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801
[ { "from": "human", "value": "Come posso fare per consultare l'estratto contributivo relativo al rapporto di lavoro domestico?" }, { "from": "gpt", "value": "L'INPS con il messaggio n. 21009 del 7/11/2011  informa il cittadino che è stato realizzato il nuovo servizio online per la  consultazione dell’estratto contributivo del rapporto di lavoro domestico.\nIl servizio è disponibile sul sito internet dell’Istituto www.inps.it, nella sezione SERVIZI ONLINE attraverso il seguente percorso: Al servizio del cittadino – Autenticazione con PIN/Autenticazione con CNS – Servizi rapporto di lavoro domestico – Estratto contributivo. Effettuato l’accesso, il servizio mette a disposizione l’elenco dei rapporti di lavoro sia attivi che cessati, relativi agli ultimi cinque anni, dai quali il datore di lavoro può selezionare il rapporto per il quale visualizzare l’estratto conto.\n" } ]
802
[ { "from": "human", "value": "Può essere previsto il periodo di prova per l'assunzione di una badante?" }, { "from": "gpt", "value": "Si, lo prevede l'art. 13 del CCNL per la disciplina del rapporto di lavoro domestico 2007-2011. Ecco il testo integrale della norma:\n1. I lavoratori sono soggetti ad un periodo di prova regolarmente retribuito di 30 giorni di lavoro effettivo, per i lavoratori inquadrati nei livelli D, D super, e di 8 giorni di lavoro effettivo per quelli inquadrati negli altri livelli.\n\t2. Il lavoratore che abbia superato il periodo di prova senza aver ricevuto disdetta s'intende automaticamente confermato. Il servizio prestato durante il periodo di prova va computato a tutti gli effetti dell'anzianità.\n\t3. Durante il periodo di prova, il rapporto di lavoro può essere risolto in qualsiasi momento da ciascuna delle parti, senza preavviso, ma con il pagamento, a favore del lavoratore della retribuzione e delle eventuali competenze accessorie corrispondenti al lavoro prestato.\n\t4. Se il lavoratore è stato assunto come prima provenienza da altra Regione, senza avere trasferito la propria residenza, e la risoluzione del rapporto non avvenga per giusta causa, dovrà essere dato dal datore di lavoro un preavviso di 3 giorni o, in difetto, la retribuzione corrispondente.\nInformazioni anche nella pagina dedicata del sito dell'INPS\n" } ]
803
[ { "from": "human", "value": "E' possibile stipulare un contratto di lavoro subordinato con un apolide?" }, { "from": "gpt", "value": "Si, gli apolidi sono equiparati agli stranieri e pertanto si applicano le disposizioni del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, cosiddetto Testo Unico Immigrazione.\nL'art. 1 del D. Lgs. 286/1998, cosiddetto Testo Unico Immigrazione, stabilisce che \"Il presente testo unico, in attuazione dell'articolo 10, secondo comma, della Costituzione, si applica, salvo che sia diversamente disposto, ai cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea e agli apolidi, di seguito indicati come stranieri\".\nA livello pubblicistico l'apolide viene quindi equiparato allo straniero ed è pertanto soggetto a permessi e limitazioni per quanto riguarda il suo soggiorno e se del caso, ad espulsione, pur essendone vietata l'estradizione nei casi in cui non è consentita per i cittadini stranieri. All’apolide riconosciuto in Italia come tale viene rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari.\nL'art. 14 comma 1 lettera c) del Decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, che detta le modalità applicative della legge, sancisce che \"il  permesso  di  soggiorno  per  ... motivi umanitari ... consente  l'esercizio  del  lavoro subordinato  e  del  lavoro  autonomo...\".\nL'art. 5-bis del suddetto D.lgs. 286/1998 disciplina il \"Contratto di soggiorno per lavoro subordinato\" anche con gli apolidi:\n\"1. Il contratto di soggiorno per lavoro subordinato stipulato fra un datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia  e  un  prestatore  di  lavoro,  cittadino  di  uno  Stato non appartenente all'Unione europea o apolide, contiene:\n\t   a)  la garanzia da parte del datore di lavoro della disponibilita' di  un  alloggio  per  il lavoratore che rientri nei parametri minimi previsti  dalla  legge  per  gli  alloggi  di  edilizia  residenziale pubblica;\n\t   b)  l'impegno  al  pagamento  da  parte del datore di lavoro delle spese  di  viaggio  per  il  rientro  del  lavoratore  nel  Paese  di provenienza.\n\t2.  Non  costituisce  titolo valido per il rilascio del permesso di soggiorno  il contratto che non contenga le dichiarazioni di cui alle lettere a) e b) del comma 1.\n\t3.  Il  contratto di soggiorno per lavoro e' sottoscritto in base a quanto previsto dall'art. 22 presso lo  sportello unico per l'immigrazione della provincia nella quale risiede o ha sede legale il datore di lavoro o dove avra' luogo la prestazione lavorativa secondo le modalita' previste nel regolamento di attuazione.\"\n" } ]
804
[ { "from": "human", "value": "Quali sono le categorie di lavoratori esonerate dal lavoro notturno?" }, { "from": "gpt", "value": "Il lavoro notturno nel nostro ordinamento è disciplinato da diverse fonti: in primo luogo dal Decreto Legislativo 26 novembre 1999, n. 532; il Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112 (art. 41) ha modificato il decreto legislativo n.66/2003 per quanto attiene all’individuazione del lavoro notturno.\nAnche il “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità” (Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, articolo 53), si occupa dello svolgimento del lavoro notturno prevedendo che alcune categorie di lavoratori non debbano obbligatoriamente essere impegnate nel lavoro notturno. Le categorie interessate esplicitamente da questa agevolazione sono tre:\n- le lavoratrici madri di un figlio di età inferiore a tre anni o, alternativamente, i padri conviventi con le stesse;\n- la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni;\n- i lavoratori che abbiano a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della Legge 5 febbraio 1992 n. 104.\nCome precisato anche dal Servizio SuperAbile  deroghe alla disciplina in materia di riposo giornaliero, pause, lavoro notturno, durata massima del riposo settimanale possono essere stabilite anche nei contratti collettivi e negli accordi tra Azienda e rappresentanze sindacali. Sul punto, pertanto, è opportuno consultare le Organizzazioni sindacali, anche per verificare eventuali specifiche disposizioni contenute nel CCNL o in Accordi tra Azienda e Rappresentanze sindacali sulla organizzazione del lavoro straordinario e dei turni di lavoro.\nAltre utili informazioni su questa tematica, possono essere anche acquisite tramite il Call Center SuperAbile (INAIL), al numero telefonico gratuito 800 810 810 o accedendo al sito internet SuperAbile. \n" } ]
805
[ { "from": "human", "value": "I buoni lavoro sono compatibili con la cassa integrazione?" }, { "from": "gpt", "value": "I buoni lavoro (o voucher) sono un sistema di pagamento del lavoro occasionale accessorio, cioè di quelle prestazioni di lavoro svolte al di fuori di un normale contratto di lavoro in modo discontinuo e saltuario. Con questa tipologia di prestazione di lavoro, il datore di lavoro può beneficiare di prestazioni occasionali nella completa legalità con copertura assicurativa Inps e Inail, senza dover stipulare alcun tipo di contratto mentre il lavoratore può integrare le sue entrate attraverso le prestazioni occasionali.\n\tAnche i percettori di prestazioni integrative del salario o sostegno al reddito possono svolgere prestazioni di lavoro accessorie; in questi casi il limite economico dei compensi derivanti dallo svolgimento di prestazioni di natura occasionale accessoria è di 3.000 euro per anno solare. \n\tPer ulteriori informazioni si veda la pagina dell'INPS con gli ultimi aggiornamenti, la Circolare Inps n. 88 del 09/07/2009 e la Circolare Inps n. 17 del 03/02/2010 nella quale si da particolare attenzione alla committenza da parte degli enti locali.\n\tDal 17 maggio 2010 è stato ufficialmente attivato il servizio di emissione dei voucher per le prestazioni di lavoro occasionale accessorio da parte di circa 3mila tabaccherie sul territorio nazionale, secondo l'ultima stima Inps. Il committente deve comunicare preventivamente l'inizio della prestazione all'Inail/Inps, tramite il contact center 803164. All'operatore vanno segnalati, nell'ordine: i propri dati anagrafici, il settore di attività e il codice fiscale. E poi, ancora, i dati del lavoratore (nome, cognome e codice fiscale), il luogo di lavoro, la data di inizio e di fine dell'attività lavorativa. Inoltre il voucher va attivato presso l'Inps, telefonando al contact center dell'Istituto, collegandosi al suo sito (alla pagina \"Lavoro occasionale\") o, infine, recandosi presso una sede dell'ente di previdenza. Le procedure di attivazione possono essere eseguite anche tramite internet.\nIl Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato la nota n. 3439 del 18 febbraio 2013, con la quale fornisce ulteriori chiarimenti in merito all'utilizzo dei voucher nei rapporti di lavoro occasionale accessorio: nelle more della procedura informatizzata non viene previsto un limite temporale all'utilizzo dei voucher acquistati, restano immutate le limitazioni di carattere economico. \n" } ]
806
[ { "from": "human", "value": "Come si possono acquistare e riscuotere i buoni per lavoro occasionale accessorio (voucher) di tipo telematico?" }, { "from": "gpt", "value": "Per il pagamento tramite buoni telematici è necessaria la registrazione presso l'Inps.\nIl  prestatore può registrarsi tramite il contact center Inps (803.164) o sul sito internet dell'Inps nella sezione Servizi on line/per il cittadino/lavoro occasionale accessorio o recandosi direttamente presso una delle sedi Inps.\nIl committente può registrarsi presso le sedi Inps (se non è ancora presente negli archivi dell'Istituto), sul sito inps nella sezione sopra indicata, tramite il contact center o tramite le associazioni di categoria.\nDopo l'accreditamento il committente può effettuare la richiesta che deve contenere: i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore; la data di inizio e fine presunta dell'attività; il luogo di svolgimento della prestazione; il numero di buoni per ogni lavoratore.\nL'importo dei buoni acquistati deve essere pagato prima dell'inizio della prestazione utilizzando una delle seguenti modalità: tramite il modello F24; con versamento su conto corrente postale 89778229 intestato a \"Inps DG Lavoro Occasionale Acc\"; on line sul sito Inps nella sezione Servizi on line/per il cittadino/lavoro occasionale accessorio.\nIl prestatore riceve gli importi guadagnati direttamente sulla carta magnetica Inpscard, fornita al momento della registrazione, o tramite bonifico domiciliato.\n\tAl termine del lavoro il committente deve dichiarare l'entità della prestazione svolta e l'Inps, dopo aver effettuato le dovute verifiche, avvia la procedura di pagamento del lavoratore e procede all'accredito dei contributi presso la Gestione separata.\nGrazie ad un accordo tra l'INPS e Poste Italiane, dal 27 febbraio 2012, è possibile acquistare e riscuotere i buoni lavoro (voucher) presso l’intera rete degli Uffici Postali.\nLa Legge 28 giugno 2012, n. 92 (Riforma Fornero) ha previsto che i buoni debbano essere orari, numerati progressivamente e datati.\nIl Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato la nota n. 3439 del 18 febbraio 2013, con la quale fornisce ulteriori chiarimenti in merito all'utilizzo dei voucher nei rapporti di lavoro occasionale accessorio: nelle more della procedura informatizzata non viene previsto un limite temporale all'utilizzo dei voucher acquistati, restano immutate le limitazioni di carattere economico. \nL'INPS con il messaggio n. 5000 del 29 maggio 2014 ha reso noto di aver introdotto una nuova area per la gestione dei buoni lavoro on line denominata \"FastPOA\".  La nuova area è ora strutturata in modo da rendere più facile e immediata la gestione da parte di committenti che gestiscono grandi volumi di voucher virtuali. La caratteristica principale della procedura FastPOA è quella di consentire una gestione organizzata per liste di prestatori, con la possibilità di inserire le prestazioni di lavoro (con contestuale invio della comunicazione di inizio prestazione all’Inail), e la consuntivazione di tutti rapporti di lavoro relativi ai lavoratori inseriti nella lista, tramite un’unica operazione.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Salve, vorrei sapere come fare per riscuotere un buono-lavoro" }, { "from": "gpt", "value": "E’ possibile riscuotere i Buoni lavoro entro 1 anno dal giorno dell’emissione. I Buoni Lavoro sono riscuotibili presso tutti i rivenditori autorizzati dal secondo giorno successivo alla fine della prestazione di lavoro occasionale, per un importo massimo di 500 € per operazione di riscossione. Il prestatore per riscuotere deve presentarsi con la propria Tessera Sanitaria definitiva o con il tesserino del codice fiscale rilasciato dall’Agenzia delle Entrate, per la verifica del Codice Fiscale. Effettuato il pagamento viene rilasciata un ricevuta riepilogativa di tutti i voucher che sono stati pagati al prestatore. Nei casi in cui il buono lavoro non risulti pagabile, il prestatore deve rivolgersi alla sede INPS.\n\tGrazie ad un accordo tra l'INPS e Poste Italiane spa dal 27 febbraio 2012 è possibile acquistare e riscuotere i buoni lavoro (voucher) presso l’intera rete degli Uffici Postali.\nA partire dal 16 maggio 2012 anche le banche del Gruppo CREVAL cominceranno ad operare nel Servizio Voucher Inps, consentendo così una migliore reperibilità dello strumento dei buoni lavoro. Le banche del Gruppo Creval che erogheranno il servizio sono: il Credito Valtellinese, il Credito Artigiano, il Credito Siciliano e la Cassa di Risparmio di Fano.\nPer ulteriori informazioni consultare la Pagina dell'INPS dedicata ai buoni lavoro e alle modalità della riscossione. \nLa Legge 28 giugno 2012, n. 92  (Riforma Fornero) ha previsto che i buoni devono essere orari, numerati progressivamente e datati.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "I committenti che utilizzano le prestazioni di lavoro occasionale quali obblighi hanno nei confronti dell’Inail?" }, { "from": "gpt", "value": "Prima dell’inizio dell’attività di lavoro occasionale accessorio, (anche il giorno stesso purché prima dell’inizio della prestazione), il committente deve effettuare la comunicazione di inizio prestazione all’Inps (valida anche ai fini Inail), attraverso i canali indicati nelle schede relative alle varie modalità di acquisto dei voucher.\nLa mancata comunicazione all’Inps/Inail prevede l’applicazione della 'maxisanzione’, di cui all’art. 4, comma 1, lett. a), della Legge 4 novembre 2010, n. 183 ('Collegato Lavoro’), come indicato nella Circolare Inps n. 157 del 7/12/2010.\n" } ]
809
[ { "from": "human", "value": "Il lavoratore in regime di cassa integrazione ha diritto al congedo straordinario biennale per l'assistenza al figlio disabile e alla relativa indennità?" }, { "from": "gpt", "value": "Nell'interpello n. 70/2009 del 12 ottobre 2009, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali chiarisce che lo svolgimento dell'attività lavorativa è la condizione necessaria per poter ottenere il congedo straordinario previsto dal Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, dal momento che la sospensione totale dal lavoro come nel caso della cassa integrazione consente, in ogni caso, la possibilità di adempiere alle funzioni di cura e assistenza in questione. \n\tPertanto, in caso di sospensione totale del rapporto di lavoro, non risulta possibile avanzare la richiesta di congedo, che appare invece ammissibile nell'ipotesi in cui la relativa domanda sia stata presentata prima che l'azienda abbia disposto il collocamento del personale dipendente in CIG a zero ore. In questo caso potrà usufruire dell'indennità prevista dall'art. 42, comma 5 del Decreto legislativo n. 151/2001 e l'importo dovrà essere parametrato sulla retribuzione corrisposta in funzione dall'effettiva prestazione lavorativa.\n\tQualora la richiesta del congedo straordinario avvenga durante il periodo in cui il lavoratore è in cassa integrazione parziale, le due diverse indennità coesistono, ossia il lavoratore continua a percepire il trattamento di integrazione salariale per le ore di cassa integrazione a cui si affianca l'indennità per congedo straordinario.\n" } ]
810
[ { "from": "human", "value": "Che novità sono state introdotte nel caso di trasformazione di rapporto di lavoro subordinato da full-time in part-time?" }, { "from": "gpt", "value": "Dal 1 gennaio 2012 è stata abolita la procedura di convalida delle Direzioni Territoriali del Lavoro (DTL), per la riduzione dell’orario di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. La trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale è ammessa  se risultante da un atto scritto e controfirmato in comune accordo tra il datore e il lavoratore, senza che sia convalidata dagli uffici territoriali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, come previsto dagli articoli n. 22 comma 4 e n. 36 della Legge 12 novembre 2011, n. 183.  \nDal 1 gennaio 2012, il dipendente e il datore di lavoro, per trasformare l’orario di lavoro devono stabilire consensualmente un nuovo accordo scritto con i seguenti dati: dati lavoratore (generalità e dati anagrafici); dati Azienda/Società (indicare l’indirizzo della sede legale e il codice fiscale e/o partita iva); contratto (indicare la data di assunzione, la tipologia del contratto, qualifica e mansioni, il trattamento economico previsto dal CCNL di categoria); luogo (indicare l’indirizzo della sede di lavoro); inizio e durata indicare la data di inizio e successivamente la data di fine part-time oppure indicare a tempo indeterminato); articolazione (indicare i tempi del nuovo orario di lavoro  ed eventuali turnazioni giornaliere/settimanali/mensili, ecc.); firma (firma per esteso del nome e del cognome del lavoratore/lavoratrice e del/della rappresentante legale).  \nL’eventuale rifiuto del lavoratore alla proposta di trasformazione dell’orario di lavoro da parte del datore di lavoro (da full-time a part-time e viceversa), non costituisce giustificato motivo di licenziamento, poiché la modifica dell’orario di lavoro non può essere obbligata ma concordata tra le parti.\n" } ]
