ricordava i suoi antenati in linea materna, congiunti di Claudio e dei precedenti imperatori. Infatti Nerone Claudio Druso, detto Druso maggiore, figliastro dell'imperatore Augusto, fratello minore dell'imperatore Tiberio e padre dell'imperatore Claudio, era suo bisnonno da parte materna; Giulio Cesare Germanico (detto semplicemente Germanico) figlio di Druso maggiore, nipote e figlio adottivo di Tiberio, nonché fratello maggiore di Claudio, era come si è detto suo nonno, padre di Agrippina. Claudio morì nel 54 per un avvelenamento da funghi, forse ordinato da Agrippina stessa, e poco dopo la stessa sorte sarebbe toccata al figlio Britannico (nato, come Ottavia, dal suo precedente matrimonio con Valeria Messalina), affetto da epilessia e per questo forse escluso dalla successione dal suo stesso padre. Nerone divenne quindi imperatore all'età di quasi 17 anni, inizialmente sotto la tutela della madre e di Seneca, con Sesto Afranio Burro, pragmatico e abile politico, come prefetto del pretorio. Il principato (54-68) Nerone sale al potere nel 54 d.C., a diciassette anni. Il suo principato prende il nome di Principatus Claudius. Matrimoni e condanne Il primo scandalo del regno di Nerone coincise col suo primo matrimonio, considerato incestuoso, con la cugina di secondo grado Claudia Ottavia, figlia di suo prozio Claudio; Nerone più tardi divorziò da lei quando s'innamorò di Poppea. Questa, descritta come una donna notevolmente bella, sarebbe stata coinvolta, prima del matrimonio con l'imperatore, in una storia d'amore con Marco Salvio Otone, amico di Nerone stesso, suo compagno di feste e bagordi, e futuro imperatore. Otone sposò Poppea per ordine di Nerone, ma poi rifiutò che il suo matrimonio fosse solo di facciata e Nerone li fece divorziare. Congiure e lotte di potere Nel 59 Poppea fu sospettata d'aver organizzato l'omicidio di Agrippina e di esserne la vera mandante, mentre Otone venne inviato come governatore in Lusitania, l'odierno Portogallo. La madre di Nerone era stata condannata a morte e uccisa da sicari, che precedentemente avevano tentato di simulare incidenti e suicidio, a causa delle sue trame: forse intendeva far uccidere il figlio, per poi mettere sul trono un futuro suo marito e diventarne la co-imperatrice; la condanna venne approvata anche da Seneca e da Burro, il quale ne incaricò Aniceto. Questi, alla fine, la fece pugnalare, raccontando poi che lei stessa si era uccisa, dopo la scoperta della sua congiura contro Nerone. È possibile che determinante fosse stato l'odio di Poppea per la futura suocera, che secondo Tacito aveva tentato anche l'incesto con Nerone, pur di estrometterla dal potere, e garantirlo a se stessa. Nerone l'aveva così allontanata dalla corte, e, alla fine aveva approvato anche l'omicidio. Dopo un funerale nascosto e una sepoltura in un luogo non completamente noto del corpo di Agrippina, tuttavia, Nerone manifestò rimorso per la morte della madre, approvata a causa della debolezza del suo carattere e dell'ascendente che Poppea aveva su di lui. Confermò, con una lettera al Senato, "che avevano scoperto, con un'arma, il sicario Agermo, uno dei liberti più vicini ad Agrippina, e che lei, per rimorso, come se avesse preparato il delitto, aveva scontato quella colpa". L'imperatore fu perseguitato da incubi su Agrippina per molto tempo. Nel 62, infine, Nerone sposò Poppea dopo aver ripudiato Claudia Ottavia per sterilità e averla relegata in Campania. Alcune manifestazioni popolari in favore della prima moglie, convinsero l'imperatore delle necessità di eliminarla, dopo averla accusata di tradimento, costringendola al suicidio. Lo stesso anno Burro morì, forse avvelenato per ordine di Nerone (secondo Svetonio) o di malattia secondo altri storici, e Seneca per un lungo periodo si ritirò a vita privata, a causa dei primi dissapori con Nerone e dell'odio del popolo che lo accusava della morte di Agrippina, che era rispettata dalla plebe e dai pretoriani in quanto figlia dell'amato Germanico. La carica di prefetto del Pretorio venne assegnata a Tigellino (già esiliato da Caligola per adulterio con Agrippina), uomo senza scrupoli, che non era nemmeno cauto come Burro nel nascondere i delitti di Stato. Tigellino, di umili origini, divenne quindi molto ricco e potente. Contemporaneamente vennero introdotte una serie di leggi sul tradimento, che provocarono l'esecuzione di numerose condanne capitali. Nel 63 Nerone e Poppea ebbero una figlia, Claudia Augusta, che tuttavia morì ancora in fasce. Nel 65-66, come scrive Tacito, Poppea, in attesa del secondogenito di Nerone, morì, a Roma oppure nella sua villa di Oplontis, alle falde del Vesuvio, a causa di incidente di gravidanza, e non a causa di un calcio sferratole dal marito come è opinione comune: difatti a quel tempo Poppea era ammalata. Secondo altri, invece, Nerone l'avrebbe ripudiata per sposare Statilia Messalina e Poppea, ritiratasi nella sua villa del Vesuviano, sarebbe morta nel 79 durante l'eruzione del Vesuvio. Svetonio lo accusa anche di numerosi altri crimini e depravazioni (come lo stupro della vestale Rubria, un crimine passibile di pena capitale) che molti storici moderni hanno ritenuto invenzioni propagandistiche. Dopo la morte di Poppea, nel 66 Nerone sposò Statilia Messalina, la sua terza e ultima moglie. Lo storico delle Vite dei Cesari attribuisce a Nerone anche alcune relazioni omosessuali. Secondo Cassio Dione (Epitome LXII, 12-13) e altri autori contemporanei, Nerone avrebbe contratto due matrimoni con maschi: il primo, con un liberto di nome Pitagora. Il secondo, con un liberto di nome Sporo, fatto castrare e sposato dopo la morte della moglie Poppea proprio perché straordinariamente somigliante all'imperatrice. Il matrimonio sarebbe avvenuto in Grecia e Nerone avrebbe affidato il giovincello alle cure di Calvia Crispinilla, come dama di camera. Secondo i contemporanei, "Pitagora sarebbe stato per lui un marito, Sporo sarebbe stato per lui una moglie". A Nerone sono anche attribuite frequentazioni di prostitute, tra cui Caelia Adriana, donna di cui fu perdutamente innamorato, e feste con grande dispendio di denaro pubblico, derivata dalla tassazione aumentata. Amministrazione interna e provinciale Il grande incendio di Roma Allo scoppio del grande incendio di Roma del 64, l'imperatore si trovava ad Anzio, ma raggiunse immediatamente l'Urbe per conoscere l'entità del pericolo e decidere le contromisure, organizzando in modo efficiente i soccorsi, partecipando in prima persona agli sforzi per spegnere l'incendio. Nerone mise sotto accusa i Cristiani residenti a Roma, per evitare dicerie che lo accusassero direttamente. Dai duecento ai trecento cristiani vennero messi a morte. Tra i cristiani uccisi il 64-65 e il 67 ci furono anche san Pietro e san Paolo: Nerone avrebbe ordinato la decapitazione di Paolo di Tarso e, più tardi (o prima), secondo la tradizione cattolica, anche la crocifissione di Pietro. Per quanto oramai gli studiosi siano abbastanza concordi nel ritenere che il grande incendio di Roma dell'anno 64 d.C. non fu causato da Nerone, che anzi si diede molto da fare per prestare soccorso alla popolazione colpita dalla tragedia e che in seguito si occupò personalmente della ricostruzione, la falsa immagine iconografica dell'imperatore che suona la lira dal punto più alto del Palatino mentre Roma bruciava è ancora assai radicata nell'immaginario collettivo. L'imperatore aprì addirittura i suoi giardini per mettere in salvo la popolazione e si attirò l'odio dei patrizi facendo sequestrare imponenti quantitativi di derrate alimentari per sfamarla. Gli storici antichi lo accusano o restano incerti, o criticano comunque il suo comportamento nell'accusare e punire i cristiani, pur essendo questi una setta detestata dall'opinione popolare e aristocratica: In occasione dei lavori di ricostruzione, Nerone dettò nuove e lungimiranti regole edilizie, destinate a frenare gli eccessi della speculazione (molto probabilmente furono proprio gli speculatori a causare l'incendio, forse alimentando un precedente incendio accidentale) e tracciare un nuovo impianto urbanistico, sul quale è tuttora fondata la città. In seguito all'incendio egli recuperò una vasta area distrutta, facendo realizzare il faraonico complesso edilizio noto come Domus Aurea, la sua residenza personale (sostituendo la Domus Transitoria), che giunse a comprendere il Palatino, le pendici dell'Esquilino (Oppio) e parte del Celio, per un'estensione di circa 2,5 km quadrati (250 ettari). Ciò non può essere un possibile movente, in quanto egli avrebbe potuto requisire comunque i terreni necessari e già molti erano in suo possesso. La congiura di Pisone Nel 65 venne scoperta la congiura di Pisone (così chiamata da Gaio Calpurnio Pisone) e i cospiratori, alcuni dei quali, secondo la tesi avanzata in passato dallo storico Giuseppe Caiati, avevano avuto una qualche parte anche nell'incendio dell'anno precedente, vennero costretti al suicidio: il più celebre tra loro era senza dubbio Lucio Anneo Seneca. La stessa sorte toccò anche a Gneo Domizio Corbulone. Le motivazioni che portarono alla congiura furono per lo più rancori personali dei singoli membri verso Nerone, dovuti principalmente ai suoi eccessi o ai suoi atti crudeli, mentre molti personaggi avevano visioni politiche diverse riguardo alle sorti dell'impero (anche una restaurazione della repubblica), ma alla fine si accordarono per far eleggere imperatore Pisone stesso. I congiurati, almeno 41 persone, tra cui senatori, cavalieri, militari e letterati, miravano a uccidere l'imperatore Nerone. Nel 65 il gruppo si riunì a Baia, nella villa di Pisone, e lì stabilirono che, durante i giochi dedicati a Nerone al Circo Massimo, il console designato Plauzio Laterano si sarebbe dovuto gettare ai piedi dell'imperatore da supplice, accoltellandolo durante l'azione; gli altri complici sarebbero intervenuti in seguito, in modo che avvenisse un'esecuzione plateale, al pari dei grandi spettacoli popolari che lo stesso Nerone era uso organizzare. Morto l'Imperatore, Gaio Calpurnio Pisone sarebbe stato proclamato nuovo princeps dalla Guardia pretoriana, grazie all'appoggio di Fenio Rufo (forse il vero capo della congiura), allora Prefetto del pretorio congiuntamente a Tigellino, del tribuno militare Subrio Flavio e del centurione Sulpicio Aspro. Grazie ad alcune delazioni la congiura fu scoperta e furono attuate dure repressioni. Viaggio in Grecia: l'eliminazione del governo provinciale Nel 67, l'imperatore viaggiò fra le isole della Grecia, a bordo di una lussuosa galea sulla quale divertiva gli ospiti (fra questi anche tutti gli stupefatti notabili delle città visitate, compresa Atene) con prestazioni artistiche, mentre a Roma Ninfidio Sabino (collega di Tigellino, che aveva preso il posto dei congiurati pisoniani) andava procurandosi il consenso di pretoriani e senatori, partecipando anche ai giochi olimpici. Proprio alle Olimpiadi fu protagonista di una vittoria falsata: mentre partecipava alla corsa dei carri venne sbalzato fuori dal cocchio e rimase indietro; tuttavia gli avversari, probabilmente per paura di ripercussioni future, fecero fermare i cavalli per permettere all'imperatore di rialzarsi, lasciandogli poi vincere la gara. Prima di lasciare la Grecia, diede nuovamente prova della sua predilezione per la cultura ellenica, annunciando personalmente - ponendosi al centro dello stadio d'Istmia, presso Corinto, prima della celebrazione dei giochi panellenici - la decisione di restituire la libertà alle polis, eliminando il governo provinciale di Roma, un fatto che provocò nuovi malumori dei nobili, soprattutto per la perdita dei tributi: Politica estera Nerone era poco interessato alle campagne militari: se ne occupò lo stretto necessario (prese parte solo ad una spedizione in Armenia), e non fu mai molto popolare nei ranghi dell'esercito. Sotto Nerone, l'Imperatore Partico Vologese I pose sul trono del regno d'Armenia il proprio fratello Tiridate, sul finire del 54. Questo avvenimento convinse Nerone che fosse necessario avviare preparativi di guerra in vista di un'imminente campagna. Domizio Corbulone fu inviato a sedare le continue scaramucce tra le popolazioni locali e sparuti gruppi di romani. In realtà non vi fu una vera guerra fino al 58 d.C. Dopo la conquista di Artaxata nel 58 e della città di Tigranocerta nel 59, pose sul trono degli armeni re Tigrane VI, nel 60. Vologese, in preda all'ira, pretendendo che il trono fosse restituito a suo fratello, mosse guerra ai romani, i quali però riuscirono a prevalere ottenendo nel 66 la sottomissione di Tiridate come re cliente. Si spense così l'ultimo focolaio di guerra nell'Impero e Nerone poté fregiarsi del titolo di Imperator (Pacator) invitando a Roma il re Tiridate I. Inaugurò, nel contempo, solenni festeggiamenti per la ricorrenza del trecentesimo anniversario della prima chiusura delle porte del tempio di Giano Gemino (236 a.C.) per celebrare la "pace ecumenica" raggiunta, volendo emulare Alessandro Magno, e, ancora, per far dimenticare al popolo il disastroso incendio della città del mese di luglio. Per le ingenti spese sostenute, Nerone attuò riforma del conio ed emise una nuova moneta sulla quale, nel dritto, appare la sua figura con il capo incoronato e l'aspetto fiero con la scritta: "IMP NERO CAESAR AVG GERM" e, sul rovescio, il tempio di Giano "a porte chiuse" con la scritta: "PACE P R UBIQ PARTA IANVM CLVSIT - S C -" (senatus consulto). Per la prima volta, dunque, a Roma un comandante si fregiò del titolo ufficiale di Imperatore. Il re Tiridate, timoroso del mare, arrivò a Roma dopo un viaggio durato ben otto mesi nell'inverno del 65 e nella primavera del 66 furono ripetuti i festeggiamenti alla presenza del popolo e dell'esercito. Nerone tolse la tiara dal capo di Tiridate, incoronandolo Re con un diadema e facendolo sedere alla sua destra. Nel corso del suo principato continuò la conquista della Britannia, anche se negli anni 60-61 fu interrotta da una rivolta capeggiata da Budicca, la regina della tribù degli Iceni. Infine, nonostante in patria fosse tollerante con gli ebrei ortodossi, su richiesta della filosemita Poppea inviò Vespasiano, che l'aveva seguito nel viaggio in Grecia e con cui aveva avuto malumori, e il figlio di questi, Tito, a sedare le prime rivolte ebraiche nazionaliste in Giudea, convinto che solo lui ne avesse le capacità. Politica sociale e opere pubbliche L'imperatore Claudio fu il primo a far costruire un nuovo porto a circa 4 km (o 2,5 miglia) a nord di Ostia, detto appunto Portus, su di un'area di circa 70 ettari, dotato di due lunghi moli aggettanti sul mar Tirreno, con un'isola artificiale ed un faro. La costruzione di questo faro si attuò con il riempimento di una grossa nave che aveva trasportato dall'Egitto un grande obelisco utilizzato per decorare il circo vaticano. Fu portato a termine dal figlio adottivo, Nerone, il quale ne celebrò la fine dei lavori con la monetazione. Nerone diede il nome di Portus Augusti al nuovo porto. Fu fatto costruire un arco trionfale in onore dell'imperatore Nerone, decretato dal Senato nel 58, in occasione della vittoria contro i Parti, sebbene sia stato effettivamente costruito solo nel 62. Era collocato sulla via di accesso al Campidoglio, ma venne distrutto probabilmente poco dopo, o per la damnatio memoriae o nell'incendio del colle del 69. Le raffigurazioni sulle monete lo mostrano ad un solo fornice, con colonne corinzie libere al di sopra di piedistalli sporgenti dalla facciata che sorreggevano statue e una ricca decorazione scultorea. Nel 64, sotto il suo regno, uno spaventoso incendio quasi rase al suolo l'intera città, distruggendo interamente tre delle zone augustee e danneggiandone gravemente sette, lasciandone integre solo quattro. Per favorire un'ordinata ricostruzione e impedire il diffondersi di nuovi incendi, venne emanato un nuovo piano regolatore, attuato però solo in parte, come riporta Tacito, tramite la realizzazione di strade più larghe, affiancate da portici, senza pareti in comune tra gli edifici, di altezza limitata e con un uso quasi bandito di materiali infiammabili, sostituiti da pietra e mattoni. Approfittando della distruzione Nerone costruì la sua Domus Aurea, che occupò gli spazi compresi tra Celio, Esquilino (Oppio) e Palatino con un'enorme villa, segno tangibile delle mire autocratiche dell'imperatore. Le enormi spese per la ricostruzione della città e della dimora imperiale causarono il quasi fallimento dello Stato a cui l'imperatore cercò di rimediare ricorrendo tra l'altro a strumenti spregiudicati quali imporre alle più ricche famiglie romane la redazione di un testamento che nominasse lo Stato quale unico erede del patrimonio familiare e che veniva reso subito esecutivo con il suicidio forzato dei possidenti. «Di Nerone si diceva che, condannando a morte sei individui, fece sua mezza Africa.» Altri edifici pubblici neroniani furono il mercato del Celio (Macellum Magnum) e le Terme di Nerone del Campo Marzio, la cui pianta regolare e simmetrica fece da modello per tutti gli edifici termali futuri, inaugurando la tipologia di terme "imperiali". Si ipotizza anche una ricostruzione dopo il grande incendio del 64, contemporaneamente allo spostamento e ingrandimento della casa delle Vestali: il tempio venne infatti rappresentato in monete dell'epoca di Nerone e dei successivi imperatori Flavi. E ancora a Nerone si deve: il taglio dell'istmo di Corinto e un canale lungo la costa dall'Averno a Roma. La prima opera, già tentata dal tiranno Periandro, dal Re di Macedonia Demetrio I Poliorcete, da Giulio Cesare e da Caligola sembrava non portare fortuna a chi la intraprendeva, tutti morti in modo violento. Gli scavi furono segnati da episodi nefasti e si interruppero con la morte dell'ideatore. Il canale dal lago Averno a Roma, lungo 160 miglia (237 km), ancora più mastodontico di quello di Corinto assorbì risorse umane e economiche immense e non fu mai completato a causa degli infiniti problemi tecnici e logistici. Furono importanti anche le riforme in favore del popolo, come quella monetaria, e la distribuzione di generi alimentari, le elargizioni di denaro togliendo fondi per l'organizzazione di giochi del circo ai governatori provinciali. Riguardo alla riforma monetaria di Nerone, l'aureo, secondo quanto afferma Plinio il Vecchio: fu deprezzato, passando nel tempo, poco a poco, da un peso teorico di 1/40 di libbra (epoca di Cesare) a 1/45 sotto Nerone, con una svalutazione dell'11%. Il denario che, sotto Cesare ed Augusto, aveva un peso teorico di circa 1/84 di libbra, ridotto da Tiberio ad 1/85, fu svalutato da Nerone fino ad 1/96 (pari ad una riduzione del peso della lega del 12,5%). Contemporaneamente, oltre alla riduzione del suo peso, vi era anche una riduzione del suo titolo (% di argento presente nella lega), che passò dal 97-98% al 93,5% (per una riduzione complessiva del solo argento del 16,5% ca). In sostanza il sistema che si andava così creando sui metalli "nobili" (oro e argento), andava a vantaggio di quest'ultimo. Secondo il Mazzarino, Nerone voleva così favorire gli strati sociali medio-bassi (come equites e liberti), che insieme al popolo costituivano la sua principale fonte di consenso. Secondo Plinio il Vecchio, invece, il prezzo dell'oro sarebbe sceso (a vantaggio di quello dell'argento), grazie alla scoperta di una miniera d'oro in Dalmazia che produceva ben 18.250 libbre del prezioso metallo all'anno, pari a quelle presenti nella Spagna romana. Presunta conversione all'ebraismo Secondo la tradizione ebraica Nerone fece un viaggio a Gerusalemme e lì si convertì all'ebraismo. Nessuna fonte romana antica lo riporta. Caduta, morte e sepoltura Nel frattempo, Gaio Giulio Vindice, governatore della Gallia Lugdunense, si ribellò dopo il ritorno dell'imperatore a Roma, e questo spinse Nerone ad una nuova ondata repressiva: fra gli altri ordinò il suicidio al generale Servio Sulpicio Galba, allora governatore nelle province ispaniche: questi, privo di alternative e non intenzionato ad eseguire l'ordine, col sostegno del suo esercito, dichiarò la sua fedeltà al Senato ed al popolo romano, non riconoscendo più l'autorità di Nerone. Si ribellò quindi anche Lucio Clodio Macero, comandante della III legione Augusta in Africa, bloccando la fornitura di grano per la città di Roma. Nimfidio corruppe i pretoriani, che si ribellarono a loro volta a Nerone, con la promessa di somme di denaro da parte di Galba. Infine il Senato lo depose ufficialmente e Nerone fuggì dal suo palazzo dove era rimasto solo e senza protezione, e si suicidò il 9 giugno 68, nella villa suburbana del liberto Faonte, pugnalandosi alla gola con l'aiuto del suo segretario Epafrodito. Prima di morire, secondo Svetonio, pronunciò la frase «Qualis artifex pereo!» («Quale artista muore con me!»). L'antichista Dimitri Landeschi fa notare, richiamandosi a un interessante studio dello storico inglese Edward Champlin, che, diversamente da quanto affermato da alcuni storici moderni, Nerone non subì la cosiddetta damnatio memoriae, di cui non si trova traccia in alcuna opera antica, tant'è vero che furono permesse le esequie private, alla presenza di pochi fedelissimi rimasti, tra i quali l'ex amante e concubina Claudia Atte, liberta della famiglia dell'imperatore, e le sue due nutrici Egloge e Alessandria; inoltre continuarono ad affluire nel Foro anche dopo la sua morte busti e statue del defunto imperatore, senza che nessuna autorità lo impedisse. Il corpo di Nerone fu cremato, avvolto nelle coperte bianche intessute d'oro da lui usate alle ultime Calende di gennaio, e le sue ceneri deposte in un'urna di porfido sormontata da un altare di marmo lunense, nel mausoleo della famiglia paterna. Il luogo di sepoltura era il Sepolcro dei Domizi lungo la via Flaminia, sotto l'attuale basilica di Santa Maria del Popolo, ai piedi del colle Pincio. Nel XII secolo, papa Pasquale II (1099–1118), superstizioso e suggestionato dai corvi che volteggiavano sul noce vicino al sepolcro, convinto di vedere in Nerone l’Anticristo descritto dalle profezie, ne fece disperdere le ceneri; in seguito, davanti alle proteste dei romani, fece diffondere la notizia di aver fatto trasferire i resti all’interno di un sarcofago lungo la Via Cassia in una zona che, da allora, prese il nome di «Tomba di Nerone». La plebe, favorita da Nerone, rimase in balia dell'aristocrazia fondiaria, dei ricchi finanzieri e dei militari, al punto che molti cittadini indigenti sperarono che Nerone non fosse morto e fosse fuggito lontano da Roma: nacquero delle leggende sul suo prossimo ritorno come difensore del popolo e dei poveri (ad esempio anche l'imperatore Otone fu acclamato come Nerone redivivo). Ecco le parole di Svetonio, che pure gli era ostile, sulla morte di Nerone: Con la sua morte terminò la dinastia giulio-claudia. Successione Non essendoci più discendenti di Cesare, Augusto e Tiberio, né parenti stretti di Nerone, si accese la lotta per la successione. Il Senato, con l'appoggio dei pretoriani, nominò Galba, l'anziano generale che aveva guidato la rivolta, come nuovo imperatore. L'anno successivo fu però deposto e ucciso in una congiura militare, che portò al potere Otone, ex marito di Poppea e amico dell'imperatore defunto, che tentò ulteriormente di accreditarsi come il vero erede di Nerone cercando di sposare l'ultima moglie di questi, Statilia Messalina, la quale rifiutò, e richiamando al palazzo imperiale numerosi cortigiani e collaboratori del precedente imperatore. Otone si suicidò dopo la sconfitta militare subita da parte del generale Vitellio, un altro pretendente. L'imperatore Vitellio, infine, venne sconfitto e ucciso dalle truppe di Vespasiano, generale delle Province orientali, che divenne principe e iniziò una nuova dinastia, i Flavii. Monetazione imperiale del periodo Nella cultura di massa Ascendenza Note Bibliografia Fonti primarie (testo in latino disponibile qui) (testo in latino disponibile qui) (versione in inglese disponibile qui). Eutropio, Breviarium historiae romanae (testo latino), VII-X . . Plinio il Vecchio, Naturalis Historia (testo latino) . (versione in inglese disponibile qui). Tacito. Annales (testo latino) (versione in inglese disponibile qui); (versione in inglese disponibile qui). De origine et situ Germanorum (testo latino) . Fonti storiografiche moderne In italiano Girolamo Cardano, Elogio di Nerone: Mansuetudine, Acume politico e Saggezza di un esecrato tiranno, Milano, Gallone Editore, 1998. ISBN 88-8217-015-2 Edward Champlin, Nerone, Laterza, 2008. ISBN 978-88-58101-72-8 Albino Garzetti, L'Impero da Tiberio agli Antonini, Bologna, Cappelli, 1960 (v. pp. 153 e ss.: Nerone) Miriam T. Griffin, Nerone: la fine di una dinastia, Torino, SEI - Società Editrice Internazionale, 1994. ISBN 88-05-05382-1 Dezső Kosztolányi, Nerone, Roma, Castelvecchi, 2014. ISBN 9788876157950 Mario Attilio Levi, Nerone e i suoi Tempi, Milano, Rizzoli, 1995 e successive rist.; altra ediz.: RCS Quotidiani-Corriere della Sera, Milano, 2006. Santo Mazzarino, L'Impero Romano, 3 voll., Roma-Bari, Laterza, 1973 e 1976 (v. vol. I); riediz. (due vol.): 1984 e successive rist. (v. vol. I) Carlo Palumbo, La vita di Nerone, Le Grandi Biografie, Milano, Peruzzo, 1985 Mario Pani, Lotte per il potere e vicende dinastiche. Il principato fra Tiberio e Nerone in Andrea Schiavone e Arnaldo Momigliano (a cura di), Storia di Roma, Torino, Einaudi, 1990, vol. II, tomo 2; ripubblicata anche come Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Milano, Ediz. de Il Sole 24 ORE, 2008 (v. il vol. XVI) Ernest Renan, L'Antéchrist, Paris, Frères, 1873; trad. it.: L'Anticristo Nerone, a cura di Angelo Treves, Milano, Edizioni Corbaccio, 1936. Brian H. Warmington, Nerone: realtà e leggenda, Roma-Bari, Laterza 1973; nuova ediz., dal titolo Nerone: vita e leggenda, 1982; ripubblicata anche dalle Ediz. de Il Giornale, Milano (senza data) In altre lingue Girolamo Cardano, Nero: an Exemplary Life, Inkstone Books, 2012. Jürgen Malitz, Nero, Monaco di Baviera, Beck, 1999. ISBN 3-406-44605-1. Helmuth Schneider, Nero in Manfred Clauss (a cura di), Die römischen Kaiser, Monaco di Baviera, Beck, 2001. ISBN 3-406-47288-5. Gerhard H. Waldherr, Nero. Eine Biografie, Regensburg, Friedrich Pustet, 2005. ISBN 3-7917-1947-5. Voci correlate Colosso di Nerone Altri progetti Collegamenti esterni L'ouvrage Néron a tué Agrippine de Jean-Michel Croisille aux Editions Complexe. http://www.romansonline.com/Persns.asp?IntID=5&Ename=Nero http://www.roman-emperors.org/nero.htm Imperatori romani Claudio Cesare Augusto Germanico, Nerone Enobarbo, Lucio Claudio Cesare Augusto Germanico, Nerone Religione e politica Storia antica del cristianesimo Persone colpite da damnatio memoriae Morti per suicidio Persone legate ai Campi Flegrei Personaggi citati nella Divina Commedia (Inferno) Attori teatrali romani Vincitori dei Giochi olimpici antichi Auguri Nati ad Anzio
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https://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0%20dell%27Argentina
Città dell'Argentina
Il titolo di città, nel sistema istituzionale argentino, è conferito ai comuni (municipios) con popolazione pari ad almeno persone. Vi sono poi comuni che hanno facoltà di redigere un proprio statuto (Carta Orgánica), al ricorrere di requisiti demografici diversificati a seconda della provincia. La città autonoma di Buenos Aires si suddivide ulteriormente in 15 municipi (comuna), ciascuno dei quali comprende, a sua volta, uno o più quartieri (barrios), per un totale di 48 quartieri. Le principali città sono le seguenti. Lista Altri progetti Argentina Città dell'Argentina
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https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia%20del%20Chaco
Provincia del Chaco
Il Chaco è una provincia dell'Argentina, estesa per 99.633 km², con capoluogo Resistencia. Geografia fisica Situata nella parte nord-est del Paese, essa confina, partendo da nordovest e proseguendo in senso orario, con le province di Salta, Santiago del Estero, Formosa, Corrientes e Santa Fe. Si estende nella pianura del Chaco Austral, a sud del fiume Bermejo. Basa la propria economia su agricoltura e allevamento. Nel nord-ovest di questa provincia si trova la zona quasi vergine chiamata El Impenetrable (l'Impenetrabile). Dipartimenti La provincia è divisa in 25 dipartimenti: Almirante Brown (Pampa del Infierno) Bermejo (La Leonesa) Chacabuco (Charata) Comandante Fernández (Presidencia Roque Sáenz Peña) Doce de Octubre (General Pinedo) Dos de Abril (Hermoso Campo) Fray Justo Santa María de Oro (Santa Sylvina) General Belgrano (Corzuela) General Donovan (Makallé) General Güemes (Juan José Castelli) Independencia (Campo Largo) Libertad (Puerto Tirol) Libertador General San Martín (General José de San Martín) Maipú (Tres Isletas) Mayor Luis Jorge Fontana (Villa Ángela) Nueve de Julio (Las Breñas) O'Higgins (San Bernardo) Presidencia de la Plaza (Presidencia de la Plaza) Primero de Mayo (Margarita Belén) Quitilipi (Quitilipi) San Fernando (Resistencia) San Lorenzo (Villa Berthet) Sargento Cabral (Colonia Elisa) Tapenagá (Charadai) Veinticinco de Mayo (Machagai) Ogni dipartimento della provincia ha un valore puramente simbolico, poiché non elegge nessun rappresentante nel governo provinciale. Essi sono suddivisi in comuni (municipios), che, a seconda del numero di abitanti, si distinguono in comuni di prima, seconda o terza categoria. Esistono inoltre delegazioni municipali create direttamente dal governo della provincia del Chaco. Note Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Dipartimento%20del%20Chaco
Dipartimento del Chaco
Il dipartimento del Chaco è stato, dal 1973 al 1992 un dipartimento situato nell'omonima regione del Paraguay.La sua superficie era pari a 36.367 km² e aveva 700 abitanti (dati del censimento 1972), il capoluogo era Mayor Pablo Lagerenza. In seguito alla riforma amministrativa approvata l'11 giugno 1992 venne unito al dipartimento dell'Alto Paraguay. Altri progetti Chaco
1500
https://it.wikipedia.org/wiki/Charlie%20Chaplin
Charlie Chaplin
Charlot Il personaggio attorno al quale costruì larga parte delle sue sceneggiature, e che gli diede fama universale, fu quello del "vagabondo" noto al pubblico italiano come Charlot (in realtà il personaggio non aveva nome, e in inglese era chiamato semplicemente The Tramp). La rivolta umanistica, talora nostalgica e sentimentale, talora comica e beffarda, contro le ingiustizie della società capitalistica moderna fece della maschera di Charlot l'emblema dell'alienazione umana (in particolare delle classi sociali più emarginate) nell'era del progresso economico e industriale. Chaplin fu una delle personalità più creative e influenti del cinema muto. La sua vita lavorativa nel campo dello spettacolo ha attraversato oltre 76 anni. Fu influenzato dal comico francese Max Linder, a cui dedicò uno dei suoi film. Star mondiale del cinema, fu oggetto di adulazione e di critiche serrate, anche a causa delle sue idee politiche. Nei primi anni cinquanta, durante le persecuzioni del cosiddetto Maccartismo, le sue idee di forte stampo progressista furono infatti avversate dalla maggior parte della stampa; fu inviso anche al governo federale statunitense. In viaggio con la famiglia verso Londra (settembre 1952), dove si sarebbe tenuta la prima mondiale di Luci della ribalta e successivamente un periodo di vacanza, fu raggiunto dalla notifica del procuratore generale degli Stati Uniti in base alla quale gli veniva annullato il permesso di rientro negli USA: visse il resto della sua esistenza in Svizzera, nella tenuta de "Manoir de Ban", nel comune di Corsier-sur-Vevey, fra Losanna e Montreux, sul lago di Ginevra. Fu riabilitato dall'opinione pubblica americana solo all'inizio degli anni settanta. Nel 1972 tornò nella sua patria di adozione per ritirare il secondo Oscar onorario. L'anno successivo entrò nuovamente nella storia dell'Academy, vincendo l'Oscar alla migliore colonna sonora (drammatica) per Luci della ribalta, realizzato vent'anni prima ma rimasto di fatto inedito sul suolo americano a causa del boicottaggio politico. Fu il primo caso (e tuttora unico) di Oscar retroattivo e Chaplin, che pure non si presentò alla cerimonia, era l'unico ancora in vita dei tre premiati (le statuette di Raymond Rasch e Larry Russell furono ritirate dai figli). Tra gli attori più famosi dalla nascita dell'industria hollywoodiana, l'American Film Institute lo ha inserito al decimo posto tra le più grandi star della storia del cinema. Biografia L'infanzia e gli inizi Charles Chaplin nacque il 16 aprile 1889 a East Street, nel sobborgo londinese di Walworth. Nei registri del comune di Londra non c'è traccia della sua nascita, ma solo la notifica della sua presenza nel 1891, due anni dopo la nascita. Nel 2011 venne ritrovata una lettera a lui indirizzata, datata 1970, che ipotizza la sua venuta al mondo in un carro di rom accampato nei pressi di Birmingham. I suoi genitori erano Charles Chaplin Senior, un attore di varietà di discreto talento e successo ma compromesso dalla dipendenza dall'alcol, e Hannah Harriette Hill, un'attrice conosciuta come Lily Harley, di altrettanto talento, ma minor fortuna. La coppia aveva già un figlio, Sydney, nato quattro anni prima dalla relazione con un uomo molto più anziano di lei, con cui era fuggita in Africa. Col piccolo Charlie in fasce e suo padre in tournée in America, Hannah allacciò una relazione con un cantante all’epoca piuttosto in voga, Leo Dryden, dal quale ebbe un figlio, Wheeler Dryden (dell'esistenza di questo fratellastro Chaplin verrà a conoscenza molto più tardi). Il matrimonio già in crisi subì un colpo definitivo dal tradimento: la separazione avvenne l'anno successivo alla nascita di Charles. Il padre cercò di tenere con sé (per la verità senza troppa convinzione) e con la sua nuova compagna sia il piccolo Charles sia suo fratello Sydney, ma il tentativo fallì e i due bambini andarono a vivere con la madre, cui furono concessi dieci scellini la settimana per il mantenimento di entrambi. Per le precarie condizioni finanziarie della famiglia, Charles e suo fratello trascorsero due anni fra collegi e istituti per orfani a Lambeth. Il talento innato e la frequentazione dei teatri al seguito della madre forgiarono il piccolo Chaplin, sedimentando i primi rudimenti artistici appresi proprio dalla madre nel canto e nella recitazione. I primi passi sul palcoscenico li mosse assieme a lei a sette anni. Nel 1896, durante una recita in un teatro di varietà, Hannah, a causa di un improvviso abbassamento di voce, fu fischiata e costretta ad abbandonare il palcoscenico; l'impresario mandò a sostituirla in scena proprio il piccolo Charlie, che ottenne un discreto successo cantando una canzone popolare dell'epoca, 'E Dunno Where 'E Are. La famigliola si trasferì nel 1898 a Manchester, nei pressi di Belle Vue. Qui Charlie frequentò la scuola per tre anni. Grazie ad alcuni conoscenti del padre, entrò a far parte di una vera compagnia, gli Eight Lancashire Lads, formata tutta da enfants prodige, sotto la guida di William Jackson. Gli otto bambini si esibivano in un ballo con gli zoccoli. Nel 1900 l'undicenne Charlie, grazie al fratello Sydney, ottenne un ruolo comico nella parte di un gatto nella pantomima Cinderella (Cenerentola), rappresentata all'Hyppodrome di Londra, nella quale recitava anche il famoso clown Marceline. Nello stesso anno Sydney si imbarcò su una nave come trombettista: Charlie rimase solo a sostenere la madre, la cui salute, sia fisica che mentale, cominciava a manifestare segni di cedimento. L'anno successivo vide la perdita del padre. Le faticose vicissitudini quotidiane segnarono Hannah, obbligandola ad un primo ricovero ospedaliero a seguito di una importante forma depressiva a cui non era probabilmente estranea una condizione di denutrizione. Nel 1903 Charles ottenne una piccola parte in Jim, the Romance of a Cockney e la sua prima personale recensione favorevole sulla stampa; di lì a poco ebbe il primo ruolo fisso in teatro: quello dello strillone Billy in Sherlock Holmes (per la regia di Quentin McPherson), portato a lungo in tournée. Intanto il fratello era tornato a Londra e aveva cominciato anche lui a lavorare in teatro. Grazie alla migliorata situazione finanziaria, i due riuscirono a far dimettere Hannah dall'ospedale, prendendosene cura, ma per poco tempo: una ricaduta ne determinò un nuovo internamento. La madre trascorrerà poi gli ultimi sette anni di vita in California, nella villa donatale dai figli, dove morirà nel 1928. Il varietà con Fred Karno Fra il 1906 e il 1907 Chaplin lavorò ne Il Circo di Casey, misto di varietà e numeri circensi. L'esperienza gli permise di familiarizzare con il mondo del circo e di entrare nella compagnia di Fred Karno, anche grazie al fratello Sydney che già vi lavorava. La paga era di 3 sterline a settimana e il debutto avvenne nel 1906 con L'incontro di calcio, in cui Charles interpretava la parte di un individuo senza scrupoli che tenta di drogare il portiere avversario prima dell'incontro. Il fratello maggiore ideava le pantomime e Charlie le doveva interpretare: così Chaplin imparò l'arte di esprimersi senza parole. Ben presto il giovane Chaplin divenne, insieme a Stanley Jefferson (meglio conosciuto come Stan Laurel) uno degli attori più apprezzati della compagnia. Oltre al teatro Chaplin si dedicava al podismo: era iscritto al club podistico di Kennington e si allenava sulle distanze lunghe; nel 1908 prese anche in considerazione l'idea di iscriversi alla maratona delle Olimpiadi di Londra, ma proprio in quel periodo si ammalò. Nel 1909 la compagnia di Karno iniziò le tournée all'estero: dapprima a Parigi e, due anni dopo, negli Stati Uniti. Chaplin era il capocomico in A Night in an English Music Hall, atto unico di pantomima. L'esperienza americana non fu particolarmente felice; ciononostante la compagnia ritornò oltreoceano anche l'anno successivo e questa volta le cose andarono diversamente: il successo fu grande grazie anche al giovane Charles, entrato da poco ma già elemento di punta della compagnia. Chaplin fu notato dal produttore Mack Sennett, che nel novembre 1913 lo mise sotto contratto per la casa cinematografica Keystone. Era il primo contratto di Chaplin per una casa cinematografica. Il compenso fu di 175 dollari la settimana. Da capocomico a celebrità del cinema muto (1914-1919) Nel 1914 Chaplin esordì nell'ancora acerbo mondo del cinema con il cortometraggio Charlot giornalista, prodotto dalla Keystone. In questo film, uscito il 2 febbraio di quell’anno, non indossava ancora i panni del personaggio che lo avrebbe in seguito reso universalmente celebre ed immortale. Saranno i due cortometraggi usciti quasi contemporaneamente, Charlot ingombrante (uscito il 7 febbraio) e Charlot all'hotel (9 febbraio), a far conoscere al pubblico la maschera di Charlot quale anche noi la conosciamo: bombetta, baffetti e bastone da passeggio, pantaloni e scarpe sformati e consunti, benché interpretando il ruolo di un comune ubriaco. Prima delle riprese del film Charlot all'hotel, il produttore Mack Sennett incaricò Chaplin di inventarsi una gag tramite una truccatura comica qualsiasi. Il personaggio universalmente conosciuto come "Il vagabondo" si definirà pienamente soltanto nell'aprile del 1915, quando Chaplin interpretò il cortometraggio Il vagabondo. Iniziò in quel febbraio 1914 la rapida e travolgente ascesa di Chaplin: nell'arco di cinque anni conquistò un posto d'onore nella storia della settima arte. Prima di Chaplin, un altro comico aveva creato il personaggio del "vagabondo": Lew Bloom (1859-1929); a lui si ispirarono decine di altri comici, e Chaplin tra loro. Ma, fra tutti i "vagabondi" proposti in quel periodo, ad emergere fu soltanto "Charlot". Il periodo Keystone Per la californiana Keystone, nel solo 1914 Chaplin recitò in trentacinque cortometraggi. Da virtuoso della pantomima, comunicava al pubblico una vasta gamma di emozioni, in particolare col volto, dei cui muscoli facciali padroneggiava appieno il controllo. Il suo personaggio era anticonvenzionale e a tratti sprezzante. Il periodo Essanay Nel dicembre 1915 si trasferì a Chicago, dove lavorò per la Essanay in altre quattordici produzioni. La Essanay se lo aggiudicò offrendogli uno stipendio settimanale di 1.250 dollari. Il periodo Mutual Con cachet adeguati a una popolarità sempre più grande, Chaplin approdò alla Mutual Film, firmando altri dodici corti: Charlot fu di volta in volta cameriere, milionario, muratore e sfaccendato. Il pubblico lo stimava per la grossa carica di umanità che emanava attraverso le sue storie, disseminate di amore e di insidie. Nel 1916 Charlie Chaplin era già un attore da oltre 600.000 dollari l'anno, una cifra mai vista per un artista fino ad allora, quando scritturò la diciannovenne Edna Purviance, facendone la sua primadonna in ben 35 film fra il 1916 e il 1923. Dal momento della firma del suo nuovo contratto, Chaplin disponeva anche di uno studio personale con relativo staff, una sala per le proiezioni, uffici ed alloggi per gli attori. I due vissero anche un intenso e travagliato legame affettivo, che si mantenne in amicizia anche dopo la fine della passione (1918) e della carriera artistica di lei (accelerata dagli eccessi dell'alcol): Chaplin continuerà a corrispondere con Edna fino alla sua morte, oltre a passarle una paga salariale da attrice. Con la Mutual Film realizzò dodici film nel periodo 1916-1917 (uno dei più felici della sua carriera). Chaplin, non ancora trentenne, recitò e diresse quasi cento corti nell'arco di cinque anni. Chaplin non progettava mai su carta nessuna delle sue gag, né tanto meno sceneggiava l'intreccio delle sue comiche. Riusciva a tenere a mente un intero film per poi spiegarlo agli attori sul set man mano che lo girava. Nel 1918 decise di mettersi in proprio e passò alla First National, con cui fece dieci film, fino al 1923. Fu proprio la First National – grazie anche all'interessamento del fratello Sydney, ormai suo procuratore — a corrispondergli il favoloso ingaggio di un milione di dollari, cachet mai guadagnato prima da un attore. La United Artists Nel 1919 Charlie Chaplin, insieme ad alcuni colleghi (fra cui Mary Pickford, Douglas Fairbanks e David Wark Griffith), fondò la United Artists Corporation. Da allora in poi curerà da solo ogni fase della sua produzione cinematografica, attorniato da un gruppo di fedelissimi quanto preziosi e competenti collaboratori, tra cui spicca Alfred Reeves, inglese come lui, già manager della compagnia di Karno, che all'UAC assunse il ruolo di direttore di produzione. A un periodo professionalmente felice non corrispose, però, una vita privata altrettanto serena. Nel 1918 aveva infatti sposato la giovane Mildred Harris, che credeva incinta di lui (la gravidanza si rivelò però falsa). Harris rimase incinta poco dopo il matrimonio e diede alla luce un bambino gravemente malformato, Norman Spencer, che sopravvisse solo tre giorni. I due divorziarono nel 1920. I grandi successi (1920-1946) Il monello Nel 1921 Chaplin lavorò ad una pellicola che lo consacrò definitivamente come star affermata. Dopo diversi travagli che funestarono le riprese e la fase di post-produzione, nel gennaio del 1921 ebbe luogo la prima proiezione ufficiale de Il monello, che Chaplin diresse e interpretò e nel quale fece debuttare il piccolo-grande attore Jackie Coogan. Nello stesso anno Chaplin si imbarcò a New York sul transatlantico Olympic (il gemello del tristemente famoso Titanic) della compagnia marittima White Star Line e tornò nella madrepatria dopo undici anni di assenza. A Londra fece una visita nei quartieri di Lambeth, Kennington ed Elephant and Castle per rivedere i luoghi che gli furono familiari da bambino. Dal 1923 al 1952 Chaplin lavorò costantemente per la United Artists e girò otto film, tra i più importanti della sua carriera. Il primo lavoro fu La donna di Parigi nel 1923, primo film nel quale non figurò come interprete (si ritagliò una piccola comparsa nel ruolo di facchino). Il film, pur ampiamente apprezzato dalla critica, non ebbe l'atteso successo di pubblico, ma i capolavori successivi lo proiettarono nel firmamento della cinematografia. La febbre dell'oro La febbre dell'oro del 1925 è considerato da molti una delle sue opere meglio riuscite. La produzione del film successivo, Il circo (1928), fu però travagliata a causa dei problemi sorti nella vita privata: in quel periodo divorziò dalla seconda moglie, l'attrice Lita Grey, che aveva sposato nel 1924. La coppia aveva avuto due figli: Charles Jr. (1925) e Sydney (1926). L'affermazione del sonoro (a partire dal 1927) colse in contropiede Chaplin, che aveva pensato e costruito Charlot solo per il cinema muto. Chaplin decise di andare avanti proponendo il suo personaggio. Nel 1929, l'assegnazione del suo primo Premio Oscar alla carriera lo consacrò come la prima star a vincere tale premio (rimane il più giovane regista nel XX secolo ad averlo vinto). Luci della città Quando nel 1929 Charlie Chaplin cominciò a interessarsi al suo nuovo film, il sonoro era diventato ormai pressoché irrinunciabile per qualsiasi regista dell'epoca. Sydney, fratello e manager di Charlot, non esitò a proporgli l'idea di una pellicola sonorizzata, ma Charlie era molto scettico rispetto alla nuova invenzione e tentò in tutti i modi di restare alla pantomima che lo aveva reso celebre. Chaplin girò nel 1931 Luci della città, film muto accompagnato dalla musica. Fu il primo film di Chaplin con sonoro e musiche sincronizzate. All'inizio del film la voce delle persone è resa con il suono degli strumenti musicali. Questa volta la protagonista femminile sarebbe stata Virginia Cherrill: la graziosa ventenne bionda avrebbe impersonato una fioraia cieca. Chaplin raccontò di averla conosciuta ad un incontro di pugilato nel 1928 e di averla scritturata immediatamente per il suo imminente lavoro. Varie vicissitudini coinvolsero Charlie durante la realizzazione di Luci della città. Una tra le più importanti: la fioraia avrebbe dovuto scambiare il piccolo vagabondo per un milionario, ma Chaplin non sapeva come ottenere tale risultato. Prima di trovare una soluzione rifece la scena svariate volte, provando i più svariati espedienti. Tale scena alla fine è divenuta la più ripetuta nella storia del cinema, per un totale di 342 ciak. Albert Einstein andò alla prima del film negli Stati Uniti in compagnia dello stesso Chaplin: quando gli spettatori li videro, si alzarono in piedi, applaudendoli calorosamente. Allora pare che Chaplin abbia mormorato ad Einstein: «Vede, applaudono me perché mi capiscono tutti; applaudono lei perché non la capisce nessuno». Tempi moderni Nello stesso anno l'attore/regista ricevette l'onore dell'attribuzione della Legione d'onore francese. Cinque anni dopo girò un altro capolavoro del cinema muto, Tempi moderni. Ecco come Chaplin descriveva il suo personaggio nel 1931: Nel 1932 aveva conosciuto l'attrice Paulette Goddard, che aveva già avuto qualche esperienza marginale nel cinema in parti minori. I due s'innamorarono e Paulette recitò con Charles in Tempi moderni (1936), l'ultimo film in cui compare Charlot. Si sposarono nel 1936 e divorziarono nel 1942. Tuttavia, esistono ancora dubbi se fra i due ci sia stato un effettivo matrimonio: entrambi rifiutavano di concedere dichiarazioni al riguardo e la Goddard, in lizza per ottenere il ruolo di Rossella O'Hara in Via col vento, perse per un soffio contro Vivien Leigh perché non fu in grado di dimostrare ai produttori di essere realmente sposata con Chaplin. Chaplin raccontava pubblicamente che si erano sposati in Cina e che avevano divorziato in Messico, ma con gli amici e la famiglia sosteneva che non erano sposati. Per realizzare i suoi successivi film Chaplin decise di abbandonare il personaggio che gli aveva donato la popolarità. Il grande dittatore Il grande dittatore (1940) fu il primo film completamente sonoro di Chaplin, girato e distribuito negli Stati Uniti poco prima dell'entrata nella Seconda guerra mondiale. Nel film Chaplin interpreta due personaggi: Adenoid Hynkel, il dittatore di Tomania, esplicitamente ispirato ad Adolf Hitler, e un barbiere ebreo perseguitato dai nazisti. Dopo la guerra, quando l'internamento e lo sterminio degli ebrei furono noti, Chaplin dichiarò nella sua autobiografia che non avrebbe realizzato il film se solo avesse potuto immaginare cosa sarebbe accaduto nei campi di concentramento, asserendo che «non avrebbe potuto prendere in giro la follia omicida dei nazisti». Il film ebbe cinque candidature agli Oscar, come miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura, ma non vinse alcuna statuetta. Fu l'ultima apparizione del vagabondo. Il film era anche una sfida coraggiosa al più potente dittatore dell'epoca, Adolf Hitler, dal quale Chaplin era diviso anagraficamente da soli quattro giorni. L'imitazione caricaturale sottolineava i toni e gli atteggiamenti del Führer, come nel discorso alla folla, completamente improvvisato e girato in un'unica scena. Memorabile, oltre che fortemente rappresentativa, la scena nella quale il dittatore danza con il mappamondo sulla musica del preludio del Lohengrin di Richard Wagner. La scelta del luogo di presentazione della pellicola al pubblico fu ponderata. Si puntò su New York, meno influenzata dal clima di destra col quale anche gli Stati Uniti dovevano confrontarsi. La realizzazione del film fu accompagnata dallo sfiorire del rapporto sentimentale tra Chaplin e Paulette Goddard, in procinto di chiedere il divorzio. Durante la lavorazione, nel dicembre del 1939, Chaplin fu anche raggiunto dalla comunicazione della morte improvvisa dell'amico Douglas Fairbanks, che soltanto un mese prima gli aveva fatto visita sul set. Ne fu sconvolto e la perdita del «solo vero amico che abbia mai avuto», come ebbe a dire Chaplin, rimarrà una profonda ferita per l'attore. Dopo questo film Chaplin interruppe la sua attività cinematografica per circa sette anni. Tra il 1942 e il 1943 ebbe una breve relazione con Joan Barry. Nell'ottobre del 1943 la Barry ebbe una figlia, Carol Ann, presunta figlia di Chaplin. Dopo le analisi del sangue, la corte stabilì che la bambina non poteva essere sua figlia. Dopo due difficili processi che approdarono all'accusa di "turpitudine morale" da parte del procuratore, Chaplin fu dichiarato esserne il padre. Il giudice rifiutò di accettare le prove mediche (soprattutto il differente gruppo sanguigno) che avrebbero scagionato l'attore. Oggi è universalmente riconosciuto che fu un errore giudiziario. Carol Ann ricevette un assegno di mantenimento mensile dall'attore fino al compimento dei 21 anni. Nel 1942 conobbe la diciassettenne Oona O'Neill, figlia del celebre drammaturgo Eugene O'Neill, che divenne sua moglie nel 1943, creando scandalo per la grande differenza d'età. La coppia ebbe otto figli, quattro nati negli Stati Uniti e quattro in Svizzera: Geraldine (1º agosto 1944), Michael (7 marzo 1946), Josephine (28 marzo 1949), Victoria (19 maggio 1951), Eugene (23 agosto 1953), Jane (23 maggio 1957), Annette (3 dicembre 1959) e Christopher (8 luglio 1962). Nel 1947 uscì un nuovo film, Monsieur Verdoux ispirato alla famosa storia di Henri Landru, da un'idea suggerita a Chaplin da Orson Welles. Il presunto antiamericanismo e il trasferimento in Europa (1947-1977) Le sue simpatie politiche non furono da lui mai rivelate esplicitamente. Si ritiene fosse un progressista, ma non socialista o comunista, oltre che (cosa da lui invece rivelata) un pacifista. Di certo, in molti suoi film aveva analizzato la realtà cupa dei lavoratori, dei poveri e degli emarginati (Tempi moderni, del 1936, ne può essere un chiaro esempio) ed aveva messo in piena luce le contraddizioni della società statunitense. Benché vivesse negli Stati Uniti da molti anni e vi pagasse le tasse, Chaplin non aveva mai chiesto la cittadinanza statunitense. Già all'uscita di Monsieur Verdoux (1947) venne pubblicamente accusato di filocomunismo e nel 1949 divenne uno dei bersagli del movimento innescato dal senatore Joseph McCarthy. Chaplin negò sempre, con veemenza. Disse anche che era stanco di rispondere sempre alla stessa domanda, affermando che la propria ideologia non era altro che quella professata dal suo "omino": «Avere un tetto sulla testa, lavorare liberamente e formarsi una famiglia. Questo è un ideale democratico, non già comunista». Nel 1951 iniziò a girare quello che sarebbe stato il suo film d'addio: Luci della ribalta, tratto da un suo romanzo, Footlights, mai pubblicato. Fu il suo ultimo film prodotto a Hollywood e anche l'unico che interpretò assieme ad un altro mattatore del cinema muto, Buster Keaton. In questo film debuttò la figlia Geraldine Chaplin. La condanna decisiva nei suoi confronti arrivò nel settembre del 1952 per «gravi motivi di sfregio della moralità pubblica e per le critiche trasparenti dai suoi film al sistema democratico del Paese che pure accogliendolo gli aveva dato celebrità e ricchezza». Chaplin e la sua nuova famiglia si erano imbarcati per l'Europa per la prima mondiale a Londra di Luci della ribalta; successivamente aveva previsto un periodo di vacanza della durata di sei mesi. Mentre si trovavano ancora in navigazione, il ministro della giustizia statunitense dispose per pubblico decreto che a Chaplin, in quanto cittadino britannico, non sarebbe stato permesso di rientrare nel Paese a meno che non avesse convinto i funzionari dell'immigrazione di essere idoneo. Avutane notizia, Chaplin decise di stabilirsi in Europa, fissando la sua residenza in Svizzera. Nella primavera del 1953 restituì il permesso di rientro, che pure gli era stato rilasciato all'atto della sua partenza dalle stesse autorità americane. Nel luglio dello stesso anno Chaplin presenziò allo spettacolo del grande clown svizzero Grock, di stanza col proprio circo nel contiguo comune di Vevey. I due si omaggiarono e si abbracciarono, riconoscendo la reciproca grandezza nell'arte mimica. Nel 1957 Chaplin ritornò dietro la macchina da presa per girare di nuovo un film, Un re a New York, il cui tema principale è proprio il maccartismo. Fu il suo penultimo film, tra l'altro anche l'unico in cui recitò assieme a suo figlio Michael. Il film andò bene in Europa, mentre negli Stati Uniti la sua distribuzione fu ostacolata con ogni mezzo, pregiudicandone severamente il buon esito commerciale. Dal 1959 e per più di una decina d'anni successivi, Chaplin usava villeggiare, con la famiglia, nella cittadina irlandese di Waterville, paese all'interno del Ring of Kerry, nell'omonima contea. Una statua in onore del celebre attore è stata collocata sul lungomare. Nel 1964, dopo circa un anno di lavoro, scrisse un'autobiografia (nella quale non vi è menzione del film Il circo, che probabilmente preferiva non ricordare per le tristi circostanze nelle quali fu girato). Nel 1966 si calò per l'ultima volta nei panni di regista per girare La contessa di Hong Kong: fu il suo ultimo film, nonché l'unico a colori; in esso lavorò assieme a due star del cinema mondiale, Marlon Brando e Sophia Loren. Grazie alla sua genialità di compositore, proprio in quegli anni produsse la versione sonora di alcuni suoi capolavori: Il circo nel 1969, Il monello nel 1971, e infine nel 1975 La donna di Parigi. Nel 1972, riconciliatosi con l'opinione pubblica statunitense, ritornò negli Stati Uniti per ritirare il suo secondo premio Oscar alla carriera, assegnatogli «per aver fatto delle immagini in movimento una forma d'arte del XX secolo». In tale occasione fu protagonista della più lunga ovazione nella storia dell'Academy Awards. L'anno successivo vinse il Premio Oscar alla migliore colonna sonora per il film Luci della ribalta, che in realtà era stato realizzato vent'anni prima ma che, a causa delle idee politiche di Chaplin, era stato boicottato e di fatto non aveva mai esordito in America. La sua statuetta fu ritirata da Candice Bergen. Il 4 marzo 1975, dopo molti anni di esilio volontario dal suo Paese d'origine, Chaplin fu nominato Cavaliere di Sua Maestà dalla regina Elisabetta II. L'onorificenza era già stata proposta nel 1956, ma - in piena guerra fredda - non era stata concessa per il veto imposto dal Foreign Office britannico, sempre a causa delle presunte "simpatie comuniste" di Chaplin. Morte Charlie Chaplin morì a Corsier-sur-Vevey (Vaud), in Svizzera, la notte di Natale del 1977, all'età di 88 anni. Il pomeriggio inoltrato della vigilia, Chaplin chiese alla moglie Oona di spalancare le porte della camera affinché dalla hall sottostante potessero salire le note dei Christmas carol, come da rituale che si ripeteva da oltre vent'anni il 24 dicembre nella loro residenza. Quella stessa notte, intorno alle 4, morì nel sonno. Fu sepolto nel piccolo cimitero della cittadina svizzera ed al suo fianco lo raggiungerà la moglie nel 1991. Gli sopravvissero dieci figli. Nei giorni successivi la sua scomparsa, personalità del mondo dello spettacolo rilasciarono, sulla stampa di tutto il mondo, oltre al cordoglio anche impressioni e ricordi a lui legati: Jackie Coogan, esprimendo la propria tristezza, ricordò l'unicità, la gentilezza dell'uomo e l'influenza che ebbe sulla sua vita non solo artistica. Jacques Tati rimarcò l'apporto insostituibile all'arte cinematografica e l'attualità ed eternità della sua opera; «Senza Chaplin probabilmente non sarei diventato l'attore che sono». Zeppo Marx: «Probabilmente il più grande mimo mai esistito». René Clair: «È stato il monumento del cinema di tutti i paesi e di tutti i tempi». Paulette Goddard: «Non solo fu il più grande creatore di film, ma anche uno degli uomini più affascinanti». Sophia Loren: «Attore e regista meraviglioso, e dietro di lui la moglie Oona». Laurence Olivier: «È stato probabilmente l'attore comico più grande di tutti i tempi e come tale spero e auspico sarà ricordato». Radio Vaticana: «È stato il più geniale e amato uomo di cinema di tutti i tempi». Federico Fellini: «È scomparso nella stessa atmosfera natalizia in cui lo vidi per la prima volta. A Rimini i suoi film erano i più importanti e venivano programmati immancabilmente nel periodo natalizio. Da bambino lo vedevamo come un omino cui dovere gratitudine e lo si accettava come un fatto naturale, come la neve d'inverno, il mare d'estate, Gesù Bambino. È una specie di "Adamo", il progenitore da cui tutti si discende». Tre mesi dopo la sua morte, la notte del 1º di marzo 1978, le sue spoglie furono trafugate a scopo di estorsione da due profughi, un operaio bulgaro e un disoccupato polacco, da tempo residenti in Svizzera dove avevano ricevuto asilo politico. Un milione di franchi svizzeri fu la richiesta di riscatto. La fermezza della moglie Oona e il suo rifiuto a voler trattare con i colpevoli fecero fallire il piano criminale; 75 giorni dopo furono catturati, la salma localizzata e recuperata nei pressi del comune di Noville, sul lago di Ginevra, e interrata nuovamente nel paesino svizzero. Nell'annunciarne la morte, il Corriere della Sera delineò l'aspetto psicologico di Chaplin e del personaggio di Charlot: Onorificenze Filmografia Lungometraggi Il monello (1921) La donna di Parigi (1923) La febbre dell'oro (1925) Il circo (1928) Luci della città (1931) Tempi moderni (1936) Il grande dittatore (1940) Monsieur Verdoux (1947) Luci della ribalta (1952) Un re a New York (1957) La contessa di Hong Kong (1967) Riconoscimenti Premio Oscar 1929 – Oscar onorario 1941 – Candidatura all'Oscar al miglior attore per Il grande dittatore 1941 – Candidatura all'Oscar alla migliore sceneggiatura originale per Il grande dittatore 1948 – Candidatura all'Oscar alla migliore sceneggiatura originale per Monsieur Verdoux 1972 – Oscar onorario 1973 – Migliore colonna sonora per Luci della ribalta Doppiatori italiani Claudio Trionfi in Il grande dittatore (doppiaggio 1988) e Monsieur Verdoux (ridoppiaggio) Stefano Sibaldi in La febbre dell'oro (versione sonorizzata) Gianfranco Bellini in Il grande dittatore (doppiaggio 1960) Oreste Lionello in Il grande dittatore (doppiaggio 1972) Lauro Gazzolo in Monsieur Verdoux (doppiaggio originale) Sandro Ruffini in Luci della ribalta Augusto Marcacci in Un re a New York Carlo Romano in La contessa di Hong Kong Vita privata Chaplin era ateo. La figlia Geraldine rilasciò in proposito una lunga intervista a Maria Pia Fusco per il settimanale La Domenica di Repubblica, pubblicata il 20 maggio 2007. Nella stessa intervista disse che fece comunque studiare i figli in collegi cattolici e lui stesso dichiarò: «Vorrei tanto poter credere, sarebbe bello se qualcuno mi convertisse». Alcuni critici, come il drammaturgo Diego Fabbri, però ipotizzano una religiosità più complessa. Eredità artistica Un film biografico su Chaplin, intitolato Charlot in Italia, è stato girato nel 1992 dal regista Richard Attenborough, interpretato da Robert Downey Jr. (nel ruolo di Chaplin), Dan Aykroyd, Geraldine Chaplin, Anthony Hopkins, Milla Jovovich, Moira Kelly, Kevin Kline, Diane Lane, Penelope Ann Miller, Paul Rhys, Marisa Tomei, Nancy Travis e James Woods. Il 16 aprile 2016, al termine di 15 anni di progettazione e lavori, è stato inaugurato, a Corsier-sur-Vevey, il Chaplin's World, museo dedicato all'artista, nel medesimo luogo dove tutta la famiglia Chaplin visse e risiedette dal 1953 fino alla morte di Oona O'Neill. Visita alle sale della "Manoir de Ban", villa residenziale contenente gli arredi, fotografie, documenti, oggetti, appartenuti a Chaplin. In un nuovo edificio, gli Studios, adiacente alla villa, sono state allestite riproduzioni in 3D dei set, con i protagonisti dei suoi film. Nel 2019, per commemorare il 130º anno dalla nascita dell'artista, gli U2 hanno dedicato a Chaplin l'EP The Europa EP. Note Bibliografia Charlie Chaplin, My Trip Abroad, New York 1922. Charlie Chaplin, A Comedian Sees The World, New York 1933. Eisenstein, Bleiman, Kosinzev, Iutkevič, La figura e l'arte di Charlie Chaplin, Torino 1949. Georges Sadoul, Vita di Charlot, Torino 1952. Glauco Viazzi, Chaplin e la critica, Bari 1955. Charles Chaplin, My Life in Pictures, The Bodley Head, Londra 1974. Giorgio Cremonini, Charlie Chaplin, Il Castoro Cinema n. 47, Editrice Il Castoro, 2004, ISBN 88-8033-033-0. Frederick Sands, Charlie e Oona Chaplin, Varese 1980. Guido Oldrini, Il realismo di Chaplin, Bari 1981. Carlo Tagliabue, Charlie Chaplin, un cinema per l'uomo, Roma 1981. David Robinson, Chaplin la vita e l'arte, Venezia 1987. Jerry Epstein, Charlie Chaplin, ritratto inedito di un poeta vagabondo, Roma, 1992. David Robinson, Chaplin, un uomo chiamato Charlot, Trieste 1995. Camillo Moscati, Charlie Chaplin, il grande dittatore, Genova 2001. Michel Comte e Sam Stourdze, Chaplin, a Photo Diary, Steidl, 2002. A.Fiaccarini, P.von Bagh, C.Cenciarelli (a cura di) Limelight-documenti e studi, Cineteca Bologna, 2002. Christian Delage-Cecilia Cenciarelli, Modern Times, Bologna 2004. Sergej M. Ejzenstejn, Charlie Chaplin, Milano 2005. Kevin Brownlow, Alla ricerca di Charlie Chaplin, Bologna 2005. Kevin Hayes (a cura di), Opinioni di un vagabondo, minimum fax, 2007. Sam Stourdze, Chaplin e l'Immagine, Le Mani, 2007. Jane Chaplin, 17 minuti con mio padre, Giulio Perrona Editore, 2009. (libro + 4 DVD). Fabio Stassi, L'ultimo ballo di Charlot, Sellerio Editore, 2013. (libro + 2 DVD) (libro + 2 DVD) Charlie Chaplin, David Robinson, Footlights-Il mondo di Limelight, Cineteca Bologna, 2014. Voci correlate Cinema muto a Hollywood Slapstick Famiglia Chaplin Jackie Coogan Buster Keaton Celebrità della Hollywood Walk of Fame Altri progetti Collegamenti esterni Frasi di Charlie Chaplin, su Aforisticando.com Antifascisti britannici Attori bambini britannici Attori figli d'arte Attori teatrali britannici Artisti burlesque Bambini prodigio Charlie Chaplin Cinema muto statunitense Compositori britannici del XX secolo Compositori di musiche per film Commendatori della Legion d'onore Cavalieri Comandanti dell'Ordine dell'Impero Britannico Leone d'oro alla carriera Produttori cinematografici britannici Registi cinematografici britannici Sceneggiatori britannici del XX secolo Vincitori del Premio Erasmo
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https://it.wikipedia.org/wiki/Titolo%20di%20citt%C3%A0%20in%20Giappone
Titolo di città in Giappone
Il titolo di città in Giappone () spetta agli enti che concorrono una delle quattro suddivisioni amministrative che, nel loro insieme, sono chiamate . Le altre suddivisioni sono: La suddivisione amministrativa del Giappone è stata ufficializzata dalla legge di Autonomia Locale del 1947 e successive modifiche. La legge per la fusione delle municipalità, promulgata nel 2004, favorisce la formazione di nuove città mediante la fusione di cittadine e villaggi, o l'ingrandimento delle grandi città esistenti con l'assorbimento delle cittadine e dei villaggi circostanti. Lo scopo è di ridurre a il numero delle municipalità che, a tutto il 1º agosto del 2011, era di . La capitale Tokyo non viene considerata una città ma una ed è chiamata ufficialmente Tōkyō-to. Ognuno dei 23 quartieri speciali in cui è suddivisa ha un'amministrazione autonoma equiparabile a quella delle città. Criteri per l'assegnazione dello status di città Lo status di città (shi) viene assegnato alla municipalità dal governo della prefettura in cui si trova, in base ai seguenti criteri: Popolazione di almeno abitanti (原則として人口5万人以上) Almeno il 60% dei nuclei familiari devono abitare nel centro urbano (中心市街地の戸数が全戸数の6割以上) Almeno il 60% dei nuclei familiari devono essere impiegati nel commercio, nell'industria o in altre attività urbane (商工業等の都市的業態に従事する世帯人口が全人口の6割以上) Devono essere soddisfatti altri requisiti stabiliti da ogni singola prefettura (他に当該都道府県の条例で定める要件を満たしていること) Vi sono casi in cui, per esigenze speciali di una prefettura, i suddetti requisiti subiscono sensibili variazioni. Ad esempio, nella sottoprefettura di Sorachi, in Hokkaidō, vi è sia la meno popolosa città del paese, Utashinai, che conta appena abitanti, sia la cittadina di Otofuke, che ne ha . Con il decreto nr. 59 del 2004 per le , la soglia minima di abitanti per avere lo status di città è stata portata a nel caso in cui tale numero di abitanti sia frutto di una fusione di cittadine e villaggi. La risoluzione è stata presa allo scopo di ridurre il numero delle municipalità giapponesi ed i costi che esse comportano. Suddivisione delle città La legge di Autonomia Locale del 1947 prevede una suddivisione delle città giapponesi con un numero di abitanti superiore ai : Città designate per ordinanza governativa, di cui fanno parte i comuni la cui popolazione supera le unità. A tutto il 2011 tali città erano 20. Città principali, aventi tra i ed i abitanti. A tutto il 2011 erano 41. Città speciali, aventi tra i ed i abitanti. A tutto il 2011 erano 43 abolite nel 2015 Lista delle città del Giappone suddivise per isole di appartenenza Hokkaidō Città di . Abashiri 網走 Asahikawa 旭川 Bibai 美唄 Chitose 千歳 Ebetsu 江別 Fukagawa 深川 Furano 富良野 Hakodate 函館 Ishikari 石狩 Iwamizawa 岩見沢 Kitami 北見 Kushiro 釧路 Monbetsu 紋別 Muroran 室蘭 Nayoro 名寄 Nemuro 根室 Noboribetsu 登別 Obihiro 帯広 Otaru 小樽 Rumoi 留萌 Sapporo 札幌 Shibetsu 士別 Takikawa 滝川 Tomakomai 苫小牧 Wakkanai 稚内 Yūbari 夕張 Honshū La capitale Tokyo (東京), che è anche il più grande centro abitato di Honshū, non viene considerata una città ma una . Città dell'. Aioi 相生 Aisai 愛西 Aizuwakamatsu 会津若松 Akashi 明石 Akita 秋田 Akō 赤穂 Ama あま Amagasaki 尼崎 Aomori 青森 Ashikaga 足利 Ashiya 芦屋 Ayabe 綾部 Chiba 千葉 Echizen 越前 Daitō 大東 Fuji 富士 Fujiidera 藤井寺 Fujisawa 藤沢 Fukui 福井 Fukushima 福島 Fukuyama 福山 Funabashi 船橋 Gifu 岐阜 Goshogawara 五所川原 Habikino 羽曳野 Hachinohe 八戸 Hachiōji 八王子 Hagi 萩 Hakusan 白山 Hamada 浜田 Hamamatsu 浜松 Hanamaki 花巻 Hannan 阪南 Hida 飛騨市 Higashiōsaka 東大阪 Hikone 彦根 Himeji 姫路 Hirakata 枚方 Hiratsuka 平塚 Hirosaki 弘前 Hiroshima 広島 Hitachi 日立 Hitachiōmiya 常陸大宮 Ibaraki 茨木 Ichinomiya 一宮 Ichinoseki 一関 Iga 伊賀 Iida 飯田 Ina 伊那 Ikeda 池田 Inabe いなべ Ise 伊勢 Ishinomaki 石巻 Itami 伊丹 Iwaki いわき Iwakuni 岩国 Izumi 和泉 Izumiōtsu 泉大津 Izumisano 泉佐野 Izumo 出雲 Jōetsu 上越 Kadoma 門真 Kainan 海南 Kaizuka 貝塚 Kakogawa 加古川 Kamaishi 釜石 Kameyama 亀山 Kanazawa 金沢 Kashiwa 柏 Kashiwara 柏原 Kashiwazaki 柏崎 Kasugai 春日井 Katano 交野 Kawachinagano 河内長野 Kawagoe 川越 Kawaguchi 川口 Kawanishi 川西 Kawasaki 川崎 Kesennuma 気仙沼 Kiryū 桐生 Kishiwada 岸和田 Kitakami 北上 Kōbe 神戸 Kōfu 甲府 Komatsu 小松 Kōriyama 郡山 Kumagaya 熊谷 Kumano 熊野 Kurashiki 倉敷 Kure 呉 Kuwana 桑名 Kyoto 京都 Maebashi 前橋 Maibara 米原 Maizuru 舞鶴 Masuda 益田 Matsubara 松原 Matsudo松戸 Matsue 松江 Matsumoto 松本 Matsusaka 松阪 Miki 三木 Minō 箕面 Mito 水戸 Miyako 宮古 Miyoshi 三次 Mishima 三島 Moriguchi 守口 Morioka 盛岡 Myōkō 妙高 Nabari 名張 Nagano 長野 Nagaoka 長岡 Nagoya 名古屋 Nakatsugawa 中津川 Nanao 七尾 Nara 奈良 Neyagawa 寝屋川 Niigata 新潟 Ninohe 二戸 Nishinomiya 西宮 Noshiro 能代 Numazu 沼津 Ōdate 大館 Odawara 小田原 Ōgaki 大垣 Okaya 岡谷 Okayama 岡山 Okazaki 岡崎 Onomichi 尾道 Osaka 大阪 Ōsakasayama 大阪狭山 Ōtsu 大津 Owase 尾鷲 Sagamihara 相模原 Saitama さいたま Sakai 堺 Sakata 酒田 Sendai 仙台 Sennan 泉南 Settsu 摂津 Shibata 新発田 Shijōnawate 四條畷 Shima 志摩 Shimonoseki 下関 Shingū 新宮 Shinjō 新庄 Shiogama 塩釜 Shizuoka 静岡 Shūnan 周南 Suita 吹田 Sukagawa 須賀川 Sumoto 洲本 Suzu 珠洲 Suzuka 鈴鹿 Takaishi 高石 Takaoka 高岡 Takarazuka 宝塚 Takasaki 高崎 Takatsuki 高槻 Tanabe 田辺 Tendō 天童 Toba 鳥羽 Tokorozawa 所沢 Tondabayashi 富田林 Tottori 鳥取 Towada 十和田 Toyama 富山 Toyohashi 豊橋 Toyonaka 豊中 Toyooka 豊岡 Toyota 豊田 Tsu 津 Tsuchiura 土浦 Tsuruga 敦賀 Tsuruoka 鶴岡 Tsuyama 津山 Ube 宇部 Ueda 上田 Uozu 魚津 Utsunomiya 宇都宮 Wakayama 和歌山 Yamagata 山形 Yamaguchi 山口 Yao 八尾 Yokkaichi 四日市 Yokohama 横浜 Yokosuka 横須賀 Yokote 横手 Yonago 米子 Yonezawa 米沢 Shikoku Città del . Anan 阿南 Kōchi 高知 Matsuyama 松山 Mugi 牟岐 Muroto 室戸 Nakamura 中村 Naruto 鳴門 Sakaide 坂出 Sukumo 宿毛 Susaki 須崎 Takamatsu 高松 Tokushima 徳島 Uwajima 宇和島 Yawatahama 八幡浜 Kyūshū Città del . Beppu 別府 Fukuoka 福岡 Ibusuki 指宿 Kagoshima 鹿児島 Kanoya 鹿屋 Karatsu 唐津 Kitakyūshū 北九州 Kumamoto 熊本 Kurume 久留米 Makurazaki 枕崎 Miyakonojō 都城 Miyazaki 宮崎 Nagasaki 長崎 Nakatsu 中津 Nobeoka 延岡 Ōita 大分 Ōmuta 大牟田 Saga 佐賀 Saiki 佐伯 Sasebo 佐世保 Satsumasendai 薩摩川内 Yatsushiro 八代 Isole minori Okinawa Ginowan 宜野湾市 Nago 名護 Naha 那覇 Itoman 糸満市 Nanjō 南城市 Okinawa 沖縄市 Tomigusuku 豊見城市 Urasoe 浦添市 Uruma うるま市 Gotō Gotō 五島市 Yaeyama/Senkaku Ishigaki 石垣市 Miyako Miyakojima 宮古島市 Amami Amami 奄美市 Voci correlate Città del Giappone per popolazione Città designata per ordinanza governativa Altri progetti Giappone Suddivisioni del Giappone
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Combinazione