811
[ { "from": "human", "value": "Sono stato assunto presso una società con una certa qualifica, tuttavia svolgo le mansioni della qualifica superiore, senza essere stato formalmente inquadrato nel ruolo. Ho diritto di essere inquadrato nella categoria corrispondente alle superiori mansioni svolte?   " }, { "from": "gpt", "value": "Nel caso di assegnazione a mansioni superiori l'assegnazione stessa diviene definitiva, ove la medesima non abbia avuto luogo per sostituzione di lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto, dopo un periodo fissato dai contratti collettivi, e comunque non superiore a tre mesi. Ogni patto contrario è nullo (artt. 2103 c.c., 96 disp. att. cod.civ.).\n\tPer approfondimenti si veda la pagina dedicata del sito della Regione Lazio. Codice Civile Art. 2103 - Mansioni del lavoratore.\n\t1. Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione. Nel caso di assegnazione a mansioni superiori il prestatore ha diritto al trattamento corrispondente all'attività svolta, e l'assegnazione stessa diviene definitiva, ove la medesima non abbia avuto luogo per sostituzione di lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto, dopo un periodo fissato dai contratti collettivi, e comunque non superiore a tre mesi. Egli non può essere trasferito da una unità produttiva ad un'altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive.\n\t2. Ogni patto contrario è nullo.\n" } ]
812
[ { "from": "human", "value": "A chi spetta l'assegno per il congedo matrimoniale?" }, { "from": "gpt", "value": "L'assegno spetta agli operai, agli apprendisti, ai lavoratori a domicilio, ai marittimi di bassa forza dipendenti da aziende industriali, artigiane, cooperative, che:\n- contraggono matrimonio civile o concordatario;\n\t- possono far valere un rapporto di lavoro da almeno una settimana;\n\t- fruiscono effettivamente del congedo entro 30 giorni dalla celebrazione del matrimonio\nSpetta anche:\n- ai lavoratori disoccupati che siano in grado di dimostrare che nei novanta giorni precedenti il matrimonio hanno prestato, per almeno 15 giorni, la propria opera alle dipendenze delle aziende sopra dette;\n\t- ai lavoratori, che ferma restando l’esistenza del rapporto di lavoro, per un qualunque giustificato motivo non siano comunque in servizio (malattia, sospensione dal lavoro, richiamo alle armi ecc.).\n Non spetta ai dipendenti di:\n- aziende industriali, artigiane, cooperative e della lavorazione del tabacco con qualifica di: impiegati, apprendisti impiegati, dirigenti.\n\t- aziende agricole;\n\t- commercio;\n\t- credito;\n\t- assicurazioni;\n\t- enti locali; \n\t- enti statali; \n\t- aziende che non versano il relativo contributo alla CUAF (Cassa Unica Assegni Familiari).\nSi ha diritto all’assegno solo quando si contrae matrimonio civile o concordatario (il solo matrimonio religioso non dà diritto all’assegno). Si può aver diritto a successivi assegni solo se vedovi o divorziati.\n\tL'assegno spetta ad entrambi i coniugi quando l'uno e l'altra vi abbiano diritto. L'assegno è pari a 7 giorni di retribuzione (8 giorni per i marittimi) ed è calcolato sulla base della retribuzione percepita nell'ultimo periodo di paga (ultimi due periodi di paga per i lavoratori dell'industria e artigianato retribuiti a settimana). L'assegno è corrisposto dai datori di lavoro per conto dell'Inps all'inizio del periodo di congedo. L'azienda chiede poi il rimborso all'Inps, entro un anno dalla data dei singoli pagamenti.\n\tAi lavoratori disoccupati o che si trovano sotto le armi è pagato dall'Inps.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Vorrei aprire un'Associazione onlus riconosciuta con personalità giuridica. Cosa devo fare?" }, { "from": "gpt", "value": "I soggetti deputati a fornire gratuitamente assistenza e consulenza nella costituzione di un'Associazione di Volontariato, Onlus o No-profit, e anche aiuto e consulenza nella gestione fiscale e organizzativa della stessa sono i CSV - Centri provinciali di Servizi per il Volontariato. \nPer costituire un'Associazione è necessario essere almeno in 3 persone. La costituzione di un'Associazione può avvenire sia in forma di accordo orale che scritto, ovviamente la forma scritta è preferibile ed avviene tramite \"l'Atto Costitutivo\": in pratica un contratto tra gli associati per il quale la legge non prescrive nessuna particolare formalità. Le associazioni possono essere o meno riconosciute.\nAssociazioni \"non riconosciute\": La maggior parte delle associazioni esistenti sono comunque quelle \"non riconosciute\". Si tratta del tipo di organizzazione meno costoso e meno complesso da gestire. Il comma 1 dell'art. 36 del Codice Civile stabilisce che \"l'ordinamento interno e l'amministrazione delle associazioni non riconosciute come persone giuridiche sono regolati dagli accordi degli associati.\" \nRedigere lo Statuto e l’Atto Costitutivo: Presso il CSV si può richiedere gratuitamente i facsimili dell’Atto Costitutivo e Statuto di Associazione non riconosciuta e anche il facsimile dello Statuto di Associazione culturale. Nello Statuto va indicata la Sede legale. Lo Statuto di solito si elabora prima di redigere l'Atto Costitutivo in quanto di solito è allegato a quest'ultimo. \nRichiedere il Codice Fiscale:  Una volta che l'Associazione è stata costituita in forma scritta (registrata o meno) si può richiedere all'Ufficio delle Imposte Dirette il Codice Fiscale dell’Associazione. E' possibile ottenere il CF anche senza essere registrati all'Ufficio del Registro. \nRegistrare l’Associazione: Statuto ed Atto Costitutivo vanno depositati all'Ufficio del Registro. Questa registrazione attribuisce data certa all'atto stesso e la prova che ad una determinata data l'Associazione era costituita e che i suoi organismi erano regolarmente formati ed i poteri di rappresentanza conferiti ad una o più persone. E' possibile registrare nuovamente, negli anni seguenti, lo Statuto ove questo venisse modificato. Per registrare Statuto ed Atto Costitutivo all'Ufficio del Registro bisogna: avere il Codice Fiscale; indicare una sede legale sullo Statuto; lo Statuto deve essere conforme ad una serie di parametri, in particolare deve specificare che si tratti di una associazione senza scopo di lucro; avere due copie dell'Atto Costitutivo (una terza facoltativa), di cui una contenente il verbale della prima riunione nella quale i soci fondatori hanno fondato l’Associazione e approvato lo Statuto e la sede legale; una copia verrà tenuta dall'Ufficio del Registro le altre 2 rilasciate bollate all'Associazione (dopo circa 15 giorni); le copie dello Statuto consegnate per la registrazione devono essere firmate in ogni pagina da presidente e segretario. Costi: bollo per ogni 100 righe del documento aggregato \"atto costitutivo\"+\"statuto\", ed imposta di registro. L'altra forma per registrare l'atto può essere quella della scrittura privata autenticata o dell' atto pubblico, entrambi registrati di fronte ad un notaio, con costi ovviamente più elevati. \nTipi di Associazione: Le Associazioni possono essere di diverse tipologie a seconda dell’attività che svolgono, ossia possono essere Associazioni culturali, ricreative, scientifiche, ecc.; Associazioni sportive dilettantistiche.\n\tLe Associazioni possono inoltre diversificarsi in Associazioni di Volontariato, Associazioni di Promozione Sociale, ONLUS. Una guida dettagliata si trova alla pagina dedicata dell'Agenzia delle Entrate.\n" } ]
814
[ { "from": "human", "value": "La mia azienda (ancora attiva) non ha provveduto a pagare i miei crediti. A chi posso rivolgermi per essere tutelato?" }, { "from": "gpt", "value": "La riforma dei servizi ispettivi del ministero del Lavoro  (Direzioni regionali e provinciali del lavoro) e degli enti previdenziali pubblici (Decreto Legislativo 23 aprile 2004, n. 124), all'articolo 7, garantisce che gli ispettori vigilino al rispetto di tutte le norme in tema di legislazione sociale.\nL’art. 12 del decreto attribuisce alla competenza degli ispettori delle Direzioni del Lavoro la diffida accertativa per crediti patrimoniali: essa consente di “diffidare”, in sede di indagine ispettiva, il datore di lavoro a corrispondere direttamente al prestatore di lavoro le somme che risultano dovute per effetto di una corretta applicazione di norme e istituti contrattuali. Entro 30 giorni dalla notifica della diffida, il datore di lavoro può promuovere il tentativo di conciliazione presso la Direzione Provinciale del Lavoro. In caso di accordo la diffida perde efficacia. Decorso il termine per esperire il tentativo di conciliazione o in caso di mancato raggiungimento dell'accordo, il Direttore della Direzione Provinciale, verificati i presuppposti e la correttezza della diffida, con apposito provvedimento conferisce alla stessa valore di accertamento tecnico con efficacia esecutiva. Così che il lavoratore può poi agire con atto di precetto per soddisfare le proprie pretese retributive.\nPagina del sito del Ministero del Lavoro dove trovare la Direzione regionale o provinciale.\n" } ]
815
[ { "from": "human", "value": "Il decreto legge sulla razionalizzazione della P.A. ha apportato modifiche al contratto a termine?" }, { "from": "gpt", "value": "Si. Il Decreto Legge 31 agosto 2013, n. 101, contenente misure sulla P.A., all'articolo 4 ha limitato l'uso del contratto a termine nella P.A. Esso deve \"rispondere ad esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale\", contenere le causali ex Decreto Legislativo n. 368 del 6 settembre 2001, con esclusione del contratto \"acausale\" e non può essere trasformato a tempo indeterminato.\nI contratti posti in essere in violazione di tali norme sono nulli e determinano responsabilità erariale. Al dirigente responsabile non verrà erogato il premio di risultato.\n" } ]
816
[ { "from": "human", "value": "Durante la gravidanza a rischio possono essere effettuate visite fiscali?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 17 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n.151 prevede che il decreto di interdizione anticipata, dovuto a gravi complicanze nella gestazione, sia rilasciato dalle ASL competenti.\nCiascuna ASL provvede a disciplinare eventuali visite di controllo, anche presso il domicilio della gestante, al fine di confermare il decreto definitivo di interdizione anticipata. Tuttavia, non si tratta di visita fiscale, che costituisce una fattispecie tipica della malattia.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Un disoccupato, nominato assessore comunale, ha diritto all'indennità piena per la funzione?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 82 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n. 267 (TUEL), prevede che l'indennità di funzione spetti a: sindaco, presidente della provincia, sindaco metropolitano, presidente della  comunità montana, presidenti dei consigli circoscrizionali dei comuni  capoluogo di provincia,  presidenti dei consigli comunali e provinciali, nonchè ai componenti degli organi esecutivi dei comuni, delle province, delle città metropolitane, delle comunità  montane, delle unioni di comuni e dei consorzi fra enti locali. L'indennità è dimezzata per i lavoratori dipendenti che non abbiano richiesto l'aspettativa.Un’interpretazione di tale disposizione, è stata fornita dal Ministero dell’Interno, Direzione Centrale per le Autonomie, con nota in data 17 febbraio 2004,  nel senso di ritenere che “l’art. 82 del decreto legislativo n. 267/2000 prevede il dimezzamento dell’indennità di funzione degli amministratori, per i lavoratori dipendenti che non abbiano richiesto di essere collocati in aspettativa retribuita e che, pertanto, a coloro che non possono avvalersi di tale facoltà, quali i lavoratori autonomi, disoccupati, studenti e i pensionati compete l’indennità di funzione nella misura intera, sul presupposto che la attuale posizione escluda la sussistenza di un rapporto di lavoro dipendente”.Agli amministratori ai quali viene corrisposta, non è dovuto alcun gettone per la partecipazione a sedute degli organi collegiali dell'ente, ne’ di commissioni che di quell'organo costituiscono articolazioni interne ed esterne.\n" } ]
818
[ { "from": "human", "value": "Può un padre dipendente usufruire del congedo parentale e della maternità nel caso di pratica di adozione internazionale? C'è qualche differenza nel caso di adozione plurima?" }, { "from": "gpt", "value": "In materia di congedo di maternità l'art. 26 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 stabilisce che tale congedo spetta, per un periodo massimo di cinque mesi, anche alle lavoratrici che abbiano adottato un minore.\n\tIn caso di adozione internazionale, il congedo può essere fruito prima dell'ingresso del minore in Italia, durante il periodo di permanenza all'estero richiesto per l'incontro con il minore e gli adempimenti  relativi alla procedura adottiva.\n\tFerma restando la durata complessiva del congedo, questo può essere fruito entro i cinque mesi successivi all'ingresso del minore in Italia.\n\tL'ente autorizzato, che ha ricevuto l'incarico di curare la procedura di adozione, certifica la durata del periodo di permanenza all'estero della lavoratrice.\nL'art. 31 del decreto estende lo stesso diritto anche al padre lavoratore, nel caso in cui il congedo non sia stato chiesto dalla madre lavoratrice.\nQuanto al congedo parentale, l'art. 32 chiarisce che ciascun genitore ha diritto di astenersi dal lavoro, secondo le modalità stabilite, per ogni bambino, nei primi suoi otto anni di vita. I relativi congedi parentali dei genitori non possono complessivamente eccedere il limite di dieci mesi, fatto salvo il disposto del comma 2. Il diritto di astenersi dal lavoro compete anche al padre lavoratore, dalla nascita del figlio, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a sei mesi, elevabile a sette nel caso di cui al comma 2.\nL'art. 36 amplia il diritto al congedo parentale anche nel caso di adozione, nazionale e internazionale, e di affidamento.\n\tIl congedo parentale può essere fruito dai genitori adottivi e affidatari, qualunque sia l'età del minore, entro otto anni dall'ingresso del  minore in famiglia, e comunque non oltre il raggiungimento della maggiore età.\nI suddetti articoli non stabiliscono, tuttavia, differenti disposizioni nel caso di adozioni e/o affidamenti plurimi. Tale disciplina è prevista, invece,in materia di riposi giornalieri della madre e del padre, laddove l'art. 45 stabilisce che le disposizioni di cui all'art. 41 (Riposi per parti plurimi) si applicano anche in caso di adozione e di affidamento. Pertanto, anche la madre adottiva potrà, entro il primo anno dall'ingresso del minore nella famiglia, assentarsi dal lavoro per 1 ora (nel caso di orario di lavoro inferiore alle sei ore) o 2 ore (nel caso di orario di lavoro superiore alle sei ore), come chiarito dal Decreto Legislativo 18 luglio 2011, n. 119 (in vigore dall'11/08/2011).\nInfine, nel caso dei dipendenti pubblici assegnati temporaneamente ad altra sede (art. 45, comma 2-bis), la norma si applica entro i primi tre anni dall'ingresso del minore nella famiglia, indipendentemente dalla sua età.\n" } ]
819
[ { "from": "human", "value": "Sono un'insegnante supplente con contratto a tempo determinato e sono prossima ad andare in maternità. Se non mi prorogano il contratto ho comunque diritto alla maternità?" }, { "from": "gpt", "value": "Si ha diritto a percepire l'indennità di maternità se il tempo intercorrente tra la scadenza del contratto e l'inizio del congedo di maternità non supera i 60 giorni.\nBisogna fare riferimento al Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (\"Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53\"), il quale all'art.24 comma 2 recita:\n\"Le lavoratrici gestanti che si trovino, all'inizio del periodo di congedo di maternità, sospese, assenti dal lavoro senza retribuzione, ovvero, disoccupate, sono ammesse al godimento dell'indennita' giornaliera di maternità purchè tra l'inizio della sospensione, dell'assenza o della disoccupazione e quello di detto periodo non siano decorsi piu' di sessanta giorni\".\n" } ]
820
[ { "from": "human", "value": "Vorrei sapere se, in caso di parto prematuro, possono essere aggiunti ai tre mesi successivi al parto i giorni di astensione obbligatoria non goduti." }, { "from": "gpt", "value": "E' possibile. Infatti, l'art. 16 comma 1 lettera d) del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 - Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53, recependo la sentenza della Corte Costituzionale n. 270 del 1999, prevede che gli ulteriori giorni non goduti prima del parto, nel caso di parto prematuro, siano aggiunti al periodo di congedo di maternità dopo il parto.\nInoltre, la Corte Costituzionale, con sentenza 4 - 7 aprile 2011, n. 116 (in G.U. 1a s.s. 13/4/2011, n. 16), ha dichiarato \"l'illegittimità costituzionale dell'articolo 16, lettera c), del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nella parte in cui non consente, nell'ipotesi di parto prematuro con ricovero del neonato in una struttura sanitaria pubblica o privata, che la madre lavoratrice possa fruire, a sua richiesta e compatibilmente con le sue condizioni di salute attestate da documentazione medica, del congedo obbligatorio che le spetta, o di parte di esso, a far tempo dalla data d'ingresso del bambino nella casa familiare\".\nIn particolare, nel caso di:\n- parto prematuro avvenuto prima dei previsti due mesi di astensione ante partum dovrà essere riconosciuto un periodo di astensione obbligatoria dopo il parto pari a tre mesi, più i due mesi di astensione obbligatoria non goduti prima del parto, per un totale di 5 mesi (Circolare INPS n. 231 del 28.12.1999 - Circolare INPS n. 45 del 21.02.2000);\n\t- parto prematuro e interdizione anticipata dall'Ispettorato del lavoro, vale quanto detto nel paragrafo precedente, anche in questo caso ai tre mesi dopo il parto dovranno essere aggiunti i soli \"normali\" due mesi di astensione obbligatoria prima del parto, escludendo, cioè i giorni non fruiti a titolo di interdizione anticipata (Circolare INPS n. 45 del 21.02.2000);\n- parto prematuro e interdizione prorogata dopo il parto dall'Ispettorato del Lavoro, i giorni non goduti di astensione obbligatoria prima del parto devono essere aggiunti al termine dei mesi di proroga dell'astensione dopo il parto disposta, anche preventivamente, dall'Ispettorato, con conseguente riconoscimento di un periodo di congedo post partum di maggiore durata (Circolare INPS n. 62 del 29.04.2010)\nAnche al lavoratore padre nei casi di morte, grave infermità o malattia della madre, abbandono del bambino da parte della stessa, sono riconosciuti i periodi di astensione obbligatoria post-partum di maggiore durata conseguenti al parto prematuro (Circolare INPS n. 8 del 7.01.2003 punto 10).\n\t \n\tPer poter fruire del prolungamento dell’astensione post-partum (Circolare INPS n. 109 del 6.06.2000 punto 5) la legge stabilisce un limite di 30 giorni per la presentazione della certificazione (o dichiarazione sostitutiva) relativa alla data del parto.\n" } ]
821
[ { "from": "human", "value": "I 15 giorni del congedo matrimoniale devono essere consecutivi? Decorrono dalla data delle nozze o si possono chiedere anche in un momento successivo?" }, { "from": "gpt", "value": "Il congedo matrimoniale è un istituto tipico del rapporto di lavoro: previsto in origine R.D.L. 24 giugno 1937, n. 1334 per categorie ben determinate di lavoratori, è stato, infatti, successivamente recepito dalla contrattazione collettiva di categoria che lo ha gradualmente esteso a tutti i lavoratori dipendenti.\n\tIn genere i contratti collettivi prevedono che i giorni di permesso siano consecutivi e dunque la non frazionabilità del congedo (es. art. 19 CCNL 06/07/1995  del comparto Regioni Autonomie Locali o art. 18 CCNL 16/05/1995  del comparto Ministeri).\n\tQuanto alla decorrenza occorre, dunque, fare riferimento a regolamenti o circolari interne che possono fornire utili indicazioni. Ad esempio per il personale della Polizia di Stato la circolare n. 333-A/ 9807.F.4 del 30 marzo 1999, prevede, la possibilità che i dipendenti per situazioni del tutto eccezionali, possano fruire del congedo straordinario in esame in una fase temporale posteriore allo svolgimento del rito civile, sempre che detta esigenza venga rappresentata con un congruo anticipo rispetto alla celebrazione dello stesso, fornendo motivazione idonea a giustificare le ragioni del differimento.\n" } ]
822
[ { "from": "human", "value": "E' possibile usufruire del congedo parentale a ore?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 1 comma 339 della Legge 24 dicembre 2012, n. 228 (Legge di Stabilità) stabilisce che, a partire dal 1° gennaio 2013, ciascun genitore lavoratore, nei primi otto anni di vita del figlio, possa godere del congedo parentale anche a ore, per un periodo massimo complessivo tra padre e madre di 10 mesi.\nTuttavia, le modalità di fruizione del congedo, nonchè i criteri di calcolo della base oraria e l'equiparazione di un determinato monte ore alla singola giornata lavorativa sono stati demandati alla contrattazione collettiva di settore. Pertanto al momento è necessario attendere il rinnovo dei CCNL prima di poter usufruire del congedo parentale ad ore.\nIn particolare, la contrattazione collettiva del personale del comparto sicurezza e difesa, e di quello dei vigili del fuoco e soccorso pubblico, prevederà specifiche e diverse modalità di fruizione e di differimento del congedo, al fine di tenere conto delle esigenze di funzionalità connesse all'espletamento dei relativi servizi istituzionali.\n\t \n" } ]
823
[ { "from": "human", "value": "Si maturano le ferie durante i due anni di congedo retribuito come genitore di un disabile?" }, { "from": "gpt", "value": "Il periodo di congedo straordinario di due anni, di cui all'art. 42 comma 5 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, non rileva ai fini della maturazione delle ferie, della tredicesima mensilità e del trattamento di fine rapporto.\nPer quanto non espressamente previsto dai commi 5, 5-bis, 5-ter e 5-quater si applicano le disposizioni dell'art. 4, comma 2, della legge 8 marzo 2000, n. 53.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Come viene regolamentato il congedo parentale nel caso di parto plurimo?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 32 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo Unico delle disposizioni in materia di maternità) nel riformulare la disciplina sul congedo parentale, rispetto a quanto già previsto dalla legge n. 53/2000, ha stabilito che il congedo parentale (ex astensione facoltativa), in caso di parto gemellare o plurimo spetta \"per ciascun bambino\" e non in relazione al parto. La precisazione in merito viene fornita dall'INPS con messaggio n. 569/2001 e circolare n. 8/2003 al punto 8.\nDi conseguenza in caso di parto gemellare o plurimo, ciascun genitore ha diritto, alla moltiplicazione del periodo di congedo parentale retribuito secondo i criteri fissati con la Legge 8 marzo 2000, n. 53.\n" } ]
825
[ { "from": "human", "value": "Lavoro in una struttura privata, ho diritto alla maternità facoltativa, fino a quale età del bambino? Come viene retribuita la giornata lavorativa?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 32 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 consente che ciascun genitore possa assentarsi dal lavoro per un periodo di sei mesi, anche frazionabile, nei primi otto anni di vita del bambino. Il congedo parentale spetta al genitore richiedente anche qualora l'altro genitore non ne abbia diritto.\nSe la richiesta è della madre:\n- ne ha diritto per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi, trascorso il periodo di astensione obbligatoria;\n- se è l'unico genitore il congedo si estende fino a 10 mesi\nSe la richiesta è del padre:\n- ne ha diritto dal momento della nascita del figlio per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi\n- il limite si estende fino a 7 mesi nel caso in cui il padre lavoratore eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato non inferiore a 3 mesi. Il padre può usufruire del congedo anche nel periodo di astensione obbligatoria, nel periodo di congedo per allattamento della madre e anche nel caso in cui la madre non lavori.\nIn questo secondo caso il limite complessivo dei congedi parentali dei genitori è elevato a 11 mesi. I periodi di congedo parentale sono computati nell'anzianità di servizio, esclusi gli effetti relativi alle ferie e alla tredicesima mensilità o alla gratifica natalizia.\nIn caso di adozione o affidamento i genitori possono utilizzare il congedo parentale entro gli otto anni dal momento dell’ingresso in famiglia e non oltre il compimento della maggiore età del figlio adottivo.\nIn ogni caso è necessario che il lavoratore, sia madre che padre, si asetngano realmente dal lavoro. Pertanto nel caso di nuova attività lavorativa, sia essa dipendente, parasubordinata o autonoma, non si ha diritto all'indennità a titolo di congedo parentale, fatto salvo il caso di lavoro part time orizzontale.\nRETRIBUZIONE\nIl trattamento economico sarà:\n- per un massimo di sei mesi (complessivo tra i genitori) e fino al terzo anno di età del bambino (in caso di adozione o affidamento, entro tre anni dall'ingresso in famiglia) sarà pari al 30% dello stipendio o del reddito.\n- oltre i sei mesi e fino all'ottavo anno di età del bambino, l'indennità spetta a condizione che il reddito individuale del genitore richiedente non superi due volte e mezzo l'importo del trattamento minimo di pensione previsto per l'anno nel quale viene presentata la domanda.\nCALCOLO FRAZIONABILITA'\nIl congedo parentale può essere usufruito in maniera continuativa oppure frazionatamente. Affinchè si possa parlare di frazionabilità è necessario che il lavoratore riprenda effettivamente servizio, perciò i sabati, le domeniche e i giorni festivi verranno conteggiati nel periodo di astensione se tra il lunedì e il venerdì (o il sabato, nel caso di giorno lavorativo) il lavoratore non ha prestato servizio.\nNel caso di fruizione delle ferie:\n- se le ferie ricadono tra un periodo di congedo e l'altro, verranno conteggiati anche i sabati e le domeniche;\n- se le ferie ricadono immediatamente dopo un periodo di congedo questo non comprenderà i giorni di ferie, nè i giorni di malattia, nè le festività, nè i sabati e le domeniche.\nCOSA FARE\nIl modulo di domanda, che va presentata al datore di lavoro almeno 15 giorni prima dell'astensione, è disponibile presso gli uffici e sul sito dell'INPS, nella sezione “moduli”, e va presentato all’INPS e al datore di lavoro.\n \n" } ]
826
[ { "from": "human", "value": "Esiste la possibilità di congedo parentale nel caso di un contratto di lavoro a progetto?" }, { "from": "gpt", "value": "Il diritto di cui all'art. 32 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 viene riconosciuto anche al lavoratore/lavoratrice a progetto, collaboratori coordinati e continuativi presso la Pubblica Amministrazione e i titolari di assegno di ricerca che siano iscritti alla gestione separata.\n\t\t\tPer usufruire del congedo i lavoratori non devono essere iscritti ad altre forme previdenziali nè godere di pensione. Sia i genitori naturali che quelli adottivi o affidatari possono godere di un'indennità per congedo paretale per un massimo di 3 mesi, per ogni figlio, entro il suo 1° anno di vita.\n\t\tRETRIBUZIONE  \n\t\t\tIl trattamento economico sarà:- per la madre il 30% di 1/365 del reddito derivante dalla collaborazione a progetto o coordinata e continuativa, percepito nell'anno (12 mesi) precedente l'inizio del periodo di maternità, per tutte le giornate comprese nel periodo indennizzabile.\n\t\t- per il padre il 30% di 1/365 del reddito derivante dalla collaborazione a progetto o coordinata e continuativa, percepito nell'anno (12 mesi) precedente l'insorgere di una delle seguenti fattispecie:\n\t\t\t       a) morte o grave infermità della madre\n\t\t\t       b) abbandono del figlio da parte della madre\n\t\t\t       c) affidamento esclusivo del minore al padre\n\t\t\t       d) ingresso del minore nella famiglia, in caso di adozione o affidamento, ma solo se la madre non ne faccia richiesta.\n\t\tCOSA FARE\n\t\tIl modulo di domanda, disponibile presso gli uffici e sul sito dell'INPS, nella sezione “moduli”, va presentato all’INPS prima dell'inizio del congedo (Circolare INPS n. 137/2007).\n\t\tPer maggiori informazioni consultare la pagina dedicata del sito dell'INPS.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "In caso di assenza per malattia di un figlio di età inferiore ai tre anni come deve essere giustificata l'assenza? Devono essere rispettate le fasce orarie di reperibilità per una eventuale visita di controllo?" }, { "from": "gpt", "value": "L’art. 47 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 - Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della Legge 8 marzo 2000, n. 53 - prevede che entrambi i genitori, alternativamente, hanno diritto di astenersi dal lavoro per periodi corrispondenti alle malattie di ciascun figlio di età non superiore a tre anni. Ciascun genitore, alternativamente, ha altresì diritto di astenersi dal lavoro, nel limite di cinque giorni lavorativi all’anno, per le malattie di ogni figlio di età compresa fra i tre e gli otto anni.\nCosa Fare\nPer fruire dei congedi la malattia deve essere documentata dal medico curante del bambino del Servizio sanitario nazionale o convenzionato, mediante trasmissione telematica all'INPS del certificato medico al datore di lavoro interessato e all'indirizzo di posta elettronica della lavoratrice o del lavoratore, che ne facciano richiesta (art. 7, comma 3, lettera a decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179).\n\tLe disposizioni necessarie per l'attuazione, comprese la definizione del modello di certificazione e le relative specifiche saranno stabilite con apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.\nNel caso di ricovero ospedaliero del bambino le ferie in godimento del genitore vengono, a richiesta, interrotte.\nAi congedi di cui al presente articolo non si applicano le disposizioni sul controllo della malattia del lavoratore. Il bambino/a ammalato non può essere sottoposto a visita fiscale né il genitore che lo accudisce deve rispettare le fasce orarie di reperibilità.\n" } ]
828
[ { "from": "human", "value": "Come deve essere conteggiata per i lavoratori con part-time verticale la durata del congedo straordinario per l’assistenza?" }, { "from": "gpt", "value": "Con la nota prot. n. 0036667 del 12 settembre 2012, il Dipartimento della Funzione Pubblica ha fornito un parere in merito a quanto previsto dall'articolo 42 comma 5 e seguenti, del Decreto Legislativo 26 marzo 2001 n. 151 (Riposi e permessi per i figli con handicap grave) relativamente al personale in regime di part-time verticale.\n\tPer i lavoratori con part-time verticale, la durata del congedo straordinario per l’assistenza a figli e familiari con grave disabilità va conteggiata in misura proporzionata al numero delle giornate di lavoro prestate nell’anno.\n\tOccorre, inoltre, specificare che tale modalità applicativa continua a verificarsi sino a quando il dipendente fruisce del part-time verticale. Nel caso, poi, che il dipendente dovesse decidere di ritornare al tempo pieno, il periodo di congedo già fruito andrà nuovamente riproporzionato sulla base delle giornate lavorative a tempo pieno.\n\t \n" } ]
829
[ { "from": "human", "value": "Nell'ipotesi di contratto a tempo determinato è ammesso il recesso anticipato? E' necessario il preavviso?" }, { "from": "gpt", "value": "Nel contratto a tempo determinato non è previsto l'istituto del preavviso ne' il recesso anticipato: il rapporto può cessare prima della scadenza del termine eslusivamente per comune volontà delle parti oppure per recesso per giusta causa (articolo 2119 codice civile). \n\tQuesto implica che le dimissioni da parte del lavoratore sono consentite solo se anche il datore di lavoro è d'accordo ovvero quando vi sono condizioni che impediscono di proseguire l'attività di lavoro (dimissioni per giusta causa).\n\tNon è quindi ammesso il licenziamento con preavviso, sia per giustificato motivo che \"ad nutum\" da parte del datore di lavoro, nè le dimissioni da parte del lavoratore a prescindere dalla sussistenza della giusta causa.\n\tIn caso di dimissioni per giusta causa il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno che è pari all'ammontare delle retribuzioni che avrebbe percepito se il contratto avesse avuto la durata prevista.\n\tIn caso di dimissioni prima del termine senza giusta causa non è previsto esplicitamente il risarcimento del danno, ma la giurisprudenza, ravvisando un palese inadempimento contrattuale, ha previsto un risarcimento integrale del danno provocato al datore di lavoro.\n\t \n" } ]
830
[ { "from": "human", "value": "Quali norme regolano il preavviso e l'indennità per mancato preavviso in caso di cessazione del rapporto di lavoro?" }, { "from": "gpt", "value": "L’istituto del preavviso è disciplinato dall'articolo 2118 C.C. secondo cui “Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto di lavoro a tempo indeterminato, dando il preavviso nel termine e nei modi stabiliti dalle norme corporative, dagli usi o secondo equità. In mancanza di preavviso, il recedente è tenuto verso l’altra parte a un’indennità equivalente all’importo della retribuzione che sarebbe spettata per il periodo di preavviso.” Il periodo di preavviso consiste in un numero di giorni in cui il dipendente continua a lavorare dopo il recesso; la sua durata è diversa a seconda della tipologia del contratto collettivo di riferimento, del livello di inquadramento e dell’anzianità di servizio. In mancanza di norme specifiche al riguardo, si fa normalmente ricorso agli usi o all’equità.\n\tNel caso in cui sia il lavoratore a dimettersi senza dare il preavviso deve versare al datore di lavoro una indennità di mancato preavviso, corrispondente all’importo delle retribuzioni che sarebbero spettate per il periodo di preavviso non lavorato.\n\tLe dimissioni sono invece immediate, pertanto senza necessità del periodo di preavviso: durante il periodo di prova e nei casi in cui si verifica una \"causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto\" (articolo 2119 c.c.), cioè il recesso per giusta causa, causato dal verificarsi di fatti di particolare gravità che siano tali da impedire la continuazione del rapporto.  \n" } ]
831
[ { "from": "human", "value": "Chi sono i lavoratori svantaggiati?" }, { "from": "gpt", "value": "Il Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 26 marzo 2013 individua le categorie di lavoratori svantaggiati in coloro che:\n\t- non hanno un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, ovvero i soggetti che, negli ultimi sei mesi, non hanno prestato attività lavorativa di natura subordinata della durata di almeno sei mesi o che, negli ultimi sei mesi, hanno svolto attività lavorativa di natura autonoma o parasubordinata dalla quale derivi un reddito inferiore al reddito annuale minimo personale escluso da imposizione; \n\t- non possiedono un diploma di scuola media superiore o professionale, ovvero coloro che non abbiano conseguito un titolo di studio d’istruzione secondaria superiore, rientrante nel livello terzo della classificazione internazionale sui livelli d’istruzione; \n\t- sono occupati in uno dei settori economici dove c’è un tasso di disparità uomo-donna che supera di almeno il 25% la disparità media uomo-donna in tutti i settori economici italiani e appartengono al genere sottorappresentato, considerando a tal fine i settori annualmente individuati dalla Rilevazione Continua sulle Forze di lavoro effettuata dall’ISTAT.    \n\t \n" } ]