Nel calcolo combinatorio, dati e due interi non negativi, si definisce combinazione di un insieme di elementi presi alla volta (oppure di classe , o a a ) ogni multiinsieme di elementi che appartengono all'insieme (detti anche "estratti" dall'insieme) di quegli elementi. Una combinazione è detta semplice, o senza ripetizioni, se e solo se ogni suo membro ha molteplicità 1 (ossia non ci sono elementi che si ripetono), e combinazione con ripetizione altrimenti. Una combinazione semplice di elementi di classe è perciò equivalente a un sottoinsieme, di cardinalità , dell'insieme degli elementi dai quali è estratta, dunque in tal caso . A volte, per questi motivi, se si vuole specificare che una combinazione di elementi di classe è una combinazione semplice, viene direttamente chiamata un -insieme di (un insieme di) elementi; invece una combinazione con ripetizioni è chiamata un -multiinsieme di (un insieme di) elementi. In entrambi i casi, estrazioni di elementi uguali a meno dell'ordine generano comunque la stessa combinazione. Ad esempio, prendendo alcune combinazioni di classe 3 dell'insieme {p,q,r,s,t}, le estrazioni rappresentate dalle terne ordinate (p,r,s), (p,s,r), (r,p,s), (s,p,r), (r,s,p) e (s,r,p) indicano la stessa combinazione in quanto formate dagli stessi elementi, cioè corrispondono tutte all'insieme (non ordinato per definizione) {p,r,s} sottoinsieme di {p,q,r,s,t}. D'altra parte, (p,r,s) e (s,r,q) indicano due diverse combinazioni perché corrispondono agli insiemi {p,r,s} e {s,r,q} che differiscono per almeno un elemento, e l'estrazione (p,p,r,s) identifica una combinazione diversa da (r,p,s,s) perché le molteplicità di p e s differiscono, mentre identifica la stessa combinazione di (p,r,s,p) perché formate dagli stessi elementi con le stesse molteplicità. Combinazioni semplici Dato un insieme A di cardinalità n, il numero dei sottoinsiemi di A di cardinalità k ≤ n, vale a dire le combinazioni di n elementi presi a k a k, si ottiene dividendo il numero di tutti i possibili sottoinsiemi ordinati di cardinalità k in A (disposizioni di n elementi di classe k) per il numero delle permutazioni di k elementi: Il simbolo viene detto coefficiente binomiale. Giustificazione della formula Si considerino i sottoinsiemi di cardinalità 4 dell'insieme {a,b,c,d,e,f}. Avremo che: Nella fattispecie, i 15 gruppi sono: abcd, abce, abcf, abde, abdf, abef, acde, acdf, acef, adef, bcde, bcdf, bcef, bdef, cdef. Il risultato può essere ottenuto col seguente ragionamento. Immaginiamo di mettere in un sacchetto le 6 lettere a,b,c,d,e,f ed estraiamo a caso la prima che può essere indifferentemente una delle 6: abbiamo quindi 6 possibilità di estrazione. Ora passiamo ad estrarre la seconda lettera: poiché nel sacchetto ne sono rimaste 5, abbiamo 5 possibilità di estrazione. Passiamo quindi ad estrarre la terza lettera: poiché nel sacchetto ne sono rimaste 4, abbiamo 4 possibilità di estrazione. Infine, reiterando ancora il ragionamento, quando andremo ad estrarre la quarta lettera ne saranno rimaste 3 nel sacchetto e avremo quindi 3 possibilità di estrazione. Se moltiplichiamo tutte le possibilità fra loro, avremo 6×5×4×3 = 360 possibili gruppi. Il valore ottenuto di 360 è, in realtà, il numero delle disposizioni semplici di 6 oggetti di classe 4 nelle quali l'ordine è rilevante. Ad esempio, le lettere successivamente estratte potrebbero essere a,b,c,d, ma anche d,c,b,a. Le due sequenze rappresentano la stessa combinazione in quanto differiscono solo nell'ordine ma non negli elementi che le costituiscono. In generale, le quattro lettere a,b,c,d possono presentarsi in 24 modi diversi da considerarsi però equivalenti ai fini delle combinazioni: abcd abdc acbd acdb adbc adcb bacd badc bcad bcda bdac bdca cabd cadb cbad cbda cdab cdba dabc dacb dbac dbca dcab dcba Non essendo interessati all'ordine di estrazione, dobbiamo dividere 360 per il numero delle sequenze che si possono formare con le stesse 4 lettere, cioè per il numero delle permutazioni di 4 elementi, dato da 4! = 24. Il risultato finale è: Generalizzando, se abbiamo n elementi da raggruppare a k a k, dobbiamo effettuare il seguente rapporto: Se moltiplichiamo numeratore e denominatore per (n-k)! otteniamo, come volevasi dimostrare: Facciamo un ulteriore esempio per ribadire la differenza tra combinazione e disposizione. Se si vuole conoscere il numero di comitati di 3 membri che si possono formare scegliendo tra 6 persone, interessa solo sapere in quanti modi si possono scegliere i membri del comitato indipendentemente da chi venga scelto per primo o per ultimo: in tal caso stiamo considerando le combinazioni e il numero dei comitati possibili è dato da C6,3 = 20. Se invece volessimo sapere in quanti modi possono presentarsi i primi 3 classificati tra 6 concorrenti, l'ordine sarebbe rilevante: in quest'altro caso stiamo considerando le disposizioni e quindi le possibili classifiche sarebbero date da D6,3 = 120. Ordine lessicografico Al fine di evitare di considerare erroneamente come valida una combinazione semplice che in realtà è già stata precedentemente presa in considerazione con un altro ordine, si può ricorrere a quest'altra definizione di combinazione. Si consideri un insieme S di n elementi, preventivamente ordinati e si consideri un intero naturale k tale che 0≤k≤n. Si dice combinazione di elementi di S di lunghezza k ogni sequenza di k elementi di S che sia crescente in base all'ordine preventivamente prefissato. Ad esempio, le combinazioni di lunghezza 4 degli elementi di {a,b,c,d,e,f}, preventivamente ordinati secondo il tradizionale ordine alfabetico, sono le seguenti 15: abcd abce abcf abde abdf abef acde acdf acef adef bcde bcdf bcef bdef cdef Si può notare come le combinazioni rispettino l'ordine lessicografico, in conformità con l'ultima definizione data. Attenendosi all'ordine, si evita di fare confusione considerando come diverse due combinazioni che in realtà non lo sono, tratti in inganno dall'ordine diverso con il quale si presentano i suoi elementi. Criptomorfismo Rifacendoci all'esempio di prima, si possono codificare le combinazioni semplici che abbiamo ottenuto con delle sequenze binarie. Nel nostro caso particolare tali sequenze binarie sono di lunghezza 6 e peso 4 e presentano lo stesso contenuto informativo delle combinazioni indicate nell'esempio. Nella fattispecie, usando numeri binari di 6 cifre, di cui la prima sia 1 se compare la a e zero in caso contrario, la seconda sia 1 o 0 secondo che compaia o meno la b ecc., abbiamo: 111100 111010 111001 110110 110101 110011 101110 101101 101011 100111 011110 011101 011011 010111 001111 Si noti come queste sequenze siano presentate in ordine antilessicografico. In generale, quindi, tra le combinazioni semplici di n elementi di lunghezza k e le sequenze binarie di lunghezza n e peso k si ha un criptomorfismo e risulta equivalente operare con le combinazioni o con le sequenze binarie. Poter operare in modo equivalente con le sequenze binarie si rivela molto utile in ambito informatico. Combinazioni con ripetizione Nelle combinazioni con ripetizione di lunghezza k, ogni elemento può essere ripetuto fino a k volte. Il loro numero è: Tale risultato può essere dimostrato in diversi modi. Prima dimostrazione Dato un qualsiasi insieme finito di n elementi, questo può essere posto in corrispondenza biunivoca con l'insieme {1, 2, ... , n}. Per calcolare si considerano le sequenze non decrescenti, di lunghezza k, di interi appartenenti a {1, 2, ... , n}. Consideriamo una di queste sequenze: e associamole la sequenza: La nuova sequenza è strettamente crescente, non presenta ripetizioni e quindi individua una combinazione semplice di lunghezza k degli interi in {1, 2, ... , n+k–1}. La precedente associazione pone in corrispondenza biunivoca le combinazioni con ripetizioni di lunghezza k degli elementi di {1, 2, ... , n} con le combinazioni semplici di lunghezza k degli interi in {1, 2, ... , n+k-1}. Quindi il numero delle combinazioni con ripetizioni di lunghezza k dei primi n interi positivi coincide con il numero delle combinazioni semplici di lunghezza k dei primi n+k-1 interi positivi: Un esempio può aiutare a comprendere meglio la dimostrazione. Dato l'insieme {1,2}, associamo a ciascuna delle sue combinazioni con ripetizione di classe 3 una sequenza definita come sopra: 1,1,1 → 1, 1+1, 1+2 → 1,2,3 1,1,2 → 1, 1+1, 2+2 → 1,2,4 1,2,2 → 1, 2+1, 2+2 → 1,3,4 2,2,2 → 2, 2+1, 2+2 → 2,3,4 A ciascuna delle combinazioni con ripetizione corrisponde una ed una sola delle combinazioni semplici di classe 3 dell'insieme {1, ... , (2+3-1)} = {1, 2, 3, 4} e viceversa. Il numero delle prime è quindi uguale al numero delle seconde, che è C2+3–1,3. Seconda dimostrazione Il numero delle combinazioni di n elementi di classe k è uguale al numero delle funzioni crescenti da un insieme A di cardinalità k in un insieme B di cardinalità n. Una qualsiasi di tali funzioni è un insieme di coppie (ai,bj), in cui ai è un elemento di A (con i = 1,2,...,k) e bj è un elemento di B (con j = 1,2,...,n). In tale insieme, vi sono tante coppie quanti sono gli elementi di A e nessun elemento di A compare in più di una coppia. Gli elementi di B, inoltre, possono ciascuno comparire in nessuna o più coppie. Si considerano rilevanti, in una prima fase, le sequenze di coppie; ad esempio, individuate due coppie in cui sia presente al secondo membro un dato elemento b, la sequenza (a1, b), (a2, b) è diversa dalla sequenza (a2, b), (a1, b). Si indicano inoltre con Fk l'insieme delle funzioni da A in B, con Fk-1 l'insieme delle funzioni da un sottoinsieme di cardinalità k–1 di A in B, in entrambi i casi considerando distinte, provvisoriamente, funzioni diverse solo per la sequenza delle coppie che condividono il secondo membro. Sia |Fk-1| il numero delle funzioni dell'ultimo tipo. Vi sono n+k–1 modi di estendere ciascuna di tali funzioni a tutto A. Infatti, scelto un qualsiasi elemento bj di B, se questo è già presente in altre mj coppie (quelle, appunto, il cui secondo membro è bj), la nuova coppia (ak, bj) potrà essere posta in sequenza con le altre in mj+1 modi diversi: prima della prima, oppure dopo una qualsiasi delle m. Considerando che: e che la nuova coppia può avere al secondo membro un qualsiasi elemento di B, si ha: La cardinalità dell'insieme Fk può quindi essere calcolata per ricorrenza: Si può osservare che si tratta del numero di disposizioni semplici di (n+k–1) elementi di classe k. Per ottenere il numero delle funzioni crescenti, è sufficiente eliminare la distinzione prima introdotta tra funzioni diverse solo per la sequenza delle coppie, quindi scegliere una sola delle k! permutazioni delle coppie (che sono tante quante gli elementi di A). Si ottiene così: Anche qui può essere utile un esempio. Siano A = {a1,a2,a3} e B = {b1,b2}. L'insieme F1 contiene solo due funzioni: (a1,b1) e (a1,b2). Aggiungiamo ora le coppie che hanno a2 come primo elemento e consideriamo distinte le funzioni con diverse sequenze delle coppie che condividono il secondo membro. Otteniamo le funzioni in F2: Si ha quindi: Si tratta delle 6 disposizioni semplici di (2+2-1) = 3 elementi di classe 2. I tre elementi sono i due elementi di A finora considerati ed un "elemento di separazione" che consenta di distinguere quali sono associati a b1 e quali a b2. Indicando tale elemento con una barra verticale, le sei funzioni sono: a1 a2 |     (entrambi associati a b1) a2 a1 |     (entrambi associati a b1) a1 | a2     (a1 associato a b1, a2 associato a b2) a2 | a1     (a2 associato a b1, a1 associato a b2) | a1 a2     (entrambi associati a b2) | a2 a1     (entrambi associati a b2) Per ottenere il numero delle funzioni crescenti, quelle cioè tali che se i < j allora f(ai) ≤ f(aj), basta dividere per il numero delle permutazioni dei due elementi di A, che sono 2! = 2. Si ottiene così che le funzioni crescenti sono 6/2 = 3 (sono quelle al primo, terzo e quinto posto dell'elenco). Per estendere le funzioni a tutto A, aggiungiamo le coppie che hanno a3 come primo elemento: per un totale di 24 coppie. Si ha quindi: Questo è il numero delle disposizioni semplici di (2+3-1) = 4 elementi di classe 3, dove i quattro elementi sono a1, a2, a3 e l'"elemento separatore" che consente di distinguere se sono associati a b1 oppure a b2. Il numero delle funzioni crescenti si ottiene dividendo per il numero delle permutazioni dei tre elementi di A: 24/3! = 24/6 = 4. Le funzioni crescenti sono, infatti: a1 a2 a3 |    ovvero    (a1,b1),(a2,b1),(a3,b1) a1 a2 | a3    ovvero    (a1,b1),(a2,b1),(a3,b2) a1 | a2 a3    ovvero    (a1,b1),(a2,b2),(a3,b2) | a1 a2 a3    ovvero    (a1,b2),(a2,b2),(a3,b2) Terza dimostrazione La precedente dimostrazione può essere semplificata come segue. Dato un insieme A di k elementi, vogliamo ripartire i suoi elementi in n gruppi, ciascuno contenente da 0 a k elementi di A. Rappresentiamo gli elementi di A con asterischi, i gruppi con n–1 barre verticali; ad esempio, se n = 4 e k = 6, possiamo avere ripartizioni come le seguenti (tra parentesi il numero di elementi in ciascun gruppo): ∗ ∗ | ∗ ∗ | ∗ | ∗      (2,2,1,1) | ∗ ∗ ∗ | ∗ | ∗ ∗      (0,3,1,2) oppure: ∗ ∗ | | | ∗ ∗ ∗ ∗      (2,0,0,4) o anche: ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ ∗ | | |      (6,0,0,0) In ciascuna rappresentazione abbiamo una sequenza di n+k–1 simboli. Dal momento che non interessa l'ordine, si tratta solo di vedere in quanti modi si possono scegliere n–1 di tali simboli per farne delle barre. In altre parole, si tratta di trovare tutte le possibili permutazioni di n+k–1 simboli, considerando che k sono uguali tra loro (gli asterischi) e lo stesso vale per le n–1 barre verticali. Si ha quindi, per una proprietà del coefficiente binomiale e tenendo conto della formula per permutazioni con ripetizioni: Esempi Le combinazioni con ripetizione di lunghezza 2 dei primi 5 interi positivi sono: e precisamente: 11, 12, 13, 14, 15, 22, 23, 24, 25, 33, 34, 35, 44, 45, 55. Si può però anche avere k > n: ad esempio, le combinazioni di lunghezza 5 dei primi 2 interi positivi sono: ossia: 11111, 11112, 11122, 11222, 12222, 22222. Numero di soluzioni intere di un'equazione Il calcolo delle combinazioni con ripetizione consente di trovare il numero delle soluzioni intere non negative di un'equazione in n variabili del tipo: In questo caso k può essere visto come il numero delle unità che si possono ripartire in n gruppi diversi, anche vuoti, quindi come il numero degli asterischi della terza dimostrazione, svolgendo i "+" il ruolo delle barre. Ad esempio, l'equazione: ammette, tra le altre, le seguenti soluzioni (tra parentesi la rappresentazioni con sequenze di "1" e "+"): Trovare il loro numero equivale a trovare il numero delle combinazioni con ripetizione di n elementi di classe k. Nel caso dell'equazione data, il numero è: Per un caso più semplice, le soluzioni intere non negative dell'equazione sono: ossia le quattro coppie (0,3), (1,2), (2,1), (3,0). Si può anche calcolare il numero delle soluzioni intere positive di un'equazione (detto "numero delle composizioni di k in n parti"). Data un'equazione del tipo: basta trasformarla in: ponendo yi = xi–1. Si ottiene così: Nel caso dell'equazione x1+x2 = 3, il numero delle soluzioni intere positive (il numero delle composizioni di 3 in 2 parti) è: ossia le due coppie (1,2) e (2,1). Multiinsiemi Il numero delle combinazioni con ripetizione di n elementi di classe k è il numero dei multiinsiemi di cardinalità k con sostegno un insieme di cardinalità n. Si usa, al riguardo, la definizione di multiinsieme come funzione mU: U → {0,1,2,...}. Ad esempio, dato l'insieme U = {a,b,c}, un multiinsieme di cardinalità 3 è {(a,0), (b,2), (c,1)}, ossia, nella notazione esponenziale, a0 b2 c1. La sua cardinalità è la somma dei secondi membri delle coppie, o degli esponenti nella seconda notazione. Tale multiinsieme può essere rappresentato come una delle possibili combinazioni con ripetizione di classe 3 dei 3 elementi di U: bbc. Il numero delle combinazioni con ripetizione di classe 3 dei 3 elementi di U è (3+3–1)!/(2!3!) = 10; le combinazioni sono: aaa, aab, aac, abb, abc, acc, bbb, bbc, bcc, ccc. Questo è anche il numero dei multiinsiemi di cardinalità 3 di U, che sono: a3b0c0, a2b1c0, a2b0c1, a1b2c0, a1b1c1, a1b0c2, a0b3c0, a0b2c1, a0b1c2, a0b0c3 Si può notare che il loro numero è anche uguale a quello delle soluzioni intere non negative dell'equazione: Note Bibliografia Mauro Cerasoli, Franco Eugeni e Marco Protasi, Elementi di matematica discreta, Zanichelli, Bologna, 1988. Sheldon M. Ross, Calcolo delle probabilità, Apogeo, Milano, 2004. Voci correlate Calcolo combinatorio Disposizione Multinsieme Permutazione Reticolo booleano Triangolo di Tartaglia Altri progetti Collegamenti esterni Se lancio più dadi, qual è la probabilità di ottenere una certa somma? Un'applicazione delle combinazioni con ripetizione al lancio di più dadi Combinatoria
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https://it.wikipedia.org/wiki/Daucus%20carota
Daucus carota
La carota (Daucus carota L., 1753) è una pianta erbacea dal fusto di colore verde appartenente alla famiglia delle Apiaceae; è anche uno dei più comuni ortaggi, e il suo nome deriva dal latino tardo carōta, a sua volta . La carota spontanea è diffusa in Europa, in Asia e nel Nord Africa. Ne esistono molte e diverse cultivar che sono coltivate in tutte le aree temperate del globo. Allo stato spontaneo è considerata pianta infestante e si trova facilmente in posti assolati ed in zone calde e sassose. Descrizione È una specie erbacea biennale, alta fino a 100 cm, che nel secondo anno sviluppa un fusto eretto e ramificato con foglie verdi profondamente divise e villose. Ha grandi ombrelle di forma globulare composte da ombrellette. Queste sono a loro volta formate da fiori piccoli bianchi a cinque petali; il fiore centrale è rosso scuro, un carattere selezionato dalla pianta per indirizzare gli insetti impollinatori ad esso, in modo da poter portare il polline in altri fiori. L'infiorescenza presenta grandi brattee giallastre simili alle foglie. Sono fiori visitati dalle api per il polline ed il nettare. Nei fiori sono presenti delle piccole ghiandole profumate che attirano gli insetti. Le infiorescenze dopo la fecondazione dei fiori si chiudono a nido d'uccello. Fiorisce in primavera da maggio fino a dicembre inoltrato. I frutti sono dei diacheni irti di aculei che aiutano la disseminazione da parte degli animali. La radice è lunga a fittone di colore giallastro, a forma cilindrica, lunga 18–20 cm con diametro intorno ai 2 cm. Nel gergo comune si è soliti riferirsi alla carota come alla parte edibile, di colore arancione, che è la radice. Avversità Le più importanti avversità che colpiscono la carota sono la mosca della carota (Psila rosae) e i funghi Sclerotinia sclerotiorum e Rhizoctonia solani. Produzione Uso La carota è coltivata a fittone radicale di colore bianco nelle varietà da foraggio ed arancio nelle varietà da ortaggio (il colore è dovuto alla presenza di cristalli di caroteni nei cromoplasti delle cellule parenchimatiche). La carota è ricca di vitamina A (Betacarotene), B, C ed E, nonché di sali minerali e zuccheri semplici come il glucosio. Per questo motivo il suo consumo favorisce un aumento delle difese dell'organismo contro le malattie infettive. Composizione e valore energetico(in percentuale per 100 g di carote crude – Fonte Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione): Parte edibile 95% Acqua 91,6 g Proteine 1,1 g Lipidi 0,2 g Glucidi disponibili 7,6 g Fibra alimentare 3,1 g Energia 35 kcal Energia (kJ): 147 Sodio 95 mg Potassio 220 mg Ferro 0,7 mg Calcio 44 mg Fosforo 37 mg Magnesio: 11 mg Zinco: 2,92 mg Rame (mg): 0,19 Selenio (µg): 1 Tiamina (mg): 0,04 Riboflavina (mg): 0,04 Niacina (mg): 0,7 Vitamina A retinolo eq. (µg): 1148 (i livelli variano da 880- 2300) Vitamina C (mg): 4 La parte edibile della carota – che si coltiva due volte l'anno – è la radice (sviluppata a cono rovesciato): le carote precoci vengono raccolte dopo circa quattro mesi mentre le tardive ne richiedono circa sei. In base al tempo di coltivazione la loro lunghezza può variare da un minimo di 3 cm a un massimo di 20 cm. L'uso in cucina della carota è svariato; può essere utilizzata per preparare puree, succhi, minestre, dolci ecc., ma anche cruda in insalata. Ad una temperatura di 0 °C ed un'umidità percentuale tra 90-95 si può conservare per diversi mesi mantenendo inalterate tutte le sue proprietà organolettiche. Se cotta al vapore o consumata cruda conserva ugualmente ogni sua proprietà. La parte centrale color porpora del fiore bianco viene usata dagli artigiani della miniatura. Dai suoi semi si ricava un olio aromatico che viene usato per la produzione di liquori. La carota è molto usata in cosmesi perché antiossidante e ricca di betacarotene, perciò stimola l'abbronzatura prevenendo la formazione di rughe e curando la pelle secca e le sue impurità; la sua polpa è un ottimo antinfiammatorio adatto a curare piaghe, sfoghi cutanei e screpolature della pelle. L'assimilazione di carotenoidi nelle carote crude è del 4-5%. Aumenta fino a 5 volte in presenza di acidi grassi omega-9 (come nell'avocado), e in presenza di una cottura non prolungata (come invece è quella a vapore). Ricette Le carote si possono cucinare in vari modi, ma anche utilizzare crude in insalata o grattugiate e bagnate con il succo di limone che contrasta con la sua acidità la dolcezza della carota. Si possono anche cucinare al vapore. Vengono talvolta usate per accompagnare il soffritto con il sedano e le cipolle. Inoltre, le carote si prestano per preparazioni dolci, come le famose torte di carote, che vengono a volte mangiate insieme alle mandorle, e i pudding. Grazie al suo gusto dolce e zuccherino per la presenza del fruttosio contenuto in essa, la radice della carota è usata per fare il succo di frutta alla carota e confettura di carote: la produzione di quest'ultima in Spagna ha permesso all'Unione Europea di considerare la carota come se fosse un frutto, in quanto una Direttiva dell'Unione europea prescrive che la confettura si possa fare solo con la frutta, quindi, al pari dell'anguria e del melone, la radice della carota è un ortaggio nella produzione e un frutto nella consumazione. Nomi comuni Carota selvatica Cima Piuda Ecotipi Carota di Polignano Carota novella di Ispica Carota dell'altopiano del Fucino Pestanaca di Sant'Ippazio La "pastinaca" In alcuni dialetti del meridione viene fatto uso del termine "pastinaca" per indicare la carota. Nel Basso Salento (Tricase, Specchia) e nel Barese (Triggiano), ad esempio, si coltiva la pestanaca di Sant'Ippazio. La pestanaca di S. Ippazio non appartiene al genere Pastinaca, ma è una carota a radice lunga: Daucus carota L. var. sativus cultivar "Santu Pati". La pestanaca di Sant'Ippazio ha colori che vanno, a seconda della maturazione, dal giallo chiaro al viola scuro. È croccante e molto fragile, ha gusto fresco e succoso ed è l'unica carota conosciuta ad aver conservato la capacità di produrre cianidine. Tale radice è protagonista di una rinomata fiera associata al culto di Sant'Ippazio, patrono di Tiggiano, che si tiene il 19 gennaio. Un tipo di carota dal colore e nome simile viene coltivata in Calabria, di certo nel promontorio del Poro; il nome in dialetto è prestinaca ed è di colore viola (o bianco prima della maturazione). Spesso viene consumata bollita con aceto; essendo più dura e flessibile della carota arancione, è leggermente meno facile consumarla cruda, e non si presta come ingrediente per altre pietanze più complesse. Per tali motivi è sempre più rara e poco commercializzata (anche mancando una festa come quella salentina di Sant'Ippazio che dia impulso alla sua coltivazione). Anche nella lingua emiliana, nello specifico in dialetto bolognese, la carota si traduce con pistinèga. Note Voci correlate ACE (bevanda) Succo di carota Rimedio fitoterapico Altri progetti Collegamenti esterni Apiaceae Piante alimurgiche Taxa classificati da Linneo
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https://it.wikipedia.org/wiki/Cassano%20d%27Adda
Cassano d'Adda
Cassano d'Adda (Cassan su l'Ada in dialetto milanese, Cassà in dialetto bergamasco) è un comune italiano di abitanti collocato sulla riva destra del fiume Adda. Fa parte della città metropolitana di Milano in Lombardia, del territorio della Martesana-Adda e, in parte, della Gera d'Adda, nonché del Parco dell'Adda Nord. La città di Cassano d'Adda è celebre per le numerose battaglie combattute al valico sull'Adda che divideva il Ducato di Milano dalla Repubblica di Venezia: da qui, infatti, combatterono o passarono personalità importanti fra le quali l'imperatore Federico Barbarossa (1158), il condottiero ghibellino Ezzelino III da Romano(1259), il principe Eugenio di Savoia (1705) e il generale Suvorov (1799), ma anche Napoleone Bonaparte, il re Vittorio Emanuele II e l'imperatore Napoleone III . Geografia fisica Territorio Il territorio cassanese è diviso in due parti dal solco del fiume Adda, caratterizzate da un dislivello di 20-25 metri. Il fiume che a Vaprio scorre ancora incassato in un solco profondo, nella valle di Cassano si allarga in un ampio letto nel quale le acque si dividono in numerosi rami, separati da isolotti ghiaiosi e boscosi. Qui, mentre la sponda destra rimane alta ancora 15-20 metri, la sinistra si fa pianeggiante. L'altitudine del terreno cassanese varia da metri 144 (Groppello) a metri 115. La suddivisione geofisica del territorio comunale, che assomma a 18,51 km², può riassumersi secondo la seguente ripartizione. La parte orientale è formata da: zona idrica: l'Adda si ramifica in più tronchi davanti al borgo. zona isole Isola Ponti fra l'Adda e la Muzza Isola del Linificio Isola del bosco Bertolino e molte altre isole tra l'Adda e la Muzza. Zona agricola coi cascinali Taranta, Bruciata, la frazione di Cascine San Pietro ecc. La parte occidentale si può dividere in: piana del Linificio e piana su cui scorre la Muzza. Zona più elevata e digradante da nord a sud. A sud i terreni vedono lo scorrere del Naviglio della Martesana. La zona a sinistra dell'Adda ricadeva, un tempo, nel lago Gerundo. Questa zona ha uno spessore coltivabile assai limitato e per la sua origine recente e per il perdurare su di essa di acque stagnanti. Lo scheletro del sottosuolo è più grossolano di quello di destra, essendo costituito quasi esclusivamente da grossi ciottoli calcarei misti a sabbia e ghiaia. La zona a destra dell'Adda ha il terreno sensibile più imbrunito della presenza, in quantità più rilevante, di sostanze organiche, e ha particelle terrose miste a parti grossolane. Questo terreno è formato da argilla, sabbia, calcare e humus. Cassano è posta quasi al centro della Lombardia, nell'alta pianura padana. Nei giorni sereni da Cassano si possono vedere il Monte Rosa, i Corni di Canzo, le Grigne, il Resegone, la Cima di Menna, l'Arera, l'Alben, la Presolana e il Gölem (Monte Guglielmo) oltre ad altre vette comasche, lecchesi, bergamasche e bresciane verso nord e la lunga catena degli Appennini emiliani verso sud. Questo comune è attraversato sia dal canale della Muzza che dal naviglio della Martesana. Origini del nome In origine si pensa che il nome fosse semplicemente "cassano", nome gallico della quercia divenuto romano. Questo nome è derivato dalla radice "kas" che nella lingua celto-ligure indicava un tipo di quercia assimilabile al "cerro" (quercus cerris) e di cui erano ricoperte quasi tutte le foreste della pianura Padana. Nel tempo fiorirono anche altre versioni etimologiche del nome: Casa sana: da cui il nome Cas-sano; Cassanum da cui il nome cassano; Cassianum, nome che deriva dall'antica gens Cassia; Cassium, nome latino del probabile sovrintendente di una “mansio” composita, da cui trae origine lo stemma comunale con “tre case” (è però interessante notare come la vicina Treviglio presenti molte similitudini evolutive). Storia Origini Anticamente il territorio di Cassano era coperto dalle acque del Mediterraneo, poi con il progressivo ritiro del mare e dei ghiacciai durante i secoli, la grande pianura fertile del fiume Po ha visto il progressivo insediamento di popoli di diversa origine (soprattutto Liguri, Galli Insubri, Etruschi, Romani). Il borgo (sempre molto legato a quasi tutte le vicende storiche di Milano) si pensa abbia avuto origini da un antico oppidum gallico e a questo proposito va ricordato che l'oggetto più antico ritrovato nel 1908 nel territorio di Cassano è una "cattabrega", una rituale spada celtica di bronzo (datata XIII sec. a.C.) scoperta lungo le sponde di un canale dell'Adda a 6,5 metri di profondità. Successivamente al villaggio gallico si sovrappose la costruzione di un castrum romano (Polibio, 210 d.C.) messo a controllo e difesa di uno dei pochi valichi sul fiume Abduam. Con le prime casupole di sassi, legno e fango costruite intorno al fortilizio, il borgo iniziò ad assumere sempre più le caratteristiche di un centro fortificato con tanto di porto fluviale e dal XIII sec. d.C. anche del primo ponte ad un solo arco sul fiume. A , passava la via Mediolanum-Brixia, che collegava Mediolanum (Milano) con Brixia (Brescia). In seguito alla caduta dell'Impero Romano (476 d.C.) transitarono da una sponda all'altra dell'Adda diverse tribù di barbari e infine vi si stabilirono prima i duchi Longobardi e poi i Franchi di Carlo Magno con i suoi discendenti. Medioevo Tutto questo accadde prima che questo borgo avesse avuto la sua prima testimonianza scritta, tramite il Diploma del Re Carlomanno di Baviera (figlio di Ludovico il Germanico e pronipote di Carlo Magno) che, venuto a Pavia nell'877 d.C. a prendere anche la Corona di Re d'Italia, divenne in seguito Imperatore. L'Imperatore Carlomanno soggiornò con la sua corte nel castello e il suo esercito a Cassanum e firmò questo Atto nel monastero che esisteva presso la chiesa di S.Ambrogio, concedendo alla cognata Angilberga, vedova di suo cugino Ludovico II, un altro monastero da lei fondato a Piacenza e una residenza con chiesa e terreni nel luogo chiamato Capo Trebbia. Per la sua particolare posizione geografica e grazie al valico che lo rendeva un importante luogo di passaggio per l'attraversamento del fiume Adda, Cassano cominciava pure a maturare la sua vocazione altamente strategica: il castello, roccaforte già presente come riferimento urbano, andava acquisendo sempre maggiore importanza. Difatti tra l'XI e il XII secolo Cassano d'Adda, si presentava ormai come un borgo che aveva già preso una certa confidenza con la Storia e gli abitanti si erano dovuti abituare all'andirivieni di genti ed eserciti dalla più svariata provenienza, perché vi furono un susseguirsi di lotte e conquiste di questo importante punto di transito e del suo territorio. Tra l'altro, in questi anni Cassano iniziava a essere ancora più legata a Milano, con la quale condivideva sempre più ordini e disordini. Nel 1158 a Cassanum giunse l'Imperatore Federico Barbarossa il quale, alla testa di un potente esercito (nella sua seconda discesa in Italia), si recava ad assediare il capoluogo lombardo. I Milanesi tentarono di fermarlo al ponte sull'Adda, ma dovettero ritirarsi. Le truppe imperiali transitarono sul ponte ma questo, dato l'eccessivo peso, crollò e il passaggio del fiume fu trovato in un guado più a valle di Albignano. Tra il XIII e il XIV secolo, Cassano d'Adda spicca nelle cronache di quell'epoca come luogo di scontri sanguinosi in un periodo in cui le lotte per il potere si erano fatte particolarmente violente anche a livello locale. Re Enzo, figlio dell'Imperatore tedesco Federico II, nell'estate 1245 venne mandato dal padre a riassoggettare la sempre ribelle Milano. Enzo transitò col suo esercito sulla 'tagliata' dell'Adda (il Traversino), per poi passare il ponte di Cassanum e dirigersi a Gorgonzola dove, dopo un cruento scontro, venne catturato. Ezzelino III da Romano, condottiero Ghibellino nominato Vicario dell'Imperatore Federico II, che il 16 settembre 1259 venne ferito gravemente dai suoi oppositori Guelfi mentre, alla testa dei suoi cavalieri, tentava di forzare il passaggio del ponte di Cassano d'Adda. Nella seconda metà del XIII secolo iniziarono anche gli scontri per il controllo del territorio di Milano tra i Della Torre (o Torriani) e i Visconti i quali, disputandosi ripetutamente il castello, portarono la guerra fin nel borgo di “Cassàan” (come viene chiamata in dialetto dai suoi abitanti). Nel XIV secolo i Visconti, vinte le dispute e creata una Signoria, risistemarono e ampliarono l'antico Castello di “Casano” (come si legge in una mappa di quel periodo nel Museo Civico di Crema), che raggiunse il suo massimo splendore. In questo periodo Cassano era pure uno dei luoghi più fortificati dell'Adda. Età moderna Tra il XV e il XVI secolo i Visconti furono sconfitti e andarono al potere gli Sforza, il castello di Cassano ricevette rimaneggiamenti di carattere militare. In questo periodo c'è anche un importantissimo personaggio: Leonardo da Vinci, impegnato nell'opera di progettazione dei navigli lombardi. Nel cinquecento a Cassano il castello aveva perduta la sua importanza militare mentre si impostava una nuova disciplina amministrativa giuridica e politica con l'avvento del marchesato. Il borgo in sostanza era costituito da un ponte sul fiume, dal castello con il ricetto, protetto dalle poderose mura, la chiesa di S. Zeno, S. Dionigi, S. Ambrogio, S. Pietro in Bergias. Grande importanza ebbero i navigli per l'irrigazione della campagna già ricca di cascinali. Anche in questo periodo i furono diverse guerriglie in questo piccolo borgo sul fiume Adda. Diventato marchesato, iniziarono a crearsi padroni, che imponevano tasse e dazi a loro piacimento, i marchesi più importanti che ebbe Cassano furono: Giovan Battista Castaldo, i D'Adda e i Bonelli. Tra il XVII e il XVIII secolo iniziò il declino di Cassano. Le battaglie iniziarono a essere fatte più lontano dalle rive dell'Adda, quindi lontane da Cassano. Con il nuovo assetto politico, Milano venne assoggettata agli spagnoli e l'introduzione delle armi da fuoco, portarono l'abbandono del castello perché sostituito dalle cittadelle che potevano fornire ai soldati cannoni e mura. L'unica cosa che teneva viva l'importanza di questo borgo era il valico dell'Adda che serviva come salvaguardia milanese. Nel Seicento le tasse continuarono ad aumentare, per le spese dei soldati spagnoli ormai governatori di quelle terre. Il Settecento fu per questo borgo un secolo denso di eventi, ci furono delle battaglie, iniziarono a essere costruite sulle sponde dei suoi corsi ville sfarzose e iniziarono a esserci personaggi sempre più illustri a partire da Napoleone nel 1796. Un episodio macabro successe nel 1703 quando i soldati francesi lasciarono morire 4500 soldati piemontesi nel castello di Cassano. Una delle battaglie più famose di questo borgo fu nell'anno 1705 in cui Eugenio principe di Savoia subì a Cassano una brutta sconfitta da parte del duca di Vendome, dove si contarono all'incirca 8000 morti e 6000 feriti. Un'altra battaglia importante fu nel 1799 in cui i francesi comandati dal generale Moreau, subirono una sconfitta da parte dell'esercito austro-russo comandati da Suvorov. Età contemporanea Tra il XIX e il XX secolo ci furono grandi cambiamenti politici, economici, sociali, culturali e religiosi. Il territorio diventò austriaco. La seconda metà dell'Ottocento ci fu la rivoluzione industriale, Cassano, per le sue caratteristiche fluviali, per la vicinanza a Milano, viene individuata come stabilimento per un Linificio Canapificio Nazionale, che tuttora esiste seppur abbandonato. In questo secolo personaggi rilevanti passarono per Cassano; uno di questi fu Napoleone III che soggiornò in Villa Brambilla per due giorni, si pensa, con Vittorio Emanuele II per fare un consiglio di guerra. Con l'arrivo del novecento iniziarono a sorgere le prime Unioni rurali; il castello diventò sede del carcere. L'economia del paese si sviluppò con la costruzione del Caminone della centrale, che insieme al Linificio diedero lavoro ai cassanesi. Sul piano religioso a Cassano vennero costruite in questo periodo diverse chiese oltre a quelle preesistenti: Annunciazione e Cristo Risorto. Con l'arrivo della prima guerra mondiale ci fu la costruzione a Cassano di una polveriera e la Villa Borromeo diventò comando militare e fu spogliata dei suoi beni di valore; con la fine della guerra si iniziò ancora l'incremento economico costruendo degli alberghi e dei luoghi di ritrovo. La seconda guerra mondiale, portò tasse per le spese di guerra, e bombardamenti nel paese di Cassano d'Adda. Con la fine di questa guerra e l'arrivo degli anni sessanta, ci fu il boom economico e con l'arrivo di immigrati dal meridione italiano in cerca di lavoro, Cassano iniziava a ingrandirsi; nasce