832
[ { "from": "human", "value": "A quali norme occorre fare riferimento per verificare la compatibilità tra le attività di studio e il lavoro dipendente?  " }, { "from": "gpt", "value": "Per garantire al lavoratore l'esercizio del diritto allo studio, la legge e i contratti collettivi di riferimento prevedono due tipi di intervento: \n\t- permessi retribuiti per facilitare la frequenza di corsi finalizzati all'elevazione culturale e professionale del lavoratore;\n\t- facilitazioni per lavoratori studenti.\n\tLe fonti, nel nostro ordinamento giuridico, sono:  \n\t- l‘art. 10 della Legge 20 maggio 1970 n. 300 (Statuto dei lavoratori)\n\t- la Legge 21 dicembre 1978, n. 845 \"Legge quadro in materia di formazione professionale\" che estende tali facilitazioni anche agli studenti frequentanti corsi di formazione professionale presso istituiti pubblici o convenzionati con le regioni \n\t- la Legge 8 marzo 2000, n. 53 \"Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città\". \n\tPer il pubblico impiego esiste inoltre la possibilità di usufruire di 150 ore di permessi retribuiti all'anno (riconosciuti secondo le previsioni dei CCNL nel limite del 3% del personale in servizio ciascun anno nell'amministrazione)  per la partecipazione ai corsi anche universitari e post-universitari che si svolgono durante l'orario di lavoro.\n\t \n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Ha diritto al pagamento di ferie maturate e non godute il dipendente dichiarato inabile al lavoro?\n " }, { "from": "gpt", "value": "L’art. 10, comma 2 del Decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66 (attuazione delle direttive CE), a proposito della monetizzabilità delle ferie non godute, stabilisce che: “Il periodo di ferie di quattro settimane non può essere sostituito dalla relativa indennità per ferie non godute, salvo il caso di risoluzione del rapporto di lavoro”. Pertanto è riconosciuto al dipendente il diritto al pagamento delle ferie non godute per motivi che non siano imputabili alla volontà dello stesso, considerando i tempi e le parti interessate, e solo in presenza di una definitiva risoluzione del rapporto di lavoro.\n \n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Lavoro presso un'azienda per la quale mi occupo di fare analisi su campioni di amianto. Posso astenermi dal fare queste mansioni stante il mio attuale stato di gravidanza?" }, { "from": "gpt", "value": "Il Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, all'art. 7 stabilisce che è vietato adibire le lavoratrici al trasporto e al sollevamento di pesi, nonché ai lavori pericolosi, faticosi ed insalubri.\n\tLa lavoratrice verrà addetta ad altre mansioni, per il periodo per il quale è previsto il divieto, oltre che nei casi in cui i servizi ispettivi del Ministero del lavoro, d'ufficio o su istanza della lavoratrice, accertino che le condizioni di lavoro o ambientali sono pregiudizievoli alla sua salute.\n\tNel caso in cui la lavoratrice venga adibita a mansioni inferiori a quelle abituali viene conservata la retribuzione corrispondente alle mansioni precedentemente svolte, nonché la qualifica originale.\n\tQuando la lavoratrice non possa essere spostata ad altre mansioni, il servizio ispettivo del Ministero del lavoro, competente per territorio, può disporre l'interdizione dal lavoro per tutto il periodo in cui vige il divieto.\nI lavori pericolosi, faticosi ed insalubri sono indicati all'art.5 del Decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1976, n. 1026. In particolare sono vietati durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro:\n- i lavori previsti dagli artt.1 e 2 del Decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 1976, n. 432, recante la determinazione dei lavori pericolosi, faticosi e insalubri ai sensi dell'art. 6 della legge 17 ottobre 1967, n. 977, sulla tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti;\n\t- i lavori su scale ed impalcature mobili e fisse;\n\t- i lavori di manovalanza pesante;\n\t- i lavori che comportano una stazione in piedi per più di metà dell'orario o che obbligano ad una posizione particolarmente affaticante;\n\t- i lavori con macchina mossa a pedale, o comandata a pedale, quando il ritmo del movimento sia frequente, o esiga un notevole sforzo;\n\t- i lavori con macchine scuotenti o con utensili che trasmettono intense vibrazioni;\n\t- i lavori di monda e trapianto del riso;\n\t- i lavori a bordo delle navi, degli aerei, dei treni, dei pullman e di ogni altro mezzo di comunicazione in moto.\nSono invece vietati durante la gestazione e per 7 mesi dopo il parto:\n- i lavori indicati nella tabella allegata al decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303, per i quali vige l'obbligo delle visite mediche preventive e periodiche;\n\t- i lavori che espongono alla silicosi e all'asbestosi (malattia causata dall'amianto), nonché alle altre malattie professionali di cui agli allegati 4 e 5 al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni;\n\t- i lavori che comportano l'esposizione alle radiazioni ionizzanti di cui all'art. 65 del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1964, n. 185;\n\t- i lavori di assistenza e cura degli infermi nei sanatori e nei reparti per malattie infettive e per malattie nervose e mentali;\n\t- i lavori agricoli che implicano la manipolazione e l'uso di sostanze tossiche o altrimenti nocive nella concimazione del terreno e nella cura del bestiame.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Quale è la procedura per impiantare sistemi di telecamere sul luogo di lavoro?" }, { "from": "gpt", "value": "La possibilità di impiantare sistemi audiovisivi sul luogo di lavoro è disciplinata dall'art. 4 della legge 20 maggio 1970, n. 300, secondo cui possono essere installati, previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali o, in mancanza di queste, con la commissione interna, gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro e non ai fini di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori. Nel caso di mancato accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l'Ispettorato del lavoro, dettando ove  occorra, le modalità per l'uso di tali impianti.\nLa procedura di rilascio dell’autorizzazione non è stata oggetto di ulteriore disciplina, ma in genere le Direzioni Territoriali provvedevano ad effettuare un controllo tecnico preventivo, mediante sopralluogo, al fine di verificare le caratteristiche tecniche degli impianti e la rispondenza con quanto dichiarato dai datori di lavoro.\nIl Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con nota circolare del 16 aprile 2012 ha dichiarato l’ininfluenza di tale controllo ai fini del rilascio dell’autorizzazione.\nIn particolare, il Ministero considera che le richieste di autorizzazioni hanno visto un aumento crescente negli ultimi anni, anche in conseguenza dell’aumento della criminalità, e soprattutto nei piccoli esercizi commerciali, i quali non hanno rappresentanza sindacale. Tutto ciò con aggravio del lavoro degli Ispettorati.\nPer non snaturare, tuttavia, la disciplina dell’art. 4 della summenzionata legge 300/1970, il Ministero indica che:\n" } ]
836
[ { "from": "human", "value": "Si ha diritto all'indennità di maternità anche se si ha un contratto di collaborazione a progetto?" }, { "from": "gpt", "value": "Le lavoratrici parasubordinate (lavoratrici a progetto, venditrici porta a porta, lavoratrici occasionali), le libere professioniste senza obbligo di iscrizione a casse professionali e le associate in partecipazione, iscritte alla Gestione separata dell’INPS, che non siano iscritte/i ad altra forma di previdenza, non titolari di pensioni e che versino, dal 1° gennaio 2008, l'aliquota del 24,72%, hanno diritto all’indennità di maternità.\n\tE' necessario, tuttavia, che abbiano almeno tre mensilità di contribuzione, accreditate nella Gestione, nei dodici mesi precedenti l’inizio del congedo di maternità.\nL'indennità è pari all’80% del reddito e i contributi sono accreditati a decorrere dal mese di gennaio dell’anno in cui viene pagato il compenso, indipendentemente dal periodo lavorativo a cui si riferisce (salvo i casi di iscrizione successiva).\nPer le lavoratrici parasubordinate l'indennità è pagata dal datore di lavoro che viene poi rimborsato dall'INPS con il conguaglio dei contributi.Per le lavoratrici autonome, domestiche e operaie agricole il pagamento è effettuato direttamente dall'Inps in una delle seguenti modalità:\n\t- con assegno circolare;\n\t- con bonifico bancario o postale;\n\t- allo sportello di un qualsiasi ufficio postale del territorio nazionale.\nSe una lavoratrice svolge un lavoro a progetto della durata di 4 mesi (da novembre a febbraio) e viene pagata alla scadenza del rapporto, i contributi le saranno riconosciuti validi soltanto a partire dal mese di gennaio.\nPer approfondimenti consultare il sito dell'INPS.\n\t \n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Cosa accade se il datore di lavoro non convalida le dimissioni volontarie?" }, { "from": "gpt", "value": "In base a quanto disposto dall'art. 4 comma 22 della Legge 28 giugno 2012, n. 92) in mancanza di:\n- convalida (art. 4, comma 17 L. 92/2012) presso la Direzione territoriale del lavoro o il Centro per l'impiego territorialmente competenti o presso le sedi individuate dai contratti collettivi nazionali\novvero \n- sottoscrizione (art. 4, comma 18 L. 92/2012) di apposita dichiarazione della lavoratrice o del lavoratore, apposta in calce alla ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro,\nil datore di lavoro deve trasmettere alla lavoratrice o al lavoratore la comunicazione contenente l'invito a formalizzare le dimissioni entro il termine di trenta giorni dalla data delle dimissioni stesse e della risoluzione consensuale.\nQualora il datore di lavoro non provveda, le dimissioni si considerano definitivamente prive di effetto.\n" } ]
838
[ { "from": "human", "value": "Cosa prevede la legge nel caso in cui il datore di lavoro usi un foglio firmato in bianco per simulare le dimissioni del lavoratore?" }, { "from": "gpt", "value": "Salvo che il fatto costituisca reato, in base a quanto stabilito dall'art. 4 comma 23 della Legge 28 giugno 2012, n. 92 il datore di lavoro che abusi del foglio firmato in bianco dalla lavoratrice o dal lavoratore al fine di simularne le dimissioni o la risoluzione consensuale del rapporto, e' punito con la sanzione amministrativa da 5.000 a 30.000 euro.\nL'accertamento e l'irrogazione della sanzione amministrativa sono di competenza delle Direzioni territoriali del lavoro. \n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Sono la madre di un bambino di 10 anni, posso rifiutarmi di fare i turni la notte nell'ospedale in cui lavoro?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art.53 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 - Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53 - confermato dal Decreto Legislativo 8 aprile 2003, n. 66 e dal Decreto Legislativo 19 luglio 2004, n. 213, stabilisce che è vietato adibire le donne al lavoro dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. \nInoltre, non possono essere obbligati a prestare lavoro notturno nel caso di:\n- figlio di età inferiore a tre anni: la lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre convivente con la stessa;\n- figlio convivente di età inferiore a dodici anni: la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario del minore;\n- soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104 e sue successive modificazioni: la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico il disabile (art. 5, comma 2, lettera c) Legge 9 dicembre 1977, n. 903).\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Cosa accade nel caso di revoca delle dimissioni da parte di un genitore di figlio di età inferiore ai tre anni?" }, { "from": "gpt", "value": "Il recente art. 4 comma 21 della Legge 28 giugno 2012, n. 92 prevede che, nel caso di revoca delle dimissioni o della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, il contratto di lavoro torni ad avere corso normale dal giorno successivo alla comunicazione della revoca.\nPer il periodo intercorso tra il recesso e la revoca del recesso, qualora la prestazione lavorativa non sia stata svolta, il lavoratore non matura alcun diritto retributivo.\n\tOgni eventuale pattuizione, connessa al recesso, cessa di avere effetto e il lavoratore è obbligato a restituire tutto quanto eventualmente percepito in forza della pattuizione stessa.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "E' possibile avere l'accredito dei contributi per maternità anche al di fuori del rapporto di lavoro?" }, { "from": "gpt", "value": "In base all’art. 25 del Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 è possibile sottoporre domanda, per l’accredito dei i contributi figurativi, per la durata corrispondente a quella dell’astensione obbligatoria (congedo di maternità), ovvero 22 settimane, anche per i periodi maternità che si sono verificati al di fuori di un rapporto di lavoro, indipendentemente dalla tipologia di lavoro, dal periodo in cui si è verificato l’evento e dalla circostanza che lo stesso si sia verificato prima o dopo un rapporto di lavoro che preveda accredito figurativo e/o riscatto di maternità (Circolare INPS n. 100 del 14.11.2008 e Messaggio INPS n. 8762 del 17 aprile 2009). L’accredito può essere effettuato anche nel caso di nascita avvenuta all'estero.\nHanno diritto all’accredito le lavoratrici dipendenti; domestiche; agricole; iscritte alle forme di previdenza sostitutive ed esclusive dell'assicurazione generale obbligatoria e iscritte ai Fondi Elettrici, Telefonici, Dazio, Trasporti, Volo e Ferrovieri.\nL’accredito della contribuzione figurativa può essere effettuato:\n- se il periodo non è coperto da altra tipologia di contribuzione (obbligatoria, volontaria, figurativa, da riscatto);\n- se il periodo da accreditare è coperto da contribuzione figurativa per disoccupazione. In questo caso si deve procedere a modificare il \"titolo\" dell’accredito tenendo conto che i contributi figurativi per maternità, contrariamente a quelli per disoccupazione, sono utili per perfezionare il diritto alla pensione di anzianità (Circolare INPS n. 61 del 26 marzo 2003); \n- in presenza di contributi sia da lavoro dipendente sia da lavoro autonomo a condizione che risultino accreditati almeno 5 anni di contributi per attività lavorativa subordinata.\nREQUISITI\nPer ottenere l’accredito è indispensabile che siano stati versati almeno 260 contributi settimanali effettivi, pari a 5 anni di contribuzione, nell'arco di tutta la vita assicurativa (Circolare INPS n. 61 del 26 marzo 2003) alla data di presentazione della domanda. Nel caso di lavoratori agricoli, il requisito previsto dalla legge è perfezionato con almeno 5 anni di iscrizione negli elenchi di categoria; 450 contributi giornalieri per gli uomini; 310 contributi giornalieri per le donne.\nNel computo dovranno essere considerati:\n- tutti i periodi durante i quali vi è stata corresponsione di retribuzione assoggettata al pagamento dei contributi anche se non vi è stata effettiva prestazione di lavoro (ferie, malattia retribuita, ecc.);\n- i contributi accreditati per attività lavorativa subordinata, compresi quelli versati per lavoro domestico;\n- anche i periodi assicurativi fatti valere in paesi UE, la Svizzera e i paesi SEE  (Circolare INPS n. 41 del 25 febbraio 2011).\nA tal proposito, l’INPS, con circolare INPS n. 71 del 22 maggio 2012, ha comunicato i chiarimenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in merito ai limiti della tutela in Italia dei periodi che risultano coperti negli ordinamenti previdenziali dei Paesi comunitari ed extracomunitari convenzionati. In base alla legislazione italiana, infatti, l’accredito ed il riscatto per maternità e congedo parentale sono possibili solo quando il periodo da riconoscere non sia già coperto da altra contribuzione (obbligatoria, volontaria, figurativa, da riscatto) in ciascuna delle gestioni pensionistiche nelle quali gli interessati siano titolari di conto. Il  Ministero ha chiarito che, ai fini dell’applicazione dell’articolo 12 del regolamento (CE) n. 987/2009, la qualificazione dei periodi italiani accreditati per congedo di maternità al di fuori del rapporto di lavoro sovrapposti a periodi esteri deve essere effettuata con riferimento alla legislazione italiana.\nQuindi, per quanto riguarda i Paesi UE, l’accredito figurativo e il riscatto dei periodi di congedo di maternità e di congedo parentale fuori dal rapporto di lavoro, previsti rispettivamente dall’articolo 25, comma 2, e 35, comma 5, del D.Lgs. 151/2001, debbono ritenersi preclusi quando i periodi stessi risultino a vario titolo coperti negli ordinamenti pensionistici di tali Paesi. Per quanto concerne, invece, l’accredito dei citati periodi coperti da contribuzione in Paesi extra UE convenzionati, occorre valutare ciascuna fattispecie in conformità a quanto previsto dalla convenzione di sicurezza sociale stipulata con ogni singolo Stato.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Cosa è l'astensione anticipata e a chi ci si deve rivolgere per ottenerla?" }, { "from": "gpt", "value": "L'astensione anticipata è la possibilità per la lavoratrice gestante di astenersi dal lavoro prima del 7° mese (art. 17 del Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151). Si può ottenere in tre soli casi:\n- nel caso di gravi complicanze della gravidanza, o di persistenti forme morbose che si presume possano essere aggravate dallo stato di gravidanza;\n- quando le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino;\n- quando la lavoratrice non possa essere spostata ad altre mansioni.\nIn base alle modifiche operate dal Decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5 all'art. 17 del Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, a decorrere dal 1° aprile 2012 la procedura per l'emanazione dei provvedimenti di interdizione anticipata dal lavoro viene ripartita tra l'Azienda Sanitaria Locale e la Direzione territoriale del lavoro.\nLa ASL dispone l'interdizione anticipata dal lavoro delle lavoratrici in stato di gravidanza fino al periodo di astensione obbligatoria nel caso di gravi complicanze della gravidanza, o di persistenti forme morbose che si presume possano essere aggravate dallo stato di gravidanza.\n\tL'astensione dal lavoro sarà disposta dall'azienda sanitaria locale con modalità definite con Accordo sancito in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, secondo le risultanze dell'accertamento medico ivi previsto.\nLa Direzione territoriale del lavoro, d'ufficio o su istanza della lavoratrice, dispone l'astensione dal lavoro quando le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino o quando la lavoratrice non possa essere spostata ad altre mansioni (artt. 7 e 12 del Decreto Legislativo n. 151/2001), qualora nel corso della propria attività di vigilanza emerga l'esistenza delle condizioni che danno luogo all'astensione medesima.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Sono una lavoratrice con una collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co) e vorrei sapere se questo tipo di contratto copre la gravidanza a rischio." }, { "from": "gpt", "value": "Sì, la “maternità a rischio” è prevista anche in caso di co.co.co.\nIn particolare lo disciplina l'art. 3 del Decreto Ministeriale 12 Luglio 2007, con cui il Ministero del Lavoro ha dichiarato che l'estensione del divieto di adibire al lavoro le donne, di cui all'art. 17 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, si applica:\n- integralmente nei confronti delle lavoratrici a progetto e categorie assimilate iscritte alla gestione separata\n- limitatamente al comma 2, lettera a), del predetto art. 17 del D. lgs. 151/2001, nei confronti delle lavoratrici esercenti attività libero professionale di cui all'art. 2.\nInfatti, tenuto conto delle differenti tipologie di attività lavorativa che danno titolo all’iscrizione alla gestione separata, il D.M. Lavoro 12 luglio 2007 ha previsto l’applicazione integrale della norma contenuta nell’art. 17 del D. lgs. 151/2001 in favore di collaboratrici a progetto (e assimilate) e associate in partecipazione ed ha limitato, invece, nei confronti delle esercenti attività libero professionale, la riconoscibilità dell’interdizione alla sola ipotesi di “gravi complicanze nella gestazione o pregresse forme morbose” di cui all’art. 17, comma 2, lett. a) del medesimo D. lgs. 151/2001.\nInoltre, la circolare INPS n. 137/2007 contribuisce ad esplicitare che le collaboratrici coordinate e continuative vengono assimilate alle collaboratrici a progetto, mentre non possono essere equiparate le lavoratrici che svolgono prestazioni occasionali (cioè inferiori a trenta giorni di durata nell’anno solare e con un compenso inferiore a cinquemila euro con lo stesso committente).\nInoltre, le lavoratrici a progetto e categorie assimilate, tenute ad astenersi dall'attività lavorativa, sia per astensione obbligatoria che anticipata, hanno diritto alla proroga della durata del rapporto di lavoro per un periodo di 180 giorni, salva più favorevole disposizione del contratto individuale, ai sensi dell'art. 66 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.\nAlle lavoratrici iscritte alla gestione separata è corrisposta un'indennità anche per i periodi di interdizione dal lavoro di cui all’ art. 17 D. lgs. 151/2001. Si tratta dei casi di:\n\ta) gravi complicanze della gravidanza o di persistenti forme morbose che si presume possano essere aggravate dallo stato di gravidanza (cd. gravidanza a rischio);\n\tb) condizioni ambientali ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino;\n\tc) lavoratrice che non possa essere spostata ad altre mansioni (artt. 7 e 12 D. lgs. 151/2001).\nPer il pagamento dell’indennità, tuttavia, è necessario che:\n- risulti un versamento di almeno 3 mensilità della contribuzione dovuta alla gestione separata, maggiorata dello 0,72% nei 12 mesi interi precedenti l’inizio del diverso periodo di congedo richiesto dall’interessata;\n- la lavoratrice e il committente attestino l’effettiva astensione dal lavoro mediante dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.\nPer i periodi di astensione dal lavoro, per i quali è corrisposta l'indennità di maternità, sono accreditati i contributi figurativi ai fini del diritto alla pensione.\nAi fini della presentazione delle domande di congedo di maternità dovrà essere utilizzato il modello mod.MAT./GEST.SEP. appositamente aggiornato (prelevabile dal sito internet dell’INPS www.inps.it sezione “modulistica”).\nInfine, ulteriori novità sono state introdotte dal Decreto Semplificazioni (Decreto Legge 9 febbraio 2012, n. 5) che, al suo art. 15, modifica l’art. 17 del D. lgs. 151/2001. Nel caso infatti, di gravi complicanze della gravidanza o di persistenti forme morbose che si presume possano essere aggravate dallo stato di gravidanza, l’astensione dal lavoro è disposta dall'azienda sanitaria locale, secondo le risultanze dell'accertamento medico ivi previsto. In ogni caso il provvedimento dovrà essere emanato entro 7 giorni dalla ricezione dell'istanza della lavoratrice.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Sono in maternità, ma fra un mese dovrei rientrare al lavoro. Nel caso mi licenziassi avrei diritto all'indennità di disoccupazione?" }, { "from": "gpt", "value": "Sì, l'indennità ordinaria di disoccupazione spetta anche alle lavoratrici madri ed i lavoratori padri che si dimettono durante il periodo in cui è previsto il divieto di licenziamento (dall’inizio del periodo di gravidanza fino al compimento del 1° anno di età del bambino).\nViene corrisposta per un massimo di otto mesi. La richiesta di dimissioni deve essere convalidata dal Servizio ispettivo del Ministero del lavoro, competente per territorio (art. 55 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151).\nPer approfondimenti: INPS - Circolare n. 8/2003\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Sono una lavoratrice con contratto a tempo determinato, ho diritto all'indennità di maternità nel caso in cui alla scadenza del contratto sono in gravidanza?" }, { "from": "gpt", "value": "Secondo quanto previsto dall'art. 24 comma 2 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001 n. 151, Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, \"Le lavoratrici gestanti che si trovino, all'inizio del periodo di congedo di maternità, sospese, assenti dal lavoro senza retribuzione, ovvero, disoccupate, sono ammesse al godimento dell'indennità giornaliera di maternità purché tra l'inizio della sospensione, dell'assenza o della disoccupazione e quello di detto periodo non siano decorsi più di sessanta giorni\". \nPer i dipendenti di datori di lavoro privati il trattamento è a carico dell’INPS. Per i dipendenti pubblici il trattamento economico è corrisposto direttamente dall'amministrazione pubblica presso cui si è svolto l'ultimo rapporto di lavoro (art. 57 comma 2 D.Lgs. 151/2001).\nUna volta presentata la domanda, se l'INPS non paga entro 1 anno dalla fine del congedo, l’indennità si perde per prescrizione.\n\tPer evitare la perdita dell’indennità, è necessario portare all’INPS una richiesta scritta di pagamento prima che finisca l’anno di prescrizione. La richiesta può essere anche spedita per posta con raccomandata con ricevuta di ritorno. Dalla data della richiesta, se nel frattempo il pagamento non è avvenuto, inizia a decorrere un altro anno di prescrizione.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Percepisco l'indennità di disoccupazione, quali sono i termini per comunicare lo stato di gravidanza all'INPS e avere l'indennità di maternità?\n\t " }, { "from": "gpt", "value": "Nel sito dell’INPS  è indicato che la domanda va presentata al proprio datore di lavoro ed alla sede INPS di residenza (o domicilio se diverso dalla residenza), di regola prima della data di inizio del congedo di maternità. Le disoccupate presentano la domanda solo all’INPS.\n\tSecondo l’art. 68 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151- Testo unico della norme a tutela e sostegno della maternità e paternità - il periodo di maternità coperto dall’indennità dell’INPS va dai due mesi precedenti la data effettiva del parto fino ai tre mesi successivi alla data del parto stesso.\n\tPer quanto su esposto la domanda va presentata prima dell’ingresso all’8° mese mese di gravidanza, utilizzando il modello disponibile nelle Sedi dell’Inps oppure scaricabile dalla sezione Modulistica del sito web dell'INPS.\n\tLa domanda può essere spedita per posta (raccomandata con ricevuta di ritorno) o tramite un ente di patronato che offre assistenza gratuita, allegando la fotocopia del documento di identità.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Lavoro in un'azienda vinicola con contratto a tempo determinato, come bracciante agricola, ora sono al 3° mese di gravidanza certificata. Ho diritto alla maternità? Quanto mi verrà pagato? A chi devo presentare la richiesta?" }, { "from": "gpt", "value": "Le braccianti agricole a tempo determinato hanno diritto all'indennità di maternità qualora possano far valere almeno uno dei seguenti requisiti:\n- almeno 51 giornate di lavoro in agricoltura nell’anno solare precedente quello di inizio del congedo\noppure\n- almeno 51 giornate di lavoro in agricoltura nell’anno di inizio del congedo purché maturate prima dell’inizio del congedo stesso, anche quando viene disposta dalla Direzione Provinciale del Lavoro.\nQualora l'astensione obbligatoria si verifichi durante la fruizione della indennità di disoccupazione, tale indennità verrà sospesa e l'interessata avrà diritto alla indennità di maternità in quanto di importo più favorevole (80% della retribuzione), l'indennità di disoccupazione riprenderà al cessare dell'indennità di maternità fino alla fruizione del periodo previsto.\nIl pagamento della prestazione sarà effettuato direttamente dall'INPS di residenza presso il quale, naturalmente, l'assicurata avrà presentato la domanda con allegato il certificato di gravidanza. Per le lavoratrici agricole a tempo determinato, a decorrere dagli eventi indennizzabili relativi a periodi di paga inclusi nell'anno 2006, la retribuzione da prendere a base per il calcolo delle prestazioni a sostegno del reddito è quella contrattuale.\n\tCome chiarito dalla Circolare INPS n. 58 del 19 aprile 2006, la retribuzione da prendere in considerazione alla base del calcolo sarà quindi la più alta tra quella stabilita dai contratti collettivi nazionali e quella stabilita dagli accordi collettivi o contratti individuali (articolo 1, comma 1, del Decreto Legislativo 9 ottobre 1989, n. 338, convertito nella Legge 7 dicembre 1989, n. 389).\n\tSe l'astensione obbligatoria inizia nel periodo di lavoro, la domanda andrà presentata anche al datore di lavoro. Il datore di lavoro provvederà all'integrazione qualora il contratto di lavoro lo preveda.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Le assenze per interruzione di gravidanza sono computabili nel periodo massimo previsto per la conservazione del posto di lavoro?" }, { "from": "gpt", "value": "L'articolo 19 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternita' e della paternita') sancisce che l'interruzione della gravidanza, spontanea o volontaria, nei casi previsti dagli articoli 4, 5 e 6 della legge 22 maggio 1978, n. 194, è considerata a tutti gli effetti come malattia.\nL'INPS, con circolare n. 139/2002, richiamando l'articolo 19 citato, qualifica l'interruzione di gravidanza come malattia e precisa che tale fattispecie rientra nell'ambito di applicazione dell'articolo 20 del Decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1976, n. 1026, riconoscendo implicitamente che l'interruzione di gravidanza sia qualificabile come malattia determinata da gravidanza, di cui al predetto articolo 19.\nNello stesso senso l'INAIL, nelle circolari n. 48/1993 e n. 51/2001, ha riconosciuto che le assenze per interruzione di gravidanza avvenuta entro il 180° giorno dall'inizio della gestazione, non si cumulano con precedenti o successivi periodi di malattia e che non sono quindi computabili nel periodo massimo previsto dalla normativa contrattuale per la conservazione del posto di lavoro (c.d. periodo di comporto). \nSeguendo lo stesso orientamento, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, con nota 25/I/0011428 del 19 agosto 2008, di risposta all'interpello n. 32 del 19 agosto 2008 del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, ha precisato che l'articolo 12 del D.P.R. n. 1026/1976 considera l'interruzione di gravidanza prima del 180° giorno come aborto e non come parto; qualificandosi dunque, come \"malattia determinata da gravidanza\", ad essa si applicherà la tutela prevista dall'articolo 20 del D.P.R. n. 1026/1976, secondo cui tale assenza non rientra nel periodo di comporto.\nDunque, non verranno computati i periodi di assistenza sanitaria per malattia determinata da interruzione di gravidanza, avvenuta entro il 180° giorno dall'inizio della gestazione, agli effetti della durata prevista dalle leggi, dai regolamenti o dai contratti collettivi per il trattamento normale di malattia.\n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "La lavoratrice incinta può assentarsi durante l'orario di lavoro per accertamenti diagnostici?" }, { "from": "gpt", "value": "Le lavoratrici gestanti hanno diritto a permessi retribuiti per sottoporsi ad esami prenatali, accertamenti clinici ovvero visite mediche specialistiche, nel caso in cui questi debbano essere eseguiti durante l'orario di lavoro.\nLo prevede l’art. 14 Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 - Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53.\nPer fruire del diritto ad assentarsi dal lavoro per esami prenatali, la lavoratrice deve presentare al datore di lavoro:\n- specifica domanda, nella quale devono essere indicati data ed ora degli esami, con dichiarazione che gli stessi non sono effettuabili al di fuori dell’orario di lavoro;\n- documentazione giustificativa, rilasciata dalla struttura cui la lavoratrice si è rivolta dalla quale risulti la data e l’orario di effettuazione degli esami (dalle ore ...... alle ore ........).\n" } ]
850
[ { "from": "human", "value": "Quale procedura si deve seguire per richiedere il voucher baby sitter all'INPS?" }, { "from": "gpt", "value": "L'INPS ha pubblicato il bando per l’assegnazione dei contributi per l’acquisto dei servizi per l’infanzia di cui all’art. 4, comma 24, lettera b) della legge 28 giugno 2012, n. 92\nLa presentazione delle domande sarà consentita dalle ore 11:00 del giorno 1 luglio 2013 fino al giorno 10 luglio 2013, esclusivamente attraverso il canale WEB utilizzando i servizi telematici accessibili direttamente tramite PIN dal portale dell’INPS (www.inps.it) attraverso il seguente percorso: Al servizio del cittadino – Autenticazione con PIN – Invio domande di prestazioni a sostegno del reddito – Voucher o contributo per l’acquisto dei servizi per l’infanzia.\nLa graduatoria sarà pubblicata dall’INPS entro 15 giorni dal termine ultimo di presentazione delle domande sul sito www.inps.it al seguente percorso: Home>Avvisi e Concorsi>Avvisi.\nIl PIN con cui viene effettuata l’autenticazione al servizio deve essere di tipo “dispositivo”.\n- PIN già in possesso: le lavoratrici che siano già in possesso di un PIN rilasciato dall’INPS, sono tenute preventivamente a verificarne la natura e la validità.\n- PIN non posseduto: la lavoratrice dovrà munirsi in tempo utile del PIN “dispositivo” (circolare INPS n. 50 del 15/03/2011) attraverso il sito web dell’Istituto.\nNella domanda la lavoratrice deve indicare:\n" } ]
851
[ { "from": "human", "value": "E' possibile presentare le proprie dimissioni durante la gravidanza?" }, { "from": "gpt", "value": "Sì, l'art. 55 del Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, prevede che la gestante possa presentare dimissioni volontarie durante il periodo per cui e' previsto il divieto di licenziamento (dall'inizio del periodo di gravidanza fino al compimento di un anno di eta' del bambino, art. 54).\n\tA seguito delle dimissioni la lavoratrice ha diritto alle indennita' previste da disposizioni di legge e contrattuali per il caso di licenziamento.\nLa disposizione si applica anche:\n- al padre lavoratore che ha fruito del congedo di paternità;\n\t- nel caso di adozione e di affidamento, entro un anno dall'ingresso del minore nel nucleo familiare.\nLa risoluzione consensuale del rapporto o la richiesta di dimissioni devono essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali competente per territorio, a pena dell'efficacia della risoluzione del rapporto di lavoro (art. 55, comma 4, come recentemente modificato dalla Legge 28 giugno 2012, n. 92 - Riforma Fornero), nel caso di richiesta presentata da:\n- lavoratrice, durante il periodo di gravidanza,\n\t- lavoratrice o lavoratore, durante i primi tre anni di vita del bambino,\n\t- lavoratrice o lavoratore, nei primi tre anni di accoglienza del minore adottato o in affidamento,\n\t- lavoratrice o lavoratore, in caso di adozione internazionale, nei primi tre anni decorrenti dalla comunicazione della proposta di incontro con il minore adottando (art. 31, comma 3, lettera d) Legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni), ovvero della comunicazione dell'invito a recarsi all'estero per ricevere la proposta di abbinamento.\nIn questi casi la lavoratrice o il lavoratore non sono tenuti al preavviso.\n" } ]
852
[ { "from": "human", "value": "Esistono degli aiuti per le mamme che rientrano a lavoro dopo l'astensione obbligatoria?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 4 comma 24 della Legge 28 giugno 2012, n. 92 ha introdotto, in via sperimentale per gli anni 2013-2015, un voucher per l'acquisto di servizi di baby-sitting o per gli oneri dei servizi pubblici e/o privati accreditati per l'infanzia.\nCon Decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze del 22 dicembre 2012 sono stati forniti i seguenti chiarimenti:\n" } ]