il giornale parrocchiale: “il portavoce”. Con lo sviluppo economico degli anni ottanta, nacque la centrale termoelettrica vicino alla stazione di Cassano e al fiume Adda. Con l'avvento degli anni novanta ci fu una crisi comunale, soprattutto per quanto riguarda l'ospedale, che alla fine portò a una convivenza tra conservatori e innovatori. Con l'arrivo del terzo millennio ci fu uno sviluppo demografico, economico e sociale che portò il paese di Cassano, l'8 aprile 2009, a diventare città. Dal 2015 fa parte della Zona omogenea Adda Martesana della città metropolitana di Milano. Simboli Lo stemma civico di Cassano d'Adda è d'argento, a tre casette di rosso, murate di nero, due una. La sua derivazione va individuata nello stemma dell'antica famiglia lombarda dei da Cassan, che, con molta probabilità, ha tratto nome e origine dalla terra di questo Comune. Nel 2009, con l'attribuzione del titolo di Città a Cassano d'Adda è stato ufficializzato lo stemma comunale a sfondo argento, proprio di quello riconosciuto con decreto del capo del governo del 15 ottobre 1935 e che conferma l'assenza delle onde a ricordo del fiume Adda. Il gonfalone, concesso con decreto del Presidente della Repubblica dell'8 aprile 1977, è costituito da un drappo rosso riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma comunale con l'iscrizione centrata in argento: . Onorificenze Fu con il decreto del Presidente della Repubblica dell'8 aprile 2009 che Cassano d'Adda entrò nel novero delle Città d'Italia, titolo puramente onorifico e senza alcuna implicazione di carattere giuridico concesso in virtù del ricco patrimonio storico, artistico e culturale. I festeggiamenti ufficiali per tale riconoscimento si tennero in occasione della Sagra cittadina del 2009. Monumenti e luoghi d'interesse Architetture religiose Campanile e chiesa di Santa Maria Immacolata e San Zeno Il campanile di Cassano fu commissionato da Beatrice Regina della Scala nel 1381. Siamo nel momento di passaggio tra lo stile romanico lombardo e il gotico. Il campanile misura 42 metri di altezza ed è un monumento nazionale. Originariamente serviva anche da vedetta sulla Gera d'Adda; per questo motivo era aperto in alto. Nel 1861 il prevosto don Milani dotò il campanile del concerto di otto campane. Chiesa di Sant'Antonio Ospita tele del Legnanino e l'altare ligneo di fra Francesco da Cedrate. Chiesa di San Dionigi Affrescata dai Fiammenghini e dal Cinisello. Cappella del Revellino La cappella del Revellino fu edificata sulle tombe dei morti piemontesi (circa tremila) fatti prigionieri nel 1703. Una prima cappella era stata edificata nel 1705, ricostruita nel 1904 ed è stata più volte ristrutturata. È solito celebrarvi messa l'ultima domenica di Settembre, in occasione della commemorazione storica dei fatti accaduti. Architetture civili Cascina Binaga La Cascina Binaga era un'antica tenuta di campagna facente capo a un complesso, ridotto rudere, edificato a fine Cinquecento e fu per lungo tempo posseduta dai Binaghi, una famiglia aristocratica milanese: il complesso appare caratterizzato da una costruzione in mattoni rossi, inusuale rispetto all'uso locale dei ciottoli di fiume, da grandi finestre sormontate da un architrave e ad arco ribassato, sempre in mattoni, e da un rosone decorativo sulla facciata, nobilitante l'ingresso. Da un punto di vista storico risulta che la cascina ai primi del Settecento era ancora di proprietà dei Binaghi, i quali, pur risiedendo per lo più a Milano in parrocchia di S. Nazaro, avevano consolidato la loro presenza nella Gera d'Adda, risultando proprietari di beni anche a Brignano in persona dei fratelli Diego e Livia Binaghi figli del fu Giovanni; in particolare Livia Binaghi andò in sposa nel 1699 al nobile Giuseppe Maria Sessa, i cui figli Carlo e Giacomo Sessa nel 1734 acquistarono dai marchesi Visconti Ajmi la Cascina Ravajola ad Arzago d'Adda. Palazzo Cornaggia-Medici Sede del Municipio Palazzo Berva Costruzione di architettura ottocentesca, fatta edificare dall'omonima ricca famiglia cassanese Berva, con facciata che guarda verso il Belvedere. Dagli stati d'anime risulta che nel 1833 non era ancora stato edificato, anche se la famiglia Berva aveva già acquistato i terreni. È tra le edificazioni più imponenti della città. Dalla parte opposta del Belvedere il palazzo confina con i caseggiati costruiti nella piazza Lega Lombarda; tramite un cortile, si può accedere anche alla piazza San Zeno e quindi in via Veneto. È sede della Banda cittadina, dell'ASL, dell'ANA e ospita numerose iniziative culturali e artistiche. Il primo piano è ornato da graziosi affreschi. Villa Brambilla Si tratta di uno dei più antichi palazzi cassanesi, fatto edificare da don Matteo Rosales, marchese di Castelleone, nella seconda metà del XVII secolo. Venne trasformata nel secolo successivo dal nobile milanese Giuseppe Pezzoli in dimora nobiliare per residenza di vacanza. A pianta semplice, è un blocco unico con sviluppo lineare allungato di quasi 50 metri. Il retro su via Verdi è piatto e privo di ornamenti mentre la facciata rivolta verso la Muzza presenta decorazioni e motivi ornamentali in stile Rococò. Il corpo centrale della villa, a giochi chiaroscurali. I valori della leggerezza e della luminosità trovano riscontro nell'ampio spazio riservato alle aperture che, svuotando e alleggerendo le pareti con ampie sequenze di finestre, accentuano l'ariosità degli interni. La pianta della villa è elegantemente articolata e aperta e si integra nel paesaggio rispettando i criteri di simmetria, proporzione, armonia, funzionalità. Splendide le opere pittoriche realizzate al suo interno dai fratelli Galliari che crearono notevoli effetti di spazialità con inquadrature architettoniche di finte colonne e anche con il largo utilizzo del motivo con la conchiglia, assecondando la moda della decorazione a 'rocaille' adoperata per gli interni delle dimore patrizie così come delle chiese. Il salone posto al primo piano, ancora perfettamente conservato, è un capolavoro d'arte: decorato da tele con motivi floreali, conchiglie, nastri e foglie; i due lati della sala sono inoltre impreziositi da due grandi paesaggi marini incorniciati; il restauro ha loro restituito luminosità. Villa d'Adda - Borromeo Tra le più suggestive ville del panorama architettonico locale, Villa d'Adda - Borromeo si staglia nell'abitato di Cassano d'Adda con estrema imponenza. Dotata di 142 stanze per un totale di 5000 metri quadrati e di un parco di 7 ettari, la residenza venne eretta dai marchesi d'Adda a metà Settecento su progetto probabilmente di Francesco Croce e rimaneggiata nella seconda metà dello stesso secolo da Giuseppe Piermarini. Architetture militari Castello di Cassano d'Adda Il castello di Cassano d'Adda, la cui struttura è conservata tuttora in ottimo stato, sorge in un luogo di importanza strategica per il controllo del valico dell'Adda, naturale baluardo che garantiva la difesa e il controllo del transito delle merci. Posto nel punto più alto della bastionata, dove il fiume descrive un'ampia curva verso levante, lambito dalle acque del canale Muzza, derivato dal fiume nel 1220. Dal punto di vista stilistico, il castello riprende la filosofia sforzesca in quelli che sono i contrafforti (eretti da Bartolomeo Gadio), mentre risulta viscontea la parte che guarda sulla piazza. Esso costituì la residenza degli arcivescovi di Milano fino al 1311, per poi passare ai Visconti (nel 1313) e, infine, agli Sforza (1447). Quando il 5 aprile 1454 l'Adda venne stabilito come limite tra lo stato di Milano e la Repubblica di Venezia, il castello di Cassano d'Adda divenne una fortezza di confine. Tra gli eventi di cui il castello fu protagonista, ricordiamo l'imprigionamento (e conseguente morte per inedia) degli oltre tremila prigionieri piemontesi rinchiusi nelle segrete del castello a seguito della sfumata alleanza tra Vittorio Amedeo II di Savoia (Generalissimo degli eserciti francesi, spagnoli e piemontesi) e il re di Francia Luigi XIV: fu quest'ultimo a vendicarsi facendo prigionieri tutti coloro che si trovavano sul campo il 29 settembre 1703. Si tentò di rimediare a tale atto con la costruzione della Chiesa del Revellino, ove due lapidi ricordano l'accaduto. Altro Fontana del Delfino Creata al tempo del fascismo, ora in piazza Garibaldi. È stata al centro di accurati restauri nel 1996, anno nel quale sono state collocate, a fianco del delfino, due statue rappresentanti il fiume Adda e il canale Muzza, al posto delle due anfore in terracotta. Alzabandiera L'alzabandiera fu realizzata alla fine degli anni Trenta in Piazza Garibaldi (all'epoca Piazza Vittorio Emanuele II), assieme alla Fontana del Delfino. Essa sorge su un'imponente pedana in declivio, a cui è possibile accedere tramite la gradinata presente sul lato della strada e inizialmente creata al fine di favorire le adunate militari e paramilitari, nonché per festeggiare le ricorrenze civili e patriottiche. Praticamente priva di una funzione ben definita, l'alzabandiera sopravvive tuttora. Portone del Ricetto Nel 1764 il procuratore generale del feudo di Cassano fece demolire il vecchio portone che immetteva in Ricetto, antico avanzo del ponte che permetteva l'ingresso al circondario del castello e fece erigere, a ornamento della piazza, la grandiosa porta con lo stemma della famiglia Bonelli. Un progetto che asseconda la mentalità secondo la quale si doveva aprire i chiusi delle mura medioevali, per aprire i borghi e accogliere nuove costruzioni. Cassano spostò così l'asse del piano regolatore dal castello alla strada statale che porta a Milano. Nel 2002 è stato al centro di un accurato restauro. Belvedere Situato in via Giuseppe Verdi di fronte all'imponente Palazzo Berva, il Belvedere rappresenta un ampio spiazzo dal quale è possibile godere di una piacevole vista che comprende, tra le altre cose, il giardino dell'adiacente Villa Brambilla e la campagna antistante Treviglio. Poco lontana è situata la Casa di Riposo Belvedere, da cui è possibile accedere ad una strada panoramica lungo il fiume che arriva fino al cancello del Dopolavoro. Ruotone (Rudun) Si tratta di una grande ruota fatta costruire a Groppello dal Cardinal Borromeo per il sollevamento dell'acqua del Naviglio e l'irrigazione delle proprietà terriere. Ricostruito nel 1989, esso ha subito un ulteriore restauro alla fine del 2009: esso è divenuto ormai simbolo dei Groppellesi. Piazze La piazza principale della città di Cassano d'Adda è sicuramente Piazza Garibaldi, ordinata nel 1782 su progetto dell'architetto Spontini. Tra le altre piazze figurano: piazza Castello, piazza Cavour, piazza Perrucchetti, piazza Matteotti, piazza del Popolo (in Ricetto e denominata San Cristoforo fino al 1900) e la piazzetta S. Antonio. Tra le più recenti, invece, ricordiamo le piazze di Cristo Risorto, dell'Annunciazione, della Lega Lombarda e S. Zeno. A Groppello vi è, invece, la Piazza Caprara, mentre a Cascine essa è intitolata a Beato Francesco Spinelli. Società Evoluzione demografica nel 1751 nel 1771 nel 1805 nel 1809 dopo annessione Cascine San Pietro e Groppello nel 1853 dopo annessione di Cassine San Pietro nel 1841 nel 1859 nel 1861 nel 1871 dopo annessione di Groppello d'Adda nel 1869 Etnie e minoranze straniere Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Albania 719 - 3,83% Romania 582 - 3,10% Geografia antropica Frazioni e località Fanno parte di Cassano d'Adda, oltre al centro principale: Groppello d'Adda, a nord, in direzione di Vaprio d'Adda e Trezzo sull'Adda. Groppello è una frazione di Cassano d'Adda, ma aveva un'amministrazione indipendente sino a circa metà Ottocento: il suo nome parrebbe significare "nodo stradale", "crocicchio"; Altre 3 situate oltre l'Adda, ovvero a est del centro principale: Cascate, tra l'Adda e la Strada provinciale 11; Cascine San Pietro, a sudest, verso Casirate d'Adda: corrispondente all'antica Bergias, si trattò prima di un villaggio longobardo, divenendo poi Cascina Franca, quindi comune indipendente fino al 1816; è frazione della città di Cassano d'Adda; Taranta, a nordest, verso Treviglio. Groppello d'Adda e Cascine San Pietro sono frazioni, mentre Cascate e Taranta località. Infrastrutture e trasporti La stazione di Cassano d'Adda posta sulla ferrovia Milano-Venezia, è servita dai treni delle linee S5 e S6 del servizio ferroviario suburbano di Milano operato da Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia. Fra il 1880 e il 1931 la località ospitò altresì una fermata dalla tranvia Fornaci-Treviglio-Caravaggio. Amministrazione Tra i precedenti sindaci del comune abbiamo: Sport Nel territorio sono attive diverse società sportive, tra le quali la ASD New Volley Adda, società di pallavolo . Eventi Il 25 maggio 2016 Cassano d'Adda ha ospitato l'arrivo della 17ª tappa del Giro d'Italia 2016, vinta dal tedesco Roger Kluge. Note Bibliografia Voci correlate Stazione di Cassano d'Adda Altri progetti Collegamenti esterni Comuni attraversati dal canale della Martesana
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https://it.wikipedia.org/wiki/Corona%20ceca
Corona ceca
La corona ceca (Koruna česká) è la valuta della Repubblica Ceca dal 1º gennaio 1993, data della dissoluzione della Cecoslovacchia. La nuova moneta ha sostituito la corona cecoslovacca alla pari. Il nome ufficiale in ceco è Koruna česká (il plurale è Koruny české, ma sulle banconote si trova il genitivo plurale, "korun českých"), il codice ISO 4217 è CZK e la sigla locale è Kč. Fino al 2008 una corona era divisa in 100 haléřů (abbreviato in "h", singolare: haléř), mentre oggi la corona non ha più alcuna suddivisione. La Repubblica Ceca ha rinviato l'entrata nell'Area Euro a tempo indeterminato. Monete Esistono monete da 1, 2, 5, 10, 20 e 50 corone. Le monete da 10 e 20 haléřů sono state ritirate dalla circolazione il 31 ottobre 2003, mentre quella da 50 haléřů è stata ritirata il 31 agosto 2008. Banconote Esistono banconote da 100, 200, 500, , e corone. La banconota da 20 corone è stata ritirata il 31 agosto 2008, mentre la banconota da 50 corone è stata ritirata il 1º aprile 2011; entrambe mantengono comunque corso legale. Note Voci correlate Corona cecoslovacca Corona slovacca Corona di Boemia e Moravia Economia della Repubblica Ceca Adozione dell'euro in Repubblica Ceca Altri progetti Collegamenti esterni Economia della Repubblica Ceca Valute europee
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https://it.wikipedia.org/wiki/Corona%20estone
Corona estone
La kroon (corona; dato che non esiste un genere in estone, il femminile proviene dall'italiano); codice ISO 4217 EEK è stata la valuta della Repubblica d’Estonia dal 1928 al 1940 e poi ripristinata dal 1992 al 2010. È stata sostituita dall'euro il 1º gennaio 2011. Una kroon era divisa in 100 senti. Fu ideata dal Ministro delle finanze, Otto Strandman nel 1924. Storia Primo periodo kroon, 1928-1940 La prima kroon è stata introdotta nel 1928. Ha rimpiazzato il marco estone con un cambio di 100 Marchi estoni = 1 kroon. Inizialmente la corona aveva un rapporto fisso pari a 100/248 grammi di oro. Durante la grande depressione, nel 1933 la corona estone abbandonò il sistema aureo. Rimasta in circolazione fino all'occupazione da parte dell'URSS nel 1940. La kroon è stata sostituita con il rublo sovietico ad un tasso di 1 rublo = 0,8 kroon. Secondo periodo kroon, 1992-2010 La seconda kroon è stata introdotta nel 1992 ed ha rimpiazzato il rublo sovietico ad un tasso di 1 kroon = 10 rubli. Inizialmente, il kroon estone era legato al marco tedesco ad un tasso di 8 EEK = 1 DEM. Dopo l'introduzione dell'euro, il tasso di cambio fisso di 1,95583 DEM per 1 EUR ha portato al tasso di cambio di 15,64664 corone per un euro. Passaggio all'euro Dal 28 giugno 2004 la corona è stata agganciata all'Euro attraverso l'AEC 2, il meccanismo di cambio dell'UE., come già visto, con un cambio di un euro pari a 15,6466 corone estoni. Anche in virtù della precedente esperienza storica, in cui la corona era legata al marco tedesco, la Banca centrale è riuscita a mantenere un tasso di cambio sostanzialmente fisso, per cui quasi tutti i negozi esponevano già in precedenza i prezzi in euro, mentre i francobolli avevano il valore facciale espresso nella moneta unica. Le autorità economiche estoni si erano dichiarate sicure di poter portare i fondamentali dell'economia nazionale entro le caratteristiche contemplate dal Trattato di Maastricht entro la fine del 2006 e di sostituire la seconda corona con l'euro a partire dal 1º gennaio 2007. A causa dell'inflazione eccessiva, il 1º giugno 2006 il Governo tuttavia preferì soprassedere e rimandare il passaggio. Grazie alla ripresa dell'economia estone, che ha soddisfatto tutti i criteri di convergenza di Maastricht, il 1º gennaio 2011 con l'entrata nella zona euro, è avvenuta la sostituzione definitiva della corona estone. Infatti nel corso del 2010 sono stati compiuti tutti i passi necessari a sancire la piena adesione dell'Estonia all'Unione monetaria. Tra maggio e giugno, si sono espressi positivamente sia la Commissione europea (12 maggio), sia l'Ecofin (8 giugno) e il Consiglio europeo (17 giugno). Infine, in data 13 luglio, i Ministri dell'Economia dell'Ecofin hanno sancito definitivamente l'ingresso dell'Estonia nella Zona Euro a partire dal 1º gennaio 2011, con un tasso di cambio fissato irrevocabilmente a 1 euro contro 15,6466 corone. L'Estonia è così il 17º Paese ad adottare la moneta unica europea. La corona estone è fuori corso dal 15 gennaio 2011. Monete (1992-2010) Le monete in circolazione dal 1992 al 2010 avevano i seguenti tagli: 5, 10, 20 e 50 senti, 1 e 5 corone. La moneta da 5 senti non fu più coniata a partire dal 1994, ma continuò ad avere corso legale e venne coniata solo a scopo commemorativo per i collezionisti. Di conseguenza, le monete da 5 senti si trovavano raramente in circolazione. Banconote (1992-2010) Le banconote in circolazione dal 1992 al 2010 avevano i seguenti tagli: 1, 2, 5, 10, 25, 50, 100, 500 corone. Note Voci correlate Monete euro estoni Sistema monetario europeo Marco estone Otto Strandman Altri progetti Collegamenti esterni Monetazione estone Valute fuori corso Valute sostituite dall'euro
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https://it.wikipedia.org/wiki/Corona%20svedese
Corona svedese
La corona svedese (in svedese krona, al plurale kronor) è la valuta monetaria utilizzata in Svezia. Una corona svedese è divisa in 100 parti chiamate öre, sia al singolare che al plurale. Il suo codice internazionale ISO 4217 è SEK. La corona svedese non fa parte degli accordi europei di cambio II attualmente in vigore: la Svezia sarebbe comunque tenuta ad adottare l'euro. Storia L'introduzione della corona, che ha rimpiazzato alla pari il riksdaler svedese come valuta nazionale, fu il risultato dell'Unione monetaria scandinava, che entrò in vigore nel 1873 e durò fino alla prima guerra mondiale. Gli stati dell'unione erano i paesi scandinavi, dove il nome era krona in Svezia e krone in Danimarca e Norvegia, che letteralmente significa corona. Le tre valute seguivano il gold standard ed il valore della krona/krone era definito come 1/2480 di chilogrammo di oro puro. Dopo lo scioglimento dell'unione monetaria, la Svezia, la Danimarca e la Norvegia decisero di mantenere il nome delle loro monete uguale, anche se distinte tra loro nella valutazione. Monete Per tradizione, la moneta da una krona riporta la testa di un re svedese ed uno degli stemmi svedesi sul rovescio. Sulla moneta è riportato anche il motto del re. Le monete in circolazione sono: Banconote Note Bibliografia Voci correlate Corona (moneta) Altri progetti Collegamenti esterni Monetazione svedese Valute europee
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https://it.wikipedia.org/wiki/Corona%20islandese
Corona islandese
La corona islandese (in islandese króna, plurale krónur) è la valuta utilizzata in Islanda. Il codice ISO 4217 è ISK. La corona islandese divenne una valuta distinta dalla corona scandinava in seguito alla dissoluzione dell'unione monetaria scandinava, avvenuta all'inizio della prima guerra mondiale. Dal 1961 la circolazione della corona islandese è controllata dalla Seðlabanki Íslands, la Banca centrale d'Islanda. Nel 1980 la corona islandese è stata rivalutata, col tasso di 100 vecchie krónur per una nuova króna. La corona islandese è composta da 100 aurar (singolare eyrir), ma in pratica, monete con valore inferiore a 1 króna non sono in circolazione da molti anni. Nel 2003, le seguenti banconote e monete (emesse dal 1980) hanno corso legale di: Banconote: 5000, 2000, 1000, 500, 100, 50, 10 krónur. Monete: 100, 50, 10, 5, 1 krónur/króna, e 50, 10, 5 aurar (centesimi). In pratica, le banconote da 100 krónur o inferiori, e le monete inferiori a 1 króna sono fuori circolazione. Nel settembre 2002 il primo ministro islandese Davíð Oddsson ha firmato due leggi che prevedono che tutti gli importi delle transazioni finanziarie ed economiche non devono riportare frazioni di corona e che tutte le monete con valore inferiore a 1 króna devono essere ritirate dalla circolazione. Dal 1º ottobre 2003, le banche islandesi non accettano più le monete da 5, 10 e 50 aurar. Dal 3 dicembre 2008 il commercio in corone islandesi è stato ufficialmente sospeso per evitare un ulteriore aggravamento della situazione creatasi come conseguenza della crisi bancaria mondiale, che ha portato l'intera nazione islandese ad un passo dal fallimento. A causa della crisi e a fronte della conseguente necessità di introdurre una nuova moneta l'Islanda sta effettuando pressioni per potere anch'essa entrare a fare parte della zona euro, come è definito l'insieme degli attuali 20 paesi dei 27 appartenenti all'Unione europea, che hanno introdotto l'euro come valuta nazionale. Bibliografia Voci correlate Unione monetaria scandinava Crisi finanziaria islandese del 2008-2011 Altri progetti Collegamenti esterni Economia dell'Islanda Valute europee
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https://it.wikipedia.org/wiki/Corona%20norvegese
Corona norvegese
La corona norvegese o krone è la valuta utilizzata in Norvegia. La forma plurale è kroner e una krone è divisa in 100 øre (singolare e plurale). Il codice ISO 4217 è NOK. L'introduzione della corona come valuta legale in Norvegia, nel 1875, fu un risultato dell'Unione monetaria scandinava, che durò fino alla prima guerra mondiale. Gli aderenti all'unione monetaria erano gli stati scandinavi di Svezia e Danimarca, cui la Norvegia si aggiunse due anni dopo. Il nome della valuta era krone in danese e norvegese, e krona in svedese. Dopo la dissoluzione dell'unione monetaria tutti e tre gli stati decisero di mantenere invariato il nome delle rispettive valute che però adesso sono separate. Le monete e le banconote norvegesi sono distribuite dalla Banca centrale norvegese. Monete Nel 1875 le monete vennero introdotte (molte datate 1874) nei tagli da 10 e 50 øre, 1, 10 e 20 krone, le quali mantennero anche la precedente denominazione: 3, 15 e 30 skilling (unità della moneta scandinava), 2½ e 5 specidaler. Tra il 1875 e il 1878 il nuovo conio introdusse tutti i tagli e precisamente: 1, 2, 5, 10, 25 e 50 øre; 1, 2, 10 e 20 krone. Le 1, 2 e 5 øre erano in bronzo, le 10, 25 e 50 øre, 1 e 2 kroner erano in argento, infine le 10 e 20 kroner erano in oro. Le ultime monete d'oro furono emesse nel 1910, l'argento fu sostituito dal cupronichel a partire dal 1920. Tra il 1917 e il 1921 il ferro sostituì temporaneamente il bronzo, il 1917 vide anche l'ultimo rilascio delle monete da 2 corone. Durante l'occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale, venne usato zinco al posto del cupronichel nei tagli da 10, 25 e 50 øre, con la produzione del taglio da una 1 corona sospesa. Nel 1963 furono introdotte le monete da 5 corone. Nel 1972 cessò la produzione delle monete da 1 e 2 øre. Nel 1973 la dimensione della moneta da 5 øre fu ridotta; la sua produzione fu abbandonata nel 1982, insieme a quella della moneta da 25 øre. La moneta da 10 corone fu introdotta nel 1983. Nel 1992 l'ultima moneta da 10 øre venne coniata. Tra il 1994 e il 1998 fu introdotto un nuovo conio composto da 50 øre, 1, 5, 10 e 20 corone, con la moneta da 20 corone introdotta nel 1994. Le monete da 10 e da 20 corone raffigurano l'effigie dell'attuale monarca. In precedenza le monete da 1 e da 5 corone presentavano anche l'effigie reale, ma adesso questi tagli hanno solo decorazioni in stile regale o con simboli nazionali. Il motto del re (Harald V è Alt for Norge, che significa "Tutti per la Norvegia") è inciso sulla moneta da 10 corone. Le monete e le banconote sono distribuite dalla Banca Centrale della Norvegia. Banconote Nel 1877 la Norges Bank introdusse le banconote da 5, 10, 50, 100, 500 e le 1000 corone. Nel 1917 fu emessa la banconota da 1 corona, mentre quella da 2 corone fu emessa tra il 1918 e il 1922. A causa della carenza di metallo in quel periodo, le banconote da 1 e 2 corone vennero emesse anche tra il 1940 e il 1950. Nel 1963 le banconote da 5 corone vennero sostituite da monete, lo stesso accade per le banconote da 10 corone nel 1984; quelle da 200 corone invece vennero introdotte nel 1994. Sintesi delle denominazioni Risorse: , , , Tassi di cambio Il valore della corona norvegese rispetto ad altre valute varia considerevolmente da un anno all'altro, principalmente sulla base delle modifiche del prezzo del petrolio e dei tassi di interesse. Nel 2002 la corona norvegese è cresciuta raggiungendo alti tassi di cambio rispetto al dollaro statunitense e all'euro. Il 2 gennaio 2002, 100 NOK valevano circa 11 USD (1 USD = 9 NOK). Nel luglio 2002, ha raggiunto il suo massimo arrivando a 100 NOK = 13,7 USD (1 USD = 7,36 NOK). Inoltre il tasso di cambio è aumentato ulteriormente il 4 luglio 2002, fino al 7 per cento, quando il prezzo del petrolio si è alzato. La Norvegia, infatti, in quel periodo era la terza nazione al mondo per esportazione di petrolio. Nel 2005 il prezzo del petrolio ha raggiunto livelli record di oltre 60 dollari al barile. Sebbene i tassi di interesse siano diminuiti di circa il 2 per cento, la corona norvegese è cresciuta ulteriormente. Alla fine del 2007 e all'inizio del 2008 il dollaro ha subito un costante deprezzamento nei confronti di tutte le altre principali valute, mentre nello stesso periodo la corona norvegese ha guadagnato valore, di conseguenza, è diventata sempre più forte rispetto al dollaro, arrivando al tasso di cambio di circa 5 NOK per un USD nell'aprile 2008. Nell'ottobre del 2008 il dollaro ha recuperato valore, arrivando ad un tasso di cambio di circa 7 NOK per un USD. Voci correlate Speciedaler norvegese Altri progetti Collegamenti esterni Monetazione norvegese Valute europee
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https://it.wikipedia.org/wiki/Chiralit%C3%A0%20%28chimica%29
Chiralità (chimica)
La chiralità (dal greco χείρ, "mano") è la proprietà di un oggetto rigido (o di una disposizione spaziale di punti o atomi) di essere non sovrapponibile alla sua immagine speculare. In chimica è detta chirale una molecola non sovrapponibile alla propria immagine speculare nelle tre dimensioni. Al contrario, una molecola sovrapponibile alla propria immagine speculare nelle tre dimensioni (tramite rotazioni e traslazioni) è detta achirale. Chiralità delle molecole Esempi macroscopici di oggetti chirali sono una mano - che può essere destra o sinistra - o una vite, che può avere un filetto che ruota in senso orario o antiorario. Un chiodo, invece, possedendo infiniti piani di simmetria lungo la propria lunghezza, è identico e sovrapponibile alla propria immagine speculare, quindi non è chirale. È frequentissimo commettere l'errore di descrivere la chiralità come proprietà puntuale: non esiste un atomo (o un punto) che sia chirale, bensì la chiralità è una proprietà appartenente alla molecola (o a un oggetto in generale). Ad esempio, citando un caso tipico in chimica organica, un carbonio che porti quattro sostituenti diversi, e faccia parte di una molecola chirale, è correttamente definibile come carbonio stereogenico. In una molecola chirale tutti gli atomi che la costituiscono sono opportunamente definibili "chirotopici". Una molecola è chirale se tra i suoi elementi di simmetria non vi è alcun asse di rotazione improprio. Due molecole identiche in tutto, salvo l'essere una l'immagine speculare dell'altra tra loro non sovrapponibili, sono dette enantiomeri. Possono essere un esempio di molecole chirali quelle che contengono un atomo di carbonio tetraedrico (ibridato sp³) legato a quattro sostituenti diversi. A volte però, una molecola contenente più di un atomo di carbonio chirotopico (ad esempio l'acido tartarico) oltre ad ammettere due forme enantiomere, ammette una terza forma achirale (quindi sovrapponibile alla propria immagine speculare), detta forma "meso" e la si indica col prefisso "meso-". Esempi di molecole chirali che non presentano stereocentri sono gli eliceni. Proprietà delle molecole chirali Due molecole tra di loro enantiomere possiedono le medesime proprietà fisiche tranne il potere rotatorio (identico per intensità ma opposto di segno per ognuna di esse) e mostrano lo stesso comportamento chimico nei confronti di sostanze non chirali. Diversa è invece la loro interazione chimica nei confronti delle altre molecole chirali (esattamente come una mano destra, stringendo un'altra mano riesce a distinguere una mano destra da una sinistra) in quelle reazioni che vengono dette stereospecifiche. Una miscela 1:1 di due enantiomeri viene detta racemo. La miscela dei due enantiomeri non ha le stesse proprietà dell'enantiomero puro, ad esempio varia il punto di fusione che raggiunge il minimo o, a volte, il massimo, in corrispondenza del racemo. Questo deriva dalla diversa organizzazione delle molecole nel cristallo e può essere ricondotto all'esempio in cui una mano, stringendone un'altra riconosce se è la destra o la sinistra. Nella quasi totalità gli organismi biologici producono un solo enantiomero di una molecola chirale. Spesso nei sistemi viventi solo uno dei due enantiomeri di una coppia viene coinvolto nei cicli metabolici mentre l'altro viene ignorato o può addirittura esercitare effetti dannosi. Alcuni esempi: Nel caso dell'acido lattico in figura, l'enantiomero che si forma nei muscoli in seguito a sforzo è solo il secondo dei due, l'acido (S)-(+)-lattico detto anche acido (L)-(+)-lattico. L'amido e la cellulosa sono entrambi dei polimeri del glucosio ma l'organismo umano riesce ad assimilare solo l'amido in cui i legami tra le molecole di glucosio sono del tipo α(1→4) glicosidici e non la cellulosa in cui tali legami sono β(1→4) glicosidici. Nel caso delle tarme invece succede il contrario. Di tutti gli amminoacidi, solo gli L-amminoacidi sono quasi esclusivamente utilizzati dagli organismi viventi per la sintesi proteica. La talidomide venne introdotta in Europa nel 1957 come sedativo e antiemetico, salvo essere ritirata quattro anni più tardi in seguito al manifestarsi di numerosi casi di malformazioni agli arti a danno dei neonati le cui madri assunsero questo farmaco per curare l'emesi gravidica. Alcuni studi suggeriscono che l'attività ipnotica sia legata all'enantiomero (R), mentre l'(S) è un teratogeno; sta di fatto che anche se si utilizzasse solo l'isomero (R), questo verrebbe convertito dal metabolismo nella forma (S). Nel 2023 -grazie a un laser elettroni liberi e ai suoi impulsi polarizzati circolarmente intensi e di breve durata- è stata osservata per la prima volta la variazione nel tempo della chiralità di una molecola con un dettaglio senza precedenti, che è arrivato evidenziare il contributo dei singoli atomi a tale proprietà. Note Voci correlate Chiralità (matematica) Chiralità inerente Diastereoisomero Elemento stereogenico Enantiomero Omochiralità Prochiralità Prostereoisomeria Stereochimica Racemo (chimica) Altri progetti Collegamenti esterni Stereochimica Proprietà chimiche Concetti fondamentali di chimica
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Compilatore
Un compilatore è un programma informatico che traduce una serie di istruzioni scritte in un determinato linguaggio di programmazione (codice sorgente) in istruzioni di un altro linguaggio (codice oggetto): il processo di traduzione si chiama compilazione mentre l'attività inversa - ovvero passare dal codice oggetto al codice sorgente - è chiamata decompilazione ed è effettuata per mezzo di un decompilatore. Se tutti i compilatori aderissero esattamente alla specifica del linguaggio, lo stesso programma potrebbe essere compilato senza modifiche da ciascun compilatore, producendo risultati semanticamente uguali, ovvero programmi che producono lo stesso risultato se sottoposti agli stessi dati di ingresso. Nella realtà, molti compilatori implementano il linguaggio in modo incompleto o aggiungono estensioni proprietarie, creando quindi dei dialetti del linguaggio principale. Per i linguaggi che adottano uno standard nella decorazione dei simboli, il codice oggetto generato da compilatori differenti può essere collegato assieme in un unico eseguibile. Storia A partire dal 1950 vennero sviluppati diversi compilatori sperimentali (tra cui l'A-0 System di Grace Hopper), ma nel 1957 il team Fortran presso l'IBM, guidato da John Backus, fu il primo a realizzare un compilatore completo mentre, nel 1960, il COBOL fu uno dei primi linguaggi a essere compilato su più architetture. L'idea della compilazione prese velocemente piede e molti dei principi di design dei compilatori vennero sviluppati negli anni sessanta. Un compilatore è esso stesso un programma scritto in un qualche linguaggio e, i primi di essi vennero scritti in Assembly. Il primo compilatore auto-compilato, capace cioè di compilare il suo stesso codice, fu creato per il linguaggio Lisp da Hart e Levin presso il MIT nel 1962. L'uso di linguaggi ad alto livello per scrivere i compilatori ebbe una accelerazione nei primi anni settanta quando i linguaggi Pascal e C furono usati per scrivere compilatori per loro stessi: ossia, ad esempio, furono scritti compilatori per il C scritti a loro volta in C. Descrizione Quando un linguaggio di programmazione viene definito per la prima volta, sorge il problema di come realizzare il relativo compilatore. In questo caso esistono due approcci possibili: scrivere il compilatore in un linguaggio diverso; oppure - se esiste già un interprete per il nuovo linguaggio - è possibile sfruttarlo per scrivere una prima versione del compilatore, che verrà usata (dandogli in input il codice sorgente di sé stesso) per ottenere un primo compilatore funzionante in linguaggio macchina, che quindi renderà inutile l'uso dell'interprete. Il compilatore così ottenuto potrà essere usato per scrivere a sua volta compilatori migliori, e così via. Funzionamento Il compilatore prende in ingresso un programma, il codice sorgente, su cui esegue una serie di operazioni in modo da ottenere, in assenza di errori, il codice oggetto. In generale i compilatori sono in grado di riconoscere alcune classi di errori presenti nel programma, e in alcuni casi di suggerire in che modo correggerli. I compilatori attuali dividono l'operazione di compilazione in due stadi principali il front end e il back end. Nello stadio di front end il compilatore traduce il sorgente in un linguaggio intermedio (di solito interno al compilatore); nello stadio di back end avviene la generazione del codice oggetto. Stadio di front end Questo stadio si suddivide in più fasi: Analisi lessicale Attraverso un analizzatore lessicale, spesso chiamato scanner o lexer, il compilatore divide il codice sorgente in tanti pezzetti chiamati token. I token sono gli elementi minimi (non ulteriormente divisibili) di un linguaggio, ad esempio parole chiave (for, while), nomi di variabili (pippo), operatori (+, -, «). Analisi sintattica L'analisi sintattica prende in ingresso la sequenza di token generata nella fase precedente ed esegue il controllo sintattico. Il controllo sintattico è effettuato attraverso una grammatica. Il risultato di questa fase è un albero di sintassi. Analisi semantica L'analisi semantica si occupa di controllare il significato delle istruzioni presenti nel codice in ingresso. Controlli tipici di questa fase sono il type checking, ovvero il controllo di tipo, controllare che gli identificatori siano stati dichiarati prima di essere usati e così via. Come supporto a questa fase viene creata una tabella dei simboli (symbol table) che contiene informazioni su tutti gli elementi simbolici incontrati quali nome, scope, tipo (se presente) etc. Il risultato di questa fase è l'albero sintattico astratto (AST). Generazione del codice intermedio: Dall'albero di sintassi viene generato il codice intermedio. Stadio di back end Anche lo stadio di back end si divide in più fasi: Ottimizzazione del codice intermedio. Generazione del codice target: in questa fase viene generato il codice nella forma del linguaggio target. Spesso il linguaggio target è un linguaggio macchina. Schema riassuntivo Note Bibliografia Alfred V. Aho, Ravi Sethi, e Jeffrey D. Ullman, Compilatori. Principi, tecniche e strumenti, Milano, Pearson, 2006. ISBN 978-88-7192-559-2 Voci correlate Programma (informatica) Codice sorgente Copy propagation Cross-compilazione Linker Assembler .bss Parallelizzazione automatica Preprocessing Preprocessore Altri progetti Collegamenti esterni Teoria dei linguaggi formali