853
[ { "from": "human", "value": "Qual'è il massimo di ore di lavoro che si possono svolgere in una settimana?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 3 del Decreto Legislativo 8 aprile 2003, n. 66 fissa l’orario normale di lavoro in 40 ore settimanali.\nI contratti collettivi di lavoro fissano l'orario massimo di lavoro settimanale, e possono stabilire, ai fini contrattuali, una durata minore, riferendo l'orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all'anno.\n\tTuttavia, la durata media dell'orario di lavoro non può superare le 48 ore, per ogni periodo di sette giorni, comprese le ore di lavoro straordinario. La durata media dell'orario di lavoro deve essere calcolata con riferimento a un periodo non superiore a quattro mesi.\nI contratti collettivi di lavoro possono in ogni caso elevare il suddetto limite fino a sei mesi ovvero fino a dodici mesi a fronte di ragioni obiettive, tecniche o inerenti all'organizzazione del lavoro, specificate negli stessi contratti collettivi.\n\tInfine, possono essere introdotte deroghe particolari per determinate tipologie di attività, a seguito di concertazione tra le associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, nonché a seguito di decreto ministeriale.\n\t \n" } ]
854
[ { "from": "human", "value": "E' possibile che un padre lavoratore sostituisca la madre nel periodo di astensione obbligatoria?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 4 comma 24 della Legge 28 giugno 2012, n. 92 ha introdotto, in via sperimentale per gli anni 2013-2015, e a partire dagli eventi parto, adozioni e affidamenti avvenuti dal 1° gennaio 2013 in poi, due nuove tipologie di congedo per il padre:\n1. CONGEDO OBBLIGATORIO\nSi tratta della possibilità di assentarsi dal lavoro per 1 giorno lavorativo, non usufruibile ad ore, nel caso di lavoratore dipendente. Il diritto deve essere goduto entro 5 mesi dalla nascita del figlio, quindi durante il congedo di maternità della madre lavoratrice o anche successivamente, purché entro il quinto mese di vita del bambino.\nPer il giorno di congedo obbligatorio il padre ha diritto ad un'indennità giornaliera a carico dell'INPS, pari al 100% della retribuzione (Circolare INPS n. 40 del 14 marzo 2013). Vengono applicate le disposizioni previste in materia di congedo di paternità dagli artt. 29 e 30 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151:\n" } ]
855
[ { "from": "human", "value": "Quali norme stabiliscono che il padre lavoratore dipendente possa usufruire di riposi giornalieri anche nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente?\n\n\t\n " }, { "from": "gpt", "value": "L’art. 40, lett. c, del Decreto Legislativo n. 151/2001 - Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità - prevede che il padre lavoratore dipendente possa fruire dei riposi giornalieri “nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente”.\nLa Circolare Inps n. 112 del 15.10.2009 introduce la possibilità per il padre di beneficiare di “permessi per la cura del figlio” anche quando la madre sia non solo “lavoratrice autonoma” ma addirittura casalinga.\nLe nuove disposizioni arrivano in seguito alla Sentenza n. 4293/2008 del Consiglio di Stato del 9 settembre 2008, in base alla quale la ratio della norma è \"rivolta a dare sostegno alla famiglia ed alla maternità in attuazione delle finalità generali scolpite dall'articolo 31 della Costituzione\" e ciò induce a ritenere ammissibile la fruizione dei riposi giornalieri da parte del padre oltre che nell'ipotesi di madre lavoratrice autonoma, anche nel caso di madre casalinga.\nDello stesso tenore sono la Lettera Circolare  B/2009 del 12/05/2009 e la Lettera Circolare C/2009 del 16/11/2009 diffuse dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e la nota operativa INPDAP n. 23 del 13 ottobre 2011.\nPertanto, in presenza delle predette condizioni, opportunamente documentate, il padre dipendente può fruire dei riposi giornalieri, nei limiti di due ore o di un’ora al giorno a seconda dell’orario giornaliero di lavoro (2 ore per un orario di lavoro giornaliero di 8 ore, 1 ora se l'orario giornaliero è inferiore alle 6 ore), entro il primo anno di vita del bambino o entro il primo anno dall’ingresso in famiglia del minore adottato o affidato (artt. 39 e 45 del D.Lgs. 151/2001).\nIl padre dipendente può utilizzare i riposi a partire dal giorno successivo ai 3 mesi dopo il parto (ossia a partire dal giorno successivo alla fine del periodo di maternità riconosciuto per legge).\nIn caso di parto plurimo il padre dipendente può fruire del raddoppio dei riposi e le ore aggiuntive possono essere utilizzate dal padre stesso anche durante i 3 mesi dopo il parto.\n" } ]
856
[ { "from": "human", "value": "A chi spetta l'onere di rimborsare il permesso per la partecipazione alle sedute del consiglio del lavoratore dipendente che ricopra la carica di consigliere?" }, { "from": "gpt", "value": "Le assenze dal servizio di cui ai commi 1, 2, 3 e 4 dell'articolo 79 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n. 267 Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti Locali (ad es. la partecipazione alle sedute del consiglio comunale), sono retribuite al lavoratore dal datore di lavoro. Gli oneri per i permessi retribuiti dei lavoratori dipendenti da privati o da enti pubblici economici sono a carico dell'ente presso il quale gli stessi lavoratori esercitano le funzioni pubbliche di cui all'articolo 79. L'ente presso il quale il lavoratore svolge il mandato elettivo, su richiesta documentata del datore di lavoro, è tenuto a rimborsare quanto dallo stesso corrisposto, per retribuzioni ed assicurazioni, per le ore o giornate di effettiva assenza del lavoratore. Il rimborso viene effettuato dallo stesso ente entro trenta giorni dalla richiesta. Le somme rimborsate sono esenti da imposta sul valore aggiunto (art. 80 D.Lgs n. 267 del 2000).\n" } ]
857
[ { "from": "human", "value": "Rientra nella casistica dei permessi per lutto la partecipazione al funerale di un parente di terzo grado?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 4 della Legge 8 marzo 2000, n. 53 stabilisce che la lavoratrice e il lavoratore hanno diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all'anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente, purché la stabile convivenza con il lavoratore o la lavoratrice risulti da certificazione anagrafica.\n\tDisposizioni più vantaggiose possono essere contenute nei contratti collettivi di riferimento. Ad esempio, secondo l'art. 19 del CCNL 06/07/1995 del comparto Regioni Autonomie Locali, il permesso è consentito in caso di lutto per coniuge, parenti entro il secondo grado ed affini entro il primo grado.\n\tQuanto alla parentela, il codice civile (artt. 74-78) si riferisce al vincolo che lega tra loro le persone che discendono da uno stesso stipite. A titolo esemplificativo sono parenti di primo grado i figli e genitori; sono parenti di secondo grado,  fratelli e sorelle, nonni e nipoti (figli dei figli). \n\tL'affinità è invece il vincolo che unisce un coniuge ai parenti dell’altro coniuge: sono affini di primo grado suoceri, genero e nuora.  \n" } ]
858
[ { "from": "human", "value": "Quali sono i requisiti per usufruire del congedo per allattamento della madre e del padre?" }, { "from": "gpt", "value": "Ai sensi dell'art. 39 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, durante il primo anno di vita del bambino, la lavoratrice madre può fruire di due periodi di riposo di 1 ora, anche cumulabili nella giornata, ma non in giornate diverse, con diritto di uscire dal luogo di lavoro, per provvedere alle esigenze del bambino.\n\tL’articolazione dei riposi giornalieri deve essere concordata tra la lavoratrice e il responsabile dell’ufficio, in mancanza di accordo sarà determinata dalla Direzione Provinciale del Lavoro, tenuto conto delle esigenze del neonato e dell’attività lavorativa.\n\tNel caso in cui l'orario di lavoro giornaliero è, contrattualmente, inferiore alle 6 ore le ore di riposo si riducono ad 1 ora, mentre nel caso di parto plurimo sono raddoppiati.\nPer fruire dei riposi giornalieri, la lavoratrice madre deve presentare al Responsabile dell’Unità di appartenenza una specifica domanda, con l’indicazione dell’orario. Le ore di assenza per riposi giornalieri non incidono in alcun modo sul rapporto di lavoro.\nAgli effetti della retribuzione, le ore di assenza per riposi giornalieri sono considerate ore di lavoro ordinario. Non sono consentiti trattamenti economici sostitutivi della fruizione del diritto.\nIl lavoratore padre ususfruisce degli stessi diritti, in base all'art. 40 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nei seguenti casi:\n" } ]
859
[ { "from": "human", "value": "Durante il periodo di sospensione dal lavoro senza retribuzione per arresti domiciliari maturano le ferie?" }, { "from": "gpt", "value": "Come precisato in diversi orientamenti applicativi dell'ARAN (esempio: RAL 1431) durante il periodo di sospensione del rapporto di lavoro il dipendente non matura ferie, per la mancanza del necessario presupposto della prestazione lavorativa effettivamente resa.\nSul necessario collegamento delle ferie al servizio effettivamente prestato si vedano le sentenze del Consiglio di Stato , Sez. III n. 1127/1988; e della Corte di Cassazione. n.6872 del 1988 e n.504 del 1985.\n\tSull’impossibilità di maturare le ferie in caso di assenza non retribuita si veda la sentenza della Corte Cassazione 1315 del 1985.\n" } ]
860
[ { "from": "human", "value": "Che documentazione si deve presentare al datore di lavoro per l'assenza dovuta alla funzione di scrutatore nelle consultazioni elettorali o referendarie?" }, { "from": "gpt", "value": "Il lavoratore è tenuto ad informare preventivamente il datore di lavoro della partecipazione alle operazioni dell'Ufficio Elettorale di sezione, presentando copia della nomina alla funzione pervenuta dall'Ufficio Elettorale del Comune.\n\tIl lavoratore, al rientro sul posto di lavoro dovrà presentare, al datore di lavoro o chi per esso (ufficio personale, ecc.), idonea documentazione attestante i giorni di presenza al seggio, sottoscritta dal Presidente e recante il timbro della sezione elettorale.\n\tNello specifico per gli scrutatori: - Copia della nomina (o copia fotostatica); - Dichiarazione, firmata e timbrata, a cura del presidente del seggio che attesta lo svolgimento delle funzioni e la presenza al seggio (meglio se corredata da orario iniziale e finale delle operazioni).\n\tSe lo scrutatore è stato nominato dal presidente del seggio in sostituzione di uno scrutatore mancante, quindi sprovvisto di copia della nomina, e/o se la documentazione presentata risultasse insufficiente, il Servizio Elettorale del Comune, su richiesta dell'interessato, può rilasciare successivamente apposita dichiarazione.\nPer approfondimenti: Comune di Torino \n" } ]
861
[ { "from": "human", "value": "Vorrei sapere in quali casi il convivente di una persona con handicap grave può usufruire di un congedo straordinario." }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 42, comma 5, del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 estende il diritto al congedo anche al coniuge convivente di soggetto con handicap in situazione di gravità.\nL'INPS, con Circolare n. 159 del 15 novembre 2013 ha recepito la sentenza della Corte Costituzionale 203 del 3 luglio 2013 che ha esteso il diritto al congedo a parente o affine entro il terzo grado convivente con la persona in situazione di disabilità grave, in caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti degli altri soggetti individuati dalla norma, secondo il seguente ordine di priorità:\n1. il coniuge convivente della persona disabile in situazione di gravità;  \n2. il padre o la madre, anche adottivi o affidatari, della persona disabile in situazione di gravità, in caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti del coniuge convivente;  \n3. uno dei figli conviventi della persona disabile in situazione di gravità, nel caso in cui il coniuge convivente ed entrambi i genitori del disabile siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti;  \n4. uno dei fratelli o sorelle conviventi della persona disabile in situazione di gravità nel caso in cui il coniuge convivente, entrambi i genitori ed i figli conviventi del disabile siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti;  \n5. un parente o affine di terzo grado convivente della persona disabile in situazione di gravità nel caso in cui il coniuge convivente, entrambi i genitori, i figli conviventi e i fratelli o sorelle conviventi siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti.\n" } ]
862
[ { "from": "human", "value": "Come funziona il congedo per la formazione per i lavoratori?" }, { "from": "gpt", "value": "La Legge 8 marzo 2000, n. 53, art. 5 consente ai lavoratori di ottenere il “congedo per la formazione” fino ad un massimo di 11 mesi (tutti insieme o frazionati) per acquisire un titolo di studio. La richiesta può essere presentata dai dipendenti con 5 anni di anzianità di anzianità di servizio.\n\tDurante il congedo, si conserva il posto di lavoro ma non si percepisce lo stipendio. Tuttavia, può essere ottenuto l’anticipo della liquidazione maturata fino a quel momento, che viene corrisposto unitamente allo stipendio dell’ultimo mese lavorativo prima dell’inizio del congedo (art. 7).\n\tAi fini pensionistici si può riscattare il periodo di congedo pagando i contributi relativi, oppure si può restare al lavoro per il periodo corrispondente anche in deroga al limite di pensionamento obbligatorio (artt. 5 e 8).\n\tIl datore di lavoro può anche non concedere il congedo, oppure può chiedere al lavoratore di ritardarlo per esigenze organizzative comprovate.\n\tNei contratti collettivi nazionali di lavoro sono stabilite le modalità di fruizione: le ipotesi di diniego o di differimento che il datore di lavoro può avanzare e i tempi per la richiesta. Ad esempio nel CCNL del Comparto Ministeri, la richiesta di congedo deve essere fatta con almeno un mese di preavviso rispetto alla data di inzio del percorso formativo (art. 14 CCNL integrativo 16.05.2001).\n" } ]
863
[ { "from": "human", "value": "Cosa si intende per giusta causa nel licenziamento?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 1 della Legge 15 luglio 1966, n. 604, che disciplina i licenziamenti individuali, non precisa il significato di giusta causa ma stabilisce solo che nel  rapporto  di  lavoro  a  tempo indeterminato (pubblico o privato) il licenziamento del prestatore di lavoro può avvenire solo per giusta causa ai sensi dell'articolo 2119 del Codice civile o per giustificato motivo.\n\tL'art. 2119 del Codice Civile a sua volta si limita a definire genericamente come giusta causa di licenziamento quella che non consente la prosecuzione anche provvisoria del rapporto, vale a dire neppure il periodo di preavviso. Il secondo comma dell'articolo precisa, infine, che non costituisce giusta causa di risoluzione del contratto il fallimento dell'imprenditore o la liquidazione coatta amministrativa dell'azienda.\n" } ]
864
[ { "from": "human", "value": "Il lavoratore dipendente può usufruire di permessi per lo svolgimento del mandato elettorale presso un ente locale?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 79 (Permessi e licenze) del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 - Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali - come modificato dall'art. 16 commi 21 e 29 del Decreto Legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito con modificazioni dalla Legge n. 148/2011 dispone che i lavoratori dipendenti (pubblici e privati), possano usufruire dei seguenti permessi retribuiti per lo svolgimento del mandato elettorale:\n- i componenti dei consigli comunali, provinciali, metropolitani, delle comunità montane e delle unioni di comuni, nonché dei consigli circoscrizionali dei comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti, hanno diritto di assentarsi dal  servizio per  il  tempo strettamente necessario per la partecipazione a ciascuna seduta  dei rispettivi  consigli e per il raggiungimento del luogo di suo svolgimento. In caso di seduta svolta in orario serale, i lavoratori hanno diritto di non riprendere il lavoro prima delle ore 8 del giorno successivo e nel caso in cui i lavori si protraggano oltre la mezzanotte, hanno diritto di assentarsi dal servizio per l’intera giornata successiva;\n- i componenti di giunte comunali, provinciali, metropolitane, delle comunità montane, nonché degli organi esecutivi dei consigli circoscrizionali, dei municipi, delle unioni di comuni e dei consorzi fra enti locali, ovvero facenti parte delle commissioni consiliari o circoscrizionali formalmente istituite nonché delle commissioni comunali previste per legge, ovvero membri delle conferenze dei capogruppo e degli organismi di pari opportunità, previsti dagli statuti e dai regolamenti consiliari hanno diritto a un permesso retribuito per l’effettiva durata della partecipazione alle riunioni degli organi di cui fanno parte (il diritto di assentarsi comprende il tempo per raggiungere il luogo della riunione e rientrare al posto di lavoro);\n- i componenti degli organi esecutivi dei comuni, delle province, delle città metropolitane, delle unioni di comuni, delle comunità montane e dei consorzi fra enti locali, e i presidenti dei consigli comunali, provinciali e circoscrizionali, nonché i presidenti dei gruppi consiliari delle province e dei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti hanno il diritto, oltre ai permessi già citati, di assentarsi per un massimo di 24 ore lavorative al mese, elevate a 48 ore per i sindaci, presidenti delle province, sindaci metropolitani, presidenti delle comunità montane, presidenti dei consigli provinciali e dei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti.\n" } ]
865
[ { "from": "human", "value": "Il lavoratore dipendente in caso di donazione di sangue può usufruire di un permesso retribuito?" }, { "from": "gpt", "value": "La Legge 13 luglio 1967 n. 584 all'art 1 stabilisce che i donatori di sangue e di emocomponenti con rapporto di lavoro dipendente hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l'intera giornata in cui effettuano la donazione, conservando la normale retribuzione per l'intera giornata lavorativa.\nIl Ministero del Lavoro e Previdenza sociale con Decreto ministeriale del 8 aprile 1968, Norme di attuazione della legge 13 luglio 1967, n. 584, per il riconoscimento al donatore di sangue del diritto ad una giornata di riposo e alla corresponsione della retribuzione, relativamente al computo delle ore di riposo ha precisato che la giornata di riposo riconosciuta ai donatori di sangue “viene computata in 24 ore a partire dal momento in cui il lavoratore si è assentato per l'operazione di prelievo del sangue”.\n" } ]
866
[ { "from": "human", "value": "Come sono regolati i permessi dal lavoro in caso di assenza per lo svolgimento delle funzioni di scrutatore in un seggio elettorale?" }, { "from": "gpt", "value": "Il Decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, all'art.119 comma 1, stabilisce che in occasione di tutte le consultazioni elettorali disciplinate da leggi della Repubblica o delle Regioni, coloro che adempiono funzioni presso gli uffici elettorali, ivi compresi i rappresentanti dei candidati nei collegi uninominali e di lista o di gruppo di candidati nonché, in occasione di referendum, i rappresentanti dei partiti o gruppi politici e dei promotori del referendum, hanno diritto ad assentarsi dal lavoro per tutto il periodo corrispondente alla durata delle relative operazioni. I giorni di assenza dal lavoro compresi nel periodo di cui al comma 1 sono considerati, a tutti gli effetti, giorni di attività lavorativa. In proposito, l'art. 1 della Legge 29 gennaio 1992, n. 69 specifica che i lavoratori di cui al comma 1 dello stesso art. 119 hanno diritto al pagamento di specifiche quote retributive, in aggiunta alla ordinaria retribuzione mensile, ovvero a riposi compensativi, per i giorni festivi o non lavorativi eventualmente compresi nel periodo di svolgimento delle operazioni elettorali.\n\t \n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Il gestore di un'attività di vendita di generi di monopolio (tabaccaio) in caso di impedimento temporaneo può essere sostituito?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art. 27 del Decreto del Presidente della Repubblica 14 ottobre 1958 n. 1074 (Regolamento di esecuzione della Legge 22 dicembre 1957, numero 1293, sulla organizzazione dei servizi di distribuzione e vendita dei generi di monopolio), prevede che in caso di assenza o di impedimento temporaneo, il gestore sia sostituito dall'impiegato all'uopo autorizzato dall'Ispettorato compartimentale dei Monopoli, su designazione dello stesso gestore. E’ la figura che nell'ambito delle attività di commercio è comunemente indicata come “preposto”. In genere al preposto si richiedono gli stessi requisiti morali e professionali richiesti al titolare per l'esercizio dell'attività, tuttavia è possibile che le specifiche disposizioni in caso di sostituzione momentanea possano prevedere l’individuazione di un soggetto privo dei requisiti professionali prescritti. In genere si intende per sostituzione momentanea quella non superiore complessivamente a quaranta giorni, anche non consecutivi, in ciascun anno solare.\n\t \n" } ]
868
[ { "from": "human", "value": "In cosa consisono i voucher o finanziamenti per la formazione continua dei lavoratori?" }, { "from": "gpt", "value": "I voucher sono buoni formativi/finanziamenti che un cittadino può spendere per accedere ad interventi formativi scelti autonomamente in base a proprie esigenze e prospettive professionali. L’amministrazione pubblica, in genere, indica all'interno di un avviso pubblico i requisiti necessari per inoltrare la richiesta. Ogni richiesta di finanziamento tramite voucher è soggetta alla valutazione formale dei requisiti e alla valutazione di merito.\n\tLa sperimentazione dei voucher è stata introdotta, a partire dal 1998, in alcune Regioni italiane e si è successivamente diffusa in altre regioni fino a coprire la quasi totalità del territorio nazionale.\n\tIl dispositivo è finalizzato a sostenere la realizzazione di progetti formativi presentati dai singoli lavoratori per dare risposta ad esigenze di aggiornamento e ampliamento di conoscenze e competenze professionali avvertite a livello individuale.\n\tIl principale strumento finanziario a sostegno dei voucher è costituito dalla legge 236/93 (di conversione del Decreto Legge 20 maggio 1993 n. 148).\n\tIndipendentemente dalla fonte finanziaria, il valore economico assegnato al voucher varia da un minimo di 500 Euro a un massimo di 5.000 Euro.\n\tIl voucher non può essere ottenuto in qualsiasi momento ma periodicamente: in genere una volta l’anno, la Regione o le Province emanano un Avviso pubblico per raccogliere le domande dei lavoratori. Quindi, è necessario tenere d’occhio le iniziative della Provincia di residenza e della Regione. Si possono scegliere sia le iniziative di formazione che riguardano il proprio lavoro attuale sia quelle che consentono di migliorare la propria posizione o di cambiare lavoro. I corsi scelti individualmente vanno seguiti fuori dall’orario di lavoro oppure usufruendo, nei casi previsti, delle 150 ore di permesso per studio.\n \n" } ]
869
[ { "from": "human", "value": "I cittadini interessati da un procedimento amministrativo possono esercitare i propri diritti nei confronti della Pubblica Amministrazione utilizzando modalità telematiche?" }, { "from": "gpt", "value": "La normativa generale in tema di procedimento amministrativo (Legge 7 agosto 1990, n. 241) riconosce ai destinatari del provvedimento finale, ed a quanti possano subire un pregiudizio dal provvedimento stesso, il diritto di partecipazione al procedimento amministrativo, riconoscendo a questi soggetti il potere di:\n" } ]
870
[ { "from": "human", "value": "Quali canali sono a disposizione del cittadino che vuole attivare una casella di posta elettronica certificata?" }, { "from": "gpt", "value": "Il cittadino può dotarsi di una propria casella di PEC in due modalità differenti:\n" } ]
871
[ { "from": "human", "value": "Quali sono gli obblighi di legge in capo alle amministrazioni pubbliche rispetto all’istituzione di una casella di posta elettronica certificata?" }, { "from": "gpt", "value": "Tutte le amministrazioni pubbliche sono tenute ad istituire una casella di posta certificata per ciascun registro di protocollo e darne comunicazione all’Agenzia per l’Italia Digitale per la successiva pubblicazione sull’Indice degli Indirizzi della Pubblica Amministrazione e dei Gestori di Pubblici Servizi così come indicato dagli artt. 47 (comma 3) e 57-bis del DECRETO LEGISLATIVO 7 marzo 2005, n. 82 - Codice dell'amministrazione digitale e dall'art. 13, comma1 lett. d) del DECRETO LEGISLATIVO 14 marzo 2013, n. 33 - Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni.\nL’inserimento in questo elenco assicura la pubblicità dei riferimenti telematici delle PA e dei gestori dei pubblici servizi da utilizzare per le comunicazioni, per lo scambio di informazioni e per l'invio di documenti a tutti gli effetti di legge tra le pubbliche amministrazioni, i gestori di pubblici servizi ed i privati.\n" } ]
872
[ { "from": "human", "value": "Quali sono gli obblighi informativi in capo alle pubbliche amministrazioni rispetto ai procedimenti di propria competenza?\n\t " }, { "from": "gpt", "value": "L’obbligo per le Pubbliche amministrazioni di pubblicare, nei propri siti istituzionali, informazioni relative ai procedimenti amministrativi di propria competenza (già disciplinato dal Codice dell'Amministrazione Digitale, DECRETO LEGISLATIVO 7 marzo 2005, n. 82) ha trovato una nuova e più puntuale definizione ad opera dell’art. 35 del DECRETO LEGISLATIVO 14 marzo 2013, n. 33. \nIn tale prospettiva le PA,  devono pubblicare nei propri siti istituzionali le seguenti informazioni, modellate sulla base della specifica competenza e tipologia di procedimento:\n" } ]
873
[ { "from": "human", "value": "Cosa significano le sigle DOC, IGP, DOP, STG su alcuni prodotti agro-alimentari italiani?" }, { "from": "gpt", "value": "Le sigle DOP, DOC, IGT e SGT sono state istituite al fine di tutelare e fornire garanzia sulla provenienza controllata e sulla qualità dei prodotti agro-alimentari italiani. \nNel particolare, la sigla DOP (Denominazione di Origine Protetta) estende la tutela del marchio nazionale DOC (Denominazione di Origine Controllata) a tutto il territorio europeo. Il marchio designa un prodotto originario di una regione le cui qualità e caratteristiche siano essenzialmente dovute all'ambiente geografico. Tutti i processi di produzione, trasformazione ed elaborazione del prodotto devono avvenire nell'area delimitata. \nLa sigla IGP (Indicazione Geografica Protetta) introduce un livello di tutela qualitativa che tiene conto dello sviluppo industriale del settore, dando più peso alle tecniche di produzione rispetto al vincolo territoriale. \nLa sigla STG (Specialità tradizionali garantite) fornisce garanzie sulla qualità di determinati prodotti alimentari, prodotti secondo metodi di produzione e lavorazione tradizionali di una determinata regione geografica, dai quali dipende la loro specificità. \nIn Italia, l'Autorità di riferimento che esercita il controllo e che determina gli standard di qualità dei prodotti agro-alimentari è il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.\n" } ]
874
[ { "from": "human", "value": "Con un visto di lunga durata è possibile circolare nello spazio Schenghen?" }, { "from": "gpt", "value": "Si. Il regolamento (UE) n. 265 del 25 marzo 2010 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 31 marzo 2010, entrato in vigore in tutta Europa il 5 aprile 2010, ha modificato sostanzialmente la convenzione di applicazione dell'accordo Schengen, per quanto riguarda la circolazione dei titolari di visto per soggiorni di lunga durata.\nLa normativa in questione prevede in particolare che i visti per soggiorni di lunga durata dovranno essere tutti uguali, quindi avranno la stessa efficacia del permesso di soggiorno per quanto riguarda la libera circolazione, con la possibilità di viaggiare liberamente per tre mesi ogni semestre in tutti i Paesi dell'area Schengen.\nQuesto significa che anche quei cittadini extracomunitari in attesa di permesso di soggiorno potranno utilizzare il loro visto nazionale di lunga durata come un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, studio o ricongiungimenti familiari. La norma, quindi, consente agli stranieri di poter fare i turisti per tutta l'Europa, mentre sono in attesa del permesso di soggiorno, senza aspettare il rilascio come era previsto precedentemente. Con questa procedura si può far ritorno nel Paese di origine attraversando qualsiasi frontiera Schengen. \nI visti per soggiorni di lunga durata hanno validità non superiore a un anno e qualora lo Stato membro autorizzi uno straniero a soggiornare sul suo territorio per un periodo superiore a un anno, il visto per soggiorni di lunga durata è sostituito prima della scadenza della sua validità con un titolo di soggiorno. \nPer approfondimenti: Commissione Europea; Polizia di Stato.\n" } ]
875
[ { "from": "human", "value": "Qual è il saldo massimo consentito dalla legge per un libretto di deposito al portatore?" }, { "from": "gpt", "value": "L’articolo 12, comma 1, del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201, \"Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici\", convertito con modificazioni dalla Legge 22 dicembre 2011, n. 214, modificando l’articolo 49 del Decreto Legislativo 21 novembre 2007, n. 231, stabilisce che a decorrere dal 6 dicembre 2011 il saldo dei libretti di deposito al portatore non può essere pari o superiore a 1.000,00 euro. Entro il 31 marzo 2012 i libretti al portatore, bancari e postali, di importo pari o superiore a 1.000,00 euro devono quindi essere estinti ovvero ridotti entro il nuovo limite.\nNell’ipotesi di violazione dei limiti sopra indicati il possessore del libretto incorrerà nella sanzione amministrativa pecuniaria variabile dal 10% al 20% del saldo, con un minimo non inferiore a 3.000,00 euro, nel caso in cui esso sia compreso tra 1.000,00 e 50.000,00 euro; dal 15% al 30% del saldo, nel caso in cui esso sia superiore ai 50.000,00 euro.\n" } ]
876
[ { "from": "human", "value": "Qual'è la procedura per richiedere la licenza di pesca per acque interne?" }, { "from": "gpt", "value": "Mentre per la pesca marina non c'è bisogno di una licenza, fatte salve le limitazioni per periodi di pesca per una specie, misure minime, considerazioni nautiche ecc..., per la pesca in acque interne occorre munirsi della licenza di pesca, che è, al pari della licenza di guida, un documento personale, rinnovabile, che non può essere prestato ad altri e che il pescatore deve avere sempre con sè se non vuole incorrere in sanzioni.\nCiascun comune o territorio, quando non la provincia o la regione o lo stato, può vincolare certi tratti di fiume, certi torrenti, certi canali, certi tratti di lago ecc., a speciali norme, che rendono quel particolare tratto, specchio ecc. \"riserva di pesca\". Ne esistono di molti tipi e quasi sempre per pescare in una di queste \"riserva\" occorre avere un permesso che va aggiunto alla licenza di pesca - può essere un tesserino annuale, o per periodi più brevi, talora vengono anche rilasciati permessi giornalieri.\n\tIn generale, per non incorrere in errori, si può chiedere al proprio commerciante di fiducia (di pesca amatoriale o sportiva) di curare tutta la procedura per la richiesta della licenza. Per informazioni sulla licenza di pesca e per informazioni, soprattutto, su eventuali permessi aggiuntivi per particolari \"riserve\" sull'attività di pesca in particolari territori, occorrerà rivolgersi all'autorità competente. Di norma, la Regione delibera gli indirizzi normativi ed individua le aree \"a riserva\", mentre per il rilascio della licenza e per i permessi aggiuntivi competente è la Provincia o il Comune.\nLe licenze di pesca nelle acque interne si distinguono in:\n" } ]
877
[ { "from": "human", "value": "Che novità ha introdotto la riforma Fornero relativamente al licenziamento per giustificato motivo oggettivo?" }, { "from": "gpt", "value": "La Legge 28 giugno 2012, n. 92, modificando l'articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, stabilisce che dal 18 luglio 2012 i datori di lavoro, aventi i requisiti dimensionali di cui all’articolo 18, della Legge 20 maggio 1970, n. 300 (più di 15 dipendenti o 5 in caso di impresa agricola), prima di procedere al licenziamento per giustificato motivo oggettivo dovranno avviare una procedura conciliativa dinanzi alla Commissione provinciale di conciliazione, presso la Direzione Territoriale del Lavoro del luogo dove il lavoratore presta la sua opera, e avvisare il lavoratore. Nella comunicazione per avviare la procedura conciliativa, il datore di lavoro deve dichiarare l’intenzione di procedere al licenziamento per motivo oggettivo e indicare i motivi del licenziamento medesimo nonché le eventuali misure di assistenza alla ricollocazione del lavoratore interessato.\n" } ]
878
[ { "from": "human", "value": "In alcuni periodi la circolazione dei mezzi pesanti è vietata? Quali sono i giorni interdetti?" }, { "from": "gpt", "value": "Le informazioni relative alle limitazioni alla circolazione stradale fuori dal centro abitato e il calendario per l'anno in corso (2014) sono stabilite dal Decreto del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture n. 443 dell'11.12.2013\n \n \n" } ]
879
[ { "from": "human", "value": "Quali sono i casi in cui le dichiarazioni sostitutive non sono ammesse?" }, { "from": "gpt", "value": " \n" } ]
880
[ { "from": "human", "value": "Quali sono le sanzioni previste per il superamento dei limiti di velocità su strade e autostrade?" }, { "from": "gpt", "value": "Le sanzioni in sintesi (dall'art. 142 del \"Nuovo Codice della Strada\", Decreto Legislativo del 30 aprile 1992, n. 285):\n" } ]
881
[ { "from": "human", "value": "Quale procedura si deve seguire per far liquidare dall'Inps le spettanze imputate ad un conto aperto presso il fondo Ina?" }, { "from": "gpt", "value": "La domanda di richiesta della liquidazione del conto individuale deve essere presentata presso la Sede dell'Inps territorialmente competente e redatta sull'apposito modulo (allegato 1), sottoscritto dal richiedente, completo di uno o più modelli (allegato 2) compilati e sottoscritti dall’azienda o dalle aziende che hanno versato i contributi previsti sul conto individuale. Le domande, complete di tutti i dati, devono essere inoltrate alla Direzione Centrale delle Prestazioni con cadenza mensile, secondo l’ordine cronologico di presentazione. La liquidazione delle prestazioni in argomento verrà effettuata presso la medesima Direzione Centrale. Ai soggetti già titolari di pensione erogata dall’Istituto, l’importo verrà erogato insieme alla mensilità di pensione. A coloro che non sono pensionati, ovvero sono titolari di una pensione non erogata dall’Istituto, il pagamento della prestazione verrà effettuato dalla Sede Provinciale Inps competente (che potrà comunque ripartire, se lo riterrà opportuno, i pagamenti tra le strutture subprovinciali), sulla base del domicilio dell’interessato. Al riguardo, ciascuna Sede provinciale  riceverà un file excel completo di Cognome, Nome, Data di nascita e Codice Fiscale dell’interessato, nonché dei dati relativi alla liquidazione (importo lordo, aliquota Irpef, importo netto) e imputerà all’atto dell’erogazione della prestazione i conti istituiti con il messaggio della Direzione Centrale Finanza Contabilità e Bilancio n. 40920 del 15 dicembre 2005 (INPS - Circolare numero 45 del 16-3-2006 ).\n \n" } ]
882