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Copenaghen
Copenaghen (AFI: ; in danese København; in latino Hafnia; in italiano arcaico Copenàga) è la capitale e la città più popolosa della Danimarca con abitanti nel comune ( nell'area urbana al 2021). È situata sulle isole Selandia e Amager, ed è separata dalla città svedese di Malmö dall’Øresund. Copenaghen venne fondata nel X secolo come villaggio di pescatori vichingo situato nei pressi di quella che oggi è Gammel Strand. All'inizio del XV secolo divenne la capitale della Danimarca e nei due secoli successivi consolidò la sua posizione di centro di potere regionale grazie alle sue istituzioni amministrative e alla presenza delle forze armate. Durante il Rinascimento la città servì come capitale de facto dell'Unione di Kalmar, essendo sede della monarchia, governando la maggior parte dell'attuale regione nordica in un'unione personale con la Svezia e la Norvegia governate dallo stesso monarca danese. La città fiorì come centro culturale ed economico. Dopo un'epidemia di peste e un grave incendio avvenuti nel XVIII secolo, la città subì un periodo di riqualificazione che incluse la costruzione del prestigioso quartiere di Frederiksstaden e la fondazione di istituzioni culturali come il Teatro reale danese e l'Accademia Reale di belle arti. Dopo ulteriori sciagure occorse all'inizio del XIX secolo, quando l'ammiraglio inglese Horatio Nelson attaccò la flotta dano-norvegese e bombardò la città, la ricostruzione avvenuta durante l'"età dell'oro danese" portò ad un nuovo aspetto in stile neoclassico della città. Successivamente, dopo la seconda guerra mondiale, il Piano Finger favorì lo sviluppo di alloggi e attività commerciali lungo le cinque linee ferroviarie urbane che si estendono dal centro cittadino. A partire dall'inizio del XXI secolo, Copenaghen è stata protagonista di un forte sviluppo urbano e culturale, facilitato dagli investimenti nelle sue istituzioni e infrastrutture. In questi anni la città è diventata il centro culturale, economico e governativo della Danimarca e uno dei maggiori centri finanziari del Nord Europa grazie anche alla presenza della borsa di Copenaghen. L'economia della città ha beneficiato di rapidi sviluppi nel settore dei servizi, in particolare grazie all'informatica, alla farmaceutica e all'economia verde. Dal completamento del ponte di Øresund, Copenaghen è diventata sempre più integrata con la provincia svedese di Scania. Con una serie di ponti che collegano i vari quartieri, il paesaggio urbano è caratterizzato da parchi, passeggiate e lungomare. I monumenti cittadini come i Giardini di Tivoli, la statua della Sirenetta, i palazzi di Amalienborg e di Christiansborg, il Castello di Rosenborg, la Marmorkirken, Børsen e molti musei, ristoranti e locali notturni sono importanti attrazioni turistiche. La città è sede dell'Università di Copenaghen (fondata nel 1479 e la prima della Danimarca), l'Università tecnica della Danimarca, la Copenhagen Business School e l'Università di informatica. Copenaghen ospita le squadre di calcio FC Copenhagen e Brøndby IF. L'annuale maratona di Copenaghen è stata istituita nel 1980. Copenaghen è una delle città più a misura di bicicletta al mondo e nel 2014 ha ricevuto il premio capitale verde europea. Il trasporto pubblico è garantito dalla metropolitana, istituita nel 2002, che serve il centro di Copenaghen, mentre la periferia è collegata grazie ad un efficiente servizio ferroviario. L'aeroporto di Copenaghen, con i suoi 2,5 milioni di passeggeri al mese, è l'aeroporto più trafficato dei paesi nordici . Geografia fisica Clima Il clima di Copenaghen, città di latitudine alta, è di tipo oceanico (Cfb per la classificazione di Köppen). Durante tutto l'anno il meteo è influenzato dalla presenza di sistemi di bassa pressione provenienti dall'Atlantico, che portano a condizioni meteo sempre instabili. Le precipitazioni sono in genere moderate, ad eccezione dei mesi tra luglio e settembre, in cui la piovosità è maggiore. Nei mesi più freddi, tra fine dicembre e i primi di marzo, le precipitazioni possono essere sia nevose che piovose, con temperature intorno allo zero. In questi mesi le nevicate sono abbastanza frequenti, ma raramente abbondanti, e con scarsa durata del manto nevoso al suolo. Il mese più soleggiato dell'anno è giugno, con una media di 18 ore di sole giornaliere. Luglio invece è il mese più caldo, con una temperatura massima media di 22 °C. Al contrario, durante il mese di novembre le ore di soleggiamento giornaliere si riducono a due, e tra dicembre e febbraio sono in media meno di una al giorno. Febbraio è il mese più asciutto dell'anno, con una media di soli 30 mm di precipitazioni. In condizioni meteo eccezionali, su Copenaghen possono scendere fino a 50 cm di neve nell'arco di 24 ore nei mesi invernali, mentre le temperature estive hanno talvolta raggiunto i 33 °C. Il numero di ore di luce giornaliere varia notevolmente tra l'estate e l'inverno, a causa della latitudine alla quale si trova la città. Il giorno del solstizio d'estate, il sole sorge alle 04:26 e tramonta alle 21:58, per un totale di 17 ore e 32 minuti di luce. Durante il solstizio di inverno, le ore di luce sono 7, essendo l'alba alle 08:37 e il tramonto alle 15:38. Origini del nome Il nome danese è una corruzione di Køpmannæhafn, che significa Porto dei Mercanti. Il nome inglese per la città, Copenhagen (notare la posizione dell'acca rispetto all'esonimo italiano), deriva dalla lingua basso-tedesca Kopenhagen. Storia Antichità Sebbene i primi documenti storici relativi Copenaghen risalgano solo alla fine del XII secolo, recenti scoperte archeologiche avvenute in concomitanza con i lavori di realizzazione della metropolitana cittadina hanno portato alla luce i resti di un grande edificio mercantile risalente al 1020 circa nei pressi dell'odierna Kongens Nytorv. Ulteriori scavi realizzati a Pilestræde hanno permesso di scoprire un pozzo databile alla fine del XII secolo. I resti di un'antica chiesa, con tombe risalenti all'XI secolo, sono invece rivenuti vicino al punto in cui Strøget incontra Rådhuspladsen. Tali reperti hanno permesso di stabilire che le origini di Copenaghen come città risalgono almeno all'XI secolo mentre sostanziali ritrovamenti di strumenti in selce nella zona sono chiare testimonianze di insediamenti umani risalenti all'età della pietra. Molti storici ritengono che la città risalga alla tarda età vichinga e che sia stata forse fondata da Sweyn I. Il porto naturale e l'ampia presenza di aringhe potrebbero aver attirato nella zona pescatori e mercanti stagionali a partire dall'XI secolo e in modo più stabile dal XIII secolo. Le prime abitazioni erano probabilmente concentrate su Gammel Strand (letteralmente "vecchia sponda"). Come detto, la prima menzione scritta riguardante la città risale al XII secolo, quando Saxo Grammaticus nella sua Gesta Danorum la chiamò Portus Mercatorum, che significa "porto dei mercanti". Tradizionalmente, la fondazione di Copenaghen è stata fatta coincidere con l'edificazione da parte del vescovo Absalon di una modesta fortezza sulla piccola isola di Slotsholmen nel 1167 dove oggi si trova il Palazzo di Christiansborg. La costruzione della fortezza avvenne in conseguenze degli attacchi dei pirati Venedi che razziavano la costa durante il XII secolo. In breve tempo furono completati i bastioni difensivi e i fossati mentre nel 1177 fu costruita la chiesa di San Clemente; l'eccellente porto contribì alla crescita della città fino a diventare un importante centro di commercio (da qui il suo nome – la prima parte della parola indica commercio in lingua danese). Gli attacchi dei Venedi continuarono e dopo che la fortezza originale venne distrutta, gli isolani la sostituirono con il castello di Copenaghen. Medioevo Nel 1186, in una lettera di papa Urbano III veniva dichiarato che il castello di Hafn (Copenaghen) e le terre circostanti, inclusa la città di Hafn, fossero state date ad Absalon, vescovo di Roskilde dal 1158 al 1191 e arcivescovo di Lund dal 1177 al 1201, da parte di re Valdemaro I. Alla morte di Absalon, la proprietà sarebbe passata alla diocesi di Roskilde. Intorno al 1200, la Cattedrale di Nostra Signora fu costruita su un'altura a nord-est del e un insediamento urbano iniziò a svilupparsi attorno ad essa. Quando la città assunse un ruolo più importante dovette subire i ripetuti attacchi da parte dalla Lega Anseatica e nel 1368 venne invasa durante la seconda guerra danese-anseatica. Mentre l'attività di pesca prosperava, in particolare riguardo al commercio delle aringhe, Copenaghen iniziò ad espandersi a nord di Slotsholmen. Nel 1254 la città ricevette un proprio statuto da parte del vescovo Jakob Erlandsen che ottenne sostegno dai mercanti di pescatori locali contro il re grazie alla concessione di privilegi speciali. A metà del 1330 fu pubblicata la prima valutazione fondiaria della città. Con l'istituzione dell'Unione di Kalmar (1397–1523) tra Danimarca, Norvegia e Svezia, Copenaghen emerse intorno al 1416 come capitale della Danimarca quando Eric di Pomerania trasferì la sua sede al Castello. L'Università di Copenaghen, una delle più antiche università d'Europa, fu inaugurata il 1º giugno 1479 da re Cristiano I di Danimarca dopo aver ricevuto l'approvazione di papa Sisto IV. XVI-XVII secolo Nella prima metà del XVI secolo, durante il turbolento periodo della Riforma Protestante, la città rimase fedele al sovrano cattolico Cristiano II anche dopo il disastroso assedio perpetrato nel 1523 delle forze protestanti di Federico I di Danimarca. A seguito di ciò, le difese cittadine vennero rinforzate con una serie di torri poste lungo le mura della città. Dopo un ulteriore lungo assedio protrattosi dal luglio 1535 al luglio 1536, durante il quale la città sostenne l'alleanza di Cristiano II con Malmö e Lubecca, fu costretta a capitolare a Cristiano III. Durante la seconda metà del secolo, la città tornò a prosperare grazie all'aumento del commercio attraverso il Baltico supportato dai navigatori olandese. Christoffer Valkendorff, statista di alto rango, difese gli interessi della città e contribuì al suo sviluppo. Durante il regno di Cristiano IV, durato tra il 1588 e il 1648, Copenaghen crebbe a ritmo veramente sostenuto. Su sua iniziativa, all'inizio del XVII secolo, furono completati due importanti edifici a Slotsholmen: l'Arsenale di Tøjhus e la borsa valori Børsen. Per promuovere il commercio internazionale, nel 1616 venne fondata la Compagnia danese delle Indie orientali. A est della città, su ispirazione della pianificazione urbanistica olandese, il re sviluppò il distretto di Christianshavn con canali e bastioni. Inizialmente doveva essere un centro commerciale fortificato, ma alla fine divenne parte della città. Cristiano IV promosse anche una serie di ambiziosi progetti di costruzione tra cui il Castello di Rosenborg e il Rundetårn. Nel 1658–1659, la città resistette all'assedio degli svedesi guidati da Carlo X Gustavo di Svezia respingendo con successo un vasto tentativo di assalto. Nel 1661 Copenaghen aveva oramai affermato la sua posizione di capitale della Danimarca e della Norvegia. Tutte le principali istituzioni si trovavano lì, così come la flotta e la maggior parte dell'esercito. Le difese furono ulteriormente potenziate con il completamento della Kastellet nel 1664 e l'ampliamento di Christianshavns Vold con i suoi bastioni nel 1692, portando così alla creazione di una nuova base per la flotta a Nyholm. XVIII secolo A causa di una grave epidemia di peste, nel 1711 Copenaghen perse circa abitanti su una popolazione di e successivamente dovette subire anche due grandi incendi che distrussero gran parte delle sue infrastrutture. L'incendio di Copenaghen del 1728 fu il più grande nella storia della città ed ebbe inizio la sera del 20 ottobre continuando a divampare fino alla mattina del 23 ottobre, distruggendo circa il 28% della città e lasciando circa il 20% della popolazione senza una casa. Non meno del 47% della zona medievale cittadina andò completamente perduta. Insieme al successivo incendio del 1795, è la ragione principale per cui nella città attuale si trovano poche tracce del centro storico. A questi avvenimenti seguì una vasta opera di ricostruzione. Nel 1733 iniziarono i lavori per la realizzazione della residenza reale del Palazzo di Christiansborg, completato nel 1745, mentre nel 1749 fu avviato lo sviluppo del prestigioso quartiere di Frederiksstaden. Progettato da Nicolai Eigtved in stile rococò, comprendeva in centro gli edifici che ora costituiscono il Palazzo di Amalienborg. Inoltre, furono intrapresi importanti ampliamenti alla base navale di Holmen mentre l'importanza culturale della città fu accresciuta con il Teatro Reale e la Reale Accademia di Belle Arti. Nella seconda metà del XVIII secolo, Copenaghen beneficò della neutralità della Danimarca durante le guerre intercorse tra le principali potenze europee, consentendole di affermarsi tra le città protagoniste nel commercio intorno al Mar Baltico. XIX secolo Il 2 aprile 1801, una flotta britannica al comando dell'ammiraglio Sir Hyde Parker attaccò e sconfisse la flotta neutrale danese-norvegese ancorata vicino a Copenaghen. L'attacco principale fu guidato dal vice ammiraglio Horatio Nelson e durante il combattimento disobbedì all'ordine di Parker di ritirarsi, distruggendo molte delle navi dano-norvegesi prima che fosse concordata una tregua. La battaglia di Copenaghen è spesso considerata come la battaglia più dura combattuta di Nelson, superando persino i pesanti combattimenti di Trafalgar. Fu durante gli scontri che Lord Nelson avrebbe pronunciato la celebre frase "mettere il telescopio davanti all'occhio cieco" in modo da non vedere il segnale di cessate il fuoco dell'ammiraglio Parker. Quando una spedizione britannica bombardò Copenaghen nel 1807 per acquisire il controllo della marina danese, la città subì gravi danni e molte vittime. Dal punto di vista britannico questo fu un attacco preventivo, sebbene contro la popolazione civile, allo scopo di impadronirsi ancora una volta della flotta, ma dal secondo i danesi l'azione fu in bombardamento terroristico in cui venne colpita direttamente la popolazione civile. Inoltre questa fu la prima occasione in Europa in cui vennero utilizzati razzi incendiari Congreve (che contenendo fosforo il fuoco non può essere spento con l'acqua) lanciati sulla città. Poche edifici con il tetto in paglia sopravvissero al bombardamento. La chiesa più grande, cattedrale di Nostra Signora, fu distrutta dall'artiglieria marina. Diversi storici considerano questa battaglia il primo attacco terroristico contro una grande città europea nei tempi moderni. Dopo il bombardamento, gli inglesi sbarcarono con uomini, circondarono Copenaghen continuando l'attacco per i tre giorni successivi, uccidendo circa civili e distruggendo la maggior parte della città. La disfatta fu così grande perché Copenaghen faceva ancora affidamento su una vecchia linea di difesa il cui raggio limitato non poteva impensierire le navi britanniche e la loro artiglieria a lungo raggio. Nonostante i disastri accaduti all'inizio del XIX secolo, Copenaghen visse un periodo di intensa creatività culturale noto come l'età dell'oro danese. La pittura prosperò grazie a Christoffer Wilhelm Eckersberg e i suoi studenti, mentre Christian Frederik Hansen e Michael Gottlieb Bindesboll conferirono un aspetto neoclassico all'architettura della città. All'inizio del 1850, i bastioni della città furono aperti per consentire la costruzione di nuove abitazioni intorno ai laghi (Søerne) che confinava con le vecchie difese a ovest. Entro il 1880, i distretti di Nørrebro e Vesterbro si svilupparono al fine di accogliere coloro che provenivano dalle province per favorire il processo di industrializzazione della città. Questo drammatico aumento dello spazio era atteso da tempo, poiché non solo i vecchi bastioni erano obsoleti come sistema di difesa, ma dovevano essere superate le cattive condizioni igieniche nella città vecchia. Dal 1886, il bastione occidentale (Vestvolden) fu raso al suolo, consentendo importanti estensioni del porto che portarono all'istituzione del porto franco di Copenaghen 1892–94. L'elettricità arrivò nel 1892 e i tram elettrici nel 1897. La diffusione delle abitazioni nelle aree esterne ai vecchi bastioni provocò un enorme aumento della popolazione. Nel 1840 Copenaghen era abitata da circa persone ma nel 1901 arrivava a contarne abitanti. XX secolo All'inizio del XX secolo, Copenaghen era diventata una fiorente città industriale e amministrativa. A seguito della costruzione del nuovo municipio e della stazione ferroviaria, il suo centro si era spostato verso ovest. Nuovi insediamenti abitativi sorsero a Brønshøj e Valby, mentre Frederiksberg divenne un'enclave all'interno della città di Copenaghen. Tra il 1901 e il 1902, le zone settentrionali di Amager e Valby vennero incorporate nella città. Come risultato della neutralità della Danimarca nella prima guerra mondiale, Copenaghen conobbe un periodo di prosperità grazie ai commerci sia con la Gran Bretagna che con la Germania; durante tutto il conflitto le difese della città furono mantenute completamente presidiate da circa soldati. Negli anni 1920 si registrò una grave carenza di beni e alloggi. Pertanto furono elaborati piani per demolire la parte vecchia di Christianshavn e radere al suolo le peggiori baracche della città. Tuttavia, fu solo negli anni 1930 che poterono essere eseguiti sostanziali sviluppi abitativi, grazie alla demolizione di un lato della Torvegade di Christianhavn per far posto a cinque grandi condomini. Seconda guerra mondiale Durante la seconda guerra mondiale, Copenaghen, come il resto del paese, fu occupata da truppe tedesche, dal 9 aprile 1940 fino al 4 maggio 1945. Il dittatore tedesco Adolf Hitler sperava che la Danimarca diventasse "un protettorato modello" e inizialmente le autorità naziste cercarono di raggiungere un'intesa con il governo danese. Nel 1943 furono anche consentite nel paese le libere elezioni del parlamento con l'esclusione solo del Partito Comunista. Nel mese di agosto 1943, quando il governo collaborazionista crollò, diverse navi danesi vennero affondate nel porto dalla Royal Navy in modo da impedire che esse potessero cadere in mano nemica ed essere utilizzate dai tedeschi. In quel periodo i nazisti iniziarono ad arrestare gli ebrei, anche se la maggior parte riuscì a fuggire in Svezia. Nel 1945 Ole Lippman, esponente della sezione danese dello Special Operations Executive, chiese alla Royal Air Force britannica di collaborare alle loro operazioni di resistenza contro gli occupanti attaccando il quartier generale nazista a Copenaghen. Di conseguenza, il vice maresciallo Sir Basil Embry elaborò piani per uno spettacolare attacco di precisione agli edifici che ospitavano la Sicherheitsdienst e la Gestapo. L'attacco, noto come "Operazione Cartagine", avvenne il 22 marzo 1945 nel corso di tre piccole ondate. Nella prima, tutti e sei gli aerei (che trasportavano una bomba ciascuno) colpirono il loro obiettivo, ma uno degli aerei si è schiantò vicino alla scuola Frederiksberg. A causa di questo incidente, quattro degli aerei nelle due ondate successive presumettero che la scuola fosse uno degli obiettivi e la bombardarono, provocando la morte di 123 civili (di cui 87 erano studenti). Come risultato del raid 18 dei 26 prigionieri politici reclusi nel quartier generale della Gestapo riuscirono a fuggire mentre gli archivi della polizia nazista furono completamente distrutti. L'8 maggio 1945 Copenaghen fu ufficialmente liberata dalle truppe britanniche comandate dal feldmaresciallo Bernard Montgomery che supervisionò la resa di tedeschi che si trovavano intorno alla capitale. La città, dopo la guerra, è cresciuta notevolmente: negli anni settanta, utilizzando il cosiddetto "piano delle cinque dita", sono state costruite delle linee ferroviarie per collegarla alle città circostanti. Dopoguerra Nel 1962 fu la prima città al mondo a vedere pedonalizzato il suo centro storico. XXI secolo Dall'estate del 2001, Copenaghen e la città svedese di Malmö sono collegate da un ponte a pedaggio: il Ponte sull'Öresund, che permette ai passeggeri su strada o ferrovia di attraversare lo stretto. È stato inaugurato nel luglio 2000 dal re Carlo XVI Gustavo di Svezia e dalla regina Margherita II di Danimarca. Come risultato, Copenaghen è diventata il centro di una vasta area metropolitana che si estende su tutte e due le nazioni. La costruzione del ponte ha portato un grande numero di cambiamenti nel sistema del trasporto pubblico e un'estensiva ripianificazione dell'isola di Amager, a sud della città. Attualmente il ponte ha un traffico medio giornaliero di circa veicoli. Entro il 2025 sarà la prima capitale al mondo a emissioni zero. Monumenti e luoghi d'interesse Architettura La parte più antica del centro di Copenaghen viene spesso chiamata Middelalderbyen ossia "la città medievale", tuttavia il quartiere più caratteristico della città è Frederiksstaden, sviluppatosi durante il regno di Federico V. Al centro di esso si trova il Palazzo di Amalienborg ed è dominato dalla cupola della Marmorkirken e da diversi eleganti palazzi rococò del XVIII secolo. Il centro della città comprende anche Slotsholmen, una piccola isola su cui sorge il palazzo di Christiansborg e Christianshavn con i suoi canali. Børsen e il Castello di Frederiksborg a Hillerød sono importanti esempi dello stile rinascimentale olandese a Copenaghen. Intorno al centro storico della città si estende una fascia di borghi residenziali (Vesterbro, Inner Nørrebro, Inner Østerbro) risalenti principalmente alla fine del XIX secolo. Furono realizzati fuori dai vecchi bastioni quando alla città fu finalmente permesso di espandersi oltre le sue fortificazioni. A volte chiamata "la città delle guglie", Copenaghen è nota per la sua skyline orizzontale, interrotta solo dalle guglie e dalle torri delle sue chiese e dei suoi castelli. La più caratteristica di tutte è quella barocca della Chiesa del Nostro Redentore con la sua stretta scala a chiocciola esterna che i visitatori possono salire fino in cima. Altre guglie importanti sono quelle del palazzo di Christiansborg, del municipio e dell'ex chiesa di San Nicola che oggi ospita un'esposizione di arte moderna. Non così alte sono le guglie rinascimentali del castello di Rosenborg e la "guglia del drago" dell'ex borsa valori di Cristiano IV, così chiamato perché ricorda le code intrecciate di quattro draghi. Copenaghen è riconosciuta a livello mondiale come uno dei migliori esempi di pratica urbanistica. Il suo fiorente centro urbano ad uso misto è definito da un'architettura contemporanea sorprendente, spazi pubblici coinvolgenti e una moltitudine di attività umane. Questi risultati progettuali sono stati deliberatamente raggiunti attraverso un'attenta riprogettazione effettuata a nella seconda metà del XX secolo. Gli ultimi anni hanno visto un boom dell'architettura moderna sia per quanto riguarda i lavori degli architetti locali sia per quelli internazionali. Per alcune centinaia di anni, quasi nessun architetto straniero aveva lavorato a Copenaghen, ma dall'inizio del millennio la città e le sue immediate vicinanze sono sorte opere progettate dai migliori progettisti internazionali. Nel 2008, la rivista britannica di design Monocle ha nominato Copenaghen come la "migliore città del design". Lo sviluppo urbano di Copenaghen nella prima metà del XX secolo è stato fortemente influenzato dall'industrializzazione. Dopo la seconda guerra mondiale, la municipalità di Copenaghen adottò il fordismo come strategia produttiva e riadattò il suo centro medievale per facilitare le infrastrutture automobilistiche private in risposta alle innovazioni nei trasporti, nei commerci e nelle comunicazioni. La pianificazione degli spazi della città in quel momento fu caratterizzata dalla separazione degli usi del suolo: un approccio che richiedeva ai residenti di utilizzare l'automobile per accedere a strutture di usi diversi. La crescita dello sviluppo urbano e dell'architettura moderna ha apportato alcuni cambiamenti all'aspetto della città. A seguito di una decisione politica si è stabilito di mantenere il centro storico libero da grattacieli, ma diverse aree vedranno o hanno già visto un massiccio sviluppo urbano. Al 2020, Ørestad è il quartiere maggiormente protagonista degli sviluppi più recenti. Situato vicino all'aeroporto di Copenaghen, attualmente vanta uno dei più grandi centri commerciali della Scandinavia e una varietà di uffici e edifici residenziali; ospita inoltre l'Università di informatica e una scuola superiore. Parchi, giardini e zoo Aree naturali Copenaghen e la regione circostante hanno 3 spiagge con un totale di circa 8 km di spiagge sabbiose che distano 30 minuti di bicicletta dal centro della città. La principale di queste è Amager Strand, aperta nel 2005: situata a dal centro di Copenaghen, ha un totale di di spiaggia; si tratta di una lunga isola artificiale lunga 2 km, che dà origine a una laguna di circa 400 m di larghezza. Società Evoluzione demografica Poiché l'esatto perimetro di Copenaghen è mal definito, il numero di abitanti di Copenaghen è approssimato. Le statistiche danesi utilizzano una misura approssimativa dell'area urbana della città. Questo significa che il numero delle comunità incluse in questa statistica astratta è cambiato più volte e, nell'ultimo censimento, è arrivato a poco più di 1,1 milioni di abitanti ( nel 2009). Le statistiche della Danimarca non hanno mai dichiarato l'area geografica della città di Copenaghen. Tuttavia sappiamo che comprende il comune di Copenaghen, Frederiksberg e 16 dei 20 comuni della vecchia contea di Copenaghen e Roskilde, anche se 5 di essi solo parzialmente. La statistica danese ha elaborato delle definizioni delle cosiddette terre (landsdele), una definizione utilizzata per soddisfare le esigenze statistiche su un livello inferiore a quello delle regioni. Da questo, la terra della città di Copenaghen è definita dai comuni di Copenaghen, Dragør, Frederiksberg e Tårnby, con una popolazione totale di all'inizio del 2008. La periferia di Copenaghen comprende i comuni di Albertslund, Ballerup, Brøndby, Gentofte, Gladsaxe, Glostrup, Herlev, Hvidovre, Høje-Taastrup, Ishøj, Lyngby-Taarbæk, Rødovre e Vallensbæk con una popolazione totale di (1º gennaio 2008). Questo dà una popolazione totale di abitanti. Dal 1º gennaio 2008 la popolazione dei 33 comuni è di . Così la regione comprende il 6,3% del territorio e il 33,5% della popolazione della Danimarca. Questo dà un totale di per la regione. Etnie e minoranze straniere Le statistiche del terzo trimestre 2015 mostrano che (76,6%) abitanti della municipalità di Copenaghen erano di origine danese, immigrati e altri discendenti di immigrati. Dal 2009 al 2015 il numero di immigrati è cresciuto di oltre ventimila unità. Al terzo trimestre 2015, le comunità più numerose sono quelle provenienti da: Religione La maggioranza degli abitanti di Copenaghen fa parte della Chiesa di Danimarca (cristiana luterana). Al 2015, il 60,2% degli abitanti risultava ufficialmente iscritto, contro il 77,8% di media nazionale. Questa percentuale è in costante diminuzione da almeno due decenni. La seconda religione più praticata in città (e in tutta la nazione) è l'Islam. Cultura Istruzione Biblioteche e archivi La Biblioteca reale è la biblioteca nazionale danese, utilizzata anche come biblioteca dell'Università di Copenaghen. È la più grande biblioteca delle nazioni scandinave e possiede una collezione quasi completa di tutti i libri danesi stampati dal 1482. La biblioteca è stata fondata nel 1650 dal re Federico III; attualmente è dislocata in quattro siti, il principale dei quali si trova a Slotsholmen. Nel 1996 la biblioteca ospitava oltre 4.6 milioni di libri su circa lineari di scaffali. Nel 1999 il sito principale è stato notevolmente ampliato con l'aggiunta di un nuovo edificio, chiamato Diamante Nero per le lastre di marmo nero che ne formano la copertura esterna, contiguo a quello preesistente. L'Archivio nazionale è l'archivio di stato danese. Due gruppi di documenti conservati nell'Archivio sono stati inseriti nella Memoria del mondo dell'UNESCO. Innanzitutto gli archivi delle compagnie commerciali danesi: la Compagnia danese delle Indie Orientali e la sua continuazione, la "Compagnia Asiatica", la Compagnia danese delle Indie occidentali. Inoltre l'Archivio conserva i registri del pedaggio per il transito nel Sund, che fornisce informazioni dettagliate su tutte le navi che sono passate dal Mar Baltico al Mare del Nord e viceversa a partire dal XV secolo. Cinema È rappresentata nel film del 2022 Un'ombra negli occhi, di Ole Bornedal, che tratta del bombardamento della scuola francese da parte della RAF nel corso della seconda guerra mondiale. Università e ricerca Copenaghen è sede dell'Università più antica e più grande di Danimarca, l'Università di Copenaghen, fondata nel 1479. L'Università comprende la facoltà scienza, di salute, diritto, scienze sociali, di teologia e di scienze umane e fa parte della International Alliance of Research Universities (IARU), che è una collaborazione tra le università più research-intensive del mondo tra cui Oxford, Cambridge, Yale e l'Università di California a Berkeley. Al 2014 conta 40.882 studenti iscritti. Dall'Università dipende l'Osservatorio di Copenaghen. Altri importanti poli universitari nella capitale danese sono la Copenhagen Business School, con 20.819 studenti,, University College Capital, che conta più di 10.000 studenti, e l'Università Tecnica della Danimarca. Quest'ultima è situata a Lyngby, alla periferia nord di Copenaghen, ed è classificata tra le dieci migliori università tecniche in Europa. Presso il palazzo di Charlottenborg è inoltre presente la storica Accademia delle belle arti di Copenaghen, fondata nel 1754, che offre insegnamenti di architettura, design e conservazione dei beni culturali. Una sede moderna ha invece la Accademia Reale Danese di Musica. Nei pressi di Copenaghen è situato il Centro Nazionale Spaziale della Danimarca che si occupa di ricerca in astrofisica, fisica del sole, geologia e tecnologia spaziale. A Copenaghen ha sede anche la Regia accademia danese di scienze e lettere. Musei Copenaghen vanta una serie di musei di livello internazionale. Il museo nazionale danese possiede la più grande collezione di archeologia e storia della Danimarca comprendendo anche reperti stranieri. La Galleria Nazionale Danese è il museo d'arte nazionale con collezioni che vanno dal XII secolo ad oggi; oltre ai pittori danesi, sono esposte opere di Rubens, Rembrandt, Picasso, Braque, Léger, Matisse, Emil Nolde, Olafur Eliasson, Elmgreen e Dragset, Superflex e Jens Haaning. Un altro importante museo d'arte di Copenaghen è la Ny Carlsberg Glyptotek fondata dal filantropo Carl Jacobsen e costruita attorno alle sue collezioni personali. Le sue opere principali sono le sculture e le antichità classiche egiziane, civiltà romana e greche; vi è esposta una collezione di sculture di Rodin, la più grande al di fuori della Francia. Oltre a ciò il museo conserva anche una collezione di dipinti di pittori impressionisti e post-impressionisti come Monet, Renoir, Cézanne, van Gogh, Toulouse-Lautrec, nonché opere dei pittori danesi dell'età dell'oro. Il Museo d'arte contemporanea Louisiana è situato sulla costa, appena a nord di Copenaghen. Si trova nel mezzo di un giardino ove si trovano esposte sculture su una scogliera che domina Øresund. La sua collezione di oltre opere d'arte comprende lavori di Picasso, Giacometti e Dubuffet. Il Museo del design danese si trova nell'edificio dell'ex ospedale Frederiks del XVIII secolo e espone oggetti di design danese e internazionale. Altri musei includono: il Museo Thorvaldsen, dedicato ai lavori dello scultore romantico danese Bertel Thorvaldsen; il museo Cisternerne spazio espositivo per l'arte contemporanea, situato in ex cisterne che si completano con le stalattiti formate dal variare del livello dell'acqua; e il Museo Ordrupgaard, situato a nord di Copenaghen, che espone arte francese e danese del XIX secolo ed è noto per le opere di Paul Gauguin. Musica e Intrattenimento Fra le principali orchestre sinfoniche della città bisogna ricordare l'Orchestra Reale Danese, risalente al 1448, l'Orchestra Filarmonica di Copenhagen e l'Orchestra Sinfonica Nazionale Danese. Il Copenhagen Jazz Festival, che si svolge in estate, è un evento annuale che è il risultato di una significativa scena jazz che è esistita per molti anni. Si sviluppò notevolmente quando un certo numero di musicisti jazz americani come Ben Webster, Thad Jones, Richard Boone, Ernie Wilkins, Kenny Drew, Ed Thigpen, Bob Rockwell, Link Wray andarono a vivere a Copenaghen nel 1960. Per il tempo libero si può passeggiare per Strøget, via pedonale nel centro di Copenaghen, è la più lunga del suo tipo in tutto il mondo, in particolare tra Nytorv e Højbro Plads la sera è possibile assistere alle performance di musicisti, maghi, giocolieri e altri artisti di strada. La città ha ospitato nel 1964, nel 2001 e nel 2014 la più grande manifestazione musicale europea, l'Eurovision Song Contest. Cucina Copenaghen offre una grande varietà di ristoranti sia tradizionali che innovativi ed considerata una delle capitali del fine dining mondiale. Tra le specialità danesi, si segnala lo smørrebrød. La città vanta un totale di 18 stelle Michelin assegnate a 15 ristoranti nel 2015. Il ristorante Noma è stato votato il miglior ristorante del mondo secondo il periodico Restaurant nel 2010, 2011, 2012 e 2014. Copenaghen è da sempre stata associata alla birra anche per la presenza sul territorio cittadino di due tra i più conosciuti birrifici del mondo: Tuborg e Carlsberg (anno di fondazione 1847). Negli ultimi anni il numero di piccoli birrifici è cresciuto enormemente, fino a raggiungere il centinaio in tutta la Danimarca. Uno di questi, il birrificio Amager Bryghus, situato a Kastrup, è stato insignito del premio per la produzione della miglior birra danese e una delle migliori birre al mondo. Geografia antropica La città di Copenaghen, per ragioni storiche, è divisa in diversi Comuni. La parte più grande e centrale è il Comune di Copenaghen, la seconda è il Comune di Frederiksberg. Entrambe sono comprese nella regione di Hovedstaden, che contiene la maggior parte dell'area metropolitana della città. Suddivisione amministrativa La suddivisione dei quartieri, a partire dal centro, comprende: il quartiere centro Indre By (K), dove si trovano le altre cose il parlamento danese, il palazzo di Amalienborg, residenza reale, la sede centrale dell'Università, il municipio Rådhuset (lett. casa del consiglio), il pittoresco quartiere di Nyhavn. Vesterbro (V), letteralmente il quartiere Ovest, in realtà in direzione sud-ovest rispetto al centro. Questo è un quartiere che ha subìto profondo rinnovamento edilizio e sociale negli ultimi vent'anni, diventando il quartiere di elezione degli studenti universitari, che hanno via via sostituito le famiglie di operai. La via più famosa del quartiere è Istegade, ultima reminiscenza di Vesterbro prima del rinnovamento. Kødbyen, noto anche Meat Pack district (l'ex mattatoio) o il distretto della carne, aperto il 28 novembre 1879, pianificato e progettato dall'architetto Hans Jørgen Holm. Dalla fine del XX secolo, il distretto si è lentamente trasformato, ospitando gallerie d'arte, caffè, locali notturni e piccole imprese creative come studi di architettura e di design. Oggi è un polo di ristoranti e negozi alimentari. Nørrebro (N), ovvero il quartiere Nord, in realtà orientato a nord-ovest. Questo è il quartiere più multietnico di Copenaghen, tanto che la sua via principale (Nørrebrogade, che a partire dal centro taglia in due il quartiere) è nota anche come Shawarma belt, ovvero Cintura della Shawerma. Østerbro (Ø), che a dispetto del nome è in realtà fondamentalmente al nord del centro, è il quartiere più tranquillo e borghese. Christianshavn chiude la cintura intorno al centro e sta a sud. Il quartiere ospita tra l'altro il villaggio di Christiania un'ex area militare occupata all'inizio degli anni settanta, divenuta area di elezione del movimento hippy che vi fondò una comune tutto'ora esistente. L'area è stata, nel corso dei decenni, oggetto di diverse controversie. La municipalità indipendente di Frederiksberg è una enclave, incastonata tra i quartieri Vesterbro, Nørrebro e la città di Valby e ha anch'essa connotazione borghese. Economia Copenaghen è il principale centro economico e finanziario della Danimarca. L'economia della città si basa in gran parte sui servizi e sul commercio. Le statistiche per il 2010 mostrano che la stragrande maggioranza dei lavoratori residenti in città era impiegata nel terzo settore, in particolare nei trasporti, nelle comunicazioni, nel commercio e nella finanza; mentre ò'industria manifatturiera conta meno di addetti. La forza lavoro del settore pubblico è di circa unità, compresi coloro che sono impiegati nell'istruzione e nell'assistenza sanitaria. Dal 2006 al 2011, l'economia è cresciuta del 2,5% in città a differenza di una diminuzione di circa il 4% registrato nel resto del paese. Nel 2017, la più ampia regione di cui fa parte Copenaghen vantava un prodotto interno lordo (PIL) di 120 miliardi di euro e il 15° più grande PIL pro capite delle regioni dell'Unione europea. Diverse istituzioni finanziarie e bancarie hanno sede a Copenaghen, incluse Alm. Brand, Danske Bank, Nykredit e Nordea Bank Danmark. La Borsa di Copenaghen (CSE) è stata fondata nel 1620 ed è ora di proprietà della Nasdaq. Copenaghen è anche sede di numerose società internazionali tra cui AP Møller-Mærsk, Novo Nordisk, Carlsberg e Novozymes. Le autorità cittadine hanno incoraggiato lo sviluppo di gruppi di imprese in diversi settori innovativi, tra cui la tecnologia dell'informazione e la biotecnologia, la farmaceutica, l'economia verde e soluzioni per le città intelligenti. Le scienze della vita sono un settore chiave per l'economia cittadina grazie alle sue ampie attività di ricerca e sviluppo. Medicon Valley è un importante gruppo binazionale di scienze della vita in Europa con sede nella regione dell'Øresund. Copenaghen è ricca di aziende e istituzioni con un focus particolare sulla ricerca e sviluppo nel campo della biotecnologia, e l'idea della Medicon Valley mira proprio a rafforzare questa posizione promuovendo la cooperazione tra aziende e mondo accademico. Molte delle principali aziende danesi come Novo Nordisk e Lundbeck, entrambe tra le 50 più grandi aziende farmaceutiche e biotecnologiche del mondo, fanno parte di questo gruppo aziendale. Il trasporto di merci è un altro settore importante e Maersk, la più grande compagnia di navigazione del mondo, ha sede in città. Copenaghen possiede un porto industriale che dopo decenni di stagnazione, a partire dal 1990 ha conosciuto una rinascita grazie alla fusione con il porto di Malmö. Entrambe le strutture sono gestite dalla Copenhagen Malmö Port (CMP). La posizione centrale nella regione dell'Øresund consente ai porti di fungere da centro di smistamento per le merci in direzione dei paesi baltici. I porti ricevono annualmente circa navi e nel 2012 hanno movimentato circa TEU. In un sondaggio del 2006 Copenaghen si è classificata 9ª tra le città più ricche del mondo e con la capitale norvegese Oslo ha il primato degli stipendi lordi più alti, ma le alte tasse li hanno ridotti di molto. Inoltre, Copenaghen è stata classificata come una delle città più costose a livello globale. Turismo Il settore del turismo fornisce un importante contributo all'economia di Copenaghen; la città, infatti, attira diversi visitatori grazie al porto, alle attrazioni culturali e ai celebri ristoranti. Dal 2009 Copenaghen, è una delle destinazioni cittadine in più rapida crescita in popolarità in Europa. La capacità alberghiera in città sta crescendo in modo significativo. Dal 2009 al 2013, Copenaghen ha registrato una crescita del 42% dei pernottamenti internazionali (numero totale di notti trascorse dai turisti), registrando un aumento di quasi il 70% per quanto riguarda i visitatori cinesi. Il numero totale di pernottamenti nella regione della capitale ha superato i 9 milioni nel 2013, mentre i pernottamenti internazionali hanno raggiunto i 5 milioni. Nel 2010, si stima che il turismo in città abbia contribuito al fatturato di 2 miliardi di corone danesi. Tuttavia, il 2010 è stato un anno eccezionale per il turismo in città in cui il fatturato è aumentato del 29%. croceristi hanno usufruito del porto nel 2015. Nel 2019 Copenaghen è stata classificata al primo posto tra le prime dieci città da visitare da Lonely Planet. Nell'ottobre 2021, Copenaghen è stata selezionata per il premio "Capitale europea del turismo intelligente" 2022 della Commissione europea insieme a Bordeaux, Dublino, Firenze, Lubiana, Palma di Maiorca e Valencia. Infrastrutture e trasporti Copenaghen ha una ben stabilita rete di infrastrutture che la rendono una hub nel Nord Europa. Ha un servizio di qualità di strade, ferrovie, aeroporti e porti. Aeroporti Copenaghen ha due aeroporti, ll Kastrup (il grande aeroporto internazionale, con oltre 24 milioni di passeggeri l'anno) e Roskilde Lufthavn (una piccola internazionale di aviazione generale e aeroporto). Il Kastrup, noto anche aeroporto di Copenaghen, è situato a soli 8 km a sud del centro di Copenaghen, ed è collegato con la città dalla linea metropolitana M2. Inoltre possiede una stazione ferroviaria ubicata sotto il Terminal 3, servita da treni con frequenza di fermate elevata, sulla linea che collega Copenaghen a Malmö in Svezia, e da treni a lunga percorrenza quali InterCity e InterCityExpress gestiti da DSB. Nel 2011 l'aeroporto è stato votato come il migliore aeroporto del nord Europa e il decimo al mondo. Strade Copenaghen ha una vasta rete di autostrade e strade pubbliche, che collega diversi comuni della città al Nord Europa. Come in molte altre città in Europa il traffico a Copenaghen è in aumento. Durante le ore di punta a Copenaghen il traffico nel centro della città e nelle arterie della città è molto congestionato. La città ha molte piste ciclabili, le quali sono ampie e decisamente frequentate. Le piste ciclabili sono spesso separate dalle principali rotte di traffico e, a volte, hanno le loro segnaletiche. Copenaghen è conosciuta come la città più "amica della bicicletta" del mondo, con il 35% di persone pendolari che vanno al lavoro in bicicletta. Con il completamento del Ponte di Øresund nel 2001, Copenaghen e Malmö sono unite da un collegamento automobilistico e ferroviario grazie al quale dovrebbero migliorare l'interscambio commerciale, i rapporti tra i due Stati e il transito dei pendolari da entrambe le sponde. Porti Nel 2001 il porto di Copenaghen si è unito a quello di Malmö, in Svezia, formando il Porto di Copenaghen-Malmö. Il traffico di passeggeri nel porto è passato da 175 000 passeggeri nel 2002 a 840 000 nel 2012, con 372 navi da crociera che arrivano al porto ogni anno. Il porto di Copenaghen è dunque il principale porto per navi da crociera nel Mar Baltico. La rete di Crociere da Copenaghen è stata istituita nel 1992 come un partenariato tra il porto di Copenaghen e 45 fornitori professionali, al fine di rafforzare e sviluppare Copenaghen come il porto di maggior successo per crociere in Scandinavia e del Mar Baltico. Il porto di Copenaghen e Malmö è stato insignito del premio migliore porto da crociera in Europa per 4 anni consecutivi a partire dal 2008. Trasporti pubblici Il sistema di trasporto pubblico di Copenaghen si basa sulla rete ferroviaria suburbana degli S-tog, sugli autobus (gestiti dalla società Movia) e sulla metropolitana. La rete degli S-tog forma la base della rete di trasporto, che si estende per la maggior parte nell'area metropolitana di Copenaghen, con il centro presso la stazione centrale di Copenaghen. Negli ultimi anni i treni sono stati integrati con le linee verso l'Aeroporto di Copenaghen, Elsinore e Malmö. La rete delle suburbani S-tog Ferrovie dello Stato danese ha il capolinea orientale a Copenaghen, con la maggior parte dei treni che prosegue per l'aeroporto di Copenaghen. La città ha quattro linee metropolitane, M1, M2, M3 e M4, con treni automatici senza macchinista; la linea M2 collega l'aeroporto al centro della città in 15 minuti. I treni circolano 24 ore al giorno, con frequenza variabile tra i 2-4 minuti negli orari di punta e 20 minuti durante la notte.. Il servizio di trasporto pubblico comprende inoltre alcune linee di navigazione, gestite da Movia. Sport Lo sport più popolare è il calcio, e le società calcistiche della città militanti nella massimo campionato danese sono 2: Il , fondato nel 1992 dalla fusione di due club storici di Copenaghen (il KB ed il B 1903), che gioca nel Parken, lo stadio nazionale danese. Si è laureato 14 volte campione di Danimarca e ha partecipato varie volte alla Champions League. Il , nato nel 1964 dall'unione di due squadre del sobborgo di Brøndby, che gioca nel Brøndby Stadion. È stato 11 volte campione di Danimarca. Altra squadra storica ma minore è l', militante nella serie B danese, con 9 titoli nazionali. In Danimarca è molto diffusa la pallamano, nella quale c'è l'AG Copenaghen a rappresentare la capitale nel massimo campionato danese. Di recente è stata fondata anche una squadra femminile, il København Håndbold. Altri sport molto praticati sono l'hockey sul ghiaccio, con tre squadre che giocano nel campionato nazionale, il rugby e l'atletica leggera. Dal 19 al 25 settembre 2011 ha ospitato i mondiali di ciclismo su strada. Amministrazione Gemellaggi (Accordi di amicizia) Note Bibliografia Voci correlate Christiania Frederiksberg Trasporti in Danimarca Metropolitana di Copenaghen Battaglia di Copenaghen (1801) Altri progetti Collegamenti esterni
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Compositore
Un compositore (dal latino composĭtor, -oris, der. di componĕre "comporre’", XIII secolo, "chi mette insieme") è una persona che compone e che quindi crea e scrive musica, attraverso la realizzazione di partiture o con altri mezzi che permettono di combinare una o più idee musicali, in modo da ottenere un brano musicale. Alcuni compositori sono anche esperti cantanti, strumentisti, o direttori d'orchestra. Esempi di compositori che sono noti anche per le loro capacità interpretative sono J. S. Bach (organista), Mozart (violino e pianoforte) e Beethoven, Liszt e Chopin (pianisti). Il termine può indicare artisti provenienti da altre tradizioni musicali che creano musica, non necessariamente legata a una notazione scritta, come per esempio blues o cantanti folk e chitarristi che creano brani attraverso improvvisazione e registrazione e scrittori di musica popolare di canzoni musicali e arrangiamenti teatrali. In molti generi musicali popolari i musicisti che scrivono nuove canzoni, creando sia il testo che la musica, sono tipicamente chiamati cantautori. Descrizione La composizione, al fine di poterne agevolare la riproduzione, è generalmente trascritta su uno spartito tramite un sistema di simboli chiamato notazione musicale, che appunto utilizza le cosiddette note musicali: l'opera del compositore è eseguita dagli interpreti (musicisti, cantanti), ma può essere eseguita anche dall'autore stesso. Inoltre per essere considerati ufficialmente "compositore" bisogna aver raccolto, in un proprio catalogo, un certo numero di opere riconosciute come tali attraverso la realizzazione di partiture, nel corso degli anni. Il mestiere del compositore non è una professione protetta. Anche autodidatti si possono chiamare in questo modo, ma gli studi di composizione si eseguono in Italia e all'estero presso i Conservatori. In Italia la Società Italiana degli Autori ed Editori è incaricata della protezione dei diritti d'autore. Ogni paese ha la propria organizzazione per l'amministrazione di diritti del genere (come per esempio ASCAP e BMI negli USA, la SACEM in Francia o la GEMA in Germania). Questi organi, nei vari paesi del mondo (la Recording Industry Association of America negli USA è un ottimo esempio) ricevono continuamente denunce da privati o associazioni consumatori, per abuso di posizione dominante, assieme a molte major discografiche, tutto parte delle guerre fra discografici e consumatori iniziate già all'inizio del XXI secolo. Compositori celebri per periodo di attività Note Voci correlate Composizione Altri progetti Collegamenti esterni Professioni musicali
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https://it.wikipedia.org/wiki/Didgeridoo
Didgeridoo
Il didgeridoo (; anche didjeridu, tra le altre varianti) è uno strumento a fiato suonato facendo vibrare le labbra per produrre un bordone utilizzando la respirazione circolare. Lo strumento è originario delle popolazioni aborigene dell'Australia settentrionale. Nelle lingue Yolŋu degli indigeni del nord-est della Terra di Arnhem il nome dello strumento è yiḏaki, o più recentemente da alcuni, mandapul. Nella lingua Gunwinggu è conosciuto come mako. Lo strumento è solitamente cilindrico o conico e può avere una misura che va dal metro ai tre metri di lunghezza. La maggior parte dei didgeridoo è lunga circa 1,2 m. Generalmente, più lungo è lo strumento, più basso è il tono o la tonalità. Gli strumenti svasati suonano un tono più alto rispetto agli strumenti non svasati della stessa lunghezza. Etimologia Il termine "didgeridoo" non è di origine linguistica aborigena australiana ed è considerato una parola onomatopeica. Le prime tracce della parola nella stampa si hanno all'interno di un'edizione del 1908 dell'Hamilton Spectator che si riferisce a un «did-gery-do», in un'edizione del 1914 del The Northern Territory Times and Gazette e in un numero del 1919 di Smith's Weekly, in cui veniva chiamato «didjerry», aggiungendo una descrizione del suono: «didjerry, didjerry, didjerry e così via all'infinito». Storia L'uso del didgeridoo nasce tra gli aborigeni dell'Australia settentrionale. Reperti archeologici datano i primi didgeridoo come usati dalle popolazioni Kakadu da circa mille anni, mentre a Ginga Wardelirrhmeng, a nord del pianoro della Terra di Arnhem, sono presenti pitture murali datate a circa 1500 anni fa che rappresentano lo strumento. Classificato come strumento musicale nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale, il didgeridoo può avere forme variabili: le più comuni sono quelle coniche, con un progressivo allargamento della colonna interna a partire dal lato dell'ancia; molto usata è anche la forma perfettamente cilindrica. Non è insolito tuttavia trovare strumenti che presentano forme irregolari, contorte o serpentine. La lunghezza complessiva di un didgeridoo è altresì variabile. Generalmente va da 1,50 m a 2,50 m. Va comunque considerato che ne sono stati costruiti anche decisamente più lunghi, che comportano variazioni timbriche e tecniche esecutive notevoli. Solitamente questi strumenti sono però avulsi dai legami con la tradizione aborigena e costituiscono piuttosto delle sperimentazioni "occidentali" sullo strumento. Il didgeridoo tradizionale è ricavato da un ramo di eucalipto (pianta diffusa nel nord dell'Australia), scelto tra quelli il cui interno è stato scavato dalle termiti. Scortecciato, ripulito e accuratamente rifinito, lo strumento viene poi decorato e colorato con pitture tradizionali che richiamano la mitologia aborigena. Gli aborigeni lo usano non solo come strumento a fiato, nel quale soffiano e al tempo stesso pronunciano parole, suoni, rumori, ma anche come strumento di percussione, se colpito con i clap stick (bastoncini in legno usati come percussioni) o con un boomerang. Viene suonato con la tecnica della respirazione circolare. Festival In Italia, si tiene ogni anno, d'estate, a Forlimpopoli, presso Forlì, un festival internazionale di didgeridoo, chiamato Didjin'Oz. La prima edizione, nel 2003, ebbe luogo a Cesenatico, sempre in provincia di Forlì-Cesena; dall'anno successivo, la sede del festival è Forlimpopoli. Note Bibliografia Andrea Ferroni, Alberto Furlan, The DIDGERIDOO discovery – Antichissimo strumento a fiato nel suo viaggio tra tradizione e modernità, Associazione Culturale Yidaki, Torino, 2006, ISBN 88-902348-0-6. Claudio Ricciardi, L'albero che canta – Il didgeridoo, Wondermark, Roma, 2011, ISBN 9788896739099. Gianni Placido, Le basi del didjeridoo - corpo, respiro, ritmo, Associazione culturale Didjeridooing, Bologna, 2014. Fabio Gagliardi, Metodo di Didjeridu, Associazione Culturale TupaRuja, 2007 Moreno Papi, DIDJERIDU. Suonare un albero, Papi Moreno, 2013, ISBN 978-88-908665-0-0 Rowan Coughlin, Il Didgeridoo: voce antica, spirito moderno, Strade blu, Termoli, 2001, ISBN 88-88116-07-9 Voci correlate Corno alpino Altri progetti Collegamenti esterni
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https://it.wikipedia.org/wiki/Danesi
Danesi
I danesi sono una popolazione e gruppo etnico associati alla Danimarca, sebbene siano presenti minoranze danesi altrove, e circa 50 000 di loro vivano nello Schleswig meridionale. La maggior parte dei danesi parla il danese, lingua appartenente al gruppo delle lingue germaniche. Storia Le prime menzioni di danesi sono risalenti alla metà del sesto secolo secondo gli storici Procopio di Cesarea e Giordane. Entrambi fanno riferimento ad una tribù abitante la penisola dello Jutland, la provincia di Scania e le piccole isole del mare circostante. Il manoscritto Orosius D 23 sup. fa una distinzione tra "danesi del nord" (abitanti dello Jutland) e "danesi del sud" (abitanti della Scania e delle isole). Il primo segnale di danesi nel territorio danese è rappresentato dallo Jelling Rune Stone, un monumento in pietra che celebra la conversione al cristianesimo di Aroldo I di Danimarca (decimo secolo). Negli anni seguenti la zona ha subito l'espansione vichinga. Dopo la morte di Canuto I d'Inghilterra, avvenuta nel 1035, l'Inghilterra ha lasciato il controllo della Danimarca che cadde per qualche tempo in contesa tra i vichinghi e Sweyn II di Danimarca, nipote di Canuto, il quale era stato istituito autorità reale danese e aveva costruito un buon rapporto con l'arcivescovo di Brema, ai tempi arcivescovo di tutta la Scandinavia. La Riforma protestante, che ebbe origine in Germania nei primi anni del XVI secolo a partire dalle idee di Martin Lutero, ebbe un impatto notevole sulla Danimarca. La riforma danese iniziò nel 1520. Alcuni danesi volevano l'accesso alla Bibbia nella propria lingua e così nel 1524 Hans Mikkelsen e Christiern Pedersen tradussero il Nuovo Testamento in danese. Tra coloro che viaggiarono verso Wittenberg e che ricevettero gli insegnamenti e l'influenza di Lutero vi era Hans Tausen, un monaco dell'ordine dei Cavalieri Ospitalieri. Il Regno di Danimarca-Norvegia crebbe in ricchezza nel corso del XVI secolo, soprattutto a causa del commercio attraverso l'Øresund, il cui passaggio venne tassato dai danesi, che erano sotto il controllo di entrambi i lati dello stretto. Dopo una guerra persa con la Svezia, il trattato di Roskilde nel 1658 rimosse le aree di controllo danese sulla Scandinavia, stabilendo così i confini tra la Norvegia, la Danimarca e la Svezia che esistono ancora oggi. Nei secoli successivi la perdita di tale territorio, le popolazioni dello Skåneland, che erano precedentemente considerate danesi, vennero pienamente considerate svedesi. Successivamente, nel XIX secolo, la Danimarca ha subìto una sconfitta nelle guerre napoleoniche e così ha perso il controllo sui territori della Norvegia e dell'attuale Germania settentrionale. La sconfitta, sia politica che economica, scatenò paradossalmente quella che è considerata l'età dell'oro danese, la cui identità nazionale venne a formarsi proprio in questo periodo. I movimenti di liberalismo e di nazionalismo guadagnarono slancio nel 1830 e, dopo le rivoluzioni europee del 1848, la Danimarca è diventata una monarchia costituzionale, esattamente il 5 giugno 1849. La crescente borghesia chiese una quota rappresentante nel governo e, nel tentativo di scongiurare i sanguinosi fenomeni di rivoluzione che si stavano verificando in altre parti d'Europa, Federico VII di Danimarca cedette alle richieste dei cittadini. Venne dichiarata una nuova costituzione con la separazione dei poteri, la concessione del suffragio a tutti i maschi adulti, la libertà di stampa, di religione e di associazione. Il re divenne capo del potere esecutivo. Identità nazionale Con il termine danskhed (traducibile in "danesità") si indica il concetto su cui si basa l'identità nazionale ed etnica danese contemporanea. Si tratta di un insieme di valori che contengono il percorso storico di formazione della nazione danese. L'ideologia della danskhed sottolinea il concetto di connessione storica tra la popolazione ed il territorio della Danimarca e la relazione tra i mille anni di monarchia danese e lo Stato danese moderno, l'idea romantica popolare del XIX secolo, una visione della società danese come socialmente omogenea e egualitaria, così come i forti legami con le altre nazioni scandinave. Inoltre, sin dalla sua formulazione, il concetto di identità danese non è stato collegato ad un particolare patrimonio razziale o genetico, come per molte altre identità etnico-nazionali. Grundtvig, per esempio, ha sottolineato proprio in tal senso la relazione emotiva tra l'identificazione con la nazione danese e i criteri della definizione di danskhed. Questa definizione culturale ed etnica è stata concepita dal fatto che la Danimarca era in grado di integrare le sue prime minoranze etniche, rappresentate da popolazioni ebraiche e polacche, nel proprio territorio. Per quanto riguarda il popolo ebraico, ad esempio, questo non è stato visto come incompatibile rispetto all'identità etnica danese, tant'è che le più importanti pratiche culturali e ideologiche ebraiche vennero accettate e condivise. Questo fenomeno inclusivo è considerato quindi un presupposto essenziale per la relativa mancanza di antisemitismo in Danimarca e per il salvataggio degli ebrei danesi. La danskhed è stata politicamente importante nella formulazione delle relazioni danesi con l'Unione europea, accolta con notevole resistenza dalla popolazione danese, e relativamente anche alle reazioni della recente crescita dell'immigrazione. Demografia Secondo l'istituto di statistiche danesi, circa cinque milioni di persone di origine danesi vivono attualmente in Danimarca. In questo contesto, l'origine danese è definita dal fatto di essere nati da genitori già cittadini danesi. Tale cifra quindi è ottenuta come sottrazione dal totale della popolazione della Danimarca, del numero di coloro che sono nati in Danimarca da genitori immigrati o aventi cittadinanza straniera. La cittadinanza danese è concessa a chi ha un genitore di cittadinanza danese, sia che il bambino sia nato dentro o al di fuori della Danimarca. I cittadini della Groenlandia e delle isole Fær Øer sono considerati cittadini danesi a tutti gli effetti. Coloro che non possono ottenere la cittadinanza danese per nascita (o adozione), la possono ricevere tramite giurisprudenza. La cittadinanza danese si perde automaticamente se si acquisisce una cittadinanza straniera o quando non si è mai vissuto in Danimarca e non si è mai chiesta formalmente la cittadinanza danese una volta compiuti i 22 anni d'età trascorsi senza mai vivere in Danimarca. Diaspora danese La diaspora danese riguarda gli emigrati ed i loro discendenti, in particolare quelli che mantengono il costume della loro cultura danese. Una minoranza di circa 50.000 cittadini tedeschi che si identificano nella cultura danese vive nello Schleswig meridionale, in Germania. Questo è un ex territorio danese e tale rappresentanza costituisce quasi il 100% della popolazione locale. In Danimarca tale gruppo è definito come "danesi a sud del confine" (De danske syd for grænsen), "danesi predisposti" (De Dansksindede) o semplicemente "abitanti dello Schleswig meridionale". A causa dell'immigrazione, ci sono numerosi gruppi di persone con radici danesi al di fuori della Danimarca, in Paesi come Stati Uniti, Brasile, Canada e Argentina. Gli americani-danesi (Dansk-amerikanere) sono rappresentati dagli statunitensi con discendenti danesi. Essi sono approssimativamente 1.500.000. La maggior parte di essi vive negli Stati Uniti occidentali o nel Midwest. La California ha la più grande componente di persone di origine danese tra gli Stati Uniti. Importanti comunità danesi-statunitensi si trovano a Solvang (California) e Racine (Wisconsin), ma tali popolazioni non sono considerate danesi per i motivi espressi dallo Stato danese: infatti il patrimonio di discendenza non può essere utilizzato come unico requisito per richiedere la cittadinanza danese, come invece è possibile fare in alcune nazioni europee. Secondo il censimento del 2006, c'erano 200.035 canadesi con origini danesi, 17.650 dei quali sono nati in Danimarca. Il Canada è diventato una meta importante per i danesi nel dopoguerra. Ad un certo punto venne istituito un ufficio per gli emigrati in Canada nella capitale Copenaghen. I danesi nel contesto politico L'espressione Det danske folk (tradotto "il popolo danese") come concetto ha svolto un ruolo importante nel periodo del nazionalismo etnico del XIX secolo e fa riferimento ad un'auto-identificazione, piuttosto che ad uno status giuridico. L'uso di tale termine è spesso limitato ad un contesto storico rappresentato dalla lotta tedesco-danese per quanto riguarda lo stato del ducato di Schleswig. Esso descrive le persone di nazionalità danese, sia in Danimarca che altrove. Sono esclusi da tale definizione le genti degli ex territori in Norvegia, delle Fær Øer e della Groenlandia, nonché i membri della minoranza tedesca e di altre minoranze. Il termine non deve essere confuso con il concetto giuridico di nazionalità: questo è espresso dalla locuzione danske statsborgere, che sta per "cittadini danesi". Note Voci correlate Personalità danesi di rilievo Tribù germaniche Skjöldungar Danelaw Epoca vichinga Regno di Jórvík Re di Dublino Altri progetti Gruppi etnici in Danimarca Gruppi etnici in Germania
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https://it.wikipedia.org/wiki/Ministero%20statale
Ministero statale
Un ministero statale (anche dicastero o ministero secondo vari ordinamenti statali, tra i quali quello italiano) è uno degli apparati amministrativi in cui si articola la pubblica amministrazione, al quale vertice è preposto un membro del governo. Descrizione Denominazioni In pratica la denominazione dicastero è poco utilizzata: nella maggior parte degli ordinamenti si usa la denominazione ministero (in Italia, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Brasile ecc.) o, soprattutto nei paesi anglosassoni (ma anche, ad esempio, in Svizzera e nelle Filippine), dipartimento. In alcuni ordinamenti, nei quali il titolare del dicastero ha il titolo di segretario di stato, si usa la denominazione segreteria di stato (così a San Marino e negli stati federati del Brasile). In Belgio, dopo la riforma amministrativa del 1999, i ministeri federali hanno assunto la denominazione di servizio pubblico federale. Certi dicasteri possono poi avere una denominazione particolare: quello alle dipendenze del capo del governo è detto, secondo i Paesi, ufficio del primo ministro, presidenza del consiglio dei ministri, cancelleria, ministero di Stato, ecc. In alcuni Stati dell'America latina (ad esempio in Brasile) è invece detto cancelleria quello che altrove prende il nome di ministero degli affari esteri (peraltro, l'uso di denominare cancelleria il ministero degli affari esteri è molto diffuso nel gergo diplomatico e politico, anche laddove questa non è la denominazione ufficiale). In Francia è tradizionalmente detto cancelleria il ministero della giustizia, ma non è una denominazione ufficiale. In Gran Bretagna alcuni dicasteri hanno denominazioni particolari: Foreign and Commonwealth Office (corrispondente a quello che altrove è il ministero degli affari esteri), His/Her Majesty's Treasury (corrispondente approssimativamente ad un ministero delle finanze), ecc. Nella Santa Sede i dicasteri hanno varie denominazioni: segreteria di Stato, congregazioni, pontifici consigli, ecc. Nei sistemi con più livelli di governo, quali le federazioni e gli stati regionali, sono ripartite in dicasteri tanto l'amministrazione centrale quanto quelle subcentrali, degli Stati federati, regioni ecc. Strutture analoghe si possono inoltre trovare in enti territoriali di livello inferiore, ma in questo caso non viene usata la denominazione ministero: in Italia, a livello regionale, provinciale e comunale si parla di assessorato; in Svizzera, invece, le strutture corrispondenti a livello municipale sono denominate dicastero; nei Paesi anglosassoni la denominazione dipartimento è di solito utilizzata per tutti i livelli di governo. Funzioni Ciascun dicastero è competente per un settore dell'amministrazione o, assai più raramente, per un ambito territoriale. Il numero dei dicasteri varia notevolmente da Stato a Stato, in generale si può dire che è maggiore laddove più ampio e variegato è l'intervento statale; questo spiega perché negli Stati socialisti il numero di dicasteri è molto elevato; negli Stati liberali, invece, si aggira per lo più tra i dieci e i venti. Tra questi vi sono, ovunque, i cosiddetti dicasteri chiave: affari esteri, interni, finanze, difesa, giustizia. Sono quelli di più antica origine, che rappresentano il nucleo originario delle funzioni statali. Con l'estendersi delle funzioni statali nel corso del XX secolo se ne sono aggiunti altri: alcuni competenti per determinati settori economici (es.: agricoltura, commercio, industria, trasporti ecc.), altri per l'erogazione di determinati servizi pubblici (es.: istruzione, sanità, poste ecc.), altri ancora per determinate politiche economiche o sociali (es. sicurezza sociale, lavoro, pari opportunità, giovani, cooperazione internazionale, ambiente ecc.) Nell'ambito della sua sfera di competenza il dicastero esercita funzioni pubbliche, essenzialmente amministrative, in conformità all'indirizzo politico stabilito dal governo; il membro del governo preposto al dicastero assicura la traduzione dell'indirizzo politico nell'attività amministrativa. Le funzioni amministrative attribuite al dicastero possono consistere tanto nell'esercizio di pubbliche potestà, quanto nell'erogazione di servizi pubblici. Oltre a funzioni amministrative il dicastero può essere investito di funzioni normative: queste, nello Stato di diritto, si riducono al potere regolamentare, giacché la funzione legislativa in senso stretto è riservata al parlamento; tuttavia, anche in quest'ambito, non va trascurato il ruolo svolto dagli uffici ministeriali nell'elaborazione delle proposte di legge che il governo sottopone al parlamento. Per lo svolgimento delle sue funzioni il dicastero dispone di poteri di spesa nell'ambito degli stanziamenti di bilancio. Sotto questo aspetto tende ad emergere una dialettica tra il dicastero alle finanze, la cui missione principale è reperire le risorse finanziarie per il funzionamento della pubblica amministrazione ed assicurare il rispetto dei vincoli di bilancio, e gli altri dicasteri (cosiddetti di spesa), che invece impiegano tali risorse per lo svolgimento delle loro funzioni. Nettamente più limitato, rispetto a quello sinora illustrato, è il ruolo dei dicasteri in Svezia. Qui, infatti, i ministeri sono apparati di ridotte dimensioni, che si limitano a decidere le politiche pubbliche, la cui implementazione compete alle agenzie (myndighet). I ministeri possono controllare le agenzie solo attraverso decisioni politiche generali, non potendo impartire loro ordini né interferire con le loro attività quotidiane o la trattazione di singoli casi. Struttura Il dicastero è un ufficio complesso, articolato in una pluralità di uffici (semplici o, a loro volta, complessi) strutturati in una gerarchia con a capo un organo monocratico: il ministro (o Segretario di Stato o, semplicemente segretario, secondo gli ordinamenti) oppure il capo del governo (Primo ministro, Presidente del Consiglio dei ministri, cancelliere ecc.) o, ancora, in certi paesi, un membro del governo con funzioni particolari, quale l'attorney general degli ordinamenti di common law. Il dicastero assegnato ad un ministro costituisce il suo portafoglio; vi possono essere ministri preposti ad una pluralità di dicasteri e, in alcuni ordinamenti, dicasteri ai quali sono preposti più ministri. Nella Santa Sede, a differenza che negli ordinamenti statali, la maggior parte dei dicasteri ha al vertice un organo collegiale. In molti ordinamenti i capi dei dicasteri sono coadiuvati da organi monocratici variamente denominati: segretari di stato (quando il titolo non è attribuito ai ministri), sottosegretari di stato, segretari parlamentari (nei paesi che seguono il sistema Westminster), vice ministri ecc. Questi svolgono funzioni vicarie nei confronti del titolare del dicastero e possono essere preposti ad una parte dello stesso. Oltre che da tali organi di natura politica, il titolare può essere coadiuvato da un organo burocratico, quale, ad esempio, un segretario generale o un segretario permanente (in Gran Bretagna e altri paesi che seguono il sistema Westminster), dal quale dipendono gli altri uffici del dicastero. Dal punto di vista organizzativo, i dicasteri, come gli apparati pubblici in genere, sono tipiche organizzazioni burocratiche, che fanno ampio ricorso alla formalizzazione come meccanismo di coordinamento; possono avere una macrostruttura di tipo polifunzionale (come i ministeri italiani che hanno quale articolazione di primo livello la direzione generale) o di tipo multidivisionale (come i ministeri italiani che hanno quale articolazione di primo livello il dipartimento). Spesso, oltre agli uffici centrali, i dicasteri hanno uffici periferici, distribuiti sul territorio e competenti per una parte soltanto dello stesso (circoscrizione); tali uffici possono avere compiti esclusivamente preparatori ed esecutivi rispetto all'attività degli uffici centrali (secondo il modello della deconcentrazione) oppure funzioni proprie che esercitano sotto la direzione e il controllo degli uffici centrali (secondo il modello del decentramento burocratico). All'interno di taluni dicasteri possono esserci organizzazioni dotate di una certa autonomia: un esempio tipico sono le aziende autonome, che esercitano imprese pubbliche. Note Bibliografia Sabino Cassese, Che cosa fanno gli uffici legislativi dei ministeri?, in “Giornale di diritto amministrativo”, n. 2, 2013, p. 113. Voci correlate Agenzia (diritto pubblico) Amministrazione pubblica Ministro Governo Primo ministro Pubblica amministrazione Segretario di Stato Ufficio per le relazioni con il pubblico Altri progetti Diritto costituzionale Diritto amministrativo Diritto comparato