[ { "from": "human", "value": "Come si calcola l’imposta sostitutiva in base alla cedolare secca ?" }, { "from": "gpt", "value": "L’importo della nuova imposta (“cedolare secca”) si calcola applicando un’aliquota del 21% sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti.\nE’ stata introdotta, inoltre, un’aliquota ridotta per i contratti di locazione a canone concordato relativi ad abitazioni ubicate:\n" } ]
883
[ { "from": "human", "value": "Per quali immobili posso applicare l'opzione della cedolare secca?" }, { "from": "gpt", "value": "Requisiti degli immobili per esercitare l'opzione\n" } ]
884
[ { "from": "human", "value": "In cosa costiste la cedolare secca?" }, { "from": "gpt", "value": "La “cedolare secca” è un regime facoltativo, che si sostanzia nel pagamento di un’imposta (del 21% o del 15%, a seconda del tipo di contratto) sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali (per la parte derivante dal reddito dell’immobile). In più, per i contratti sotto cedolare secca non andranno pagate l’imposta di registro e l’imposta di bollo, ordinariamente dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione. La cedolare secca non sostituisce l’imposta di registro per la cessione del contratto di locazione.\n\tLa scelta per la cedolare secca implica la rinuncia alla facoltà di chiedere, per tutta la durata dell’opzione, l’aggiornamento del canone di locazione, anche se è previsto nel contratto, inclusa la variazione accertata dall’Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati dell’anno precedente.\nPossono optare per il regime della cedolare secca le persone fisiche titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento (per esempio, usufrutto), che non locano l’immobile nell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni.\nPer maggiori approfondimenti consultare la sezione dedicata del sito dell'Agenzia delle Entrate\n \n \n" } ]
885
[ { "from": "human", "value": "Quale documentazione occorre presentare all'Agenzia delle Entrate per la registrazione in ufficio del contratto di locazione?\n\t \n " }, { "from": "gpt", "value": "La registrazione cartacea di un contratto di locazione può essere effettuata presso qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate (non necessariamente, quindi, presso l’ufficio competente in relazione al proprio domicilio fiscale).\nPer la registrazione è necessario portare la seguente documentazione:\n" } ]
886
[ { "from": "human", "value": "Quale organismo può aiutare chi è vittima di una discriminazione?" }, { "from": "gpt", "value": "Le vittime di una discriminazione possono rivolgersi ai tribunali del proprio Paese e far valere il diritto nazionale. È possibile contattare gli organismi nazionali per la parità e contro le discriminazioni. In Italia l'organismo preposto a ciò è l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Ministero per le Pari opportunità (numero verde 800 90 10 10). L'Ufficio offre assistenza per un'azione legale o per altre procedure amministrative previste dal diritto nazionale.\nDeve essere chiarito che la discriminazione fondata sulla razza va distinta da quella fondata sulla nazionalità, la quale ai sensi del diritto comunitario è una questione a parte, disciplinata da altre norme.\n" } ]
887
[ { "from": "human", "value": "A chi si segnala un caso di frode a livello europeo?" }, { "from": "gpt", "value": "L'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) tutela gli interessi finanziari della Comunità.\n\tOLAF è uno strumento giuridico d'indagine amministrativa di cui si è dotata l'Unione europea, tramite la Commissione, per garantire una migliore tutela degli interessi comunitari e il rispetto del diritto contro gli attacchi della criminalità organizzata e dei frodatori. L'OLAF realizza una politica di stretta collaborazione con tutti gli organi competenti e con i cittadini.\nIn tale quadro, l'OLAF cerca anche la collaborazione delle istituzioni e di tutti i funzionari europei che hanno l'obbligo di comunicare all'Ufficio qualsiasi informazione relativa ad eventuali casi di frode o di corruzione o a qualsiasi altra attività illegale di cui sono venuti a conoscenza.\nL'Ufficio inoltre esorta tutti i cittadini europei e qualsiasi altra persona che sia venuta a conoscenza di casi di frode a danno del bilancio comunitario a segnalarli attraverso varie modalità di contatto disponibili sul sito dell'OLAF.\n" } ]
888
[ { "from": "human", "value": "Quali sono le tutele previste dall’ordinamento in materia di abbandono del minore?" }, { "from": "gpt", "value": "Ai fini della tutela dell'integrità del minore, messa in pericolo da situazioni di carenza di cure e vigilanza, essenziali al bambino, l'ordinamento sanziona penalmente chiunque abbandoni il minore di 14 anni ovvero abbandoni all'estero un cittadino italiano minore di anni 18 (art. 591 del codice penale), nonché chi ometta di dare immediato avviso all'Autorità del ritrovamento di un fanciullo minore di 10 anni abbandonato.\nPer la sussistenza del reato è necessario e sufficiente uno stato anche potenziale di pericolo per la vita o l'incolumità del minore. Soggetto attivo del reato di cui all’art. 591 del c.p. è chiunque abbandona e specificamente deve trovarsi in una relazione concreta di fatto e di diritto con il soggetto abbandonato da cui scaturisca uno specifico obbligo di protezione. Quando l'abbandono è compiuto dal genitore o dal tutore o dall’adottante le pene sono aumentate.\nL'abbandono si realizza attraverso una condotta commissiva o omissiva che lasci il minore in balìa di se stesso, e l'evento può realizzarsi sia quando il soggetto passivo resti del tutto solo, sia se lo si lasci in affidamento a chi non è in grado di custodire e curare adeguatamente il minore sottraendolo a situazioni di pericolo. L'elemento soggettivo del reato consiste nella volontà cosciente e libera di abbandonare il minore sia pure temporaneamente.\n" } ]
889
[ { "from": "human", "value": "Quali sono le tutele previste dall’ordinamento in materia di affidamento illecito del figlio?" }, { "from": "gpt", "value": "L'art.71 della Legge 4 maggio 1983, n.184 prevede una specifica ipotesi delittuosa per chiunque, in violazione della legge sull’adozione, affida a terzi con carattere di definitività un minore ovvero lo avvia all'estero perché sia definitivamente affidato. La pena della reclusione da uno a tre anni è aumentata della metà se il fatto è commesso dal tutore, dall'affidatario o da pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio o da esercenti la professione sanitaria o forense.\nChi accoglie i minori in illecito affidamento con carattere di definitività non concorre nel reato compiuto dall'affidante, ma risponde del reato a titolo autonomo solo qualora abbia ottenuto l'affidamento promettendo denaro o altra utilità a terzi.\nLa norma è funzionale a contrastare l'illecito mercato di bambini a scopo adottivo: l'elemento costitutivo del reato è infatti la violazione della disciplina dell'adozione.\n" } ]
890
[ { "from": "human", "value": "In che modo può essere presentata validamente una richiesta alla PA in via telematica?" }, { "from": "gpt", "value": "In base all’art. 65 del Codice dell’Amministrazione Digitale, Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82 (CAD) le istanze e le dichiarazioni presentate alle pubbliche amministrazioni e ai gestori di servizi pubblici in via telematica sono valide quando ricorre almeno uno dei seguenti presupposti:\n" } ]
891
[ { "from": "human", "value": "Qual è il rapporto tra firma digitale e PEC? Fino a che punto la certezza sulla provenienza della richiesta può sostituire la firma digitale?" }, { "from": "gpt", "value": "La posta elettronica certificata e la firma digitale sono due strumenti che assolvono funzioni differenti. La posta certificata costituisce un veicolo qualificato per il trasposto di documenti e istanze con una funzione sostanzialmente analoga a quella svolta, nel mondo reale, dalla Raccomandata A/r.\nLa firma digitale, invece, è uno strumento informatico che permette di attribuire la paternità giuridica all’autore del documento.\nIn alcuni casi, però, l’ordinamento prevede, a determinate condizioni, un certo grado di “sostituibilità” tra i due strumenti.\nIn particolare, l’invio di istanze e dichiarazioni ad un’amministrazione attraverso la PEC è da considerarsi valido, a tutti gli effetti di legge, anche in assenza di firma digitale (e di altri strumenti di identificazione, es. copia del documenti di identità), quando – come previsto dall'art. 65 comma 1 lettera c-bis) del Codice dell'amministrazione digitale, DECRETO LEGISLATIVO 7 marzo 2005, n. 82 (CAD) – le relative credenziali di accesso siano state rilasciate, previa identificazione del titolare, e ciò sia attestato dal gestore del sistema nel messaggio o in un suo allegato. La norma fa riferimento alla PEC gratuita per il cittadino (circuito postacerificat@) e alle caselle PEC conformi al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 settembre 2012. L’art. 61 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 febbraio 2013 ha precisato che l’utilizzo di questi strumenti, effettuato richiedendo la ricevuta completa, sostituisce la firma elettronica avanzata nei confronti della pubblica amministrazione.\n\t \nInoltre, il CAD fa salva la possibilità per il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione e del Ministro per la Semplificazione Normativa, di individuare mediante apposito decreto, i casi in cui sarà richiesta comunque la sottoscrizione di un documento mediante firma digitale (art. 65, comma 1- bis).\nLa normativa sulla PEC è consultabile sul sito dell'Agenzia per l'Italia Digitale\n \n" } ]
892
[ { "from": "human", "value": "Sono valide le richieste presentate attraverso i sistemi di autenticazione con login e password presenti sui portali di molte amministrazioni pubbliche?" }, { "from": "gpt", "value": "Si. Le pubbliche amministrazioni, in base all’art. 64 del Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82, Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), possono consentire l'accesso ai propri servizi in rete anche con strumenti diversi dalla carta d'identità elettronica e dalla carta nazionale dei servizi, quando questi strumenti consentono l'individuazione del soggetto che richiede il servizio.\nPer garantire l’identificazione, i sistemi predisposti dalle Pubbliche amministrazioni prevedono, di norma, un accesso (log-in) basato su credenziali di accesso di tipo alfanumerico (id e password, codice utente, ecc.) note al solo titolare.\nA differenza della carta d'identità elettronica e dalla carta nazionale dei servizi, le credenziali d’accesso sono utilizzabili solamente sui portali dell’amministrazione che le hanno rilasciate.\nInoltre, l’art. 65 del D.Lgs. 82/2005 (CAD), include questi sistemi tra le modalità valide di invio di comunicazioni, richieste, istanze e documenti alla pubblica amministrazione. Si ricorda che, per la validità della richiesta, è comunque necessario che gli strumenti predisposti dalle amministrazioni consentano l'individuazione univoca del soggetto che presenta l’istanza.\n" } ]
893
[ { "from": "human", "value": "Sono previste delle maggiorazioni contributive per lavoratori disabili con invalidità pari o superiore all'80%?" }, { "from": "gpt", "value": "A decorrere dal 1° gennaio 2002 ai lavoratori sordomuti e invalidi (per qualsiasi causa) ai quali è stata riconosciuta una invalidità superiore al 74% o rientrante nelle prime quattro categorie delle pensioni di guerra, è riconosciuto per ogni anno di servizio effettivamente svolto presso pubbliche amministrazioni o aziende private o cooperative, il beneficio della maggiorazione di 2 mesi di contribuzione figurativa utile solo per il diritto alla pensione e per l'anzianità contributiva, fino a un massimo di 5 anni di contribuzione (Legge 388/2000, art. 80, c. 3).\n\tIl beneficio viene concesso, solo su domanda, al momento della liquidazione della pensione o del supplemento.\n" } ]
894
[ { "from": "human", "value": "Dalla canna fumaria di una pizzeria posta nei pressi di un'abitazione vengono emessi abbondanti fumi, cattivo odore e rumore, provocando notevoli disagi. Per un problema di mal funzionamento della canna fumaria, a chi ci si puo' rivolgere per un'opportuna segnalazione?" }, { "from": "gpt", "value": "La segnalazione va fatta all'Azienda Sanitaria Locale (ASL) di riferimento che provvederà a valutare il corretto funzionamento della canna fumaria. Successivamente, l'ASL trasmetterà i risultati delle verifiche al Sindaco, il quale, nel caso in cui venga riscontrato un cattivo funzionamento, ha facoltà di obbligare l'esercizio commerciale  a far cessare le immissioni, pena la sospensione o addirittura la revoca della licenza. Inoltre, ulteriore autorità competente è l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente - ARPA - della propria regione, ora facente capo all' Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - ISPRA, che esercita attività di monitoraggio, prevenzione e controllo orientate a tutelare la qualità del territorio e favorire il superamento di criticità ambientali.\n" } ]
895
[ { "from": "human", "value": "In merito alle malattie andrologiche quale materiale scientifico è stato divulgato dal Ministero della Salute?\n " }, { "from": "gpt", "value": " \nIl Ministero della Salute nel 2012, per una miglior gestione delle principali patologie andrologiche, ha reputato necessario delineare alcuni percorsi.\nE' stata appena pubblicata la monografia dei  \"Criteri di appropriatezza strutturale, tecnologica e clinica nella prevenzione, diagnosi e cura delle patologie andrologiche\" la quale è parte dei Quaderni del Ministero della Salute di serie bimestrale.\nLeggendo la monografia è possibile avere una chiara panoramica dell'andrologia ovvero del ramo della scienza medica che si occupa delle malattie dell'apparato sessuale maschile, di patologie importati quali l’infertilità, dell’ipogonadismo, della sindrome di Klinefelter e di Kallmann, dei tumori testicolari e disturbi della sessualità.\n\t \n" } ]
896
[ { "from": "human", "value": "In Europa quale ente è impegnato sul controllo e rischio delle malattie infettive?" }, { "from": "gpt", "value": "In Europa è stato istituito, con il Regolamento n. 851/2004 del Parlamento europeo, l'European Centre of Disease Prevention and Control per individuare, valutare ed informare su minacce attuali o emergenti provocate da malattie infettive.\nL'ECDC  lavora in partnership con enti, che si occupano di sanità, a livello centrale.\nNell'ambito della sua missione deve valutare e diffondere dati scientifici, fornire pareri scientifici, fornire tempestive informazioni alla Commissione, gli Stati membri, alle agenzie comunitarie e alle organizzazioni internazionali operanti nel settore della sanità pubblica.\n" } ]
897
[ { "from": "human", "value": "Cos'è una malattia infettiva e come si trasmette?" }, { "from": "gpt", "value": "Una malattia infettiva è una patologia causata da agenti microbici che, per sopravvivere e moltiplicarsi nell’organismo estraneo, hanno bisogno di sfruttare alcune funzioni vitali dell’ospite.\nQuando il corpo umano viene a contatto con un germe si difende grazie alla cute, alle mucose e al sistema immunitario.\nPer contrarre una malattia infettiva la persona deve essere esposta all'agente patogeno e/o trovarsi in uno stato di suscettibilità.\nIl rischio di contagio per contatto si elimina riducendo l’esposizione dell’organismo al germe, mentre la riduzione della suscettibilità può avvenire attraverso la vaccinazione o la profilassi.\n \n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Dove si possono trovare informazioni sulla meningite?" }, { "from": "gpt", "value": "Il Ministero della Salute sul suo sito, alla sezione malattie infettive e vaccinazioni, fornisce informazioni generali sulla meningite ed alcune FAQ  sull'argomento.\nInoltre, il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica dell'Istituto Superiore della Sanità, contiene diverse pagine dedicate alla meningite ed è di facile consultazione. \n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "Quali sono le malattie rare che danno diritto a prestazioni erogate in esenzione?" }, { "from": "gpt", "value": "Le prestazioni specialistiche, diagnostiche e terapeutiche erogate in esenzione ed altre informazioni relative alle malattie rare sono visionabili sul sito del Ministero della Salute, sezione malattie rare, nella fattispecie si pone in evidenza anche l'elenco  ed i relativi codici di esenzione. \n" } ]
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[ { "from": "human", "value": "A chi rivolgersi se nonostante regolare richiesta di cancellazione da alcune newsletter queste continuano ad arrivare?" }, { "from": "gpt", "value": "Il diritto alla cancellazione dei propri dati personali da altri detenuti e trattati - nel caso di specie una newsletter - rientra nelle previsioni di cui all'art.7 del Decreto Legislativo 30 giugno 2003 n. 196 \"Codice in materia di protezione dei dati personali. Per ottenere la cancellazione dei propri dati personali si deve formulare apposita richiesta rivolta al titolare o al responsabile del trattamento.\nE' possibile - ma non obbligatorio - utilizzare a tal fine l'apposita modulistica reperibile sul sito del Garante per la protezione dei dati personali: ai sensi dell'art.8 del Decreto Legislativo 30 giugno 2003 n. 196 i diritti di cui all'articolo 7 sono esercitati con richiesta rivolta senza formalità al titolare o al responsabile, anche per il tramite di un incaricato, a cui è fornito idoneo riscontro senza ritardo. \nSi specifica che comunque - ai sensi dell'art.9 del D. Lgs. 196/2003 - la  richiesta rivolta al titolare o al responsabile può essere trasmessa anche mediante lettera raccomandata, fax o posta elettronica, ed in taluni casi anche oralmente. In ambito di tutele predisposte in materia di violazione del Decreto Legislativo 30 giugno 2003 n. 196, soccorre l'art. 141 dello suddetto codice.\nPer approfondimenti: Garante per la protezione dei dati personali\n" } ]