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https://it.wikipedia.org/wiki/Disuguaglianza%20di%20%C4%8Ceby%C5%A1%C3%ABv
Disuguaglianza di Čebyšëv
La disuguaglianza di Čebyšëv è usata soprattutto nell'ambito della teoria probabilistica e più raramente nell'ambito di serie di dati reali. Spesso la disuguaglianza di Čebyšëv viene indicata come disuguaglianza di Markov, di cui è un corollario. La disuguaglianza venne pubblicata la prima volta nel 1853 da Irénée-Jules Bienaymé e riscoperta indipendentemente da Pafnutij L'vovič Čebyšëv alcuni anni dopo (pertanto viene anche citata come disuguaglianza di Bienaymé-Čebyšëv). Descrizione Nell'ambito delle variabili casuali (v.c.) essa afferma che se la v.c. ha valore atteso e la varianza e è un numero reale positivo, allora la probabilità che assuma un valore compreso tra e è maggiore di . In altre parole afferma che, dato un carattere di cui sono noti solamente media aritmetica e deviazione standard , possiamo conoscere la probabilità che una variabile casuale possa avere valori esterni a un intervallo simmetrico rispetto alla media aritmetica. In altri termini questo teorema ci assicura che, indipendentemente dalla distribuzione della variabile casuale, la probabilità che questa assuma valori distanti dalla media più di volte la deviazione standard è al massimo Otteniamo quindi il limite inferiore della probabilità di espresso con la formula: cioè: da cui si può ottenere anche il limite superiore della probabilità di espresso come: che equivale a scrivere: cioè: Nell'ambito della statistica descrittiva essa afferma che l'intervallo di valori compreso tra e ha un livello di confidenza di almeno . Fisz dimostrò che per le variabili dotate di media e varianza non è possibile trovare una disuguaglianza migliore di quella di Čebyšëv, a meno che non si impongano dei vincoli alla distribuzione della variabile. Da questa disuguaglianza si deduce che almeno il 75% dei valori sono compresi tra e almeno l'89% dei valori sono compresi tra e almeno il 94% dei valori sono compresi tra e almeno il 96% dei valori sono compresi tra e almeno il 99% dei valori sono compresi tra e indipendentemente da come sono distribuiti i valori. Dimostrazione probabilistica Per ogni evento , sia la variabile casuale indicatore di , cioè è uguale a se l'evento accade e altrimenti. Allora si ha: Dalla disuguaglianza di Markov segue poi: Si ha quindi: Note Bibliografia A. Papoulis (1991), Probability, Random Variables, and Stochastic Processes, 3rd ed. McGraw-Hill. ISBN 0-07-100870-5. pp. 113–114. G. Grimmett and D. Stirzaker (2001), Probability and Random Processes, 3rd ed. Oxford. ISBN 0-19-857222-0. Section 7.3. Voci correlate Disuguaglianza di Cantelli, che è la corrispondente disuguaglianza nel caso di una sola coda. Disuguaglianza di Bernstein, nel caso di v.c. limitate Disuguaglianza di Hoeffding, nel caso di v.c. limitate, con varianza ignota Statistica Probabilità Deviazione standard Intervallo di confidenza Altri progetti Collegamenti esterni Cebyšëv, disuguaglianza di Teoria della probabilità
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https://it.wikipedia.org/wiki/Dati%20sensibili
Dati sensibili
I dati sensibili, in diritto, si intende un particolare tipo di dati personali riguardanti alcuni attributi di un determinato individuo che vengono ritenuti degni di tutela significativa. Tutela giuridica Unione europea Nel diritto dell'Unione europea vennero definiti tali in base alla Direttiva 95/46/CE, causa della loro particolare incidenza sulla sfera più intima del soggetto; tra essi vi sono ad esempio quelli idonei a rivelare lo stato di salute e gli orientamenti sessuali di un individuo. Dopo l'entrata in vigore del RGPD ci si riferisce a questa categoria di dati con il termine dati particolari. Prima dell'entrata in vigore del regolamento del 2016 le tipologie di dati definibili sensibili erano limitate a: l'origine razziale ed etnica; le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere; le opinioni politiche; l'adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale; lo stato di salute, la vita sessuale, l'orientamento sessuale Successivamente il Regolamento UE n. 2016/679 vi ha incluso: i dati genetici; i dati biometrici. Tale elenco viene considerato tassativo, nel senso che non è lecito procedere per analogia. Per esempio, è stato chiarito che la condizione sociale, le prestazioni sociali ricevute, i titoli di studio, la formazione e le esperienze di lavoro, la solvibilità del debitore, il reddito percepito o il patrimonio posseduto non rientrano nel trattamento severo riservato ai dati particolari. Italia Per la legge italiana, sono dati personali la cui raccolta e trattamento sono soggetti sia al consenso dell'interessato sia all'autorizzazione preventiva del Garante per la protezione dei dati personali. Oltre che dal Regolamento UE, la tutela è prevista dal Codice della privacy, in particolare l'art. 17 prevede la possibilità che il Garante prevede specifiche modalità di trattamento in ulteriori casi non esplicitamente previsti dal legislatore nell'ambito di tutela previsto per i dati sensibili, quando ciò si renda necessario in ragione di un trattamento caratterizzato da rischi specifici per i diritti e le libertà fondamentali, nonché per la dignità dell'interessato, in relazione alla natura dei dati o alle modalità del trattamento o agli effetti che può determinare. Tale norma offre uno strumento sufficientemente elastico in un contesto molto dinamico da un lato (soprattutto tecnico ed economico) e ancora sconosciuto dall'altro lato (soprattutto giuridico), il tutto senza perdere di vista le finalità della legge sulla privacy, rimanendo comunque fermo il rispetto delle "misure ed accorgimenti a garanzia dell'interessato", ove prescritti. Per quanto riguarda invece il trattamento dei dati sensibili da parte di soggetti pubblici il Codice prevede che il trattamento dei dati sensibili è consentito "solo se autorizzato da espressa disposizione di legge nella quale sono specificati i tipi di dati che possono essere trattati, le operazioni eseguibili e le finalità di rilevante interesse pubblico perseguite". Come indicato nell'art. 9 del Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, datato 27 aprile 2016, relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46/CE, il divieto a trattare i dati particolari non è da considerarsi assoluto. Queste informazioni possono essere trattate nei casi specifici nei quali il trattamento: è autorizzato dall'interessato tramite il proprio consenso specifico; è necessario per assolvere obblighi ad esercitare diritti specifici del titolare del trattamento in materia di diritto del lavoro, della sicurezza sociale e protezione sociale; è necessario per tutelare un interesse vitale dell'interessato o di un'altra persona fisica, qualora l'interessato si trovi nell'incapacità fisica o giuridica di prestare il proprio consenso; è effettuato nell'ambito delle sue legittime attività e con adeguate garanzie, da una fondazione, un'associazione o un altro organismo senza scopo di lucro; riguarda dati personali resi manifestamente pubblici dall'interessato; riguarda l'accertamento, l'esercizio o la difesa di un diritto in sede giudiziaria; è necessario per motivi di interesse pubblico rilevante seppur proporzionato alla finalità perseguita; è necessario per ragioni mediche; è necessario a fini di ricerca scientifica, storica o statistica. Note Voci correlate Dati personali Diritto internazionale Privacy Collegamenti esterni Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196 Regolamento generale sulla protezione dei dati (regolamento (UE) n. 2016/679) EUR-Lex - accesso online alla legislazione europea Trattati dell'Unione Europea (vigenti) Analisi dei dati Diritto Privacy
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https://it.wikipedia.org/wiki/Dracma%20greca
Dracma greca
Dracma greca (ελληνική δραχμή) era il nome della valuta della Grecia, prima dell'introduzione dell'euro. Prende il nome dalla dracma, l'antica unità di misura usata in molte città-stato greche ed in molti regni medio orientali del periodo ellenistico. Storia La dracma rinacque nel 1832, subito dopo la conquista dell'indipendenza e l'istituzione dello stato moderno della Grecia. Nel 1868 la Grecia aderì all'Unione monetaria latina e la dracma divenne uguale nel peso e nel valore al franco francese ed alla lira italiana. Durante l'occupazione della Grecia da parte dell'Asse (1941-1944), una iperinflazione catastrofica ed il saccheggio nazista del Ministero del Tesoro greco hanno reso la dracma praticamente senza valore; nel 1944, le vecchie dracme furono scambiate con le nuove con il rapporto di 50.000.000.000:1. Presto la nuova valuta è stata svalutata di nuovo; nel 1953, nello sforzo di fermare l'inflazione, la Grecia ha aderito al sistema di Bretton Woods. Nel 1954 le banconote furono ancora scambiate con le nuove, con un rapporto di 1.000:1; la nuova valuta fu legata con un valore di 30 dracme in ragione di 1 dollaro statunitense. Nel 1973, il sistema di Bretton Woods fu abolito e nei successivi 25 anni il cambio ufficiale declinò gradualmente fino a raggiungere 400 ₯ per 1 $. La Grecia ha aderito alla Unione Economica e Monetaria europea il 1º gennaio 2001. In quella data anche in Grecia entrò in vigore l'Euro, il cui tasso di cambio irrevocabile con la dracma era stato fissato in 340.75 dracme per un Euro. Da quel momento la dracma rimase in vigore solo come espressione non decimale dell'euro, anche se monete e banconote continuavano ad essere denominate in dracme. Per tutte le forme di pagamento "non-fisiche" (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.), invece, da quella data si adottò solo l'euro. Il 1º gennaio 2002, con l'entrata in circolazione delle monete e banconote in euro, si aprì una fase di doppia circolazione: le monete e banconote in dracme vennero ritirate definitivamente il 1º marzo 2002. Le monete continuarono ad essere convertibili in Euro fino al 1º marzo 2004, le banconote fino al 1º marzo 2012. Conversione in euro Le monete in circolazione al momento dell'adozione dell'Euro: 50 lepta (0,147 cent) 1 dracma (0,293 cent) 2 dracme (0,587 cent) 5 dracme (1,47 cent) 10 dracme (2,93 cent) 20 dracme (5,87 cent) 50 dracme (14,67 cent) 100 dracme (29,35 cent) 500 dracme (1,47 euro) Le banconote in circolazione al momento dell'adozione dell'euro: 100 dracme (29,35 cent) 200 dracme (58,69 cent) 500 dracme (1,47 euro) 1.000 dracme (2,93 euro) 2.000 dracme (5,87 euro) 5.000 dracme (14,67 euro) 10.000 dracme (29,35 euro) Divisione della dracma 100 lepta = 1 dracma Note Altri progetti Collegamenti esterni The Greek currency history Completa presentazione delle monete greche moderne Storia della Grecia Valute sostituite dall'euro
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Douglas Adams
È ricordato in particolare per la serie di romanzi Guida galattica per gli autostoppisti, nata nel 1978 come radio commedia della BBC, prima di diventare una «trilogia di cinque romanzi», che ha venduto più di 15 milioni di copie, oltre ad essere anche una serie televisiva, fumetto, gioco per computer e fino a diventare nel 2005 un film. Biografia I primi anni Nato a Cambridge l'11 marzo 1952, da Janet Donovan (1927-2016) e Christopher Douglas Adams (1927-1985), visse con entrambi i genitori e la sorella Susan fino al 1957 quando, a causa del divorzio, la madre si trasferì col figlio dai nonni materni a Brentwood, nell'Essex. Frequentò dal 1959 al 1970 la Primrose Hill Primary School a Brentwood, preferendo le scienze alla letteratura. Fu il suo insegnante Frank Halford a incoraggiarlo a seguire la sua vocazione di scrittore, quando a dieci anni ottenne il punteggio pieno in un saggio. Durante i suoi studi a Cambridge fece l'autostoppista dall'Europa a Istanbul, facendo vari lavori lungo il percorso per mantenersi in viaggio. Nel 1974 ottenne il Bachelor of Arts, e più tardi la laurea di secondo livello in Letteratura Inglese al St. John's College. Nel 1970 lasciò gli studi per dedicarsi alla carriera di scrittore e fu coinvolto nella realizzazione di alcune serie televisive inglesi da Graham Chapman a John Lloyd, curando la stesura nel 1972 del 45º episodio di Monty Python's Flying Circus. In seguito lavorò come sceneggiatore per la BBC, curando soggetto e copioni per la serie Doctor Who. Le opere di Adams però non erano in linea con lo stile radiofonico e televisivo dell'epoca, e questo rappresentò un notevole ostacolo alla sua carriera. Dato lo scarso successo iniziale, oltre a scrivere, per vivere Adams fece il lavapiatti e la guardia del corpo. La sua carriera sembrò prendere il volo nel 1976, quando scrisse e impersonò Unpleasantness at Brodie's Close durante un festival, ma alla fine dello stesso anno, a causa dei suoi insuccessi, cadde in depressione. Comunque in seguito si riprese con ancor più grande motivazione per raggiungere il successo. Le sue prime opere furono The Burkiss Way del 1977 e The News Huddlines; successivamente lavorò ancora una volta con Graham Chapman per scrivere un episodio di Doctor on the Go. Nel 1981, Adams si trasferì a Islington, e alla fine del 1980 a Duncan Terrace. Nei primi anni ottanta ebbe una relazione con la scrittrice Sally Emerson, che era allora separata; fu a lei che successivamente dedicò il terzo libro della trilogia. Nel 1981 la Emerson tornò col marito, Peter Stothard, un ex-compagno di Adams alla Brentwood'School che divenne più tardi direttore del Times. Adams conobbe tramite amici Jane Belson, con la quale ebbe una relazione. Belson era la "signora avvocato" menzionata nella biografia stampata nei suoi libri durante la metà degli anni ottanta ("Egli vive a Islington con una signora avvocato e un Apple Macintosh"). I due vissero a Los Angeles fino al 1983, mentre Adams lavorava su una sceneggiatura di adeguamento del suo primo romanzo. Quando l'affare saltò si trasferirono a Londra e, dopo varie separazioni ("Lui non è attualmente certo dove abiti, o con chi"), si sposarono il 25 novembre 1991. Nel giugno del 1994 ebbero una figlia, Polly Jane Rocket Adams. Nel 1999 la famiglia si trasferì a Santa Barbara, in California, dove vissero fino alla morte dello scrittore. Jane Belson e la figlia Polly tornarono poi a Londra, dove Jane morì il 7 settembre 2011. Il successo Il maggior successo letterario di Adams arrivò nel 1979, con la pubblicazione di Guida galattica per gli autostoppisti, romanzo derivante dalla rielaborazione dell'omonima serie radiofonica, in cui i temi della fantascienza umoristica e surreale si intrecciano a spunti di riflessione filosofica. Con quest'opera arrivò subito alla prima posizione della classifica dei best seller inglesi, e la popolarità portò Adams a diventare il più giovane autore ad ottenere il premio Golden Pen nel 1984. A seguito del grande successo pubblicò quattro sequel: Ristorante al termine dell'Universo, nel 1980; La vita, l'universo e tutto quanto, nel 1982; Addio, e grazie per tutto il pesce, nel 1984; Praticamente innocuo, nel 1992. I primi due libri furono successivamente adattati per sei puntate di un programma televisivo, che debuttò nel 1982. Nel dicembre dello stesso anno, Adams aveva ben tre romanzi nella lista dei best seller del New York Times e del Publishers, e fu il primo autore britannico ad aver raggiunto quell'obiettivo dopo Ian Fleming. Negli anni fu anche un prolifico autore in quasi tutti i tipi di produzione mediatica: film, telefilm, videogiochi, romanzi, racconti, saggi scientifici, musica, e produzioni radiofoniche. Tra le altre opere da lui scritte, si ricordano i due libri sull'investigatore privato olistico Dirk Gently; The Meaning of Liff / The Deeper Meaning of Liff, con John Lloyd, una specie di vocabolario, dove a una serie di nomi di città viene assegnato un significato, per nominare "concetti comuni per i quali non esiste ancora una parola"; e L'ultima occasione (Last Chance to See), resoconto del 1990 di un suo viaggio per il mondo in cerca di specie animali in pericolo (Adams aveva a cuore in particolare la sorte dei gorilla e dei rinoceronti, per i quali finanziò iniziative internazionali di tutela), di cui sono state realizzate anche delle serie di documentari radiofonici e televisivi. L'ultimo periodo L'ultimo romanzo, Il salmone del dubbio, è rimasto incompiuto ed è stato pubblicato postumo, insieme a una serie di saggi e articoli (alcuni inediti in precedenza) da lui scritti. Avrebbe dovuto essere il sesto episodio della Guida e costituirne il nuovo finale, oppure il terzo episodio di Dirk Gently o ancora qualcosa di completamente diverso, almeno secondo le sue stesse parole. Morì a 49 anni a Santa Barbara, dove viveva con la moglie e la figlia, a seguito di un infarto, dopo un allenamento in una palestra privata a Montecito, l'11 maggio 2001. Aveva inconsapevolmente subìto un graduale restringimento delle arterie coronarie, che lo portò a una fatale aritmia cardiaca. Adams era stato incaricato di tenere il discorso di commiato al Mudd College il 13 maggio. Il suo funerale si tenne il 16 maggio a Santa Barbara. I suoi resti sono stati successivamente cremati e le ceneri poste nell'Highgate Cemetery a nord di Londra, nel giugno 2002. Al momento della morte, stava lavorando alla sceneggiatura per la versione cinematografica di uno dei suoi romanzi. Nella sua carriera i suoi libri vendettero 15 milioni di copie nel Regno Unito, Stati Uniti e Australia. Il 25 maggio 2001, due settimane dopo la morte di Adams, i suoi fan organizzarono un tributo, denominato Towel Day, che da allora è stato osservato ogni anno. Nel 2005 è stata pubblicata la biografia ufficiale dello scrittore, curata da Nick Webb e intitolata Wish You Were Here. Opere Guida galattica per autostoppisti Nel 1977 iniziò a preparare, scrivere e produrre, insieme al produttore radiofonico Simon Brett la Guida galattica per gli autostoppisti (The Hitch-Hiker's Guide to the Galaxy), una serie radiofonica a puntate trasmessa dal marzo 1978 in Gran Bretagna dalla BBC, che riscosse un incredibile successo e inaugurò il filone della fantascienza umoristica. Le puntate della serie radiofonica furono successivamente rielaborate sotto forma di romanzi; dopo il successo del primo volume, in un primo tempo Adams decise di impostarne altri due, per poi passare (sotto pressione del pubblico e degli editori) a un progetto di cinque volumi, che l'autore definì una trilogia in cinque parti. Dal 1980 Adams cercò di trasformare in film il suo primo romanzo; fece numerosi viaggi a Los Angeles lavorando con molti studi hollywoodiani e potenziali produttori. L'anno successivo la serie radiofonica divenne la base per una mini serie TV in sei puntate per la BBC. Quando morì nel 2001 in California, stava provando a far partire il progetto con la Disney, che aveva comprato i diritti del romanzo nel 1998. La sceneggiatura finale ebbe una riscrittura postuma da parte di Kirkpatrick e il risultato fu il film tratto dalla Guida che uscì nel 2005. Edizioni italiane Guida galattica per gli autostoppisti, Milano, Urania N. 843, A. Mondadori, 1980 (The Hitchhiker's Guide to the Galaxy, 1979). Ristorante al termine dell'Universo, Milano, Urania N. 968, A. Mondadori, 1984 (The Restaurant at the End of the Universe, 1980). La vita, l'universo e tutto quanto, Milano, Urania N. 973, A. Mondadori, 1984 (Life, the Universe and Everything, 1982). Addio, e grazie per tutto il pesce, Milano, Urania N. 1028, A. Mondadori, 1986 (So Long, and Thanks for All the Fish, 1984). Praticamente innocuo, Milano, Urania N. 1209, A. Mondadori, 1993 (Mostly Harmless, 1992) che include: Sicuro, sicurissimo, perfettamente sicuro (Young Zaphod Plays It Safe, 1986) a partire dalla terza ristampa. Guida galattica per autostoppisti- edizione illustrata, nel 1994. Guida galattica per gli autostoppisti. Il ciclo completo e un racconto inedito, Milano, A. Mondadori, 2000. Opere correlate Il salmone del dubbio (The Salmon of Doubt, 2002) Niente panico: La guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams secondo Neil Gaiman (Don't Panic: The Official Hitchhiker's Guide to the Galaxy Companion), 1988) di Neil Gaiman E un'altra cosa... (And Another Thing..., 2009) di Eoin Colfer Adattamenti The Hitchhiker's Guide to the Future, serie radiofonica del 2001, progetto finale per la BBC Radio 4 prima della sua morte. Guida galattica per autostoppisti (The Hitchhiker's Guide to the Galaxy), film del 2005 diretto da Garth Jennings. Dirk Gently La seconda serie di romanzi scritta da Adams, che hanno come protagonista l'investigatore privato olistico Dirk Gently, fu scritta tra il primo viaggio in Madagascar con Mark Carwardine nel 1985, e la serie di viaggi che formarono le basi per la serie radiofonica L'ultima occasione. Il primo romanzo, Dirk Gently. Agenzia di investigazione olistica, fu pubblicato nel 1987, e l'anno dopo il successivo La lunga oscura pausa caffè dell'anima. Il terzo romanzo fu pubblicato postumo nel 2002, e secondo le dichiarazioni dell'autore, avrebbe potuto essere alternativamente un nuovo romanzo della Guida galattica per gli autostoppisti o di Dirk Gently, o di entrambi. Edizioni italiane Dirk Gently. Agenzia di investigazione olistica, Milano, Mondadori, 2012 (Dirk Gently's Holistic Detective Agency, 1987). La lunga oscura pausa caffè dell'anima, Milano, Mondadori, 2011 (The Long Dark Tea-Time of the Soul 1988). Il salmone del dubbio, Milano, Mondadori, 2002 (The Salmon of Doubt 2002). Adattamenti televisivi Dirk Gently è una serie televisiva britannica trasmessa su BBC Four tra il 2010 e il 2012. Dirk Gently - Agenzia di investigazione olistica è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 2016 da BBC America. Doctor Who Nel 1978 e 1979 Adams scrisse tre sceneggiature per gli episodi per la sedicesima e la diciassettesima stagione di Doctor Who in cui il Dottore era Tom Baker:The Pirate Planet, City of Death (scritto con David Fisher e Graham Williams) e Shada. The Pirate Planet e City of Death furono realizzate, andando in onda nel 1978 e nel 1979 per otto episodi in tutto, mentre Shada, che avrebbe dovuto costituire il finale della diciassettesima stagione, non fu mai finito per uno sciopero dei dipendenti della BBC, e non andò mai in onda. Adattamenti Alcuni elementi della sceneggiatura di Shada e City of Death furono riutilizzati da Adams nel romanzo Dirk Gently. Agenzia di investigazione olistica, in particolare nel personaggio del professor Chronotis; Shada invece, fu trasformato in romanzo nel 2012 da Gareth Roberts. La Big Finish Productions nel 2003 riadattò Shada come audio drama, con Paul McGann che interpretava l'ottavo Dottore. Ne fu realizzata una versione accompagnata da animazioni in flash che fu pubblicata come webcast sul sito della BBC; l'anno successivo fu edito in due CD. Adams scrisse inoltre una potenziale sceneggiatura per un film, che si doveva chiamare Doctor Who and the Krikkitmen, ma che in seguito divenne il suo romanzo La vita, l'universo e tutto quanto. Edizioni italiane Doctor Who. Shada, Milano, Oscar Mondadori, 2013 (Doctor Who - Shada, 2012). Doctor Who. La città della morte, Milano, Oscar Mondadori, 2015 (Doctor Who - City of Death, 2015). Doctor Who. Il Pianeta Pirata, Milano, Oscar Mondadori, 2017 (Doctor Who - The Pirate Planet, 2017). Altri scritti The Private Life of Genghis Khan, nel 1975. The Meaning of Liff, nel 1983, con John Lloyd. A Christmas Fairly Story, nel 1986, con Terry Jones. Supplement to The Meaning of Liff, nel 1986, con John Lloyd e Stephen Fry. The Utterly Utterly Merry Comic Relief Christmas Book, nel 1986 con Peter Fincham. The Deeper Meaning of Liff, nel 1990, con John Lloyd. Produzioni multimediali Douglas Adams ha contribuito a diverse sceneggiature televisive, collaborando con i Monty Python e con la serie Doctor Who. Lo scrittore fu anche un importante autore radiofonico come dimostrano la nascita originale della sua serie più famosa e che il suo contributo alla radio inglese è ricordato nella Radio Academy's Hall of Fame. Adams era un grande appassionato di tecnologia e in particolare di informatica, passione di cui parlava spesso nei suoi romanzi e nelle sue conferenze. Nel 1984 uscì il videogioco della serie Guida galattica per gli autostoppisti con Steve Meretzky e al 1985 risale la sceneggiatura radio originale, con Geoffrey Perkins. Nel 1996 ha scritto e diretto Starship Titanic, un videogioco interattivo di avventura grafica disponibile per PC e Apple Macintosh nel 1998 da Simon & Schuster per Microsoft Windows. Convertito l'anno seguente per Mac OS, il gioco è stato nuovamente distribuito nel 2015 su GOG.com. Occupato dalla produzione del gioco, Adams chiese al suo amico Terry Jones di scriverne il romanzo nel 1997 dal nome Douglas Adams's Starship Titanic. Nel 1999, inoltre, fondò la community online h2g2. Opere multimediali La trasmissione politica del partito, co-sceneggiatura del 45º episodio della quarta stagione de Il circo volante dei Monty Python del 1974. The Pirate Planet, sceneggiatura per la sedicesima stagione di Doctor Who del 1978. City of Death, sceneggiatura per la diciassettesima stagione di Doctor Who del 1979. Shada, sceneggiatura per la diciassettesima stagione di Doctor Who del 1992. Doctor Snuggles, contributo per una serie TV per bambini, nel 1979. Bureaucracy, videogioco per computer, nel 1987. Hyperland documentario TV, nel 1990. Starship Titanic, videogioco per computer, nel 1996. The Internet: The Last Battleground of the 20th century, serie radiofonica del 2000. Musica Adams ricevette la sua prima chitarra per mancini nel 1964, dopo aver studiato pianoforte dal 1960, con lo stesso insegnante di Paul Wickens, il pianista che faceva parte della band di Paul McCartney; quando morì, Adams aveva una collezione di ventiquattro chitarre per mancini. Anche i Pink Floyd e i Procol Harum ebbero una notevole influenza sui suoi lavori; Adams infatti, era amico del chitarrista David Gilmour, e per il suo quarantaduesimo compleanno, fece una apparizione come ospite ad uno dei concerti finali dei Pink Floyd, tenutosi all'Earls Court di Londra la sera del 28 ottobre 1994, suonando la chitarra in Brain Damage ed Eclipse. Adams, inoltre, diede il titolo definitivo all'album dei Pink Floyd The Division Bell, traendo le parole dal testo del brano High Hopes contenuto nel disco. Adams è stato un amico anche di Gary Brooker, cantante, pianista e compositore dei Procol Harum; Brooker veniva invitato alle feste che Adams teneva a casa sua, e in una di queste occasioni eseguì la versione completa di A Whiter Shade of Pale, che fu eseguita anche alla commemorazione di Adams. Biologia All'inizio degli anni novanta iniziò ad appassionarsi di biologia (in particolare di biologia evolutiva e zoologia), facendo numerosi viaggi che gli ispirarono in seguito la redazione del libro reportage L'ultima occasione (Last Chance to See, 1990), che considerava il libro più importante che avesse scritto in tutta la sua carriera. Iniziò inoltre un lungo rapporto di amicizia e di forte stima reciproca con il biologo evoluzionista Richard Dawkins, che scrisse un commiato postumo per Il salmone del dubbio. "Adams dichiarò di provare "un profondo senso di meraviglia" davanti alla complessità del mondo biologico, e che se fosse potuto tornare indietro avrebbe scelto di dedicarsi alle scienze naturali. Douglas Adams riteneva che il modello concettuale della biologia evoluzionistica dimostrasse chiaramente, l'insussistenza e la non-necessità dell'ipotesi dell'esistenza di un Dio; si dichiarava quindi "ateo radicale". L'ultima occasione (Last chance to see) Fu il lavoro più sorprendente di Adams, scritto nel 1990 in collaborazione con Mark Carwardine. Un diario di viaggio in cui sono elencate una grande varietà di specie in via d'estinzione. Il progetto originale nacque come una serie radiofonica per la BBC; l'umorismo caratterizzante delle sue opere, qui lascia spazio ad un tono più pacato di tristezza. L'ultimo capitolo del libro Sifting Through the Embers, in particolare, è un racconto allegorico su cui l'ignoranza dell'uomo continua a giocare con la devastazione che avviene ogni giorno sulla Terra. I semi piantati nella sua precedente opera Doctor Snuggles, raggiungono qui la loro massima crescita. Più che essere di informazione o ironico, il libro è una chiamata ad ogni lettore, per incitarlo il più possibile a fare la sua parte, e a cercare di migliorare le cose; è un avviso da parte di "qualcuno" che ha visto delle devastazioni difficili da immaginare. Edizioni italiane L'ultima occasione, Milano, Geo S.r.l., 1991 (Last Chance to See..., 1990). Note Voci correlate Guida galattica per gli autostoppisti (serie) Dirk Gently. Agenzia di investigazione olistica Guida galattica per autostoppisti (film) Altri progetti Collegamenti esterni ZZ9 Plural Z Alpha, sito del fan club ufficiale della Guida galattica per autostoppisti. Scrittori atei Scrittori di fantascienza britannici
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Daniel Pennac
Biografia Nato nel 1944 in una famiglia di militari di origini corse e provenzali, passa la sua infanzia in Africa, nel sud-est asiatico, in Europa e nella Francia meridionale. Pessimo allievo, solo verso la fine del liceo ottiene buoni voti, quando un suo insegnante, nonostante la sua dislessia, comprende la sua passione per la scrittura e, al posto dei temi tradizionali, gli chiede di scrivere un romanzo a puntate, con cadenza settimanale. Ottiene la laurea in lettere all'Università di Nizza nel 1968, diventando contemporaneamente insegnante e scrittore. La scelta di insegnare, professione svolta per ventotto anni, a partire dal 1970, gli serviva inizialmente per avere più tempo per scrivere, durante le lunghe vacanze estive. Pennac, però, si appassiona subito a questo suo ruolo. Inizia l'attività di scrittore con un pamphlet e con una grande passione contro l'esercito (Le service militaire au service de qui?, 1973), in cui descrive la caserma come un luogo tribale, che poggia su tre grandi falsi miti: la maturità, l'uguaglianza e la virilità. In tale occasione, per non nuocere a suo padre, militare di carriera, assume lo pseudonimo Pennac, contrazione del suo cognome anagrafico Pennacchioni. Abbandona la saggistica in seguito all'incontro con Tudor Eliad, con il quale scrive due libri di fantascienza (Les enfants de Yalta, 1977, e Père Noël, 1979) ma che ebbero scarso successo commerciale. Successivamente, decide di scrivere racconti per bambini. Scommettendo contro amici che lo ritenevano incapace di scrivere un romanzo giallo, nel 1985 pubblica Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres), primo libro del ciclo di Malaussène. Comincia così la fortunata serie di romanzi che girano attorno a Benjamin Malaussène, capro espiatorio di "professione", alla sua inverosimile e multietnica famiglia, composta di fratellastri e sorellastre molto particolari e di una madre sempre innamorata e incinta, e a un quartiere di Parigi, Belleville. Nel 1992, pubblica il saggio Come un romanzo (Comme un roman, in francese), manifesto a favore della lettura. Nel 1997 scrive Signori bambini (Messieurs les enfants), da cui verrà tratto un film di Pierre Boutron. Il 26 marzo 2013 è stato insignito della Laurea ad Honorem per il suo impegno nella pedagogia presso l'Università di Bologna. Nella Lectio magistralis in occasione della Laurea honoris causa, Pennac si sofferma a lungo nella spiegazione della parola passeur (letteralmente: facilitatore) per poi nella parte finale definire il passeur supremo colui che non fa domande su cosa si pensa del libro appena finito di leggere perché le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere. E nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa intimità. Opere Romanzi Les enfants de Yalta, 1977 (con Tudor Eliad). Père Noël, 1979 (con Tudor Eliad). Signori bambini (Messieurs les enfants, 1997), Feltrinelli, 1998, ISBN 978-88-07-88080-3. Ecco la storia (Le Dictateur et le Hamac, 2003), Feltrinelli, 2003, ISBN 978-88-07-81826-4. Grazie (Merci, 2003), Feltrinelli, 2004, ISBN 978-88-07-84046-3. Diario di scuola (Chagrin d'école, 2007), Feltrinelli, 2008, ISBN 978-88-07-88090-2. Storia di un corpo (Journal d'un corps, 2012), Feltrinelli, 2012, ISBN 978-88-07-01921-0. La legge del sognatore (La loi di rêveur, 2020), Feltrinelli, 2020, ISBN 978-88-07-03374-2. Ciclo di Malaussène Il paradiso degli orchi (Au bonheur des ogres, 1985), Feltrinelli, 1991, ISBN 978-88-07-88091-9. La fata carabina (La Fée Carabine, 1987), Feltrinelli, 1992, ISBN 978-88-07-88079-7. La prosivendola (La Petite Marchande de prose, 1989), Feltrinelli, 1991, ISBN 978-88-07-81244-6. Signor Malaussène (Monsieur Malaussène, 1995), Feltrinelli, 1995, ISBN 978-88-07-81433-4. Signor Malaussène a teatro (Monsieur Malaussène au théâtre, 1995). Cristiani e Mori (Des Chrétiens et des maures, 1996). La passione secondo Thérèse (Aux fruits de la passion, 1998), Feltrinelli, ISBN 978-88-07-81629-1. Il caso Malaussène. Mi hanno mentito (Le cas Malaussène 1 - Ils m'ont menti, 2017), Feltrinelli, 2017, ISBN 978-88-07-03233-2. Capolinea Malaussène. Il caso Malaussène 2 (Terminus Malaussène - Le cas Malaussène 2, 2023), Feltrinelli, 2023, ISBN 978-88-07-03532-6. Raccolte Ultime notizie dalla famiglia (comprende Signor Malaussène a teatro e Cristiani e Mori), Feltrinelli, 1997, ISBN 978-88-07-81408-2. Romanzi per ragazzi Abbaiare stanca (Cabot-Caboche, 1982), Salani, 1993, ISBN 978-88-7782-275-8. L'occhio del lupo (L'œil du loup, 1984), Salani, 1993, ISBN 978-88-7782-276-5. Ernest e Celestine (Le Roman d'Ernest et Célestine, 2012), Feltrinelli, 2013, ISBN 978-88-07-92212-1. Serie Kamo (con illustrazioni di Jean-Philippe Chabot) Kamo. L'agenzia Babele (Kamo. L'agence Babel, 1992), ed. it. 1994. Io e Kamo (Kamo et moi, 1992), Emme Edizioni, 1995, ISBN 978-88-7927-241-4. Kamo. L'idea del secolo (Kamo. L'idée du siècle, 1993), ed. it. 1996. L'evasione di Kamo (L'Évasion de Kamo, 1997), Einaudi Ragazzi, 1998, ISBN 978-88-7926-277-4. Saggi Le service militaire au service de qui?, 1973. Come un romanzo (Comme un roman, 1992), Feltrinelli, 1993, ISBN 978-88-07-88315-6. Gardiens et Passeurs, 2000. Loro siamo noi (Eux, c'est nous, 2015), Marotta e Cafiero, 2021, ISBN 978-88-3137-913-7. Mio fratello (Mon frère, 2018), Feltrinelli, 2018, ISBN 978-88-07-03320-9. Racconti La lunga notte del dottor Galvan (Ancien malade des hôpitaux de Paris, 2012), Feltrinelli, 2005, ISBN 978-88-0788-319-4. Fumetti Gli esuberati (La Débauche, 2000; disegni di Jacques Tardi), Feltrinelli, 2000, ISBN 978-88-0749-009-9. Un amore esemplare (Un amour exemplaire, 2015; disegni di Florence Cestac), Feltrinelli, 2018, ISBN 978-88-0755-001-0. Serie Le nuove avventure di Lucky Luke Lucky Luke contro Pinkerton (Lucky Luke contre Pinkerton, 2010; scritto con Tonino Benacquista, disegni di Achdé), Renoir/Nona arte, 2010, ISBN 978-88-9706-213-4. Ognun per sé (Cavalier seul, 2012; scritto con Tonino Benacquista, disegni di Achdé), Renoir/Nona arte, 2012, ISBN 978-88-9706-258-5. Teatro Signor Malaussène a teatro (Monsieur Malaussène au théâtre, 1996; adattamento dal romanzo). L'avventura teatrale. Le mie italiane (Merci: Suivi de mes italiennes - Chronique d'une aventure théàtrale, 2006), Feltrinelli, 2007, ISBN 978-88-0749-059-0. Le 6e Continent, Gallimard, «Collection Blanche», 2012. Libri illustrati Le Grand Rex, 1980 Le vacanze, (Les Grandes Vacances, 1991; con fotografie di Robert Doisneau), ed. it. 2001 Le Sens de la Houppelande, 1991 (disegni di Jacques Tardi) Vita di famiglia, 1993 (con fotografie di Robert Doisneau), ed. it 2018 Vercors d'en haut: La Réserve naturelle des hauts-plateaux, 1996 Némo, 2006 Scrivere (Écrire, 2007), Archinto, 2008, ISBN 978-88-7768-519-3. Albi illustrati per bambini Qu'est-ce que tu attends, Marie? (con illustrazioni di Claude Monet), 1997 Il giro del cielo (Le Tour du ciel, in collaborazione con Jean-Claude Morice e con illustrazioni di Joan Miró), ed. it. 1997 Sahara, 1998 Altri scritti La vie à l'envers, Bayard Presse, 1985 Binario morto (La Vie duraille, 1985; scritto in collaborazione con Jean-Bernard Pouy e Patric Raynal e pubblicato con lo pseudonimo comune di J.-B. Nacray), Hobby & Work Italiana Editrice, 1997, ISBN 978-88-7133-384-7. L'amico scrittore. Conversazione con Fabio Gambaro, Feltrinelli, 2015, ISBN 9788807491825. Una lezione di ignoranza, Astoria, 2015, ISBN 978-88-9871-320-2. Premi 1987 – Premio Polar di Le Mans (per La fata Carabina) 1987 – Prix Mystère de la critique (per La fata Carabina) 1990 – Prix du Livre Inter (per La prosivendola) 1993 – Premio Cento (per Abbaiare stanca) 1996 – Premio Flaiano per la narrativa (per Signor Malaussène) 2002 – Premio Grinzane Cavour 2005 – Prix Ulysse 2007 – Premio Renaudot (per Diario di scuola) 2008 – Grand prix Metropolis bleu 2015 – Premio Chiara alla Carriera Onorificenze Note Altri progetti Collegamenti esterni Decorati con la Legion d'onore Italo-francesi Franco-marocchini Scrittori per ragazzi Vincitori del Premio Grinzane Cavour
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Scarto quadratico medio
Lo scarto quadratico medio (o deviazione standard, o scarto tipo, o scostamento quadratico medio) è un indice di dispersione statistico, vale a dire una stima della variabilità di una popolazione di dati o di una variabile casuale. È uno dei modi per esprimere la dispersione dei dati intorno ad un indice di posizione, quale può essere, ad esempio, la media aritmetica o una sua stima. Ha pertanto la stessa unità di misura dei valori osservati (al contrario della varianza che ha come unità di misura il quadrato dell'unità di misura dei valori di riferimento). In statistica la precisione si può esprimere come lo scarto quadratico medio. Il termine "standard deviation" è stato introdotto in statistica da Pearson nel 1894 assieme alla lettera greca (sigma) che lo rappresenta. Il termine italiano "deviazione standard" ne è la traduzione più utilizzata nel linguaggio comune; il termine dell'Ente Nazionale Italiano di Unificazione è tuttavia "scarto tipo". Lo scarto quadratico medio è la radice quadrata della varianza, la quale viene coerentemente rappresentata con il quadrato di sigma, . Statistica descrittiva In statistica descrittiva lo scarto quadratico medio di un carattere rilevato su una popolazione di unità statistiche si definisce nel seguente modo: dove è la media aritmetica di . Ossia lo scarto quadratico medio è la radice quadrata della varianza. A partire dallo scarto quadratico medio si definisce anche il coefficiente di variazione o la deviazione standard relativa come il rapporto tra lo scarto tipo e il valore assoluto della media aritmetica della variabile in esame sempreché quella media sia non nulla: Questo indice relativo (che viene spesso espresso in termini percentuali) consente di effettuare confronti tra dispersioni di dati di tipo diverso, indipendentemente dalle loro quantità assolute. Formulazioni equivalenti Lo scarto quadratico medio può essere espresso in una forma equivalente, ricalcolando come segue la sommatoria dei quadrati degli scarti: Applicando questo risultato alla formula originale per lo scarto quadratico medio, si ottiene: Nelle applicazioni informatiche, è a volte conveniente modificare la formula precedente: che consente, con sole tre variabili , di calcolare lo scarto quadratico medio, oltre che la media, di una successione di numeri di lunghezza senza dover ricorrere ad una memorizzazione degli stessi. Statistica inferenziale Nell'ambito della statistica inferenziale (dove è noto solo un campione, di numerosità , dell'intera popolazione), soprattutto nel contesto della teoria della stima, uno stimatore per lo scarto quadratico medio di un carattere è dato dallo scarto quadratico medio campionario: dove è la media campionaria di (ossia la media aritmetica del carattere calcolata sul campione considerato). Valgono i limiti e , dove indica la numerosità della popolazione di riferimento, quindi è un intero positivo oppure a seconda dei casi. Poiché il precedente stimatore è distorto, per ottenerne uno non distorto si rimpiazza il denominatore con ottenendo: Sostanzialmente, poiché non è nota la media dell'intera popolazione , ma solo una sua stima (la media del campione ), bisogna utilizzare per ottenere uno stimatore corretto della varianza incognita di sull'intera popolazione a partire dai dati del campione. La sua radice quadrata diviene lo scarto quadratico medio campionario "corretto". Questa correzione al denominatore fa sì che sia maggiore rispetto a , correggendo così la tendenza di a sottostimare le incertezze, soprattutto nel caso in cui si lavori con pochi dati ( "piccolo"; nelle applicazioni pratiche, si considera "piccolo" un campione formato da meno di 30 elementi). Osserviamo il caso limite di , cioè quando si ha un campione di un solo elemento. Si ha , che ovviamente non è molto ragionevole nell'ambito della statistica inferenziale. Invece non è definito, rispecchiando così la totale ignoranza inerente all'incertezza su una singola misura. In questo senso, si afferma che non dice nulla sul singolo caso. La differenza tra e per campioni molto estesi diventa numericamente insignificante. Probabilità Sia una variabile aleatoria, lo scarto quadratico medio è definito come la radice quadrata della varianza di Formalmente lo scarto quadratico medio di una variabile aleatoria può essere calcolato a partire dalla funzione generatrice dei momenti, in particolare è la radice quadrata della differenza tra il momento secondo ed il momento primo elevato al quadrato, cioè dove è il valore atteso di . Applicazioni In fisica, lo scarto quadratico medio è un ottimo indice dell'errore casuale della misurazione di una grandezza fisica. In ingegneria, è uno dei parametri da considerare per valutare la capacità di un processo produttivo, o più in generale, l'affidabilità di una campagna di test per determinare il tasso di guasto di un dato componente. In ambito finanziario, viene usato per indicare la variabilità di un'attività finanziaria e dei suoi payoff (rendimenti). Esso fornisce quindi, implicitamente, una misura della volatilità dell'attività, quindi del suo rischio. In ambito sportivo è utilizzato per valutare la prestazione di un giocatore di bowling in riferimento ad un certo numero di partite. Il valore trovato non incide sul punteggio ma sintetizza le capacità e i miglioramenti del giocatore. Note Bibliografia Voci correlate Root sum squared Coefficiente di variazione Scarto interquartile Varianza Stimatore corretto#Esempio: stimatore della varianza Precisione Median absolute deviation Regola 68-95-99,7 Altri progetti Collegamenti esterni Indici di dispersione
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Diritto
Il diritto in senso oggettivo è il sistema delle norme giuridiche presenti in un ordinamento giuridico o delle norme che regolano una determinata disciplina, ma in senso soggettivo è sinonimo di potere o facoltà. Per estensione indica anche la scienza giuridica. Storia Età antica Dal medioevo all'età moderna Una delle concezioni più antiche è la cosiddetta teoria del diritto naturale, o giusnaturalismo, corrente filosofica condivisa da molti pensatori, fra cui Cicerone nel De legibus, Ulpiano, Agostino d'Ippona, Tommaso d'Aquino e Ugo Grozio, padre del giusnaturalismo moderno, che fonda il diritto naturale sul carattere razionale dell'uomo. Tale teoria postula l'esistenza di una serie di princìpi eterni e immutabili, inscritti nella natura umana, cui si dà il nome di diritto naturale. Il diritto positivo (cioè il diritto effettivamente vigente) non sarebbe altro che la traduzione in norme di quei princìpi. Il metodo adottato dal legislatore è dunque un metodo deduttivo: da princìpi universali si ricavano (per deduzione) le norme particolari. Il problema è che non sempre vi è pieno accordo su quali siano i princìpi universali ispiratori delle norme giuridiche. Nel Medioevo le Chiese, principali assertrici del diritto naturale, tendono a identificarlo con i princìpi dettati dai loro testi sacri (la Bibbia, il Corano, ecc.); gli studiosi laici con princìpi diversi (di giustizia, equità, il popolo, lo stato etc.). Non essendoci accordo sui princìpi-base (a meno che essi non siano imposti da un potere autoritario), viene a cadere il fondamento stesso della teoria del diritto naturale. Nell'età moderna l'origine del diritto è stata individuata in aspetti diversi della natura umana, fra cui la morale (Leibniz, Thomasius, Kant) e la forza (Hegel, Savigny). Il XIX secolo ed il positivismo Verso la fine dell'XIX secolo, sull'onda delle teorie filosofiche positiviste, si afferma (e rimane a lungo predominante) il cosiddetto positivismo giuridico o giuspositivismo che, contrapponendosi al giusnaturalismo, asserisce tutto al contrario che il diritto è solo ed esclusivamente diritto positivo, cioè diritto effettivamente posto, e non c'è alcuno spazio per alcun diritto naturale trascendente il diritto positivo. Secondo la gran parte degli studiosi giuspositivisti (specie in Italia) il diritto si identifica con la norma giuridica (giuspositivismo normativistico). Il diritto dunque non sarebbe altro che una serie di norme che regolano la vita dei membri di una società, allo scopo di assicurarne la pacifica convivenza. Il diritto (e i princìpi che ne stanno alla base) si sposta così dal campo del trascendente a quello dell'immanente, dal dominio della natura a quello della cultura. Il metodo adottato dai giuspositivisti è, al contrario di quello dei giusnaturalisti, un metodo induttivo: non esistendo princìpi universali ed eterni, i princìpi su cui si basa il diritto vengono ricavati per induzione (cioè per astrazione) dalle norme giuridiche particolari e contingenti. I fautori del giuspositivismo hanno però qualcosa in comune con quelli del giusnaturalismo: essi rientrano tutti nella categoria filosofica dei "realisti", ossia di coloro che pensano alla realtà come a un "dato" oggettivo, esterno, e come tale indipendente dall'osservatore. Anche il diritto sarebbe, come tutta la realtà, un dato oggettivo, che lo studioso si limita a indagare e il giudice ad applicare, senza modificarlo in alcun modo. Una concezione statica del diritto, insomma. Le tesi "realiste" sono contestate dai teorici che possono ascriversi alla corrente filosofica del relativismo o scetticismo. Al contrario dei "realisti", gli "scettici" pensano (sulla scia delle moderne teorie scientifiche e filosofiche del Novecento) che un'osservazione "oggettiva" e "distaccata" della realtà non sia possibile, e che l'osservatore, interpretando la realtà, la influenzi necessariamente. Ogni analisi dovrà per forza essere "soggettiva", poiché ineliminabile è la componente del soggetto nell'analisi della realtà. Il soggetto non si limita a "osservare", bensì "(ri)crea" la realtà. Per chi abbraccia le tesi scettiche, il diritto non può dunque essere un mero "dato", un insieme fisso e immutabile di norme (giuspositivismo) o di princìpi eterni (giusnaturalismo). I teorici che studiano il diritto (i giuristi, il cui insieme di scritti costituisce la cosiddetta "dottrina") e i pratici che lo applicano (i giudici, il cui insieme di sentenze costituisce la cosiddetta giurisprudenza) non sono "indagatori" o "applicatori" di una realtà già data ma, nello stesso momento in cui la interpretano, ne diventano veri e propri "creatori". Il teorico, disquisendo sul diritto, "crea" diritto; il giudice, emanando una sentenza, "crea" diritto. La concezione del diritto propria dello scetticismo è dunque dinamica, e non statica. Il XX secolo e l'interpretazione marxista ed il costruttivismo Un'altra interpretazione, sostenuta da Kelsen, vedeva il diritto come una mera tecnica sociale, valutandone solo l'efficienza e separandolo dalla natura umana; questo è il modo principale con cui si studia e si cerca di capire il diritto. Secondo la formulazione data dai giuristi sovietici al loro I congresso del 1938, l'interpretazione marxista del fenomeno giuridico si compendia invece nella definizione seguente: "Il diritto è l'insieme delle regole di condotta esprimenti la volontà della classe dominante, legislativamente stabilite, nonché delle sue consuetudini e delle regole di convivenza sanzionate dal potere statuale, la cui applicazione è garantita dalla forza coercitiva dello Stato al fine di tutelare, sanzionare e sviluppare i rapporti sociali e gli ordinamenti vantaggiosi e convenienti alla classe dominante". Una concezione teorica più moderna - che emerse verso la fine del secolo - fu il costruttivismo giuridico, soprattutto grazie ai teorici anglosassoni e secondo tale teoria l'essere umano osserva, modifica, influenza, interpreta e crea simultaneamente; la realtà è allo stesso tempo scoperta e inventata, osservata e costruita; noi non siamo completamente liberi, ma non siamo neanche completamente vincolati; subiamo pesanti interferenze dalla realtà, ma interveniamo pesantemente a modificarla. Per il costruttivismo, dunque, da una parte l'interprete (giurista o giudice) è ancorato alle norme esistenti, in quanto non può prescindere da esse: egli non può essere interamente creativo, come pretenderebbero gli scettici. D'altra parte è anche vero che egli, interpretando le norme giuridiche a scopo teorico ovvero per applicarle al caso concreto, vi immette sempre qualcosa di suo: influisce su di esse in quanto influisce sulla loro futura interpretazione e applicazione. Il ruolo dell'interprete non è pertanto interamente notarile e passivo, come pretenderebbero i realisti. Il giurista (o il giudice) non si limita solo a interpretare, né solo a creare. Egli interpreta e crea: crea mentre interpreta. E fa entrambe le cose non in maniera arbitraria, ma sempre fortemente vincolato dall'ambiente storico, culturale e giuridico in cui si pone. Il diritto, secondo il costruttivismo, è in conclusione un fatto dinamico, un processo (Roberto Zaccaria), una pratica sociale di carattere interpretativo (Ronald Dworkin), in cui norma giuridica e sua interpretazione interagiscono costantemente a favore dei cittadini. Il dibattito sulla definizione Il termine diritto è usato con accezioni differenti: l'insieme e il complesso delle norme giuridiche che regolano la vita dei membri della comunità di riferimento, detta anche dottrina sotto forma di ordinamento giuridico; la giurisprudenza, intesa come la scienza giuridica, che studia le norme e l'interpretazione giuridica delle medesime; una facoltà garantita dall'ordinamento a ciascun soggetto di diritto; il giudizio sulla legalità e legittimità delle azioni proprie dello Stato e delle personalità fisiche e giuridiche con cui ci si rapporta; un contributo economico legato a un tipo di tributo, o prestazione dovuto ad una parte. Qualora si riferisca all'insieme di regole che sono in vigore in uno Stato in un determinato momento e che rispondono al bisogno dei cittadini di vivere in una società il più possibile ordinata e tranquilla; in questo caso si parla di diritto oggettivo. A volte, invece, il termine diritto assume un significato diverso, in quanto corrisponde al concetto di "potere, facoltà"; in questo caso si parla di diritto soggettivo. Il problema di una definizione concreta e specifica ha però impegnato gli studiosi di tutte le epoche, e costituisce ancora un problema aperto, la cui soluzione dipende in gran parte dal quadro filosofico cui ogni studioso fa riferimento e attraverso il quale affronta la questione. Per esempio Stefano Rodotà, politico, giurista e accademico italiano, si è accinto a dare una propria definizione del termine diritto, definendolo come “apparato simbolico che struttura un’organizzazione sociale anche quando si sa che alcune sue norme sono destinate a rimanere inapplicate”. Quando si parla di diritto come scienza il termine assume una connotazione tale da indicare lo studio della legge; Per diritto qui si intende in generale la giurisprudenza, lo studio delle norme. Una risposta che possa definirsi esatta in assoluto non esiste anche perché il diritto ha differenti manifestazioni a seconda del modello preso in esame (ad esempio basti pensare alla distinzione tra il civil law degli Stati dell'Europa continentale e quelli a essi legati e il common law dei paesi anglosassoni. Con una definizione più complessa si può definire il diritto come il regolamento dei rapporti tra gli individui che fanno parte di una collettività statale, assistito dalla garanzia della sua osservanza dal potere dell'autorità dello Stato, che sanziona le violazioni delle regole stabilite e "codificate" (diritto penale) dallo Stato tramite il processo penale (diritto processuale penale), fissa le regole che i privati devono osservare nei rapporti tra loro (diritto civile), decide con imparzialità sulle controversie tra privati tramite il processo civile (diritto processuale civile), organizza i servizi pubblici e la Pubblica amministrazione (diritto amministrativo) con facoltà dei cittadini di far rispettare le regole fissate per l'attività della Pubblica amministrazione e dei servizi pubblici tramite il processo amministrativo e con l'obbligo dei cittadini di contribuire secondo regole certe (diritto tributario) alle risorse necessarie al funzionamento dei servizi pubblici e della pubblica amministrazione, con facoltà per i cittadini di far verificare da un giudice la correttezza anche del contributo loro richiesto (processo tributario). Il diritto internazionale regola i rapporti tra stati, cittadini di stati diversi (diritto internazionale privato) e le organizzazioni internazionali (diritto delle organizzazioni internazionali). La tradizione germanica presenta la peculiarità di aver sviluppata una scienza giuridica unitaria del diritto pubblico, chiamata Staatsrecht (diritto dello Stato), che disciplina in modo unitario, coerente e strutturato il diritto costituzionale, il diritto amministrativo e il diritto internazionale. Questa sistematizzazione organica manca nella tradizione italiana del diritto pubblici nel quale sono più diffusamente trattati gli aspetti di diritto amministrativo e di diritto costituzionale. L'interesse legittimo La dottrina giuridica italiana e poi anche il diritto amministrativo italiano hanno elaborato anche il concetto di interesse legittimo, concetto che non è condiviso in tutte le legislazioni. Interesse legittimo è l'interesse di un singolo (persona fisica o persona giuridica) a che l'operatività dello stato e delle altre amministrazioni pubbliche avvenga nel rispetto della legge e dei regolamenti posti per il loro funzionamento. L'interesse legittimo ha una forza superiore a quella del diritto oggettivo e viene ovviamente eccepito quando l'attività dell'ente pubblico venga a ledere l'interesse del singolo non applicando correttamente le norme che disciplinano il procedimento amministrativo, cioè le norme che regolano l'attività della pubblica amministrazione. Questo vuol dire che per la violazione delle norme procedimentali imposte all'agire della pubblica amministrazione il privato, che abbia un interesse (definito appunto legittimo) all'osservanza puntuale di queste norme, può impugnare l'atto della pubblica amministrazione, che ritenga non assunto con il rispetto di tutte le norme, avanti gli organi di giustizia amministrativa per ottenere l'annullamento totale o parziale dell'atto amministrativo che risultasse illegittimamente assunto. Principali partizioni e branche Come per le altre scienze sociali, si suole ripartire il diritto in una serie di discipline differenti, sebbene tale partizione non sia da intendersi in senso assoluto, ma sia semplicemente operata a scopo didattico o pratico. Il confine tra diritto privato e diritto pubblico era già presente, anche se in forma embrionale, all'epoca dei primi giuristi romani. Diventa poi una distinzione teorica solo a partire dal XIX secolo come sistema di divisione tra parte civile e parte politica della società. Il primo sistema ovvero quello privatistico si occupava del civile mentre il pubblicistico del politico. All'inizio perciò erano concepiti come sistemi staccati e a sé stanti anche se solo mettendoli in confronto si potevano capire le differenze. Una delle principali distinzioni del diritto è tra: il diritto pubblico, che si occupa dei rapporti tra Stato o altri enti pubblici e soggetti, privati o pubblici, quando lo Stato o gli altri enti pubblici agiscono "'ius iuris'" e dunque utilizzando un potere o pubbliche potestà per la tutela di un interesse pubblico e seguendo un procedimento stabilito per legge o per regolamento. Lo Stato (e talvolta gli altri enti pubblici) possono però agire anche "'iure imperii", cioè utilizzando la forza pubblica per far sì che un principio giuridico, un provvedimento o un ordine sia concretamente rispettato dai privati; il diritto penale, è quella parte del diritto pubblico che prevede l'erogazione di sanzioni penali a chiunque commetta delle azioni che l'ordinamento giuridico riconosca come reato; il diritto privato, che è la parte del diritto che regola i rapporti tra soggetti privati, o tra soggetti privati e soggetti pubblici quando questi ultimi agiscono "'iure privatorum'", cioè come se fossero soggetti privati, non facendo ricorso ai loro poteri pubblici per la tutela di un pubblico interesse; il diritto d'autore, è quella parte del diritto privato che ha lo scopo di tutelare l'atto creativo, l'investimento in esso e la diffusione di arte e scienze attraverso il riconoscimento all'autore originario dell'opera di una serie di diritti di carattere sia morale, sia patrimoniale. il diritto civile, branca del diritto privato, che disciplina l'insieme di norme giuridiche che regolano i rapporti tra privati in determinate materie; il diritto bellico, che identifica l'insieme delle norme giuridiche – sia a livello nazionale sia internazionale –che disciplinano la condotta delle parti in una guerra. il diritto internazionale, la branca del diritto che regola fenomeni giuridici relativi a soggetti di ordinamenti diversi, ciascuno dei quali dotato di sovranità, che agiscono come soggetti propri sulla base dei trattati internazionali che ne regolano l'esistenza, le competenze e le modalità di intervento (ovviamente i trattati internazionali vincolano solo gli stati che li hanno sottoscritti, ma le organizzazioni internazionali tentano di imporre a tutti gli stati la loro autorità anche grazie all'appoggio degli stati più potenti e influenti). Esso viene a sua volta suddiviso in varie discipline specifiche. Le fonti del diritto in Italia Per fonti del diritto intendiamo l'insieme di atti e fatti idonei a produrre diritto. Nello specifico, per << atti >> si intendono quelle fonti che sono frutto dell'attività di un organo o autorità aventi il potere di produrre norme (si pensi ad un decreto o ad una legge parlamentare); si parla invece di << fatti >> quando una norma nasce, ad esempio, da un'usanza o un comportamento che nel corso del tempo si afferma come regola giuridica all'interno di una comunità. Di ciascuna fonte derivante da un atto possiamo individuare: l'organo che ha il potere di emetterlo (Parlamento o Governo), lo sviluppo dell'atto stesso, il documento normativo e i principi deducibili dall'interpretazione del testo. Ogni ordinamento stabilisce a quale autorità dev'essere affidata la produzione di una determinata norma giuridica e con quali valori gerarchici, creando così una << piramide >> delle fonti. Stando alla teoria delle fonti del diritto, in Italia le norme giuridiche sono originate dalle seguenti fonti. Fonti interne: Costituzione che regola la formazione delle leggi e determina la disciplina degli atti normativi; legge statale o regionale, nonché decreti legge (atti del Governo emanati quando c'è una questione urgente che richiede un intervento tempestivo) e decreti legislativi (atti emanati dal governo su delega del Parlamento che fissa dei principi e delle indicazioni di base che il governo deve seguire per proporre la legge); regolamento, anche detto << fonte secondaria >>, emanato dal Governo, dai ministri e da altre autorità amministrative, fonte subordinata alla legge e che può operare solo nei limiti stabiliti dalla legge stessa; consuetudine, fonte subordinata alla legge e al regolamento e che può operare solo nei limiti consentiti da tali fonti. L'elenco delle fonti interne è dettato dalle Preleggi, che sono antecedenti all'entrata in vigore della Costituzione. Stando alla ratio delle Preleggi, l'elenco dovrebbe essere inteso come tassativo, ma quest'obiettivo è stato eroso a partire già dalla stessa Costituzione. Hanno rilievo costituzionale o, comunque, lo stesso rango delle leggi le seguenti fonti esterne, le quali concorrono a erodere la portata dell'elenco tipizzato dalle Preleggi. Fonti internazionali: norme adottate da un insieme di Stati in base ad uno o più accordi internazionali, uniti in un'organizzazione sovrannazionale, che stanno al di sopra delle singole leggi di ogni Stato membro ma che non hanno effetto diretto sui cittadini. Vengono chiamati trattati o accordi. Oltre alle convenzioni scritte, tra le fonti internazionali vanno annoverate le consuetudini internazionali, le quali traggono la propria forza sulla base dei comportamenti che gli Stati in generale (o, almeno, tutti gli Stati di un'area geografica) osservano costantemente, convinti della relativa doverosità. Atti dell'Unione europea: regolamento dell'Unione europea; direttiva dell'Unione europea. A proposito delle fonti esterne, rileva l'art. 117, co. 1 della Costituzione italiana: «La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali». Costituzioni in altri Paesi Le costituzioni e le leggi variano nei diversi paesi. Costituzione giapponese - La costituzione usata in Giappone; Costituzione russa - la costituzione utilizzata in Russia; Costituzione degli Stati Uniti - La costituzione utilizzata in Stati Uniti; Costituzione dell'Azerbaigian - Costituzione utilizzata in Azerbaigian; Costituzione della Grecia - la costituzione utilizzata in Grecia; Costituzione turca - Costituzione utilizzata in Turchia, esempio: uno studio legale a Istanbul; Costituzione del Regno Unito - la costituzione utilizzata in Regno Unito; Costituzione della Corea del Nord - La costituzione utilizzata in Corea del Nord; Costituzione dell'India - La costituzione usata in India. Note Bibliografia Uberto Scarpelli, Paolo Di Lucia, Mario Jori (a cura di), Il linguaggio del diritto, Milano, LED Edizioni Universitarie, 1994. ISBN 88-7916-050-8 Voci correlate Analogia (diritto) Antinomia (diritto) Articolo (diritto) Aspettativa (diritto) Attore (diritto) Certezza del diritto Comma (diritto) Condotta (diritto) Clausola (diritto) Diritto bellico Diritto comune Diritto commerciale Diritto internazionale Diritto positivo Diritto oggettivo Diritto soggettivo Diritto civile Diritto costituzionale Diritto privato Diritto penale Diritto pubblico Diritto reale Diritti umani Diritto d'autore Diritto ecclesiastico Diritto amministrativo Disposizione (diritto) Ente (diritto) Fonti del diritto Filosofia del diritto Fonti del diritto Giurisprudenza Giusnaturalismo Immunità (diritto) Interpretazione giuridica Legge Norma (diritto) Motivazione (diritto) Ordinamento giuridico Obbligazione (diritto) Parte (diritto) Perequazione (diritto) Positivismo giuridico Processo (diritto) Prova (diritto) Proprietà (diritto) Società (diritto) Soggetto di diritto Altri progetti Collegamenti esterni
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Diritto del lavoro
Il diritto del lavoro è quel ramo del diritto privato che studia la disciplina degli aspetti ed i problemi attinenti alla disciplina del lavoro, del rapporto di lavoro, e tutte le tematiche ad esso collegate. Si tratta di una disciplina che è nata e si è sviluppata per regolare e attenuare le problematiche sociali sorte con la prima rivoluzione industriale. Descrizione Esso riguarda la regolamentazione delle relazioni tra datore di lavoro e lavoratore, quella delle relazioni sindacali (oggetto propriamente del diritto sindacale) e quella attinente alle assicurazioni sociali e previdenziali (di cui si occupa il diritto della previdenza e della sicurezza sociale). È uno di quei rami del diritto che più direttamente risente dell'influenza della situazione economica generale, occorrendo tradurre in norme, tutele e concetti legislativi le concezioni ideologiche o statalistiche del sistema di riferimento. Nel mondo L'organizzazione internazionale di più antica data che opera nel campo del lavoro a livello mondiale è l'Organizzazione Internazionale del Lavoro della quale fanno parte attualmente 178 tra i 191 Stati membri delle Nazioni Unite. Essa svolge un'attività normativa composta da raccomandazioni in materia di lavoro indirizzate agli Stati; raccomandazioni però che gli stessi devono recepire e ratificare in progetti di convenzioni all'interno del proprio ordinamento. A livello europeo, importanti sono le disposizioni dell'Unione europea, come nel caso dei regolamenti, direttamente applicabili dopo la loro emanazione, ci si trova di fronte ad una uniformazione fra gli Stati membri dell'Unione di molte materie concernenti il diritto del lavoro. Australia Il 10 ottobre 2005, il governo di John Howard annunciò un progetto di legge, che il 2 novembre venne presentato dal Ministro Kevin Andrews alla Camera dei Rappresentanti e al Senato. tali organi approvarono il Workplace Relations Amendment Act rispettivamente il 10 novembre e il 2 dicembre (35 voti a favore contro 33 contrari) conssenso finale della Corona britannica il 14 dicembre. L'opposizione di centro-sinistra criticò il provvedimento e i tempi di approvazione troppo rapidi, in particolare per una riforma così radicale del diritto del lavoro. Il centro-sinistra sostiene di avere ricevuto un numero insufficiente di copie per esaminare la legge, in via di approvazione. la nuova norma del 2005 - che ha sostituito molti aspetti del precedente Conciliation and Arbitration Act del 1904 in vigore fino al 2006 - introduce la libertà di licenziamento per le imprese che impieghi meno di 100 lavoratori dipendenti, dando meno vincoli a contratti privati fra datori e dipendenti, forti limitazioni al diritto di sciopero: la possibilità di citare in giudizio i sindacati per danni, e la facoltà per il governo di interrompere uno sciopero in svariati settori (automobilistico, trasporti, settore aereo, minerario, portuale e delle costruzioni); vincoli alla libertà di associazione sindacale, con il divieto di costituire sindacati nelle imprese dove non siano presenti contratti di lavoro siglati attraverso un accordo sindacale. Secondo diversi osservatori, l'approvazione di questa legge è stato uno dei principali fattori della sconfitta elettorale del centro-destra nelle elezioni parlamentari in Australia del 2007. Francia La fonte principale è costituita dal codice del lavoro francese emanato nel 1910 e più volte modificato nel corso del tempo. Il diritto al lavoro fa parte della dignità dell'essere umano secondo la Costituzione della Seconda Repubblica, che ha creato, in questa prospettiva, laboratori nazionali per dare lavoro ai disoccupati. Questo diritto al lavoro è stato poi inserito nel preambolo della Costituzione del 1946, che recita: "Ogni persona ha il dovere di lavorare e il diritto di ottenere un impiego", e nella Costituzione del 1958, che è ancora in vigore in Francia. Il diritto del lavoro in Francia si basa sui diritti costituzionali, compresa la contrattazione collettiva. Il legislatore e le parti sociali sono chiamati, nei loro rispettivi ruoli, a regolare i rapporti di lavoro ; Il legame di subordinazione è al centro del rapporto di lavoro individuale. Dal 2000, i dipendenti sono soggetti a una settimana lavorativa legale di 35 ore. Germania In Germania non vi è una legge unica ed organica che regola a che disciplina gli aspetti individuali e collettivi del lavoro; i rapporti di lavoro sono il risultato di contrattazioni collettive tra sindacati e datori di lavoro. L'articolo 9 della costituzione della Germania garantisce la libertà di lavoro e di gestione nella conclusione di contratti collettivi nazionali di lavoro (Tarifverträge). Il codice federale civile tedesco (Bürgerliches Gesetzbuch) regola i contratti di lavoro, mentre il codice del commercio tedesco (Handelsgesetzbuch) copre in parte i rapporti di lavoro e contiene le norme sugli agenti commerciali. Italia Il nucleo centrale del diritto del lavoro in Italia è costituito dal complesso di norme che regolano il rapporto di lavoro ed intorno ad esso ruota l’ulteriore complesso di norme attinenti ai concetti generici di legislazione e sicurezza sociale. Quale specifico campo di applicazione del diritto di lavoro si è guardato nel tempo alla distinzione tra “risultato e attività” (ovvero "locatio operis" e "locatio operarum". Nel primo caso il lavoratore promette un risultato da conseguirsi con la propria opera e, nel secondo, il lavoratore mette a disposizione del datore di lavoro solo la propria attività fisica ed intellettuale). Successivamente, in sostituzione dell’alternativa risultato-attività, la distinzione è stata posta tra “autonomia” e “subordinazione” laddove, nel primo caso, la gestione del lavoro ed il rischio conseguente all’attività lavorativa fanno capo al datore di lavoro, mentre nel secondo caso il lavoratore svolge la sua attività lavorativa ed il conseguimento del risultato viene raggiunto con gestione e rischio a carico del lavoratore stesso. Stati Uniti d'America Negli USA non vi è nessuna legge federale organica e ogni Stato federato degli Stati Uniti ha la propria normativa; è tuttavia prassi comune che i dipendenti abbiamo a disposizione 12 giorni di ferie all'anno ai quali si aggiungono 8 giorni festivi. Note Bibliografia Ludovico Barassi, ’’Il Contratto di Lavoro nel Diritto positivo italiano’’, Società Editrice Libraria, I ed., Milano 1901. Voci correlate Diritto privato Lavoro Lavoratore Datore di lavoro Orario di lavoro Lavoratore Licenziamento Altri progetti Collegamenti esterni